Perché la pressione arteriosa alta (ipertensione) è pericolosa?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERCHE IPERTENSIONE PRESSIONE E PERICOLOSA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari A Pene.jpgQuando un individuo soffre di ipertensione arteriosa (comunemente “pressione alta”) le pareti dei suoi vasi sanguigni sono costrette a sopportare forti sollecitazioni che, quando diventano particolarmente elevate, possono provocarne la rottura, con conseguente emorragia, come ad esempio avviene in alcuni tipi di ictus cerebrale. Durante una crisi ipertensiva (un picco di pressione alta), la pressione esercitata dal sangue, unita ad un flusso alterato, può inoltre determinare la rottura di una placca aterosclerotica con conseguente embolo e trombosi, capaci di determinare patologie gravi come ad esempio l’infarto del miocardio. Infine il cuore si trova costretto a contrarsi cronicamente contro una resistenza troppo elevata, e ciò causa alterazioni anatomiche che possono portare all’insufficienza cardiaca.

I pericoli di una ipertensione arteriosa cronica sono quindi principalmente tre:

  • danno alle pareti dei vasi sanguigni con possibile emorragia;
  • sovraccarico cardiaco;
  • aumentato rischio di embolia e trombosi.

L’ipertensione arteriosa è tra i più importanti fattori di rischio vascolare ed aumenta il rischio di patologie cardiovascolari potenzialmente mortali. Per questo motivo è importante misurare la pressione periodicamente, specialmente superati i 40 anni ed anche prima se:

  • siete in sovrappeso o obesi;
  • siete fumatori;
  • avete livelli di colesterolo e trigliceridi elevati;
  • soffrite di diabete;
  • avete casi in famiglia di ipertensione arteriosa e/o di ictus e/o di infarto.

Molte persone tuttavia, non hanno a casa uno sfigmomanometro ed uno stetoscopio, cioè gli strumenti necessari per misurare la pressione arteriosa, e sono costrette ad andare dal medico per controllarsi periodicamente la pressione, il che si traduce nel fatto che spesso passa troppo tempo tra una misurazione e l’altra ed aumentano i rischi per la salute del paziente.

Sfigmomanometri manuali

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Sfigmomanometri automatici digitali

Se non sapete come utilizzare uno sfigmomanometro manuale potete leggere la nostra guida, oppure acquistare uno strumento digitale che misura in modo automatico la pressione: è necessario solo indossare l’apposito bracciale e dare avvio alla procedura senza neanche avere lo stetoscopio, che è invece necessario con gli strumenti manuali. La scelta dell’apparecchio adatto a volte può risultare difficile, vista l’enorme quantità di prodotti attualmente sul mercato: a tale scopo il nostro Staff sanitario ha selezionato per voi i migliori  sfigmomanometri automatici sul mercato:

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Pressione arteriosa: valori normali e patologici

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PRESSIONE ARTERIOSA VALORI NORMALI PATOLOGICI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano.JPGLa pressione arteriosa corrisponde a quanto “viene spinto” il sangue all’interno delle arterie ed è riassunta da due misure, la pressione sistolica (anche detta “pressione massima” o semplicemente “massima”) e quella diastolica (anche detta “pressione minima” o “minima”), che dipendono dal fatto che il muscolo cardiaco periodicamente prima si contrae (fase di sistole) e poi si rilassa (fase di diastole), quindi durante la contrazione cardiaca la pressione sarà più elevata (massima) e quando il cuore si rilassa sarà più bassa (minima). La pressione si misura in mmHg (millimetri di mercurio).

La pressione sanguigna normale a riposo è compresa tra i 100 e i 130 mmHg di sistolica e tra i 60 e gli 85 mmHg di diastolica.

La diagnosi di ipertensione arteriosa viene considerata quando vi è una pressione frequentemente pari o superiore ai 140 mmHg di pressione sistolica e 90 mmHg di pressione diastolica.

L’ipertensione arteriosa è un pericoloso fattore di rischio cardiovascolare e dovrebbe essere sempre evitata. 

Valori di pressione arteriosa Sistolica/diastolica
PRESSIONE ECCESSIVAMENTE BASSA (GRAVE IPOTENSIONE ARTERIOSA) < 50/33 mmHg
PRESSIONE TROPPO BASSA < 60/40 mmHg
PRESSIONE BASSA < 90/60 mmHg
PRESSIONE ARTERIOSA OTTIMALE <115/75 mmHg
PRESSIONE ARTERIOSA ACCETTABILE < 130/85
PRE-IPERTENSIONE 130-139 / 85-89 mmHg
IPERTENSIONE DI STADIO 1 140-159 / 90-99 mmHg
IPERTENSIONE DI STADIO 2 >160 / >100 mmHg
IPERTENSIONE DI STADIO 3                                                         >180/110 mmHg

Range di normalità dei valori pressori nelle varie fasce di età

I valori indicativi della pressione arteriosa variano di poco con l’aumento dell’età del soggetto.

