Perché la pelle del pene è più scura rispetto al resto del corpo?

MEDICINA ONLINE SPERMA LIQUIDO SEMINALE PENIS VARICOCELE HYDROCELE IDROCELE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVUn nostro lettore ci chiede: “La mia pelle è chiara ma alcune parti del mio corpo, in particolare il pene e lo scroto, hanno la pelle più scura rispetto al resto. E’ Normale? Per quale motivo ciò avviene? Grazie per la risposta”

Ha perfettamente ragione: i genitali maschili negli individui caucasici hanno generalmente una pelle di colore più scuro rispetto alle altre zone del corpo. Salvo rari casi relativi ad alcune malattie, ciò è perfettamente normale. Le cause sono diverse: vediamole insieme.

Ormoni

La prima cosa da dire è che i genitali, come anche le areole, si scuriscono naturalmente durante la pubertà, grazie all’effetto degli ormoni. Quando i maschi passano attraverso la pubertà, il corpo produce più androgeni, ormoni sessuali maschili prodotti dalle ghiandole surrenali e dai testicoli. L’azione degli androgeni è responsabile dei caratteri sessuali secondari, come i peli del viso e quelli sul corpo; ma riguarda anche la pigmentazione della pelle. Ciò accade quando gli androgeni esplicano la loro funzione sui melanociti, le cellule che producono la melanina della pelle, con una conseguente pigmentazione più scura all’inguine, sul pene e nella zona dello scroto.

Leggi anche: Perché il glande ha un colore diverso rispetto al resto del pene?

Uomo preistorico

La colorazione più scura dei genitali dipende da una grande concentrazione di melanina, che è il pigmento responsabile dell’imbrunimento della pelle. Più è alta la concentrazione di melanina nella pelle, più questa sarà scura. La quantità di melanina più elevata a livello di pene e scroto, è spiegata anche prendendo in considerazione l’uomo preistorico da cui discendiamo: esso era ricoperto interamente di peli tranne in alcune zone come ad esempio l’asta peniena. Per tale motivo la pelle del pene, per proteggersi dall’azione nociva della radiazione solare, avrebbe una quantità di melanina più elevata.

Leggi anche: Prima volta e sesso: consigli su come introdurre il pene in vagina

Elasticità

La melanina renderebbe la pelle più elastica e nel pene sarebbe presente in maggiore quantità in quanto esso viene sottoposto a continue variazioni di dimensioni a causa del passaggio dello stato flaccido a quello eretto.

Attrito

Un altro fattore che può influenzare la pigmentazione scura, soprattutto all’inguine e allo scroto, è l’attrito procurato da varie cause, tra cui indumenti, rapporti sessuali e masturbazione. La pelle fisiologicamente tende a diventare più spessa , dura e resistente in seguito ad un attrito cronico, quindi se ci sono sfregamenti in una zona, nel corso del tempo una persona può notare che la pelle ha una maggiore durezza, con un lieve scurimento della zona ispessita.

Leggi anche: Il pene si accorcia o no con l’età? Come le misure cambiano negli anni

Malattie

Oltre alle cause prima citate, esistono anche diverse condizioni mediche che possono contribuire a un adombramento dei genitali maschili. Uno squilibrio ormonale o degli zuccheri – come quello che avviene nelle persone con diabete – possono portare alla produzione di più pigmento. L’obesità può anche provocare una pelle scura in diversi settori, come le cosce e i genitali, a causa del progressivo sfregamento della pelle. Altre condizioni meno note, come l’Acanthosis Nigricans, possono portare all’oscuramento della pelle sulla parte posteriore del collo, dell’inguine e delle ascelle. Un insolito e improvviso oscuramento nerastro potrebbe essere un’indicazione precoce di cancrena (gangrena di Fournier), o di un qualsiasi trombo che ostruisce le arterie terminali nella zona.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, segui la nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Diabete e dolci di Natale: il diabetico può mangiare il torrone?

