Fino a che età si cresce in altezza nell’uomo e nella donna

MEDICINA ONLINE TALL SHORT MAN GIRL WOMAN BOY ALTEZZA STATURA AUMENTARE AUMENTO ALTEZZA CENTIMETRI LUNGHEZZA MONDO MEDIA ITALIANA ITALIA MONDO MEDIA PER REGIONE OSSA ORMONI GH CRESCITA PUBERTA SALDATURA OSSEAL’aumento della statura durante lo sviluppo è il risultato della crescita in senso longitudinale delle ossa lunghe, la quale è garantita dalla presenza della cosiddetta cartilagine di coniugazione, la cui saldatura al termine dello sviluppo preclude ogni ulteriore incremento staturale: proprio osservando radiograficamente lo stato delle cartilagini, è possibile vedere – durante la pubertà – a quale stadio di sviluppo è il giovane ed in qualche modo prevedere quale sarà l’ulteriore accrescimento della sua statura.

La crescita del’altezza è regolata da diversi ormoni; prima della pubertà lo stimolo per l’allungamento delle ossa lunghe è dato principalmente dal GH (od ormone somatotropo), in sinergia con gli ormoni tiroidei, nonché con l’insulina ed i fattori di crescita insulino simili (che ne potenziano gli effetti). Un difetto od un eccesso di questi ormoni, in modo particolare di GH, T3 e T4, determina alterazioni della crescita (nanismo o gigantismo).

Lo stop alla crescita

Al termine della pubertà, indicativamente verso i 17 anni per le femmine e verso i 20 anni per i maschi, la crescita staturale in genere si blocca. L’accrescimento si arresta perché le epifisi si collegano alle metafisi e le cartilagini di accrescimento cessano di funzionare: da questo momento in poi non è più possibile aumentare la propria lunghezza ossea. Responsabili di questo blocco sono gli ormoni sessuali, che dopo aver indotto una rapida accelerazione della crescita nel periodo puberale, ne determinano il definitivo arresto. In alcuni casi un lieve aumento di altezza può essere possibile anche dopo le età prima indicate.
Nelle femmine, la massiccia secrezione di estrogeni in epoca puberale induce la chiusura delle cartilagini di coniugazione delle ossa lunghe, terminando di fatto, la fase di accrescimento staturale, motivo per cui le bambine che hanno avuto un menarca (prima mestruazione) precoce, tendono a smettere di crescere prima delle coetanee che invece hanno avuto un menarca tardivo. Analogo discorso nel maschio, dove l’increzione di androgeni aumenta di riflesso anche la produzione di estrogeni (per attività periferica dell’enzima aromatasi), determinando la saldatura dei dischi intercartilaginei e l’arresto della crescita.

Alimentazione ed attività fisica per raggiungere la massima altezza possibile

L’ipogonadismo (ridotta sintesi di ormoni sessuali) causa gigantismo per mancata chiusura delle piastre epifisarie in epoca puberale. Da notare che la secrezione di GH è influenzata positivamente dall’esercizio fisico e negativamente dall’obesità (un motivo in più per inculcare una sana cultura sportiva ai nostri figli). Tra i fattori ambientali capaci di influenzare la crescita in altezza, un ruolo predominante è ricoperto dall’alimentazione e quindi dal corretto apporto di nutrienti, come dimostra il cosiddetto secular trend (o andamento secolare della crescita). Nel secolo appena trascorso, infatti, i bambini che abitano nei Paesi di sviluppo hanno raggiunto stature sempre maggiori, di pari passo con il progredire del benessere economico nazionale. In Italia, ad esempio la statura delle reclute militari è aumentata di circa 10 cm tra il 1861 ed il 1961.

Prodotti per apparire più alti

Per sembrare più alti possono essere utilissimi alcuni prodotti, tra cui:

Integratori utili per aumentare l’altezza

Alcuni integratori potenzialmente utili per fornire un adeguato apporto di nutrienti all’organismo ed aumentare le possibilità di sviluppare la massima altezza possibile, sono i seguenti, selezionati dal nostro Staff medico:

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Chemio e radioterapia: i bambini possono visitare i parenti durante i trattamenti?

