La malattia di Ménétrier (anche chiamata “malattia di Ménétrier” o “gastrite ipertrofica gigante“; in inglese “Ménétrier’s disease“) è una rara gastropatia iperproliferativa precancerosa, caratterizzata da marcata iperplasia delle Continua a leggere
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Gli inibitori della pompa protonica (IPP), impropriamente noti anche come Prazoli, sono un gruppo di molecole la cui azione principale è una Continua a leggere
Cachi: calorie, controindicazioni, fanno male e fanno ingrassare?
Il cachi o kaki (Diospyros kaki) è un albero da frutta originario dell’Asia, in particolare la Cina centro-meridionale. In italiano ha anche un altro nome meno noto: diòspiro o diòspero. Il caco è un frutto che va consumato a maturazione completa perché il gusto astringente per il palato o anche detto allappato, dovuto alla presenza di Continua a leggere
Breath test Helicobacter: come funziona, come si fa e valori
Con “test del respiro” o “breath test” in medicina si indica una tipologia di esami non invasivi grazie ai quali si diagnostica la presenza del batterio Helicobacter pylori, l’agente causale più importante della Continua a leggere
Gastrina alta, bassa, valori, funzioni, cos’è e dove è prodotta
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Infezione da Helicobacter Pylori: cosa causa, come si riconosce e cura
È un’infezione cronica della mucosa gastrica, a opera dell’Helicobacter Pylori (HP). Questo batterio riesce a sopravvivere nell’ambiente acido dello stomaco e ne danneggia le cellule, innescando una reazione infiammatoria che determina una malattia cronica, la gastrite cronica superficiale o atrofica. L’infezione è anche il principale fattore eziologico dell’ulcera peptica (sia duodenale che gastrica).
COME SI RICONOSCE?
Non è stata identificata una sintomatologia specifica determinata dall’infezione. I sintomi possono dunque essere quelli della gastrite cronica e della dispepsia funzionale o quelli della malattia ulcerosa. In molti casi l’infezione viene riscontrata in soggetti del tutto asintomatici.
Per diagnosticare l’infezione da Helicobacter Pylori si possono utilizzare metodiche invasive e non invasive. Le prime prevedono l’esecuzione dell’esofagogastroduodenoscopia con biopsie gastriche: il batterio può essere identificato dall’istologo sul preparato istologico, o può essere individuato già nel corso dell’esame mediante un test rapido (test all’ureasi); nei casi di resistenza documentata del batterio ai trattamenti antibiotici tradizionali, la biopsia può essere utilizzata per la coltura dell’Helicobacter Pylori, cioè per un esame diagnostico molto preciso, anche se tecnicamente complesso, che, abbinato all’antibiogramma, permette di documentare a quali antibiotici è resistente o è sensibile il batterio. Ciò permette quindi di effettuare una terapia di eradicazione mirata.
Gli esami non invasivi consentono la diagnosi dell’infezione tramite prelievo di sangue (ricerca degli anticorpi), analisi del respiro (urea breath test) o anche analisi delle feci, una metodica utilizzata in pochi centri, ma spesso eseguita nei bambini.
COME SI CURA?
L’eradicazione dell’infezione si ottiene utilizzando diversi schemi terapeutici che prevedono un potente inibitore della secrezione acida gastrica (inibitori di pompa protonica) e un’associazione di antibatterici, variamente combinati tra di loro. L’indicazione all’eradicazione dell’infezione è certa nei soggetti affetti da malattia ulcerosa, da lesioni precancerose dello stomaco, da linfoma MALT e in chi deve essere sottoposto a terapia cronica con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS); è invece da definire in tutti gli altri casi.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Il pepe fa male o bene alla salute? Controindicazioni e gravidanza
Cerchiamo di fare chiarezza sull’argomento dato che spesso si sente dire che il pepe fa male e dovrebbe essere ridotto nella dieta mentre altri sostengono che faccia bene, dunque il dubbio sembra persistere. Si tratta di una spezia che sin dall’antichità è stata utilizzata sia per scopi culinari che curativi. Oggi il pepe viene usato in vaste parti del mondo ed è divenuto uno delle spezie principali anche nei paesi occidentali, tanto da trovarlo servito a tavola accanto all’olio e l’aceto, come condimenti basilari delle nostre pietanze. Vediamo dunque quali sono le sue proprietà benefiche, dato che il suo caratteristico sapore è ormai più che conosciuto e apprezzato largamente.
