Quali sono i dolori più diffusi?

MEDICINA ONLINE HEAD PAIN DOLORE FASTIDIO MAL DI TESTA GLICEMIA, CALO ZUCCHERI PRESSIONE ARTERIOSA IPOTENSIONE DONNA TEMPIE STANCHEZZA TIRED WALLPAPER PIC PICTURE HI RES EMICRANIA AURA DIl dolore è il sintomo più diffuso in assoluto. A seconda della zona coinvolta ognuno di noi ha sperimentato un tipo particolare di dolore, ecco una lista dei più diffusi.

Uno dei dolori più frequenti è sicuramente il mal di testa. Tra le emicranie essenziali (ossia quei mal di testa di cui non è possibile stabilire con chiarezza la causa) le più frequenti sono l’emicrania comune o vasomotoria e quella abituale. Ci sono poi le emicranie secondarie, causate soprattutto da sinusiti, anemie, ipertensione arteriosa, otiti, affezioni dentarie, fumo, alcool.

I sintomi che presenta chi soffre di mal di schiena sono divisi a seconda del tratto della colonna vertebrale colpita. I principali dolori possono riguardare il tratto cervicale e il tratto lombare. Il dolore cervicale può presentarsi in modo acuto oppure lento e via via sempre più grave. Nel primo caso il dolore è improvviso e violento in una zona ristretta e ben localizzata della nuca (torcicollo). Nel secondo arriva lentamente, è sordo, interessa tutta la nuca e può essere peggiorato o provocato dai movimenti del capo. Il dolore lombare può presentarsi sia in forma acuta che cronica e può comparire bruscamente, per una sollecitazione meccanica per esempio un movimento imprevisto o improvviso che può generare dolore acuto. Nella forma cronica invece il dolore è di vecchia data (per esempio a causa di un atteggiamento “viziato” della colonna dovuto a squilibri nella postura). Il dolore sciatico è un sintomo doloroso del nervo sciatico che parte dalla zona lombare della colonna vertebrale ramificandosi in tutto l’arto inferiore. Scoliosi, artrosi, discopatie o ernie del disco possono essere causa di sciatica, ma spesso il nervo può ammalarsi per suo conto (nevrite), per cause infettive, reumatiche e tossiche.

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Il dolore reumatico è tipico delle articolazioni e delle strutture che le circondano. Il dolore infiammatorio è dovuto a cause di natura infettiva, immunitaria (per esempio reumatismo articolare acuto e artrite reumatoide), dismetabolica (gotta). Il dolore interessa una o più articolazioni, può essere acuto oppure cronico e si associa generalmente ai classici sintomi dell’infiammazione.

Il “mal di stomaco” (come anche il mal di pancia) può manifestarsi come bruciore, crampo, senso di dilatazione e può essere accompagnato da nausea oppure vomito e durare qualche giorno oppure essere sempre presente (dolore cronico). Le cause note del mal di stomaco sono la gastrite o l’ulcera.

I dolori mestruali possono essere dovuti ad anomalie funzionali, di tipo ormonale, oppure anche a problemi di tipo psicologico. Il dolore si accompagna spesso a mal di testa.

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Cervello: primo trapianto di connessioni

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Mangiare meno ringiovanisce il tuo cervello2

Primo “trapianto” di connessioni nel cervello di una lumaca di mare, per farle diventare uguali a quelle di un’altra specie: lo scopo è verificare il legame tra i circuiti cerebrali e il comportamento. Ricercatori della Georgia State University, infatti, hanno scoperto che le due specie esaminate hanno connessioni neurali molto diverse, nonostante abbiamo gli stessi neuroni e lo stesso modo di nuotare. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Current Biology, sono importanti per due motivi: mostrano che l’evoluzione può conservare lo stesso comportamento anche se cambia la struttura cerebrale, e che gli stessi neuroni, in specie diverse, possono avere funzioni diverse.

