Muore bimba di 18 mesi dimenticata in auto quattro ore sotto il sole. La mamma: “Ho avuto un vuoto di memoria”

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO AUTOMOBILI AUTO MOTORE PARCHEGGIO STRADA (3)Non ce l’ha fatta la bambina di 18 mesi dimenticata ieri a Vada (Livorno) in auto dalla madre per circa quattro ore: oggi è morta all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze dove era stata ricoverata. I genitori della piccola non si danno pace. La madre nelle prossime ore potrebbe essere iscritta dal pubblico ministero Massimo Mannucci nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo, poiché è stata lei, nella mattina di ieri, a dimenticare la figlia e a raccontare poi ai soccorritori di averlo fatto “per colpa di un vuoto di memoria improvviso”.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Quello che lasceremo al mondo

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Nutrizionista QUELLO CHE LASCEREMO AL MONDO Dieta Proteica Proteine Ecografia Vascolare Articolare Medicina Estetica Luce Pulsata Depilazione Macchie Dietologo Roma  Radiofrequenza Cavitazione Cellulite HDIo e te non siamo artisti e non lasceremo al mondo una nuova Gioconda.
Io e te non siamo astronomi e non lasceremo al mondo la scoperta di un nuovo pianeta abitabile dall’uomo.
Io e te non siamo scienziati e non lasceremo al mondo la cura per una malattia importante.

L’unica cosa che lasceremo, quando andremo via da questo mondo, saranno le tracce d’amore che avremo seminato lungo i sentieri che abbiamo percorso nelle nostre esistenze. Sotto forma di figli, di volontariato, di buone azioni, di vite che avremo salvato col nostro lavoro, di un aiuto disinteressato dato ad un bisognoso, di alberi piantati, di sangue donato, di cani salvati dal canile, di cose insegnate ai nostri allievi, di emozioni che rimangono impresse nella memoria di chi ci ha conosciuto.
Questo si: lo lasceremo. E resterà per sempre.

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Truman Show esiste davvero e si chiama Hogewey: la città per i malati di Alzheimer

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Studio Roma HOGEWEY TRUMAN SHOW ALZHEIMER DEMENZA Senili Lentigo Solare Viso Man Ecografia Mammella Tumore Seno Articolare Spalla Traumatologo  Spalla Medicina Estetica Cellulite Cavitazione RadiofrequenzaVicino ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, esiste una piccola città con 23 case, alcuni ristoranti, vari caffè, negozi, un salone di bellezza, un teatro e un cinema. Questa città si chiama Hogewey ed al suo interno ci vivono attualmente 152 persone, tutte anziane, e tutte affette da una grave demenza o da uno stadio avanzato di Alzheimer. Hogewey è letteralmente una casa di cura organizzata come un piccolo paese, così da permettere ai pazienti di condurre una vita quasi normale e di sentirsi a casa, e di ricevere nello stesso tempo le cure necessarie. Hogewey è stata fondata nel 2009 e da allora è diventata, specie per la sua particolare natura, un punto di riferimento importante a livello mondiale anche tra gli studiosi della demenza.

Anziani controllati da personale specializzato

In tutte le strade di Hogewey sono dislocate telecamere per monitorare i cittadini/pazienti, mentre i giardinieri, i cassieri, gli impiegati alla posta sono in realtà infermieri, assistenti e medici che controllano la loro salute senza che se ne rendano conto. Hogewey è collegato al mondo esterno da un’unica entrata, ma è facilmente accessibile a parenti e amici degli ospiti che possono visitarli liberamente anche ogni giorno. Per la sua particolare natura, questa piccolo centro città è stato subito associato alla città di The Truman Show, il film il cui protagonista, interpretato da Jim Carey, scopre che la sua vita è un reality show e che tutto quello che credeva reale è una finzione messa in piedi per divertire il pubblico. Ovviamente nel caso di Hogewey, lo scopo non è “usare” gli ignari pazienti, bensì farli vivere in un ambiente famigliare e non isolato come nelle “normali” strutture sanitarie. Gli anziani “vivono” le strade del paese senza essere costretti nei piccoli corridoi e stanze di una casa di riposo standard ed in questa situazione è la loro salute ad avere grandi vantaggi: i cittadini/pazienti hanno bisogno di meno medicine, mangiano meglio, vivono più a lungo e sembrano più felici di quelli ospitati nelle case di cura tradizionali.

Sentirsi a casa propria

Il centro è stato finanziato dal governo olandese, che ha speso per la sua costruzione 20 milioni di euro. Il costo delle cure ricevute da ogni paziente è di quasi 10.000 euro al mese, ma il governo fornisce dei sussidi alle famiglie: pagano la retta in base al reddito e comunque mai più di 4.500 euro al mese. A Hogewey tutti i posti sono occupati sin dall’apertura ed è raro che se ne liberi uno (di fatto solo con la morte di un ospite). I pazienti vivono in gruppi di sei o sette per casa, ognuna arredata con i mobili e lo stile dell’epoca in cui la memoria a breve termine dei pazienti ha smesso di funzionare: ci sono così abitazioni ambientate negli anni Cinquanta, Settanta o negli anni Duemila. Il centro – privo di reparti, lunghi e tristi corridoi e il tipico odore di disinfettante delle case di cura tradizionali – è suddiviso in sei aree, ognuna dedicata a una specifica funzione: c’è quella artistica dove si può dipingere o ascoltare musica, quella religiosa per pregare, quella dove si possono lavorare oggetti d’artigianato. Si può comprare al mercato e nei negozi ma all’interno del centro non avviene alcuno scambio di denaro – che confonderebbe facilmente i pazienti – ma tutto è compreso nella retta. Infine i pazienti passano molto tempo all’aperto, contrariamente a quelli ospitati nelle strutture tradizionali olandesi che escono una media di 96 secondi al giorno.

