Visita ginecologica: come avviene, mestruazioni, preparazione, quando si fa

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Quali domande mi farà la ginecologa?

La visita ginecologica inizia con una prima parte colloquiale, seduti alla scrivania. La prima domanda riguarderà il motivo della visita: è un controllo di routine o c’è una ragione particolare (sintomi insoliti da indagare, esigenza di iniziare l’assunzione di un contraccettivo ormonale…)? Poi, se ci si trova davanti a quel medico per la prima volta, si dovrà ricostruire l’anamnesi familiare, patologica e fisiologica, per cui le domande riguarderanno: malattie o irregolarità mestruali presenti in famiglia, malattie avute in passato e patologie attuali (ipertensione, diabete…), caratteristiche del ciclo mestruale (a che età è iniziato, durata, regolarità ecc).

Come si svolge la visita ginecologica vera e propria?

Durante la visita ginecologica la paziente si siede sul lettino ginecologico a gambe divaricate ed il medico esegue l’esplorazione visiva della vulva e introduce in vagina un piccolo divaricatore in plastica monouso, che permette di visualizzare il collo dell’utero ed eseguire il Pap test. Rimosso il divaricatore, si procede all’esplorazione vaginale: il medico, attraverso un dito in vagina, valuta le caratteristiche dell’utero e delle ovaie.
La visita ginecologica a volte può essere completata da un’ecografia transvaginale di supporto (ecografia Office o ambulatoriale), per valutare la presenza o il sospetto di patologie come fibromi, polipi endometriali o cisti ovariche.
La visita e l’ecografia non sono dolorose. Se il medico avverte tensione muscolare inviterà la paziente a rilassarsi e questo migliorerà la qualità della visita.

A cosa servono i particolari gambali del lettino?

Una delle cose che più caratterizza la visita ginecologica (e può spaventare le pazienti ai primi approcci) è il lettino con i gambali, ovvero i supporti su cui appoggiare gli incavi delle ginocchia prima di sdraiarsi. La loro funzione è quella di farti assumere e mantenere senza troppo sforzo la posizione più adatta per farti visitare, ovvero supina e con i muscoli addominali rilassati.

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Perché è importante?

È utile sottoporsi periodicamente alla visita ginecologica ed al Pap test perché in questo modo è possibile effettuare una diagnosi precoce di varie patologie come il tumore all’utero, i fibromi o l’endometriosi, e ciò ovviamente migliora la possibilità di cura: la diagnosi precoce rende curabili e meno gravi patologie potenzialmente mortali.

Visita ginecologica: quando bisogna iniziare a farla?

Se non ci sono problematiche particolari, è consigliabile iniziare a frequentare lo studio del ginecologo intorno ai 20 anni, o comunque quando si desidera iniziare ad avere rapporti sessuali completi nel caso si abbiano dubbi da chiarire in materia di contraccezione.

Ogni quanto fare la visita ginecologica?

Per controlli di routine, una visita ogni 1 o 2 anni con Pap test ed ecografia è sufficiente per tenere sotto controllo i principali fattori di rischio per la salute femminile (tra cui malattie sessualmente trasmissibili e tumore del collo dell’utero e delle ovaie).

Quando farla più spesso?

E’ utile effettuare più controlli ginecologici ravvicinati in alcuni casi: se nella vostra famiglia sono presenti casi di malattie di interesse ginecologico (e quindi è più alto per voi il rischio di svilupparle a vostra volta), nel periodo della menopausa e, ovviamente, quando stiamo cercando di rimanere incinte e durante una gravidanza.

Cosa devo portare con me alla visita ginecologica?

Una buona abitudine è quella di radunare in una cartellina tutti i referti degli ultimi Pap test, ecografie ginecologiche ed esami del sangue, e portare tutto per farlo visionare al ginecologo. Anche il calendario mestruale su cui si annotano le date di inizio e fine delle mestruazioni può tornare utile.

Cosa bisogna fare (o evitare) prima della visita ginecologica?

