Giuseppe, atleta dei record a 97 anni: «Fino ai 50 ero pigro e fumavo»

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo GIUSEPPE ATLETA RECORD 97 ANNI Dieta Chirurgia Estetica Roma Impotenza Cavitazione Pressoterapia Grasso Eiaculazione Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Laser Filler Rughe Boto1Ogni tanto prende il raffreddore. Capita, a 97 anni (98 il prossimo 20 maggio). Anche perché Giuseppe Ottaviani da Sant’Ippolito, «il paese degli scalpellini», mille anime tra Fano e Pesaro, non è che poi faccia molto per riguardarsi. «Mi alleno a giorni alterni, ma spesso capitano anche due sedute consecutive. Vado in palestra o al campo di atletica all’aperto di Fano» racconta al telefono, la voce squillante di uno che dalla vita ha ottenuto uno sconto che ha del miracoloso: «Se non ci fosse la carta d’identità, davvero non ci crederei di essere a un passo dal secolo di vita: e pensare che non faccio niente di particolare per stare bene!». È giorno di interviste, oggi, per Ottaviani. Lo cercano alcune tv. Il telefono squilla in continuazione. Ma a Sant’Ippolito non si scompongono: lo sanno da un pezzo che l’ex sarto del paese, con quel fisico che è un inno alla normalità (un metro e 70 d’altezza per una cinquantina di chili), è un fenomeno unico, un «ET» dell’atletica, forse un mistero per la scienza, anche se a lui non piace sentirselo dire: «Adesso non facciamola troppo lunga, eh…».

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Italia: paese longevo ma infelice

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MANI ANZIANI AMORE COPPIA VECCHI NONNITra le pieghe dell’ultimo rapporto “Better Life Index” dell’Ocse (il nuovo indice per misurare il benessere dei singoli Stati) ci sono un paio di dati che fanno riflettere. Il “Better Life”, introdotto due anni fa, si basa su 11 gruppi di parametri, che comprendono tra gli altri la grandezza dell’abitazione, il reddito, le relazioni sociali, ambiente, la sanità e la sicurezza.

Italiani tra i più longevi al mondo

Il primo dato che salta all’occhio è questo: l’Italia, assieme al Giappone, è il secondo paese per aspettativa di vita dopo la Svizzera: 82 anni (poco meno di 80 per gli uomini, 84 per le donne), contro una media Ocse di 80. In teoria, il fatto di vivere a lungo dovrebbe rendere più felici. Non a caso la Confederazione elevetica, prima per longevità, è prima anche nella classifica sulla “life satisfaction”, ossia la valutazione da parte dei cittadini del proprio livello di soddisfazione.

Italiani tra i meno felici al mondo

L’Italia invece, nella classifica della soddisfazione dei suoi abitanti, è agli ultimi posti tra i Paesi Ocse: in 30esima posizione, dopo Messico, Cile, Spagna, Slovenia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca e Polonia. Precediamo la Federazione Russa, che pure avrebbe le sue ragioni per essere poco felice: è nel gruppo di coda per diversi parametri come la sicurezza, le entrate economiche e il livello di democrazia; e si ritrova addirittura ultima sulla salute.

Condizioni migliori di quello che pensiamo

L’Italia sugli altri indicatori, come il denaro (che pure non dà la felicità), non è in condizioni così disastrose: le entrate medie nette per famiglia sono superiori alla media Ocse, e nel gruppo di parametri su redditi e ricchezza delle famiglie figuriamo nella posizione numero 12 (su 36). Eppure alla domanda “quanto sei felice” sprofondiamo verso il basso.

Messicani più felici di noi

E’ interessante il caso del Messico. Questo stato è agli ultimi posti in quasi tutti gli indicatori del “Better Life Index 2013″ (in particolare sicurezza, scuola, redditi, sicurezza del lavoro e senso di comunità), tuttavia si piazza ad un buonissimo decimo posto nella classifica sulla soddisfazione. Per quanto sia catastrofico il loro sistema scolastico, forse i messicani sembrano aver studiato alla lettera Oscar Wilde: la felicità non è avere quello che si desidera, ma avere quello che si ha.