I ricercatori, guidati da Akira Sakurai e Paul Katz, hanno studiato il cervello di due specie di lumache di mare, Dendronotus iris e Melibe leonina, che hanno grandi neuroni e circuiti semplici. Hanno bloccato le connessioni tra neuroni della prima specie usando il curaro, un veleno paralizzante usato da indigeni del Sud America sulla punta delle loro frecce, che ha impedito al cervello di produrre lo schema di impulsi che normalmente fa nuotare l’animale.

Poi i ricercatori hanno inserito degli elettrodi nei neuroni per creare delle connessioni artificiali uguali a quelle dell’altra specie di lumaca di mare. Il cervello ha funzionato normalmente, producendo gli impulsi ritmati che consentono il nuoto, dimostrando che queste due specie hanno lo stesso modo di nuotare anche se usano meccanismi cerebrali molto diversi. Lo studio indica anche che bisogna fare attenzione a non dare per scontato che due specie con stessi neuroni e uguale comportamento condividano anche lo stesso tipo di connessioni cerebrali.

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Il cervello degli adolescenti? E’ piccolo ma denso di…

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Dieta Sessuologia Sex PSA Pene Laser Filler Rughe Botulino Ialuronico Bambino Apple MAL DI SCHIENA TABLETUna fase di cambiamenti riguardanti corpo, pensieri, passioni e istinti. Per arrivare a scoprire chi siamo. Un momento che è insieme meraviglioso, rivoluzionario, difficile e indimenticabile. In una parola: l’adolescenza. Una fase di passaggio dall’essere bambini al diventare uomini e donne, per la quale molti genitori sognano di avere il libretto d’istruzioni (quanti nel faccia a faccia con un 14enne si sono trovati a pronunciare la frase «questa casa non è un albergo»). Un’età misteriosa non solo per le famiglie, ma anche per i neurosocenziati che da sempre indagano su come si sviluppa il cervello degli adolescenti e sulle sue differenze rispetto a quello adulto. Fino a una ventina di anni fa si pensava che la maggior parte della crescita avvenisse nella prima infanzia. Oggi, grazie alla diffusione di avanzati sistemi di scanning, sappiamo che non è così: il nostro organo pensante continua a svilupparsi per tutta l’adolescenza e durante i primi 20 o 30 anni della nostra vita. Ora, è stato fatto un ulteriore salto nella conoscenza.

Aumenta la densità

Se prima il volume della materia grigia e lo spessore della corteccia cerebrale, sede delle funzioni intellettive, sembravano diminuire invece che aumentare, un nuovo studio della Università della Pennsylvania, pubblicato sul Journal of Neuroscience, potrebbe aver trovato il perché di questa apparente contraddizione; a mettere insieme tutti gli elementi ci pensa il titolo: Age-Related Effects and Sex Differences in Gray Matter Density, Volume, Mass, and Cortical Thickness from Childhood to Young Adulthood. Per arrivare alla conclusione sono stati utilizzati i dati raccolti in un’indagine che ha seguito lo sviluppo neurocognitivo di bambini e ragazzi, il Philadelphia Neurodevelopmental Cohort. Analizzando le immagini di risonanza magnetica di oltre mille individui (1.189 per la precisione) tra i 18 e i 23 anni, i ricercatori hanno osservato i cambiamenti nel cervello, evidenziando come “nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza il volume della materia grigia diminuisce, ma la densità aumenta”. Spiegando così – in poche parole – perché migliorano le performance cognitive, pur riducendosi di volume.

Cervello piccolo ma denso di materia grigia

Non solo, il fenomeno è particolarmente visibile nelle ragazze, il cui cervello è di dimensioni minori perché proporzionato alla loro taglia, ma dotato di maggior quantità di materia grigia densa. Ciò spiegherebbe perché i loro risultati siano equivalenti a quelli maschili. Secondo Ruben Gur, uno degli autori, questa scoperta può spiegare meglio l’intensità dei cambiamenti che avvengono tra l’infanzia e l’adolescenza. «Se rimaniamo disorientati dal loro atteggiamento, ci tornerà utile sapere che il loro cervello cambia di dimensione e composizione in un momento in cui si chiede loro di più in termini di risultati e devono comunque mantenere un profilo accettabile», ha concluso.