La visita ginecologica non richiede una preparazione specifica, puoi lavarti come di consueto, ma andrebbero evitate lavande vaginali o creme locali nelle 72 ore precedenti perché potrebbero mascherare alcune condizioni. Inoltre, meglio astenersi dai rapporti completi per almeno 24 ore prima della visita. Puoi urinare prima della visita, a meno che il medico non ti avverta del contrario, non c’è bisogno di avere la vescica piena per fare l’ecografia.

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Posso fare la visita ginecologica se ho le mestruazioni?

Il momento ideale in cui la visita ginecologica dovrebbe essere effettuata è circa tra gli 8 ed i 10 giorni dall’inizio delle mestruazioni. Non è possibile fare la visita ginecologica con il ciclo, anche perché non si riuscirebbe a fare il prelievo per il Pap test o il tampone, tuttavia in casi di emergenza la visita ginecologica viene effettuata anche durante le mestruazioni.

Devo depilarmi prima di presentarmi alla visita ginecologica?

Non è indispensabile: come e quanto depilare la zona intima è una scelta assolutamente personale, e non ci sono obblighi neanche per quanto riguarda visita ginecologica e depilazione. L’unica cosa importante è sentirsi a proprio agio, senza preoccuparsi troppo di cosa potrebbe pensare il ginecologo – che è un medico e non presterà particolare attenzione a questo dettaglio.

Come vestirsi per la visita ginecologica?

Anche sotto questo punto di vista non ci sono risposte corrette o sbagliate: conta soprattutto sentirsi a proprio agio, per cui la scelta ideale sono pantaloni e scarpe comodi per spogliarsi facilmente, e magari una maglietta lunga per non sentirti subito troppo “esposta” mentre vai dalla zona spogliatoio al lettino ginecologico.

È normale avere delle perdite di sangue dopo la visita ginecologica?

Può capitare, e non è niente di particolarmente allarmante: durante la visita può essere utilizzato lo speculum ed essere eseguito un Pap test, cose possono causare piccole escoriazioni alle pareti interne e quindi un leggero sanguinamento che si risolve in maniera autonoma. Non c’è bisogno di intervenire, a meno che la perdita di sangue sia abbondante e non accenni a diminuire: in questo caso recarsi immediatamente dal medico.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Visita ginecologica completa [VIDEO]

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Il video può essere visionato in QUESTO LINK (il video inizia dopo 35 secondi di nero).

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Se pene o dita sporche di sperma penetrano in vagina si rimane incinta?

MEDICINA ONLINE SPERMA LIQUIDO SEMINALE PENIS VARICOCELE HYDROCELE IDROCELE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVER SEX GIRL MAN NO WOMAN WALLPAPERPuò un pene sporco di sperma, penetrando in vagina o anche solo massaggiando la zona esterna degli organi genitali femminili, determinare l’avvio di una gravidanza? Certamente si. Anche se le possibilità di rimanere incinta sono più basse rispetto ad una eiaculazione avvenuta direttamente all’interno della vagina, la penetrazione di un pene sporco di sperma può comunque veicolare il liquido seminale all’interno del canale vaginale, anche se lo sperma è stato emesso ore prima, poiché grazie al plasma seminale in cui sono immersi, gli spermatozoi riescono a sopravvivere a lungo nell’ambiente dopo l’eiaculazione. Stesso discorso vale se un profilattico ha tracce di sperma sul lato che entra a contatto coi genitali femminili. Per questo motivo – per evitare gravidanze indesiderate – dopo una eiaculazione, è bene sempre lavarsi bene il pene, oltre ad usare un profilattico nuovo ad ogni nuova eiaculazione.

E le dita e le mani sporche, possono far rimanere incinta? A tal proposito leggi: Dita sporche di sperma toccano la vagina: c’è rischio di gravidanza?

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Ho delle contrazioni vaginali durante l’orgasmo: sono normali?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA BELLA ESTETICA CAPELLI OCCHI ELLEZZA COSMETICI PELLE RUGHE TRUCCO MAKE UPUna nostra assidua giovane lettrice, ci chiede: “Durante il piacere sessuale e soprattutto quando provo un orgasmo, avverto chiaramente degli strani movimenti ritmici nella vagina, che però non riesco a controllare. Anche il mio ragazzo se n’è accorto e mi vergogno un po’ della cosa. E’ normale o c’è qualche problema?”.