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Una alimentazione sana migliora la salute delle pazienti con tumore al seno

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO VERDURA CIBO VEGETALI DIETA DIMAGRIRE CUCINA (2)Tutti gli studi scientifici degli ultimi anni confermano che un’alimentazione sana e naturale è necessaria per garantire al nostro organismo il benessere psico-fisico che merita. Mangiar bene significa soprattutto prevenire le più diffuse malattie, come quelle cardiovascolari (infarto del miocardio, ictus cerebrale), quelle tumorali (si pensi a come influisce una dieta ricca di carni grasse e povera di fibre, nella patogenesi del cancro al colon retto) ed endocrine (diabete, obesità). Ma alimentazione sana non significa solo prevenzione: un paziente che mangia bene ha sempre una prognosi migliore rispetto ad un paziente con pari condizione fisica e patologia, ma che mangia “male”. Anche coloro che si sono ammalati di cancro possono andare incontro a essenziali benefici (prognosi migliore, minor rischio di recidive) seguendo un’equilibrata nutrizione. Ciò è stato dimostrato dal “progetto Diana“, introdotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dall‘Istituto Europeo di Oncologia e dal professor Berrino, ossia direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Produttiva dell’Istituto Nazionale di Tumori di Milano.

Lo studio ha come obiettivo quello di verificare la prevenzione delle recidive del tumore al seno in base all’alimentazione e allo stile di vita facendo sport e attività fisica. Tale progetto è stato mirato soprattutto a donne che hanno subito operazione al seno negli ultimi 5 anni e che si sono messe subito all’opera con le indicazioni alimentari specifiche. Malgrado i dati finali si sapranno l’anno prossimo, in questo momento si sa con certezza che il cibo sano, ricco di fibre e proteine di origine vegetale, poco abbondante e privo di carne, si rivela essere un ottimo alleato per mantenere e migliorare lo stato di salute oramai compromesso da una grave malattia come il tumore mammario.

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Sindrome X: è morta a 20 anni Brooke Greenberg, la “bambina” che non invecchiava mai

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Dieta Peso Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Sessuologia Sesso Ecografie DermatologiaSmettere fumare Brooke Greenberg

La bambina a sinistra in questa foto aveva 20 anni

Ha trascorso la sua vita in braccio a mamma e papà. Aveva vent’anni ma il suo aspetto e la sua mente era quello di una bambina un anno o poco più.  Brooke Greenberg è morta qualche giorno fa per cause non ancora note, nel Maryland (Stati Uniti). Era fra le pochissime persone al mondo (le stime parlano di meno di dieci malati) affette da una sindrome misteriosa denominata «X», che non permette a chi ne soffre di invecchiare, nè di crescere sin dall’infanzia. Brooke aveva tre sorelle cresciute normalmente e, secondo i medici, è vissuta inspiegabilmente a lungo. Ora il suo Dna potrebbe rivelare i segreti dell’eterna giovinezza.

LE ANOMALIE

Brooke viveva in un seggiolone e non è mai cresciuta. Le uniche parti del corpo che crescevano erano le unghie e i capelli e per anni le sono stati inutilmente somministrati speciali ormoni per la crescita, ma ogni terapia è risultata vana e nessun medico è mai riuscito a effettuare una diagnosi e a individuare con precisione il male di cui era affetta nonostante sia stata visitata dai più prestigiosi medici degli Stati Uniti. Test medici hanno dimostrato che Brooke potrebbe aver subito una mutazione del gene che spegne la capacità di crescere, ma nulla è mai stato chiarito davvero perché la piccola aveva anomalie apparenti nel sistema endocrino, ma non nei cromosomi. Il suo Dna, insieme a quello di casi simili, è ora sotto la lente della scienza perché potrebbe nascondere i segreti dell’eterna giovinezza e fornire importanti informazioni sul processo di invecchiamento che porta allo sviluppo di malattie come il morbo di Parkinson. «Anche dopo la sua morte Brooke potrà aiutarci a capire i meccanismi dell’invecchiamento» ha commentato Eric Schadt, direttore dell’Icahn Institute for Genomics and Multiscale Biology al Mount Sinai Medical Center di New York.

LA VITA DI BROOKE

Il blocco totale della crescita per Brooke è arrivato intorno ai 4 anni. Da allora in poi non è più cresciuta, non ha mai parlato e ha sempre mantenuto i denti da latte. «La crescita di Brooke è sempre stata strana sin da quando ero incinta – ha raccontato la madre Melanie ai media americani – un mese cresceva, poi si fermava, poi recuperava. È nata pretermine di un mese, pesava 1,8 chili, ma era nella norma». Negli anni successivi la bambina è stata colpita da una serie di emergenze mediche: ebbe sette ulcere gastriche perforate e attacchi di convulsioni. A cinque anni le fu diagnosticata una massa cerebrale che la portò in coma per due settimane, ma al risveglio della piccola la massa, che si sospettava fosse un tumore cerebrale scomparve. L’anno successivo superò un ictus. Quando è morta era alta 76 centimetri e pesava poco più di sette chili.