MEDICINA ONLINE NATALE DOLCI NATALIZI PANDORO PANETTONE TORRONE NOCCIOLE CIOCCOLATO BIANCO SFOGLIATA LIEVITAZIONE OFFELLA INGREDIENTI ZUCCHERO VENEZIANA A VELO CALORIE RICETTE DIFFERENZE DIETA CIBO DOLCE COLOMBA PASQUA.jpgIl torrone (bianco o al cioccolato con nocciole) ha circa da 460 calorie ogni 100 grammi di prodotto; per quanto riguarda i carboidrati si aggirano intorno ai 51 grammi, mentre i grassi sono 26 grammi e le proteine 10 grammi.

Il torrone è ovviamente un alimento sconsigliato, tuttavia può essere saltuariamente assunto dal paziente diabetico, in dosi moderate, preferibilmente lontano dai pasti principali e dopo parere positivo del medico. Sarebbe comunque preferibile sostituirlo con altri dolci meno calorici e con meno carboidrati.

Il problema vero del torrone è che spesso viene servito in tavola alla fine dei pasti natalizi che già da soli non sono ipercalorici e ricchi di carboidrati e vanno così ad aggiungersi a un menu già fin troppo abbondante. Spesso poi al torrone si associa anche un assaggio di pandoro o panettone. Per evitare un eccessivo apporto calorico e di carboidrati, un trucco potrebbe essere quello di ridurre le calorie durante la cena, diminuendo le porzioni ad esempio di pasta. Altro trucco è – se prevedete una cena abbondante – quello di limitare le calorie a pranzo o, comunque, nei giorni precedenti e successivi al periodo natalizio. Altro trucco è, ovviamente, quello di limitare le porzioni e di aumentare l’attività fisica prima, durante e dopo le feste.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Bere vino fa ingrassare o dimagrire? Quante calorie ha?

MEDICINA ONLINE BERE COCKTAIL ALCOLICO ALCOL INGRASSARE DIMAGRIRE VINO ROSSO BIANCO BOTTIGLIA LINEA CALORIE DRINKING WINE AMICI AMICIZIA GRUPPO TAVOLA MANGIARE RISTORANTE SERATA PUB BIRRA.jpgCominciamo col dire che 100 grammi di vino bianco contengono 82 calorie, mentre 100 grammi di vino rosso contengono 85 calorie. Da sempre siamo soliti considerare il vino come un acerrimo nemico delle diete ma in realtà, almeno secondo una ricerca della Harvard Medical School, pare che chi beve moderatamente tenda ad ingrassare meno di chi non beve affatto. Ciò avviene perché il consumo di alcool fa aumentare la frequenza cardiaca ed accelera il metabolismo consentendo, quindi, di bruciare più velocemente le calorie.

Il risultato a cui è giunto questo studio, a dire il vero, non è così straordinario: già nel 1994, infatti, è stata portata avanti una ricerca simile, analizzando le abitudini di consumo di oltre 7000 volontari per circa 10 anni, e si è scoperto che chi aveva l’abitudine di bere uno o due bicchieri di vino al giorno, o in alternativa una birretta, ingrassava meno di chi praticava l’astinenza totale. Altri studi, come ad esempio quello condotto dai ricercatori di Cape Town, hanno dimostrato, inoltre, che il consumo di vino, purché moderato, può favorire, grazie alla sua azione antiossidante, una leggera riduzione della circonferenza della vita.

Ciò, tuttavia, non significa che se si vuole perdere peso, il bere può sostituire una corretta dieta ipocalorica; non bisogna, infatti, sottovalutare il fatto che il vino contiene un numero non indifferente di calorie e che, oltre alla quantità, è necessario stare attenti anche alla qualità di ciò che si beve. Un vino sano, infatti, è di gran lunga più salutare di uno prodotto industrialmente, ricco, quindi, di additivi chimici, così come dei vari superalcolici e cocktail, in cui sono presenti moltissimi altri ingredienti ipercalorici.

