I segni che più comunemente vengono valutati sono il segno di Continua a leggere
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Rossore ed irritazione della pelle sotto e tra il seno: cause e rimedi
Una irritazione ed arrossamento della pelle si può verificare piuttosto spesso nella zona intorno alle mammelle, specie nella piega sottomammaria, la zona dove – specie col caldo – si accumula sudore e lo fregamento di pelle del seno, pelle addominale e reggiseno possono determinare infiammazione della cute ed accumulo di microorganismi come batteri e funghi che peggiorano la situazione. L’eruzione cutanea può presentarsi sotto forma di pelle squamosa, vesciche o macchie arrossate e pruriginose e si presenta più frequente nelle donne che allattano, in quelle obese e diabetiche, in quelle che non eseguono una corretta igiene, specie nei mesi più caldi.
Il prurito tipico dell’irritazione induce a grattarsi la zona e questo va a determinare un peggioramento della situazione, in una sorta di circolo vizioso. Per fortuna ci sono molte cose che puoi fare per lenire il disagio e sbarazzarti dello sfogo; la prima cosa da fare è cambiare alcune tue abitudini e stili di vita, con questi consigli:
1) Mantieni asciutta la pelle sotto le mammelle
L’umidità che si crea in questa zona può portare a infezioni e sfoghi cutanei, devi quindi fare di tutto per evitare che ciò accada: pulisci e asciuga la pelle sotto i seni se senti che si è accumulato sudore, specie dopo aver fatto attività fisica e se hai un seno prosperoso, inoltre assicurati di mantenere la pelle asciutta nelle giornate particolarmente calde quando sudi molto.
2) Presta attenzione ai potenziali agenti irritanti
È possibile che alcuni prodotti che usi possano contribuire a irritare la pelle. Se stai utilizzando prodotti mai usati prima, come un sapone, uno shampoo, una lozione, un detersivo per bucato o altri prodotti con cui la pelle entra in contatto, interrompine l’uso. Controlla se i sintomi spariscono e, in questo caso, evita di usare questi prodotti in futuro.
3) Indossa un reggiseno della misura adatta
Se il reggiseno è troppo grande o troppo piccolo può favorire l’irritazione responsabile dell’eruzione cutanea. Acquista reggiseni di cotone con zone elastiche, realizzati con materiali di alta qualità. Non prenderli in tessuto sintetico, perché irritano ulteriormente la pelle. Se non conosci di preciso la tua taglia, recati in un negozio di abbigliamento intimo e chiedi di provare diversi articoli.
4) Indossa vestiti in cotone
Questo materiale aiuta a ridurre l’umidità sotto le mammelle, permette una migliore traspirazione rispetto ad altre fibre e assorbe meglio l’umidità cutanea. Cerca di indossare indumenti costituiti al 100% di cotone.
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Trattare l’irritazione con rimedi casalinghi
1) Applica un impacco freddo sulla zona interessata
Se noti un’eruzione cutanea sotto i seni, prova questo rimedio. Il freddo può aiutare a ridurre l’infiammazione e lenire i sintomi. Puoi semplicemente avvolgere il ghiaccio in un asciugamano di cotone o in un sacchetto di plastica. Puoi anche scegliere di acquistare un impacco di ghiaccio già pronto nei supermercati meglio forniti, tuttavia, tieni presente che quelli commerciali non devono essere appoggiati direttamente sulla pelle: anche in questo caso, vanno avvolti in un telo prima dell’uso. Tieni il ghiaccio in loco per 10 minuti alla volta, fai quindi una pausa e ripeti, se i sintomi persistono. Un ottimo prodotto per fare gli impacchi è questo: http://amzn.to/2CWQpXf
2) Fai un bagno o una doccia tiepida
Questo rimedio può essere di aiuto per qualunque tipo di sfogo cutaneo, compreso quello sotto i seni. Puoi anche far scorrere dell’acqua tiepida su un panno e appoggiarlo direttamente sulla pelle per alcuni minuti.
3) Usa l’olio di melaleuca (tee tree oil)
Per alcune persone, quest’olio fornisce sollievo dall’eruzione cutanea. Ricorda che però non va mai applicato puro direttamente sulla pelle, perché potrebbe aggravare il problema. Assicurati sempre di diluirlo con l’olio di oliva prima di usarlo.
