Oggi sono 30 anni dal Black monday: il Lunedì nero dell’economia mondiale

MEDICINA ONLINE The Wolf of Wall Street DOLLAR Martin Scorsese Leonardo DiCaprio Jordan Belfort Jonah Hill Donnie Azoff Margot Robbie Matthew McConaughey MOVIE FILM  WALLPAPER SCREENSAVER OSCAR.jpgEra un normale lunedì quel 19 ottobre del 1987, esattamente 30 anni oggi. O almeno sembrava un normale lunedì, ma non a Wall Street. Quel giorno sarebbe rimasto nella storia dell’economia mondiale, simbolo dei rischi e squilibri che tutt’ora possono scuotere le borse e vaporizzare fortune come semplici risparmi: un vero e proprio cigno nero, cioè un evento inaspettato che cambia il mondo. Parliamo del Black monday, in italiano “Lunedì nero”, quel giorno in cui la lunga ondata della crisi finanziaria partì da Hong Kong, travolse l’Europa ed infine tramortì gli Stati Uniti.

Crollo verticale

In quel 19 ottobre – citato nel film “The wolf of Wall Street” da cui è tratta l’immagine in alto –  l’indice Dow Jones cedette in un giorno 508 punti: un crollo del 22,61%, una caduta di oltre un quinto della piazza borsistica più importante al mondo, avvenuto al termine di una lunga corsa, con il Dow che era salito del 44% negli dieci mesi precedenti a quel lunedì. Ma chi aveva la vista lunga, poteva prevedere che qualcosa di grosso sarebbe successo, dal soft landing della crescita a una disfatta dell’Opec con cadute dei prezzi del petrolio, a tensioni belliche con l’Iran. Da qui al crollo il passo divenne breve: nel giro del mese di ottobre alcuni mercati internazionali avevano perso anche il doppio di quello statunitense, fino al 45% del loro valore (Hong Kong) in un vortice che vide sotto accusa, quale elemento scatenante, molteplici fatti: innovazioni quali i programmi computerizzati di trading, sopravvalutazioni sfrenate, speculazione, segmenti improvvisamente non liquidi, paura e psicologia degli investitori e precauzioni e controlli inadeguati.

Cosa ci ha lasciato, a distanza di 30 anni quell’evento così tragico per l’economia? Ci ha lasciato davvero prudenza, trasparenza, regole? Forse si. O forse no. Quello che è certo è che il rischio di una crisi economica – oggi come ieri – è sempre in agguato, un lunedì mattina normale, come tanti altri.

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Se hai il diabete puoi andare in pensione anticipata

MEDICINA ONLINE DUODENO PANCREAS DIGESTIONE GLICEMIA DIABETE ANALISI INSULINA ZUCCHERO CARBOIDRATI CIBO MANGIARE DIETA MELLITO TIPO 1 2 CURA TERAPIA FARMACI STUDIO NUOVE TENOLOGIE TERAPIEHai il diabete? C’è la possibilità che tu possa andare prima in pensione. Ebbene sì, anche se i lavoratori affetti da diabete non possono avvalersi della pensione anticipata, esiste la possibilità di lasciare prima il lavoro nel caso in cui la patologia porti all’insorgenza di problemi fisici che compromettano l’abilità al lavoro.

Solo se il diabete determina una riduzione della capacità lavorativa – si legge sul sito di informazione giuridica studiocataldi.it – sarà infatti possibile avanzare la richiesta. Insomma, il ricorso alla pensione anticipata non è una possibilità riconosciuta in base alla mera insorgenza di una malattia, ma è necessario che questa determini una percentuale di invalidità medicalmente accertata.

La valutazione di uno specialista in medicina legale – si legge – potrà infatti verificare se la patologia influenzi l’esecuzione di una determinata attività lavorativa. Per fare richiesta bisognerà, dopo aver ottenuto il certificato medico introduttivo da parte del proprio medico curante (che questi provvederà a trasmettere telematicamente all’INPS), inoltrare domanda di invalidità all’INPS che designerà apposita commissione medica per la valutazione correlata al riconoscimento della percentuale di invalidità.

Se dal diabete diagnosticato derivi una percentuale di invalidità, si potranno ottenere diverse misure se sussistano i necessari requisiti contributivi: è riconosciuta la pensione di vecchiaia anticipata, a 55 anni e 7 mesi di età per le donne e 60 anni e 7 mesi per gli uomini, con almeno 20 anni di contributi e se l’invalidità è almeno pari all’80% (ad esclusione dei dipendenti del pubblico impiego).

