Perché i testicoli e le ovaie sono due?

MEDICINA ONLINE TESTICULAR TESTICOLI PENE PROSTATA SEX SESSO GLANDE SEMEN SPERMA BIANCO GIALLO ROSSO MARRONE LIQUIDO TRASPARENTE EIACULAZIONE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VIAGDi fatto, di testicoli o di ovaie, come avviene per altre strutture anatomiche come i reni, ne basterebbero uno per far funzionare in modo normale il nostro apparato sessuale, dato che fanno le stesse identiche cose, ed in abbondanza. Ed allora perché sono due?Parecchie altre parti del corpo sono simmetriche, quindi la domanda vale anche per quelle, e la comunità scientifica non ha ancora raggiunto una risposta univoca. Questa caratteristica è una scelta evolutiva molto antica, precedente la comparsa dei mammiferi. La risposta più accreditata è che l’evoluzione abbia favorito una ridondanza minima, ovvero “meglio due che uno” così da creare una “scorta” di strutture anatomiche importanti per la sopravvivenza della specie, in caso di incidente o patologia. Ad esempio se entrambi i testicoli sono in buona salute, si suddividono il compito della spermatogenesi. Nel caso in cui però uno vada fuori uso, ad esempio il sinistro colpito spesso da varicocele, quello sano riesce a eseguire da solo tutto il lavoro necessario. Lo stesso vale anche per le ovaie ed i loro ovuli.

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Cancro del testicolo: prevenzione, diagnosi, stadiazione, cure

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CANCRO TESTICOLO TUMORE STADIAZIONE CURE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgPrima di iniziare la lettura dell’articolo, vi consiglio di leggere: Testicoli e scroto: dimensioni, anatomia e funzioni in sintesi

I testicoli sono gli organi maschili preposti alla produzione degli spermatozoi e di alcuni ormoni. Il tumore maligno del testicolo è una neoplasia relativamente rara, tuttavia è purtroppo una delle più frequenti nei giovani. Il cancro si sviluppa in seguito a un’alterazione nelle cellule del testicolo, che provoca una crescita incontrollata delle stesse di determinando la formazione di una massa. La maggior parte dei tumori del testicolo originano dalle cellule germinali, che danno origine agli spermatozoi.

Quanto è diffuso

I tumori del testicolo  colpiscono soprattutto la popolazione giovane (in genere tra i 20 e i 40 anni). Nella fascia di età fino a 50 anni costituiscono il tipo di tumore principale (12% di tutte le diagnosi nel genere maschile). Dopo i 50 anni l’incidenza si riduce del 90%. Fino alla metà degli anni Settanta, nove uomini su 10 con tumore del testicolo morivano nel giro di un anno. Oggi i tumori del testicolo guariscono nel 95 per cento dei casi. Nel 2015 in Italia si sono registrati circa 2.000 casi.

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Sintomi

Di solito il tumore esordisce con un nodulo, un aumento di volume, un gonfiore o un senso di pesantezza del testicolo . Per questo è importante che gli uomini imparino a fare l’autoesame del testicolo (così come le donne fanno l’autoesame del seno) palpando l’organo di tanto in tanto per scoprire in tempo eventuali anomalie. Anche la brusca comparsa di un dolore acuto al testicolo è tipico di questo tumore, assieme a un rapido aumento del volume che può essere provocato da una emorragia all’interno del tumore. Viceversa, anche il rimpicciolimento del testicolo può essere un segnale di esordio della malattia. Infine, è importante che i genitori facciano controllare i bambini dal pediatra di fiducia, poiché una correzione dell’eventuale discesa incompleta del testicolo entro il primo anno di vita riduce il rischio di cancro e facilita la diagnosi precoce del tumore.

Fattori di rischio

I principali fattori di rischio di questo tumore sono:

  • il criptorchidismo, cioè la mancata discesa nello scroto del testicolo, che resta nell’addome o nell’inguine; il rischio rimane anche se il difetto è stato ridotto chirurgicamente
  • lo sviluppo anormale del testicolo causato da malattie quali la sindrome di Klinefelter
  • la familiarità, ossia la presenza di casi in famiglia di tumore al testicolo
  • l’età: questa patologia colpisce soprattutto i giovani, in particolare tra i 15 e i 34 anni.

