Si muore di sclerosi multipla? Quali le aspettative di vita?

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-sclerosi-laterale-amiotrofica-sla-morte-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenza-ecogLa sclerosi multipla è una malattia mortale?
No, non si muore di sclerosi multipla. La sclerosi multipla, di per sé, non è causa di morte.
La vita media delle persone ammalate è quasi sovrapponibile a quella della popolazione generale sana: l’aspettativa di vita nella sclerosi multipla è ridotta solo di alcuni anni.
I casi di mortalità di persone con sclerosi multipla sono legate per il 50% a disabilità di grado elevato o problematiche infettive, mentre nell’altra metà dei casi dipendono dalle stesse cause che la provocano nella popolazione generale sana.

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Bimba di due anni grigliata viva sul barbecue, la madre: “Dovevamo andare insieme in paradiso”

MEDICINA ONLINE bimba morta barbecue paradiso Girl, 2, found ‘barbecued alive by her mother_ after neighbours heard her screamsIl corpo, quasi completamente carbonizzato, di una bimba di appena due anni è stato rinvenuto dalla polizia in seguito ad una segnalazione dei vicini di casa che avevano sentito delle urla e in seguito notato una spessa coltre di fumo provenire da un garage. È quanto accaduto domenica sera a Zemst, una cittadina belga poco a nord di Bruxelles.

Come riporta Metro.co.uk, per la morte della piccola, rinvenuta cadavere all’interno di un barbecue, è stata arrestata la madre. La donna però è ricoverata in ospedale ed è ancora sotto choc e per questo motivo la polizia, che la sta piantonando, non l’ha ancora interrogata. Sulla vicenda c’è un massimo riserbo da parte degli inquirenti, ma le prime dichiarazioni della donna sarebbero trapelate poco dopo l’arresto: «Dovevamo morire insieme, bruciando. Solo così avremmo raggiunto insieme il Paradiso».

La donna, la cui identità non è stata resa nota, ha 27 anni e potrebbe soffrire di gravi disturbi psichici. L’autopsia sul corpo della bimba è già stata effettuata ma le autorità hanno deciso di non rivelarne l’esito per motivi di privacy. Le indagini, in questo momento, si stanno concentrando sugli ultimi istanti di vita della piccola: non è ancora chiaro, infatti, se la bimba è stata bruciata viva o se era già morta quando è stata chiusa nel barbecue.

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Muore perché voleva avere un pene più grande

MEDICINA ONLINE PENE TESTICOLO ASIMMETRICO PENIS SCROTO DAVID MICHELANGELO FIRENZE ASIMMETRIA VENA VARICOCELEQualcuno ricorderà il tormentone ‘spam’ che intasava la posta elettronica qualche anno fa con l’oggetto ‘Enlarge your penis’. Per molti era una scocciatura, ma per altri può essere stato un vero problema pensare di avere un pene piccolo. Ci sono poi casi in cui realmente le dimensioni del pene sono un problema, è la cosiddetta ‘micropenia’, in cui l’organo maschile è troppo piccolo per permettere di avere normali rapporti sessuali. Quale che sia il caso, un giovane di trent’anni di Stoccolma si è sottoposto a intervento chirurgico per aumentare le dimensioni del suo pene, ma l’allungamento gli è costato caro ed è morto sotto i ferri.

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La tecnica per allungare il pene
Il giovane svedese voleva aumentare sia la lunghezza che la circonferenza del proprio organo genitale. Per far questo, l’intervento prevedeva il prelievo di materia grassa dallo stomaco per poi essere trasferita al pene. Dopo il primo step che prevedeva l’allungamento, e dopo aver inciso e allentato un legamento alla base dell’organo genitale, si doveva passare all’ingrossamento.

Il dramma
Le cose però hanno iniziato a precipitare improvvisamente durante la seconda fase dell’intervento. Il battito cardiaco del giovane paziente è aumentato repentinamente. Allo stesso tempo i livelli di ossigeno sono calati di colpo, seguiti dalla pressione sanguigna. Poco dopo il cuore ha smesso di battere, per un improvviso infarto. L’équipe medica impegnata nell’intervento chirurgico ha subito cercato di salvare il paziente, ma a quanto pare tutti i tentativi sono stati inutili. Il ragazzo che voleva migliorare l’aspetto dei propri genitali è morto circa due ore dopo.