Altri progetti simili ad Hogewey

Altre strutture sanitarie stanno cercando di prendere esempio da Hogewey: a Farton, in Inghilterra, è stata costruita una città ambientata negli anni Cinquanta per permettere ai pazienti di sentirsi a casa, e un progetto simile è in costruzione a Wiedlisbach, in Svizzera. I costi di simili operazioni però sono molto elevati e purtroppo attualmente solo le famiglie economicamente benestanti possono permettersi di affidare il loro caro ad una struttura così straordinaria. La mia speranza è che, col tempo, i costi possano abbassarsi così da permettere a tutti di affrontare questa malattia nella maniera più naturale possibile. Malattia che, complice l’invecchiamento della popolazione, è in aumento: entro il 2030 le persone colpite dalla malattia saranno quasi 80 milioni in tutto il mondo.

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Cos’ha di tanto importante questa vecchietta?

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Guardate bene questa foto. L’anziana signora che vedete cerchiata di rosso sta facendo qualcosa di eccezionale, qualcosa che l’ha fatta diventare il mio nuovo mito. Già, ma cosa sta facendo di preciso?
Analizziamo la foto. Qualcosa di bello sta sicuramente accadendo e tutti fanno la cosa che ormai sembra la più naturale del mondo: tirano fuori il cellulare ed iniziano a scattare foto o a registrare un video, magari da postare subito sui social network. La signora invece fa la cosa veramente più naturale del mondo: si gusta l’evento. Gli altri stanno guardando lo schermo del cellulare, per stare attenti ad inquadrare bene quello che succede. Lei invece guarda l’evento… dal vivo. Addirittura l’uomo e la donna accanto alla signora si stanno perdendo gli attimi più importanti per modificare magari qualche impostazione di scatto o la risoluzione del video. La signora non si perde un istante. Fateci caso: la sua è espressione più soddisfatta tra tutti.
I cellulari di nuova generazione sono con noi praticamente notte e giorno, specie quando viviamo i momenti che vogliamo ricordare. Il problema è che siamo sempre più preoccupati a delegare a loro i nostri ricordi, dimenticandoci di vivere le nostre esperienze, prima di catturarle e di condividerle su Facebook o Twitter.
Ho deciso che da oggi, al prossimo evento che vorrò ricordare, spegnerò il cellulare e mi gusterò la scena fino in fondo, affinché non rimanga in una fredda memory card, ma nell’unico posto dove un ricordo dovrebbe stare: nella mia memoria.

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Soffriva di violenti mal di testa, i medici hanno scoperto che qualcosa viveva nel suo cervello

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma MAL DI TESTA VIVEVA CERVELLO Verme HD Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Luce Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo DermatologiaHa vissuto per quattro anni con mal di testa molto forti e convulsioni. Perdeva spesso la memoria e avvertiva odori particolari che solo lui sentiva. Quando finalmente i medici sono riusciti a capire il motivo di ciò, hanno fatto una scoperta incredibile: qualcosa viveva nel suo cervello. Hanno trovato un verme parassita nel cervello del loro paziente, un verme che in genere si trova in crostacei e rane cinesi. La disavventura è capitata a un uomo britannico di 50 anni , originario della Cina, che si è rivolto ai medici perché soffriva di violenti mal di testa e sentiva strani odori. Si tratta del primo caso del genere in Gran Bretagna, anche se altre situazioni analoghe si sono già registrate in passato, soprattutto in Cina. La tenia lunga un centimetro si è fatta strada da una parte all’altra del cervello del paziente e i medici dell’ospedale Addenbroke a Cambridge si sono resi conto della presenza del parassita osservando attentamente una serie di scansioni effettuate al cervello nel corso di quattro anni.

Una lesione “in movimento”

Il paziente ha cominciato a stare male nel 2008. Soffriva di violenti mal di testa, convulsioni, perdita di memoria e sentiva strani odori. Dopo una serie di accertamenti, una risonanza magnetica ha evidenziato un gruppo di anelli nel lobo temporale destro. I medici hanno pensato a tutto: dalla sifilide, all’Hiv fino alla tubercolosi, ma l’uomo è risultato negativo a tute queste patologie. Solo scansioni successive hanno rivelato che la lesione costituita dagli anelli si era spostata di vari centimetri (vedi foto in alto, il parassita è indicato dalla freccia) e tutto è stato presto compreso. Dopo aver subito due biopsie i chirurghi nel 2012 hanno rimosso la tenia dal cervello del paziente, che ancora oggi continua a soffrire di problemi legati al fatto di aver convissuto per tanto tempo con il parassita.

Parassita rarissimo

I genetisti sono poi riusciti a identificare la «creatura»: una rara specie di tenia nota come Spirometra erinaceieuropaei. Dal 1953 a oggi sono stati segnalati solo 300 casi di infezione su esseri umani a causa di questo parassita, ma solo due casi si sono verificati in Europa. Questo genere di parassita che può crescere fino a un metro e mezzo si trova in genere nei crostacei e nelle rane in Cina, può infettare cani e gatti, ma anche in Cina le infezioni nell’uomo sono rare: solo mille casi dal 1882 a oggi. «Non ci aspettavamo di osservare un’infezione di questo tipo nel Regno Unito – ha spiegato il dottor Effrossyni Gkrania-Klotas, uno dei medici dello staff che si è occupato del caso – ma siamo riusciti a studiare il genoma, cosa che in futuro ci aiuterà a trattare questo genere di infezione molto rara».