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Diagnosi

Per la diagnosi del tumore del testicolo si possono utilizzare:

  • Esame obiettivo: lo specialista identifica eventuali alterazioni morfologiche del testicolo e richiede i necessari approfondimenti diagnostici.
  • Ecocolordoppler e/o ecografia testicolare: è lo strumento più adatto per la diagnosi della lesione testicolare e per la valutazione della sua estensione locale. E’ una metodica non invasiva, senza alcuna controindicazione.
  • Esami del sangue: l’innalzamento dei valori di alcune sostanze circolanti nel sangue (marcatori tumorali) può indicare la presenza di tumore del testicolo.
  • Orchiectomia radicale inguinale: consiste nell’asportazione chirurgica di un testicolo (il tumore raramente colpisce entrambi i testicoli). E’ una procedura comunemente eseguita in tutti i casi di sospetto cancro del testicolo. Il tessuto asportato viene poi analizzato da un anatomopatologo allo scopo di accertare la presenza del tumore e le sue caratteristiche.
  • TAC: è una metodica utile per definire l’esatta stadiazione della malattia (linfonodi retroperiotoneali e/o localizzazioni in altri organi o distretti corporei).
  • PET (Tomografia a Emissione di Positroni): è una moderna tecnica diagnostica di ausilio nella ristadiazione dell’estensione della malattia.

La diagnosi differenziale è posta rispetto ad altre patologie benigne dello scroto (epididimite, cisti dell’epididimo ecc.).

Stadiazione del tumore del testicolo

Dopo gli esami diagnostici e la conferma della diagnosi di cancro del testicolo, la stadiazione del tumore ai testicoli avviene attraverso il dosaggio ematico di marcatori tumorali specifici (alfa-fetoproteina, beta-HCG e latticodeidrogenasi), l’orchiectomia radicale inguinale (che ha anche valenza terapeutica, poiché permette la rimozione del tumore primitivo e la valutazione istologica) e l’esecuzione di una TAC, per identificare la presenza di eventuali localizzazioni metastatiche.

Trattamenti

A seconda del tipo di neoplasia e della sua estensione, sono possibili diverse strategie terapeutiche, tra cui vigile osservazione, chirurgia, chemioterapia, radioterapia.
Il paziente affetto da tumore del testicolo può avere problemi di fertilità.

  • Chirurgia
    Se il tumore è diagnosticato in una fase precoce, l’intervento chirurgico di rimozione di un testicolo (orchiectomia radicale inguinale) può essere l’unico trattamento necessario, seguito da stretta osservazione. L’esame anatomopatologico per la determinazione del tipo istologico (seminoma, carcinoma embrionario, choriocarcinoma, tumore del sacco vitellino) del tumore riveste un’importanza cruciale per la definizione della terapia più adeguata.
    L’asportazione di un testicolo desta spesso preoccupazione negli uomini. Oltre a produrre gli spermatozoi, il testicolo produce anche gli ormoni maschili: la funzione ormonale torna solitamente alla normalità dopo l’asportazione di un testicolo. Se necessario, il paziente può assumere ormoni allo scopo di ristabilire i livelli normali. L’asportazione di un testicolo non dovrebbe influire sulla funzione sessuale. In caso di preoccupazione per l’aspetto esteriore, gli urologi possono discutere con il paziente l’impianto di una protesi testicolare nello scroto.
    In caso di diffusione del tumore oltre i testicoli, possono rendersi necessari un secondo intervento chirurgico, la chemioterapia o la radioterapia oppure una combinazione di queste terapie.
    Qualora il cancro si sia diffuso ai linfonodi può essere necessario un intervento di dissezione dei linfonodi addominali (chirurgia retroperitoneale). L’asportazione dei linfonodi non influisce sulla capacità del paziente di avere un’erezione o un orgasmo. Tuttavia questo intervento chirurgico può diminuire la fertilità in quanto interferisce con l’eiaculazione.
  • Chemioterapia
    Solitamente, il cancro del testicolo risponde molto bene alla chemioterapia. La necessità della chemioterapia dipende dal tipo, dallo stadio e dalle dimensioni del tumore. In seguito, può essere necessaria la chirurgia allo scopo di garantire la rimozione totale dell’eventuale residuo tumorale.
    Alcuni farmaci antitumorali interferiscono con la produzione di spermatozoi: anche se molti uomini riacquistano la fertilità, talvolta l’effetto è permanente. Come precauzione prima del trattamento, è possibile ricorrere alla conservazione dello sperma ad uso futuro.
  • Radioterapia
    La radioterapia è particolarmente efficace contro un tipo di cancro del testicolo detto seminoma. In genere, la radioterapia non influisce sulle capacità sessuali del paziente. Può tuttavia interferire con la produzione di spermatozoi: questo effetto è solitamente temporaneo e la maggioranza degli uomini riacquista la fertilità nell’arco di pochi mesi. Il paziente può comunque valutare l’ipotesi di ricorrere alla crioconservazione dello sperma prima di sottoporsi al trattamento.