  • Per i soggetti con età compresa tra i 15 e i 19 anni l’intervallo ideale è compreso tra i 105/73 e i 120/81 mmHg.
  • La fascia delle persone tra 20 e 24 anni dovrebbe indicativamente avere dei valori compresi tra 108/75 e 132/83 mmHg.
  • I riferimenti per chi ha tra i 25 e i 29 anni sono 110/77 mmHg come minimo e 133/84 mmHg come massimo.
  • Superiamo la soglia dei 30 anni e consideriamo coloro che arrivano fino a 34 anni. Qui l’intervallo corretto entro cui rientrare è tra 111/78 e 134/85 mmHg.
  • Per chi ha un’età compresa tra i 35 e i 39 anni i livelli di pressione dovrebbero essere tra i 112/79 e i 135/86 mmHg.
  • Arriviamo ai soggetti che vanno dai 40 ai 44 anni. Per non avere problemi di salute i loro valori dovrebbero essere compresi tra i 113/80 e i 136/87 mmHg.
  • Per coloro che hanno tra i 45 e i 49 anni l’intervallo ideale è tra 115/80 e 139 /88 mmHg.
  • Superiamo i 50 anni e arriviamo fino ai 54 anni. Per chi si trova in questa fascia la pressione arteriosa non dovrebbe scendere al di sotto di 116/81 mmHg e non superare i 142/89.
  • Per chi ha un’età compresa tra i 55 e i 59 i livelli sono 118/82 e 144/90 mmHg.
  • La fascia di chi ha tra i 60 e i 64 anni ha valori di riferimento che vanno da un minimo di 120/83 ad un massimo di 147/91 mmHg.

Dai 30 anni in poi è sempre bene monitorare periodicamente la pressione arteriosa e aggiornare il proprio medico curante su improvvisi aumenti: ciò è particolarmente valido per quelle persone che hanno famigliarità con l’ipertensione arteriosa, cioè hanno in famiglia dei casi di ipertensione (ad esempio genitori con pressione alta).

Strumenti necessari per misurare la pressione

Per misurare la pressione arteriosa, sono necessari uno sfigmomanometro ed uno stetoscopio.

Sfigmomanometri manuali

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Sfigmomanometri automatici digitali

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Sistole e diastole nel ciclo cardiaco: fasi durata e spiegazione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CICLO CARDIACO CUORE FASI DURATA SPIEGO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCos’è il ciclo cardiaco? Da quali fasi è composto? A che serve? Vediamolo insieme.
Per tutta la nostra vita il cuore sano, per svolgere la sua funzione di pompa del sangue, alterna in modo altamente preciso due fasi:

  • Fase di diastole: è la fase dove avviene il rilasciamento del miocardio (il muscolo cardiaco);
  • Fase di sistole: è la fase dove avviene la contrazione del miocardio (il muscolo cardiaco).

Durante la diastole, le cavità cardiache – cioè gli atri (cavità superiori) ed i ventricoli (cavità inferiori) – si allargano e si riempiono di sangue.
Durante la sistole, invece, le stesse cavità si contraggono e si svuotano di sangue.
L’alternanza tra diastole e sistole prende il nome appunto di ciclo cardiaco.

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La sistole può dividersi in due momenti: la sistole atriale, che corrisponde alla contrazione dei soli atri e serve a travasare il sangue nei ventricoli, e la sistole ventricolare, che corrisponde alla contrazione dei soli ventricoli e serve a pompare il sangue nei vasi sanguigni.

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Come la sistole, anche la diastole consta di due momenti: la diastole atriale, che è la riespansione degli atri prima di una nuova sistole atriale, e la diastole ventricolare, che è la riespansione dei ventricoli prima di una nuova sistole ventricolare. Pertanto sistole e diastole si accavallano nel tempo, iniziando quando una ha già avuto parziale svolgimento.

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Che differenza c’è tra sistole e diastole?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA TRA SISTOLE E DIASTOLE CUORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa parola “sistole” indica la contrazione di un organo. Nel ciclo cardiaco si alternano sistole e diastole. La parola sistole, pur usata quasi sempre in ambito cardiaco tanto che è diventata sinonimo di contrazione del miocardio, è usata anche in riferimento ad altri organi: per esempio la “sistole caliciale” identifica la fase di contrazione dei calici renali per spremere le piramidi e aiutare il deflusso di urina.

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La sistole nel ciclo cardiaco

  • Nella sistole atriale si ha la contrazione del miocardio (il muscolo cardiaco) degli atri (le camere superiori del cuore) ed il sangue in essi contenuti – grazie a tale contrazione – passa nei ventricoli, in seguito agli impulsi generati dal nodo senoatriale. Nell’elettrocardiogramma, la sistole atriale inizia poco dopo la rilevazione dell’onda P.
  • Nella sistole ventricolare, la contrazione dei ventricoli (le camere inferiori del cuore) genera una pressione che fa fluire il sangue verso i polmoni e verso l’aorta (complesso QRS dell’elettrocardiogramma). Il volume di sangue che rimane nel ventricolo dopo la contrazione è detto Volume Telesistolico. L’incisura dicrotica corrisponde a un piccolo aumento della pressione aortica che si ha subito dopo il termine della sistole cardiaca, in corrispondenza della chiusura della valvola semilunare aortica.

La parola “diastole” indica invece il rilassamento del muscolo cardiaco, che avviene subito dopo la contrazione (sistole).

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La diastole nel ciclo cardiaco

  • Nella diastole atriale, gli atri si rilasciano e la pressione al loro interno decresce.
  • Nella diastole ventricolare, la pressione nei ventricoli decresce dai valori del picco raggiunti durante la sistole e nel momento in cui la pressione del ventricolo sinistro va al di sotto della pressione dell’atrio sinistro, la valvola mitrale si apre e il sangue fluisce dall’atrio accumulandosi nel ventricolo (volume telediastolico).

