Anatomia e arte: quando il corpo viene messo veramente a nudo

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sex Sessuologia Pene Laser Filler Rughe Botulino Koen Hauser ANATOMIA ARTE CORPO NUDO 01Anatomia e arte nella storia sono state sempre fortemente legate tra loro. I più grandi pittori e scultori di tutte le epoche hanno da sempre dovuto affrontare lunghi studi anatomici per poter portare a termine le loro opere; inoltre i libri di anatomia di quando ero studente sono pieni di illustrazioni che sono vere e proprie opere d’arte (ricordo a tal proposito il grande illustratore Frank Netter, autore dell’atlante omonimo su cui tutti i futuri medici hanno studiato). Oggi il fotografo Koen Hauser (qui il suo sito) nel suo Modische Atlas der Anatomie ha portato il legame tra anatomia ed arte ad un livello superiore: grazie alla manipolazione digitale delle immagini ha sposato patinate immagini di moda a fredde ricostruzioni dell’anatomia umana. L’esito è di forte impatto visivo, quando si dice… mettere a nudo un corpo!

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!


Tutto quello che voglio per Natale, sei tu!

Da dedicare a tutti quelli a cui volete bene, per la serie “ditelo con una canzone”!

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

James Bond? Nella realtà sarebbe un alcolista cirrotico ed impotente

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Rughe Filler Cavitazione Peso Dimagrire Pancia Grasso Dietologo Cellulite Senologo Pene Studio Grasso Pancia Sessuologo e Sesso Sport JAMES BOND ALCOLISTA E IMPOTENTE 01

Altro che affascinante e tenebroso: James Bond nella realtà sarebbe un alcolista cirrotico impotente ed anche un po’ stupido!

Tutti conoscono queste tre parole: “Bond, James Bond”. E’ la famosa presentazione con charme della spia più famosa dei romanzi e del cinema: l’agente 007. Ma se invece che un personaggio inventato fosse una persona in carne ed ossa, le parole gli uscirebbero di bocca un po’ distorte: qualcosa come “Booond, Jaaames Booond”, strascicando le vocali come capita a chi ha bevuto troppo ed è ubriaco. «Probabilmente malato di cirrosi epatica, destinato a morire intorno ai 50 anni e certamente incapace di compiere le imprese che gli vengono attribuite, dal punto di vista fisico, mentale e in effetti anche sessuale»: questa è l’amara diagnosi fornita da un gruppo di specialisti sull’ultimo numero del British Medical Journal: lo studio – ironico fin dal titolo – lo potete trovare a questo link: Were James Bond’s drinks shaken because of alcohol induced tremor? (cioè ” i drinks di James Bond erano agitati a causa dei tremori indotti dall’alcol?”).

Playboy? No, impotente

Nessun vero agente segreto, diciamo pure nessun uomo, potrebbe disinnescare una bomba atomica, seminare il nemico a bordo di un’Aston Martin, centrare ogni bersaglio con la pistola, dopo avere ingurgitato una quantità d’alcol simile alla sua, affermano gli studiosi. Quanto alle “Bond girls”, le meravigliose ragazze con cui il nostro Bond trascorre puntualmente focose notti, concludono i colleghi, è probabile che al massimo gli sarebbero servite per farsi rimboccare le coperte, perché nel suo stupore etilico sarebbe incapace di combinare alcunché sotto le lenzuola, tranne dormire. Senza contare che l’abuso di alcol e sigarette determina un alto rischio di sviluppare la disfunzione erettile.

Agente 007 o ubriacone?

I medici delle Midlands autori del rapporto si sono letti per filo e per segno tutti e 14 i romanzi di Ian Fleming, segnandosi ogni drink buttato giù dal protagonista. Alla fine è uscito un calcolo impressionante: Bond beve una media di 92 unità alcoliche alla settimana, quattro volte la dose raccomandata dal National Health Service, ed è possibile che quando ce la mette tutta arrivi a 130 unità. Per avere un termine di paragone, è come ingollare mezza bottiglia di vodka al giorno, tutti i giorni, o trenta bicchieri di vino alla settimana. «Un alcolizzato cronico», lo definiscono i dottori.