E ancora. I lavoratori con invalidità superiore al 74% potranno richiedere, per ogni anno di lavoro effettivamente svolto, una maggiorazione annua di 2 mesi di contributi figurativi in più. Inoltre – spiegano gli esperti di studiocataldi.it – se il soggetto è impossibilitato a svolgere alcuna attività lavorativa potrà ottenere la c.d. pensione di inabilità. La sua condizione di infermità dovrà essere tale da determinare un’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa (100% di invalidità); il beneficiario deve vantare almeno 5 anni di anzianità assicurativa e tre anni di contributi dovranno essere versati nell’ultimo quinquennio.

Ai dipendenti pubblici, infine, è riconosciuta la pensione per inabilità (assoluta e permanente) alla mansione (cioè correlata al tipo di attività espletata dal dipendente) o a proficuo lavoro.

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Sconfitte e successi: 4 mosse per essere felici nella vita

MEDICINA ONLINE HAPPINESS GOD THANKS FELICITA DONNA EVVIVA SORRISO SOLDI SUCCESSO SCONFITTA CADERE IN PIEDI ALLEGRA ALLEGRIA SMILE HEART COUPLE HI RES WALLPAPER PICTURE PHOTO PICS.jpgPer vivere felici non serve molto, la felicità è principalmente una condizione mentale che dipende quasi esclusivamente da noi, dal nostro modo di affrontare la vita e rapportarci con gli eventi che quotidianamente accadono.  C’è grande differenza tra la qualità della vita di chi sa dare il giusto peso alle cose, rapportarsi serenamente con gli altri, stabilire con fermezza e convinzione le proprie priorità, e chi si lascia travolgere dagli eventi e non ha chiara la strada da percorrere.

1) GIUDICA IL TUO SUCCESSO, DAL PREZZO CHE PAGHI PER AVERLO

Quotidianamente vedo persone fare di tutto per avere successo, soprattutto nel campo lavorativo, il loro impegno è grande e una tale costanza va sicuramente premiata, ma qual è il prezzo che pagano per mantenere il ruolo che li fa sentire importanti? Stati di malumore persistenti, nervosismo, stress e vita sociale nulla, sono solo i sintomi più evidenti. L’attaccamento esagerato al ruolo, al fine di raggiungere l’obiettivo, li porta ad una progressiva perdita di valori, quei valori su cui invece è necessario basare la propria  vita per vivere felici: il rispetto, l’amicizia e l’aiuto reciproco sono pilastri portati di una vita felice e piena. Non si può mancare di rispetto nei confronti di un tuo pari (siamo tutti esseri umani, indipendentemente dal ruolo) in nome di un obiettivo; purtroppo invece accade quotidianamente che persone autonominatesi “migliori”, trattino male altre, senza averne il minimo diritto, forti di un arroganza che li fa sentire potenti e arrivati. Tuttavia questo atteggiamento logora i rapporti sociali, le persone non sono individui diversi in base alle situazioni in cui si trovano, l’uomo è uno sempre, e chi si arroga il diritto di calpestare gli altri, finisce per essere prima etichettato, poi schivato ed infine emarginato, compromettendo la propria felicità. Questo significa giudicare il proprio successo, soprattutto economico: Valutare quello che quotidianamente ci costa, analizzarne a fondo l’importanza e riporre sulla bilancia della vita i valori che stiamo perseguendo, al fine di capire se penderà dal lato della felicità o da quello dell’insuccesso morale. Imparare a farlo, ogni giorno, prima di effettuare anche la più piccola delle scelte, è importantissimo per vivere felici.

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2) QUANDO PERDI, NON PERDERE LA LEZIONE

Perdere è parte del sistema e della nostra vita. Nessuno vince sempre, chi crede di essere sempre il migliore, di fare sempre la cosa giusta, imputando a fattori esterni i propri errori, si illude. Sbagliare è la cosa più semplice che possiamo fare, è un meccanismo così intrinsecamente legato alla vita stessa, che moltissime grandi personalità del passato ne hanno trattato il tema. Riporto solo qualche celebre citazione:

  • “Non vale la pena avere la libertà se questo non implica avere la libertà di sbagliare.” (Gandhi),
  • “Desiderare l’immortalità è desiderare la perpetuazione in eterno di un grande errore” (Arthur Schopenhauer),
  • ”Noi siamo tutti impastati di debolezze e di errori: perdonarci reciprocamente le nostre balordaggini è la prima legge di natura.” (Voltaire).