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Prevenzione

Per questo tipo di tumore non esiste un programma di prevenzione specifico e l’autopalpazione regolare dei testicoli rimane ancora oggi il metodo più efficace ed economico per intercettare una neoplasia testicolare in fase precoce.
Tuttavia pazienti con difficoltà riproduttiva associata a:

  • ridotta conta spermatica
  • testicoli con volume inferiore a 12 ml
  • FSH elevato
  • una storia clinica criptorchidismo

rappresentano una fascia di popolazione con un rischio più elevato di sviluppare un tumore del testicolo. L’ecografia testicolare rappresenta un valido strumento diagnostico per restringere ulteriormente la selezione dei pazienti sub-fertili con un rischio di tumore particolarmente elevato. Nei pazienti con alterazioni del tessuto testicolare (microlitiasi-calcificazioni) è indicata, oltre alla autopalpazione, una ecografia testicolare con cadenza annuale.

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Testicoli e scroto: dimensioni, anatomia e funzioni in sintesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma TESTICOLI SCROTO DIMENSIONI ANATOMIA FUN Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl testicolo (anche chiamato didimo e testicle in inglese) fa parte dell’apparato genitale maschile, in numero di due, all’interno della sacca scrotale, è la gonade maschile. Piccoli nel feto e nel bambino, i testicoli crescono rapidamente di volume alle soglie della pubertà; nell’adulto raggiungono il peso di circa 10-20 grammi ciascuno.
Durante lo sviluppo fetale i testicoli si formano nella cavità addominale, accanto ai reni. Successivamente, si spostano verso il basso trascinandosi dotti, vasi e nervi, che formeranno il funicolo spermatico. Poco prima della nascita o subito dopo, i testicoli vanno a collocarsi nei sacchi scrotali. Quando ciò non avviene si parla di criptorchidismo.

Dimensioni dei testicoli

Pari di numero (testicolo di destra e di sinistra) e simmetrici, i testicoli presentano una forma ovoidale. Di consistenza duro-elastica, in età adulta presentano dimensioni medie pari a:

  • 3.5-4 cm di lunghezza
  • 2.5 cm di larghezza
  • 3 cm di diametro anteroposteriore

Funzioni del testicolo

I testicoli hanno due funzioni: la produzione degli spermatozoi dal momento della pubertà sino alla morte, e la produzione degli ormoni sessuali maschili chiamati androgeni, tra i quali il testosterone è il più importante. La produzione degli ormoni da parte dei testicoli è evidente fin dalla nascita, ma aumenta enormemente intorno alla pubertà e si mantiene ad alto livello per tutta l’età adulta fino a manifestare una diminuzione durante gli ultimi anni di vita.