Leggi anche:

Mira precisa con la pistola? Impossibile con la mano tremante

Il nostro James è un pistolero sopraffino ma nella realtà non farebbe centro neanche ad un metro di distanza, a causa dei tremori indotti dall’alcolismo cronico. Non c’è da meravigliarsi che, secondo una frase diventata celebre, preferisca sempre il suo Martini “shaken, not stirred”, agitato, non mescolato: nella vita reale la mano gli tremerebbe così tanto che di certo gli verrebbe molto agevole agitare i propri drink. «I comportamenti che gli vengono attribuiti non sono consistenti con le sue reali condizioni», conclude il rapporto. Taglia corto il Sun, tabloid popolare e impertinente: “James Bond, un ubriacone impotente”.

Ubriaca la penna, ubriaco il protagonista

Conoscendo le “abitudini” della penna che lo ha creato, non c’è da sorprendersi che 007 sia così dipendente dall’alcol, insinua il British Medical Journal: «Ian Fleming morì a 56 anni di disturbi cardiaci dopo una vita di notori eccessi di alcolici e tabacco. Si potrebbe prevedere un’analoga aspettativa di vita per Bond». I tempi in cui Fleming concepì la fortunata serie di 007, naturalmente, erano diversi dai nostri: non che negli anni ’50-’60 si bevesse necessariamente di più di oggi, ma certo con meno consapevolezza dei danni che l’alcol può causare alla salute. L’idea di studiare il grado di alcolismo di un personaggio della fantasia non è una stravaganza: ha appunto lo scopo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sui pericoli per chi beve troppo. Se vedete James Bond al cinema che fa polpette dei cattivi di turno, compie acrobazie in auto ed è un seduttore implacabile a letto, pur avendo sempre  un Martini in mano, provate a immaginarlo come un fallimento su tutta la linea e magari starete più attenti quando andate al pub il sabato sera. Chissà se nei prossimi film su 007, tenendo conto di un simile monito, il regista gli metterà in mano una Coca Cola Zero ed una sigaretta elettronica!

DI ENRICO FRANCESCHINI FONTE LA REPUBBLICA

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Grey’s Anatomy: Arizona e la sindrome dell’arto fantasma

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ARIZONA SINDROME ARTO FANTASMA AMPUTATA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgNella nona stagione del telefilm Grey’s Anatomy, la dottoressa Arizona Robbins – interpretata da Jessica Capshaw – si trova a fare i conti con l’amputazione di una gamba (in seguito ad i severi traumi riportati in un incidente aereo) ed a tutti i disagi che ne conseguono, tra cui il soffrire della “sindrome dell’arto fantasma”. Esiste davvero questa sindrome? Di cosa si tratta esattamente?

La sensazione di un arto che non esiste più

La Sindrome dell’arto fantasma (in inglese: phantom limb syndrome) esiste davvero ed è caratterizzata dalla sensazione di persistenza di un arto (braccio o gamba) dopo che esso sia stato amputato o dopo che – a causa di altre patologie o condizioni – esso sia diventato insensibile: il paziente affetto da questa patologia avverte l’esistenza e la posizione dell’arto fino ad arrivare ad avvertirne addirittura sensazioni dolorose, a volte addirittura di movimenti come se questo fosse ancora presente, anche se ciò è ovviamente solo nella mente del paziente e non nella realtà.
Questa sensazione colpisce praticamente tutti i pazienti che hanno subito amputazione, è assolutamente normale e non rientra in nessun tipo di problema psichiatrico. E’ la dimostrazione più evidente dell’esistenza del fisiologico schema corporeo, che persiste, nonostante dall’arto amputato non giungano impulsi nervosi ai centri corticali.

