I 12 segni che indicano una cattiva circolazione da non sottovalutare

MEDICINA ONLINE VENE VARICOSE VENA ARTERIA CATTIVA CIRCOLAZIONE GAMBA GAMBE PIEDI DOLORE RITENZIONE SANGUE CUORE INSUFFICIENZA VALVOLEOgni giorno, il nostro corpo lavora incessantemente per trasportare sostanze nutritive, ormoni, ossigeno, favorendo la funzione degli organi e di altro ogni processo corporeo vitale, questo avviene grazie alla circolazione del sangue, che ha un posto di primo piano per la nostra sopravvivenza. Arterie e vene sono come delle autostrade che rendono possibile tutto ciò. Come le comuni infrastrutture, però, queste autostrade richiedono manutenzione per poter funzionare correttamente. Ecco perché è importante prestare attenzione ai più piccoli segnali di malfunzionamento che possono nascondere problemi più gravi di ciò che pensiamo. Ci sono diverse abitudini di vita, condizioni mediche e comportamenti sbagliati che rendono un individuo suscettibile a problemi di circolazione: parliamo ad esempio del vizio del fumo, di una gravidanza, di disturbi alimentari.

problemi di circolazione possono colpire persone di tutte le età e se non curati possono causare gravi danni al corpo. Ecco alcuni segni e sintomi che non vanno sottovalutati.

1) Ulcere alle gambe o ai piedi. Le ulcere sono delle lesioni della pelle che possono avere diverse cause. La cattiva circolazione può essere una di queste. Sono molto dolorose e si presentano come un’infiammazione accompagnata da una specie di eruzione cutanea che non vuole andare via. Iniziano a comparire sotto forma di chiazze rosse che man mano crescono di dimensione. A tal proposito, leggi anche: Lesioni da decubito: prevenzione, stadi, classificazione e trattamento

2) Gonfiore. Mani e piedi cominciano a gonfiare a causa del lento deflusso del sangue.

3) Pelle e labbra scolorite o cianotiche. La pelle non ha il corretto apporto di ossigeno, quindi comincia a essere più bianca, quasi cianotica. Le aree più lontane dal cuore (piedi e mani) possono apparire annerite. A tal proposito, leggi anche: Labbra blu: da cosa sono causate e come si curano in bimbi ed adulti

4) Vene varicose. Le valvole che lavorano per pompare il sangue si indeboliscono. Questo fa sì che le vene appena sotto la superficie della pelle iniziano a torcersi e gonfiarsi. Il sintomo può accompagnarsi a prurito o dolore dopo essere rimasti troppo tempo seduti o in piedi. A tale proposito, leggi anche: Insufficienza venosa: cause, sintomi, prevenzione, trattamento farmacologico e chirurgico

5) Perdita di capelli e unghie deboli. Come la pelle, anche capelli e unghie in seguito a una cattiva circolazione non ottengono la giusta quantità di nutrienti. I capelli possono diventare secchi e iniziare a cadere. La pelle può anche diventare molto più secca e pruriginosa e le unghie tendono a indebolirsi e a sfaldarsi facilmente. Le unghie possono dire effettivamente molto circa la vostra salute, a tal proposito leggi anche: Le tue unghie dicono molto sulla tua salute: ecco come leggerle

6) Problemi digestivi. Con un minore pompaggio del sangue attraverso il corpo, anche tutte le altre funzioni rallentano. Quando la digestione rallenta, subentra la stitichezza; a tal proposito, leggi anche: Stitichezza acuta e cronica: tipi, cause, trattamenti medici e rimedi

7) Indebolimento del sistema immunitario. Gli anticorpi sono più lenti, pigri, e aumenta la possibilità di ammalarsi. Anche le ferite guariscono più lentamente. A tal proposito, leggi anche: Nove cose che non sai sul tuo sistema immunitario

8) Mani e piedi freddi. Quando il sangue scorre a velocità ottimale aiuta a mantenere la temperatura corporea ad un livello sano e confortevole. Se la circolazione è lenta, il processo di regolazione della temperatura è disturbato e questo provoca sensazioni di freddo, di solito a mani e piedi; a tal proposito leggi anche: Perché ho sempre le mani ed i piedi freddi? Cosa fare e cosa NON fare per scaldarli

9) Stanchezza. Con una cattiva circolazione, i muscoli diventano deficitari di ossigeno e sostanze nutrienti, necessari per lavorare bene. Il respiro si fa più affannoso, i muscoli risultano indolenziti e c’è una minore resistenza durante lo svolgimento delle attività quotidiane.

10) Disfunzione erettile. Negli uomini i problemi di circolazione potrebbero portare a una quantità insufficiente di flusso di sangue negli organi riproduttivi. A tal proposito, leggi anche: Disfunzione erettile (o impotenza): cause, prevenzione e cure

11) Scarsa funzionalità cognitiva. Il funzionamento del cervello si basa molto sul flusso sanguigno. Meno ossigeno e meno sangue comportano una minore concentrazione. La cattiva circolazione può anche influenzare l’efficacia della memoria a breve e lungo termine. A tal proposito, leggi anche: Com’è fatto il cervello, a che serve e come funziona la memoria?

12) Sentirsi intorpiditi. Il liquido stagnante genera un intorpidimento e formicolio agli arti che può durare anche anche qualche minuto.

Come potete notare, una cattiva circolazione sanguigna può influenzare il vostro corpo in modo significativo. Il trattamento dei sintomi può portare un sollievo, ma è necessario risolvere il problema alla finte.