Non si spiega il perché
Ancora non si spiega bene il perché di questa morte, dato che dalle prime valutazioni pare che il giovane non presentasse patologie pregresse – in particolare a livello cardiaco o cardiovascolare. Si parla soltanto di una lieve forma di asma. A causare il decesso pare invece sia stata un’embolia lipidica. Nella fattispecie il grasso utilizzato per aumentare le dimensioni del pene avrebbe causato un’ostruzione dei vasi sanguigni che è risultata fatale, poiché ha dato origine all’insufficienza respiratoria che, a sua volta, ha causato l’attacco di cuore.

Lasciare le cose come sono
A parte alcuni casi davvero problematici a livello fisiologico, la grandezza del pene non è e non deve essere un problema. Non è una gara di dimensioni. Non dipende da ‘quanto’, ma da ‘come’ si usa il proprio pene nei rapporti sessuali, se proprio si vuole andare a discutere sottolineano gli esperti. In più, come ricordano i medici, questo genere di intervento non è quasi mai risolutivo ma, anzi, più spesso è causa di diversi ‘effetti collaterali’ più o meno pesanti. Per esempio, si rischiano gravi deformità o una disfunzione erettile permanente. Anche se questo è un rarissimo caso, si può certamente anche morire, dato che bene o male si tratta di un intervento chirurgico – e qualcosa può sempre andare storto. Insomma, prima di preoccuparsi per le dimensioni del proprio pene è bene sapere che nella quasi totalità dei casi va bene così. E anche che la lunghezza dipende da dove vivi o che le misure ideali dipendono da molti fattori.

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In quale scena del film “Il Corvo” Brandon Lee viene ucciso? [VIDEO]

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CASE BRUCIANO MUOIONO VERO AMORE PER SEMPRE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari AnoIl celebre attore Brandon Lee morì il 31 marzo 1993 a Wilmington (Carolina del Nord), quando mancavano tre giorni alla fine delle riprese del film “Il Corvo”. L’attore fu ucciso mentre si stava girando una scena, da una pistola che doveva essere caricata a salve. Dopo il terribile incidente la produzione cinematografica statunitense stabilì che nelle sparatorie le armi non venissero più puntate direttamente verso gli individui, ma con un’angolazione di 30°.

Perché la pistola ha sparato per davvero?

La tragedia fu causata da una disattenzione dello staff, che non aveva controllato con la perizia necessaria la pistola che doveva servire per la scena. Per motivi di tempo, non avendo colpi a salve, alcuni membri della troupe comprarono proiettili veri e ne rimossero la polvere da sparo all’interno, ricongiungendo il proiettile alla capsula a percussione. La pistola venne usata in diverse riprese, ma all’interno della canna rimase bloccato un proiettile per via di una carica debole. Il difetto passò inosservato e l’arma venne poi ricaricata con proiettili a salve per poi essere usata per girare la scena fatale. Per via della breve distanza e della canna ostruita, una carica a salve fu sufficientemente forte da far partire il proiettile bloccato che colpì Brandon all’addome. Dopo l’incidente, Brandon fu ricoverato d’urgenza al “New Hanover Regional Medical Center” di Wilmington, dove morì dopo una vana operazione di circa 12 ore.

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Qual è la scena precisa in cui Brandon Lee è stato ucciso?

Sulla scena della reale morte dell’attore sono sorte molte leggende ed ognuna racconta punti del film diversi in cui l’attore sarebbe stato ucciso per davvero. Noi ci fidiamo delle parole del regista che ha raccontato che la scena fatale è quella in cui all’appena resuscitato Eric, tornato nella sua abitazione e, turbato dai ricordi di quella tragedia, ritornano alla mente le dinamiche della sua morte. Draven entrando nel suo appartamento viene aggredito da alcuni malfattori che poco prima avevano stuprato la sua ragazza Shelly. Eric viene colpito con un colpo di pistola da Funboy, per poi precipitare giù dalla finestra. Nel film ciò accade intorno al minuto 11°. Nonostante questa sia una delle prime scene del film, in realtà era stata una delle ultime ad essere girate.