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Fattori di rischio cardiovascolare modificabili e non modificabili

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE MODIFICABILI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgI fattori di rischio cardiovascolare sono condizioni che risultano statisticamente correlate ad una patologia cardiovascolare (come infarto del miocardio ed ictus cerebrale). I fattori di rischio cardiovascolare si dividono tradizionalmente in fattori di rischio non modificabili e fattori di rischio modificabili. Per capire meglio cos’è con precisione un “fattore di rischio“, leggi questo articolo: Che significa e che differenza c’è tra “fattore di rischio modificabile e non modificabile”?

Fattori non modificabili che aumentano il rischio cardiovascolare:

  • età: il rischio di malattie cardiovascolari aumenta con l’età e, nei pazienti anziani, l’età diviene il fattore di rischio dominante;
  • sesso: gli studi finora condotti hanno fatto emergere un rischio maggiore negli uomini rispetto alle donne in pre-menopausa. Dopo la menopausa tuttavia, il rischio cardiovascolare nelle donne tende ad aumentare rapidamente. L’effetto protettivo è esercitato, almeno in parte, dagli estrogeni che favoriscono livelli più elevati di colesterolo HDL rispetto agli uomini;
  • familiarità: il rischio di malattia coronarica è tanto maggiore quanto più diretto il grado di parentela con un individuo già colpito, quanto più elevato è il numero di parenti affetti, e quanto più precocemente si è manifestata la malattia in questi soggetti. In alcuni casi, la familiarità è dovuta alla trasmissione ereditaria di altri fattori di rischio quali diabete, ipertensione o ipercolesterolemia.

Fattori modificabili che aumentano il rischio cardiovascolare:
I fattori modificabili sono quelli suscettibili di correzione mediante modifiche dell’alimentazione, del comportamento, dello stile di vita, o mediante interventi farmacologici:

Un fattore protettivo cardiovascolare è l’opposto di un fattore di rischio cardiovascolare, cioè una condizione che diminuisce il rischio di sviluppare una patologia cardiovascolare, ad esempio l’attività fisica moderata ed il consumo giornaliero di frutta e verdura, sono considerati fattori protettivi nei confronti delle malattie cardiovascolari. Ovviamente la presenza di un fattore di protezione NON esclude necessariamente la comparsa della malattia, come l’assenza di un fattore di protezione non implica necessariamente la comparsa della malattia.

I migliori prodotti per abbassare il colesterolo e dimagrire
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, che sono estremamente utili per abbassare il colesterolo e dimagrire, fattori che diminuiscono il rischio di ipertensione, ictus cerebrale ed infarto del miocardio:

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Ipertensione: cibi consigliati e da evitare per abbassare la pressione sanguigna

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ipertensione cibi consigliati da evitare Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgTutto quello che mangiamo contribuisce, nel bene e nel male alla nostra salute, non è una cosa nuova. Ippocrate di Cos lo disse già 2400 anni fa:

Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo

Ci sono alcuni alimenti in particolare che possono aumentare o diminuire il rischio di ipertensione arteriosa, patologia che è a sua volta fattore di rischio per infarto del miocardio ed ictus cerebrale. Modificando alcune semplici abitudini alimentari, tra cui il conteggio delle calorie e prestando particolare attenzione alle porzioni (per favorire la perdita di peso), è possibile ridurre la pressione arteriosa, specie se si abbina una adeguata attività fisica e si evitano alcol e sigarette. Di seguito vi forniremo tutte le informazioni riguardo un corretto regime alimentare da seguire in caso di ipertensione.

Peso e pressione arteriosa sono correlati?

L’ipertensione è più comune nelle persone in sovrappeso od obese. Gli studi dimostrano che la perdita di peso comporta notevoli benefici, tra cui l’abbassamento della pressione arteriosa elevata. Perdere peso, inoltre, contribuisce a ridurre la quantità di farmaci necessaria per tenere sotto controllo l’ipertensione. Se siete in sovrappeso, rivolgetevi ad una figura professionale che possa aiutarvi ad elaborare un programma di dimagrimento salutare. Il modo migliore per perdere peso è quello di praticare più attività fisica, ovvero bruciare una quantità maggiore di calorie con l’esercizio fisico rispetto a quella assunta. Praticare attività fisica regolarmente (almeno 30 minuti quasi tutti i giorni), contribuisce anche ad abbassare la pressione sanguigna e a rafforzare il cuore. Alcune persone non sono consapevoli della quantità totale di calorie che introducono quotidianamente nell’organismo. Alcuni sottostimano la quantità e la tipologia di alimenti consumati per poi interrogarsi sul motivo per cui faticano a perdere peso. Tenere un diario alimentare è il modo migliore per sapere con certezza cosa si mangia ogni giorno. Annotare gli alimenti che vengono consumati, incluse le porzioni, contribuisce a delineare un quadro realistico delle abitudini alimentari. Questo sarà quindi il punto di partenza da cui iniziare per ridurre le calorie e le porzioni, allo scopo di perdere i chili necessari e tenere sotto controllo peso e pressione arteriosa.

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In che modo la dieta influisce sulla pressione arteriosa?

Sono molti i cibi e i fattori alimentari che influiscono sulla pressione arteriosa. Gli studi mostrano che in alcune persone una dieta ricca di sodio aumenta la pressione sanguigna. In effetti, alcuni studi dimostrano che meno sodio si mangia, maggiore è la possibilità di tenere la pressione arteriosa sotto controllo, anche nel caso in cui si stiano assumendo farmaci atti a trattare l’ipertensione. Le scoperte scientifiche dimostrano che anche il potassio, il magnesio e le fibre alimentari possono influenzare la pressione arteriosa. Frutta e verdura sono ricche di potassio, magnesio, fibre e sono povere di sodio. Inoltre, frutta secca, semi, legumi, carni magre e pollame sono buone fonti di magnesio.

