Video di una cistoscopia femminile

Il seguente video mostra strumenti e tecnica di esecuzione di una uretrocistoscopia femminile:

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Quali sono l’uomo e la donna viventi più longevi d’Italia?

MEDICINA ONLINE ANDREA LATTARI ANNI ETA ULTRACENTENARIO MARESCIALLO CARABINIERE ANNI ULTRACENTENARIE ITALIA ITALIANE SORELLEAttualmente la donna vivente più anziana d’Italia è Giuseppina Projetto che ha ben 115 anni, è nata il 30 maggio 1902 e vive a Montelupo Fiorentino (Firenze) in Toscana. Giuseppina è attualmente la più anziana persona vivente d’Italia, oltre ad essere la seconda donna vivente più anziana d’Europa e la quinta nel mondo. La signora Proietto nasce alla Maddalena, ma è di origine siciliana: il nonno materno si era trasferito dalla Sicilia con la spedizione di Giuseppe Garibaldi ed il padre Cicillo Projetto, originario di Sciacca, aveva conosciuto la madre durante il servizio militare in Sardegna.

Attualmente l’uomo vivente più anziano del nostro Paese invece è il maresciallo Andrea Lattari (vedi foto in alto), un carabiniere in pensione che ha 109 anni. E’ nato a Palermo il 10 gennaio 1908 e vive ormai da anni a Desenzano del Garda (Brescia) in Lombardia. Lattari è laureato in Economia e Commercio ed è ovviamente anche il carabiniere vivente più anziano d’Italia. Tra i suoi ricordi la campagna d’Africa e gli anni trascorsi nei servizi speciali di informazione sulle navi durante la seconda guerra mondiale. Dopo essere transitato alle dipendenze del ministero degli esteri, la sua carriera si è svolta in varie sedi diplomatiche fino all’ultimo incarico, in Polonia, conclusosi nel 1973.

Gli italiani non sono nuovi a casi come questi: grazie ad un insieme di fattori come dieta, società e clima, sono  infatti il popolo più longevo d’Europa e dell’intero mondo occidentale, ed il secondo popolo più longevo al mondo dopo i Giapponesi. Le donne italiane vivono attualmente quasi 85 anni e gli uomini italiani circa 80: in media un italiano vive circa 83 anni, 2 anni in più di tedeschi ed inglesi e ben 4 di più degli statunitensi.

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Fino a che età si cresce in altezza nell’uomo e nella donna

MEDICINA ONLINE TALL SHORT MAN GIRL WOMAN BOY ALTEZZA STATURA AUMENTARE AUMENTO ALTEZZA CENTIMETRI LUNGHEZZA MONDO MEDIA ITALIANA ITALIA MONDO MEDIA PER REGIONE OSSA ORMONI GH CRESCITA PUBERTA SALDATURA OSSEAL’aumento della statura durante lo sviluppo è il risultato della crescita in senso longitudinale delle ossa lunghe, la quale è garantita dalla presenza della cosiddetta cartilagine di coniugazione, la cui saldatura al termine dello sviluppo preclude ogni ulteriore incremento staturale: proprio osservando radiograficamente lo stato delle cartilagini, è possibile vedere – durante la pubertà – a quale stadio di sviluppo è il giovane ed in qualche modo prevedere quale sarà l’ulteriore accrescimento della sua statura.

La crescita del’altezza è regolata da diversi ormoni; prima della pubertà lo stimolo per l’allungamento delle ossa lunghe è dato principalmente dal GH (od ormone somatotropo), in sinergia con gli ormoni tiroidei, nonché con l’insulina ed i fattori di crescita insulino simili (che ne potenziano gli effetti). Un difetto od un eccesso di questi ormoni, in modo particolare di GH, T3 e T4, determina alterazioni della crescita (nanismo o gigantismo).