MEDICINA ONLINE CURA CHEMIOTERAPIA SISTEMICA REGIONALE LOCALE RADIOTERAPIA CHIRURGIA FARMACO FA MALE AIUTO INFERMIERA AMORE CURA FA MORIRE TUMORE CANCRO SENO EFFETTI COLLATERALI CALVI CAPELLI PASTIGLIA DURATA COME FUNZIONAI bambini possono andare a trovare i pazienti che si sottopongono a chemioterapia o radioterapia? I farmaci e le radiazioni utilizzate sono sicuri o possono rappresentare un rischio per la loro salute? La prima cosa da dire è che la persona che sta facendo una chemioterapia o una radioterapia non rappresenta alcun pericolo per chi le sta intorno. Non è in alcun modo contagiosa o infettiva né i farmaci o le radiazioni che assume possono danneggiare chi la va a trovare: il paziente non diventa “radioattivo” o altre sciocchezze simili. Questo vale sia per le chemio e radioterapie, sia per le terapie più innovative, come l’immunoterapia o la terapia con farmaci biologici

Scintigrafia ossea

Le uniche, importanti, eccezioni riguardano i casi in cui vengono assunte sostanze radioattive, come avviene per certi esami diagnostici come la scintigrafia ossea: in questi casi il paziente deve evitare di stare vicino ad altre persone per un certo numero di ore e bisogna prestare attenzione a eventuali contatti con urine e feci, che potrebbero contenere residui della sostanza radioattiva. In ogni caso, al momento del trattamento, il medico vi dirà chiaramente come comportarvi con parenti, amici e coinquilini.

Avvertenze importanti

Radioterapia e chemioterapia non danno quindi problemi ai visitatori, ma bisogna valutare caso per caso, specialmente quando si tratta di visite in ospedale, se l’incontro con il bambino è davvero opportuno: in ospedale, infatti, è facile venire in contatto con agenti infettivi e per il bambino questo potrebbe rappresentare un rischio, soprattutto se è piccolo. Se non c’è urgenza, forse si potrebbe rimandare la visita a quando il parente malato sarà tornato a casa. Inoltre è importante ricordare che chi si sta sottoponendo a chemioterapia o radioterapia è un soggetto fragile: un bambino potrebbe essere veicolo di infezioni innocue per lui ma più pericolose per il parente malato, quindi in ogni caso è sempre importante chiedere il parere del medico prima di qualsiasi incontro con parenti ed amici.

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Neonata gravissima in terapia intensiva dopo parto in acqua

MEDICINA ONLINE PARTO GRAVIDANZA INCINTA  IN ACQUA PERICOLOSO BAMBINA IN TERAPIA INTENSIVA parto_humanizado_mitos_e_verdades BIRTH WATER PICTURE WALLPAPER PICS HD.jpgPartorire in acqua può essere pericoloso, come affermato dai ricercatori canadesi della Western University di London, Ontario, che hanno descritto sul Canadian Medical Association Journal il caso di una bimba finita in terapia intensiva con un’infezione  dopo la nascita. La bimba è stata partorita in una vasca idromassaggio che era stata riempita tre giorni prima sotto la supervisione di un’ostetrica.

Alla nascita pesava circa tre chili e mezzo ed è stata allattata senza problemi, ma dopo otto giorni è stata ricoverata con febbre alta, inappetenza e letargia, e lo stesso giorno è stata spostata in terapia intensiva a causa di una insufficienza multiorgano dovuta a sepsi. Dopo qualche giorno di antibiotici la bimba è migliorata, e i test hanno permesso di diagnosticare un’infezione da Legionella, un batterio tipico delle piscine che prolifera a temperature fra 20 e 42 gradi.

Gli autori dello studio: “Questo caso serve a sottolineare la possibilità di un effetto avverso potenzialmente letale del parto in acqua specialmente se si usano piscine riscaldate preriempite. Fattori come riempire la vasca giorni prima del parto, una inadeguata disinfezione, l’uso di fonti contaminate d’acqua, l’uso dell’idromassaggio e il riscaldamento dell’acqua contribuiscono ad aumentate il carico batterico della vasca dove avviene il parto”.