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Differenza tra miocardio, endocardio, pericardio ed epicardio

MEDICINA ONLINE PERICARDIO STRATO SIEROSO FIBROSO FOGLIETTO VISCERALE EPICARDIO E PARIETALE VANO PERICARDICO SACCO PERICARDICO LIQUIDO LIQUOR PERICARDICO STRATI DEL CUORE.

Miocardio

Con “miocardio” si intende il potente muscolo cardiaco, che forma il cuore e permette la sua azione propulsiva. È composto per il 70% da fibre muscolari, mentre il restante 30% è costituito principalmente da tessuto connettivo e da vasi. Il miocardio è un ibrido dei due tessuti muscolari presenti nel corpo umano; riconosciamo, infatti, caratteristiche appartenenti al tessuto muscolare scheletrico (tessuto muscolare striato) e altre caratteristiche del tessuto muscolare liscio. Fondendo insieme caratteristiche di entrambi i tessuti, il cuore può raggiungere le migliori prestazioni per quanto riguarda la sua funzione di pompa, cioè possiede capacità di contrazione rapida e potente, pur rimanendo resistente e performante sul “lungo periodo”. Il miocardio è lo strato più spesso della parete cardiaca ed è composto dal cosiddetto “miocardio di lavoro”, cioè la parte pulsante, e dal “miocardio di conduzione”, ovvero la parte trasmittente l’impulso. La struttura del miocardio è rivestita internamente da endotelio chiamato endocardio mentre, per la parte esterna, da una membrana sierosa detta pericardio.

Endocardio

L’endocardio ha il compito di rivestire internamente il cuore ed è un tessuto molto sottile, a sua volta suddivisibile in tre strati: l’endotelio, la lamina propria e lo strato sottoendocardico (nel quale si trovano anche le diramazioni terminali del sistema di conduzione cardiaco). L’endocardio viene a contatto col sangue che passa attraverso la cavità cardiaca.

Pericardio

Il pericardio è una sottile membrana di origine mesodermica che circonda il cuore. Questa struttura, spessa circa 20 µm, è costituita da due strati distinti:

  • pericardio fibroso è lo strato più esterno;
  • pericardio sieroso è lo strato più  interno e aderisce perfettamente a tutte le parti piane e a tutte le insenature del miocardio. Il pericardio sieroso è costituito da due foglietti di origine celomatica, il foglietto parietale (costituito da uno strato di cellule mesoteliali e da uno strato fibroso di collagene secreto da particolari cellule dette pericardiociti), e un secondo, il foglietto viscerale (anche chiamato epicardio), a livello dell’origine dei grossi vasi del peduncolo vascolare, costituito solo da uno strato di mesotelio. Fra i due foglietti del pericardio sieroso sono presenti normalmente da 20 a 50 ml di liquido chiaro roseo -detto liquido (o liquor) pericardico.

Epicardio

L’epicardio, come abbiamo appena visto, è il foglietto viscerale che – assieme al foglietto parietale – compone il pericardio, cioè il rivestimento esterno del cuore; è costituito da mesotelio (simile all’endotelio), da uno strato di tessuto adiposo e da uno strato detto “sottoepicardico”, in cui si osservano i rami più grossi delle coronarie.

Ricapitolando, dall’interno verso l’esterno del cuore, troviamo:

  1. cavità cardiaca;
  2. endocardio;
  3. miocardio (muscolo cardiaco);
  4. foglietto viscerale del pericardio (anche chiamato epicardio);
  5. foglietto parietale del pericardio.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Vene varicose: sintomi iniziali e come curarle ed eliminarle

MEDICINA ONLINE VENE VARICOSE VENA ARTERIA CATTIVA CIRCOLAZIONE GAMBA GAMBE PIEDI DOLORE RITENZIONE SANGUE CUORE INSUFFICIENZA VALVOLE.jpgLe vene varicose (o varici) sono vene dilatate che possono apparire di color carne, viola scuro oppure blu. Spesso somigliano a dei cordoni e si presentano ingrossate e tortuose, si gonfiano e si rilevano sulla superficie della pelle. Le vene varicose sono comunemente localizzate sulla parte posteriore dei polpacci o lungo l’interno cosce. Durante la gravidanza particolari vene varicose, denominate emorroidi, possono formarsi nella vagina o intorno all’ano, ma è molto comune anche la comparsa sulle gambe a causa delle alterazioni ormonali tipiche di questa condizione e dell’aumento del volume di sangue che, parallelamente alla diminuzione della velocità del sangue, ne aumenta la pressione sulla parete dei vasi. Note anche con il nome di capillari, le teleangectasie sono simili alle vene varicose, ma sono più piccole. In genere sono rosse o blu e sono più prossime alla superficie della pelle rispetto alle vene varicose. Possono apparire come delle ramificazioni o come delle ragnatele con le loro sottili linee seghettate. Si evidenziano generalmente sulle gambe o sul viso e possono sia coprire una zona della pelle molto limitata che una molto estesa.

Cause

Il cuore pompa il sangue ricco di ossigeno e di sostanze nutritive a tutto il corpo. Le arterie trasportano il sangue dal cuore verso la periferia dell’organismo, mentre le vene trasportano il sangue privo di ossigeno da ogni distretto del corpo al cuore. Le vene presentano delle valvole del tipo “one-way flaps”, che favoriscono il trasporto del sangue in una sola direzione; nelle gambe queste valvole spingono il sangue verso l’alto e ne impediscono la ridiscesa verso il basso. Se tali valvole si indeboliscono, il sangue può accumularsi nelle vene e nei capillari perchè non più in grado di essere efficacemente spinto verso il cuore: questo problema è denominato insufficienza venosa. L’accumulo di sangue tende a dilatare la vena e a renderla varicosa, anche le teleangectasie possono essere causate dal reflusso del sangue. Cambiamenti ormonali, fattori ereditari e l’esposizione al sole possono inoltre favorire la comparsa di inestetici capillari.