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Viviamo più a lungo ma siamo meno sani

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO ANZIANO VECCHIO NONNI MANI RUGOSEUna vita più lunga, ma meno sana di quella dei nonni e dei bisnonni: è quanto aspetta le generazioni più giovani secondo un ampio studio epidemiologico Continua a leggere

Obesità e fumo insieme: danni esponenziali per la nostra salute

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OBESITA GRASSO SOVRAPPESO DIETA DIMAGRIRE METRO ADDOME PANCIA GRASSOL’obesità e il tabagismo sono due condizioni che già prese singolarmente sono pericolose per la salute, ma insieme i loro effetti negativi sarebbero esponenziali. Quando un obeso è anche fumatore i rischi per la salute infatti aumentano enormemente ed a quelli noti se ne aggiungono altri che non sono ancora mai stati investigati a fondo. Ha finalmente provato a farlo uno studio appena presentato al meeting dell’American Chemical Society, con risultati poco rassicuranti. Diversi tumori, l’infarto e l’ictus sono stati da tempo collegati al fumo e all’obesità; quello che queste due condizioni possono fare insieme è da un lato aumentare il rischio di incorrere in alcune di queste conseguenze negative, dall’altro alterare alcuni meccanismi metabolici con il risultato che, per esempio, alcune medicine potrebbero non essere assorbite in dosi sufficienti per essere efficaci, oppure al contrario potrebbero essere assorbite in quantità eccessive. Un altro modo in cui l’accoppiata è perdente è il ruolo dell’obesità nell’intensificare il potenziale cancerogeno delle sigarette.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Ci ammaliamo perchè la società è iper-tecnologica ma il nostro corpo è ancora fermo all’età della pietra

MEDICINA ONLINE DONNA LAVORO SCRIVANIA CARRIERAChe cos’hanno in comune reflusso acido, acne, ansia, depressione, asma, diabete di tipo 2, piedi piatti, pressione alta, alcuni tipi di cancro, sindrome da colon irritabile, lombalgia e osteoporosi? Sono alcune delle malattie non trasmissibili che potrebbero essere dovute al fatto che il nostro corpo non si è ancora adattato al cambiamento delle condizioni di vita avvenuto tra l’età primitiva e i giorni nostri.

Lo sostiene nel suo libro, appena uscito in America, The story of the human body: Evolution, Health and Disease (La storia del corpo umano: Evoluzione, Salute e Malattia), il biologo evoluzionista dell’Università di Harvard Daniel Lieberman, che spiega come il nostro corpo paleolitico sia probabilmente la causa di molti nei moderni mali che ci affliggono.

Il nostro corpo ha preso forma in tempi in cui vivevamo nelle caverne, il cibo era scarso, procacciarselo era difficile e passavamo buona parte del nostro tempo a scappare dalla minaccia costituita dai predatori. Oggi il modo in cui il nostro organismo funziona non è molto diverso da allora, il nostro stile di vita invece sì e questo comporta uno squilibrio nelle nostre reazioni biologiche.

Un esempio classico è rappresentato dalla sedentarietà e dal consumo di zuccheri. Per un fisico, come il nostro, abituato al continuo movimento necessario per procurarsi da mangiare senza morire sbranato dalle belve feroci, l’assenza quasi totale di moto, resa possibile da lavori sedentari e mezzi di trasporto che fanno tutta la fatica al posto nostro è una iattura. Così come l’ampia disponibilità di zucchero, che ai primordi era un bene decisamente di lusso, manda in tilt un sistema abituato a consumarne assai poco. E causa diabete e obesità e altri disturbi legati al fatto che non abbiamo la capacità di metabolizzare simili quantità di carboidrati semplici.

E che dire dello stress? Produce il cortisolo, un ormone che rilascia zucchero nel sangue per prepararci ad affrontare il peggio. Ci rende vigili e quindi pronti alla battaglia ma ha il difetto di farci desiderare un ulteriore approvvigionamento di energia per affrontate eventuali altre sfide. Ecco come lo stress ci induce a mangiare cibi ricchi di zuccheri e ipercalorici che purtroppo sono fin troppo facili da reperire nella nostra epoca.

