Facebook è meglio del sesso

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO COPPIA AMORE SESSO RAPPORTO INNAMORATIPer qualcuno lanciarsi nell’universo dei social network può essere meglio del sesso. In fondo c’è tutto il mondo con cui intrattenersi, anziché uno solo partner, o anche più, ma insomma mai quanti se ne trovano nel flusso inarrestabile dei media sociali. Nonostante le differenze nell’esperienza, la pensa così il 42% dei partecipanti a uno studio dell’Università di Chicago, che ha dichiarato di non riuscire a resistere al richiamo del web, mentre Eros si deve accontentare dell’11% del campione. Ma non solo la carnalità soccombe alla tecnologia: Facebook e Twitter sarebbero ormai tentazioni più forti di sesso e sigarette. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Psychological Science, secondo cui il desiderio di dare una sbirciatina al proprio profilo è molto più difficile da tenere a bada.

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Ho dimenticato di prendere la pillola contraccettiva, cosa faccio? Rischio di rimanere incinta?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO RAGAZZA TRISTE DONNA DEPRESSIONE STANCA PAURA FOBIA PENSIERI SUICIDIO FIUMA PONTELa pillola anticoncezionale, anche chiamata pillola contraccettiva è un contraccettivo statisticamente molto sicuro. Tuttavia la sicurezza dipende dal fatto che la pillola venga assunta regolarmente, ovvero tutti i giorni alla stessa ora, il che sembra una accortezza apparentemente semplice da gestire, eppure ci sono determinate giornate durante le quali si pensa a tutto, meno che alla pillola, specie in periodi di crisi economica come quello che stiamo vivendo che riesce a rendere più stressanti e frenetiche le vite di tutti noi.

Leggi anche questo importante articolo: Perché ho un ritardo del ciclo? Quanti giorni devono passare prima di preoccuparmi? Come mi devo comportare?

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Ogni volta che qualche mia paziente si dimentica di assumere il contraccettivo orale, di solito mi arriva una chiamata e dall’altra parte del telefono c’è sempre una donna spaventata dalle conseguenze di questa dimenticanza. Cara amica, non tutto è perduto! Dovessi esserti dimenticata di ingerire la compressa, l’ultima cosa da fare è perdere le staffe, al contrario la prima domanda che ti devi porre con calma è: “per quanto tempo ho dimenticato la pillola?

Cosa fare se ho dimenticato di assumere la compressa per 12 ore o meno?
La protezione contraccettiva non dovrebbe ridursi se si prende immediatamente la pillola dimenticata e poi si continua a prendere quelle successive come di consueto. Un esempio: Se assumi la compressa sempre alle 7 del mattino, hai tempo fino alle 19 di rimediare alla dimenticanza. La pillola successiva poi la assumerai regolarmente alle 7 del mattino successivo.

Attenzione: questo modo di rimediare alla dimenticanza vale solo per la pillola contraccettiva di tipo combinato chiamata anche estro-progestinica. Non vale per la cosiddetta minipillola composta esclusivamente da progestinici. Con la minipillola la dimenticanza non può superare le 2 ore.

Leggi anche questo importante articolo che ti aiuterà a capire se è già in corso una gravidanza: Capire se sono incinta: i primi sintomi di gravidanza

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Cosa fare se ho dimenticato di assumere la compressa (pillola estro-progestinica) per oltre 12 ore?
Se sono trascorse più di 12 ore dall’ora di assunzione abituale, la protezione contraccettiva potrebbe essere ridotta. Il rischio di gravidanza però cambia a seconda della settimana del ciclo, nella quale c’è stata la dimenticanza.

RICORDA: Ad influire molto nelle possibilità di gravidanza è anche il giorno del ciclo in cui si hanno rapporti sessuali completi, a tal proposito leggi anche: In quale giorno e settimana del ciclo è più probabile rimanere incinta?

La cosa migliore è rivolgersi alla propria ginecologa / ginecologo e chiedere di preciso come comportarsi e che provvedimenti adottare. In linea di massima i produttori farmaceutici danno le seguenti indicazioni che però non sostituiscono il consulto medico.