La citazione più celebre però, che ci riporta dritti al tema che stiamo trattando, è certamente quella di Cicerone: “Chiunque può sbagliare; ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell’errore.”. Per vivere felici è necessario quindi comprendere il profondo significato di “imparare dai propri errori”, pratica che richiede prima di tutto umiltà nell’ammettere di aver sbagliato, risolutezza nel comprendere dove si ha sbagliato e intelligenza nel cercare si evitare di commettere nuovamente lo stesso sbaglio. Stabilito quindi che la vita, in quanto sentiero inesplorato, non può che essere costellata di errori, si acquisisce la forma mentale giusta per affrontare gli sbagli nel modo corretto e vivere felici.

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3) NON OTTENERE QUELLO CHE VUOI, A VOLTE PUÒ ESSERE UNA FORTUNA

E’ necessario affrontare con ottimismo qualsiasi insuccesso, gli insuccessi esisteranno sempre nella nostra vita. Spesso si portano appresso una buona dose di ingiustizia e quando non si hanno i mezzi per rovesciare la situazione, il senso di rabbia e impotenza possono prendere il sopravvento. Per questo motivo è molto importante credere che esista sempre un motivo quando non riusciamo a raggiungere un determinato obiettivo: che si tratti di una causa a noi sconosciuta o di una beffa del destino poco importa, quello che veramente conta è ricordare sempre che se a quel bivio non siamo riusciti a svoltare a destra, vuol dire che abbiamo svoltato a sinistra, imboccano una strada che ci riserverà altrettante sorprese e possibilità di vivere felici. Quando si chiude una porta, se ne apre sempre un’altra, altre dieci o un portone, per questo va immediatamente dimenticata la delusione e con ottimismo perseguita la nuova strada, convinti che ora non siamo in grado di capire le opportunità che  ci aspettano, perché accecati dalla rabbia di non aver ottenuto quello che volevamo.

4) OGNI GIORNO STAI UN PO DI TEMPO DA SOLO

L’importanza di fermarsi, staccare un secondo la spina e pensare, è sottovalutata. Se nell’arco di una giornata sommassimo i secondi che trascorriamo da soli, valutando la direzione che la nostra vita sta prendendo, difficilmente arriveremmo al minuto.
E’ perentorio ritagliarsi un piccolo spazio per se stessi, anche soltanto cinque minuti, nei quali quotidianamente ci si pone una semplice domanda: “Sono felice?”. Due semplici parole, scomode, che non abbiamo mai il tempo di porci, e che ci possono salvare la vita. Se ogni giorno non lavoriamo per riuscire a vivere felici facendo piccoli passi nella direzione che riteniamo adatta al nostro benessere, non raggiungeremo mai la felicità; il primo passo (il primo, lo ripeto) è ritagliarsi un po’ di tempo per pensare alla propria condizione e in che aspetti può essere migliorata.
Quando si rallenta, si scala marcia, e infine si scende da questa automobile lanciata a tutti velocità, che la società del consumismo ci ha invogliato a comperare, è come se si acquisisse un nuovo senso. Si capisce cioè che strappando al giorno un po’ di tempo per se stessi, si inizia a percepire la realtà in modo diverso e presto diventa chiaro il percorso che dobbiamo seguire per vivere felici.

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Gli uomini perdono la salute per fare soldi, poi perdono i soldi per recuperare la salute

MEDICINA ONLINE TENZIN GYATSO, IL XIV DALAI LAMA FRASI CITAZIONI WALLPAPER PICS PICTURE HI RES PHOTO MEDITATION AFORISMI UOMINI VIVONO MORIRE MAI MUOIONO MAI VISSUTO PRESENTE FUTURO LAVORO SOLDI SUCCESSO.jpg“Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.”

Tenzin Gyatso
Monaco buddhista tibetano, XIV Dalai Lama del Tibet.

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Differenza tra matrimonio, convivenza ed unione civile

MEDICINA ONLINE ANSIA DA MATRIMONIO MATRIMONIALE UOMO DONNA SINTOMI E NORMALE UN ANNO PRIMA SPOSI MARITO MOGLIE PAURA SPOSARSI CHE FAREIl matrimonio è definito nell’articolo 29 della Costituzione come l’atto con cui due persone, di sesso opposto, rendono pubblica la loro volontà di concretizzare una comunione spirituale e materiale di vita. Ed è “ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. Può essere celebrato in presenza dell’ufficiale di stato civile o in chiesa.