La dieta DASH è efficace per contrastare l’ipertensione?

Il termine DASH (letteralmente “approcci dietetici per contrastare l’ipertensione” dall’inglese “Dietary Approaches to Stop Hypertension) fa riferimento ad uno studio condotto sui diversi modelli alimentari atti a ridurre l’ipertensione. I ricercatori hanno scoperto che i volontari che avevano seguito la dieta DASH, presentavano un significativo abbassamento della pressione arteriosa solo dopo poche settimane. Hanno inoltre scoperto che la dieta iposodica DASH (che prevede una riduzione della quantità giornaliera di sodio a 1.500 milligrammi) ha comportato notevoli ed ulteriori benefici correlati alla riduzione della pressione arteriosa. Il Department of Health and Human Services e il Department of Agriculture raccomandano agli adulti un consumo massimo di sodio pari a 2.300 milligrammi di sodio. Gli ipertesi e le persone di età pari o superiore ai 50 anni, invece, non dovrebbero consumare più di 1.500 milligrammi di sodio al giorno. La ricerca ha infine dimostrato una riduzione del rischio di malattie coronariche e ictus nelle donne che avevano seguito la dieta DASH per diversi anni.

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In cosa consiste il piano alimentare della dieta DASH?

Il piano alimentare della dieta DASH è ricco di frutta, verdura, cereali integrali, pesce, pollame, frutta secca, legumi e latticini poveri di grassi. Questi alimenti sono ricchi di nutrienti chiave come potassio, magnesio, calcio, fibre e proteine. A differenza della tipica dieta di stampo occidentale, la dieta DASH prevede quantità inferiori di sodio (sale), zuccheri, dolci, bevande zuccherate, grassi e carni rosse e/o lavorate. Per iniziare la dieta DASH, è sufficiente attenersi ai gruppi di alimenti e alle porzioni indicati qui di seguito (la dieta è basata su un apporto calorico totale giornaliero pari a 2.000 calorie):

  • Cereali: 7-8 porzioni al giorno (porzioni: 1 fetta di pane, 1/2 tazza di riso/pasta cotti, 28 g di cereali secchi)
  • Verdura: 4-5 porzioni al giorno (porzioni: 1 tazza di verdure crude a foglia verde, 1/2 tazza di verdure cotte)
  • Frutta: 4-5 porzioni al giorno (porzioni: 1 frutto di media grandezza, 1/2 tazza di frutta fresca o surgelata, 1/4 di tazza di frutta secca, 177 ml di succo di frutta)
  • Latticini poveri o privi di grassi: 2-3 porzioni al giorno (porzioni: 237 ml di latte, 1 tazza di yogurt, 42 g di formaggio)
  • Carne magra, pollame e pesce: 1 o 2 porzioni al giorno (porzioni: 85 g di carne, pollame o pesce cotti)
  • Frutta secca, semi e legumi: 4-5 porzioni alla settimana (porzioni: 1/3 di tazza di frutta secca, 2 cucchiai di semi, 1/2 tazza di fagioli o piselli secchi cotti)
  • Grassi e oli: 2-3 porzioni al giorno (porzioni: 1 cucchiaio di olio vegetale o di margarina leggera, 1 cucchiaio di maionese povera di grassi)
  • Dolci: limitarne il consumo a meno di 5 porzioni alla settimana (porzioni: 1 cucchiaio di zucchero o di marmellata)

L’obiettivo è quello di ridurre il consumo giornaliero di sodio a 2.300 milligrammi (1 cucchiaino di sale da tavola). Una volta che l’organismo si sarà abituato a questa dieta iposodica, sarà possibile ridurre ulteriormente il consumo giornaliero di sale a 1.500 milligrammi (circa due terzi di cucchiaino di sale da tavola). Ovviamente, prima di iniziare la dieta DASH è bene rivolgersi al medico o ad un dietologo. Queste figure professionali possono fornire maggiori informazioni circa la scelta ottimale dei cibi e le relative porzioni. Inoltre, anche nel caso della dieta DASH le calorie ricoprono un ruolo importante se si vuole perdere peso. Il medico o il dietologo potranno spiegare in modo esaustivo come contare le calorie e quali porzioni consumare.

Quali frutti e quali verdure sono fonti naturali di potassio, magnesio e fibre?

Per aumentare l’assunzione di potassio, magnesio e fibre in modo naturale, potete scegliere tra:

  • mele
  • albicocche
  • banane
  • barbabietola
  • broccoli
  • carote
  • cavolo
  • fagiolini
  • pompelmo
  • succo di pompelmo
  • uva
  • piselli
  • mango
  • meloni
  • arance
  • pesche
  • ananas
  • patate
  • uva passa
  • spinaci
  • fragole
  • patate dolci
  • mandarini
  • pomodori
  • tonno
  • yogurt (senza grassi)

Come posso ridurre il consumo di sodio all’interno del mio regime alimentare?