Se la dimenticanza avviene nella prima settimana di assunzione, prendere l’ultima pillola saltata appena ci si ricorda, anche se questo significa prendere assieme due pillole. In seguito continuare a prendere le pillole al solito orario. Usare anche un metodo contraccettivo a barriera, ad esempio un preservativo nei 7 giorni successivi. Se vi è stato un rapporto sessuale nei 7 giorni precedenti, occorre considerare la possibilità di una gravidanza, quindi consultare il medico.

Se la dimenticanza avviene nella seconda settimana, prendere l’ultima pillola saltata appena ci si ricorda, anche se questo significa prendere assieme due pillole. In seguito continuare a prendere le pillole al solito orario. Purché si siano prese le pillole in modo corretto nei 7 giorni prima della pillola dimenticata, non sarà necessario ricorrere ad ulteriori misure contraccettive.

Se la dimenticanza avviene nella terza settimana, prendere l’ultima pillola saltata appena ci si ricorda, anche se questo significa prendere assieme due pillole. In seguito continuare a prendere le pillole al solito orario. Poi, iniziare la confezione successiva immediatamente dopo avere peso l’ultima pillola della confezione attuale, ossia senza lasciare nessun intervallo fra una confezione e l’altra.

In alternativa alla procedura della terza settimana, appena descritta è possibile smettere di prendere le pillole della confezione attuale, osservare un periodo di sospensione di 7 giorni compreso quello in cui è stata dimenticata la pillola. Dopodiché si continua con la confezione seguente.

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Cosa fare se ho dimenticato di assumere due o più pillole?
La situazione si fa un po’ più complessa. Le indicazioni appena date si riferiscono infatti ad una sola dimenticanza, se invece durante il ciclo ci si dimentica di assumere più compresse, il rischio di gravidanza aumenta di molto, va consultato il medico, e va usato il preservativo in caso di ulteriori rapporti sessuali.

IMPORTANTE: Capisco che moltissime donne capitino su questa pagina perché hanno paura di essere rimaste incinte, però, essendo questo sito letto mediamente da sessantamila persone al giorno, i messaggi/telefonate che lo staff riceve sono letteralmente centinaia, quindi inevitabilmente capiterà che vi risponderemo in ritardo di settimane ed invece i vostri sono quesiti “urgenti”, che avrebbero bisogno di risposte immediate. Se avete quindi un quesito urgente, vi invitiamo quindi a contattare il vostro ginecologo o il vostro Medico di Medicina Generale.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Gli uomini sono per natura poligami e sono attratti da donne giovani e con seno grande: le verità scomode

MEDICINA ONLINE SESSO AMORE COPPIA RAPPORTO SESSUALE ATTRAZIONELeggendo articoli e ricerche in campo psicologico, ho trovato un post che risale addirittura al 2007 ma di cui ho deciso di riportare una traduzione perché racchiude alcuni spunti interessanti e controversi che, sono sicuro, sono destinati a far discutere! Per molti fautori della redpill, quanto scritto in questo articolo non apparirà per Continua a leggere

Donne nate senza vagina: è la sindrome di Rokitansky-Kuster-Hauser

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DONNA TRISTE STANCA STRESS SONNO TRISTEZZA DEPRESSIONELa  sindrome di Rokitansky-Kuster-Hauser (anche chiamta agenesia mülleriana o aplasia utero vaginale o semplicemente sindrome di Rokitansky; in inglese müllerian agenesis o müllerian aplasia o vaginal agenesis o Mayer-Rokitansky-Küster-Hauser syndrome o MRKH syndrome), è una condizione congenita (cioè presente già alla nascita) che è caratterizzata dall’assenza dell’utero e – in parte o totalmente – della vagina, mentre le ovaie sono presenti e anche i genitali esterni sono normali. E’ causata da un alterato sviluppo dei dotti di Müller, cui consegue l’agenesia dell’utero e variabili malformazioni della porzione prossimale della vagina. A ciò consegue amenorrea primaria, infertilità e l’impossibilità dei rapporti sessuali.