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La scena della vera morte di Brandon Lee è stata inserita nel film?

No, è stata eliminata. La scena della morte reale di Brandon non fu inserita e quella presente nel film è stata rifatta da una controfigura. Nella scena originale si vedeva Brandon Lee camminare in un vicolo sotto la pioggia per tornare a casa, prima di essere realmente ucciso. Nella scena rifatta l’attore è una controfigura: entra semplicemente dalla porta, bagnato da alcune gocce d’acqua provenienti da una tubatura perforata e tutta la restante scena in cui Eric viene disturbato dal ricordo del suo assassinio e dello stupro di Shelly, compresa la scena in cui Massee uccise Lee nella realtà, è stata rigirata dalla controfigura.

Quali sono le altre scene girate da una controfigura?

Oltre alla scena prima citata, in altre cinque scene Brandon Lee è stato sostituito da controfigure:

  • la scena dove Draven si trucca: il volto di Brandon, visibile riflesso nello specchio rotto, è stato aggiunto in seguito, adeguatamente alterato;
  • quando Draven suona la chitarra sul tetto della sua abitazione;
  • la scena dove Draven prepara la morte di T-Bird (David Patrick Kelly), riempiendo la sua auto di esplosivi: Draven non parla e non viene mostrato in volto ed i brevi istanti in cui si vede il suo viso in primo piano fanno parte di una scena precedente che era stata tagliata;
  • quando Sarah visita l’appartamento, Draven è una controfigura: il suo viso non viene mai inquadrato;
  • dopo aver ucciso Skank (Angel David), Draven scappa sui tetti per sfuggire dalla polizia e viene aiutato dal poliziotto Albrecht.

Chi ha ucciso Brandon Lee?

L’arma che materialmente uccise Brandon Lee era in mano a Michael Massee (il personaggio chiamato “Funboy”, vedi immagine in basso) il quale, inconsapevole del suo malfunzionamento, lo colpì ferendolo gravemente.

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PSICHIATRIA MEDICINA DELLE DIPENDENZE DIRETTORE MEDICINA ONLINE Michael Massee Il Corvo morte the crow Brandon Lee real death scene sequence

Michael Massee in una scena del film (non quella in cui è stato ucciso Brandon Lee)

Massee rimase fortemente scosso dall’incidente e per lunghi periodi cadde in profonde crisi depressive. Il dramma fu un episodio accidentale e Massee fu scagionato da ogni accusa poiché ignaro del fatto che l’arma fosse difettosa, tuttavia l’attore non riuscì mai a superare del tutto il tormento di quella tragedia, come lui stesso ha varie volte confermato.

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Le parole del regista Alex Proyas

“Lo vidi crollare a terra, con un lamento. Il foro del proiettile mi parve perfettamente simulato e il sangue era forse fin troppo abbondante, ma nel complesso la scena era riuscita a meraviglia e dopo aver gridato “stop” dissi che ne avremmo girata un’altra, più che altro per sicurezza. Sul set tutti si mossero per rigirare la scena e Brandon Lee rimase disteso al suolo, immobile. Visto che non si muoveva, mi avvicinai a lui e notai che la macchia di sangue continuava ad allargarsi. Mi chinai, toccai con il dito quel liquido. Era tiepido e denso, come sangue vero e sul set cadde un silenzio di morte. La prima persona a capire fu Eliza Hutton, fidanzata di Brandon, che faceva parte del cast come assistente alla produzione. Lanciò un urlo e si precipitò verso Brandon, mentre io mi rendevo conto che respirava debolmente e che le sue condizioni dovevano essere gravi. Brandon venne trasportato d’urgenza al più vicino ospedale. I dottori trovarono un corpo metallico nello stomaco che gli provocò la ferita mortale”.

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Come si riuscì a proseguire i lavori del film?