  • Annotate la quantità di sodio presente negli alimenti che mangiate. Tenete un diario alimentare dove segnare cibo, porzioni e quantità di sodio.
  • Fissate come obiettivo principale un consumo di sodio giornaliero inferiore a 2.300 milligrammi (1 cucchiaino di sale circa al giorno). Chiedete al medico se è il caso di ridurre ulteriormente a 1.500 milligrammi.
  • Leggete le informazioni nutrizionali riportate sull’etichetta degli alimenti. La quantità di sodio è sempre indicata.
  • Evitate cibi in scatola, lavorati e da fast food.
  • Durante la preparazione dei pasti utilizzate condimenti privi di sale.

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I CIBI CONSIGLIATI E QUELLI DA EVITARE PER PREVENIRE LA PRESSIONE ALTA:

Tra gli alimenti più consigliati in caso di ipertensione vi è la barbabietola rossa, grazie alla sua naturale ricchezza di nitrato. Quest’ultimo viene convertito durante il processo digestivo in monossido di azoto inducendo la vasodilatazione delle arterie e una conseguente riduzione della pressione sanguigna. A supporto di questa tesi i tre nutrizionisti hanno indicato come in un recente studio, che ha visto coinvolti 68 individui adulti. Coloro che avevano ricevuto 250 ml di succo di barbabietola al giorno per quattro settimane (rispetto al gruppo di controllo, che ha consumato un placebo) avevano visto ridursi la pressione “massima” (sistolica) di 7,7 mmHg e la “minima” (diastolica) di 5,2 mmHg. Ottimo anche il supporto fornito dalla vitamina C, presente in alcuni tipi di frutta e verdura. Assumerne 500 mg al giorno per 8 settimane consentirebbe, secondo precedenti studi, la riduzione della pressione sanguigna di 3,84 mmHg (sistolica) e 1,48 mmHg (diastolica). Via libera anche per i fiocchi d’avena, che favorirebbero una riduzione della “minima” di 0,11 mmHg ogni grammo di prodotto consumato (quantitativo consigliato 30 grammi per gli uomini e 25 per le donne). Il sale è ai primi posti per quanto riguarda alimenti e condimenti da evitare secondo i nutrizionisti australiani, seppure si trovi in una posizione tutt’altro che isolata. Da valutare con molta attenzione anche il consumo di caffè, il cui contenuto di caffeina porterebbe all’aumento (con appena una tazza di caffè forte) della sistolica di 8.1 mmHg e della diastolica di 5.7 mmHg (per una durata dell’effetto fino a 3 ore dopo l’assunzione). Negative anche le ripercussioni in caso di ipertensione anche in seguito al consumo di alcol o di liquirizia.

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Abbassare la pressione alta senza farmaci con rimedi naturali

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ABBASSARE PRESSIONE ALTA SENZA FARMACI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgPrima di iniziare la lettura, ti consiglio di leggere: Pressione alta (ipertensione arteriosa): sintomi, cause, valori e cure

Per abbassare la pressione arteriosa (ipertensione e pre-ipertensione) è necessario intervenire su più fronti. Anzitutto, se possibile, risulta indispensabile rimuovere l’agente scatenante primario; in caso contrario, è necessario ricorrere alla terapia farmacologica sotto controllo medico. In entrambe le situazioni, è sempre consigliabile abbattere l’indice di rischio cardiovascolare complessivo intervenendo anche su eventuali fattori di rischio collaterali, come la dieta e lo stile di vita.
In definitiva, se la pressione alta è dovuta esclusivamente ad una condizione fisica, dietetica e dello stile di vita, gli interventi prioritari sono:

  • Dieta ipocalorica e aumento del dispendio energetico complessivo (in caso di sovrappeso ed obesità)
  • Dieta iposodica, ricca di potassio, di magnesio e di omega-3, povera di acidi grassi saturi/idrogenati (eventualmente supportata da alcuni integratori come arginina e prodotti erboristici)
  • Iniziare un protocollo di attività motoria/sportiva prevalentemente AEROBICA, magari associata a esercizi di tonificazione muscolare
  • Eliminare tutti gli alcolici (e possibilmente anche le bevande contenenti nervini STIMOLANTI – come il caffè)
  • Eliminare il tabagismo
  • Ridurre al minimo lo stress mentale, considerando anche l’intervento di un professionista della sfera psicologica o l’utilizzo di farmaci ansiolitici.

In genere, questo tipo di pressione alta insorge con l’avanzare dell’età e proporzionalmente all’aumento del grasso corporeo; tuttavia, in occidente, si assiste sempre più alla manifestazione di ipertensione precoce (pubertà). Al contrario, se si evince una base ereditaria talmente forte da prescindere da qualunque altro fattore di rischio, l’intervento farmacologico è pressoché inevitabile. Tra le varie molecole si utilizzano (da sole o in associazione): diuretici, inibitori adrenergici, calcio antagonisti, inibitori del sistema renina-angiotensina, vasodilatatori ad azione diretta.