Ugualmente importante è, infine, il modo in cui si beve: qui in Italia, infatti, siamo soliti bere vino durante i pasti, in accompagnamento a cibi più o meno genuini, mentre nei paesi anglosassoni generalmente gli alcolici vengono consumati in grandi quantità assieme a cibo spazzatura . La differenza tra le due culture è palese: l’italiano beve quasi sempre per accompagnare il pranzo o la cena, mentre l’inglese e l’americano lo fanno quasi esclusivamente per il gusto di bere.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenza tra vino rosso, bianco e rosato

MEDICINA ONLINE BERE COCKTAIL ALCOLICO ALCOL INGRASSARE DIMAGRIRE VINO ROSSO BIANCO BOTTIGLIA LINEA CALORIE DRINKING WINE AMICI AMICIZIA GRUPPO TAVOLA MANGIARE RISTORANTE SERATA PUB BIRRSe si vuole effettuare la classificazione del vino per tipologia, essi si possono raggruppare in vino rosso, vino bianco e vino rosato.  Per chi non è esperto di vinificazione, la differenza tra le tre tipologie può essere riassunta solo nella colorazione, evidente al primo sguardo. Eppure, in pochi sanno da cosa è dato il caratteristico colore.

Una diceria indica che l’uva bianca produrrebbe solo vino bianco, mentre la cosiddetta uva nera o uva rossa, lavorata a dovere, fa produrre alle cantine solo il vino rosso o il rosato. In realtà, la colorazione dipende dalla presenza o meno, durante la fase di macerazione, delle vinacce, e per quanto tempo rimangono in “infusione”. Le vinacce sono le parti solide del frutto, per esempio la buccia e la polpa dell’uva. Per esempio, una delle differenze significative è data dalla pigiatura: per i rossi è totale, mentre per i bianchi è parziale. Come mai questa peculiarità?

Il Vino Bianco

Il vino bianco è ottenuto in maniera principale dalla spremitura dell’uva senza la sua buccia. Per questo motivo, il prodotto finale presenta un colore che si avvicina al giallo. Di solito, per questo tipo di vino, la temperatura ottimale per la consumazione si aggira tra gli 8 e i 14 gradi: un grado in più e si rischia di ritrovarsi un vino dal retrogusto amaro. Caratteristica principale del bianco è il suo profumo floreale e fruttato: per tutte queste caratteristiche, le pietanze a cui lo si abbina sono la carne bianca, il pesce e la verdura in generale, o comunque piatti dai sapori delicati. Nella bevanda dal colore giallo chiaro trasparente, al momento della preparazione, non sono aggiunte affatto le vinacce, permettendo di ottenere un sapore più delicato rispetto al rosso, ricco di tannini. La differenza tra vino bianco e rosso sta anche nelle pigiatrici: devono essere molto delicate per pigiare l’uva in maniera molto delicata e mantenere la delicatezza anche all’interno della bottiglia. I vini bianchi più conosciuti sono la Passerina, il Vermentino e il Soave, presenti nel nostro e-store online.

Il Vino Rosso

Il vino rosso si differenzia dal vino bianco proprio per la sua composizione. Intanto, si ottiene da uve fresche impiegate con la loro buccia, messa a macerare in modo da donare al composto il caratteristico colore scuro. La temperatura di consumazione consigliata è tra i 14 e i 20 gradi. Il colore rosso della bevanda può variare dal porpora al rosso aranciato, dipende dal tempo di macerazione e maturazione: i tannini si trasferiscono in questa maniera: la tradizione vuole che un bicchiere di rosso a pasto serva per allungare la vita e dare benefici al cuore. Ovviamente dipende dal consumo e dalle varie tipologie, perché non tutti i rossi sono uguali. In generale, il vino rosso è abbinabile a piatti di carne rossa, ai formaggi e alla cacciagione, oltre a tutte le pietanze dal sapore molto deciso. Nel nostro sito si possono trovare molti vini rossi rinomati, tra cui il Barolo, il Cannonau e il Nero D’Avola.