Lo stop alla crescita

Al termine della pubertà, indicativamente verso i 17 anni per le femmine e verso i 20 anni per i maschi, la crescita staturale in genere si blocca. L’accrescimento si arresta perché le epifisi si collegano alle metafisi e le cartilagini di accrescimento cessano di funzionare: da questo momento in poi non è più possibile aumentare la propria lunghezza ossea. Responsabili di questo blocco sono gli ormoni sessuali, che dopo aver indotto una rapida accelerazione della crescita nel periodo puberale, ne determinano il definitivo arresto. In alcuni casi un lieve aumento di altezza può essere possibile anche dopo le età prima indicate.
Nelle femmine, la massiccia secrezione di estrogeni in epoca puberale induce la chiusura delle cartilagini di coniugazione delle ossa lunghe, terminando di fatto, la fase di accrescimento staturale, motivo per cui le bambine che hanno avuto un menarca (prima mestruazione) precoce, tendono a smettere di crescere prima delle coetanee che invece hanno avuto un menarca tardivo. Analogo discorso nel maschio, dove l’increzione di androgeni aumenta di riflesso anche la produzione di estrogeni (per attività periferica dell’enzima aromatasi), determinando la saldatura dei dischi intercartilaginei e l’arresto della crescita.

Alimentazione ed attività fisica per raggiungere la massima altezza possibile

L’ipogonadismo (ridotta sintesi di ormoni sessuali) causa gigantismo per mancata chiusura delle piastre epifisarie in epoca puberale. Da notare che la secrezione di GH è influenzata positivamente dall’esercizio fisico e negativamente dall’obesità (un motivo in più per inculcare una sana cultura sportiva ai nostri figli). Tra i fattori ambientali capaci di influenzare la crescita in altezza, un ruolo predominante è ricoperto dall’alimentazione e quindi dal corretto apporto di nutrienti, come dimostra il cosiddetto secular trend (o andamento secolare della crescita). Nel secolo appena trascorso, infatti, i bambini che abitano nei Paesi di sviluppo hanno raggiunto stature sempre maggiori, di pari passo con il progredire del benessere economico nazionale. In Italia, ad esempio la statura delle reclute militari è aumentata di circa 10 cm tra il 1861 ed il 1961.

Prodotti per apparire più alti

Per sembrare più alti possono essere utilissimi alcuni prodotti, tra cui:

Integratori utili per aumentare l’altezza

Alcuni integratori potenzialmente utili per fornire un adeguato apporto di nutrienti all’organismo ed aumentare le possibilità di sviluppare la massima altezza possibile, sono i seguenti, selezionati dal nostro Staff medico:

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Differenza tra seno della donna e seno dell’uomo

MEDICINA ONLINE MAMMELLA SENO PETTO DONNA UOMO QUADRANTI Q1 Q2 Q3 Q4 FEMMINA FEMMINILE MASCHILE CAPEZZOLO AREOLA MUSCOLI PETTORALI CASSA TORACICA DOTTI GALATTOFORI INTROFLESSO PAGET TESSUTO ADIPOSO ECOGRAFIA MAMMOGRAFIA.jpgLa mammella è costituita da tre componenti fondamentali:

  • un insieme di ghiandole chiamate lobuli, che nella donna producono il latte;
  • piccoli tubi che prendono il nome di dotti, che portano il latte dal lobulo al capezzolo;
  • stroma, tessuto grasso e connettivo che circonda lobuli e dotti, assieme a vasi sanguigni e linfatici.

Nelle prime fasi della vita e fino alla pubertà, maschi e femmine presentano più o meno la stessa quantità di tessuto mammario; la situazione cambia radicalmente con l’arrivo della pubertà quando gli ormoni femminili prodotti dalle ovaie fanno accrescere dotti, lobuli e stroma nelle donne, mentre gli ormoni maschili tengono sotto controllo la crescita di tali tessuti negli uomini che in genere possiedono i dotti, ma pochissimi lobuli e poco tessuto adiposo (almeno finché la percentuale di massa grassa del corpo maschile rimane entro certi limiti).

Ciò si riflette ovviamente sia dal punto morfologico che funzionale: la mammella femminile diventa, al contrario di quella maschile, fisiologicamente adatta all’allattamento della prole ed acquista una forma più generosa dal momento che, mentre le dimensioni della mammella di un uomo normopeso sono determinate principalmente dal muscolo pettorale, nella mammella femminile sono determinate dall’accumulo di tessuto mammario, specialmente quello adiposo. Il maggiore volume della mammella femminile rappresenta una caratteristica che permetteva all’uomo preistorico di distinguere la femmina dal maschio ed è quindi diventata una caratteristica sessuale secondaria femminile molto ricercata dall’uomo.