Cenni storici

Questa sindrome prende il nome dal suo più famoso scopritore il barone Karl Von Rokitansky (Cecoslovacchia, 1804-1878), medico e professore all’università di Vienna. Esistono evidenze di malformazioni vaginali sin dai tempi antichi. Già Ippocrate nel libro “Natura della donna” descrive la presenza di un’ostruzione membranosa del canale vaginale. Nel 1829 Mayer e nel 1838 Rokitansky descrivono una sindrome che include l’agenesia dell’utero e della vagina, mentre successivamente sarà Kuster ad osservare una correlazione con difetti urologici. Per questo motivo questa condizione viene anche chiamata sindrome di Mayer-Rokitansky-Kuster-Hauser.

Diffusione

Si stima che la prevalenza della sindrome sia di 1-5 neonate su 10.000.

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Cause

Normalmente durante l’embriogenesi umana, insieme ai vari apparati e sistemi, avviene lo sviluppo del apparato riproduttivo; nei pazienti affetti da questa malattia lo sviluppo inizia ma non riesce a concludersi. La  sindrome di Rokitansky è causata da un alterato sviluppo dei dotti di Müller, cui consegue l’agenesia dell’utero e malformazioni della porzione prossimale della vagina. La causa a monte che determina tale alterato sviluppo è attualmente ancora non del tutto compreso. Sono stati studiati numerosi geni al fine di identificare una causa genetica. Le forme tipiche e atipiche del disturbo sono presumibilmente causate da mutazioni in diversi geni. Il gene WNT4 (braccio  corto del cromosoma 1) è stato implicato nella versione atipica di questo disturbo. Una mutazione genetica causa la sostituzione di un residuo di leucina in prolina nella posizione dell’amminoacido 12. Questo evento riduce i livelli intranucleari di β catenina, inoltre rimuove l’inibizione degli enzimi steroidogenici come la 3β-idrossisteriod deidrogenasi e la 17α-idrossilasi. I pazienti hanno quindi un eccesso di androgeni. Inoltre, senza WNT4, il dotto mulleriano è deformato o assente. Gli organi riproduttivi femminili, come la cervice, le tube di Falloppio e gran parte della vagina, sono quindi colpiti. È stata segnalata un’associazione con la sindrome da microdelezione 17q12, una mutazione per delezione nel braccio lungo del cromosoma 17. Il gene LHX1 può essere la causa di un certo numero di casi.

Sintomi e segni

Dal punto di vista clinico la sindrome di Rokitansky si manifesta con l’assenza di utero e vagina, con ovaie e genitali esterni nella norma e normale cariotipo femminile. In alcuni casi possono essere associate anomalie a carico di altri organi e apparati come reni e vie urinarie, cuore e scheletro (vedi il prossimo paragrafo). La maggior parte delle pazienti con la sindrome di Rokitansky se ne accorge durante la pubertà, dato che, nonostante le modificazioni normali legate alla pubertà (sviluppo dei caratteri sessuali secondari con pubarca, cioè formazione di peli pubici, e telarca, sviluppo delle mammelle), si ha amenorrea (cioè le mestruazioni sono assenti): è opportuno ricordare che attualmente tale sindrome rappresenta la seconda causa di amenorrea primaria dopo la sindrome di Turner. Le ovaie – normalmente presenti – infatti inducono la caratterizzazione femminile tipica della pubertà, ma le mestruazioni non compaiono in virtù dell’assenza dell’utero. La conseguenza più importante – e più drammatica per la donna – di questa malattia è l’impossibilità totale di avere una gravidanza data la mancanza dell’utero. Inoltre, finchè non si interviene chirurgicamente a creare un’apertura ed uno spazio vaginale, per la donna sarà impossibile la normale penetrazione vaginale durante i rapporti.Esternamente i genitali appaiono normali.

Tipologie

Esistono due tipologie di sindrome di Rokitansky:

  • sindrome di Rokitansky di primo tipo (MRKH di tipo I): si riscontra l’assenza solo di utero e vagina;
  • sindrome di Rokitansky di secondo tipo (MRKH di tipo II o MURCS -Müllerian aplasia, Renal aplasia and Cervico-thoracic Somite dysplasia):  si riscontra l’assenza di utero e vagina ma sono anche associate malformazioni di altri organi, tra cui reni, cuore e scheletro. In particolare il 40% delle donne malate presenta anomalie renali (il 15% nasce con un solo rene), il 10% presenta difficoltà uditive e il 10-12% anomalie scheletriche.