Mescola 4 cucchiai di olio d’oliva con 6 gocce di olio di melaleuca. Intingi un batuffolo di cotone nella miscela e tamponalo delicatamente sulla zona sofferente.
Massaggia l’area leggermente per alcuni minuti, in modo che l’olio penetri nella cute. Per ottenere risultati migliori, segui questa procedura dopo il bagno o la doccia e ripetila prima di andare a dormire. Se ti accorgi che i sintomi si aggravano dopo averlo applicato, interrompine immediatamente l’uso. Un olio di qualità davvero elevata è questo: http://amzn.to/2CVmPkJ
4) Prova il basilico
Alcune persone affermano che questa pianta erbacea sia efficace per alleviare il disagio alla pelle. Schiaccia delle foglie fresche fino a formare un composto simile a una pasta, spalmalo delicatamente su tutta l’area colpita dallo sfogo e lascialo in posizione finché non si asciuga. Al termine risciacqua la pelle con acqua calda e asciugala tamponando. Ripeti il processo una volta al giorno e osserva i risultati. Come già detto, tieni presente che non tutti i rimedi casalinghi funzionano su tutte le persone. Se noti che lo sfogo cutaneo peggiora, non ripetere questo trattamento. Inoltre evita di usare le foglie di basilico se sai di esserne allergica.
5) Detergi la zona arrossata
Tieni sempre pulita la zona interessata dell’irritazione, usando un gel detergente di qualità, come ad esempio questo ottimo prodotto a base di aloe vera: http://amzn.to/2CTFoWq
6) Applica una lozione di calamina, aloe vera o un prodotto idratante senza profumi per lenire l’irritazione
Alcune lozioni e creme idratanti possono aiutare ad alleviare lo sfogo. Cerca di usare una crema idratante senza fragranze o profumi, un prodotto a base di aloe vera o una lozione a base di calamina.
Applica la lozione idratante sulla pelle infiammata in base alla necessità, seguendo le specifiche istruzioni riportate sulla confezione. Una ottima lozione idratante la potete trovare qui: http://amzn.to/2CXdAQf
L’aloe vera è in grado di fornire sollievo allo sfogo cutaneo e alla pelle irritata di molte persone; ha delle proprietà antimicotiche e antibatteriche che possono aiutare a curare l’eruzione. Applica il prodotto direttamente sulla pelle interessata. Non è necessario risciacquarlo, ma dopo l’applicazione dovresti aspettare 20 minuti prima di vestirti. Ripeti se necessario. Una aloa vera in gel eccezionale è questa: http://amzn.to/2CHxPOr
La lozione di calamina può evitare prurito e irritazione, soprattutto se temi che lo sfogo sia stato causato da qualche sostanza particolare, come quella rilasciata dalla quercia o edera velenosa. Applicala due volte al giorno usando un batuffolo di cotone. Una ottima lozione di calamina è la seguente: http://amzn.to/2CKQjxu
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Cure mediche per l’irritazione della pelle del seno
1) Sappi quando è opportuno farsi visitare
La maggior parte degli sfoghi cutanei sotto il seno è benigna ed è causata da disturbi della pelle piuttosto comuni, che scompaiono senza bisogno di trattamenti medici. Tuttavia, a volte queste eruzioni possono essere sintomo di qualche patologia più grave. Dovresti recarti dal medico se presenti uno qualunque dei seguenti sintomi.
Se lo sfogo cutaneo non risponde ai trattamenti casalinghi dopo una o due settimane, devi farti visitare. Devi rivolgerti al dottore anche se l’eruzione cutanea è accompagnata da febbre, forte dolore, piaghe che non guariscono e se i sintomi peggiorano.
2) Fatti visitare da un medico
Fissa un appuntamento con il medico di base in modo da farti analizzare lo sfogo. Informalo degli eventuali sintomi che accompagnano l’eruzione cutanea.
Il medico probabilmente vorrà esaminare la pelle affetta. Se lo sfogo è causato da qualche circostanza benigna e non presenti ulteriori sintomi, sarà in grado di elaborare una diagnosi senza la necessità di ulteriori esami.
A volte potrebbe decidere di sottoporti a una raschiatura cutanea alla ricerca di qualche infezione micotica. Il medico potrebbe anche usare una lampada speciale, come quella di Wood (o luce nera) per osservare meglio la pelle. In casi rari può essere opportuno eseguire una biopsia.