Ovviamente, essendo il vino un alcolico, l’assunzione deve essere moderata ed in alcuni casi vietata. Non solo per le patologie; le donne in dolce attesa, ad esempio, non devono assumere vino. L’alcol, anche se in piccole concentrazioni, può danneggiare lo sviluppo del nascituro.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Il cioccolato fa ingrassare o dimagrire? Quante calorie ha?

MEDICINA ONLINE CIOCCOLATO CACAO CIBO DIABETE INSULINA DOLCI DOLCE GRASSI ZUCCHERO CARBOIDRATI CUORE PANCREAS DIGESTIONESe fino ad oggi avete temuto di ingrassare mangiando qualche quadratino in più di cioccolata adesso potete stare decisamente più tranquilli. Sembra infatti che sia vero esattamente il contrario: non solo il cioccolato non fa ingrassare ma aiuta invece a dimagrire!

La buona notizia che tanti di noi aspettavano arriva dall’Università di Granada ed è stata pubblicata sulla rivista Nutrition. Si tratta di un’ulteriore conferma ad un precedente ricerca sul cioccolato portata avanti dall’University of California di San Diego, arrivata alla medesima conclusione.

Questa volta gli scienziati, che hanno analizzato i dati relativi a 1500 adolescenti di 6 diversi paesi europei, hanno notato come chi consumava più cioccolato, indipendentemente dall’attività fisica praticata e dal tipo di alimentazione che seguiva, aveva meno grasso nelle diverse parti del corpo e in particolare sulla zona addominale.

Per scoprire questa dote brucia-grassi del cioccolato si sono valutati diversi parametri tra cui misura del girovita dei ragazzi che hanno partecipato alla ricerca e indice di massa corporea (Imc). Ma come è possibile che un alimento così calorico possa essere addirittura “dimagrante”? I ricercatori attribuiscono questa potenzialità alla presenza nel cioccolato delle catechineantiossidanti particolarmente benefici per il nostro organismo e più nello specifico per il metabolismo del corpo.

Saputo questo però non fatevi prendere dai facili entusiasmi, come ci ha tenuto a sottolineare l’autrice principale dello studio, Magdalena Cuenca-García: “In quantità ridotte, il cioccolato può essere un bene. Ma, senza dubbio, un consumo eccessivo è dannoso“.

Calorie per 100 grammi di cioccolato:

  • Fondente con 50% di cacao: 546 calorie.
  • Al latte: 535 calorie.
  • Bianco: 539 calorie.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Il riso fa ingrassare o dimagrire? Quante calorie ha?

MEDICINA ONLINE RISO RISOTTO INTEGRALE ZAFFERANO PASTA CALORIE BASMATI BIANCO INGRASSARE DIETA COTTO CRUDO PIATTO CUCINA LIGHT MANGIARE DIMAGRIRE GRASSO DIABETE CARBOIDRATI GLICEMIA INDICE GLICEMICO GLICEMIA.jpgUn alimento fermamente consigliato nella grande varietà delle diete è il riso, utile per contrastare l’obesità e consigliato quando si soffre di patologie problematiche come l’ipertensione e il diabete: il riso rappresenta il piatto principale nel mondo orientale, basta pensare che Indonesia e Cina sono i primi consumatori al mondo con mediamente 150 kg di consumo pro capite all’anno, mentre negli Stati Uniti, famosi per la popolazione con gravi problemi di peso, le quantità consumate all’anno individualmente si riducono drasticamente a soli 9 kg di riso.

Calorie del riso:

  • Il riso bianco ha 362 calorie ogni 100 grammi, cotto ha 100 calorie ogni 100 grammi.
  • Il riso integrale crudo ha 337 calorie ogni 100 grammi, cotto ha 111 calorie ogni 100 grammi.
  • Il riso basmati ha 341 calorie ogni 100 grammi.