L’infezione visitando la Cina

Lo sfortunato paziente sospetta di aver preso il parassita durante una delle sue visite in Cina, anche se non è chiaro come sia avvenuta l’infezione. Si sa che una fonte di infezione è l’uso di un impacco fatto con carne cruda si rana, rimedio tradizionale cinese per calmare il dolore agli occhi. Il caso ha dato origine ad un articolo molto interessante, pubblicato su Genome Biology: The genome of the sparganosis tapeworm Spirometra erinaceieuropaei isolated from the biopsy of a migrating brain lesion.

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Il caffè aumenta la tua memoria

Per gli studenti universitari è un potente alleato nello studio, per chi è mattiniero è un aiuto per far cominciare bene la giornata, per chi lavora di notte è un amico insostituibile, per quasi tutti gli italiani è un rito, sto parlando del caffè. La caffeina in esso contenuto ha molte qualità e oggi un nuovo studio lo riconferma.

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Caffè e memoria

Michael Yassa è un assistente universitario presso il Dipartimento di psicologia e neuroscienze della Johns Hopkins University. Ha appena riempito una tazza di caffè e seduto davanti a un camino ardente si accinge a berlo. «Da sempre sappiamo che la caffeina ha un effetto sul sistema cognitivo, ma non è mai stato dimostrato il suo effetto sulla memoria, la sua capacità di rinforzare i ricordi. Per la prima volta abbiamo dimostrato che la caffeina ha un effetto specifico nel ridurre le dimenticanze fino a 24 ore dopo la sua assunzione».

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L’esperimento

La ricerca condotta da Yassa e colleghi e pubblicata su Nature Neuroscience racconta come 150 persone – non regolari consumatori di prodotti contenenti caffeina – sono state sottoposte a uno studio in doppio-cieco, in cui la metà dei partecipanti ha ricevuto una tavoletta contenente 200 mg di caffeina (dose media consumata da un adulto, equivalente a circa una tazza di caffè forte) e l’altra metà un placebo, cinque minuti dopo aver visto una serie di immagini. Inoltre per valutare i livelli di caffeina di ciascun partecipante, sono stati prelavati dei campioni di saliva prima dell’assunzione della tavoletta, dopo una, tre e ventiquattro ore.

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Gli effetti del caffè sulla memoria

Il giorno dopo a tutti partecipanti sono state mostrate altre immagini: alcune erano identiche a quelle viste il giorno prima, altre erano nuove, altre ancora simili ma non uguali a quella viste in precedenza. Gli è stato chiesto poi di individuare quali immagini avessero già visto durante il primo test: chi aveva assunto il prodotto con caffeina il giorno prima, è stato in grado più degli altri di distinguere le nuove immagini simili ma non identiche alle precedenti. La caffeina quindi secondo quanto affermano i ricercatori, è in grado di migliorare quello che gli scienziati chiamano il pattern separation, cioè la capacità del cervello di riconoscere la differenza fra due oggetti simili ma non identici. Un livello ancora più profondo della conservazione della memoria.

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Come funziona la nostra memoria e come facciamo per aumentarla: guida per prendere trenta e lode agli esami universitari

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La biblioteca pubblica di Cincinnati: la memoria è fatta più o meno nello stesso modo

Provate a ricordare quello che avete fatto questa mattina, da quando vi siete svegliati fino ad ora. Poi provate a ricordarvi cosa avete fatto questo weekend. Ora chiudete gli occhi e sforzatevi di ritornare mentalmente nel luogo dove avete passato le vacanze l’estate scorsa. Infine riportate alla mente un episodio della vostra infanzia, magari di quando andavate alle elementari. Il vostro cervello, con minimo sforzo, vi avrà trasmesso delle informazioni – magari non del tutto collimanti con la realtà, ma assolutamente verosimili – dell’evento che avete vissuto. In pratica, come una piccola ma potente macchina del tempo, vi avrà riportato in un luogo temporale che non esiste più.

La biblioteca

Per come fin da bambino l’ha sempre immaginata il sottoscritto, la nostra memoria funziona come una sorta di enorme biblioteca, dove ogni libro corrisponde ad un evento vissuto nella nostra vita. La grandezza di ogni volume è direttamente proporzionale alla rilevanza che l’evento – in esso narrato e descritto – ha nella nostra esistenza. Alcuni libri sono irrilevanti e sono riposti in stanze anonime, che probabilmente non visiteremo mai più (ma che rimangono li, nel caso in cui l’evento diventasse invece rilevante); altri libri sono posti su piedistalli ed occupano stanze eleganti e ben illuminate – sono i ricordi piacevoli – mentre alcuni testi corrispondono a ricordi sgradevoli e sono riposti nelle stanze buie della nostra grande biblioteca. Gli eventi tragici sono relegati in stanze talmente nascoste della nostra mente e così anguste che ci sforziamo – a volte senza riuscirci, purtroppo – di dimenticarci della loro esistenza.  Infine ci sono libri splendidamente rilegati: sono così belli che meritano di occupare – da soli – intere grandi stanze della nostra mente. Ma le stanze migliori! Le più belle, illuminate tutto il giorno e decorate con splendidi arazzi. Ovviamente questi libri, limitatissimi nella tiratura, corrispondono ai momenti più belli della nostra esistenza. Per i nostri nonni questi volumi potrebbero trattare ad esempio della fine della II guerra mondiale. Per i miei coetanei la narrazione potrebbe comprendere la nascita di un figlio. Per i più giovani magari si parla di “quel favoloso primo bacio dato alla più carina della classe quel giorno in cui c’era la festa a casa di…”.