Il secondo tipo è generalmente considerato quello più grave e potenzialmente caratterizzato da sintomi e segni in quantità maggiore rispetto al primo tipo.

Un’altro tipo di classificazione, prevede tre gruppi:

  • Tipica agenesia mulleriana – Aplasia/ipoplasia uterovaginale isolata (prevalenza 64%);
  • Agenesia mulleriana atipica – Aplasia/ipoplasia uterovaginale con malformazione renale o aplasia/ipoplasia uterovaginale con disfunzione ovarica (prevalenza 24%);
  • Sindrome MURCS – Aplasia/ipoplasia uterovaginale con malformazione renale, malformazione scheletrica e malformazione cardiaca (prevalenza 12%).

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Diagnosi

La diagnosi di sindrome di Rokitansky è essenzialmente clinica. Tuttavia la normale visita medica va integrata con esami genetici per il controllo del cariotipo, un’ecografia pelvica e una risonanza magnetica per il controllo dell’anatomia interna. Importante anche una ecografia renale, visto che, come dicevo all’inizio dell’articolo, spesso tale patologia è associata e anomalie a carico di altri organi ed il rene è statisticamente quello più colpito.

Trattamento

Per quanto riguarda il trattamento è possibile ricostituire la vagina mediante intervento chirurgico di vaginoplastica: la costruzione di una neovagina è necessario per permettere alla paziente di avere una normale vita sessuale. Questo ovviamente non risolve il problema dell’assenza dell’utero (per cui permangono per tutta la vita l’infertilità e l’amenorrea), anche se in futuro si prevede che sarà possibile ricorrere al trapianto di utero. Già adesso presso la Clinica Ginecologica dell’ospedale Umberto I di Roma si stanno sperimentando nuove terapie a base di cellule staminali autogene, cioè prelevate dalla stessa paziente. Il trattamento con utero artificiale è ancora in fase di studio. Ritornando all’impossibilità di avere figli, una ulteriore brutta notizia è che l’assenza dell’utero rende impossibile anche il ricorso a tecniche di fecondazione in vitro. Rimane la possibilità della maternità surrogata (vietata in Italia) oppure ovviamente dell’adozione. I trattamenti effettuati sono finalizzati a migliorare il rapporto sessuale ed a migliorare la qualità della vita della paziente, soprattutto dal punto di vista psicologico. Per migliorare il rapporto sessuale sono utilizzati sia dilatatori vaginali, sia la chirurgia, che presenta numerosi approcci, tra i quali:

  1. il metodo McIndoe: prevede l’utilizzo di cute del paziente al fine di confezionare una vagina artificiale; dopo l’intervento l’uso di dilatatori vaginali può rendersi necessario in caso di stenosi.
  2. il metodo Vecchietti: consiste nell’inserimento, a livello del fondo cieco della vagina, di una dispositivo di forma ovalare che viene successivamente messo in trazione dall’interno dell’addome tramite un intervento laparoscopico; l’intervento dura in tutto 45 minuti. In tal modo la vagina può crescere in dimensione di 1 cm al giorno, creando una vagina normale in circa una settimana o più.

Il trapianto uterino è stato eseguito in un certo numero di persone con agenesia mulleriana, ma l’intervento è ancora in fase sperimentale. Poiché le ovaie sono presenti, le persone con questa condizione possono avere figli genetici attraverso la fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione a un portatore gestazionale. Nell’ottobre 2014, è stato riferito che un mese prima una donna svedese di 36 anni era diventata la prima donna con un utero trapiantato a dare alla luce un bambino sano. È nata senza utero, ma aveva ovaie funzionanti. Lei e il padre sono passati alla fecondazione in vitro per produrre 11 embrioni, che sono stati poi congelati. I medici dell’Università di Göteborg hanno quindi eseguito il trapianto di utero, essendo il donatore un amico di famiglia di 61 anni. Uno degli embrioni congelati è stato impiantato un anno dopo il trapianto e il bambino è nato prematuro a 31 settimane dopo che la madre aveva sviluppato la preeclampsia. La ricerca promettente include l’uso di strutture coltivate in laboratorio, che sono meno soggette alle complicazioni del tessuto non vaginale, e possono essere coltivate utilizzando le cellule della donna stessa come fonte di coltura. Il recente sviluppo di vagine ingegnerizzate utilizzando le cellule del paziente stesso ha portato a vagine perfettamente funzionanti capaci di mestruazioni e orgasmo in un certo numero di pazienti.