Pur non essendo un cibo “dimagrante”, il riso è fondamentale per una dieta ipocalorica equilibrata, perché ha un bassissimo contenuto di sodio, disintossica e contiene un’altissima concentrazione di vitamine del gruppo B e carboidrati semplici che vengono immediatamente metabolizzati dall’organismo senza incamerare grassi; inoltre il riso ha un alto potere saziante, anche con quantità ridotte. Ma se si intende seguire un regime alimentare volto a diminuire il peso corporeo con maggiore efficacia, è consigliabile consumare il riso integrale, perché aiuta il metabolismo a consumare una quantità superiore di calorie rispetto al riso raffinato.

Il riso integrale è ricco di fibre, basta pensare che una porzione ne contiene addirittura il 14% del fabbisogno giornaliero, favorendo il benessere intestinale e la riduzione di colesterolo. Un recente studio condotto dall’Università di Medicina di Harvard, ha evidenziato risultati evidenti nel dimagrimento grazie al consumo di riso integrale rispetto al riso raffinato.

Infatti, il riso aiuta a dimagrire tutti, persino le persone affette da celiachia che causa una grave intolleranza al glutine, perché le fibre contenute hanno un prodigioso effetto saziante, che implica al corpo una minore assunzione di cibo; inoltre trattiene i liquidi, quindi aiuta a sgonfiare migliorando la silhouette del corpo con presenza sia di ritenzione idrica che di cellulite. Il riso integrale contiene una grande quantità di amido insieme a una minima presenza di proteine, molti sali minerali, evitando l’accumulo di tossine responsabili di malesseri generali; inoltre grazie alla vitamina PP combatte la presenza dei radicali liberi causa di dolorosi stati infiammatori.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

Differenza tra aglio rosso, rosa e bianco: proprietà e coltivazione

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA AGLIO ROSSO ROSA BIANCO COLORE TAVOLA DIETA TIPO.jpgL’aglio ha moltissimi benefici per la nostra salute: oltre ad essere uno dei migliori antibiotici naturali, il suo consumo regolare ci aiuta a prevenire numerose malattie. Dal punto di vista nutrizionale l’aglio ha 41 kcal ogni 100 grammi. Inoltre è ricco di vitamine, come la vitamina A, C, E e le vitamine del gruppo B, e minerali come ferro, fosforo, calcio, sodio ed è estremamente ricco di potassio, circa 450 mg in 100 grammi di prodotto. Visti i suoi valori nutrizionali e le sue proprietà l’utilizzo dell’aglio viene consigliato anche a coloro che seguono diete dimagranti, infatti sembra che questo possa favorire la lipolisi, cioè favorisce lo scioglimento delle cellule adipose. L’azione dimagrante dell’aglio sarebbe da collegarsi anche alla sua capacità di stimolare il metabolismo, ed inoltre come vedremo in seguito, alle sue proprietà diuretiche. La quantità giornaliera di aglio da assumere è stimata intorno ai 4 g e può essere assunto ogni giorno salvo controindicazioni. L’assunzione può avvenire sia attraverso il consumo del bulbo fresco o secco, sia attraverso l’assunzione di compresse o sciroppi. E’ possibile anche assumere l’aglio sotto forma di tintura madre, 50 gocce tre volte al giorno. Esistono diversi tipi di aglio ed ognuno di essi ha specifiche caratteristiche.

Leggi anche: Proprietà dell’aglio: antibiotico, antitumorale, afrodisiaco, abbassa la pressione ed il colesterolo

Aglio bianco

L’aglio bianco è quello più comune e maggiormente coltivato in Italia, lo si può infatti trovare un po’ ovunque. Sono bulbi dal sapore deciso che possono essere seminati sia in autunno che a gennaio-febbraio, quando il terreno lo permetterà. Ma anche all’interno della ‘categoria’ aglio bianco, esistono diverse varietà.