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La pornografia fa male alla salute: lo dice la scienza

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Cavitazione Dietologo Roma Sessuologia Psicologia clinica Eiaculazione precoce Erezione Smettere fumare Masturbazione pornografia causa ImpotenzaLa pornografia fa male alla salute, soprattutto negli uomini. A rivelarlo alcune ricerche scientifiche che hanno mostrato gli effetti negativi della pornografia sulla vita di chi ne abusa.

La dipendenza dal porno sul web viene definita cyber-sexual addiction e fa parte di quel tipo di “disordini psichiatrici legati all’abuso del porno sul web”. La patologia è stata analizzata da moltissimi scienziati ed è stata addirittura inserita nella Diagnostic and statical Manual of Mental disorders, il testo più importante di psicologia.

Secondo alcuni studi il porno causerebbe dei danni fisici a chi ne abusa. Un’eccessiva stimolazione della dopamina (il neurotrasmettitore che si attiva grazie al piacere fisico) porta infatti ad un calo della libido. I danni sono ancora più gravi quando ad avvicinarsi alla pornografia sono gli adolescenti, come ha svelato una ricerca dell’Università di Padova. “La fruizione quotidiana di immagini forti, che richiamano esperienze anche estreme, rallenta la maturazione cerebrale della sessualità, svincolando la sfera sessuale dall’affettività – hanno spiegato i ricercatori -. Il sesso virtuale nei giovani può alterare la risposta alla sessualità reale e portare a un fenomeno clinico nuovo e preoccupante, che possiamo constatare già nell’adolescenza: l’anoressia sessuale, vale a dire la mancanza di desiderio sessuale e di contatto affettivo. La sessualità in internet è fredda e ripetitiva: questo determina assuefazione e comporta poi, nella vita reale, mancanza di desiderio”.

Alla stessa conclusione sono giunti gli andrologi, secondo cui l’uso eccessivo del porno provoca nel 25 per cento dei casi disturbi molto gravi che vanno dall’anoressia sessuale sino alla disfunzione erettile. Il problema è legato soprattutto ai diversi video pornografici che si trovano in rete e che non si limitano a mostrare un rapporto sessuale fra uomo e donna, ma anche contenuti molto più forti, come i rapporti sadomaso. Il risultato è che gli uomini si abituano alle sensazioni particolarmente intense e non trovano più piacere nel rapporto di coppia.

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Epilessia infantile: come comportarsi col proprio figlio?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Dieta Sessuologia Sex PSA Pene Laser Filler Rughe Botulino BAMBINI TABLET SCRIVERE DIFFICOLTACon alcune semplici misure di sicurezza il bambino affetto da epilessia è in grado di vivere una vita assolutamente normale e compiere le stesse attività dei suoi coetanei, come giocare, fare sport ed in generale di dedicarsi a tutte quelle attività adatte alla sua fascia d’età.

Epilessia e sport nei bambini

I genitori di soggetti epilettici spesso si preoccupano che l’esercizio o un’attività sportiva possa peggiorare le convulsioni dei propri figli, ma raramente questo scatena un episodio. Anzi, un’attività fisica regolare può migliorare il controllo degli episodi. Anche praticare sport sicuri può essere estremamente salutare per il benessere fisico, mentale ed emozionale. È sempre importante invece evitare traumi legati allo sport, perché possono aumentare il rischio di convulsioni.