Fattori di rischio

Sono numerosi i fattori che incrementano la probabilità che una persona possa sviluppare questo problema, tra cui:

  • Avanzare dell’età.
  • Avere membri della famiglia con problemi venosi o nati con valvole venose poco elastiche.
  • Cambiamenti ormonali, che si verificano durante la pubertà, la gravidanza, e in menopausa. Anche l’assunzione di pillole anticoncezionali e di altri medicinali contenenti estrogeno e progesterone aumenta il rischio di comparsa delle vene varicose.
  • Durante la gravidanza si verifica un considerevole incremento dell’ammontare del sangue nel corpo e questo può determinare la dilatazione delle vene. Inoltre l’espansione dell’utero genera pressione sulle vene. Le vene varicose generalmente migliorano entro 3 mesi dal parto, solitamente ogni gravidanza successiva alla prima determina un incremento delle anomalie alle vene.
  • L’obesità, una ferita alle gambe, una prolungata stazione eretta ed altri fattori che possono indebolire le valvole delle vene.
  • L’esposizione al sole, che può favorire la nascita delle teleangectasie sulle guance e sul naso delle persone con carnagione chiara.
  • La forza di gravità, la pressione del peso corporeo ed il compito di trasportare il sangue verso l’alto al cuore dalle periferie del corpo fa sì che le gambe siano la principale zona corporea per la comparsa di vene varicose e di capillari. Rispetto alle altre vene del corpo, quelle delle gambe hanno il più arduo compito di trasportare il sangue di ritorno al cuore. Esse quindi sopportano una notevole pressione, che può essere più forte rispetto alle valvole venose.

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Sintomi e segni

Le vene varicose sono esse stesse un segno. Alle vene varicose (grosse vene tortuose visibili sulla pelle) possono associarsi altri sintomi e segni, tra cui:

  • gonfiore delle caviglie e dei piedi;
  • gambe doloranti o ‘pesanti’;
  • dolori o crampi alle gambe;
  • pruriti alle gambe, specialmente nella parte inferiore e alle caviglie. Tale sintomo è in certi casi erroneamente diagnosticato come sintomo da pelle secca;
  • pelle scolorita nella zona intorno alle vene varicose.

I capillari invece si formano generalmente nella parte alta del corpo, incluso il viso. Segni classici sono le vene blu e rosse raggruppate a come una ragnatela, che si manifestano sulle gambe e sul viso. Consulta il tuo medico se presenti questi segni e sintomi, perché potrebbero essere anche indice di ulteriori ed in certi casi più gravi disturbi.

Diagnosi

A volte i medici diagnosticano le vene varicose basandosi esclusivamente su un esame fisico, ulteriori test e procedure possono essere fatti per determinare l’entità del problema e per escludere altre patologie. Se hai le vene varicose puoi farti visitare da uno specialista della medicina vascolare o da un chirurgo vascolare, questi sono medici specializzati nei disturbi dei vasi sanguigni. Puoi alternativamente consultare un dermatologo, medico specializzato nelle malattie della pelle.

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Esame fisico

Per riscontrare la presenza di varici il medico esamina le tue gambe mentre sei in piedi o seduto con le gambe penzoloni, ti porrà alcune domande relativamente ai segni e ai sintomi che si sono manifestati, incluso ogni tipo di dolore di cui hai sofferto.

Test diagnostici e procedure

Esami usati dal medico per la diagnosi, sono:

  • ecografia con color-Doppler: il tuo medico ti può raccomandare un eco-color-doppler per controllare il flusso di sangue nelle vene e per verificare la presenza di eventuali coauguli di sangue. Un’ecografia Doppler si avvale delle onde sonore per fornire le immagini dei flussi interni del corpo. Durante questo test un dispositivo palmare verrà posizionato sul tuo corpo e mosso avanti e indietro sulla zona colpita. Un computer convertirà le onde sonore in un’immagine che riproduce il flusso sanguigno di arterie e vene;
  • angiogramma:

    il tuo medico può prescrivere un’angiogramma per ottenere una visione più dettagliata del flusso di sangue nei vasi sanguigni. Per questa procedura, viene iniettato un colorante nelle vene, che consente di delinearle sulle immagini radiografiche. Un’ angiogramma può aiutare il tuo medico a confermare la presenza di vene varicose o di altri problemi.