Supporto psicologico

Scoprire di essere affette dalla sindrome di Rokitansky è ovviamente uno shock molto forte per la donna, che avrà la certezza di non poter mai rimanere incinta oltre alla percezione di essere “meno donna” del normale. La diagnosi avviene spesso in giovane età, durante le prime fasi post-puberali e ciò rende ancora più traumatica la notizia: in questo senso è assai importante avere un supporto psicologico e psichiatrico, che aiuti la paziente ad accettare la malattia. Alcune pazienti potrebbero avere un forte contraccolpo psicologico e ricadere nella depressione, nell’isolamento sociale e perfino in idee suicidarie: in questi casi farmaci antidepressivi e psicoterapia possono essere di grande aiuto.

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Impianto di protesi testicolare: quando, come e perché si effettua

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Quando e perché viene istallata una protesi testicolare?
Una protesi testicolare viene istallata nello scroto quando il testicolo originale non è più presente in sede per vari motivi:
1) orchiectomia: intervento chirurgico di asportazione di uno od entrambi i testicoli;
2) criptorchidismo: la mancata discesa di uno o di entrambi i testicoli nel sacco scrotale;
3) testicolo atrofico;
4) testicolo non presente alla nascita;
5) orchidopessi (il principale trattamento del criptorchidismo, ha come obiettivo di riportare il testicolo o testicoli nello scroto).

Come viene impiantata una protesi testicolare?
L’impianto, effettuato in regime di Day Surgery, tranne che nelle condizioni che impongono un ricovero ordinario  può essere o contestuale alla asportazione del testicolo o in un tempo successivo, attraverso una incisione inguinale.
La procedura richiede una anestesia locale o locogenerale ed una durata di solito non superiore ai 20-30 minuti, preceduta da una profilassi antibiotica un’ora prima e proseguita alla dimissione per almeno 4 giorni insieme ad una terapia antidolorifica da impiegare più che altro al bisogno. L’intervento può essere realizzato in regime di Day Surgery

Leggi anche: Testicoli piccoli: quali sono le cause e le dimensioni normali?

Come è fatta una protesi testicolare?
La dimensione della protesi è ovviamente correlata alle dimensioni del controlaterale. La protesi è costituita da un involucro ovoidale in silicone preriempito, e ne esistono di diverse misure: la scelta della dimensione della protesi è ovviamente correlata alle dimensioni del controlaterale (cioè viene fatta in base alla dimensione del testicolo superstite).

Perché le dimensioni sono correlate al testicolo superstite?
Come facilmente intuibile l’impianto di protesi testicolari viene effettuato per motivi estetici e psicologici.

Leggi anche: Com’è fatto il pene al suo interno?

Complicanze dell’intervento
La complicanza più frequente, come accade per tutte le protesi, è  l’infezione. Questo evento può richiedere la sua rimozione, così come la possibile comparsa di una necrosi dei lembi cutanei al di sopra della protesi. È rara la comparsa di un ematoma (una raccolta di sangue) all’interno dello scroto.

Risultati dell’intervento
Il risultato estetico è subito visibile, alla vista il testicolo è naturale e soffice al tatto, della stessa consistenza dei testicoli naturali. La cicatrice è minima.

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Sindrome di Otello, Gelosia ossessiva, Sindrome di Mairet: quando la gelosia diventa patologica

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO ARRABBIATO TRISTE DEPRESSO RABBIA URLO PAURA FOBIA DISPERAZIONE AIUTOChiariamolo subito: un certo grado di gelosia è assolutamente normale ed anzi può essere il simbolo di quanto teniamo ad una persona. La gelosia è un sentimento universale che abbiamo provato tutti noi, almeno una volta nella vita, specialmente nell’epoca che stiamo vivendo ora, dove basta leggere di sfuggita un messaggio ambiguo sullo smartphone del proprio o della propria partner per farsi venire in mente mille dubbi e paranoie. In alcuni casi può – però – assumere contorni patologici ed interferire con la nostra vita sociale, professionale e/o relazionale, diventando “gelosia patologica“. Cerchiamo oggi di capire in cosa consiste la gelosia patologica, partendo dall’inquadrare i soggetti più a rischio di esserne affetti.