E se i meccanismi indotti dallo stress non sono cambiati, dal Paleolitico ad oggi è purtroppo cambiato lo stimolo. Fa notare Lieberman che mentre per i nostri antenati cavernicoli lo stress era intenso ma di breve durata (per esempio l’inseguimento di una belva feroce) oggi molto dello stress che proviamo è legato a fattori sociali (lavoro, soldi, problemi personali e di relazione) e diventa perciò cronico, con conseguenze devastanti sull’organismo.

Anche l’abbondanza di allergie e malattie autoimmuni che affliggono l’uomo moderno sarebbero il risultato di un ambiente radicalmente mutato in cui ci troviamo a vivere con corpi assai simili a quelli che avevamo centinaia di migliaia di anni fa. Il nostro sistema immunitario, abituato a dover far fronte a germi di ogni tipo, negli ambienti sempre più sterili che abbiamo creato si ritrova ad essere un motore che gira a vuoto e a volte finisce per ritorcere le proprie armi, in larga parte inutilizzate, contro se stesso. Ecco spiegato il dilagare i malattie autoimmuni, dal diabete alla celiachia, dall’artrite reumatoide alla psoriasi.

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Vuoi che la tua vita si allunghi di tre anni?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA SPIAGGIA MARE SALTO FELICITA ALLEGRIA ESTATE CALDO VACANZE LIBERA LIBERTAVuoi che la tua vita si allunghi di tre anni? Credo di si visto che vivere è una esperienza meravigliosa! Come fare per vivere tre anni in più? La risposta è impegnarsi per mezz’ora al giorno in una attività fisica moderata per 5 giorni a settimana. La scienza ci dice infatti che coloro che si impegnano in una qualche forma di regolare esercizio fisico, anche di moderata intensità, per circa 150 minuti totali alla settimana, hanno un’aspettativa più elevata di 2,4-3 anni rispetto ai sedentari totali o a chi si muove poco.

E’ arrivato a tale conclusione uno studio condotto da un team della Queen’s University in Ontario, Canada, pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine.

Abbiamo già scritto su queste pagine che la sedentarietà fa tanti morti quanto il fumo, che l’esercizio fisico andrebbe prescritto dal dottore, che ogni ora in meno passata in posizione seduta regala giorni o mesi di vita aggiuntivi. Ma qual è il messaggio più efficace per invogliare le persone al movimento: lo spauracchio di ciò che può andar male se non lo fanno o la promessa di un bel riconoscimento se invece lo fanno? Insomma funziona di più il bastone o la carota?

Secondo gli scienziati canadesi autori della ricerca la carota è sicuramente un buon sistema per motivare i cambiamenti comportamentali, e spingere le persone a “fare la cosa giusta”. E le conclusioni del loro studio presentano tutti i requisiti essenziali che un messaggio salutistico dovrebbe idealmente avere per essere efficace: sono semplici da capire, specifici per l’individuo e possono essere formulati in una cornice positiva, incoraggiante.

Utilizzando i dati di diversi studi e database sulla popolazione americana (National Health and Nutrition Examination Survey, National Health Interview Study, U.S. Life Tables), Ian Janssen e colleghi hanno confrontato l’aspettativa di vita a ogni età degli adulti sedentari, poco attivi e attivi (che svolgevano almeno 150 minuti di attività fisica a settimana). Hanno scoperto che per gli uomini di 20 anni l’aspettativa di vita aumentava fino a 2,4 anni tra gli attivi rispetto ai sedentari, mentre tra le donne della stessa età l’aumento registrato era addirittura di 3 anni.

Come si fa a totalizzare questi magici 150 minuti che possono regalarci due anni e mezzo di vita in più? Per esempio con 10 minuti di camminata a passo sostenuto 3 volte al giorno per 5 giorni a settimana: magari andando e tornando almeno in parte a piedi dall’ufficio e facendo una breve passeggiata nella pausa del pranzo. L’ideale sarebbe abbinare a questo esercizio aerobico anche un po’ di tonificazione che coinvolga i principali gruppi muscolari (gambe, addome, braccia, spalle, petto, dorso). Un po’ di sollevamento pesi o anche semplici esercizi nei quali si usa il proprio corpo come resistenza (flessioni, affondi) possono bastare.

Il Centro americano per la prevenzione e il controllo delle malattie suggerisce che i benefici aumentano col crescere del tempo dedicato all’attività fisica: l’optimum sarebbe arrivare ad almeno 300 minuti di attività moderata, ovvero 5 ore a settimana. O in alternativa due ore e mezza di attività ad alta intensità, come corsa, nuoto, bici, tennis, basket o altri sport di squadra. A voi la scelta.

Per approfondire:

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