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Differenza tra soluzione ipertonica e ipotonica per aerosol e lavaggi nasali

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACIA PHARMACIST PHOTO PIC IMAGE PHOTO PICTURE HI RES COMPRESSE INIEZIONE SUPPOSTA PER OS SANGUE INTRAMUSCOLO CUORE PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA FARMACOLOGICA EFFETTI COLLATERALI CONTROQuali sono le differenze tra soluzione ipotonica e soluzione ipertonica in medicina? La differenza principale consiste nella diversa concentrazione di sali presenti nel liquido, rispetto alla concentrazione di sali presenti naturalmente nelle cellule del nostro organismo e nei liquidi fisiologici umani, che è di 0,9%.

Ricordiamo che in chimica si possono distinguere tre tipi di soluzione, in base alla concentrazione di soluto:

  • soluzioni isotoniche: sono due soluzioni con stessa concentrazione di soluto tra loro;
  • soluzione ipertonica: è una soluzione con maggiore concentrazione di soluto rispetto ad un’altra soluzione;
  • soluzione ipotonica: è una soluzione con minore concentrazione di soluto rispetto ad un’altra soluzione.

La soluzione ipertonica ha una concentrazione di sali superiore allo 0,9% (si attesta su 2,2-2,4 % ) quindi a quella delle nostre cellule. In genere questa soluzione viene consigliata dal medico per lavaggi nasali o irrigazioni in caso di raffreddore in bambini ed adulti: la soluzione ipertonica farà sì che, per osmosi, le cellule libereranno acqua che favorirà l’espulsione del muco accumulato all’interno delle mucose nasali. In altre parole quando questa soluzione più concentrata di sali entra in contatto con la mucosa nasale richiama per processo osmotico l’acqua che si trova in eccesso nella mucosa nasale e diluisce il muco rendendolo più fluido.

La soluzione ipotonica ha invece una concentrazione di sali inferiore allo 0,9%, quindi più bassa rispetto a quella delle nostre cellule.

La soluzione fisiologica classica, quella che usiamo spesso per l’aerosol, la flebo oppure per fare i lavaggi nasali è una soluzione che contiene lo 0,9% di sali, esattamente la stessa concentrazione delle cellule del nostro corpo, quindi è una soluzione isotonica.

Quale soluzione usare?

  • E’ chiaro che per i lavaggi nasali quotidiani e anche per l’aerosol (per diluire il medicinale da nebulizzare), è consigliata la soluzione fisiologica (isotonica) che è efficace per rimuovere impurità, polvere e altri fattori inquinanti dal naso e favorire la decongestione;
  • in caso di raffreddore è consigliata una soluzione ipertonica, che favorisce l’espulsione del muco dal naso.

La soluzione isotonica, o fisiologica, può essere usata tranquillamente e in tutta sicurezza, tramite irrigazioni nasali o docce nasali, anche sui neonati: il suo utilizzo serve, infatti, a pulire il naso e liberarlo laddove il bambino è troppo piccolo per sapersi soffiare il naso.

La soluzione ipertonica, che si trova in commercio in flaconcini spray o in flaconcini, può essere usata su adulti e bambini con più di tre anni, svolge un’azione decongestionante. In pratica basta spruzzare un po’ di soluzione ipertonica nel naso quando si è raffreddati per ottenere lo stesso effetto dei vasocostrittori, ma senza andare incontro ai medesimi effetti collaterali.

In genere le soluzioni ipertoniche sono realizzate con acqua osmotizzata e sodio, ma in altri casi sostengono acqua di mare che ne garantisce la giusta concentrazione di sali.

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Segno di Babinski positivo nel neonato e nel bambino: che significa?