3 Usa farmaci
Se l’eruzione cutanea è dovuta a un’infezione e non si riduce da sola, il medico potrà consigliarti dei farmaci. Esistono diversi medicinali su prescrizione che vengono usati per trattare questo tipo di problema.
Il medico potrà prescriverti degli antibiotici o delle creme antimicotiche da applicare sulla pelle; assicurati di seguire le indicazioni che ti fornisce il curante.
Egli potrà inoltre consigliarti delle creme o lozioni steroidee a basso dosaggio che possono proteggere la pelle.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Differenze tra ileo meccanico ed ileo paralitico: cause, sintomi e trattamenti
Cosa significa “ileo”?
Con ileo (in inglese “ileus”) in medicina si intende una condizione patologica caratterizzata dall’arresto parziale o totale della progressione del contenuto intestinale, sia esso liquido, solido o gassoso. Molti usano il termine “ileo” come sinonimo di “occlusione intestinale”, ma ciò è un errore, poiché l’occlusione intestinale è solo un tipo di ileo (l’ileo meccanico).
Etimologia di ileo
Il termine “ileo” deriva dal greco εἰλεός (leggi eileos), che significa attorcigliato, serrato, strizzato.
Che differenza c’è tra un ileo meccanico ed un ileo paralitico?
Quello che differenzia principalmente un ileo meccanico da un ileo paralitico, è l’eziologia, cioè la causa che ha portato all’arresto della progressione del materiale intestinale. In base alla causa si possono infatti distinguere:
- un ileo detto meccanico (od occlusione intestinale od ostruzione intestinale o blocco intestinale), che si verifica quando l’occlusione è dovuta a un ostacolo vero e proprio che blocca fisicamente il passaggio del materiale in transito in direzione dell’ano;
- un ileo detto paralitico (o ileo adinamico o ileo dinamico o paresi intestinale o ileo funzionale) che si verifica quando non ci sono blocchi fisici nell’intestino ma il transito è comunque impedito da una paralisi della muscolatura propria dell’intestino con conseguente blocco della peristalsi, cioè di quella contrazione coordinata della muscolatura liscia presente nelle vie digerenti che permette al cibo di procedere in direzione dell’ano.
Viene definita invece subocclusione intestinale una condizione particolare di ileo meccanico, in cui l’ostruzione sia solo parziale, manifestandosi con episodi subacuti e/o ricorrenti. In ogni caso l’occlusione può essere incompleta, caratterizzata da episodi sfumati subocclusivi cronici che culminano nella fase di occlusione critica, o completa, che esordisce con un quadro clinico acuto e pericoloso. E’ importante anche ricordare che un ileo meccanico può riconoscere tre tipi di ostruzione:
- intraluminale: l’ostacolo è presente fisicamente all’interno del canale e chiude il lume (ad esempio ammassi di parassiti e fecalomi);
- intramurale: l’ostacolo è rappresentato dall’ingrandimento della parete del canale (ad esempio un tumore ad anello);
- extraintestinale: l’ostacolo è rappresentato da una massa esterna al canale, che si è espansa a tal punto da comprimere il lume (ad esempio tumore di organo vicino).
Una importante differenza tra ileo meccanico e paralitico è che:
- l’ileo meccanico riconosce una causa “locale” (con una sofferenza che generalmente interessa un segmento circoscritto dell’intestino mentre il resto del viscere viene coinvolto solo in un secondo momento): i segmenti a monte dell’ostruzione appariranno via via sempre più dilatati, mentre quelli a valle risulteranno normali, permettendo l’espulsione del materiale in essi contenuto e dando inizialmente una illusione di canalizzazione normale. Una occlusione severa e non trattata può avere esiti tragici, portando in alcuni casi a perforazione e copiosa emorragia, con uno shock ipovolemico anche rapidamente mortale;
- nell’ileo paralitico la sofferenza interessa l’intero intestino, ossia la paralisi interessa non un particolare segmento, ma tutto il viscere. Il quadro anatomo-patologico inizialmente evidenzia una modesta dilatazione dei primi tratti intestinali (che possono essere adeguatamente decompressi con l’introduzione di un sondino naso-gastrico) e qualche volta di quelli distali (per i quali, allo stesso scopo è utilizzata una sonda rettale). Raramente l’occlusione paralitica raggiunge livelli preoccupanti, in quanto la paralisi abitualmente regredisce nell’arco di poche ore; quindi questa forma presenta un decorso clinico meno grave rispetto a quella meccanica (tipico esempio è l’ileo paralitico post-operatorio).