Per le donne non sempre il massimo del piacere è percepito così chiaramente come avviene nel maschio. Teoricamente parlando, l’orgasmo è una scarica di eccitazione sessuale ed è caratterizzata da sensazioni molto piacevoli seguite da uno stato di rilassamento. Molte donne però, pur non avendo raggiunto l’orgasmo, a volte lo fingono, solo per non deludere l’uomo. Ma quali sono i segni dell’orgasmo femminile? A tal proposito vi invitiamo a leggere: Come capire se una donna ha avuto davvero un orgasmo? Ecco i segnali del piacere femminile

La domanda della nostra giovane lettrice ci dà modo di parlare di uno dei segni di orgasmo femminile più netti: la contrazione ritmica involontaria dei muscoli della vagina cioè le “contrazioni pelviche orgasmiche”. Anticipiamo che tali contrazioni sono fisiologiche, cioè del tutto normali, ed anzi una loro totale assenza, soprattutto nelle giovani donne, potrebbe a volte essere la spia di un problema neuro-muscolare. La nostra lettrice deve quindi rassicurarsi: è assolutamente sana.

Le contrazioni vaginali orgasmiche sono spasmi incontrollabili che compaiono nella fase di plateau e di solito durano in tutto tra 5 e 10 secondi con intervalli molto brevi (tra 0,8 secondi ed un secondo). Di solito le contrazioni sono tra 5 e 10 ma sono le primissime ad essere intense, mentre le ultime hanno una intensità via via ridotta. In genere sono ben visibili anche a livello del meato uretrale (l’apertura attraverso cui esce l’urina) e – soprattutto – dell’ano, che appaiono stringersi e rilassarsi con lo stesso ritmo del perineo (la zona tra ano e vagina).

Le contrazioni pelviche a volte sono così intense (specie durante le primissime contrazioni) da essere chiaramente percepite anche dal partner, perché le pareti della vagina (o dell’ano, in caso di rapporto anale) premono ritmicamente sul pene dell’uomo. Tali contrazioni sarebbero equivalenti a quelle che nel maschio determinano il rilascio dello sperma tramite i ripetuti getti eiaculatori.

Durante le contrazioni, a volte si può notare una lieve fuoriuscita di liquido dalla vagina; a tal proposito leggi: Cos’è il liquido emesso da una donna durante l’orgasmo?.

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Micropene: i trattamenti per un pene troppo piccolo

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COME FATTO PENE INTERNO UOMO SESSO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PenePrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento, leggi anche: Micropene: quanto misura, complicazioni, c’è una cura?

La condizione di micropene può essere risolta facendo ricorso sia a una terapia ormonale (quindi farmacologica) sia a una terapia chirurgica.

TRATTAMENTO ORMONALE

Il trattamento ormonale consiste principalmente nella somministrazione di testosterone esogeno.
Per ottenere dei buoni risultati, tale cura dovrebbe iniziare durante la prima infanzia – quindi è fondamentale la diagnosi precoce – e interrompersi alla fanciullezza – per evitare spiacevole effetti collaterali come virilizzazione e maturazione ossea precoci.
Sui tempi e le modalità di somministrazione del testosterone esogeno, è bene sapere che:

  • L’assunzione dell’ormone non è mai continuativa. Infatti, massimo ogni 3 mesi è prevista un’interruzione temporanea della terapia.
  • Le vie di assunzione possibili sono quella intramuscolo e quella topica.

Se all’origine del micropene c’è una condizione di ipogonadismo (per esempio come nel caso di un portatore di sindrome di Klinefelter), la cura ormonale a base di testosterone esogeno deve riprendere durante l’adolescenza; molto spesso, in questi frangenti, le somministrazioni durano per tutta la vita.
Per quanto concerne la sua efficacia, il trattamento ormonale può avere particolare successo in alcuni pazienti e meno in altri, quindi varia da persona a persona. In ogni caso, raramente fa sì che il pene raggiunga una lunghezza considerata normale.

