Epilessia: riconoscere in tempo l’arrivo di una crisi e come comportarsi

 

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Proprietà MAGNESIO DEPRESSIONE ANSIA STRESS UMORE CIBI RICCHI Roma Pressoterapia Grasso Massaggio Linfodrenante Dietologo Perdere  Donna Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Laser Filler Rughe BotulinoL’epilessia è una malattia neurologica cronica che colpisce la corteccia cerebrale. È caratterizzata dalla ripetizione nel tempo di crisi epilettiche: un singolo attacco, ad esempio provocato da febbre molto alta, non è sufficiente per diagnosticare la malattia.
Le cause che scatenano questa patologia sono riconducibili a fattori genetici e/o sono conseguenze di danni al cervello, come traumi cranici, tumori, malattie infettive o infiammatorie, ictus. Ci sono due picchi d’insorgenza, il primo in età neonatale – infantile, il secondo nella terza etàLe crisi epilettiche possono essere convulsive o non convulsive. Quelle più appariscenti e più conosciute sono le prime, caratterizzate da scosse e irrigidimento muscolare, bava alla bocca e perdita di coscienza della durata di pochi secondi a uno o due minuti. Dopo l’attacco, si può rimanere incosciente o dormire per alcuni minuti o anche per ore. 

Come riconoscere l’imminente arrivo di una crisi?

L’epilessia può manifestarsi con alcuni sintomi non appariscenti, ma ripetitivi nel tempo, che il paziente impara a riconoscere. E’ importante che il paziente impari a riconoscere l’imminente arrivo di una crisi, in modo da posizionarsi in un luogo dove non possa farsi male perdendo coscienza.
La crisi convulsiva è di solito preceduta da sensazione di malessere, letargia, alle volte sono sensazioni fastidiose allo stomaco simili a un pugno, con palpitazione e rossore del volto (la cosiddetta “aura epigastrica”). Altre invece sono legate alla perdita di orientamento o ancora allucinazioni visive, olfattive e sonore. O impressioni di “già visto” o “già vissuto” (crisi dismnesiche), stati d’animo di paura improvvisa simili agli attacchi di panico (crisi affettive), accompagnate o meno da forti nausee.

Come ci si deve comportare quando si capisce che sta per arrivare una crisi?

La crisi convulsiva è vissuta come un evento traumatico sia in chi la prova, sia in chi assiste a un attacco. La prima regola è di usare il buon senso e mettere in pratica alcune semplici misure di sicurezza per proteggersi dalla caduta di oggetti o da altri pericoli che lo potrebbero ferire. Importante posizionarsi in un luogo dove non ci si possa far male, interrompendo qualsiasi attività. Uscire subito dalla doccia, ad esempio, oppure accostare con l’automobile se si sta guidando. Se si è in compagnia di altre persone, avvertirle dell’imminente attacco.

L’epilessia è ancora un ostacolo alla qualità della vita?

Oggi chi soffre di epilessia può svolgere una vita lavorativa e sociale normale. Ci sono alcune restrizioni che riguardano alcuni mestieri come ad esempio il pilota d’aerei e certi sport come il paracadutismo o le attività subacquee. La patente di guida è sottoposta alla normativa europea. Ci sono due “abitudini” sconsigliate a chi soffre di questa malattia: la privazione del sonno, perché aumenta il rischio di crisi e ubriacarsi perché l’alcol in eccesso riduce e abbassa la vigilanza oltre a interagire con i farmaci che si assumono quotidianamente. È bene sottolineare che anche le donne che soffrono di epilessia possono affrontare con serenità la gravidanza, il parto e l’allattamento e concepire figli sani anche se sono sottoposte a terapia farmacologica antiepilettica. Se adeguatamente curati, i pazienti possono svolgere una vita attiva e produttiva normale sotto tutti i profili, da quello lavorativo a quello sociale.

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I 5 errori da non commettere se il tuo lui si allontana

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Cosa fare quindi? Ecco 5 errori da non commettere se il tuo lui si allontana.