L’unione civile invece è indicata come “una specifica formazione sociale” tra persone dello stesso sesso, legate da vincoli affettivi ed economici ma non vincolate da matrimonio (o impossibilitate a contrarlo). Per vedere riconosciuti i propri diritti, sarà sufficiente fare una dichiarazione all’ufficiale di stato civile.

La convivenza di fatto invece va dichiarata semplicemente all’anagrafe ed è una forma fruibile da coppie eterosessuali o omosessuali, purché non vincolate da rapporti di parentela o adozione, da un altro matrimonio o unione civile.

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Matrimonio, unione civile e convivenza: differenze terminologiche

L’articolo 29 della Costituzione definisce il matrimonio come un “ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. L’Unione civile non è un matrimonio, ma una «specifica formazione sociale» composta da persone dello stesso sesso, mentre la convivenza di fatto viene posta in essere da una coppia formata da “due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile”.

Matrimonio, unione civile e convivenza: il sesso

Il matrimonio può essere contratto solo da persone di sesso diverso, l’unione civile è un istituto valido per le coppie dello stesso sesso, mentre la convivenza può essere istituita sia per i rapporti eterosessuali che per i rapporti omosessuali.

Matrimonio, unione civile e convivenza: il rito

A differenza di quanto previsto per il matrimonio, per l’unione civile non sono contemplate le pubblicazioni, quindi non possono neanche esserci le opposizioni previste per il matrimonio. L’unione si costituisce nel momento in cui i due coniugi presentano una dichiarazione all’ufficiale di Stato Civile alla presenza di due testimoni. Se per il matrimonio devono essere “recitate” delle formule particolari, i coniugi uniti civilmente non ne avranno bisogno. L’ufficiale di Stato Civile si occuperà di compilare un certificato all’interno del quale verranno inseriti dati anagrafici (della coppia e dei testimoni), residenza e regime patrimoniale. Da sottolineare che mentre per il matrimonio i cittadini minorenni hanno la possibilità di richiedere a un giudice il “permesso” di sposarsi, questa opzione non è contemplata per l’unione civile, valida solo per i maggiorenni. Le coppie che invece vogliono regolamentare davanti alla legge la convivenza devono presentare apposita richiesta di iscrizione all’anagrafe. Uno dei due partner deve inoltre trasmettere il modello di dichiarazione di residenza (sottoscritto anche dall’altro/a), specificando che si tratta di una convivenza per vincoli.

Matrimonio, unione civile e convivenza: il patrimonio

Dal punto di vista economico, matrimonio e unioni civili sono equiparati, il che significa che le coppie unite civilmente saranno soggette automaticamente al regime di comunione dei beni, a meno che non indichino una scelta differente. Per entrambi si prevede l’obbligo di contribuire ai bisogni comuni e il diritto di successione. I conviventi invece, per regolamentare i loro rapporti patrimoniali, devono firmare un contratto di convivenza predisposto da un avvocato o da un notaio all’interno del quale indicare le proprie decisioni sulla materia. Il professionista avrà dieci giorni di tempo dalla stipula del documento per procedere all’iscrizione dello stesso all’anagrafe di residenza dei conviventi. In questo caso non è previsto il diritto di successione.

Matrimonio, unione civile e convivenza: fisco e previdenza

Coppie sposate e unite civilmente potranno godere dello stesso trattamento fiscale e previdenziale. A livello esemplificativo: detrazioni fiscali per familiari a carico e prima casa, assegno di mantenimento in seguito a divorzio, pensione di reversibilità e TFR in caso di morte di uno dei due coniugi. Rispetto al matrimonio però, per le unioni civili c’è una differenza importante: dato che per queste ultime non è prevista la possibilità di adozione, i coniugi non potranno accedere alle prestazioni di maternità/paternità né agli assegni familiari. Per quanto riguara i conviventi, non è previsto alcun legame previdenziale. La legge prevede però che un convivente che presti la propria opera (non lavoro subordinato né legame di società) all’interno dell’impresa del partner abbia diritto di partecipazione agli utili. In caso di rottura della convivenza è previsto il diritto all’assegno di mantenimento per un numero determinato di anni che sarà detraibile dal partner che lo eroga. Coppie sposate, unite civilmente e conviventi godono dello stesso trattamento per le graduatorie relative all’assegnazione di alloggi di edilizia popolare.