Spiegazioni neurologiche e psichiatriche

La spiegazione classica del fenomeno ipotizza che la causa diretta della sindrome dell’arto fantasma sia l’attività elettrica aberrante proveniente del neuroma, la formazione tumorale benigna che va a formarsi nel moncone in seguito alla rescissione del nervo. La terapia applicata per lenire il dolore riferito all’arto fantasma era la rimozione chirurgica della terminazione nervosa. I risultati di questa procedura chirurgica sono ambigui, in quanto il dolore tende a ripresentarsi in molti casi poco tempo dopo l’intervento.
In ambito psichiatrico soprattutto di orientamento dinamico si è a volte identificata la sindrome come un disturbo psichico innescato dalla non accettazione della perdita, tracciando un parallelismo con le visioni di congiunti o cari deceduti. Queste spiegazioni hanno uno scarso valore euristico e sono oggi quasi totalmente abbandonate.

Leggi anche:

Spiegazioni neurofisiologiche delle sensazioni somatosensitive

Una delle possibili spiegazioni del fenomeno è che le aree della corteccia somatosensoriale ancora attive stringano connessioni con l’area deafferentata dalla rescissione del nervo, facendo quindi avvertire al soggetto sensazioni tattili e termiche riferite all’arto fantasma in seguito alla stimolazione delle aree topograficamente contigue nella rappresentazione corticale. Infatti nell’encefalo umano e in particolare nella neocorteccia post-centrale sono presenti diverse mappe corporee organizzate topograficamente e sensibile alla stimolazione tattile, termica, cinestatica e dolorifica. L’estensione della rappresentazione neurale delle diverse parti del corpo non è proporzionale alla loro dimensione relativa ma piuttosto alla densità dei loro recettori periferici, ed è soggetta a variazioni anche nel soggetto sano in seguito ad un addestramento specifico. In caso di deafferentazione due fenomeni possono spiegare interessamento verso la corteccia rimasta inattiva da parte di quelle circostanti: innanzitutto connessioni transcorticali già presenti ma rese silenti dalla normale attività funzionale possono emergere in seguito alla destimolazione e rafforzarsi per un processo di feedback; È inoltre possibile la formazioni di nuove collaterali assoniche dalle cortecce adiacenti e quindi la genesi di nuove sinapsi funzionali, fenomeno denominato sprouting. Studi recenti indicano il coinvolgimento di entrambi questi processi nell’insorgere del fenomeno dell’arto fantasma.

Leggi anche:

Spiegazioni neurofisiologiche delle sensazioni motorie

Il fenomeno della plasticità corticale è di grande aiuto nel chiarire la componente sensoriale della sindrome dell’arto fantasma, ma non sembra sufficiente a spiegare il motivo per cui alcuni soggetti affermino di poter avvertire chiaramente il movimento dell’arto amputato. Il fenomeno può essere chiarito se si considerano gli abbondanti collegamenti tra la corteccia motoria e premotoria (Area 4 e 6 di brodmann) e quella somatosensitiva del lobo parietale. Il lobo parietale è infatti la struttura principalmente responsabile della percezione del proprio movimento corporeo, la deafferentazione della corteccia somatosensitiva dagli input sensoriali fa sì che il segnale di feedforward inviato dalla corteccia motoria venga percepito come movimento anche in assenza del feedback proveniente degli organi tendinei del golgi e dai fusi neuromuscolari. Ovviamente questo è possibile perché la corteccia motoria continua ad inviare segnali all’arto mancante spesso per molto tempo dopo l’amputazione.

Leggi anche:

Fenomenologia della sindrome

La sindrome dell’arto fantasma è un fenomeno abbastanza comune e può manifestarsi in svariati modi diversi. Le sensazioni riferite possono essere di natura tattile, dolorifica e motoria, inoltre l’arto può apparire al soggetto mobile o immobilizzato in una posizione fissa, solitamente quella precedente all’amputazione. I casi di dolore all’arto fantasma sono particolarmente difficili da combattere e sono particolarmente opprimenti dal punto di vista psicologico. La natura dell’arto fantasma non è sempre fedele a quella di quello posseduto prima dell’amputazione, a volte ad esempio viene percepita solo la mano direttamente attaccata alla spalla o possono essere percepiti arti sdoppiati o multipli. È possibile che anche soggetti nati senza arti presentino la sindrome, prova di una certa determinazione genetica delle mappe corporee al livello corticale. Sono anche riferiti in bibliografia molti casi di seno fantasma in seguito a mastectomia e persino di peni fantasma con tanto di erezione. Nell’uso delle protesi la presenza dell’arto fantasma può essere particolarmente utile alla riabilitazione del paziente.