1) Evitare pressioni inutili

Se ci accorgiamo che il nostro partner si sta allontanando, nella nostra mente inizia a risuonare un pensiero sempre più prepotente ” mi starà tradendo? “.
Non iniziate inutilmente a chiedergli se vi sta tradendo, sarebbe inutile, non lo ammetterà mai, anche perché se così non fosse peggiorereste solo le cose, non è facile vivere accanto a chi dimostra palesemente di avere dubbi sulla fedeltà.

2) Evitare di “dare solo una sbirciatina”

Prese dai dubbi sul motivo per cui il vostro partner è un po’ distante potrebbe venirci in mente di ” dare una sbirciatina” al suo telefono.
Ormai i cellulari sono agente e registri di conversazioni fatte nei vari sociale, quale posto migliore dove scoprire qualcosa? Non fatelo, primo perché è vietato dalla legge (violazione della privacy), secondo perché potreste trovare cose che non vi piacerebbero, è sempre meglio un bel confronto-scontro diretto che confessare di aver guardato nel cellulare e passare dalla parte del torto.

3) Evitare di chiedere agli amici

Tra uomini ci si dice di tutto, anche le cose più intime, allora perché non chiedere ad un amico se sa il motivo di questo inspiegabile allontanamento?
La cosa sarebbe sensata se non ci fosse tra gli uomini un radicato e forte senso di cameratismo, quello che si rivelano non esce mai dal loro circolo, sembra come la frase del celebre film ” fight club”, dove le prime regole fondamentali sono quelle di non parlare assolutamente del club e di tutto quello che riguarda il club, credo di essermi spiegata abbastanza.

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4) Evitare i pedinamenti

Care ragazze, lo so che vedere i film polizieschi americani vi può indurre a pensare di sapere tutto sugli inseguimenti, ma non è così, rischiate di sembrare più il protagonista della ” pantera rosa” che goffo ed impacciato tenta di risolvere i casi. Se vi dovesse venire la malsana idea di seguirlo pensate sempre alla grandissima figuraccia che ci fareste se si accorgesse di essere seguito, lasciate stare.

5) Evitare la troppa accondiscendenza

Lo so vedere la propria storia, tutti i nostri sogni e progetti dissolversi come una bolla di sapone non è piacevole, siamo portate quindi a diventare estremamente accondiscendenti con il nostro lui pur di salvare il nostro amore.
La frase che dovete evitare assolutamente è ” certo amore facciamo come vuoi tu” o frasi simili, forse il vero motivo per cui il nostro lui si sta allontanando è proprio questo.
Diventando estremamente accondiscendenti facciamo diventare la nostra storia come un lungo rettilineo da percorrere in macchina con sempre lo stesso paesaggio, dopo un poco può stancare. Care ragazze se il vostro lui si sta allontanando prendete il volante della vostra storia e iniziate a percorrere strade con curve e paesaggi interessanti, mi raccomando lasciate a casa telefoni e amici e se poi la storia proprio non va ricordate che i vecchi detti non sbagliano mai ” si chiude una porta e si apre un portone”.

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Cosa fare in caso di picco di pressione arteriosa elevato?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Estetico Medicina Estetica Roma RICONOSCERE INFARTO DEL MIOCARDIO Vita Cuore HD Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Nei Dietologo DermatologiaQuando all’improvviso si verifica un picco di pressione arteriosa, questo non va mai sottovalutato, specie se non siete soliti a questi eventi. Le crisi ipertensive comportano infatti un alto grado di rischio per infarto, ictus, emorragie cerebrali, tanto più elevato quanto è elevata la pressione ed il tempo di durata della crisi ipertensiva.

Cosa fare in caso di picco ipertensivo?

La prima cosa da fare è mettersi a riposo ed evitare sforzi che possano ulteriormente elevare la pressione arteriosa. Subito dopo occorre prontamente intervenire con farmaci che riportino i valori pressori nella norma evitando però brusche riduzioni pressorie che potrebbero portare ad una caduta dell’apporto di sangue e ossigeno agli stessi organi che la pressione alta potrebbe danneggiare, ossia il cervello, il cuore, i reni. Si usano prevalentemente vasodilatatori quali i calcio antagonisti, i beta bloccanti e i diuretici (Lasix): sicuramente il vostro cardiologo vi avrà avvisato su quale farmaco (e con quale posologia) assumere in caso di picco ipertensivo. Se la pressione non si abbassa nonostante l’assunzione del farmaco, contattate immediatamente il vostro medico.