Matrimonio, unione civile e convivenza: il cognome

Nelle coppie unite in matrimonio, la moglie mantiene il proprio cognome da nubile, anche se è possibile aggiungere nei documenti ufficiali la dicitura “coniugata con”. Per quanto riguarda le unioni civili invece, i partner dovranno presentare una dichiarazione attraverso la quale comunicano la decisione di assumere un cognome comune. Si potrà scegliere liberamente quale utilizzare tra i due. I conviventi mantengono ognuno il proprio cognome.

Matrimonio, unione civile e convivenza: i figli

Arriviamo ad uno dei temi più controversi. La prima differenza tra matrimonio e unione civile risiede nella mancata possibilità per chi è legato tramite il secondo istituto di adottare un bambino o di ricorrere alla procreazione assistita (che non è l’utero in affitto).  Non solo, lo stralcio delle stepchild adoption implica che, a differenza di quanto accade per il matrimonio in cui i bambini nati vengono considerati dalla legge figli di entrambi i genitori, i bambini nati durante l’unione civile saranno figli del solo genitore biologico. La Legge però contiene una frase, “Resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti” , che consente alle coppie unite civilmente di rivolgersi ad un giudice che, sfruttando il vuoto legislativo esistente, potrà concedere comunque la stepchild adoption. Nonostante l’orientamento dei Tribunali italiani oggi sembri essere esattamente questo, non c’è alcuna garanzia di ottenere il risultato sperato. Per quanto riguarda la convivenza, la legge non prevede per una coppia convivente la possibilità dell’adozione, a meno che la convivenza duri da tre anni e vi sia l’impegno al matrimonio. I conviventi hanno però diritto alla stepchild adoption.

Matrimonio, unione civile e convivenza: obbligo di fedeltà

Una modifica considerata necessaria da NCD per l’approvazione della norma in Senato. Per le Unioni Civili non ci sarà l’obbligo di fedeltà previsto per il matrimonio. Cosa cambia nei fatti? Poco, quasi nulla. Le coppie unite da unione civile non saranno soggette all’obbligo di essere sessualmente fedeli, un obbligo non contemplato da molti paesi internazionali che spesso viene “interpretato” in maniera abbastanza elastica anche dai giudici italiani, a meno che non si tratti di casi di infedeltà che ledano una delle parti o che provochino la rottura del matrimonio. In questi due casi infatti, per le coppie sposate può scattare “l’addebito” che per i coniugi uniti civilmente non potrebbe comunque esserci a causa delle regole differenti previste per la separazione.

Matrimonio, unione civile e convivenza: divorzio e separazione

Differenze importanti esistono in caso di divorzio o di fine della convivenza. I coniugi uniti civilmente, a differenza delle coppie sposate, non dovranno rispettare il periodo di separazione, ma potranno aver accesso direttamente al divorzio. In questo frangente, anche nel caso in cui la volontà dei due coniugi sia disgiunta (vale a dire che solo uno dei due voglia divorziare), basterà ricorrere all’ufficiale di Stato Civile e non al Giudice, firmando una comunicazione ufficiale nella quale si dichiarerà la volontà di sciogliere l’unione. Trascorsi tre mesi dalla presentazione sarà possibile iniziare la procedura di divorzio che potrà essere richiesto tramite via giudiziale, attraverso la negoziazione assistita o mediante un accordo sottoscritto dalle parti davanti all’ufficiale di Stato Civile. Il partner più debole avrà diritto agli alimenti e all’assegnazione della casa. In caso di divorzio esiste un’ulteriore differenza: i coniugi uniti da unione civile non potranno chiedere lo scioglimento per la mancata consumazione del rapporto. Per quanto riguarda la convivenza, in caso di rottura la ex coppia non dovrà affrontare alcuna procedura, a meno che il giudice non stabilisca che uno dei due debba ricevere gli alimenti trovandosi in stato di bisogno. Chi però ha sottoscritto il contratto di convivenza per disciplinare la propria situazione patrimoniale dovrà presentare un atto scritto per richiederne il recesso, sia esso unilaterale o di comune accordo.