MEDICINA ONLINE RIFLESSO SEGNO BABINSKI POSITIVO CORTICOSPINALE PIRAMIDALE SINTOMI CERVELLO EMORRAGIA CEREBRALE ISCHEMIA EMORRAGICA ICTUS TETRAPARESI TETRAPLEGIA MORTE COMA PROFONDO STATO VEGETATIVOA PARALISI

Il segno di Babinski nell’adulto ha significato patologico, ma non nel bambino nei primi 12/16 mesi di vita

Con “segno di Babinski” o “riflesso di Babinski” in semeiotica neurologica si intende una risposta anomala al riflesso cutaneo plantare, la quale indica la presenza di una lesione a carico del tratto corticospinale del sistema nervoso (che provvede ai movimenti volontari fini dei muscoli e che, in condizioni fisiologiche, esercita un’inibizione tonica del riflesso). Il riflesso cutaneo plantare si evoca strisciando una punta smussata lungo il margine laterale della pianta del piede, partendo da sopra il tallone, e portandola verso la parte supero-interna fino al primo metatarso. Nell’adulto, in condizioni di normalità, col riflesso plantare si induce la flessione plantare (o estensione dorsale) delle dita del piede, mentre in presenza di lesioni a carico del sistema corticospinale, lo stesso stimolo evoca la flessione dorsale (o estensione plantare) dell’alluce e l’apertura “a ventaglio” delle altre dita (fenomeno di Duprè), determinando quindi l’inversione del riflesso cutaneo plantare, vedi immagine in alto.

Segno di Babinski nei bambini

Il segno di Babinski positivo è indice di malattia solo negli adulti. Nei bambini, entro i primi 12 mesi di vita (in alcuni casi fino ai 3 anni) il riflesso cutaneo plantare evoca effettivamente la flessione dorsale (segno di Babinski positivo), ma ciò – al contrario dell’adulto – NON è indice di danno al sistema nervoso, bensì è assolutamente normale: ciò accade perché nel bimbo lo sviluppo del sistema nervoso centrale non è ancora completo.

Sinteticamente:

  • nei bambini entro i 12/16 mesi di vita, il segno di Babinski positivo è normale e NON è indice di malattia;
  • nei bambini tra i 16 mesi e 3 anni di vita, il segno di Babinski positivo POTREBBE ESSERE indice di malattia;
  • nei bambini oltre i 3 anni e negli adulti, il segno di Babinski positivo E’ indice di malattia.

In quali patologie il segno di Babinski è positivo oltre i 3 anni di età?

Il segno di Babinski si può notare in caso di lesioni corticospinali (o piramidali), mentre risulta assente nelle lesioni extrapiramidali; può comparire ad esempio nei pazienti con sclerosi laterale amiotrofica e nelle fasi terminali di malattie come rabbia, encefalopatia epatica e leucodistrofia metacromatica.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Come lavare i denti ai bambini in modo facile e corretto

MEDICINA ONLINE COME QUANDO INIZIARE LAVARE DENTI BOCCA BAMBINI NEONATI ETA ANNO LINGUA CONSIGLI AIUTO.jpgLa comparsa dei primi dentini porta tanti genitori a chiedersi come fare per garantire una corretta igiene orale per limitare il rischio che in futuro il bimbo soffra di problemi ai denti. Ma quando iniziare a lavare i denti ai bambini? Si deve prestare attenzione all’igiene dei denti a partire dalla comparsa già del primo dentino. Inizialmente basterà utilizzare una garza in cotone imbevuta d’ acqua e passarla sui denti (o sul dente!), sulle gengive e anche sulla lingua. Non solo, è molto importante curare l’igiene orale del bebè fin dalla nascita: in seguito alla poppata, infatti, è possibile che rimangano nella bocca del bambino residui di latte che si depositano sui denti rimanendovi anche per un lungo periodo (pensiamo al riposo notturno) e questo può provocare la cosiddetta “carie da biberon” che attacca i dentini frontali superiori ed inferiori. Per scongiurare il rischio di carie in età così precoce è necessario tenere pulita la bocca del bimbo aiutandosi con una garza umida.