Scusate questa introduzione, ma volevo trasmettervi l’immagine che ho io della memoria. Però torniamo ora coi piedi per terra e chiediamoci…

Cos’è un ricordo e come e dove il nostro cervello memorizza le informazioni?

Il processo di memorizzazione, per quanto romantico possiamo dipingerlo, è riconducibile a neuroni, sinapsi, chimica e fisica. I neuroni sono le cellule che compongono il nostro cervello; ognuno di noi ne ha più di 100 miliardi. Le sinapsi sono invece le “autostrade” che collegano tra loro i diversi neuroni, creando le cosiddette reti neurali.

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Qui in alto vedete raffigurato un neurone con i propri bottoni sinaptici i quali, insieme allo spazio sinaptico e alle membrane post-sinaptiche, formano appunto le sinapsi che permettono lo scambio di informazioni tra i vari neuroni. Quando un ricordo viene richiamato alla mente, un gruppo di neuroni inizia ad inviare dei segnali elettro-chimici attraverso le sinapsi, secondo una specifica sequenza. Un ricordo dunque non è altro che una rete neurale che si attiva secondo una precisa sequenza. Poco poetico, vero? Importantissimo il fatto che più volte una rete neurale viene attivata nel corso del tempo, più il ricordo associato sarà radicato nella nostra memoria. In pratica quando ci succede qualcosa, più volte ripenseremo a quel dato evento e più è probabile che ce lo ricorderemo a distanza di tempo perché la rete neurale ad esso associata viene attivata più volte. Ciò accade perché il nostro cervello privilegia i fatti con cui abbiamo a che fare varie volte, ritenendoli quelli più importanti per la nostra sopravvivenza. Da questo discorso capiamo quindi il motivo per cui ripetere spesso un argomento prima di un esame, ce lo fa ricordare meglio, inoltre compiere un gesto ripetutamente ce lo fa compiere in modo migliore: la nostra intera memoria è basata su esperienze replicate.

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Studente universitario da trenta e lode

Se sei uno studente universitario – e probabilmente lo sei visto che sei qui – il fatto che un ricordo sia legato all’attivazione di una specifica rete neurale è un’informazione che può davvero fare la differenza nella tua carriera universitaria. Visto che purtroppo non è ancora possibile espandere i propri gigabyte di memoria come faceva Keanu Reeves nel film Johnny Mnemonic, dovremo fare alla vecchia maniera, cioè faticando! Vediamo ora come questi complessi meccanismi biochimici possano effettivamente aiutarti a prendere quel bel 30 e lode che tanto ti farebbe comodo per alzare la media in questa faticosa sessione d’esame!

1) Rileggere vs ripetere: il metodo della prima lettera

Il metodo di studio di molti universitari consiste nel rileggere fino alla nausea il materiale dell’esame. Bene, questo metodo non serve a molto, almeno dal punto di vista scientifico: leggere o rileggere un paragrafo attiva una rete neurale diversa dalla rete neurale associata alla memorizzazione di quello stesso paragrafo. Tradotto in parole povere: se rileggi un testo dieci volte, sarai semplicemente più bravo nella lettura di quel passaggio e avrai migliorato di uno 0,00001% la tua capacità di leggere velocemente, ma non la tua memoria! Se vuoi davvero memorizzare quel testo devi ripeterlo mentalmente, senza aiutarti con la “stampella” della rilettura. Devi sforzarti di ripeterlo. Quello sforzo fortifica la rete neurale come sforzare un bicipite rafforzerà quel muscolo (no pain no gain!).
Ciò significa in pratica che quando studi devi leggere un numero limitato di volte (una o due bastano di solito) con la massima concentrazione e soprattutto CAPENDO quello che state leggendo, e poi iniziare subito a ripetere tutto ciò che riesci a ricordare; e non passivamente, ma sforzandoti di ricordare qualcosa in più. In questo modo, non solo risparmierai un sacco di tempo, ma rafforzerai realmente la rete neurale associata al ricordo e non quella della lettura. Leggere mille volte le stesse righe non solo non ti farà imparare nulla a memoria, in più perderai molto tempo prezioso! Che poi alla decima volta che leggete la stessa riga state sicuri che la vostra corteccia visiva secondaria avrà smesso di fare il suo lavoro interpretativo sul materiale letto, lasciando la corteccia visiva primaria a leggere senza neanche più capire cosa avete davanti! Avete presente quando state leggendo qualcosa ma pensate ad altro, arrivate alla fine della riga e vi chiedete: “ma che cosa ho letto fino ad ora?”; ecco, quello è il tipico segno che le vostre due cortecce visive non vanno d’accordo tra loro (la prima funziona e vi fa leggere, ma la seconda no e non vi fa capire più quello che state leggendo) e leggere mille volte la stessa frase è la maniera migliore per farle litigare! Meglio leggere una/due volte con estrema attenzione e poi sforzarsi a ripetere.

Vediamo ora un applicazione veramente “estrema” di questo principio.