Matrimonio, unione civile e convivenza: omicidi, rapimenti, furti…

No, non stiamo scherzando. La legge sulle unioni civili avrà delle ripercussioni anche sul codice penale. Delle ripercussioni assurde. Il fatto che le disposizoni che contegono la parola coniuge si applichino «anche ad ognuna delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso», ma «al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile», implica delle conseguenze. Per fare l’esempio più eclatante, in caso di omicidio del coniuge, per il marito e moglie si applicano delle aggravanti che aumentano la pena da 21-24 anni a 24-30 anni, cosa che non accade per le unioni civili perché l’omicidio non è una norma atta a rafforzare “gli obblighi derivanti dall’unione civile”. La stessa regola vale per i sequestri di persona. Come sottolinea il Corriere della Sera “quando il pm blocca i beni utilizzabili dal coniuge per pagare il riscatto, il blocco non potrebbe essere imposto al coniuge legato da unione civile con il rapito”. Non si potranno inoltre perseguire i coniugi uniti civilmente per l’abuso d’ufficio commesso da pubblici ufficiali che non si astengano in presenza di un interesse di un prossimo congiunto come il coniuge e per la bigamia. Per le unioni civili non sarà prevista la non punibilità in caso di falsa testimonianza o favoreggiamento del coniuge, per “reato di assistenza ai partecipi di associazioni per delinquere o con finalità di terrorismo”; per furto o truffa ai danni del partner, ecc.

Unioni civili e convivenze in Europa

L’Italia è l’ultimo dei paesi fondatori dell’unione europea a riconoscere diritti e doveri di unioni civili e convivenze. E, probabilmente, il vuoto normativo è stato (almeno in parte) colmato a seguito della condanna della Corte di Strasburgo del 2015, secondo cui “la tutela legale attualmente disponibile in Italia per le coppie omosessuali non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile”.

  • In Belgio, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è possibile dal 2003, adozioni e stepchild adoption (letteralmente, adozione del figliastro) sono legiferate dal 2006.
  • I Paesi Bassi hanno riconosciuto la parificazione dei legami addirittura nel 2001.
  • La Spagna ha modificato il Diritto di Famiglia nel 2005, riconoscendo i diritti-doveri di matrimonio civile, adozione e stepchild adoption alle coppie eterosessuali e omosessuali.
  • Anche Irlanda, Francia, Norvegia, Portogallo, Lussemburgo, Islanda, Svezia, Danimarca, Austria e Malta, tra il 2002 e il 2015, si sono organizzati per legalizzare e normare unioni tra persone (abolendo la differenza di sesso) e adozioni.

Si attendono norme giuridiche di adattamento dei diritti da parte di Germania, Estonia, Croazia, Slovenia e Grecia. Fanalino di coda rimangono paesi come Lituania, Polonia, Bulgaria, Romania, Lettonia e Slovacchia in cui esistono addirittura delle leggi costituzionali che vietano il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Come se i concetti di amore, famiglia, genitorialità siano connessi ad una base genetica o alle nostre inclinazioni sessuali e non al nostro naturale bisogno di umanità.

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Lo sposa per l’eredità, ma alla sua morte scopre l’amara verità

MEDICINA ONLINE SOLDI FARE QUANTITA GRANDE BIG MONEY MAKE MAKING SOLDI VERI TRUE MONEY BANK BANCA GUADAGNARE STIPENDIO RICCO RICH RICCHEZZA DEBITI VITALIZIO MENSILE AFFITTO.jpgLo aveva sposato per i suoi soldi, ma alla sua morte non ha ereditato niente. È la storia di Sandrine Devillard, un agente immobiliare con la passione per il canto che aveva sposato il ricco milionario Marcel Amphoux, di ben 25 anni più vecchio di lei. La donna aveva conosciuto l’anziano milionario mentre cercava di acquisire alcuni dei suoi terreni. Lui, solo e senza figli, si è invaghito subito di lei e i due si sono sposati nel giro di poco. Tuttavia, nel 2012 il sig. Amphoux morì in un terribile incidente stradale mentre viaggiava su un automobile guidata da un amico della moglie.

Nessuna voce nel testamento

Dopo la morte del marito la sig.ra Devillard era pronta a riscuotere l’eredità del sig. Amphoux, ma le venne riferito che non poteva beneficiare nemmeno di un centesimo del patrimonio del suo defunto marito. Questo perchè Marcel Amphoux poco prima di morire aveva cancellato il nome della moglie dal testamento e in quest’ultimo c’era scritto che tutti i suoi beni sarebbero stati consegnati ad una sua cugina e ad alcuni suoi vicini. Nonostante le numerose battaglie legali portate avanti dalla donna in questi 4 anni, è stato confermato che il suo nome non compare nel testamento e che quindi lei non potrà ereditare alcun bene del patrimonio di Marcel Amphoux.

Un finale amaro che la donna non si sarebbe mai potuta immaginare di vivere e che non rispecchia minimamente i piani che si era prefissata il giorno delle nozze.