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Deficienza di 5-alfa reduttasi

In presenza di una deficienza di 5-alfa reduttasi (quindi quando c’è una mutazione genetica a carico del gene SRD5A2), i medici possono prescrivere una terapia a base di diidrotestosterone esogeno. I risultati ottenibili da un siffatto trattamento sono più che soddisfacenti.
A tal proposito, è importante sottolineare che il ricorso al diidrotestosterone avviene in tutti quei casi in cui c’è una risposta ridotta alla cura con testosterone esogeno.

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TRATTAMENTO CHIRURGICO

Il trattamento chirurgico del micropene consiste in un intervento particolare e molto delicato, chiamato falloplastica di allungamento.
Durante una falloplastica di allungamento, il chirurgo preleva da un avambraccio del paziente una porzione di tessuto cutaneo, che applica attorno al piccolo pene, creando una sorta di involucro cilindrico.
Quindi, su questo involucro cilindrico, opera nel seguente modo:

  • Lo fa raggiungere da una rete di vasi sanguigni e lo innerva. La costruzione di un sistema vascolare serve per la capacità d’erezione, mentre l’innervazione per la sensibilità durante i rapporti sessuali.
  • Vi inserisce una protesi gonfiabile (N.B: in genere, sono protesi ripiene di liquido), dotata di un canale interno per l’espulsione dell’urina e dello sperma. In altre parole, nella protesi c’è un’uretra sintetica.

Se c’è il consenso del paziente, il chirurgo può anche migliorare l’aspetto estetico dell’involucro cilindrico, ricostruendovi, al suo apice, il glande (glanduloplastica).
La falloplastica di allungamento è un’operazione alquanto invasiva, pertanto non è esente da rischi e complicazioni.

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TRATTAMENTI CHIRURGICI DEL PASSATO

In passato, soprattutto su influenza dello psicologo e sessuologo John William Money (1921-2006), si diffuse la teoria secondo cui i portatori del micropene fossero delle “donne mancate” e che, per questo, era necessario ricorrere a una terapia particolare, nota come riassegnazione del sesso.
Brevemente, la riassegnazione del sesso consisteva in: un intervento chirurgico per la modificazione dell’apparato genitale (in un maschio, si provvedeva alla sostituzione del pene con una vagina), cure ormonali e terapia psicologica finalizzata all’accettazione della nuova condizione sessuale.
A partire dal 1975, dopo l’emblematico caso di un certo Bruce Reimer, gli studi e le teorie sulla riassegnazione del sesso, portate avanti da Money, destarono sdegno e furono oggetto di aspre critiche in più parti del mondo. Fu così, quindi, che diversi medici e rappresentanti della carta stampata si incaricarono di screditare l’operato di Money, affermando come la riassegnazione del sesso fosse un trattamento del tutto illogico.
A questo punto, riteniamo opportuno precisare che i soggetti con micropene nascono con un corredo cromosomico XY, come gli uomini con un pene di dimensioni normali.

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Rottura dell’imene (deflorazione): come avviene, è dolorosa?

MEDICINA ONLINE IMENE ROTTURA SANGUE VAGINA DOLORE SESSO PENE PENETRAZIONE DONNA RAGAZZA SESSUALITA RAPPORTO SESSUALE SPERMA EMORRAGIA CHIAMARE DOTTORE FEMMINILE GINECOLOGIA MESTRUAZIONILa deflorazione, ossia la fisiologica rottura dell’imene, segue solitamente il momento della penetrazione della donna, durante il primo rapporto sessuale. In genere, la lacerazione di questa membrana non è dolorosa, ma può comportare un leggero disagio o un temporaneo sanguinamento. Chiaramente molto dipende dall’approccio del partner (più o meno delicato), dallo spessore della membrana e della diversa vascolarizzazione del tessuto.

Elasticità dell’imene

A seconda del suo aspetto e della sua forma, l’imene può essere talmente elastico da non lacerarsi al momento del coito, rimanendo integro. In altri casi, invece, la membrana è così sottile che può facilmente rompersi anche durante i preliminari e non sanguinare per nulla, senza necessariamente dover arrivare alla penetrazione completa durante l’atto sessuale. Dopo la deflorazione, al posto dell’imene, non restano che piccoli lembi, denominati lobuli imenali.