Immagina di dover imparare a memoria, parola per parola, una determinata definizione (magari l’articolo di una legge o una formula di biologia). Come abbiamo visto, continuare a rileggere non serve a granché. In questo caso, possiamo utilizzare il metodo della prima lettera. Questa strategia è molto semplice e consiste nel riscrivere un determinato passaggio, riportando solo la prima lettera di ogni parola e poi studiare la sequenza di lettere ottenuta. Ti faccio un esempio pratico, utilizzando la prima parte dell’Art. 3 della nostra meravigliosa Costituzione Italiana:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge

Applicando il metodo della prima lettera otterremo questa sequenza di lettere:

T i c h p d s e s e d a l

Ottenuta la sequenza di “prime lettere” non devi fare altro che rileggerla 3-4 volte, cercando di ricostruire mentalmente il testo originale. Questo semplice stratagemma costringe il tuo cervello a rafforzare di volta in volta la giusta rete neurale, ovvero quella associata al ricordo e non quella della lettura. Io lo usavo negli esami di anatomia per ricordare, ad esempio, le ossa della mano o del cranio. Con me funzionava! Se per voi questo metodo risulta un po’ troppo estremo, vi rimanga comunque il concetto che, per memorizzare, dovete costruire una rete neurale e per costruirla dovete sforzarvi di ricordare una cosa appena letta (e capìta!), evitando di leggerla mille volte, e riconducendola ad uno schema il più possibile sintetico.

Volendo rendere questo sistema più divertente si può creare un acrostico cioè un componimento poetico o un’altra espressione linguistica in cui le lettere o le sillabe o le parole iniziali di ciascun verso formano un nome o una frase. Nel caso dell’acrostico, l’insieme delle prime lettere forma una parola reale e non il bislacco “T i c h p d s e s e d a l” precedentemente citato. Ad esempio la frase “Sorbirsi continuamente una orribile lezione assurda” può essere memorizzata grazie alla parola… “scuola”!

  • Sorbirsi
  • Continuamente
  • Una
  • Orribile
  • Lezione
  • Assurda

Prima di chiudere questo capitolo, vi chiedo di leggere e cercare di ricordarvi questa sequenza di parole che descrivono concetti importanti nel determinare la presenza di un melanoma: dimensione, evoluzione, colore, asimmetria, bordi. Vi sembra difficile ricordare questa sequenza? Ed invece è facile, basta ricordarsi… ABCDE! Guardate qui sotto:

  • Asimmetria
  • Bordi
  • Colore
  • Dimensione
  • Evoluzione

Il mio prof di dermatologia mi consigliò questo metodo, chiamato regola ABCDE! anche la medicina d’urgenza fa largo uso di acronimi, basta leggere questo mio articolo per capirlo: Regola ABC, ABCD, ABCDE, XABCDE in medicina d’urgenza: cosa deve fare il soccorritore

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2) Memorizzare grazie al tuo stato d’animo

Uno degli elementi essenziali di una memoria strepitosa sono le emozioni. Esistono numerosi studi scientifici sul legame tra ricordi ed emozioni. Ma non servono dimostrazioni scientifiche per convincersi di quanto stati d’animo e memoria siano legati tra loro: scommetto che ricordi esattamente dove ti trovavi o cosa stavi facendo l’11 settembre 2001 o durante la finale dei mondiali del 2006. Più è stata forte l’emozione che abbiamo provato, più il libro nella biblioteca di cui parlavo all’inizio dell’articolo, è voluminoso, cioè maggiormente il ricordo si è radicato nella nostra memoria. Se vogliamo richiamare alla mente un determinato ricordo è dunque di grande aiuto rivivere/ricordare lo stato d’animo che abbiamo provato.

Visto il profondo legame che esiste tra stati d’animo e memoria, è di fondamentale importanza rendere le tue sessioni di studio vive ed emozionanti. Ogni volta che studi, devi farlo con passione, devi scavare dentro di te per trovare quella scintilla che ti ha spinto ad iscriverti alla tua facoltà, devi creare uno stato d’animo positivo che ti aiuti ogni volta a richiamare velocemente quanto studiato. Le emozioni possono essere scatenate da colori, suoni, odori. Ancora oggi ricordo chiaramente la pagina e l’argomento del libro di Immunologia che stavo studiando mentre mia madre cucinava una epica pizza al forno e l’odore si spargeva potente in tutta casa! Associate sempre le emozioni ai vostri sensi e alla cosa che dovete ricordare.

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3) Sfruttare l’effetto Von Restorff

La nostra memoria ha molti punti deboli, conosciuti in psicologia anche come bias. Conoscere queste “debolezze” ci permette di sfruttare efficacemente il nostro cervello. Uno dei più famosi bias di memoria è il cosiddetto effetto Von Restorff. Individuato per la prima volta dal pediatra Hedwig von Restorff, tale effetto consiste nella tendenza del nostro cervello a memorizzare ciò che è inconsueto e si distingue rispetto all’ambiente circostante. Vi faccio un esempio, leggete le prossime righe velocemente:

  • Saltare
  • Tagliare
  • Scrivere
  • Eseguire
  • Volare
  • Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi…
  • Leggere
  • Camminare
  • Cucinare
  • Giocare

Ora ripetete le parole che ricordate. Probabilmente la prima frase che vi viene in mente è quella tratta dalla famosa canzone del grande Lucio Battisti. Perché accade? Per almeno quattro motivi:

  • è una frase di senso compiuto;
  • descrive qualcosa che già abbiamo sentito altre volte;
  • è in corsivo;
  • è in neretto.