Pericoli

In genere i capillari non richiedono un trattamento medico, solitamente invece le vene varicose tendono a peggiorare e a dilatarsi ulteriormente, fino a provocare problemi al cuore nei casi più gravi:

  • Grave insufficienza venosa. L’accumulo di sangue nelle vene rallenta il ritorno del sangue al cuore e ciò può provocare coaguli di sangue e pericolose infezioni. I coaguli possono essere estremamente pericolosi perché possono spostarsi dalle vene delle gambe e viaggiare sino ai polmoni, dove costituiscono una grave minaccia alla vita in quanto possono essere di ostacolo al regolare funzionamento di cuore e polmoni.
  • Infezioni e ulcere della pelle possono presentarsi sul tessuto cutaneo nell’area di comparsa delle vene varicose.
  • Continue irritazioni, gonfiore e pericolosi eritemi sulle gambe.
  • A volte le vene varicose possono essere causa di dermatiti, ossia infiammazioni cutanee. In caso di comparsa di vene varicose sulle gambe la dermatite può riguardare la parte inferiore delle stesse o le caviglie; può causare emorragie o ulcere della pelle nel caso in cui essa graffiata o irritata.
  • Le varici possono anche determinare un disturbo chiamato tromboflebite superficiale, che consiste in un coaugulo di sangue in una vena. Se la tromboflebite è superficiale significa che il coaugulo di sangue si forma in una vena prossima alla superficie cutanea. Questo tipo di coaugulazione del sangue può causare dolori o altri problemi nella zona interessata.

Cura e rimedi

Non tutti i casi di vene varicose sono uguali e non esiste quindi un approccio migliore degli altri in assoluto; la valutazione del medico è fondamentale per orientare la cura verso la scelta del trattamento più adatto al singolo paziente. Non tutti i casi necessitano di trattamento, in quanto in assenza di disturbi spesso non è richiesta alcuna terapia; è invece utile curare il disturbo se:

  • causano fastidio o dolore,
  • trattare eventuali complicazioni (ulcere, gonfiore),
  • causano disagio estetico.

Per quanto riguarda la gravidanza si tratta fortunatamente di un disturbo destinato in genere a risolversi spontaneamente nell’arco di qualche mese, un anno al massimo, dopo il parto, anche se si raccomanda ovviamente di fare sempre riferimento al medico in caso di dubbi.

Stile di vita

Il primo approccio prevede sempre un miglioramento dello stile di vita, con particolare attenzione a:

  • utilizzo di calze a compressione graduata,
  • regolare attività fisica,
  • evitare di stare in piedi per lunghi periodi,
  • tenere sollevate le gambe durante il riposo notturno, per favorire con la forza di gravità il ritorno venoso.

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Scleroterapia

Questo è il trattamento più comune sia per le vene varicose che per i capillari. Il dottore inietta una soluzione endovenosa che porta le vene a gonfiarsi, a farsi forza a vicenda e ad occludersi. Ciò arresta il flusso del sangue e la vena si trasforma in tessuto cicatriziale. In poche settimane la vena dovrebbe svanire. Può essere necessario che lo stesso vaso sanguigno venga trattato più di una volta. Questo trattamento è molto efficace se fatto nel modo giusto: la maggior parte dei pazienti può sperare in una percentuale di miglioramento dal 50% al 90%. La scleroterapia non richiede l’anestesia e può essere fatta presso l’ambulatorio del medico.

Effetti collaterali della scleroterapia

Possibili effetti collaterali della scleroterapia, includono:

  • Bruciore temporaneo o crampi dolorosi nella zona in cui l’iniezione è stata fatta;
  • Temporanee chiazze rosse in rilievo sulla pelle dov’è stata fatta l’iniezione;
  • Piccole ferite temporanee della pelle dov’è stata fatta l’iniezione;
  • Lividi temporanei dov’è stata fatta l’iniezione;
  • Macchie intorno alla vena trattata che generalmente spariscono;
  • Linee marroni intorno alla linea trattata che generalmente spariscono;
  • Gruppi di sottili vasi sanguigni rossi intorno alla vena trattata che di solito spariscono;
  • La vena trattata può anche infiammarsi o sviluppare grumi di sangue rappreso, ma ciò non è pericoloso. Si può alleviare l’infiammazione applicando calore e assumendo aspirina ed antibiotici dietro prescrizione medica. I grumi di sangue coagulato possono essere così drenati.

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Chirurgia laser e capillari

Le nuove tecnologie applicate ai trattamenti laser consentono di trattare efficacemente i capillari nelle gambe. La chirurgia laser trasmette lampi di luce molto forti sulla vena, questo si traduce in un progressivo indebolimento del vaso sanguigno che ne decreta la scomparsa. I laser sono molto diretti e precisi, se controllato da un medico esperto verrà danneggiata soltanto l’area che è stata trattata. La maggior parte dei tipi di pelle e delle carnagioni può essere trattata in modo sicuro con questo approccio. La chirurgia laser è più invitante per alcuni pazienti perché non fa uso di aghi e di incisioni eppure, quando il laser colpisce la pelle, il paziente avverte una sensazione di calore che può essere anche molto dolorosa; il raffreddamento aiuta al contrario a placare il dolore. I trattamenti laser richiedono un tempo della durata variabile dai 15 ai 20 minuti e, in base alla gravità delle vene, generalmente sono necessari dai 2 ai 5 trattamenti per eliminare i capillari nelle gambe. I pazienti possono ritornare alla normale attività subito dopo il trattamento, così come accade con la scleroterapia. Per i vasi più grossi di 3 mm, la terapia laser non è invece la scelta ideale.

Effetti collaterali della chirurgia laser

Tra i possibili effetti collaterali della chirurgia laser rientrano:

  • rossore o gonfiore della pelle subito dopo il trattamento, che tende a scomparire entro pochi giorni;
  • pelle scolorita che scompare entro uno o due mesi;
    raramente possono derivare ustioni e cicatrici da una chirurgia laser non correttamente eseguita.