Leggi anche: Peristalsi intestinale ed antiperistalsi: caratteristiche e funzioni
Il doppio significato di “ileo”
In medicina il termine “ileo” si usa non solo per indicare l’arresto della progressione del contenuto intestinale, ma anche – in anatomia umana – per indicare la parte finale dell’intestino tenue che viene dopo duodeno e digiuno (le porzioni iniziali dell’intestino tenue) e che precede il cieco (la porzione iniziale dell’intestino crasso). L’ileo (in inglese “ileum”) è evidenziato in verde nella figura in basso. Per approfondire, leggi anche: Differenza tra intestino, duodeno, digiuno, ileo, tenue, crasso, retto, ano
Cause di ileo meccanico
Le principali cause di ileo meccanico, sono:
- Ostruzione. Molto frequente è legata alla presenza nel lume del piccolo intestino di un ostacolo di varia natura. Si può trattare di:
- corpi estranei ingeriti;
- boli alimentari particolarmente voluminosi;
- ammassi di peli o sostanze vegetali quali i trico- o fito-bezoari;
- calcoli biliari (ileo biliare);
- ammasso di parassiti (vermi intestinali);
- aderenze.
- Stenosi del viscere. Quando patologie tumorali o infiammatorie o malformative riducono il lume del viscere. Un restringimento del lume può essere anche la conseguenza di un’anastomosi intestinale, di un ematoma nella parete intestinale o l’esito cicatriziale di una o più ulcere duodenali. In genere queste forme sono ingravescenti e quindi la occlusione vera e propria viene preceduta da episodi sub-occlusivi spesso misconosciuti.
- Compressione. È la situazione in cui una massa estrinseca preme sull’intestino occludendolo. Il più delle volte è dovuta a patologia neoplastica.
- Angolatura. È un meccanismo dovuto in genere a pregressi interventi (specie a cielo aperto) o patologie endoaddominali che hanno portato alla formazione di briglie aderenziali uniche o multiple. Tali aderenze fissano le anse intestinali tra loro o ad altri organi o alla parete, angolandole e di conseguenza occludendole.
- Strangolamento. Il termine indica situazioni diverse contraddistinte da un elemento comune: una grave sofferenza dell’ansa dovuta a compressione del suo peduncolo vascolare. Lo strangolamento interviene nel:
- Volvolo: quando l’intera ansa intestinale e quindi il peduncolo vascolare contenuto nel suo mesentere ruota attorno al proprio asse, attorcigliandosi.
- Invaginazione: quando un’ansa intestinale entra in una ansa contigua (come un segmento di cannocchiale) trascinandosi appresso il peduncolo vascolare e comprimendolo.
- Strozzamento da cingolo: quando un’ansa intestinale penetra in un anello o in un forame anatomico rimanendovi incarcerata insieme al proprio peduncolo.
Ileo meccanico determinato da danno al colon
Una possibile causa di ileo meccanico è una ostruzione che ostacola la progressione delle feci nel colon che determina a sua volta una stasi a monte nel tenue. Una ostruzione del colon può essere causata e/o favorita da uno o più fattori, tra cui:
- tumori;
- polipi intestinali;
- stenosi infiammatoria (aderenza);
- ammasso di parassiti (vermi intestinali);
- corpi estranei introdotti per via anale;
- fecalomi.
Cause di ileo paralitico
Le principali cause di ileo paralitico, sono:
- apertura del peritoneo o/e manipolazione dei visceri endoaddominali (da intervento chirurgico): questa è la situazione più diffusa;
- presenza di corpi estranei o sostanze biologiche (sangue, bile, urine);
- irritazione peritoneale (ascessi peritoneali, perforazione di visceri, sofferenza vascolare dell’intestino, traumi addominali aperti o chiusi) e patologie dei visceri addominali (appendicite, colecistite);
- pancreatite acuta, patologia retroperitoneale (aneurismi), traumi del rachide, gravi quadri dolorosi (colica renale), torsione di cisti ovarica;
- patologie d’organo (infarto, polmonite, ictus);
- generali (alterazioni idro-elettrolitiche, dismetabolismi, farmaci che bloccano la trasmissione nervosa (ganglioplegici), o antagonisti della acetilcolina (anticolinergici), o antistaminici, o anestetici generali (narcotici).