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Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Si può morire di epilessia? Cos’è la SUDEP?

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Si muore di epilessia?

Soggetti con epilessia controllata dai farmaci e in buono stato di salute vivono generalmente una vita piena ed hanno un’aspettativa pari a quella di chiunque altro, tuttavia in essi esiste un rischio maggiore di morte precoce correlato all’epilessia anche se è certo che – con un controllo ottimale delle convulsioni e con le dovute precauzioni – è possibile ridurre tale rischio. I fattori che aumentano il rischio di morte precoce nel paziente epilettico sono:

  • cadute o altri traumi conseguenti alle convulsioni. I traumi stessi sono potenzialmente mortali;
  • convulsioni che durano più di 5 minuti. Questa condizione è nota come stato epilettico. Lo stato epilettico talvolta insorge quando un soggetto interrompe improvvisamente l’assunzione dei farmaci anti-convulsivanti;
  • suicidio: i pazienti con epilessia possono avere un calo della qualità della vita dovuto sia alla malattia in sé che all’effetto collaterale di alcuni farmaci. Tale calo della qualità della vita conduce alcuni pazienti a stati depressivi che aumentano il rischio di ideazioni suicidarie;
  • SUDEP (vedi oltre).

Ripetiamo comunque che, controllando l’epilessia con i farmaci, controllando la salute generale e controllando gli eventuali stati depressivi con farmaci e psicoterapia, l’aspettativa di vita è pari a quella dei soggetti sani.

Cos’è la SUDEP?

I soggetti epilettici possono anche, sia pur raramente, andare incontro a morte improvvisa e inattesa, la cosiddetta SUDEP (acronimo dall’inglese Sudden Unexpected Death in Epilepsy). Per definizione, si parla di SUDEP solo quando il decesso interessa pazienti con epilessia in buono stato di salute e in cui l’autopsia non riesce a riscontrare una causa del decesso. La SUDEP è idiopatica, cioè non ne sono note le cause con esattezza anche se la comunità scientifica sospetta che sia dovuta a una variazione del ritmo cardiaco durante un episodio convulsivo. Ricordiamo che la morte improvvisa dovuta ad alterazioni del ritmo cardiaco può avvenire anche in soggetti che NON soffrono di convulsioni. La SUDEP insorge prevalentemente nei pazienti epilettici con crisi epilettiche non controllate in particolare di tipo tonico-cloniche non trattate con alcun medicinale. Sebbene sia una delle principali cause di morte per i pazienti affetti da epilessia, l’incidenza è relativamente bassa, verificandosi all’incirca 1 caso ogni 1.000 persone affette da epilessia. I maggiori fattori di rischio per la SUDEP, sono:

  • presenza di crisi epilettiche di tipo tonico-clonico generalizzate;
  • insorgenza dell’epilessia in giovane età;
  • paziente di età compresa tra i 20 e i 40 anni;
  • avere crisi epilettiche non controllate nonostante l’assunzione di farmaci;
  • non usare alcun farmaco.

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Come capire se il tuo partner non ti ama più

MEDICINA ONLINE UOMO IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE SESSO ANDROPAUSA CRISI DI MEZZA ETA QUANTO DURA SINTOMI DEPRESSIONE COPPIA AMORE MATRIMONIO PENE SESSUALITAA tutti prima o poi capita nella vita di vivere un rapporto amoroso che da intenso e pieno di energia si trasformi in un qualcosa di spento e privo di emozioni. Se però siamo noi a non amare più, prima o poi lo capiremo e saremo in grado di porre fine ad un rapporto stanco ed ormai giunto al termine. Ma se è il nostro partner a non amarci più? La domanda da porsi, in tal caso, sarà: “come capire che il mio partner non mi ama più?” Ecco come.