La rottura dell’imene fa male?

La deflorazione può provocare un po’ di dolore e in alcuni casi la perdita di sangue (solo qualche goccia). Molti amplificano il senso del dolore attribuendolo alla perdita della verginità, ma in realtà molto dipende dalla nostra soglia di sopportazione del dolore e dalla “dolcezza” del partner. Ci sono ragazze che non soffrono affatto, altre si. Per evitare fastidi o problemi il primo consiglio è di dedicarsi a lungo ai preliminari, poi di agire con molta dolcezza attraverso spinte piccole e leggere.

Quanto sangue si perde?

La quantità di sangue è in genere abbastanza ridotta, tuttavia anche una esigua quantità ematica è di solito capace di macchiare indumenti e coperte. Per approfondire: Rottura dell’imene (deflorazione): si perde sangue e quanto?

Non sempre penetrazione

La rottura dell’imene non sempre dipende da atti sessuali. In qualche caso, infatti, la lacerazione può verificarsi a causa dell’introduzione di oggetti in vagina (ad esempio assorbenti interni o sex toys) oppure in seguito ad un trauma dovuto a masturbazione o altro, o ad attività fisiche o sportive (ad esempio andando in bicicletta o facendo ginnastica) o anche nella “deflorazione chirurgica” (imenectomia), un intervento necessario in caso di imene imperforato congenito o acquisito per far defluire all’esterno il sangue delle mestruazioni. Inoltre, l’imene può rompersi per malattie (come alcune infezioni) e visite mediche. Quest’ultimi casi sono comunque molto rari.

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Differenza tra piccole e grandi labbra

MEDICINA ONLINE VULVA LABBRA GRANDI PICCOLE LABIA MINORA MAJOR VAGINA SEX SESSO DONNA APPARATO SESSUALE FEMMINILE CLITORIDE MEATRO URETRALE OPENING IMENE VERGINITA WALLPAPER PICS PICTURE PHOTO.jpgLa “vulva” è l’insieme degli organi dell’apparato genitale femminile che sono esterni e quindi visibili. Fanno parte della vulva le grandi labbra, le piccole labbra, il clitoride e il vestibolo della vagina. Molti confondono le grandi labbra con le piccole labbra, in particolare le piccole labbra sono erroneamente da molti chiamate grandi labbra.

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Vediamo le differenze tra queste due strutture dell’apparato sessuale femminile:

Le grandi labbra (in inglese “labia majora”, vedere figura in alto) sono più grandi ed esterne rispetto alle piccole labbra. Sono fisse e caratterizzate da un colore più scuro, poiché lo strato cutaneo che le copre è maggiormente pigmentato rispetto alla normale colorazione cutanea; si tratta inoltre di un tessuto particolarmente ricco di ghiandole sudoripare (che rispondono ad una funzione di attrazione sessuale soprattutto nel mondo animale).

Le piccole labbra (in inglese “labia minora”, vedere figura in alto) sono più piccole e più vicine alla vagina rispetto alle grandi labbra. Sono mobili e possono ricoprire l’entrata della vagina. Sono situate anteriormente al clitoride, da cui decorrono formando il prepuzio clitorideo.

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Uretra maschile e femminile: anatomia, funzioni e patologie in sintesi

vescica ed uretra maschile e femminileL’uretra è l’ultimo tratto delle vie urinarie. È un piccolo condotto che unisce il collo della vescica urinaria con l’esterno. Mentre nella femmina e in tutti i non mammiferi ha la sola funzione di permettere il passaggio dell’urina, nel maschio dei mammiferi serve anche per il passaggio del liquido seminale poiché in essa si immettono i condotti eiaculatori.