Sintomi e segni di ileo paralitico
Nel caso di ileo paralitico il soggetto presenta un quadro spesso poco specifico e sfumato, con:
- nausea;
- vomita;
- distensione addominale;
- dolore in genere poco intenso e mal localizzabile.
In generale l’entità poco rilevante dei sintomi servono al medico per differenziare un ileo paralitico da quello meccanico, che determina segni e sintomi in genere più gravi.
Sintomi e segni di ileo paralitico
Nel caso di occlusione meccanica i sintomi e segni sono generalmente più severi e specifici rispetto all’ileo paralitico. Sintomi e segni di ileo meccanico sono:
- Chiusura dell’alvo a feci e gas (assenza di canalizzazione). È un sintomo patognomonico anche se si presenta con tempi e modalità variabili. Nel caso di una occlusione alta, a livello esofageo o gastrico, l’alvo rimarrà comunque aperto per qualche tempo essendo l’intestino a valle della ostruzione integro e quindi funzionante. Nel caso di una occlusione bassa, a livello del retto, la chiusura dell’alvo sarà viceversa immediata. Nelle occlusioni basse ed incomplete potrà essere presente una diarrea, pseudo diarrea, caratteristicamente alternata a periodi di stipsi.
- Vomito (fecaloide o alimentare o biliare). L’entità e l’epoca di comparsa del vomito dipendono anch’esse dal livello e dal tipo di occlusione. Sarà precoce nelle forme alte e la presenza di bile (che viene secreta a livello della II porzione duodenale) contribuirà a distinguere le forme intestinali da quelle esofagee e gastriche ove invece sarà assente. Nelle occlusioni basse il vomito interverrà più tardivamente assumendo spesso connotati fecaloidi per diventare più raro o mancare nelle ostruzioni a livello rettale.
- Dolore. Il dolore è un sintomo importante legato in particolare all’incremento della peristalsi. Nelle forme alte esso può essere intenso e di tipo intermittente. Nelle forme ileali è invece, crampiforme, parossistico, intervallato da periodi di tregua. Nelle forme basse assume un carattere sordo, gravativo.
- Il subentrare improvviso di un dolore lancinante e costante quando si accompagna ad altri sintomi peritonitici indica complicanze gravi quali lo strangolamento, la perforazione e l’emorragia. La scomparsa improvvisa del dolore può significare la risoluzione spontanea dello stato occlusivo ma il più delle volte invece indica un aggravamento della stessa con la trasformazione di un ileo meccanico in un ileo paralitico.
- Distensione addominale. Assente nelle forme alte è molto evidente nelle ostruzioni a livello del colon discendente o ancora più basse. La distensione della parete addominale è la conseguenza diretta e visibile di quella dell’intestino a sua volta legata all’accumulo di liquidi ed aria.
- Ipovolemia. È la sottrazione di liquidi alla massa idrica totale, dal lume intestinale dei segmenti a monte della ostruzione. Questa ipovolemia è aggravata dalle perdite che avvengono con il vomito e porta alla concentrazione ematica e allo shock ipovolemico.
- Perdita di elettroliti e ioni. Il vomito, a seconda del livello della ostruzione, comporta perdite significative di ioni ed elettroliti diversi. Ne derivano squilibri elettrolitici, particolarmente nelle occlusioni basse, e squilibri acido-base in quelle più alte con alcalosi o acidosi metaboliche.
- Altri segni: febbre, tachicardia, calo della pressione sanguigna, presenza di peristalsi evidente attraverso la parete addominale, rumori metallici alla auscultazione possono essere presenti in vario grado.
Differente trattamento tra ileo meccanico e paralitico
Anche il trattamento è differente: mentre nell’ileo paralitico si curerà la patologia a monte che l’ha determinato (ad esempio peritonite o insufficienza vascolare mesenterica, trattamento medico), nel caso di ileo meccanico il trattamento sarà prevalentemente chirurgico (con chirurgia a cielo aperto o con uso di colonscopia), atto ad eliminare fisicamente la causa del blocco. E’ importante infine ricordare che l’ileo paralitico può spesso rappresentare la fase avanzata di un ileo inizialmente meccanico, mentre un ileo meccanico può più raramente rappresentare la fase avanzata di un ileo inizialmente paralitico.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Differenza tra disfagia ostruttiva ed occlusione intestinale
Con il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie.