I capezzoli maschili e femminili, così come le areole che li circondano, sono molto simili tra loro prima della pubertà: sono piccoli, poco pronunciati, poco pigmentati e circondati da cute glabra. Le cose cambiano radicalmente dalla pubertà in poi dal momento che capezzolo ed areola di una donna adulta sono invece generalmente molto più grandi e pronunciati rispetto a quello di un maschio adulto, oltre al fatto che la cute della mammella maschile si riempie di peli, mentre ciò non avviene nella donna. Per approfondire, leggi: Differenza tra capezzolo maschile e femminile

La mammella maschile può, in determinate condizioni e patologie, acquisire alcune caratteristiche femminili, a tal proposito leggi: Ginecomastia: quando è l’uomo ad avere il seno

Come prima accennato, però, anche nella mammella maschile per tutta la vita sono presenti piccole quantità di tessuto mammario che, come succede nella donna, possono mutare e dare il via alla formazione del cancro al seno ed alla sua successiva diffusione negli organi vicini: per questo motivo il tumore del seno, nonostante venga spesso considerato una malattia esclusivamente femminile, in realtà può svilupparsi anche negli uomini anche se in questi ultimi si sviluppa raramente, mentre tra le donne è il tumore più diffuso.

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Breast Unit salvavita: -18% di mortalità in caso di cancro al seno

MEDICINA ONLINE MAMMELLA SENO PETTO DONNA QUADRANTI Q1 Q2 Q3 Q4 FEMMINA FEMMINILE MASCHILE CAPEZZOLO AREOLA MUSCOLI PETTORALI CASSA TORACICA DOTTI GALATTOFORI INTROFLESSO PAGET TESSUTO ADIPOSO ECOGRAFIA MAMMOGRAFIA.jpgLe unità di senologia denominate “Breast Unit”, molto spesso possono salvare la vita: la cura del temuto cancro della mammella in queste unità specializzate riduce infatti la mortalità del 18%, perché è più alta l’adesione alle linee guida, migliore l’esperienza degli specialisti ed è garantito un approccio multidisciplinare. A livello europeo, è stabilito che possano definirsi Breast Unit solo i centri che trattano almeno 150 nuovi casi ogni anno, ma in Italia, delle 449 strutture ospedaliere che eseguono più di 10 interventi chirurgici per questa neoplasia, solo 123 (27%) presentano volumi di attività superiori a 150 interventi annui.

Il tumore più frequente tra le donne

La fotografia delle Breast Unit nel nostro Paese arriva dal XIX Congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) che si è aperto alcuni giorni fa a Roma, con la partecipazione di oltre 2.500 medici specialisti. Un dato su tutti: uno studio su 25.000 donne ha dimostrato che la sopravvivenza a 5 anni, nelle pazienti con tumore al seno, aumenta del 9% negli ospedali che trattano più di 150 casi. Nel 2017 in Italia sono stimate 50.500 nuove diagnosi di tumore del seno, il più frequente fra le donne. È dimostrato da molti studi che, “dove si concentra più esperienza, si riduce il numero degli interventi demolitivi e aumenta quello degli interventi conservativi del seno.

La sinergia di vari specialisti

I buoni risultati che si ottengono in una Breast Unit devono essere attribuiti non soltanto a una migliore chirurgia ma anche al giusto integrarsi delle varie discipline. Questo è particolarmente evidente nei casi più complessi in cui si stanno affacciando armi innovative. Alla chemioterapia, ormonoterapia, ai farmaci anti-HER2 si è aggiunta ad esempio una nuova classe di farmaci che intervengono nel rallentare la progressione del tumore del seno in fase metastatica, inibendo due proteine. Più farmaci da collocare e inserire dunque nella strategia di cura, anche considerando che nel nostro Paese vivono 766.957 donne dopo la diagnosi di tumore del seno (+26% dal 2010 al 2017)”. La multidisciplinarità è l’elemento fondante del Centro di Senologia ed il lavoro efficiente di un gruppo multidisciplinare produce appropriatezza, coerenza e continuità, traducendosi in un miglioramento dell’utilizzo delle risorse umane ed economiche.