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Scroto

I testicoli sono sospesi nello scroto, al cui interno giacciono in posizione obliqua, con il polo superiore inclinato in avanti e lateralmente, ed il polo inferiore situato medialmente e all’indietro.
All’interno della sacca scrotale i due testicoli sono parzialmente separati da un setto mediano di tessuto fibroso (il setto scrotale). La posizione esterna dello scroto, quindi la distanza dei testicoli dalla sinfisi pubica, è regolata dal muscolo dartos e dalla sua capacità di contrarsi e rilassarsi in funzione della temperatura. Infatti, se la temperatura dei testicoli sale, la sintesi degli spermatozoi (spermatogenesi) viene inibita; di conseguenza, quando fa freddo, la contrazione della muscolatura scrotale porta i testicoli in posizione più vicina al corpo, facendo apparire più raccolta e raggrinzita la borsa scrotale; viceversa, in ambiente caldo lo scroto si presenta allungato, liscio e flaccido. Anche il muscolo cremastere contribuisce a mantenere la temperatura testicolare, regolandone il funzionamento.
Il gubernaculum testis è un’appendice fibrosa, una lamina connettivale che fissa il polo inferiore del testicolo alla borsa scrotale. All’interno dello scroto i testicoli sono appesi all’estremità inferiore del corrispondente funicolo spermatico.
Oltre ai testicoli, lo scroto accoglie anche i relativi epididimi ed il tratto inferiore del funicolo spermatico. Per approfondire: Scroto: dimensioni, anatomia e funzioni in sintesi

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Anatomia umana

Schema del testicolo
1: Lobuli del didimo/setti
2: Tubuli seminiferi contorti
3: Lobuli del didimo/setti
4: Tubuli seminiferi rettilinei
5: Dotti efferenti
6: Rete testis

Nello schema non è presente l’epididimo, una rete contorta, che raccoglie le terminazioni dei dotti efferenti e sfocia in un dotto deferente, un tubulo rettilineo. I testicoli, o didimi, sono di forma ovale e misurano in media 5 centimetri di lunghezza, 3 centimetri circa di larghezza e 3 centimetri circa trasversalmente. Il peso dei testicoli di un adulto è di circa 18-22 grammi l’uno, compreso l’epididimo, che da solo può pesare 4 gr. Il testicolo sinistro è posizionato lievemente più in basso del destro, la ragione di questo fatto è dovuto all’anatomia delle vene genitali, in quanto la vena genitale sinistra si riversa nella vena renale, mentre la destra sfocia nella vena cava inferiore; in ragione della diversa lunghezza, l’elasticità dei condotti venosi permette al testicolo sinistro di discendere più in basso.

La produzione degli spermatozoi non comincia fino alla pubertà, anche se segue il modello della produzione di ormoni riducendosi in età avanzata. Gli spermatozoi vengono prodotti in ogni testicolo in speciali strutture chiamate tubuli seminiferi con l’ausilio e la protezione delle cellule del Sertoli. Questi tubicini sono al centro di ogni testicolo e sono collegati con una serie di condotti che convogliano lo sperma ad altri importanti organi e, alla fine, fuori dal pene, se ciò è richiesto.

In ogni testicolo, vicino ai tubuli seminiferi, ci sono numerose cellule chiamate cellule interstiziali o cellule di Leydig. Esse sono responsabili della produzione dell’ormone sessuale maschile (testosterone) che viene secreto direttamente nei vasi sanguigni circostanti. Al momento della pubertà, la maggior parte dei cambiamenti che avvengono nel ragazzo è prodotta dalla maggior quantità di testosterone che scorre nel suo corpo. Durante l’eccitazione sessuale i testicoli aumentano di grandezza. Il sangue riempie i vasi sanguigni che si trovano in essi causando il loro ingrandimento. Dopo l’eiaculazione essi tornano alle loro normali dimensioni. Subito prima dell’eiaculazione i testicoli vengono tratti molto vicini al corpo. Dopo l’eiaculazione essi ritornano alla loro posizione usuale nello scroto.

Il medesimo avvicinamento dei testicoli al corpo avviene nei momenti di intensa paura, collera o quando l’uomo ha freddo. In questo modo, naturalmente, il corpo protegge questo meccanismo delicato e vulnerabile. I testicoli pendono fuori dal corpo per potere stare alla temperatura leggermente più bassa che è richiesta per la produzione dello sperma. Quando la stagione è molto calda o durante un bagno tiepido essi pendono più in basso del normale, lontano dal corpo e dal suo calore; al contrario, nella stagione fredda, essi si avvicinano al tepore del corpo per mantenere una temperatura ottimale. Se vengono tenuti alla temperatura corporea, i testicoli non sono più in grado di produrre spermatozoi e l’uomo diventa sterile. Quando i muscoli dell’uomo si tendono, per esempio quando egli si prepara a una fuga o a un’aggressione oppure subito prima dell’eiaculazione, un insieme di muscoli posto nello scroto spinge automaticamente i testicoli verso l’alto, questi sono la fascia cremasterica, la fascia spermatica interna e la fascia spermatica esterna.