L’essere umano è un coacervo di emozioni, pensieri e idee che lo rendono talmente tipico, da non poter essere paragonato a nessun altro. Partendo da questo presupposto, si possono individuare alcuni elementi ricorrenti nel comportamento del proprio partner, nel momento in cui quest’ultimo non ama più o, quantomeno, non come prima. Elemento primario da verificare è la mancanza di attenzioni nei nostri confronti: quando un uomo o una donna sono innamorati, riempiono di attenzioni il proprio partner; attenzioni che possono svilupparsi in mille modi diversi, come cucinare per lui o lei, comprare dei regali, coccolarlo/a, provare gelosia, etc. Ponendo per esempio il caso che il nostro partner fosse stato sempre “coccolone” nei nostri confronti, oppure abbastanza geloso, se dall’oggi al domani ci si rende conto che queste attenzioni non avvengono più, vuol dire che è scattato il primo campanello d’allarme.

Altro elemento da considerare è l’apatia del partner. Quando una persona non è più innamorata, tende a diventare apatica e a mostrare un certo fastidio o noia a fare qualunque cosa insieme al partner. Se prima ogni evento era un’occasione per stare insieme, sorridere e divertirsi, quando nel partner si affievolisce il sentimento, lo stesso evento diventa una vera e propria “seccatura”. Addirittura, nei casi estremi, il partner disamorato tenderà ad innervosirsi quando gli viene proposto di fare qualcosa insieme. Nel caso in cui si riscontrano entrambi gli elementi (carenza di attenzioni e apatia), c’è la quasi certezza che il partner non sia più innamorato ed è giunto il momento di decidere se è il caso di proseguire la storia, superandone i problemi, o chiuderla prima di farsi ulteriormente del male.

Se non vengono riscontrati i due elementi appena descritti, o se si è ancora convinti che, nonostante tutto il partner sia ancora innamorato, c’è un terzo elemento che può fornirci la prova inconfutabile. Se il partner inizia sempre più ad esprimere il desiderio di uscire da solo o se lo fa senza interpellare l’altra metà, allora significa che sicuramente qualcosa si è rotto. Quando, invece, un partner inizia ad essere insofferente se deve fare qualcosa con l’altra metà ed è contento quando deve uscire da solo, si può affermare che l’amore è svanito e non c’è altro da fare che chiudere il rapporto e tuffarsi in nuove esperienze.

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Calcio e crisi di coppia: l’uomo trascura la donna per vedere le partite

MEDICINA ONLINE Neymar da Silva Santos Jùnior nasce il 5 febbraio del 1992 a Mogi das Cruzes, nello stato di San Paolo, in Brasile CALCIO CALCIATORE SFONDO WALLPAPER HD PICTURE PHOTO SOCCER FOOTBALL PLAYERLa stragrande maggioranza dei maschi italici ama il calcio. E la stragrande maggioranza delle mogli, delle compagne o delle fidanzate di questi maschi, invece, del calcio se ne infischia. E’ storia vecchia e ben nota ormai da decenni. Volendo approfondire l’argomento, però, ci si rende conto che molte liti e, di conseguenza, alcune delle crisi che vengono a svilupparsi tra lui e lei prendono origine proprio dal calcio o, in generale, dall’eccessivo attaccamento degli uomini alle loro passioni sportive.

Secondo un sondaggio, circa il 67% delle donne afferma di sentirsi trascurata dal proprio compagno che, invece, dedica tempo ed attenzione, in certi casi persino in maniera morbosa, alle partite. Tenendo conto che, almeno per il calcio, ci sono incontri in diretta spalmati nell’arco di tutta la settimana, il problema per molte coppie diventa serio. Le soluzioni non sono moltissime: o gli uomini cercano di rununciare a qualche ora di sport in TV per venire incontro alle richieste delle loro donne oppure le donne trovano qualche interessante alternativa ad un marito o fidanzato troppo impegnato a seguire la squadra del cuore!