Precauzioni

È importante assicurarsi che gli altri adulti che si prendono cura di vostro figlio (i parenti, le babysitter, gli insegnanti, gli allenatori, …) sappiano che vostro figlio ha l’epilessia, comprendano il disturbo e sappiano che cosa fare in caso di convulsioni. Date a vostro figlio tutto l’aiuto necessario, parlate apertamente dell’epilessia e rispondete con sincerità a tutte le domande. I bambini affetti da epilessia possono provare disagio per le convulsioni o temere di avere un attacco quando sono a scuola o con gli amici. Prendete in considerazione l’opportunità di portare vostro figlio da uno psichiatra infantile o da uno psicologo, se si trova a dover combattere contro queste ansie. Per prevenire le convulsioni, accertatevi inoltre che vostro figlio:

  • assuma il farmaco o i farmaci seguendo la prescrizione;
  • eviti di smettere di prendere il farmaco solo perché è da tanto tempo che non si verifica un attacco;
  • eviti le cause scatenanti (come ad esempio la febbre, la stanchezza o una notte insonne);
  • proceda regolarmente alle visite specialistiche programmate, anche se si sta rispondendo bene alla terapia.

Per gestire al meglio l’epilessia sono diversi i fattori importanti: è necessario alimentarsi e riposare correttamente e non essere stressati. Dovreste anche prendere altre precauzioni di buon senso, che vi permetteranno di controllare meglio la malattia di vostro figlio e non correre rischi inutili. Ad esempio:

  • i bambini più piccoli devono fare il bagno solo sotto sorveglianza di un adulto;
  • i bambini più grandi devono fare la doccia o il bagno soltanto quando c’è qualcuno in casa con loro, che possano intervenire in caso di attacco;
  • preferire la doccia al bagno;
  • nuotare o andare in bicicletta da soli non sono buone idee per i bambini malati di epilessia (però possono divertirsi in sicurezza, se svolgono queste attività insieme ad altre persone). Quando vanno in bici è necessario che indossino il casco.

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E’ vero che il cervello umano è utilizzato solo al 10%?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma MAL DI TESTA VIVEVA CERVELLO Verme HD Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Luce Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo Dermatologia«Si stima che la maggior parte delle persone utilizzi solo il dieci per cento delle capacità cerebrali. Immagina che cosa succederebbe se potessimo sfruttare il cento per cento.» A parlare è il neuroscienziato professor Norman, interpretato dall’attore Morgan Freeman nel film di Luc Besson, ‘Lucy’ (2014): ed è lei, Lucy (Scarlett Johansson), che arriverà a usare la totalità della sua materia grigia dopo l’assunzione accidentale di farmaci sperimentali che liberano tutte le capacità del suo cervello e la forniscono di poteri sovrumani sempre più grandi.

L’idea che normalmente ci serviamo solo di un decimo delle nostre facoltà e che ci sia una vasta e inesplorata riserva di neuroni che non sfruttiamo appieno – se utilizzata consentirebbe all’individuo di godere di capacità straordinarie – è una credenza molto diffusa, che però non ha alcun fondamento scientifico. Alcuni arrivano a sostenere che nell’ipotetico 90% di massa inutilizzata si nasconderebbero importanti capacità psicocinetiche e psichiche in generale, oltre alla possibilità di sviluppare percezioni extrasensoriali. Ma più volte la scienza ha smentito questo mito, anzi si potrebbe dire che non l’ha mai affermato.

E allora come è nata questa idea? Secondo Christian Jarret, neuroscienziato e giornalista, la paternità della bizzarra idea è incerta – ci sono varie tesi a riguardo, ma nessuna accertata. Fatto sta che questo mito, che ha quasi un secolo, sembra comunque essersi ormai ben radicato nella cultura popolare. Alcuni sondaggi in Gran Bretagna e Stati Uniti mostrarono che la maggior parte delle persone la ritengono un’idea plausibile e supportata dalla scienza, probabilmente perché fa leva sulla nostra sensazione che potremmo fare e imparare molte più cose, se solo ci applicassimo. Dalle conoscenze attuali, però, non riceve alcun sostegno, anzi. L’evidenza mostra che ogni più piccolo danno cerebrale, come appare drammaticamente nelle persone colpite da ictus, può provocare devastanti perdite di funzioni. (Se, normalmente, il 90% del cervello fosse inutilizzato, eventuali danni in queste aree non avrebbero alcun effetto sull’individuo). E la visualizzazione di questo delicato organo con le tecniche di brain imaging non mostra aree ‘dormienti’ o non sfruttate (neanche durante il sonno); solo in caso di gravi danni cerebrali esistono parti del cervello non attive.