Con la morte di Lee, concludere il film fu più arduo del previsto, non solo perché alcune parti del deceduto attore dovevano essere completate ma anche perché alcuni interpreti non parteciparono alla sua ultimazione. Sofia Shinas (Shelly), che assistette al dramma, si rifiutò di proseguire e tornò nella sua abitazione a Los Angeles. Anche Ernie Hudson (Albrecht) abbandonò per motivi familiari, a causa della morte di suo cognato. A due mesi dal decesso dell’attore, la troupe, anche per volere della fidanzata di Brandon, Eliza Hutton, decise di completare il film e i restanti attori continuarono a parteciparvi, compreso Michael Massee, che però – come prima accennato – cadrà in depressione a causa della tragedia. Grazie al computer ed all’aggiunta di tagli di altre scene, il film poté essere ultimato, con l’aggiunta di un costo di 8 milioni di dollari: in totale 15 milioni di dollari vennero spesi per creare il film. Inoltre, in molte parti della pellicola, il ruolo di “Eric Draven” venne affidato a Chad Stahelski e Jeff Cadiente, stuntman e grandi amici di Brandon. La scena in cui Brandon morì, fu rigirata con una controfigura. Alla sua uscita, Il corvo fu un enorme successo di pubblico e critica, incassando circa $50,693,129 negli Stati Uniti e $94,000,000 al livello mondiale, di cui $11,774,332 nel suo fine settimana di apertura. Alcuni spiegarono questo successo, anche grazie all’incredibile fatalità che si era verificata durante le riprese del film. Il Corvo in totale arrivò a incassare 170 milioni di dollari. Il film è stato posizionato al ventiquattresimo posto nella classifica dei più visti negli Stati Uniti, nel 1994 ed è giudicato un film di culto dagli appassionati.

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Lutto nel mondo del culturismo, muore a 33 anni noto bodybuilder salentino

MEDICINA ONLINE CRISTIAN SOLIDORO PALESTRA MORTO ALLENAMENTO PESI MUSCOLI PALESTRA DOPING PROTEINE MORTE INTEGRATORE BODY BUILDING 14 FARMACI ILLEGALI PROIBITI ANFETAMINE TREMBOLONE OBESUn’emorragia cerebrale lo ha stroncato a soli 33 anni: i medici del 118 non hanno potuto strapparlo alla morte. Lutto nel mondo del bodybuilding salentino e nazionale, per la morte del culturista Cristian Solidoro, di Gallipoli, istruttore in una palestra di Galatone, comune italiano di quasi 16mila abitanti della provincia di Lecce in Puglia, e conosciuto in tutto l’ambiente del culturismo d’Italia. Pare che nei giorni scorsi il bodybuilder leccese avesse accusato un malore, scambiato per un problema di cervicale.

La notizia della morte del giovane culturista salentino si è presto diffusa sia a Gallipoli, dove vive la famiglia, sia a Galatone, dove Cristian lavorava. Il bodybuilder leccese era sposato con Diana e dalla loro storia d’amore è nata una bambina, che oggi ha 9 anni. Sono centinaia i messaggi di cordoglio e conforto che i tantissimi amici e colleghi del bodybuilder hanno inviato alla famiglia ed alla moglie, travolti da questo improvviso lutto.

Su una delle pagine social di bodybuilding italiano, New Generation BodyBuilder, si legge: “Non si è mai preparati a notizie di questo tipo. Lo sgomento, il dolore e poi il senso di vuoto. Eri un grande amico e un grande atleta. Tutto il team di NGB si stringe intorno alla tua famiglia… Riposa in pace Cristian Solidoro”.

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Bodybuilder fa un salto, cade male e muore davanti ai fan [VIDEO]

MEDICINA ONLINE Sifiso Lungelo Thabete morto mentre fa un salto si rompe il colloÈ stato un salto mortale, nel senso letterale del termine, a spazzare via nei giorni scorsi l’esistenza di Sifiso Lungelo Thabete, giovane promessa sudafricana del bodybuilding, già laureatosi campione mondiale under 23 IFBB nella categoria fino ai 75 chili.

Durante un’esibizione prima di una gara, accolto dall’ovazione del suo pubblico, in Sudafrica, ha effettuato un salto all’indietro, acrobazia già messa a segno in tante altre occasioni ma che stavolta è finita male: Sifiso è atterrato sulla testa spezzandosi il collo e morendo quasi all’istante. Nel filmato girato da uno spettatore lo si vede rimanere immobile subito dopo l’impatto, mentre intorno a lui si affollano varie persone che prestano i primi soccorsi. Ogni tentativo di rianimarlo risulterà inutile: all’arrivo in ospedale il ragazzo è stato dichiarato morto.