Più esposto chi ha subito una perdita da piccolo

Quali sono i soggetti più a rischio di sviluppare Gelosia Patologica? In genere, è più esposto alla gelosia chi nella vita infantile ha vissuto momenti di abbandono da parte dei genitori (o di chi ne faceva le veci), divenendo iper-bisognoso di conferme. E non è necessario che la perdita sia avvenuta realmente: ci sono bambini molto sensibili, cui il normale livello di rassicurazioni non basta mai. Per costoro, l’idea del tradimento è terrorizzante, perché evoca dolori lontani, soverchianti. Al contrario, chi ha avuto un’infanzia più felice, ha gli strumenti psicologici per far fronte all’eventualità di un addio. Come avrà intuito il più acuto tra i lettori, spesso soffre di Gelosia Patologica chi – al contempo – è affetto da Sindrome da Abbandono.

Leggi anche: La Sindrome da abbandono: cos’è e come si supera

I due paradossi: “geloso infedele” ed “amore distrutto”

Il sentimento diventa patologico quando la spinta del dolore è così forte da indurre ad azioni che distruggono il rispetto di sé e dell’altro; quando per lungo tempo e in maniera immotivata turba la serenità, senza essere placata da rassicurazioni e conferme; quando fa perdere il contatto con la realtà, arrivando a far scambiare i sospetti per certezze. Il paradosso è che spesso i gelosi non sono affatto persone fedeli. È la gelosia proiettiva: vedo nell’altro il male che non voglio vedere in me, mi ossessiono pensando che il partner, in certe circostanze, si comporterebbe come me.
Il secondo paradosso è che la gelosia di questi soggetti, che vorrebbero tanto salvaguardare l’amore, invece lo distrugge. Fa a pezzi il dialogo, la fiducia, la spontaneità. Trasporta l’amore in un clima di diffidenza. Scatena nell’altro la tendenza alla fuga.

Soffrono più gli uomini o le donne?

Il dolore è ugualmente intenso, però vissuto in modo diverso: generalizzando, lei tende a star male in silenzio; lui decide di agire e di darsi da fare. Come l’Otello della famosa tragedia di Shakespeare.

Leggi anche: Differenza tra gelosia normale e patologica

Tre gruppi

La gelosia patologica può essere inquadrata in tre grandi gruppi distinti in base alle caratteristiche formali delle idee di gelosia. Sono, in ordine di gravità:

  1. la Gelosia ossessiva in cui le tematiche di gelosia hanno caratteristiche che possono rientrare in quelle che il DSM-IV ha indicato per il Disturbo Ossessivo Compulsivo;
  2. la Sindrome di Mairet in cui le tematiche di gelosia hanno le caratteristiche formali delle idee prevalenti;
  3. la Gelosia delirante o Disturbo delirante di tipo geloso, detta anche «Sindrome di Otello».