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Capezzolo dolorante e sensibile in uomo, donna, gravidanza e menopausa

MEDICINA ONLINE MAMMELLA SENO PETTO DONNA UMANO FEMMINA FEMMINILE MASCHILE CAPEZZOLO AREOLA MUSCOLI PETTORALI CASSA TORACICA DOTTI GALATTOFORI INTROFLESSO PAGET TESSUTO ADIPOSO ECOGRAFIA MAMMOGRAFIADiverse possono essere le cause legate al dolore al capezzolo. Nelle donne, per cominciare, può essere un fatto ricorrente a ogni mestruazione, in una prima fase di gravidanza o in pre-menopausa, ed è legato a squilibri ormonali, anche fisiologici.

Dolori al capezzolo femminile e secrezioni: che fare e quali le cause?

Per prima cosa, è bene prestare attenzione a eventuali secrezioni anomale dal capezzolo. L’autopalpazione deve essere anche accompagnata dalla  spremitura del capezzolo. In questo caso, se si verifica una fuoriuscita di liquido limpido come acqua non vi è alcun significato; liquido verdastro, sino a divenire color smeraldo, potrebbe invece essere espressione di una mastopatia fibrocistica, per lo più già diagnosticata con la palpazione o attraverso una ecografia. Liquido lattescente, in qualsiasi periodo del ciclo, può essere legato a una iperprolattinemia, che va approfondita con un dosaggio su sangue. Liquido color marrone o rosso deve sempre mettere sull’avviso e spingere a un controllo specialistico, per una possibile patologia che va dal papilloma intraduttale al cancro.

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Palpazione e osservazione del capezzolo: perché è importante?

Prevenire vuol dire innanzitutto abituarsi a un autoesame della mammella da eseguire almeno una volta al mese, in fase immediatamente post-mestruale. Parte fondamentale di questo auto-esame è il controllo dei capezzoli: da farsi di fronte a uno specchio, in piena luce, a braccia prima lungo i fianchi e poi alzate sopra la testa, e, quindi, ponendosi di fianco allo specchio stesso. Areola e capezzoli dovranno sempre essere diritti (tenendo presente che alcune donne hanno capezzoli piatti o introflessi, come fatto costituzionale: cioè sono così sin dalla pubertà). Il colorito deve essere roseo, più o meno scuro, con pelle integra, senza squame attorno al capezzolo.

Come lenire il dolore ai capezzoli durante le mestruazioni o in menopausa?

A volte, per lenire il dolore, sia in fase premestruale che mestruale che in menopausa, qualche lieve massaggio con crema a base di fans può essere utile. Al limite, l’uso di antidolorifici non è controindicato, anche se si supponesse una gravidanza iniziale. Volendo, anche un leggero diuretico può tornare utile. Se il dolore è persistente, e, ad esempio, abbiamo notato qualche secrezione rossastra sul reggiseno, possiamo trovarci in presenza di una ragade al capezzolo.

Questo è un evento che può essere frequente in allattamento, ma anche al di fuori. In questo secondo caso, bisogna controllare ed eventualmente cambiare il tipo di reggiseno che si usa, perché può essere legato a un semplice attrito o a umidità che persiste (sopratutto se si fa sport) nell’indumento stesso.

Se succede in allattamento, accompagnandosi a dolori e bruciori molto forti, è necessario anche qui prevenire: intanto, apprendendo (magari con l’aiuto di una ostetrica o di una mamma esperta) come tenere il bimbo attaccato al seno: deve essere col visetto orientato perpendicolare al seno stesso, in modo che possa succhiare tutta l’areola e non il solo capezzolo, avendo, al momento in cui lo si “attacca”, la bocca bene aperta per succhiare in modo adeguato.

Come cura, una crema alla lanolina rappresenta ancor oggi la soluzione migliore, magari associata a dei copri capezzoli o a dei raccoglitori di gocce di latte in metallo (argento), molto utili nel preservare dall’umidità la zona. Impacchi freddi possono attenuare il senso di bruciore, ma non vi deve essere contatto diretto tra la parte ghiacciata e la zona dolorante.