Le tecniche endovenose (radiofrequenza e laser)

Questi metodi, usati per trattare le vene varicose delle gambe che si trovano ad una maggiore profondità (le safene), hanno costituito un enorme passo avanti dal punto di vista medico: hanno sostituito la chirurgia per la stragrande maggioranza dei pazienti che presentano gravi problemi alle vene varicose. Questa tecnica non è molto invasiva e può essere fatta anche ambulatorialmente. Il medico inserisce nella vena un tubo molto piccolo denominato catetere, una volta dentro questo emette una radiofrequenza o energia laser che restringe e chiude la parete venosa, mentre le vene sane che si trovano intorno a quella trattata ripristinano il normale flusso del sangue. Quando ciò accade i sintomi da vene varicose migliorano. Anche le vene sulla superficie della pelle, che sono collegate alla vena varicosa trattata, solitamente tendono a ridursi dopo il trattamento. Quando necessario tali vene possono essere trattate con la scleroterapia o con altre tecniche. Un possibile effetto indesiderato è la comparsa di piccoli lividi.

Chirurgia

La chirurgia è usata soprattutto per trattare le vene varicose estremamente ingrossate. I tipi di intervento chirurgico per le vene varicose includono:

Legatura chirurgica e stripping

Con questo trattamento le vene che presentano problemi vengono occluse e completamente rimosse dalla gamba. La rimozione delle vene non pregiudica la circolazione sanguigna nelle gambe, perchè sono le vene più profonde a trasportare i maggiori volumi di sangue. La maggior parte delle varici rimosse chirurgicamente sono vene superficiali e raccolgono soltanto il sangue dalla pelle. Quest’intervento richiede l’anestesia locale o generale e deve essere svolto in una sala operatoria su base ambulatoriale. Tra i possibili effetti collaterali:

  • Con l’anestesia generale c’è il rischio di problemi cardiaci e respiratori.
  • Il sanguinamento e la congestione del sangue possono essere un problema. Solitamente però il sangue raccolto si riassesta da solo e non richiede alcun ulteriore trattamento.
  • Infezione da ferita, infiammazione, gonfiore e arrossamento.
  • Cicatrici permanenti.
  • Danni del tessunto nervoso intorno alla vena trattata. E’ difficile evitare di danneggiare piccoli rami del nervo quando le vene vengono rimosse. Questo danno può causare intorpidimento, bruciore, o un cambiamento di sensibiltà intorno alla cicatrice chirurgica.
  • La formazione di un consistente coagulo del sangue venoso. Questi coaguli possono viaggiare sino ai polmoni e al cuore. Le iniezioni di eparina, un farmaco che riduce la coagulazione del sangue, diminuisce la probabilità che si formino questi coaguli di sangue. L’eparina però può anche aumentare la regolare quantità di sanguinamento ed i lividi dopo l’intervento.
  • Un dolore significativo nella gamba con tempo di recupero variabile da una a quattro settimane a seconda dell’entità della chirurgia, è tipico dopo l’intervento chirurgico.

Flebectomia ambulatoriale

Con questo intervento una speciale fonte di luce indica la posizione della vena: vengono realizzati dei piccoli tagli nella pelle e attraverso dei ganci chirurgici viene estrapolata la vena della gamba. Tale intervento richiede l’anestesia locale o regionale e la vena di solito viene rimossa con un solo trattamento. Tramite questo trattamento possono essere rimosse vene varicose molto grandi, lasciando soltanto delle cicatrici molto piccole. I pazienti possono riprendere la normale attività anche il giorno dopo il trattamento. Possibili effetti collaterali:

  • Comparsa di piccoli lividi.
  • Temporaneo intorpidimento

Chirurgia vascolare endoscopica

Con questo intervento viene utilizzata una piccola videocamera per poter guardare all’interno delle vene, successivamente le vene varicose vengono rimosse attraverso dei piccoli tagli. Coloro che si sottopongono a questo tipo di chirurgia devono subire un qualche tipo di anestesia, per esempio l’anestesia epidurale, spinale o generale. I pazienti possono riprendere la regolare attività nel giro di poche settimane.

Gli attuali trattamenti per le vene varicose e per i capillari presentano percentuali di successo molto elevate rispetto ai tradizionali trattamenti chirurgici: per un certo numero di anni tuttavia non è possibile escludere che possano svilupparsi ulteriori vene anomale. Ciò dipende dal fatto che non esiste una cura specifica per le valvole venose deboli, quindi con il passare del tempo la pressione si accumula gradualmente nelle vene delle gambe. Possono essere utilizzati gli ultrasuoni per tener traccia di quanto siano gravi le perdite causate dalle valvole malfunzionanti (insufficienza venosa). Il trattamento in corso può contribuire a tenere sotto controllo questo problema. La cosa più importante che una persona possa fare per rallentare lo sviluppo di nuove vene varicose consiste nell’indossare calze elastiche a compressione graduata, per quanto possibile durante la giornata.