La gelosia ossessiva

Nella gelosia ossessiva le immagini e le idee di infedeltà sono incoercibili e fortissimo nel paziente è radicato il dubbio sulla infedeltà del proprio partner, un dubbio lacerante che non si riesce a mettere a tacere con alcun ragionamento razionale. Chi ne soffre è continuamente alla ricerca di segnali che possano lenirlo, confermarlo o smentirlo. Il paziente si trasforma spesso in un detective a tempo pieno e passa moltissimo tempo nelle attività di ricerca della presunta infedeltà del partner; nei casi più gravi questa ossessiva ricerca costringe il soggetto addirittura a lasciare il proprio lavoro, per potersi dedicare alla attività “investigativa”. La spasmodica ricerca di informazioni, ai tempi di internet, trova naturale sfogo nei social network: il geloso ossessivo scandaglia ogni piccola componente del “profilo” del proprio partner, dando spesso significati eccessivi a particolarità apparentemente insignificanti della “bacheca” del presunto traditore. A volte basta un semplice “ciao” di uno/a sconosciuto/a per scatenare dubbi profondi e discussioni interminabili col partner. I gelosi ossessivi riconoscono l’infondatezza dei loro sospetti, arrivano anche a vergognarsene, ma sono, loro malgrado, trascinati e sommersi dalla tormentosità del dubbio. Così c’è chi sottopone tutti i giorni la moglie a martellanti interrogatori, chi controlla minuziosamente la castità del suo abbigliamento o la corrispondenza del partner e chi magari anche la biancheria intima alla ricerca di attività sessuali illecite. Queste persone riescono a rendersi conto delle loro esagerazioni, ma «non ce la fanno» a cambiare condotta, né a scacciare dalla propria mente certi pensieri pur sentiti come assurdi. I sentimenti di gelosia vengono vissuti permeati da un incoercibile dubbio. Sono tendenzialmente criticati ed il paziente vive con pena il fatto di provarli e ancora di più di «dover» accondiscendere alle conseguenti condotte comportamentali, fino a momenti di possibile grave egodistonia. Talvolta quello che stupisce è come il partner di questi pazienti accetti – anche per anni – tutto questo, suggerendo come nella scelta del partner e nello sviluppo di una tale sintomatologia (almeno quando questa si mantenga per anni) non si deve più parlare di un singolo malato, ma di una coppia in cui entrambi abbiano un qualche grado di patologia della mente.

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La Sindrome di Mairet

Nella Sindrome di Mairet il soggetto vive in un clima perennemente pervaso di vissuti di gelosia non solo di tipo amorosa. La condizione è indicata anche come «Iperestesia Gelosa» e delinea un quadro clinico di confine tra normalità e patologia in cui le idee di gelosia sono quantitativamente floride e tendono ad occupare tutto il campo esperenziale del paziente. Sono anche notevolmente persistenti tanto che spesso costituiscono un vero e proprio doloroso stile di vita. Diventano cioè compagne insostituibili di ogni relazione umana significativa (massimamente se sentimentale). Le tematiche di gelosia assumono in questa condizione la struttura formale di «idee prevalenti», hanno cioè una forte componente affettiva e mantengono un costante confronto con la realtà, pur occupando in modo stabile ed esclusivo il campo coscienziale del paziente. Inoltre spingono fortemente a comportamenti non infrequentemente sentiti, dal contesto socio-culturale, come abnormi e patologici. Nella Sindrome di Mairet la gelosia copre insomma tutte le attività umane, non solo il rapporto con il proprio partner, spingendo il soggetto a comportamenti patologici.

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La Sindrome di Otello

Nella Sindrome di Otello (o Gelosia Delirante o Delirio di Gelosia) il soggetto non ha alcun dubbio: è pienamente convinto dell’infedeltà del partner e ricerca e trova “conferme” del tradimento ovunque. Tenta in ogni modo di strappare la confessione al partner e attua rimedi contro la sua supposta infedeltà restringendone l’autonomia o assoldando investigatori. Il comportamento del paziente pertanto non è teso alla scoperta di qualcosa, che si pensa già di sapere, ma piuttosto a far ammettere all’altro la colpa. Da qui una continua richiesta di confessioni assillanti, portate avanti talvolta in modo reiteratamente subdolo, altre volte con l’arma del ricatto, talvolta infine ricorrendo alla coercizione e alla violenza fisica. L’ammissione del tradimento viene presentata, dal soggetto al proprio partner, sempre come «la medicina» che porrà fine ai tormenti e ai dubbi che ne conseguono. Talvolta il partner accusato, nella speranza di porre fine ad una situazione insostenibile, ammette un magari inesistente tradimento. Lungi dal placarsi il delirante, che ha finalmente avuto la conferma delle sue certezze, intensifica la sua aggressività e tenta di far ammettere ulteriori infedeltà. Questo tipo di gelosia può giungere ad atti violenti nei confronti del partner o del presunto amante e spesso è una complicanza dell’alcolismo cronico.

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Come faccio a capire se sono affetto da gelosia patologica?