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Dolore al capezzolo dell’uomo

Il dolore al capezzolo nell’uomo non è sempre indice di una situazione allarmante, anche se i disturbi che possono essere alla base di questo fastidio più o meno intenso possono essere davvero molti.  Anche negli uomini, come nella donna, il dolore al capezzolo può essere provocato da un cambiamento ormonale, che solitamente si manifesta nell’età della crescita”, vale a dire dai 10 anni e indicativamente fino ai 21-25 anni. Nel periodo della pubertà si possono notare fastidio e cambiamenti a livello del seno maschile, che talvolta possono essere accompagnati anche da gonfiore. Il problema, ovviamente, si risolve spontaneamente con la crescita. Talvolta il capezzolo dolorante nell’uomo può essere provocato dall’assunzione di alcuni farmaci, ma anche se si praticano discipline sportive come la corsa: il capezzolo del corridore è un disturbo che spesso colpisce le persone che praticano la corsa come sport ed è provocata dallo sfregamento delle maglie sulla zona interessata, dove il sudore può provocare arrossamenti, screpolature. Meglio indossare abiti adatti e usare creme appositi.

Noduli

Il dolore al capezzolo nell’uomo può essere provocato anche da noduli presenti in questa parte del corpo: i noduli possono essere sia benigni, nella maggior parte dei casi, sia maligni, quindi se il dolore è insistente e notate anche altri sintomi, chiedete consiglio al vostro medico curante, che saprà indirizzarvi verso gli esami di approfondimento e gli specialisti giusti per capire di che cosa soffrite. Talvolta, questo disturbo ci indica la presenza di altri disturbi che con il seno maschile non c’entrano molto, ma che colpiscono il torace e il petto, quindi meglio non sottovalutare mai questi sintomi: se il dolore al capezzolo persiste, consultate il vostro medico di fiducia.

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Mammella: anatomia e funzioni del seno e delle ghiandole mammarie

MEDICINA ONLINE PETTO MAMMELLA FORMICOLIO CIRCOLAZIONE CANCRO TUMORE DONNA MORTALITA MORTE PROGNOSI CANCRO TUMORE SENO LINFATICI METASTASI SENTINELLA CARCINOMA DOTTI DUTTALE ANATOMIALa mammella è una organo ghiandolare, nella maggioranza degli animali (tra cui l’essere umano) è pari, e nelle femmine di mammifero secerne il latte. Nel genere umano l’organo femminile ha grandezza e forma variabile in base a molti fattori, come genetica, età, elasticità della pelle e percentuale di massa grassa. La mammella destra e sinistra sono difficilmente uguali in dimensioni e perfettamente simmetriche. Oltre che strumento di nutrizione della prole, la mammella è – dopo la pubertà – una caratteristica sessuale secondaria della donna e rappresenta una parte del corpo erogena, molto sensibile e generalmente considerata fonte di attrazione sessuale.

Mammella, seno e petto

Con il termine “seno” ci si riferisce allo spazio compreso tra le mammelle, tuttavia, nella lingua italiana la parola “seno” viene comunemente usata come sinonimo di “mammella”. Va però precisato che tale termine, in riferimento alla mammella femminile, risulta essere errato, poiché il termine indica una concavità (come si può intuire da espressioni come “in seno a”, oppure “insenatura”, le quali indicano entrambe “qualcosa che sta all’interno”). Anche il termine “petto“, viene in italiano spesso utilizzato come sinonimo di mammella nel linguaggio comune, ma va ricordato che in realtà in medicina con “petto” si indica il torace nel suo insieme, e non solo le mammelle.

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Anatomia della mammella umana

La mammella umana è un organo pari (cioè è presente in due copie, la mammella destra e quella sinistra), posto nella regione anteriore del torace, ai lati della linea mediana, localizzata tra il terzo e il sesto spazio intercostale. La mammella poggia in particolare su due strutture muscolari: una più esterna, muscolo grande pettorale, ed una profonda, muscolo piccolo pettorale.