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Lati positivi del pepe
I benefici che si traggono dal pepe sono numerosi e di notevole importanza, anche se in effetti non sono molto conosciute. Ricerche scientifiche hanno dimostrato che il pepe nero ha la capacità innanzitutto di migliorare le funzioni digestive. Aggiunto quindi ai cibi, specie se pesanti e difficili da digerire, aiuta lo smaltimento e la digestione. Questa sua proprietà è indicata anche in caso di diete e in cui si ha necessità di perdere peso, proprio perché migliorando il metabolismo favorisce lo stesso dimagrimento.
Un altro vantaggio è quello di riuscire a ridurre la quantità di gas nell’intestino, particolarmente utile perciò per tutte quelle persone che tendono a soffrire di aerofagia o semplicemente quando si ingeriscono cibi che formano più aria di altri come i legumi ad esempio. Sia per gli uomini che per le donne, farà piacere sapere che esso ha in sé una gran quantità di antiossidanti, ci aiuta quindi a rimanere giovani sia con il corpo che l’organismo nel suo complesso. Per chi ne avesse necessità, è utile sapere che il pepe inoltre favorisce l’acido cloridrico nello stomaco. Infine si è potuto verificare anche un effetto benefico nel combattere la proliferazione batterica, specie del tratto intestinale.
Lati negativi e controindicazioni del pepe
Sottolineate le sue proprietà salutari sull’organismo è però anche necessario ricordare che deve essere sconsigliato in alcuni casi specifici. Sostanzialmente il pepe va usato con moderazione quando si ha un ipersensibilità gastrica dato che ne aumenta l’acidità e può pertanto irritare le detta mucosa. Se assunto in quantità eccessive può comportare effetti negativi al tratto gastrointestinale. Se odorato con insistenza potrebbe irritare le vie respiratorie, con comparsa anche di gonfiori e difficoltà respiratoria. Infine è sconsigliato, questo per specifico dettame medico, alle donne in gravidanza e allattamento. Oltre a questo non ci sono particolari controindicazioni. Un uso moderato dunque non può far altro che bene, come tutte le cose del resto. Se qualcuno dice che il pepe fa male forse si riferisce ad un suo uso eccessivo che come visto prima può in effetti irritare e cerare problemi gastrointestinali.
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Gastrite cronica, quando il bruciore di stomaco non dà tregua
La gastrite cronica è uno stato infiammatorio cronico della mucosa gastrica che di solito non guarisce spontaneamente, ma tende a persistere nel tempo. L’evoluzione naturale della malattia porta a una graduale distruzione delle ghiandole dello stomaco con sviluppo di atrofia della mucosa (evoluzione da gastrite cronica superficiale a gastrite cronica atrofica) e comparsa di metaplasia intestinale, cioè sostituzione di cellule dello stomaco con cellule dell’intestino. La comparsa di un sottotipo di metaplasia intestinale (tipo III) è considerata una lesione precancerosa.
Nella maggior parte dei casi l’agente eziologico che induce la gastrite e ne determina nel tempo l’evoluzione è l’Helicobacter pylori.
COME SI RICONOSCE?
La gastrite cronica, l’atrofia ghiandolare e la metaplasia intestinale nella maggior parte dei soggetti non determinano una sintomatologia specifica e, seppure gli studi hanno dimostrato che l’Helicobacter pylori produce un danno cronico alla mucosa gastrica, non è invece dimostrata la relazione tra gastrite e sintomatologia del paziente. Generalmente i sintomi sono quelli della dispepsia funzionale: dolore epigastrico correlato ai pasti o presente a digiuno, pesantezza dopo i pasti e digestione difficile, sazietà precoce, meteorismo. L’ulcera gastrica (non quella duodenale) si sviluppa sempre in un contesto di gastrite atrofica, per cui la sintomatologia prevalente può essere quella connessa a questa lesione. In molti casi, comunque, non esiste una sintomatologia.
La diagnosi può essere fatta solo attraverso lo studio istologico della mucosa gastrica, che viene effettuato su biopsie prelevate endoscopicamente. L’esofagogastroduodenoscopia è, quindi, l’esame necessario da effettuare, sia per diagnosticare la gastrite sia per controllare nel tempo la sua evoluzione.
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COME SI CURA?
La terapia può essere sintomatica o eziologica. La terapia sintomatica si avvale dell’uso di farmaci procinetici, antiacidi o antisecretivi, protettori della mucosa gastrica; la terapia eziologia consiste nell’eradicazione dell’infezione da Helicobacter pylori che determina, oltre alla scomparsa del batterio stesso, la risoluzione della gastrite con scomparsa delle cellule infiammatorie dalla mucosa dello stomaco, ma non sempre riesce a eliminare i sintomi. L’eradicazione dell’infezione sembra comunque essere in grado di interrompere la storia naturale della gastrite, nella sua evoluzione verso lesioni precancerose.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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