Chi ha il dubbio di essere un geloso patologico (o che ha il dubbio che ne sia affetto un proprio caro), può parlarne con il proprio medico di famiglia che saprà indirizzare il soggetto ad uno specialista. In molti casi, bisogna dirlo, è però molto difficile – anche per un medico esperto – tracciare confini netti tra chi è patologico e chi non lo è. Certo è che quando notiamo che la nostra gelosia ci impedisce di vivere serenamente la nostra vita sociale, forse è il caso di non far finta di nulla e chiedere aiuto, patologia o no. Per una diagnosi precisa vanno considerate qualità, quantità e durata dei comportamenti.

Leggi anche: Gelosia: dieci consigli per controllarla e superarla

Come si cura la gelosia patologica?

Come abbiamo potuto vedere la gelosia patologica, nelle sue diverse forme, si riconosce dagli atteggiamenti ossessivi che assume il soggetto affetto, atteggiamenti che non lasciano spazio ad altro. Il diretto interessato può intuire di avere un comportamento sbagliato, anche se spesso non riesce a rendersene conto ma con un po’ di aiuto da parte di amici e familiari potrebbe forse prendere coscienza delle proprie azioni irrazionali. Rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta può essere utile ma nei casi più gravi può essere necessario l’uso di vari tipi di farmaci, in particolare ansiolitici ed antipsicotici (o neurolettici o tranquillanti maggiori). Quest’ultimi bloccano i recettori della dopamina, legata all’attività di eccitazione e alla gelosia “patologica”. L’azione dei neurolettici è immediata, si prendono per bocca, due o tre volte al giorno. L’iniezione è scelta quando si desidera un effetto rapido per calmare le manifestazioni di gelosia ossessiva e di gelosia delirante. Sono farmaci molto potenti che vanno presi necessariamente sotto controllo di un medico esperto in questo tipo di patologia.

Se credi di provare una gelosia eccessiva, che ti impedisce di vivere serenamente la tua vita e ti crea problemi con il tuo o la tua partner, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a gestirla ed a superare tutte le tue paure.

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Il ruolo di estrogeni, testosterone e prolattina nel desiderio sessuale femminile

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SESSO AMORE COPPIA SESSUALITA ATTRAZIONE PENETRAZIONE LETTOGli estrogeni, ormoni prodotti soprattutto prima dell’ovulazione, sono molto propizi al desiderio, e lo aumentano, come è stato dimostrato da diversi studi. Una donna ha più desiderio nei giorni fertili, come se la natura avesse previsto di darle più voglia di accoppiarsi affinché si riproduca.

Anche il testosterone, ormone maschile, ha un ruolo nel desiderio sessuale femminile anche se è presente in minore quantità nella donna rispetto all’uomo.
Tuttavia queste piccole quantità sono molto utili ed efficaci per stimolare il desiderio. Quando il livello di testosterone è molto basso anche il desiderio è scarso. E’ quanto accade in alcune donne che prendono una pillola contro l’acne a base di ciproterone acetato, che ha anche un’azione antitestosterone.

Anche la prolattina influenza il desiderio sessuale, tuttavia al contrario degli ormoni che ho prima citato, essa diminuisce il desiderio sessuale. Quando il livello di quest’ormone è elevato (ad esempio all’inizio dell’allattamento) il desiderio è assente.
Per concludere il desiderio femminile non è assolutamente solo psicologico, ma dipende anche dall’azione di diversi ormoni.

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Dormire poco ci rende più audaci e disinibiti

MEDICINA ONLINE SESSO AMORE COPPIA RAPPORTO SESSUALE ATTRAZIONEI risultati di un nuovissimo studio mostrano che gli uomini che dormono poco diventano molto più audaci. I motivi? Gli uomini che dormono un numero minore di ore percepiscono come più disponibile sessualmente la propria partner. Le autrici di questo studio hanno notato che gli uomini privati di una notte di sonno hanno infatti percepito i segnali sessuali della propria compagna come più forti rispetto a quando erano riposati. Questo sarebbe avvenuto perché la mancanza di sonno influenzerebbe le funzioni del lobo frontale, che ha un ruolo anche sul processo decisionale nella valutazione dei rischi, della morale, dei freni inibitori e della sensibilità. Quindi l’assenza di riposo in alcuni individui avrebbe più o meno gli stessi effetti di una sbronza molto forte.

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