Se fosse anche colorata di rosso, i motivi sarebbero cinque! In una parola sola è: DIVERSA dal resto delle parole. La possibilità di ricordare più facilmente ciò che è diverso (cioè risalta) dalla media è appunto l’effetto Von Restorff. Secondo la teoria dei processi organizzativi quando leggiamo una lista tendiamo ad organizzare nella stessa categoria tutti i prodotti simili ma cataloghiamo in una categoria diversa e più importante i prodotti differenti che spiccano rispetto agli altri. Questo li rende più facilmente memorizzabili. Per capirci: qualcuno si ricorda il colore del cappotto della bambina di Schindler’s List? Il film era tutto in bianco e nero e quel colore spiccava talmente tanto che tra trent’anni ancora lo ricorderò! Inoltre domani a quest’ora provate a ricordarvi di questo articolo: vi verrà magari in mente proprio il film Schindler’s List, visto che è già la seconda volta che lo scrivo in neretto ed il vostro cervello lo ha già catalogato come informazione “importante”.

Come possiamo sfruttare l’effetto Von Restorff per preparare al meglio i nostri esami universitari? Come facciamo a differenziare e far spiccare una certa parola? Dai che lo sapete già: con l’evidenziatore! Ma come usarlo nella maniera migliore?

Come usare al meglio gli evidenziatori per memorizzare di più quando studiamo?

Sottolinea utilizzando diversi evidenziatori, con colori e punte diverse. Ai tempi dell’università io avevo almeno dieci diversi evidenziatori e almeno una trentina di pennarelli di colore diverso! Inoltre parliamoci chiaro: se sottolinei tutto è come se non sottolineassi nulla, quindi devi essere molto selettivo nel sottolineare esclusivamente ciò che conta. Io in realtà all’università sottolineavo pochissimo e solo nei primissimi esami, poi ho perso questa abitudine ed i miei libri, dal secondo anno in poi, non hanno neanche mezza parola evidenziata né sottolineata. Tuttavia, quando ancora evidenziavo, usavo un sistema che comprendeva 3 evidenziatori: il verde comprendeva l’argomento principe, il giallo i sotto-argomenti, l’arancione le parole chiave. Importantissimo, lo ripeto: sottolinea il meno possibile! Nota biografica interessante collegata all’effetto Von Restorff: quando nei miei appunti mi capitava di sbagliare a scrivere una parola, la cancellavo e sopra scrivevo la parola esatta, beh, quella parola la ricordavo con estrema facilità. Cosa risalta di più di un errore in una ordinata pagina di appunti? E ovviamente non sto parlando di cancellare gli errori usando il bianchetto, bensì con un vari ed evidenti spessi tratti di penna nera, il che massimizzava l’effetto Von Restorff. La cosa divertente è che, ad un certo punto, facevo degli errori apposta per ricordare meglio una parola! La cosa interessante è invece che quando sbagliavo apposta ricordavo meno di quando sbagliavo per caso: il nostro cervello è difficile da prendere in giro!

Per approfondire, leggi anche: Effetto von Restorff: cos’è e come usarlo a tuo vantaggio

PS Qual è il colore del cappotto della bambina di Schindler’s List? Ovvio: rosso!

4) Scrivere, scrivere, scrivere… Capire, capire, capire…

Prima ho detto che dal secondo anno di Medicina in poi i miei libri erano completamente liberi da sottolineature: qualcuno, guardandoli ora senza alcun segno, potrebbe chiedermi come io studiassi all’università. Semplice, per ogni argomento io scrivevo una sintesi su un quaderno, una sintesi vivace con milioni di colori, evidenziatori, piccoli disegni. Una volta che io avevo sintetizzato l’argomento, il mio quaderno diventava il mio vero libro e da quel punto in poi studiavo solo lì (il libro di testo lo rimettevo in libreria e ci restava). Dal momento che la mia sintesi diventava “bibbia”, il processo di creazione della sintesi mi costringeva a scrivere con molta attenzione le mie parole, capendo bene l’argomento, per evitare di scrivere stupidaggini che poi avrei studiato. Quindi: scrivere sintesi, ma scrivere solo dopo aver capito a fondo. Imparare a memoria e basta è molto più dispendioso rispetto a capire l’argomento nei suoi concetti chiave! Molti mi dicevano che riscrivere interamente il libro (perché alla fine era esattamente questo che succedeva), era un processo troppo lungo e che avrebbe rubato troppo tempo, ma nessuno si rendeva conto che a me bastava scrivere un argomento con attenzione, per imparalo, quindi per me ogni pagina di libro sintetizzata era già memorizzata automaticamente, altro che perdita di tempo!

Dopo aver studiato sulle mie sintesi, il passo successivo era ottenere una serie di personalissime mappe concettuali con i punti chiave che mi servivano per non rimanere mai a bocca aperta di fronte alla domanda dei miei professori. Ma cos’è una mappa concettuale?

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5) Mappe concettuali stimolanti

Una mappa concettuale è uno strumento grafico per rappresentare delle informazioni in modo pratico, sintetico e veloce, in uso fin dagli anni settanta del secolo scorso. Le mappe di questo tipo servono per rappresentare in un grafico le proprie conoscenze intorno a un argomento secondo un principio cognitivo di tipo costruttivista. Se non hai capito stai tranquillo: tra poco vedrai un esempio di mappa concettuale e tutto ti tornerà chiaro!