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Modi Naturali per Abbassare la Pressione

Come anticipato, la pressione alta è il frutto di un profondo scompenso metabolico.
A volte è sufficiente intervenire ESCLUSIVAMENTE in maniera “naturale” e senza l’utilizzo dei farmaci che, in genere, una volta assunti NON possono essere interrotti ma solo diminuiti! Tuttavia, tale approccio necessita due requisiti imprescindibili: una base genetica debole ed il totale rispetto delle seguenti strategie:

    1. Eliminazione del fumo di sigaretta, del consumo di alcolici e dell’abuso di nervini stimolanti.
    2. Dieta Ipocalorica e Dispendio Energetico Complessivo: il sovrappeso è uno dei fattori che più incidono sull’aumento pressorio. Va da sé che riducendo l’eccesso di grasso fino al normopeso si possa godere anche di una netta moderazione della pressione arteriosa; tuttavia, anche la semplice perdita di qualche chilo in eccesso risulta utile, tanto che in generale per ogni kg perso ci si può aspettare la riduzione di 1 mmHg dei valori pressori.
      Per dimagrire è indispensabile che il bilancio energetico complessivo risulti negativo, ovvero che le calorie assunte risultino inferiori a quelle consumate. Tale risultato può essere ottenuto con una dieta ipocalorica, magari supportata dall’aumento dell’attività fisica complessiva. L’entità della decurtazione energetica è circa del 30% rispetto al dispendio totale. L’aumento del dispendio interessa sia l’attività fisica di base (attività quotidiane: spostamenti in bicicletta o a piedi, fare le scale ecc.), sia quella auspicabile o motoria. Incrementare il dispendio significa poter giovare di una dieta ipocalorica più ricca, ovvero con più nutrienti ed energia, quindi più sopportabile.
    3. Eliminazione TOTALE del cloruro di sodio aggiunto (sale da cucina) e, a volte, del sodio naturalmente presente nei cibi. Il sodio è un minerale che, se in eccesso, pare coinvolto nei meccanismi di insorgenza e aggravamento della pressione alta.
      Il sodio è naturalmente presente negli alimenti ma, attraverso l’assunzione di cibi grezzi (non lavorati), non è mai possibile crearne un esubero nutrizionale. L’unica eccezione è costituita da certi molluschi bivalvi che, essendo vivi e sigillati, al momento della cottura sprigionano acqua di mare dal loro interno. D’altro canto, le principali fonti alimentari di sodio nella dieta umana sono legate al cloruro di sodio aggiunto negli alimenti durante la lavorazione industriale o al momento del consumo, e al sodio contenuto in certi additivi alimentari. Per favorire la riduzione della pressione, saranno quindi indispensabili certi accorgimenti come: divieto dell’aggiunta di cloruro di sodio sui cibi al momento del consumo, divieto del consumo di dado da brodo e divieto del consumo di carni conservate, pesci conservati, formaggi stagionati e vegetali in barattolo.
    4. Aumento del potassio e del magnesio con gli alimenti: se il sodio è un minerale responsabile dell’aumento della pressione, il potassio e il magnesio (alcuni ipotizzano anche il calcio) agiscono con un meccanismo diametralmente opposto. Tra l’altro, nel soggetto sano, il potassio e il magnesio “in eccesso” vengono facilmente escreti dai reni, il che facilita molto l’intervento nutrizionale: più se ne assume con gli alimenti, meglio è. Ovviamente, questa indicazione deve subordinare ad altre considerazioni di tipo nutrizionale. Trattandosi di minerali tipicamente contenuti negli ortaggi, nella frutta, nei cereali integrali e nei legumi, la loro assunzione massiccia potrebbe sfociare in alcuni squilibri come: eccesso di fibra alimentare ed eccesso di fruttosio.
    5. Aumento degli acidi grassi essenziali omega 3 e riduzione di quelli saturi/idrogenati: oltre a contribuire sensibilmente alla produzione di colesterolo endogeno (aumentando il rischio cardio-vascolare) i grassi saturi/idrogenati risultano in un qualche modo correlati all’aumento della pressione sanguigna; poco importa se si tratta di una relazione diretta o indiretta, l’importante è diminuirli drasticamente evitando di assumere: carni grasse (sono coinvolte di nuovo quelle conservate, citate al punto A), burro e formaggi grassi (quasi tutti quelli stagionati).
      D’altro canto, gli omega 3 svolgono un ruolo ipotensivo molto importante e intervengono sulla riduzione del rischio cardiovascolare attraverso la riduzione dei trigliceridi nel sangue, il miglioramento della colesterolemia, la funzione antiinfiammatoria e la tutela dalle compromissioni legate a un’eventuale condizione diabetica tipo 2. Questi nutrienti sono piuttosto difficili da reperire e si trovano principalmente negli oli di alghe, krill, fegato di pesce, semi di lino, semi di canapa, semi di kiwi, germe di grano, soia e (a minori concentrazioni) in tutti gli alimenti dai quali si estraggono questi grassi da condimento.
    6. I probiotici, batteri buoni contenuti nei cibi fermentati, possono contribuire a tenere sotto controllo la pressione del sangue. Gli esperti hanno rilevato che consumare un quantitativo appropriato di probiotici per almeno due mesi risulta in grado di abbassare la pressione del sangue. Sono i risultati di una ricerca pubblicata sulla rivista Hypertension che combina i risultati di nove studi che hanno richiesto ad una parte dei partecipanti di assumere con regolarità dei probiotici.
    7. Iniziare un protocollo di attività motoria/sportiva: come menzionato, questa deve essere prevalentemente AEROBICA, meglio se associata a esercizi di tonificazione muscolare. Per quanto riguarda l’aerobica si consiglia di praticarne almeno 3-4 sessioni settimanali della durata di 50-60′, con intensità oscillante tra la fascia aerobica e poco sopra la soglia anaerobica.
      La tonificazione mediante sovraccarichi assume un ruolo secondario e può essere svolta dopo quella aerobica o in sessioni indipendenti per 2 volte la settimana, evitando carichi eccessivi e lavorando ad alte ripetizioni.
    8. La pratica del Tai Chi aiuta a ridurre la pressione arteriosa e il colesterolo. Lo ha rilevato uno studio condotto presso l’Università di Taiwan, luogo dove per eccellenza gli abitanti praticano questa disciplina. Nel corso degli anni la scienza ha iniziato a confermare i numerosi benefici per la salute psico-fisica che questa pratica antica può apportare nella nostra vita quotidiana.
    9. Utilizzo di prodotti erboristici e integratori: non sono tutti prodotti naturali. Ad esempio, l’arginina è un amminoacido di sintesi (responsabile della produzione endogena di ossido nitrico a livello cellulare). La sua reale efficacia ipotensiva è tutt’ora oggetto di controversie. Lo stesso vale per il potassio, il magnesio e gli omega 3, anche se in questo caso l’effetto benefico è conclamato. D’altro canto, esistono estratti e prodotti erboristici, in forma grezza o essiccata, che possono favorire la lotta alla pressione alta; tra questi ricordiamo le piante ipotensive, come: aglio, cipolla, rauwolfia, betulla, biancospino, cardiaca, ginkgo biloba, mirtillo, orthosiphon, vischio, vite rossa, olivo, pervinca, uncaria, mughetto, ligustico, carcadè (ibisco), evodia e achillea iraniana. Eventualmente, ad essi si possono associare alimenti/estratti con funzioni diuretiche come: ananas, betulla, carciofo, cetriolo, foglie di noce, cipolla, equiseto, finocchi, mela, ortica, fiori di sambuco, stimmi di mais e tarassaco.
    10. Una ricerca condotta da un gruppo di esperti della Tufts University di Medford, negli Stati Uniti, ha rivelato che bere 3 infusi di karkadè al giorno, da 240 ml ciascuno, può aiutare ad abbassare la pressione sanguigna, riportandola a valori ottimali. La tisana al karkadè (fiori di ibisco) può essere utile per prevenire la progressione della pressione alta verso una condizione di ipertensione più grave.