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Differenze tra attacco cataplettico ed attacco epilettico

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE ATTACCO CATAPLETTICO EPILETTICO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari A Pene.jpgL’attacco cataplettico non deve essere confuso con un attacco epilettico:

  • Attacco cataplettico: si verifica rapidamente, durante periodi di stimolazione emotiva; il soggetto mantiene inalterato il proprio stato di coscienza e recupera quasi immediatamente;
  • Crisi epilettica: occorre durante periodi di quiete e di stimolazione; la persona si riprende più lentamente e può non ricordare quanto è successo.

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Niente sesso: siamo sposati, poi ho scoperto che mi tradiva

La mia non è una storia di sesso, ma una storia di non-sesso. Quello che da anni non faccio con mio marito. Quello che vorrei ricominciare a fare con mio marito: con lui l’intesa sessuale c’è sempre stata, da quando ci siamo sposati ormai 27 anni fa. Io ne avevo 22, lui – 8 anni più di me – è stato il mio primo amore. Nel giro di pochi anni ci siamo conosciuti, sposati e abbiamo fatto due figli. Il sesso? Bellissimo: non solo c’è sempre stata grande intesa ma eravamo entrambi molto aperti e senza tabù. Intesa che, con gli anni, ha iniziato a scemare. Io lo cercavo, lui diceva di essere stanco. Finché un giorno, una decina di anni fa, ho trovato il messaggio di una donna sul suo telefono.

L’amore? Una volta al mese

Non c’era nulla di compromettente, ma ho iniziato a farmi qualche domanda quando, alla mia richiesta di spiegazioni, lui ha fatto finta di nulla. A quel punto le cose fra noi hanno iniziato a ad andare sempre peggio, ci siamo allontanati. Però non sono il tipo da far finta di nulla: dopo un po’ ho deciso di parlargliene e ho sollevato il problema, sentendomi rispondere che pretendevo troppo. Facevamo l’amore una volta al mese, secondo lui per una coppia sposata da tanto era già una buona media e poi, diceva, era stanco per via dei continui spostamenti sul lavoro. Io insistevo che dovevamo ritornare alle scintille di prima, lui diceva che esageravo, che il sesso non era poi così importante.

Le mail dell’altra

Con me, di certo. Con l’altra, invece, il sesso era importante sì. Un giorno, per caso, ho scoperto sul suo pc uno scambio di mail con una donna. Mail molto esplicite – sia lei che lui si raccontavano le cose che avevano fatto a letto insieme. Parlavano di momenti di passione ma anche di trasgressione, come una volta in cui lui aveva fatto da guardone mentre lei aveva un rapporto con un altro. Mi sono infuriata, gli ho messo davanti le email e lui non ha potuto negare, anche se in un primo momento ci ha provato. Non ero arrabbiata solo per il tradimento, ma per il fatto che in quelle mail avevo riscoperto un lato di lui che conoscevo bene: l’uomo aperto, curioso, senza tabù nel sesso. L’uomo con cui avevo passato momenti bellissimi a letto. L’uomo con cui avrei volentieri sperimentato le cose che invece lui aveva condiviso con la sua amante. Sesso anale, per esempio. Ma anche sesso a tre, perché no.

E adesso, il vuoto

Gliel’ho detto: gli ho chiesto di fare le stesse cose con me, di ricominciare la nostra vita, anche e soprattutto sessuale, da zero. Cosa mi ha risposto? Che mi ama, che io sono la sua compagna di vita e la mamma dei suoi figli, che «queste cose» con me non riesce a farle. Da quella discussione sono passati anni: viviamo ancora insieme ma non abbiamo più rapporti. Io non faccio sesso da anni (né con lui né con altri: non l’ho mai tradito) e con il tempo ho anche smesso di masturbarmi: lo faccio solo raramente, è come se mi fossi «ibernata». Ho provato a comprarmi un vibratore per vedere se riuscivo a risvegliarmi da questo torpore ma non mi ha convinto, e quindi è rimasto nel cassetto. Non so come finirà la nostra storia. Non so se questa situazione, per noi, sia superabile.

Maria, 49 anni

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