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I 10 calciatori più pagati in Italia nel 2017

MEDICINA ONLINE 10 calciatori piu pagati Italia Serie A MONEY RICH GOL GOAL CORNER FLY EMIRATES FOOT TALL WEIGHT HEIGHT SHORT SOCCER PORTOGALLO  EUROPE MONDIALE PALLONE CALCIO FOOTBALL  WALLPAPER PICS PHOTO PICTURE HD HI REIn questa speciale classifica dei dieci calciatori più pagati della Serie A, domina la Juventus con sei giocatori, seguono Roma, Inter e Napoli. Ecco la top 10 stilata da France Football (cifre intese al lordo).

10.Sami Khedira (Juventus) : 8 M€

9.Claudio Marchisio (Juventus) : 8,2 M€

7.Marek Hamsik (Napoli) : 8,6 M€

7.Miralem Pjanic (Juventus) : 8,6 M€

6.Edin Dzeko (Roma) : 8,7 M€

4.Leonardo Bonucci (Juventus – Milan) : 8,8 M€

4.Mauro Icardi (Inter) : 8,8 M€

3.Gianluigi Buffon (Juventus) : 9 M€

2.Daniele De Rossi (Roma) : 12,5 M€

1.Gonzalo Higuain (Juventus) : 15,5 M€

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Colpo di frusta: sintomi, rimedi e risarcimento in Italia

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COLPO DI FRUSTA RISARCIMENTO ESITI DANNO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCon l’espressione “colpo di frusta” (in inglese “whiplash”) si intende un semplice movimento articolare del rachide cervicale nei tre piani dello spazio a seguito di un’accelerazione o decelerazione, tipici di un incidente stradale con tamponamento antero-posteriore tra due autovetture, ma anche di alcuni traumi sportivi.
Anche se nell’uso comune “colpo di frusta” è diventato sinonimo di danno o patologia, in realtà questa espressione non sottende assolutamente una patologia traumatica del rachide cervicale, né, tanto meno, una sua lesione: è un movimento fisiologico articolare che l’organismo attua in risposta ad una sollecitazione e che non comporta, di per sé, alcuna conseguenza patologica. Questo ovviamente non significa che il colpo di frusta – in alcuni casi – non possa in effetti determinare un danno.

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Cause di colpo di frusta da incidente stradale
Quando l’autovettura viene tamponata il sedile ed il conducente subiscono una forte accelerazione che li proietta in avanti. Il peso del capo tende per inerzia a conservare la posizione iniziale e, mentre il resto del corpo viene spinto in avanti, la testa viene pressata contro il poggiatesta (danno da iperestensione).
Successivamente il capo viene proiettato in avanti con una velocità superiore rispetto al resto del corpo (danno da iperflessione).
Se la vettura è priva di poggiatesta, o questi sono regolati in modo scorretto, il danno da iperestensione sarà maggiore. In assenza di airbag saranno invece più gravi i traumi da iperflessione poiché la testa non verrà frenata nella sua corsa ed andrà a sbattere violentemente contro il volante.

Esiti da colpo di frusta
Solo in alcuni casi, quando il colpo di frusta sia particolarmente brusco ed istantaneo (come può succedere a seguito di sollecitazioni particolarmente intense), esso può dare origine a conseguenze patologiche: si parlerà, in questo caso, di esiti da colpo di frusta, che possono consistere in vari danni e patologie, tra cui:

  • contratture dei muscoli paravertebrali;
  • riduzione della lordosi fisiologica del tratto cervicale;
  • schiacciamento o frattura delle vertebre cervicali.

L’entità della lesione è direttamente proporzionale all’intensità e alla violenza dell’impatto. Quando il capo subisce una forte accelerazione il suo limite di resistenza viene superato e le singole fibre si sfilacciano sempre più fino alla completa lacerazione (strappo muscolare). Fortunatamente nella maggior parte dei casi il trauma non è così violento da causare la rottura delle fibre muscolari. Nel caratteristico colpo di frusta si verifica di solito soltanto un semplice stiramento dei muscoli e dei legamenti cervico-nucali. Inoltre il nostro corpo possiede la capacità di rigenerare i tessuti lesi anche se questi non raggiungeranno mai il livello di efficienza degli originali. Gli esiti patologici del colpo di frusta, quando pure raramente si verifichino, sono quindi quasi sempre completamente reversibili in tempi brevi: solo in una minoranza di casi il colpo subito può procurare danni gravi e permanenti.
Questi traumi non vanno comunque sottovalutati poiché le loro conseguenze negative si possono manifestare anche nei giorni seguenti con la comparsa della classica “contrattura muscolare da riflesso protettivo”. Si tratta essenzialmente di un meccanismo di difesa che il nostro corpo adotta contraendo la muscolatura cervico nucale. In questo modo se da un lato vengono impediti tutti quei movimenti in grado di peggiorare la situazione dall’altro i processi di riparazione cellulare possono procedere in modo ottimale.