Con la comparsa dei primi dentini la pulizia deve essere ancora più accurata. Molte mamme sono portate erroneamente a credere che la cura dei denti da latte, che sono destinati a cadere, non sia poi così importante. In realtà un’adeguata cura di questi denti contribuisce allo sviluppo corretto delle arcate dentarie e dei denti permanenti che possono trovare così il necessario spazio per la loro collocazione naturale. La parola d’ordine è, dunque, “igiene”. L’uso della garza umida per pulire la bocca e i dentini è in genere sufficiente fino ai 12 mesi; da quest’età si può cominciare ad usare uno spazzolino bagnato con le setole morbide. Ad ogni modo con la comparsa dei primi dentini è importante curare le abitudini alimentari. Ecco alcuni necessari accorgimenti:

  • evitare che il bambino si addormenti con biberon contenenti liquidi zuccherati (soprattutto succhi di frutta ma anche latte) che possono fermentare;
  • eliminare l’uso del biberon dopo i 14 mesi;
  • non utilizzare succhiotti intrisi nello zucchero o nel miele;
  • tenere sotto controllo l’introduzione di zuccheri: è preferibile che il bambino mangi dolci durante i pranzi principali, quando il flusso salivare è maggiore, evitandoli negli intervalli, quando più facilmente si formano gli acidi che favoriscono l’insorgenza della carie

Dopo ogni pasto o poppata, in particolare quella serale, è bene spazzolare i denti con uno spazzolino adatto che oltre alla giusta dimensione, sia anche colorato e divertente in modo da avvicinare con più facilità il bambino verso il suo uso. In commercio, vi sono spazzolini adatti ai bambini a seconda dell’età, con un’impugnatura comoda. Si passerà ad usare anche il dentifricio solo quando il bambino avrà imparato a non ingoiarlo. Infatti, sebbene alcune marche note di dentifrici pubblicizzino i propri prodotti affermando che non contengono sostanze tossiche, l’eventualità che il bimbo ingoi delle piccole quantità di dentifricio potrebbe costituire un potenziale rischio per la salute del piccolo. Non dimentichiamo infatti che alcuni autorevoli studi mettono in guardia sui tanto decantati effetti benefici di alcune delle sostanze presenti nei dentifrici, prima fra tutte il fluoro che può risultare tossico per l’organismo.

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Come abituare il bambino a lavarsi i denti

È importante non forzare il bambino ad usare lo spazzolino, piuttosto bisognerebbe fare in modo che il momento del lavarsi i denti, approfittando anche del contatto con l’acqua che è generalmente molto gradito ai bambini, si trasformi in un gioco e in seguito in una consolidata e piacevole abitudine. A questo scopo è utile avvicinare gradualmente il bimbo all’evento, facendogli vedere come si fa a lavarsi i denti e spiegandogli che presto potrà farlo anche lui  “da solo” come fanno mamma e papà!

Il bimbo inizierà ad incuriosirsi, e così comincerà a prendere confidenza con lo spazzolino.

Come prevenire la carie nei bambini piccoli

È molto importante che anche i bimbi più pigri vengano gradualmente educati alla sana abitudine di lavarsi i denti ogni volta che assumono cibi o bevande zuccherate. Infatti, il contatto prolungato dei dentini o delle gengive con liquidi contenenti zucchero, come il latte, gli alimenti in polvere e i succhi di frutta, può causare l’insorgere della carie. È soprattutto prima del riposo notturno, quindi, che è bene evitare che il bambino assuma questi alimenti perché lo zucchero si deposita sui denti anche grazie alla minore quantità del flusso salivare e vi rimane per molte ore; tutto ciò aumenta le probabilità che si formi la carie che in genere attacca prima i denti frontali superiori e poi quelli inferiori.

Per questo motivo è assolutamente da evitare che il bimbo si addormenti con il biberon di latte o succo di frutta; se il piccolo non riesce ad addormentarsi senza ciucciare qualcosa si può proporgli un biberon di acqua o il succhiotto. Se il bimbo è ancora allattato al seno è importante pulirgli i denti e le gengive dopo ogni poppata con un panno pulito o una garza umida. È molto importante comunque che i genitori controllino periodicamente i dentini del piccolo, verificando l’assenza di macchioline nere o puntini che potrebbero indicare la presenza di carie.

I migliori prodotti per l’igiene orale di adulti e bambini

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per la cura ed il benessere della bocca e del viso, in grado di migliorare l’igiene orale, combattere l’alito cattivo, pulire la lingua dalla patina ed idratare le labbra. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato, testato ripetutamente ed usato dal nostro Staff di esperti:

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Salmonella nel bambino: come comportarsi?