Sifiso, che aveva impressionato già in passato pubblico e giudici per le incredibili dimensioni muscolari e per la sua maturità, superiore a quella dei suoi coetanei, è stato ricordato sui social da tantissimi amici, parenti e appassionati, oltre che dalla rivista specializzata Muscle Evolution.

Il filmato mostra il giovane culturista immobile subito dopo il bruttissimo impatto mentre intorno a lui si affollano varie persone che prestano i primi, e purtroppo, inutili soccorsi.

Il video può essere visionato a QUESTO LINK.

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Giovane ragazza bodybuilder muore per aver mangiato troppe proteine

MEDICINA ONLINE MEEGAN HEFFORD RECORD DOPING PROTEINE MORTE INTEGRATORE BODY BUILDING 14 FARMACI ILLEGALI PROIBITI ANFETAMINE TREMBOLONE OBESO MUSCOLI FOTO PICTURE death-blamed-on-protein-shakes.jpgUna bodybuilder australiana di 25 anni, Meegan Hefford, è morta per aver consumato troppe proteine. Stava seguendo una dieta rigida con cibi ricchi di proteine per partecipare ad una competizione di bodibuilding a settembre, ma non sapeva, come hanno scoperto i medici dopo il suo decesso, di soffrire di una malattia rara che non permette al corpo di scomporre le proteine. Ciò significa, è bene sottolinearlo, che non è stato l’integratore proteico in sé a causare la morte, bensì la patologia preesistente della sportiva; come è bene sottolineare per l’ennesima volta che assumere proteine (o creatina, o amminoacidi) NON EQUIVALE  ASSOLUTAMENTE a doparsi. A riportare l’episodio è il quotidiano inglese The Independent.

La giovane donna, madre di due figli ed istruttrice paramedico, è stata trovata incosciente nel suo appartamento e poi trasportata in ospedale, dove è morta due giorni più tardi. La dieta che stava seguendo era ad alto dosaggio proteico, con frullati, integratori e cibi ricchi di proteine. La sua malattia genetica, il disturbo del ciclo dell’urea, colpisce circa una persona su 8.000, ma molti non sanno di averla. E’ causata da errori congeniti nel sistema di eliminazione dell’ammoniaca, che finisce per accumularsi nel sangue, così come si accumula fluido nel cervello, causando danni cerebrali e anche la morte.

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La famiglia di Meegan chiede ora maggiori restrizioni sui supplementi e le polveri proteiche. “La vendita di questi prodotti deve essere maggiormente regolamentata. Mia figlia andava in palestra due volte al giorno per prepararsi a questa gara, ma da giugno aveva iniziato a sentirsi letargica e ‘strana’”, racconta Michelle White, madre della ragazza, che non aveva idea che la figlia stesse assumendo questo tipo di integratori.

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Lizzie van Zyl, la bambina morta nel campo di concentramento

Lizzie van Zyl Dziewczynka(22 April 1894 – 9 May 1901) CAMPO DI CONCENTRAMENTO GUERRA MORTA a child inmate of Bloemfontein concentration camp died from typhoid fever during the Second Boer War. Les camps de concentrationLizzie van Zyl (22 April 1894 – 9 May 1901), morta di febbre tifoide, una giovanissima vittima della malnutrizione forzata dei britannici durante la seconda guerra contro i boeri.

I britannici la incarcerarono in un campo di concentramento dopo il rifiuto del suo padre, un combattente boemo, di arrendersi. L’attivista Emily Hobhouse ha usato la sua morte come un esempio delle difficoltà delle donne boemi e dei bambini affrontata nei campi di concentramento britannici durante la guerra. Descrive Lizzie come “una bambina di sette anni, debole e in disperato bisogno di cure”.

Spostata dal campo di concentramento di Bloemfontein al vicino ospedale, fu trattata duramente dal personale sanitario, perché lei non parlava inglese. Medici ed infermieri la chiamavano “l’idiota”. Un giorno cominciò a chiamare sua madre, una signora è andata a confortarla, ma “è stata interrotta bruscamente da una delle infermiere che le ha detto di non avere alcun rapporto con la bambina.

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