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Colpo di frusta: gli esiti più gravi
Nei casi più gravi si possono manifestare anche alterazioni della colonna, dell’equilibrio fisiologico del bacino e addirittura dell’articolazione temporo-mandibolare. La situazione peggiore compare tuttavia quando il colpo di frusta si associa a vere e proprie rotture ligamentose, erniazioni discali e fratture vertebrali. In queste situazioni la gravità della lesione esula dalla definizione di colpo di frusta che abbiamo visto essere caratterizzato da lesioni molto più superficiali. Basti pensare che una rottura del midollo spinale contenuto nelle vertebre cervicali causa la paralisi degli arti e, se avviene a livello di C1-C2, è addirittura letale. Quindi se l’impatto è stato piuttosto violento, è bene riferire sintomi e dinamica dell’incidente ai sanitari che provvederanno ad effettuare esami diagnostici come radiografie e TAC per evidenziare l’effettiva entità delle lesioni.

Danni da colpo di frusta: i fattori di rischio
Come abbiamo visto, gli esiti da colpo di frusta sono generalmente rari, tuttavia ci sono cattive abitudini alla guida che aumentano il rischio di danni legati ad eventuale colpo di frusta:

  • eccessiva velocità alla guida;
  • erronea postura del passeggero;
  • assenza del poggiatesta;
  • mancato uso di cinture di sicurezza in tutti i passeggeri.

Alcuni soggetti possono inoltre avere una particolare predisposizione anatomica dovuta a caratteristiche della loro struttura ossea, che li espone a danni maggiori in caso di colpo di frusta.

Colpo di frusta: cura e rimedi
Nei casi meno gravi, il riposo è il mezzo di guarigione più efficace nel primo periodo subito dopo il trauma. In questa fase andranno limitati al massimo i movimenti del collo e della testa. Spesso il primo provvedimento preso dal medico è proprio quello di applicare il collarino, che con la sua azione di sostegno protegge il tratto cervicale sia da movimenti incongrui sia da sollecitazioni di altro tipo. Grazie all’immobilità l’infiammazione tissutale può lentamente regredire, specialmente se viene abbinata a farmaci opportuni.
I medicinali più utili per curare il colpo di frusta sono quelli con azione antiflogistica, antidolorifica e miorilassante (antinfiammatori non steroidei, FANS). Nel caso in cui il dolore interferisca con il riposo notturno o crei ansietà vengono prescritti anche farmaci tranquillanti e sedativi.
Terminata la fase acuta del trauma, più o meno dopo dieci-venti giorni, l’utilizzo di farmaci e collare viene abbandonato definitivamente. A questo punto del processo riabilitativo vengono invece introdotte terapie fisiche e manipolazioni.
Nei casi più gravi, la terapia dovrà essere invece decisa in base al trauma riportato, non escludendo eventuali interventi chirurgici e lunghi periodi riabilitativi.

La situazione italiana: risarcimenti eccessivi
I danni provocati dal colpo di frusta, nel mondo, sono estremamente rari e minimi; in Italia invece il colpo di frusta porta ad esiti anche gravi, piuttosto frequentemente. Perché ciò avviene? La facilità di simulazione dei sintomi porta i sinistrati a comportamenti frodatori: le truffe assicurative connesse alla simulazione del colpo di frusta raggiungono in Italia effetti economici definiti “devastanti” sui costi del sistema assicurativo e sull’ingombro dei relativi contenziosi sul sistema giudiziario civile. Si tratta di un fenomeno, quello italiano, il cui impatto – dal punto di vista epidemiologico – non è giustificato dai dati scientifici e non trova alcun riscontro in Europa, in situazioni di mobilità paragonabili a quelle italiane.
Il caso dell’abnorme incidenza italiana dei danni da colpo di frusta è quindi chiaramente l’effetto di un diffuso “malcostume” che trova la sua origine della simulazione di malattie (patomimia), o nella esagerazione dei micro-danni permanenti, espedienti comportamentali che trovano un fertile terreno di coltura nell’universo delle microlesioni (come quelle del rachide), le uniche facilmente simulabili, grazie alla pochezza dei postumi ed alla loro natura talvolta asintomatica.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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