L’organo è costituito da due parti fondamentali:

  • tessuto adiposo;
  • strutture ghiandolari;

nel complesso queste componenti costituiscono la ghiandola mammaria. Fino al periodo della pubertà, le mammelle sono poco sviluppate e sono uguali in maschi e femmine. Nella pubertà lo sviluppo della mammella maschile si interrompe, mentre invece la struttura femminile, subisce uno sviluppo che varia da donna e donna, in base al corredo genetico ed alla presenza o non di eventuali patologie, specie quelle ormonali. La dimensione e la forma dell’organo femminile è molto variabile. Tale variabilità è principalmente dovuta alla quantità di tessuto adiposo presente ed alla sua localizzazione.

Riguardo allo sviluppo della mammella, leggi anche:

La mammella femminile

La mammella femminile può essere idealmente suddivisa in quattro quadranti, costituiti da due linee perpendicolari che si intersecano presso il capezzolo.

E’ composta da varie componenti:

  • componente ghiandolare, (15-20 lobi), ognuno dei quali ha uno sbocco verso il capezzolo attraverso un dotto galattoforo;
  • componente adiposa, in cui sono inserite ed immerse le strutture ghiandolari;
  • componente fibrosa di sostegno, che genera suddivisioni tra le diverse appendici ghiandolari.

Capezzolo ed areola

Presso l’apice della mammella si trova il capezzolo, sporgenza esterna di forma conica, nella cui regione apicale presenta 15-20 forellini (pori lattiferi) che costituiscono lo sbocco dei dotti galattofori. Il capezzolo è circondato dall’areola, una regione circolare pigmentata avente diametro medio che varia dai 3 agli 8 cm. L’areola è caratterizzata da piccole sporgenze (tubercoli di Montgomery), dovute alla presenza sottostante di ghiandole sebacee, dette anche ghiandole areolari, esse sono considerate ghiandole mammarie rudimentali. Sia il capezzolo che l’areola sono dotati di fibre muscolari lisce, disposte sia circolarmente che radialmente, che ne permettono la contrazione, formano strutture che prendono il nome di muscoli areolari. La contrazione genera l’erezione del capezzolo ed il corrugamento dell’areola, nonché la contrazione dei dotti galattofori. Ciò permette, nel periodo dell’allattamento, un agevole deflusso del latte materno, cioè il nutrimento che, in seguito al parto, la madre fornisce al neonato. Il secreto della ghiandola mammaria è, nei primi giorni, una sostanza amarognola povera di grassi ma particolarmente ricca di proteine e immunoglobuline, detta colostro. Il colostro quindi trasferisce al lattante una sorta di immunità passiva, ha anche proprietà lassative. Successivamente ha inizio la secrezione di latte vero e proprio.

Lobi e lobuli della mammella

I fasci fibrosi della mammella, talvolta detti retinacoli, si portano in profondità e dividono il parenchima ghiandolare in lobi e lobuli. Ogni lobulo comprende gli alveoli che fungono da unità secernenti. Gli alveoli sono rivestiti da epitelio semplice poggiante su una membrana basale in cui sono intercalate cellule mioepiteliali che favoriscono la progressione del secreto attraverso dotti di calibro progressivamente crescente. Si comincia con i dotti alveolari per continuare in quelli lobulari ed arrivare ai dotti galattofori. Ogni lobulo ha il suo dotto galattoforo che sbocca lateralmente al capezzolo in un’ampolla, che prende il nome di seno galattoforo, questa ha la capacità di accumulare il secreto prodotto. L’epitelio da cubico semplice dei dotti alveolari diventa pluristratificato non cheratinizzato nei dotti galattofori.

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Vasi sanguigni e linfatici della mammella

  • L’arteria mammaria esterna (o toracica laterale), ramo dell’arteria ascellare, è responsabile della vascolarizzazione della regione superficiale della mammella e dei quadranti laterali (supero-laterale ed infero-laterale) della ghiandola mammaria. Le regioni profonde ed i quadranti mediali (supero-mediale ed infero-mediale) della ghiandola mammaria sono vascolarizzati da rami perforanti dell’arteria mammaria interna (o toracica interna), ramo dell’arteria succlavia. La mammella è inoltre raggiunta da rami mammari laterali delle arterie intercostali posteriori da II a VI.
  • Le vene fanno capo alle vene cefalica, giugulare esterna, mammaria interna e intercostali.
  • I linfatici posteriori e laterali fanno capo ai linfonodi ascellari, quelli mediali drenano nei linfonodi mammari interni. Si hanno inoltre anastomosi fra i linfatici delle due mammelle e con i linfatici addominali. Il drenaggio della linfa si deve inoltre ai linfonodi interpettorali di Rotter.