Il consiglio più importante è quello di creare mappe concettuali graficamente stimolanti. Ho sempre considerato le mappe concettuali un elemento essenziale di qualsiasi metodo di studio; eppure esistono mappe e mappe. Mappe “piatte” con pochi collegamenti e di scarso interesse non ti aiuteranno mai a ricordare efficacemente il tuo materiale di studio. Crea mappe inconsuete, mappe con collegamenti inaspettati tra i diversi nodi, insomma… mappe che siano TUE E SOLO TUE, che ti si stampino in testa! Vediamo ora un esempio di mappa concettuale:

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo COME FUNZIONA LA MEMORIA COME FACCIAMO MIGLIORARLA Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Laser Filler Rughe Botox 2Questa mappa ci aiuta a memorizzare informazioni che riguardano la popolazione sulla terra e sulla sua crescita nel corso di alcune epoche. L’ho trovata su internet ed è ben fatta. Notate come si differenzia l’epoca antica (in giallo a sinistra) dal verde che indica le epoche moderne. Io l’avrei fatta in modo un po’ diverso. Avrei colorato le epoche antiche di marroncino perché il marrone per me è il colore della terra e mi richiama epoche antiche quando ancora non esistevano fabbriche (che per me sono rappresentate dal grigio chiaro, come il fumo che emettono) o asfalto (grigio scuro come il loro colore). Inoltre avrei differenziato i quattro blocchi verdi delle epoche moderne:

  1. crescita molto lenta della popolazione: l’avrei colorata di rosso, colore che mi fa venire in mente un rallentamento se non addirittura un blocco. In alternativa l’arancione… Insomma pensate ad un semaforo;
  2. crescita importante della popolazione: l’avrei colorata di grigio chiaro, non certo per il concetto di “crescita importante”, ma per la nozione di sviluppo industriale (che per me è appunto grigio chiaro);
  3. popolazione che cresce sempre di più: qui avrei usato il verde, che per me rappresenta appunto un libero flusso, un movimento, una accelerazione;
  4. inversione di tendenza: non avrei usato alcun colore, però avrei disegnato accanto una freccia che inverte la direzione.

Inoltre avrei usato molti più disegni: nelle epoche antiche, nella casella “nomadi” avrei disegnato un albero (che io lego al concetto di libertà) mentre in quella “sedentari” avrei disegnato una casa (che indica immobilità). Nella casella “clima favorevole” avrei disegnato un bel sole giallo chiaro, in quella “egizi e Nilo” una piramide giallo scuro con due tratti paralleli blu accanto, in quella “laghi” avrei fatto un cerchio blu.
Invece nelle epoche moderne avrei disegnato una “piccola Italia” dove si menziona l’Europa ed avrei disegnato il segno dell’euro dove si parla di paesi catalogati dal punto di vista economico. Avrei anche potuto associare il segno dell’euro dove si parla di Europa e il segno del dollaro dove si parla di economia, tuttavia, almeno nella mia testa, i due simboli si sarebbero potuti confondere (anzi addirittura invertire) visto che appartengono entrambi allo stesso campo. Ovviamente questi sono solo esempi, ognuno deve trovare i propri colori e i propri simboli. Maggiormente “personali” saranno, più facilmente riuscirete a memorizzare. Non serve dire che i disegni devono essere stilizzati e di rapida esecuzione, quindi non serve essere Giotto, anzi, più i disegni saranno “strambi” e più probabilmente li ricorderete grazie all’effetto Von Restorff! Come vedete sottolineo spesso il concetto di personalizzazione che per me era vitale per memorizzare i libri di duemila pagine di Medicina! Non sono mai riuscito a memorizzare nulla guardando appunti o mappe concettuali create da altri per due motivi:

  1. simboli e parole chiave necessari da altri per ricordare, non sono quasi mai gli stessi che servono a me per ricordare la medesima cosa;
  2. non li ho creati io mentre invece per me il memorizzare era soprattutto insito nel processo creativo speso per creare una certa mappa concettuale.

A chi sta pensando “ma quanto tempo ci mettevi per fare una mappa concettuale così piena di colori e disegni e memorizzarla?” io rispondo “molto meno del tempo che avrei impiegato a memorizzare le stesse cose SENZA disegnare la mappa”, anche perché a me bastava disegnarla per memorizzare tutti i concetti: disegnare e memorizzare avvenivano in contemporanea e non in due tempi distinti, come già vi avevo anticipato nel paragrafo precedente. Ovviamente questo vale per me: voi dovete trovare ovviamente il metodo più efficace per VOI STESSI.

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6) Stai attento a lezione

Sembra banale ricordarlo ma, se pensi che lo studio di una materia inizi una volta terminato il corso, stai perdendo tonnellate di tempo. La preparazione di un esame avviene già durante le lezioni in aula, anche perché poi il prof all’esame esige le risposte come le vuole lui. Tante volte (almeno a medicina) studi benissimo il libro di testo ma poi all’esame il prof si lamenta che stai rispondendo male perché non gli dici le cose che sono giuste per lui! Inoltre se il prof passa tre ore a spiegare l’anemia da carenza di ferro e dieci secondi a parlare dell’anemia da aumentata emolisi da Trypanosoma, io passerei più tempo a studiare la prima che la seconda! Prima di studiare il libro, studiate il vostro prof!

Ad ogni modo prendere gli appunti è una fase molto importante: per sfruttare al meglio questo momento devi imparare a prendere appunti nel modo giusto; devono essere sintetici, schematici e devono usare simboli grafici prestabiliti. Ovviamente il più possibili… personali!