Mirror box

Per quanto possa sembrare sorprendente, il semplice utilizzo di una scatola dotata di uno specchio, in grado di dare al soggetto l’impressione di vedere il proprio arto fantasma nell’immagine riflessa dell’arto sano, sembra aver portato numerosi benefici ai pazienti afflitti da paralisi e dolori all’arto illusorio. Il fatto stesso di fornire un feedback visivo dell’arto in movimento sembra poter agire sui circuiti cerebrali tanto da variare la mappa corporea. L’uso di questo metodo è stato introdotto in via sperimentale dal neurologo indiano, V.S. Ramachadran, uno dei massimi esperti della sindrome.

Terapia del dolore da arto fantasma

Si tratta di una capitolo molto importante e difficile all’interno della medicina del dolore e in continua espansione; ad ogni modo questo tipo di dolore nella maggior parte dei casi non presenta una univoca via di trattamento.  Si può ricorrere alla farmacologia classica con analgesici maggiori o antiepilettici oppure utilizzare metodiche che portano alla riduzione dello stimolo doloroso al cervello, come ad esempio la radiofrequenza pulsata centrale, fino ad arrivare a tecniche di rieducazione funzionale come la mirror therapy o le terapie cognitivo comportamentali.

Se siete appassionati di Grey’s Anatomy come il sottoscritto, non potete perdervi questi articoli:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

La lista dei film che ti fanno dimagrire solo a guardarli

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO DONNA COPPIA DIVANO AMORE ABBRACCIATI GUARDANO LA TV CINEMA TELEVISIONE FILM SERIE TVCome abbiamo visto precedentemente, vedere alcuni tipi di film può farti perdere parecchie calorie. Ma quali sono i 10 film a più alto tasso di adrenalina che assicurano scientificamente il dimagrimento?

1. Shining: solo guardandolo perdi circa 184 calorie

2. Lo squalo: 161 calorie

3. L’esorcista: 158 calorie

4. Alien: 152 calorie

5. Saw: 133 calorie

6. Nightmare – Dal profondo della notte: 118 calorie

7. Paranormal Activity: 111 calorie

8. Non aprite quella porta: 107 calorie

9. The Blair Witch Project: 105 calorie

10. [Rec]: 101 calorie

Per la cronaca Shining è uno dei miei film preferiti, forse è per questo che riesco a tenermi in forma! Buon film di paura a tutti e buon dimagrimento!

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Vuoi perdere peso senza fatica? Guarda un film horror

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO GUARDA LA TV MENTRE MANGIA POP CORN CINEMA TELEVISIONE FILM SERIE TVStare comodamente seduti sul divano guardando un film horror e perdere l’equivalente calorico di una camminata di mezz’ora o di una barretta di cioccolato. Troppo bello per essere vero? I ricercatori della University of Westminster hanno monitorato un gruppo di volontari mentre guardavano dieci classici del genere horror della durata di 90 minuti rilevando le pulsazioni, l’immissione di ossigeno, l’emissione di anidride carbonica e il dispendio calorico. Il dottor Richard Mackenzie, specialista del metabolismo cellulare e direttore dello studio, ha osservato che “ognuno dei 10 film testati provoca un aumento della frequenza cardiaca. Quando le pulsazioni accelerano, il cuore pompa il sangue più velocemente e il corpo subisce una scarica di adrenalina”.

Più il film fa paura più si perdono calorie

Questo rapido rilascio dell’adrenalina, causato da uno stress intenso o, come in questo caso, dallo spavento, riduce l’appetito e aumenta il tasso metabolico di base permettendo di bruciare una maggiore quantità di calorie. Quindi, sotto l’effetto della paura, l’organismo consuma energia per mantenere in attività le funzioni vitali come il cuore, la respirazione, la temperatura del corpo. Più il film fa paura più si perdono calorie. A patto però di non sgranocchiare patatine o popcorn durante la visione per stemperare la tensione. Ma non siete curiosi di scoprire la lista dei film che vi fanno dimagrire di più solo a guardarli? Scopritelo cliccando questo link!

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!