La disfagia può essere di tipo ostruttivo o di tipo motorio (discinesie) in base alla sua eziologia, cioè la causa che l’ha determinata. La disfagia è ostruttiva quando il lume delle vie digestive superiori – specie l’esofago – si riduce per compressione o per ostruzione, come nel caso di presenza di corpi estranei, stenosi, tumori che comprimono dall’esterno o che occludono dall’interno, diverticoli, infiammazioni, ingrossamento della tiroide e spondilite cervicale.
Una disfagia ostruttiva può essere classificata anche in base alla sede dove si verifica l’ostruzione che determina difficoltà nel passaggio di cibo:
- Disfagia orofaringea: quando la difficoltà di transito riguarda deglutizione e passaggio del cibo dall’orofaringe all’esofago (l’orofaringe è la porzione della faringe che mette in comunicazione cavità orale, laringe ed esofago);
- Disfagia esofagea: quando la difficoltà di transito riguarda il passaggio attraverso l’esofago in direzione dello stomaco.
Questa lunga introduzione serve a farvi capire come una disfagia ostruttiva sia determinata da ostruzione (interna o da compressione esterna) che provoca difficoltà nel transito del cibo a livello delle alte vie digestive (orofaringe ed esofago). Nel caso di una occlusione intestinale meccanica (anche chiamata “ileo meccanico”) si verifica parimenti una ostruzione, ma questa volta alle basse vie digerenti, che provoca l’arresto della progressione del contenuto dell’intestino, liquido, solido o gassoso.
Per approfondire:
- Differenza tra disfagia orofaringea ed esofagea: sintomi comuni e diversi
- Differenza tra disfagia ed odinofagia: cause comuni e diverse
- Differenza tra disfagia di tipo ostruttivo e di tipo motorio
- Differenze tra ileo meccanico ed ileo paralitico
- Differenza tra disfagia ai liquidi e ai solidi
- Differenza tra occlusione e subocclusione
- Disfagia nell’anziano: definizione, epidemiologia, cause e fattori di rischio
- Disfagia nell’anziano: sintomi, segni, diagnosi, esami, trattamento
- Il mio alito odora di feci: cause, quando è pericoloso e rimedi
- L’apparato digerente: cos’è, com’è fatto, a che serve e come funziona?
- Esofago: anatomia e funzioni in sintesi
- Acalasia esofagea: cause, sintomi, cure e prevenzione
- Cosa succede al cibo nello stomaco dopo averlo ingerito?
- Differenza tra laringe, faringe e trachea
- Capacità massima dello stomaco: si può “mangiare fino a scoppiare”?
- Stomaco: anatomia e funzioni in sintesi
- Duodeno: anatomia e funzioni in sintesi
- Pancreas: anatomia e funzioni in sintesi
- Differenza tra intestino tenue e crasso
- Mal di gola forte: rimedi naturali e farmaci per farlo passare
- Dolore: cos’è, da cosa è causato, quanti tipi di dolore esistono?
- Insensibilità congenita al dolore: la strana malattia che non ti fa sentire nessun dolore
- Alimentazione e disfagia nel paziente con morbo di Parkinson
- Raffreddore: rimedi naturali e farmacologici
- Broncoscopia polmonare con biopsia: a cosa serve, fa male, è pericolosa?
- Asma bronchiale in bambini e adulti: cause, sintomi e cura
- Perché viene la tosse e come faccio a farla passare?
- Laringite, asma, sinusite, raffreddore: riduci i sintomi con i suffumigi
- Sinusite: cause, sintomi e cure di una malattia del freddo molto diffusa
- Cos’è l’influenza, chi rischia di “prenderla” e come comportarsi con i bambini?
- Acidità di stomaco e bruciore: tutti i farmaci antiacidi
- Esofago di Barrett, tumore e reflusso gastroesofageo
- Reflusso gastroesofageo: sintomi, diagnosi e cura
- Feci nere e melena: cause e cure in adulti e neonati
- Sindrome dell’intestino irritabile: sintomi, dieta e cibi da evitare
- Mal di pancia e di stomaco: da cosa può dipendere e quali sono le cure
- Mal di pancia forte: quando chiamare il medico?
- Feci del neonato verdi, gialle, con muco, schiumose: cosa fare?
- Meconio, transizione e svezzamento: feci diverse nel neonato
- Differenza tra feci del neonato allattato al seno o con latte artificiale
- È normale che il mio bambino non emetta feci ogni giorno?