Ricordate infine che il prof è umano, quindi se vi vede attenti alle sue lezioni, grazie all’effetto Pigmalione potrebbe farsi una buona idea di voi ed essere più malleabile all’esame! Inoltre se vi vede sempre in un gruppetto di studenti disattenti, a causa dell’effetto alone potrebbe reputarvi studenti meno capaci ed all’esame comportarsi in modo più aggressivo. Quindi state attenti in aula ed accerchiati da altri studenti attenti: farete la parte dei secchioni, ma forse all’esame sarete facilitati!

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7) Costruisci un palazzo della memoria

Da centinaia di anni esiste una tecnica super-collaudata per potenziare le capacità mnemoniche, chiamata “tecnica dei loci” o “tecnica dei loci ciceroniani”, anche detta “palazzo della memoria” o “palazzo romano della memoria” o ancora Journey Method (cioè “metodo del viaggio”). Si tratta di una tecnica mnemonica introdotta in antichi trattati di retorica greci e romani (Rhetorica ad Herennium, De oratore, e Institutio oratoria) e citata in molti film e serie tv tra cui “The mentalist” ed “Elementary”. In questa tecnica mnemonica gli elementi da ricordare vengono associati a specifici luoghi fisici conosciuti. Per approfondire, leggi: Tecnica dei loci o palazzo della memoria esempi ed esercizi per aumentare la capacità di memorizzare informazioni

8) Associazioni assurde

Le associazioni assurde usate nella tecnica del palazzo della memoria, possono essere usate anche al di fuori di tale tecnica. Vi faccio un esempio. Quando ho studiato lo stravaso dei leucociti durante una infiammazione all’esame di fisiologia, dovevo ricordarmi una specifica sequenza di eventi che comprendeva rotolamento, attivazione, adesione e migrazione, associati a vari elementi come recettori mucinici, selettine, integrine e immuno-globuline… ebbene per ricordare tutto io immaginavo che Silvio Muccino (l’attore) rotolava al supermercato, dove selezionava pasta integrale mentre sentiva Radio Globo. Bislacco? Certo, ma se dopo vent’anni ancora mi ricordo lo stravaso leucocitario come se fosse ieri, forse il metodo funziona!

9) Mente sana in corpo sano

Ricordatevi che il vostro cervello è parte del vostro corpo e la maniera per farlo funzionare al meglio è seguire stili di vita sani: smetti di fumare e di assumere droghe ed alcolici; fai attività fisica; alimentati in maniera adeguata con tanta acqua, frutta e verdura e poco sale e grassi; dormi un numero sufficiente di ore. In alcuni casi può aiutarvi una integrazione con integratori alimentari (cliccate qui per avere la lista completa dei migliori o andate al paragrafo 11).

10) Caffè

Il caffè è un ottimo alleato per la memoria (leggi questo articolo a riguardo), ma non esagerate, anche perché, se siete già ansiosi e prima degli esami il cuore vi batte a mille, il caffè può peggiorare la situazione causando tachicardia ed aumento della pressione arteriosa! La domanda che spesso mi fanno pazienti e allievi è quanto caffè posso assumere ogni giorno quando sono sotto esame? La quantità di caffeina che un adulto può assumere normalmente ogni giorno è circa 5mg/kg di peso corporeo, il che significa che una persona che pesa 60 kg può assumere circa 300mg di caffeina al giorno mentre una persona che pesa 80 kg può assumere circa 400mg di caffeina al giorno. Tenendo conto che ogni tazzina di caffè espresso contiene circa 120mg di caffeina, io consiglio di bere non più di tre caffè al giorno (in individui sani); superato questa quantità è da preferire il decaffeinato.

11) Integratori alimentari

Per migliorare nello studio io ero solito usare alcuni integratori alimentari, tra cui il mio preferito era la glutamina. Prodotti ottimi per contrastare la stanchezza e migliorare memoria e concentrazione che vi consiglio, sono:

12) Ultime raccomandazioni prima di… riprendere a studiare!

Ricordatevi sempre che è più utile studiare sei ore facendo ogni tanto qualche sosta piuttosto che studiare otto ore senza fermarti un minuto. Il mio prof di anatomia 3 diceva sempre che ogni 45 minuti di intensa attenzione, il nostro cervello ha bisogno di una pausa di almeno 5-10 minuti. Se la sera prima dell’esame non riuscite davvero a dormire, potrebbe aiutarvi una compressa da 1 mg di melatonina, assunta con un bicchiere d’acqua mezzora prima di andare a letto.

Spero che questi consigli vi siano utili e che… la memoria sia con voi!

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Amnesia post sesso: è possibile dimenticarsi di un rapporto sessuale?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO AMORE COPPIA SESSO SESSUALITA ABBRACCIO MATRIMONIO MASTURBAZIONE ORGASMO (7)Vi è mai capitato di dimenticare una notte di passione con un vostro partner? Molti penseranno che se la notte a letto è stata alquanto deludente forse sarà stato meglio dimenticarla. Ma altri penseranno di poter rimediare subito e di ripetere l’esperienza sperando in una risoluzione più appagante. Ma curioso è ciò che è accaduto non poco tempo fa a proposito di un caso di amnesia evidenziato dopo un rapporto sessuale. Si tratta di una donna di Washington, prontamente ricoverata al pronto soccorso dell’ospedale di Georgetown.

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