Uretra femminile

L’uretra femminile è un canale lungo circa 4 cm e dal diametro di mezzo centimetro. Ha origine a livello dell’orifizio uretrale interno posto nel collo della vescica e decorre anteriormente e inferiormente attraversando la membrana perineale e sbucando, tramite l’orifizio uretrale, nel vestibolo, subito davanti all’apertura della vagina e circa due centimetri posteriormente alla clitoride. Lungo il suo decorso è in stretto rapporto posteriormente con la parete anteriore della vagina, in particolare nel suo tratto più distale e anteriormente con il tessuto adiposo e le vene contenute all’interno dello spazio retropubico. L’uretra femminile è stabilizzata dai legamenti pubouretrali posteriori che si portano dalla faccia posteriore dell’osso pubico all’uretra e dal legamento sospensore della clitoride. In condizioni normali l’uretra a riposo presenta un lume centrale quasi virtuale, poco più che una fessura tra le pliche mucose longitudinali della mucosa interna delle quali, la più notevole, è la cresta uretrale sulla parete posteriore. Lungo tutta l’uretra si possono riscontrare orifizi in cui sboccano piccole ghiandole mucose, spesso posti all’interno di lacune della mucosa. Due ghiandole mucose maggiori, le ghiandole di Skene, che svolgono una funzione simile a quella della prostata nel maschio, secernono il proprio fluido lubrificante attraverso i condotti parauretrali che sboccano lateralmente all’orifizio uretrale.

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Uretra maschile

L’uretra maschile è un canale considerevolmente più lungo di quello femminile (circa 18–20 cm) che origina a livello del collo vescicale (orifizio uretrale interno) e termina a livello dell’orifizio uretrale esterno che sbocca esternamente nel glande del pene. Nell’uretra maschile si distingue una porzione posteriore, prostatica, lunga circa 4 cm e collocata prossimalmente al corpo spongioso e in buona parte all’interno della prostata e una porzione anteriore, lunga 15–16 cm e collocata internamente a esso. L’uretra posteriore è ulteriormente divisibile in uretra preprostatica, uretra prostatica e uretra membranosa. L’uretra anteriore è chiamata anche cavernosa, ed è divisibile in uretra bulbare e uretra peniena.

  • L’uretra preprostatica è la porzione più prossimale dell’uretra posteriore, è lunga circa 1 cm e si estende dall’orifizio uretrale interno all’ingresso dell’uretra nella prostata. Nella sua parete sboccano i condotti di piccole ghiandole periuretrali. Il lume dell’uretra in sezione trasversale è stellato in questo tratto.
  • L’uretra prostatica è la porzione dell’uretra, lunga 3–4 cm, che decorre all’interno della prostata, vicina alla faccia anteriore e termina presso l’apice della prostata. La caratteristica più importante di questo tratto dell’uretra è la cresta uretrale, un rilievo ricoperto da mucosa che sporge nel lume a partire dalla sua parete posteriore, facendolo divenire arcuato in sezione. Il solco che si viene a formare ai lati della cresta uretrale è il solco laterale, sulla sua superficie sbocca un numero variabile (15-20) di condotti prostatici che secernono il liquido prostatico. A circa metà lunghezza della cresta uretrale è presente una prominenza, detta verumontanum o collicolo seminale che è perforato da un orifizio detto utricolo prostatico. Ai lati dell’utricolo o al suo interno sboccano i due condotti eiaculatori che vi convogliano lo sperma. L’utricolo è un piccolo canale a fondo cieco profondo circa mezzo centimetro in cui sboccano i dotti di piccole ghiandole mucose ed eventualmente, come detto, i condotti eiaculatori. Si pensa che sia il corrispettivo maschile della vagina o dell’utero (da qui “utricolo”, cioè “piccolo utero”). I legamenti puboprostatici si inseriscono sulla faccia posteriore dell’osso pubico e sull’uretra, immobilizzandola.
  • L’uretra membranosa è la porzione distale dell’uretra posteriore, lunga circa 1–2 cm, presenta un lume stellato in sezione trasversale. È la porzione che attraversa il diaframma urogenitale, affiancata dalle due ghiandole bulbouretrali del Cowper, non ne riceve il secreto che invece si dirige in basso sboccando nella porzione successiva.
  • L’uretra bulbare, lunga circa 4 cm, è accolta dal bulbo, cioè la prima porzione dell’uretra spongiosa caratterizzata da un notevole slargamento. Esternamente, questo è ricoperto dal muscolo bulbocavernoso del contingente superficiale dei muscoli del perineo.
  • L’uretra pendula, o peniena, è la porzione che scorre all’interno del pene. Circondata dal corpo spongioso (mediale rispetto ai corpi cavernosi), presenta uno slargamento a livello del glande in cui l’epitelio cambia: passa da epitelio di transizione, tipico delle vie urinarie, a epitelio pavimentoso stratificato molle, andando quindi ad assomigliare alla mucosa peniena che trova all’uscita dell’orifizio ureterale.