Prevenzione

Non è possibile mettere in atto una prevenzione sicura e completa, ma alcune attenzioni possono ridurre la probabilità di comparsa di tali problemi od almeno contribuire ad alleviarne i disagi:

  • utilizza creme solari per proteggere la pelle dal sole e per limitare la comparsa dei capillari sul viso;
  • fai regolare attività fisica per migliorare la forza delle gambe, la circolazione e l’elasticità delle vene, focalizzandoti su esercizi che facciano lavorare le gambe, come camminare o correre;
  • controlla il tuo peso corporeo per evitare di aumentare la pressione sulle gambe;
  • non incrociare le gambe quando sei seduto;
  • cerca di alzare le gambe oltre il livello del cuore durante il riposo, per esempio mettendo delle coperte sotto il materasso all’altezza dei piedi;
  • non stare nella stessa posizione, in piedi o seduto, per troppo tempo, sposta il peso da una gamba all’altra ogni pochi minuti. Se devi stare seduto per troppo tempo, cerca di alzarti, muoverti e fare una breve passeggiata ogni 30 minuti;
  • indossa calze elastiche ed evita indumenti stretti che possano comprimere la vita, l’inguine o le gambe;
  • segui una dieta iposalina (cioè usa poco sale da cucina), ma ricca di alimenti ad elevato contenuto di fibre (frutta e verdura, cereali integrali). L’assunzione di fibre riduce la possibilità di stitichezza che può contribuire alla formazione delle vene varicose. Gli alimenti ad alto contenuto di fibra sono frutta fresca, verdura e cereali integrati, come la crusca. Mangiare troppo sale può far aumentare la tua ritenzione idrica.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenza tra coronarografia ed angioplastica

MEDICINA ONLINE GLICEMIA INSULINA SANGUE DIFFERENZA CONCENTRAZIONE ORMONE PIASTRINE GLOBULI ROSSI BIANCHI GLUCAGONE TESTOSTERONE ESTROGENI PROGESTERONE CUORECon “angiografia” si intende una tecnica di diagnostica per immagini e radiologia interventistica che permette la rappresentazione grafica dei vasi sanguigni o linfatici del corpo umano tramite un metodo che prevede l’infusione di un mezzo di contrasto idrosolubile all’interno dei vasi e la generazione di immagini mediche tramite varie tecniche di imaging biomedico. Le tecniche angiografiche comprendono la radiografia (specificamente nella tecnica dell’angiografia sottrattiva, o DSA da Digital Subtraction Angiography), la tomografia computerizzata, la risonanza magnetica, l’ecografia. Un tipo particolare di angiografia è la coronarografia (o angiografia coronarica) che permette di indagare le coronarie.

In caso di infarto del miocardio, determinato da ostruzione dei vasi coronarici, la ricanalizzazione del vaso occluso si può ottenere con:

  • trombolitici;
  • mezzi meccanici (angioplastica coronarica);
  • chirurgia (by-pass).

La tecnica preferibile in molti casi è l’angioplastica: il suo successo è di oltre il 95% dei casi, garantisce maggior rapidità dei trombolitici nel riaprire l’arteria e una minore invasività del by-pass, riservato solo ai casi più gravi. L’angioplastica è eseguita nella stessa seduta della coronarografia. L’obiettivo dell’angioplastica è quello di aumentare l’ampiezza dell’arteria laddove è ristretta. La procedura consiste in:

  • inserire un piccolo filo guida, sul quale si fa avanzare un catetere con un palloncino in punta fino al punto interessato, osservando il suo percorso ai raggi X (fluoroscopia);
  • gonfiare il palloncino per comprimere la placca contro la parete del vaso sanguigno, incrementare il diametro del vaso e quindi il flusso di sangue. In questa fase si può applicare uno stent (dispositivo metallico generalmente in acciaio, cilindrico e cavo che funge da intelaiatura di supporto al vaso) per ridurre la possibilità di riformazione di un restringimento in quel punto. Lo stent garantisce un lume coronario più ampio, un miglior flusso di sangue ed è perfettamente compatibile con il corpo umano.

Dopo l’intervento il paziente viene ricoverato in Unità coronarica per un breve periodo d’osservazione. Una volta dimesso, si programmano i controlli in ambulatorio per il mese successivo.

In definitiva l’angiografia permette la rappresentazione grafica dei vasi sanguigni coronarici (prende infatti il nome di angiografia coronarica o coronarografia) e – una volta individuata l’ostruzione – l’angioplastica permette di rimuovere l’ostruzione ed inserire uno stent per impedire il restringimento del vaso.

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Differenza tra coronarografia ed angiografia

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONECon “angiografia” si intende una tecnica di diagnostica per immagini e radiologia interventistica che permette la rappresentazione grafica dei vasi sanguigni o linfatici del corpo umano tramite un metodo che prevede l’infusione di un mezzo di contrasto idrosolubile all’interno dei vasi e la generazione di immagini mediche tramite varie tecniche di imaging biomedico. Le tecniche angiografiche comprendono la radiografia (specificamente nella tecnica dell’angiografia sottrattiva, o DSA da Digital Subtraction Angiography), la tomografia computerizzata, la risonanza magnetica, l’ecografia.

Gli esami angiografici più comuni vengono tuttora ottenuti tramite raggi X e mezzi di contrasto radio-opachi. Questi ultimi si rendono necessari in quanto il sangue ha normalmente lo stesso coefficiente di attenuazione per le radiazioni X dei tessuti circostanti. Le immagini radiografiche possono essere ottenute o come immagini statiche, fissate su un fluoroscopio o una pellicola, utili per ottenere informazioni morfologiche su una zona. In alternativa, possono essere immagini dinamiche, normalmente con una risoluzione temporale di 30 immagini al secondo, in grado di visualizzare anche la velocità con cui il bolo di mezzo di contrasto si muove all’interno del vaso, e quindi di dare informazioni sulla funzionalità. L’angiografia può essere una tecnica più o meno invasiva a seconda del vaso che si intende visualizzare.