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Modificazioni fisiologiche della mammella in gravidanza

La mammella subisce notevoli modificazioni durante la gravidanza. Durante la prima metà della gravidanza la secrezione di estrogeni e progestinici induce ipertrofia alveolare e sviluppo di tutti i componenti della mammella, fatta eccezione del tessuto adiposo interstiziale, la cui massa diminuisce. L’areola, infatti, assume una colorazione più scura ed aumenta di diametro. Ciò è legato essenzialmente all’azione degli ormoni gonadotropi e, successivamente, dalla prolattina. La consistenza, poi, aumenta notevolmente in seguito al parto, dove l’ossitocina prodotta dall’ipotalamo induce la contrazione delle cellule mioepiteliali e quindi la secrezione di latte durante il periodo dell’allattamento. Le mammelle divengono più turgide durante il periodo mestruale e, in maniera più o meno evidente, in seguito all’eccitazione femminile. L’invecchiamento porta invece ad un progressivo calo di volume della mammella con riduzione della ghiandola e aumento del tessuto adiposo.

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La mammella maschile

L’organo maschile è decisamente meno sviluppato di quello femminile. Nel maschio la mammella è costituita da un piccolo rilievo, con una piccola areola ed un piccolo capezzolo (silloide). La struttura ghiandolare sottostante è composta da un numero ridotto di strutture alveolari prive di lume. Esistono dotti lattiferi, ma sono brevi e privi di vere e proprie ramificazioni. Durante l’adolescenza, in ogni caso, può esserci un aumento anche delle dimensioni della mammella maschile (ginecomastia puberale). Tale aumento, in realtà, è seguito solitamente da una regressione in un tempo breve (uno-due anni).

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Anomalie e patologie della mammella

Tra le patologie che colpiscono la mammella figurano patologie genetiche e patologie legate allo sviluppo. Tra le patologie genetiche figurano la politelia (la presenza di un soprannumero di capezzoli) o la polimastia (soprannumero di ghiandole mammarie). Sono in genere formazioni poco evidenti, non secernenti, che possono essere confuse con un lipoma se si tratta di ghiandola o con macchie cutanee o nei in caso di capezzoli rudimentali. Hanno la caratteristica di presentarsi costantemente lungo una linea ideale che va dalla cavità ascellare alla radice interna della coscia, la cosiddetta linea del latte, milk line degli autori anglosassoni e che coincide con quella presente in alcuni mammiferi. Tra le patologie legate allo sviluppo, si può verificare nei maschi uno sviluppo volumetrico mono o bilaterale, detto ginecomastia. La mammella femminile, invece, nel corso dello sviluppo può andare incontro ad un numero maggiore di anomalie, tra cui:

  • il mancato sviluppo nel periodo della pubertà, solitamente legato a casi di agenesia delle ovaie o di deficienza ovarica;
  • l’ingrossamento prematuro dell’organo, spesso correlato ad una sindrome di pubertà precoce;
  • l’ipertrofia dell’organo (detta anche macromastia).

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Possono anche verificarsi casi in cui una o entrambe le mammelle siano mancanti (amastia), sebbene anomalie di questo tipo siano spesso correlate a malformazioni sistemiche ben più gravi, generalmente incompatibili con la vita. In ogni caso, le patologie vere e proprie sono legate a problemi nel delicato equilibrio degli ormoni provenienti essenzialmente da surrene e, soprattutto, ipofisi. Altri fattori determinanti lo sviluppo di patologie sono eventuali lesioni traumatiche a cui la mammella viene sottoposta o processi infiammatori cronici, che possono sfociare o complicare le forme tumorali (vedi mastopatia). Una patologia infiammatoria dovuta a traumi o iatrogena è la malattia di Mondor.