Arterie

L’uretra maschile è irrorata da vasi arteriosi diversi a seconda della porzione di cui si tratta. L’uretra prostatica riceve rami arteriosi dall’arteria rettale media e dall’arteria prostatica; l’uretra membranosa riceve rami dall’arteria pudenda interna; dall’arteria rettale media e dall’arteria trasversa profonda del perineo; l’uretra spongiosa riceve rami dall’arteria pudenda interna, dall’arteria uretrale e da rami dell’arteria dorsale del pene. L’uretra femminile è irrorata dall’arteria vaginale, dall’arteria vescicale inferiore e dall’arteria pudenda interna.

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Vene

Nel maschio il sangue viene drenato da un plesso sottomucoso che si scarica nel plesso venoso pudendo e nel plesso vescicoprostatico in alto, e nelle vene profonde del pene.
Nella femmina il plesso venoso uretrale drena nel plesso venoso vescicale del collo della vescica e nella vena pudenda interna.

Linfa

I vasi linfatici dell’uretra drenano nei linfonodi iliaci interni ed esterni.

Innervazione

Le fibre simpatiche pregangliari dell’uretra originano dalla colonna intermedio laterale del midollo spinale, si portano al tronco del simpatico tramite i nervi comunicanti bianchi, quindi al plesso ipogastrico inferiore dove sinaptano. Le fibre simpatiche postgangliari dal plesso ipogastrico inferiore e in particolare dai nervi attorno alle arterie vescicali si distribuiscono all’organo. Le fibre pregangliari parasimpatiche originano da neuroni dei neuromeri sacrali del midollo spinale (S2-S4), si dirigono al plesso vescicale dove sinaptano. Le fibre parasimpatiche postgangliari si distribuiscono alla muscolatura della parete dell’uretra a partire dal plesso vescicale. Le fibre sensitive decorrono nei nervi splancnici pelvici, sinaptano nei gangli delle radici dorsali dei neuromeri S2-S4.

Anatomia microscopica

La parete dell’uretra è delimitata da due tonache (mucosa e muscolare) nell’uretra femminile e nel tratto prostatico e in quello membranoso nel maschio, mentre nel tratto penieno ve ne è una sola (tonaca mucosa). L’epitelio di rivestimento nel primo tratto è di transizione, come quello della vescica, nella parte prostatica è batiprismatico e infine pavimentoso, composto non corneificato, fino all’orifizio uretrale esterno dove si continua con l’epidermide del glande o della vulva. Sono presenti due strati muscolari: uno strato interno di tessuto muscolare liscio (andamento longitudinale e circolare), uno esterno striato che prende il nome di muscolo sfintere striato dell’uretra. Lungo la porzione cavernosa dell’uretra, è possibile notare numerosi avallamenti, chiamati lacune del Morgagni. Rappresentano lo sbocco delle ghiandole del Littré, che lubrificano e proteggono la porzione membranosa e peniena tramite una secrezione mucosa. Lo studio dell’uretra si effettua con l’uretrografia.

Patologie dell’uretra

Problemi nell’organogenesi dell’uretra possono determinare nel maschio ipospadia qualora l’orifizio esterno dell’uretra sia posto inferiormente rispetto alla normale posizione all’apice del glande ed epispadia qualora sia posto sulla superficie superiore del pene. Le infezioni dell’uretra prendono il nome di uretriti. La più importante è l’uretrite gonococcica. La minor lunghezza del condotto nella femmina favorisce un più facile accesso dei germi alla vescica spiegando la maggior incidenza della cistite nel sesso femminile.

Per approfondire: Apparato urinario: anatomia e fisiologia [SCHEMA]

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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