Con “coronarografia” è una procedura di tipo invasivo che consente di visualizzare direttamente le arterie coronarie che distribuiscono sangue al muscolo cardiaco. La metodica è un’indagine interventistica transcatetere, cioè si esegue per mezzo del cateterismo cardiaco; ha finalità sia diagnostiche sia terapeutiche. Le immagini radioscopiche fornite dalla coronarografia vengono registrate su supporto informatico e archiviate. La loro interpretazione viene effettuata visualmente dal cardiologo emodinamista. Lo scopo della coronarografia è di mettere in evidenza la presenza di occlusioni, stenosi (restringimenti), restenosi, trombosi, aneurismi (dilatazioni) del lume delle arterie coronarie: il mezzo di contrasto iniettato fornisce un’immagine a stampo dei vasi, mentre la struttura delle pareti deve essere studiata con altre tecniche associate come l’ecografia intracoronarica (Intravascular ultrasound o IVUS).

In definitiva l’angiografia è una tecnica che studia i vasi sanguigni in generale, mentre la coronarografia è un tipo particolare di angiografia che studia specificatamente le arterie coronarie, non a caso prende anche il nome di “angiografia coronarica”.

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Differenza tra cuore destro e sinistro

MEDICINA ONLINE CUORE SANGUE CIRCOLAZIONE ATRIO VENTRICOLO SINISTRA DESTRA DIFFERENZA HEART HUMAN VALVOLE CARDIACHE AORTA VASI VENE ARTERIE.jpgAl suo interno, il cuore è diviso in quattro cavità distinte:

  • due cavità superiori chiamate atrio destro e atrio sinistro;
  • due cavità inferiori, denominate ventricolo destro e ventricolo sinistro.

Una spessa parete muscolare, il setto atrio-ventricolare, divide il cuore in due parti:

  • cuore “destro”: composto da atrio destro e ventricolo destro;
  • cuore “sinistro”: composto da atrio sinistro e ventricolo sinistro.

Completano il cuore le quattro valvole cardiache, importantissime perché mettono in comunicazione atri con ventricoli, ed il cuore stesso con la circolazione esterna. Le valvole regolano il flusso unidirezionale del sangue cardiaco, impedendo che esso torni indietro creando reflussi che sono alla base di varie patologie. L’atrio destro comunica solo con il ventricolo destro e l’atrio sinistro solo con il ventricolo sinistro. I due atri non comunicano tra loro, come anche i due ventricoli non comunicano tra loro, a meno che non ci siano delle malformazioni.

Come si muove il sangue all’interno del cuore e uscendo da esso?

Dalla periferia del corpo, il sangue venoso povero di ossigeno giunge all’atrio destro tramite la vena cava inferiore e superiore, il sangue passa dall’atrio destro al ventricolo destro passando attraverso la valvola tricuspide. Dal ventricolo destro attraversa la valvola polmonare e tramite l’arteria polmonare si allontana dal cuore per dirigersi ai polmoni dove viene ossigenato. Il sangue ormai ossigenato esce dai polmoni e torna al cuore tramite le vene polmonari. Entra nel cuore, più precisamente nell’atrio sinistro, poi attraversa la valvola mitrale e raggiunge il ventricolo sinistro. Infine il sangue, dopo aver ricevuto una bella “spinta” da parte del ventricolo sinistro, attraversa la valvola aortica, e raggiunge tutto il corpo grazie ad una enorme arteria chiamata aorta e sue diramazioni.

Differente pressione tra ventricolo sinistro e destro

La pressione a cui sono sottoposte le pareti dei ventricoli e le valvole è molto superiore a sinistra perché il sangue, uscendo dal ventricolo sinistro tramite l’aorta e la valvola aortica, deve avere spinta sufficiente ad arrivare in tutto il corpo.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra infarto ed ictus

MEDICINA ONLINE INFARTO DEL MIOCARDIO POLMONARE RENALE CEREBRALE CORONARIE ARTERIE TROMBO EMBOLO OSTRUZIONE DIFFERENZA ICTUS EMORRAGICO EMORRAGIA ISCHEMICO ISCHEMIA NECROSI MORTE PERICOLO SANGUE CIRCOLAZIONEFacciamo oggi chiarezza su molti termini che si sentono spesso in campo medico, ma che spesso vengono confusi tra loro dai “non addetti ai lavori”.

Che significa “infarto”?
Cominciamo con lo spiegare che la parola “infarto” significa necrosi tissutale (cioè morte delle cellule che compongono un dato tessuto) causata da ischemia (cioè diminuzione o assenza del flusso di sangue in quel tessuto). La diminuzione o assenza del flusso sanguigno è a sua volta causata da vari fattori, molto spesso da aterosclerosi (cioè ostruzione del vaso sanguigno da parte di placche lipidiche) o da trombosi (ostruzione causata da trombo) o da un’embolia (ostruzione da embolo). Ricapitolando: l’ostruzione di un vaso sanguigno provoca il mancato afflusso di sangue ad un tessuto (ischemia) ed esso, se non viene ripristinato al più presto il flusso, andrà incontro a necrosi – cioè morirà – dal momento che le cellule che lo compongono sono rimaste senza sangue (e quindi senza ossigeno e nutrimento) troppo a lungo. La morte di un tessuto è tanto più grave quanto questo tessuto è importante per la sopravvivenza dell’organismo. L’evento appena descritto prende il nome di infarto. Dire “infarto” e dire “infarto del miocardio”, pur se usati spesso come sinonimi, non sono però la stessa cosa: è necessario chiarire che l’infarto del miocardio è una data tipologia di infarto.