Visita senologica e palpazione

Per la prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie che interessano la mammella, è particolarmente importante la visita senologica e la palpazione (fatta dal medico e da sole). L’esame clinico mira principlamente ad identificare eventuali lesioni o noduli sospetti ed indirizza nella scelta delle indagini strumentali (ecografia e mammografia) per l’approfondimento diagnostico. Inoltre il senologo potrà richiedere esami del sangue ed una radiografia del torace, per valutare ed indagare in maniera più efficace una situazione clinica sospetta. Per approfondire, leggi:

Chirurgia plastica del seno 

La chirurgia plastica è in grado di rimodellare il seno, a scopo di miglioramento estetico oppure per riparare i danni indotti da interventi quali l’asportazione di un tumore. Di frequente, vengono utilizzate protesi in silicone o altro. Tali protesi però presentano aspetti controversi, in parte discussi ed esaminati nelle relative voci. Un’ altra tecnica usata in medicina e chirurgia estetica per il seno è la radiofrequenza, a tal proposito leggi: Rassodare il seno senza chirurgia con la Radiofrequenza Monopolare

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra capezzolo maschile e femminile

MEDICINA ONLINE MAMMELLA SENO PETTO DONNA QUADRANTI Q1 Q2 Q3 Q4 FEMMINA FEMMINILE MASCHILE CAPEZZOLO AREOLA MUSCOLI PETTORALI CASSA TORACICA DOTTI GALATTOFORI INTROFLESSO PAGET TESSUTO ADIPOSO ECOGRAFIA MAMMOGRAFIA.jpgI capezzoli maschili e femminili, così come le areole che li circondano, sono molto simili tra loro prima della pubertà: sono piccoli, poco pronunciati, poco pigmentati e circondati da cute glabra. Le cose cambiano radicalmente dalla pubertà in poi dal momento che capezzolo ed areola di una donna adulta sono invece generalmente molto più grandi e pronunciati rispetto a quello di un maschio adulto, oltre al fatto che la cute della mammella maschile si riempie di peli, mentre ciò non avviene nella donna.

Il capezzolo di una donna adulta generalmente misura circa 10 millimetri di lunghezza ed altrettanto di diametro, tuttavia questo dato può variare di molto tra soggetto e soggetto. Il capezzolo di un uomo adulto ha dimensioni estremamente più ridotte, avendo generalmente 5 millimetri di lunghezza e di diametro.

La differenza di dimensioni tra uomo e donna, generalmente è ancora più visibile osservando l’areola. L’areola maschile e femminile sono molto simili fino alla pubertà, ma dopo la pubertà ed in età adulta l’areola di una donna è invece molto più grande rispetto a quella di un uomo, specie se la mammella femminile è pronunciata ed ha una forte componente adiposa. Le donne adulte hanno areole di diametro media di 38 mm, ma le dimensioni variano da un minimo di 10 mm fino a 100 mm o anche superiori, specie in fase avanzata e/o quando la componente adiposa tende ad accrescere la salienza mammaria. Una mastoplastica additiva con protesi, può determinare un aumento delle dimensioni dell’areola. Nell’uomo l’areola ha una misura decisamente minore, attestandosi intorno ai 2-4 centimetri sul lato lungo. Una differenza importante è che mentre la donna ha una areola di forma generalmente circolare, l’areola maschile tende ad essere invece ovale, schiacciata ai due poli, inoltre l’areola femminile può presentarsi elevata rispetto alla mammella, mentre quella maschile è piatta.

Dal punto di vista sessuale, sia i capezzoli maschili che femminili rispondono inturgidendosi, assumendo colore più scuro e diventando più sensibili durante l’eccitazione, tuttavia questa risulta una zona maggiormente erotica nella donna che nell’uomo, inoltre l’uomo tende ad essere sessualmente più attratto dalla visione di un capezzolo femminile, rispetto ad una donna che osserva un capezzolo maschile.

Le differenze tra uomo e donna aumentano ancora quando la donna è incinta o allatta, a tal proposito leggi anche: Differenza dei capezzoli e del seno in gravidanza

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