MEDICINA ONLINE BAMBINO MOTIVI DISEGNARE SMETTERE COLORE COLORARE DISEGNO CERVELLO BIMBOLa salmonella nei bambini si comporta diversamente rispetto agli adulti. Il bambino con meno di cinque anni ha in media un periodo di escrezione del germe con le feci più lungo rispetto ai bambini più grandi o agli adulti. In pratica, circa il 45% degli infetti sotto i cinque anni elimina ancora il germe dopo tre mesi e circa l’1% lo fa ancora dopo un anno. La definizione di portatore sano si applica già ai primi giorni dopo la malattia: siccome tutti i malati, quando guariscono clinicamente (cioè non hanno più sintomi), continuano comunque ad eliminare germi per un po’, tutti sono per un certo periodo portatori sani.

Fintanto che eliminano la Salmonella con le feci, i portatori sono a rischio di contagiare gli altri. Il contagio avviene se il materiale fecale infetto viene ingerito da altri; in pratica: oggetti a contatto con le feci del bambino; bambino che si tocca il sederino e poi tocca oggetti che altri mettono in bocca; madre o puericultrice che lo pulisce e poi non si lava bene le mani. Se il bambino usa il pannolino e chi lo accudisce sta attento, i rischi di contagio sono decisamente modesti.

Dal punto di vista medico, occorre la massima precauzione quando il bambino in comunità ha la diarrea; in questo caso, occorre isolarlo dagli altri e raccomandare al personale la massima igiene delle mani e degli oggetti. Una volta che la diarrea è passata ed il bambino è asintomatico, l’isolamento dalla comunità non sarebbe più necessario.

Tuttavia, per quanto riguarda la riammissione al nido, occorre sottostare al parere del locale servizio di Igiene Pubblica della ASL e soprattutto alle disposizioni di legge per le malattie infettive.

È difficile dire come e dove può essere avvenuto il contagio! Se nell’asilo nido non ci sono stati altri casi, il contagio potrebbe essere avvenuto altrove. I principali serbatoi di salmonella (eccetto il tifo, che contagia solo l’uomo) sono gli animali: pollame, bestiame, rettili e animali domestici. I principali veicoli di trasmissione del contagio (contaminati dal contatto con animali o persone infette) sono i cibi di origine animale (polli, carni rosse, uova, latte non pastorizzato), nonché frutta, verdura e riso.

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Impennata della Sindrome di astinenza da oppioidi nei neonati

MEDICINA ONLINE FARMACO MEDICINALE PRINCIPIO ATTIVO FARMACIA PILLOLA PASTIGLIA DINITROFENOLO DNP DIMAGRIRE DIETA FARMACI ANORESSIZANTI MORTE EFFETTI COLLATERALI FOGLIO FOGLIETTO ILLUSTRANuovi dati drammatici sull’incidenza della Sindrome di astinenza da oppioidi nei neonati – NAS in sigla – con cui un numero crescente di bimbi viene alla luce negli Stati Uniti. Causata in particolare dai farmaci oppioidi presi dalle madri, ma anche da altre sostanze stupefacenti, la sindrome colpisce ben più dei 6 neonati ogni 1.000 registrati di recente dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta, i Cdc.

Ad esserne convinti sono gli stessi esperti governativi, in quanto non tutte le contee e Stati Usa riportano questi dati. Gravissima specialmente la situazione in Tennessee, dove le madri nelle aree più rurali risultano tra le più colpite da dipendenza da oppioidi. Nello Stato, i neonati venuti alla luce con ‘NAS’ sono addirittura più di 50 ogni 1.000 nascite.

Ben 8 procuratori generali statali di altrettante contee del Tennessee hanno intentato causa a nome dei bimbi venuti alla luce con ‘NAS’ contro le aziende produttrici di oppioidi, ossia le case farmaceutiche. A livello nazionale, in America,negli ultimi 15 anni, il numero di bimbi nati con NAS è quadruplicato.

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