Quindi, poco o tanto che sia, il nostro cervello pare proprio sia tutto sfruttato. Ricordiamoci di prendercene cura!

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Diagnostica per immagini nell’aneurisma cerebrale

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma MAL DI TESTA VIVEVA CERVELLO Verme HD Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Luce Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo DermatologiaPer meglio comprendere l’argomento, leggi prima: Aneurisma cerebrale rotto e non rotto: cause, sintomi, diagnosi e cura

Nella maggior parte dei casi gli aneurismi cerebrali vengono scoperti solo quando già si sono rotti e quindi vanno trattati come emergenze, tuttavia l’aneurisma può essere anche scoperto per caso quando ci si sottopone ad esami di diagnostica per immagini alla testa per altri motivi. Se all’improvviso il paziente inizia ad avere un forte mal di testa o altri sintomi collegabili alla rottura di un aneurisma, dovrà sottoporsi a una serie di esami per capire se ha avuto un’emorragia nello spazio tra il cervello e i tessuti circostanti (emorragia subaracnoidea) o un altro tipo di problema. Se c’è stata emorragia il personale sanitario capirà se la causa è da imputare alla rottura di un aneurisma. Gli stessi esami andranno svolti anche se si soffre dei sintomi di un aneurisma silente, ad esempio di male dietro all’occhio, di anomalie nella visione e di paralisi in un lato del volto.

Tra gli esami diagnostici ricordiamo:

  • Tomografia computerizzata (TAC). Di solito è il primo esame radiografico usato per capire se si è verificata o meno un’emorragia cerebrale. L’esame produce immagini a due dimensioni di sezioni del cervello. Durante l’esame, può essere iniettato un mezzo di contrasto che facilita l’osservazione della circolazione nel cervello e può indicare la posizione dell’aneurisma. Questa variante dell’esame è detta TAC angiografia.

  • Puntura lombare. Intervento di estrazione del liquido cefalorachidiano dalla colonna vertebrale con una siringa. Se si ha avuto un’emorragia subaracnoidea, con ogni probabilità ci saranno dei globuli rossi nel liquido che circonda il cervello e il midollo spinale (liquido cefalorachidiano).

  • Angiogramma o arteriogramma cerebrale. Durante quest’intervento, il medico inserisce un tubicino flessibile (catetere) in una delle arterie principali (di solito nella zona inguinale) e lo guida verso il cuore e poi nelle arterie cerebrali. Uno speciale mezzo di contrasto iniettato nel catetere attraversa le arterie e raggiunge il cervello. La serie di radiografie che vengono scattate, poi, può scoprire dettagli relativi alla condizione delle arterie e alla posizione dell’aneurisma che si è rotto. Questo esame è più invasivo rispetto ai precedenti e di solito è eseguito quando gli altri non sono sufficienti.

  • Risonanza magnetica (MRI). La risonanza magnetica usa un campo magnetico e le onde radio per creare immagini dettagliate del cervello, in due o in tre dimensioni. La risonanza magnetica con mezzo di contrasto (angiografia con mezzo di contrasto) migliora la qualità delle immagini dei vasi sanguigni e del sito in cui l’aneurisma si è rotto. Con questa tecnica diagnostica, le immagini possono risultare migliori rispetto a quelle della TAC.