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Pressione alta (ipertensione arteriosa): sintomi, cause, valori e cure

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PRESSIONE ALTA IPERTENSIONE ARTERIOSA SINTOMI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgL’ipertensione arteriosa, comunemente chiamata pressione alta, è una condizione clinica in cui la pressione del sangue nelle arterie della circolazione sistemica risulta elevata. Colpisce oltre 10 milioni di persone in Italia, delle quali solo ¼ è in grado di tenerla sotto controllo.
L’ipertensione viene definita tale quando si verifica un aumento permanente della pressione ARTERIOSA, al di sopra dei valori considerati normali.

Valori normali della pressione arteriosa
Quali sono i valori normali della pressione arteriosa? Leggi questo articolo: Pressione arteriosa: valori normali e patologici

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Come si misura la pressione arteriosa?
Si misura tramite un apparecchio che prende il nome di sfigmomanometro (o sfigmometro o sfigmoscopio, misuratore della pressione), con il paziente steso sul lettino o seduto, a riposo, possibilmente che non abbia bevuto caffè o fumato nei minuti precedenti alla misurazione, fattori questi che possono elevare frequenza cardiaca e pressione arteriosa anche fino a 10 mmHg.

Diagnosi di ipertensione
L’ipertensione viene diagnosticata sulla base di una pressione arteriosa persistentemente elevata. Tradizionalmente, ciò richiede almeno tre misurazioni intervallate nell’arco di un mese.

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Sintomi e segni dell’ipertensione arteriosa
Raramente l’ipertensione viene accompagnata da sintomi e la sua identificazione avviene solitamente attraverso lo screening. La pressione alta viene rilevata tramite lo sfigmomanometro anche durante visite mediche fatte per altri motivi. Pur essendo quasi sempre assenti sintomi, una parte delle persone con ipertensione lamenta mal di testa, in particolare nella zona superiore e nella mattinata, così come stordimento, vertigini, tinnito (ronzio o sibilo nelle orecchie), visione alterata e episodi di svenimento. Questi sintomi sono però più probabilmente correlati all’ansia associata piuttosto che all’ipertensione stessa. Durante l’esame obiettivo, l’ipertensione può essere sospettata sulla base della presenza di retinopatia ipertensiva rilevata mediante l’esame ottico del fundus oculi mediante oftalmoscopio. Normalmente, la gravità della retinopatia ipertensiva viene classificata mediante i gradi che vanno dall’I al IV, anche se i tipi più lievi possono essere difficili da distinguere uno dall’altro. I risultati della oftalmoscopia possono anche dare alcune indicazioni sul periodo in cui una persona è stata ipertesa.

Tipi di ipertensione
Quasi sempre (nel 95% dei casi), la pressione alta è di tipo primaria (anche chiamata ipertensione essenziale), quindi indipendente da altre condizioni patologiche; questa forma di ipertensione risulta tutt’ora idiopatica, cioè non se ne conoscono le cause specifiche. Esistono poi altri tipi di ipertensione, detti secondari, che devono la loro insorgenza ad altre malattie, spesso legate ai reni o al cuore.