  • Aglio ‘Piacentino’: ha il bulbo rivestito di tuniche bianco-argentate, è molto produttivo e si conserva a lungo. In genere si semina a settembre e novembre e si raccoglie a giugno-luglio. Dall’Aglio Piacentino è stato selezionato l’aglio Serena, esente da virosi, più tardivo e di buona pezzatura.
  • Bianco ‘Polesano’: bianco brillante ha forma regolare e compatta e si coltivava già nell’800. Si presta anch’esso, come tutti gli agli bianchi, ad ad essere conservato molto a lungo.
  • Bianco ‘Napoletano’: con striature rosate è molto ricco di oli essenziali, si raccoglie il 13 giugno (Sant’Antonio) e si fa seccare fino al 24 giugno (San Giovanni).

Aglio rosa

L’aglio rosa ha un sapore più delicato, si semina solitamente più tardi e ha una conservabilità, seppure buona, talvolta minore a quella dell’aglio bianco

  • Aglio ‘Rosa Primaticcio’: si presta a essere consumato fresco e per questo poco conservabile. E’ di buona pezzatura e tuniche rosa chiaro. Si semina a febbraio-marzo e si raccoglie a luglio quando le foglie sono ancora verdi. Molto simile al Rosa Primaticcio è il Rosa Napoletano e il Rosa di Agrigento, coltivati soprattutto al Sud Italia.
  • Aglio di Vessalico: viene coltivato in Liguria sui tipici terrazzamenti. Ha un aroma intenso, è digeribile e ben conservabile. Ha tuniche esterne bianco-rosato, o rosso-viola appena colto, e bulbilli bianchi. La semina si effettua tra ottobre e gennaio e la raccolta avviene verso la fine di giugno.
  • Aglio Rosa di Lautrec: come tutte i prodotti francesi è molto conosciuto e rinomato, ma non si tratta solo di ‘vana gloria’: l’aglio Rosa di Lautrec ha qualità gustative indiscutibili: aroma dolce e delicato, si adatta bene a quasi tutti i piatti e si presta anche ad essere mangiato a crudo. Se conservato in luogo fresco e arieggiato e a temperature intorno ai 12/13° può arrivare anche al raccolto successivo. Molto produttivo, i suoi bulbilli sono ricoperti da un involucro rosa. Periodo di semina dicembre/gennaio (ma comunque aspettiamo che il terreno sia agibile).

Aglio rosso

Ma non abbiamo ancora finito con i colori dell’aglio: ecco infine l’aglio rosso, che ha queste specifiche proprietà:

  • È molto ricco di vitamina C, tiamina e riboflavina, potenti antiossidanti necessari alla nostra salute generale.
  • Il suo sapore è intenso, piccante e apprezzato in gastronomia.
  • Questa varietà è molto utilizzata nella medicina naturale per elaborare compresse o estratti d’aglio.
  • A differenza del classico aglio bianco, quello rosso ha dimensioni più piccole, è stretto, la buccia esterna è di colore rosso intenso e di solito ogni testa contiene dagli 8 ai 12 spicchi.
  • Possiede una maggiore concentrazione di composti organici solforati, è ricco di zolfo, iodio e silicio. 
  • Contiene un livello molto elevato di allicina, quel composto con proprietà antibiotiche che dona il caratteristico odore e sapore all’aglio.

Ecco alcune varietà di aglio rosso:

  • L’aglio Rosso di Nubia (o di Paceco o di Trapani):  ha le tuniche dei bulbilli rosso acceso. In Sicilia si semina tra dicembre e gennaio e si raccoglie a maggio/giugno. Ha un gusto molto forte che si sposa benissimo con i saporiti piatti siciliani. Può essere consumato tutto l’anno.
  • L’aglio Rosso di Sulmona: è coltivato da secoli in Abruzzo, ha tuniche esterne bianche e bulbilli ricoperti da un involucro rosso vino. Si semina fino a fine gennaio e si raccoglie dopo sei mesi. Quest’aglio produce uno scapo floreale che va raccolto un mese prima del bulbo e può essere consumato fresco, sott’olio o in agrodolce.
  • L’aglio Rosso Maremmano: di pezzatura più piccola è rosso acceso, molto profumato e ha un bel sapore deciso. Purtroppo è poco diffuso e prodotto quasi esclusivamente per consumo proprio.