Vari tipi di infarto
A seconda del tessuto che rimane privo del necessario afflusso sanguigno, l’infarto ha gravità diversa e prende un nome diverso. Se ad esempio è il tessuto intestinale ad andare incontro a necrosi, allora si parla di infarto intestinale; se invece vi è necrosi di tessuto cerebrale, si parlerà di infarto cerebrale. Quando ad essere ostruiti sono uno o più rami dell’arteria polmonare, si parlerà di infarto polmonare. Questi tre tipi di infarto sono tra i più diffusi, ma abbiamo dimenticato il più frequente, essendo la prima causa di morte tra le regioni industrializzate del pianeta, cioè…

L’infarto del miocardio
Si parla di infarto del miocardio quando il tessuto interessato da ischemia e necrosi è il miocardio. Cos’è il miocardio? E’ il muscolo cardiaco che in questo momento permette al vostro sangue di circolare nel vostro corpo, dal momento che – con la sua attivazione sincrona atrio/ventricolo – imprime al torrente circolatorio polmonare e sistemico la pressione adeguata per raggiungere ognuna delle miliardi di cellule che compongono il vostro organismo. Il cuore è un muscolo, ricordiamocelo!
Quando comunemente si usa la parola “infarto”, è praticamente ovvio che ci stiamo riferendo all’infarto del miocardio. Perché ciò avviene? Semplice: l’infarto del miocardio è l’infarto più diffuso, quindi ormai, nell’uso comune, “infarto” ed “infarto del miocardio” sono praticamente dei sinonimi.

Ictus cerebrale
Con “ictus” si identifica una scarsa perfusione sanguigna (ischemia) al cervello, che provoca rapidamente la morte (necrosi) delle cellule cerebrali. Se la mancata perfusione sanguigna dura a lungo, il cervello non riceve più ossigeno e nutrienti per troppo tempo e questo può provocare danni permanenti al cervello, fino anche alla morte del paziente. I sintomi sono principalmente un forte dolore alla testa (in alcuni casi descritto dai pazienti come una “pugnalata sul cranio”), senso di malessere generale e perdita di coscienza. Esistono due tipi di ictus cerebrale:

  • Ischemico: è il più frequente, causato da una trombosi che impedisce la corretta circolazione sanguigna nel cervello.
  • Emorragico: meno frequente, causato da un’emorragia cerebrale determinata dalla rottura di un vaso sanguigno, spesso un aneurisma.

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Differenza tra tachicardia, aritmia, bradicardia e alloritmia

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Aritmie

Con “aritmia cardiaca” (in inglese Cardiac arrhythmia, cardiac dysrhythmia o irregular heartbeat) o più semplicemente “aritmia” si intende l’alterazione del ritmo cardiaco normale, che si riferisce al ritmo che origina dal nodo del seno (un componente del cuore che ne regola autonomamente il battito: il “pacemaker naturale”), regolare per frequenza e conduzione elettrica del cuore. Le aritmie sono rilevabili all’auscultazione del cuore o tramite un elettrocardiogramma.

  • un ritmo è regolare quando la distanza fra i battiti consecutivi non supera i 160 msec;
  • ci si riferisce ad una frequenza normale, nell’adulto a riposo, con una variazione dai 60 ai 100 battiti/min;
  • si parla di una conduzione normale quando all’ECG l’onda P è

Le aritmie sono dovute a:

  • una normale o a un’anomala formazione dell’impulso,
  • un’anomala conduzione dell’impulso,
  • una combinazione di queste.

Possiamo avere:

  • tachiaritmia, ipercardia o tachicardia se il battito aumenta in modo anomalo al di sopra di 100 al minuto;
  • bradiaritmia o bradicardia se il battito rallenta al di sotto dei 60 per minuto. Solitamente diventa sintomatico sotto i 50 battiti per minuto.

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Alloritmia

L’alloritmia è una irregolarità uniforme e continuata del battito cardiaco e del polso. Ciò che la differenzia dall’aritmia è la periodicità, la quale in quest’ultima risulta essere irregolare. Le alloritmie si riscontrano solitamente in pazienti cardiopatici, ma possono comparire anche in soggetti con cuore apparentemente sano. Un caso particolare di alloritmia è il bigeminismo, condizione in cui ad ogni battito segue regolarmente un’extrasistole.

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Bradicardia

La bradicardia – come prima accennato – è una aritmia caratterizzata da riduzione della frequenza cardiaca inferiore al valore di 60 battiti per minuto (bpm). La bradicardia può essere “fisiologica” (bradicardia sinusale) ad esempio negli sportivi, in chi fa yoga o negli anziani, oppure può essere “patologica” (bradiaritmia) come in caso di blocco atrioventricolare di II o III grado, di malattia del nodo del seno o di ipertensione arteriosa. Per approfondire, leggi:

Tachicardia

La tachicardia è una aritmia caratterizzata da aumento della frequenza dei battiti cardiaci e pulsazioni sopra i 100 battiti al minuto a riposo o senza alcuna forma di stress psicofisico. Si classificano principalmente tre forme di tachicardia: sinusale, eterotopa (sopraventricolare e ventricolare) e atriale. Può essere dovuta a cause fisiologiche e non fisiologiche. Tra le cause vi sono:

  • eventi fisiologici o funzionali come gli eventi stressogeni (forti emozioni, eccitazione sessuale, paura) o la gravidanza;
  • sostanze: abuso di caffè, alcol o sostanze stupefacenti;
  • cause direttamente connesse con il cuore come l’arteriosclerosi o l’insufficienza coronarica;
  • varie patologie come l’ipertiroidismo e la febbre.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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