- Quante volte al giorno va cambiato il pannolino in neonati e bimbi?
- Feci galleggianti e maleodoranti: cause e quando chiamare il medico
- Colore delle feci: normale e patologico
- Feci pastose e maleodoranti: malassorbimento e cattiva digestione
- Carboidrati, proteine e grassi: come vengono assorbiti nell’intestino?
- Differenza tra colite ulcerosa, muco-membranosa, da fermentazione e da putrefazione
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Differenza tra disfagia orofaringea ed esofagea: sintomi comuni e diversi
Con il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori (tipicamente l’esofago) subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie. A seconda della zona dove si determina la difficoltà del passaggio del cibo, la disfagia viene classificata in:
- Orofaringea: quando la difficoltà di transito riguarda deglutizione e passaggio del cibo dall’orofaringe all’esofago (l’orofaringe è la porzione della faringe che mette in comunicazione cavità orale, laringe ed esofago);
- Esofagea: quando la difficoltà di transito riguarda il passaggio attraverso l’esofago in direzione dello stomaco.
La disfagia è essa stessa un sintomo, quindi non è possibile descrivere i “sintomi di un sintomo”. Al più si può elencare una serie di sintomi e segni che possono essere associati alla disfagia, cioè che si presentano contemporaneamente ad essa e che possono essere estremamente variabili in base al tipo di disfagia ed alla patologia a monte che l’ha determinata.
I sintomi e segni associati ai due tipi di disfagia sono diversi ed aiutano il medico a capire a quale livello delle vie digestive superiori possa essere presente un problema. I sintomi associati a disfagia orofaringea sono:
- difficoltà nel controllo del bolo nella cavità orale;
- perdita di saliva o cibo dalla bocca;
- tosse;
- sensazione di soffocamento per aspirazione nelle vie aeree;
- polmonite ab ingestis;
- rigurgito nasale;
- deglutizioni multiple per uno stesso bolo.
I sintomi associati a disfagia esofagea sono invece:
- sensazione di cibo che si blocca a livello della parte bassa della gola o nel torace;
- pirosi retrosternale;
- odinofagia.
Alcuni sintomi possono essere comuni ad entrambi i tipi di disfagia:
- affaticamento durante il pasto;
- assunzione di determinate posture durante il pasto che sembrano facilitare deglutizione e passaggio nello stomaco;
- sensazione di pesantezza e pienezza a livello di gola e petto.
Per approfondire:
- Differenza tra disfagia ed odinofagia: cause comuni e diverse
- Differenza tra disfagia di tipo ostruttivo e di tipo motorio
- Differenza tra disfagia ostruttiva ed occlusione intestinale
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Differenza tra disfagia di tipo ostruttivo e di tipo motorio
Con il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori (tipicamente l’esofago) subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie.
La disfagia può essere di tipo ostruttivo o di tipo motorio (discinesie) in base alla sua eziologia, cioè la causa che l’ha determinata. La disfagia può riconoscere cause:
- ostruttive: quando il lume delle vie digestive superiori – specie l’esofago – si riduce per compressione o per ostruzione, come nel caso di presenza di corpi estranei, stenosi, tumori che comprimono dall’esterno o che occludono dall’interno, diverticoli, infiammazioni, ingrossamento della tiroide e spondilite cervicale.
- motorie: quando la contrazione coordinata della muscolatura liscia presente nelle vie digerenti che permette al cibo di procedere in direzione dell’ano – chiamata peristalsi – è compromessa da patologie sistemiche. Tra queste: polimiosite, sclerosi laterale amiotrofica, sclerodermia, acalasia, paralisi dei muscoli della lingua, poliomielite, miopatia, miastenia, spasmo esofageo diffuso e le discinesie idiopatiche dell’esofago.
Quindi nel momento in cui è una ostruzione (interna o che comprime dall’esterno) che meccanicamente rende difficoltoso il passaggio del cibo, si parla di disfagia di tipo ostruttivo; quando invece il lume delle vie digestive superiori è “libero” ma intervengono gli esiti di una serie di malattie sistemiche – specie nervose e croniche – che compromettono la peristalsi, si parla di disfagia di tipo motorio.