Cause di ipertensione

  • Le cause di ipertensione essenziale non sono ancora del tutto conosciute, tuttavia si tratta di una condizione ad eziologia probabilmente multifattoriale; tra le cause più importanti si riconoscono: predisposizione genetica/familiarità, sovrappeso, dieta scorretta, sedentarietà, abuso alcolico e stress. L’aumento della pressione è anche legato all’invecchiamento.
  • L’ipertensione secondaria è quell’ipertensione causata da un’altra patologia identificabile, quasi sempre una malattia che interessa i reni. L’ipertensione secondaria può anche essere causata da condizioni endocrine, come la sindrome di Cushing, l’ipertiroidismo, l’ipotiroidismo, l’acromegalia, la sindrome di Conn o iperaldosteronismo, l’iperparatiroidismo e il feocromocitoma. Altre cause dell’ipertensione secondaria sono l’obesità, l’apnea notturna, la gravidanza, la coartazione dell’aorta, il consumo eccessivo di liquirizia e di alcuni medicinali soggetti a prescrizione, rimedi a base di erbe e droghe illegali.
  • L’ipertensione arteriosa resistente è la persistenza di una pressione arteriosa non controllata (PA sistolica ≥ 140 mmHg e/o PA diastolica ≥ 90 mmHg), nonostante corrette abitudini di vita e l’assunzione continuativa e controllata di almeno tre farmaci antipertensivi, tra cui un diuretico. La prevalenza dell’ipertensione resistente ai farmaci varia dal 5% nelle misurazioni dal medico curante, sino al 50% negli ambulatori nefrologici e rappresenta un notevole problema in quanto la sua presenza e persistenza determinano un incremento del danno d’organo a livello del cuore, del cervello e del rene.

L’ipertensione arteriosa come fattore di rischio
La grande attenzione di noi medici riguardo la pressione sanguigna alta, deriva dal fatto che un’ipertensione di grave entità, e/o aggravata da altri fattori di rischio (es. fumo, diabete, sovrappeso ecc.) determina un carico maggiore per il cuore e per le pareti dei vasi sanguigni, che si riflette in un fattore di rischio per l’ictus, per l’infarto del miocardio, per l’insufficienza cardiaca, per gli aneurismi delle arterie (es. aneurisma aortico), per la malattia arteriosa periferica ed è una causa della malattia renale cronica. Anche moderate elevazioni della pressione sanguigna arteriosa vengono associate a una riduzione dell’aspettativa di vita.

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Come si cura l’ipertensione arteriosa?
Cambiamenti nella dieta e nello stile di vita sono in grado di migliorare sensibilmente il controllo della pressione sanguigna e di ridurre il rischio di complicazioni per la salute. Tuttavia il trattamento farmacologico è spesso necessario in persone per le quali i cambiamenti dello stile di vita risultino inefficaci o insufficienti.

Ipertensione arteriosa: terapia farmacologica
Esistono numerose classi di farmaci, chiamati farmaci antipertensivi, in grado di ridurre la pressione arteriosa mediante vari meccanismi. Le principali classi di farmaci antiipertensivi attualmente utilizzate sono:

  • ACE inibitori. Le principali molecole di questa classe sono: captopril, enalapril, zofenopril, fosinopril, lisinopril, quinapril, ramipril.
  • Antagonista del recettore per l’angiotensina II (Angiotensin II receptor Blocker – ARBs) o sartani: telmisartan, irbesartan, losartan, valsartan, candesartan, olmesartan.
  • Calcio antagonisti come per esempio la nifedipina, l’amlodipina, la lacidipina, la lercanidipina o la barnidipina.
  • Diuretici: il clortalidone, la idroclorotiazide, la furosemide, la torasemide.
  • Alfa bloccanti, che agiscono bloccando i recettori alfa del sistema nervoso simpatico: prazosina e la doxazosina
  • Beta bloccanti, che agiscono invece bloccando (in misura differente a seconda della molecola), le diverse classi di recettore beta adrenergici. Le principali molecole di questa classe sono: atenololo, labetalolo, metoprololo, propranololo.
  • Alfa-Beta bloccanti. Sono farmaci antiadrenergici ad azione mista. Rientrano in questa categoria molecole come il carvedilolo e il labetalolo.
  • Simpaticolitici ad azione centrale, come per esempio la clonidina e la metildopa.
  • Inibitore del sistema renina-angiotensina-aldosterone. È la più recente classe di farmaci antiipertensivi; il capostipite è l’aliskiren.

Tutte le molecole citate possono essere usate da sole o in combinazione. Alcune combinazioni, come per esempio ACE-inibitore + diuretico o ARB + diuretico o ACE-inibitore + Calcio Antagonista sono in commercio in associazione in una unica compressa, per migliorare la compliance del paziente.

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Ipertensione arteriosa resistente: denervazione simpatica
Tra le terapie non farmacologiche, nell’ipertensione resistente alla terapia è stata inserita la denervazione simpatica. La denervazione dell’arteria renale mediante ablazione transcatetere con radiofrequenza a bassa energia, è stata proposta per i risolvere quei casi in cui tutte le altre strategie hanno fallito. Questa tecnica si basa sul fatto che le terminazioni simpatiche renali afferenti ed efferenti contribuirebbero alla patogenesi dell’ipertensione arteriosa. I risultati dello studio Symplicity HTN-1 hanno confermato il ruolo fondamentale dell’innervazione simpatica nel mantenimento di valori pressori alterati nei soggetti ipertesi e l’applicazione della denervazione simpatica si è rivelata una metodica efficace e sicura nel trattamento di pazienti affetti da forme resistenti di ipertensione, come riportato nei risultati del Symplicity HTN-2 Trial.

Come abbassare la pressione arteriosa alta in modo naturale?
A tale proposito leggi: Abbassare la pressione alta senza farmaci con rimedi naturali

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