In generale gli esami di diagnostica per immagini non sono consigliati quando si tratta di prevenire e tenere sotto controllo gli aneurismi silenti, ma sono necessari degli esami di screening se in passato si è verificata la rottura di un aneurisma in un genitore o fratello e/o se si soffre di un disturbo congenito che fa aumentare il rischio di aneurisma cerebrale. Lo screening dell’aneurisma può essere definito come screening iniziale (ad es. di un gruppo di pazienti considerati ad alto rischio) o di follow-up di screening in soggetti selezionati. Lo scopo ultimo dello screening non è soltanto quello di individuare o curare le lesioni, ma piuttosto quello di aumentare il numero di anni con una buona qualità della vita per il paziente.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Cosa si prova e cosa succede quando si rompe un aneurisma cerebrale?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Perchè è così difficile smettere di fumare Perchè mi sento depresso dopoPer meglio comprendere l’argomento, leggi prima: Aneurisma cerebrale rotto e non rotto: cause, sintomi, diagnosi e cura

Un aneurisma cerebrale può:

  • essere asintomatico, e quindi scoperto per caso in corso di accertamenti neuroradiologici eseguiti per altri motivi (es. mal di testa). Si stima che circa l’1% della popolazione abbia almeno un aneurisma cerebrale senza saperlo. La maggior parte degli aneurismi non si rompe e non crea problemi né sintomi per tutta la vita. In alcuni casi può essere necessaria una terapia per un aneurisma che è stato scoperto ma che non si è rotto, per prevenirne un’eventuale futura rottura;
  • causare sintomi aspecifici e segni neurologici per compressione meccanica di strutture adiacenti (es. vertigini, sguardo doppio, mal di testa etc.);
  • rompersi e causare emorragia cerebrale e subaracnoidea.

Cosa succede quando si rompe un aneurisma?
Il mal di testa forte e improvviso, descritto spesso come il colpo di un pugnale affilato in testa, è il principale sintomo della rottura di un aneurisma. Al mal di testa si associano:

  • nausea e vomito;

  • malessere generale;
  • irrigidimento del collo;

  • visione offuscata o doppia;

  • fotosensibilità;

  • convulsioni;

  • ptosi palpebrale (abbassamento eccessivo della palpebra superiore);

  • perdita di coscienza;

  • confusione.

Quando l’aneurisma cerebrale si rompe, l’emorragia di solito dura per un tempo molto variabile. Il sangue può danneggiare direttamente le cellule circostanti o addirittura causarne la morte, nonché aumentare la pressione all’interno del cranio. Se la pressione aumenta troppo può interrompersi la fornitura di sangue e ossigeno al cervello: si può perdere conoscenza e persino morire.

Tra le complicazioni che possono nascere dopo la rottura di un aneurisma ricordiamo:

  • Seconda emorragia. Un aneurisma che già si è rotto o fissurato rischia una seconda emorragia, in grado di provocare ulteriori danni alle cellule cerebrali.

  • Vasospasmo. Quando l’aneurisma si rompe i vasi sanguigni cerebrali possono iniziare a restringersi e allargarsi in modo anomalo (vasospasmo). In questo modo le cellule cerebrali ricevono meno sangue (ischemia): si verificano ulteriori danni e perdite di funzionalità.

  • Idrocefalo. Se, come avviene nella maggior parte dei casi, la rottura dell’aneurisma provoca un’emorragia nello spazio tra il cervello e il tessuto circostante (emorragia subaracnoidea), il sangue può bloccare la circolazione del liquido che circonda il cervello e il midollo spinale (liquido cefalorachidiano). Come risultato si può verificare l’idrocefalo, cioè un accumulo di liquido cefalorachidiano che aumenta la pressione sul cervello e può danneggiare i tessuti.

  • Iponatremia. L’emorragia subaracnoidea provocata dalla rottura di un aneurisma cerebrale può causare uno squilibrio dei livelli sodio nel sangue, dovuto alla lesione dell’ipotalamo, una zona vicino alla base del cervello. Se i livelli di sodio si abbassano (iponatremia) le cellule cerebrali si ingrossano e subiscono danni permanenti.

In caso di rottura o sospetta rottura di aneurisma è necessario recarsi IMMEDIATAMENTE al pronto soccorso, dal momento che maggiore rapidità equivale a migliore prognosi.

Purtroppo circa il 15% dei pazienti muore prima di raggiungere l’ospedale, e più del 50% muore entro i primi 30 giorni dall’evento.

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