Per approfondire:
- Differenza tra disfagia ai liquidi e ai solidi
- Differenza tra disfagia orofaringea ed esofagea: sintomi comuni e diversi
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Irritazione cutanea in neonati, bambini e gravidanza: i soggetti più a rischio
Sebbene l’irritazione cutanea sia un fenomeno che possa colpire qualsiasi individuo, vi sono alcune categorie di persone che sono definite più “a rischio”. Tra queste categorie abbiamo:
- Neonati: i neonati soffrono spesso di pelle arrossata e irritata, specialmente nelle zone a contatto con il pannolino come i glutei e le parti intime. In generale la maggiore tendenza dei neonati a sviluppare arrossamenti e irritazioni cutanee è legata al fatto che la cute non è ancora del tutto pronta a fare da barriera protettiva.
- Bambini: sebbene meno sensibile di quella dei neonati, la pelle dei bambini è comunque più delicata di quella degli adulti, per cui può essere soggetta ad arrossamenti ed irritazioni frequenti. Inoltre i bambini sono facilmente esposti al contagio delle malattie esantematiche.
- Donne in gravidanza: a causa dei continui cambiamenti ormonali, la pelle in gravidanza è più sensibile ed è quindi soggetta maggiormente allo sviluppo di bruciore, arrossamento, prurito ed irritazione. Man mano che si procede con la gravidanza è frequente la comparsa di bruciore e rossore sulla cute della pancia a causa della dilatazione provocata dalla crescita del feto.
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Differenza tra disfagia ed odinofagia: cause comuni e diverse
Con il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori (tipicamente l’esofago) subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie.
Con il termine “odinofagia” (in inglese “odynophagia“) si intende invece una sensazione di dolore, unita spesso a bruciore, durante la deglutizione.
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- L’apparato digerente: cos’è, com’è fatto, a che serve e come funziona?
- Esofago: anatomia e funzioni in sintesi
- Acalasia esofagea: cause, sintomi, cure e prevenzione
Disfagia ed odinofagia non sono necessariamente presenti nello stesso momento: un paziente può avere il sintomo di difficoltà nel transito del cibo senza avvertire un particolare dolore, e viceversa, sebbene i due sintomi possano essere non di rado comparire nello stesso soggetto.
Le cause dei due sintomi sono generalmente diverse (sebbene possano in alcuni casi combaciare). La disfagia può riconoscere cause:
- ostruttive: quando il lume delle vie digestive superiori – specie l’esofago -si riduce per compressione o per ostruzione, come nel caso di presenza di corpi estranei, stenosi, tumori che comprimono dall’esterno o che occludono dall’interno, diverticoli, infiammazioni, ingrossamento della tiroide e spondilite cervicale.
- motorie: quando il lume delle vie digestive superiori è “libero” ma intervengono gli esiti di una serie di malattie sistemiche – specie nervose e croniche – che compromettono la peristalsi, cioè la contrazione coordinata della muscolatura liscia presente nelle vie digerenti che permette al cibo di procedere in direzione dell’ano. Tra queste: polimiosite, sclerosi laterale amiotrofica, sclerodermia, acalasia, paralisi dei muscoli della lingua, poliomielite, miopatia, miastenia, spasmo esofageo diffuso e le discinesie idiopatiche dell’esofago.
Invece la odinofagia riconosce quasi sempre cause irritative della mucosa interessate dal passaggio del cibo, come il classico caso della tonsillite nel mal di gola: il cibo passa senza difficoltà (assenza di disfagia), ma durante la deglutizione si avverte dolore (presenza di odinofagia). Solo raramente il dolore non è causato da irritazione, altre cause sono: presenza di massa tumorale, acalasia ed arterite di Horton.
Come facilmente intuibile, una patologia che può provocare sia disfagia che odinofagia allo stesso tempo è un tumore: una massa tumorale a livello delle prime vie digerenti può determinare difficoltà
Per approfondire:
- Differenza tra disfagia orofaringea ed esofagea: sintomi comuni e diversi
- Differenza tra disfagia di tipo ostruttivo e di tipo motorio
- Differenza tra disfagia ostruttiva ed occlusione intestinale
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- Capacità massima dello stomaco: si può “mangiare fino a scoppiare”?
- Stomaco: anatomia e funzioni in sintesi
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- Pancreas: anatomia e funzioni in sintesi
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- Raffreddore: rimedi naturali e farmacologici
- Broncoscopia polmonare con biopsia: a cosa serve, fa male, è pericolosa?
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Lo Staff di Medicina OnLine
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