La differenza tra le varie tipologie di aglio è a livello di coltivazione in quanto l’aglio rosso ha un ciclo di coltivazione più breve e produce bulbi più grandi ma che hanno come caratteristica una minore conservabilità rispetto a quelli dell’aglio bianco.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Differenza tra zucchero di canna e zucchero bianco: qual è il migliore in una dieta?

MEDICINA ONLINE MANGIARE TIPI DI ZUCCHERO INTEGRALE CANNA FRUTTA MAGRA DIABETE CALORIE GLICEMIA RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBDal punto di vista chimico sia lo zucchero di canna che quello bianco contengono esattamente la stessa molecola, quella del saccarosio. La differenza principale è che mentre lo zucchero bianco contiene solo saccarosio, quello bruno contiene anche qualche residuo di melassa (tra l’1% e il 5% a seconda dei tipi di zucchero grezzo in commercio), che gli regala un aroma un po’ diverso.  Nella melassa sono presenti, in quantità molto bassa, alcuni minerali (soprattutto potassio) e vitamine. Ma poiché di zucchero se ne assumono giornalmente piccole quantità, queste sostanze “in più” presenti nello zucchero bruno, non apportano particolari benefici all’organismo.

Come si ottiene lo zucchero?

Il processo industriale al quale viene sottoposto lo zucchero ricavato dalla barbabietola o dalla canna, spesso accusato di “danneggiare” in qualche modo il prodotto, in realtà non fa che estrarre il saccarosio dalle impurità presenti nella melassa. Il saccarosio puro, infatti, è bianco. Rispetto allo zucchero bruno presente in commercio, quello bianco proveniente dalla canna viene ulteriormente purificato impiegando idrossido di calcio e carbone attivo (che si usa anche per potabilizzare l’acqua), sostanze delle quali nel prodotto finito non resta traccia. Il saccarosio ricavato invece dalla barbabietola viene purificato aggiungendo anche diossido di zolfo. Questa lavorazione fa sì che nello zucchero bianco rimangano tracce di anidride solforosa, che però è presente in quantità davvero basse (basta pensare che nel vino la quantità è oltre dieci volte maggiore).

Quale fa più male?

Lo zucchero, bianco o di canna, è costituito per il la quasi totalità da saccarosio, un disaccaride (ovvero un composto costituito da due molecole zuccherine) che la digestione scinde nei suoi elementi costitutivi, il glucosio e il fruttosio. Il consumo di saccarosio determina nell’organismo un innalzamento della glicemia al quale corrisponde la produzione di insulina. Entrambi i tipi di zucchero fanno “male” se consumati in eccesso, senza distinzione, anche perché lo zucchero bianco contiene 392 calorie per 100 grammi; lo zucchero di canna contiene invece 360 calorie per 100 grammi .

La diatriba fra i sostenitori dello zucchero di canna e dello zucchero bianco è sempre più viva ed accesa. Ma quanto c’è di vero in tutte le affermazioni che provengono dai mezzi di comunicazione e quanto, invece, è legato a credenze, falsi miti ed errata interpretazione delle informazioni? Purtroppo, sono più le false voci che i dati scientifici a prevalere: per questo, è importante fare chiarezza una volta per tutte sul dibattito che riguarda lo zucchero bianco e quello di canna.

Dal punto di vista chimico consumare zucchero bianco o bruno è esattamente la stessa cosa, con una leggera propensione per lo zucchero di canna che è lievemente meno calorico.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!