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Anatomia microscopica del testicolo

Il testicolo è costituito dalla tunica albuginea e dalle sue dipendenze, da un parenchima costituito dai tubuli seminiferi, e dallo stroma che circonda i tubuli seminiferi e contenente quest’ultimo le cellule di Leydig a funzione endocrina. La tonaca albuginea è la tonaca più intima del testicolo, costituita da tessuto connettivo fibroso denso con fasci di fibre di collagene ad andamento parallelo; è resistente e inestensibile, spessa tra lo 0,5 e 1 mm, e all’esterno continua con l’epiorchio. Negli strati più superficiali troviamo fibrocellule muscolari lisce mentre negli strati più profondi troviamo fibre elastiche. Dalla faccia profonda dell’albuginea, detta tonaca vascolosa perché riccamente vascolarizzata, si dipartono dei setti convergenti verso il mediastino testicolare (o corpo di Highmoro) che si approfondano all’interno del testicolo delimitando circa 300 logge. Ciascuna loggia ha forma piramidale, con la base volta verso la superficie del testicolo e l’apice in corrispondenza del mediastino testicolare (dà passaggio alla rete testis).

Il parenchima, di colorito roseo giallastro, riempie le logge, all’interno delle quali si organizza in lobuli. Ciascun lobulo contiene tubuli seminiferi contorti, le cui estremità si uniscono a formare i tubuli retti che sboccano nella rete testis, posta a livello del mediastino testicolare, una serie di tubuli riccamente anastomizzati. Dalla rete testis si dipartono circa 15-20 condottini efferenti che confluiscono a formare l’epididimo. I tubuli seminiferi contorti sono lunghi da 30 cm a 70 cm e occupano il poco spazio a loro disposizione grazie al loro andamento convoluto.

La parete dei tubuli seminiferi è costituita da epitelio pluriseriato detto epitelio germinativo che poggia su una lamina propria. L’epitelio germinativo comprende accanto alle cellule germinali in diverso stato differenziativo le cellule del Sertoli, che sono cellule di sostegno. Le cellule del Sertoli sono cellule di derivazione mesodermica non spermatogeniche che oltre a sostenere e a nutrire gli spermatozoi svolgono importanti funzioni endocrine. Si estendono per tutto lo spessore dell’epitelio con la base che poggia sulla membrana basale e l’apice verso il lume; l’apice presenta delle infossature entro cui sono contenute le teste degli spermatidi in via di sviluppo. Sono riconoscibili per il nucleo triangolare con nucleolo evidente e cromatina dispersa. Le cellule del Sertoli sono unite da complessi giunzionali, tight junctions, che suddividono l’epitelio germinativo in due compartimenti conosciuti come basale e come luminale. Le cellule del Sertoli mediano quindi gli scambi metabolici tra il compartimento luminale degli spermatidi quello sistemico costituendo una barriera ematotesticolare che isola gli spermatidi dal resto dell’organismo, proteggendoli dal sistema immunitario.

Il citoplasma è acidofilo, con gocciole lipidiche, scarso RER e abbondante REL. Sono talora visibili aggregati proteici noti come corpi di charcot bottcher. Troviamo anche lisosomi primari e secondari. Le cellule del Sertoli mediano la spermatogenesi e la spermiazione, riassorbono i corpi residui tramite fagocitosi. Svolgono anche funzione endocrina: producono ABP (Androgen Binding Protein), sotto lo stimolo dell’FSH ipofisario che concentra il testosterone favorendo la spermatogenesi; secernono inibina che agisce con feedback negativo a livello ipotalamo ipofisario.

Le cellule germinali sono cellule in vario stadio differenziativo. Quelle in stadio precoce di sviluppo si trovano perifericamente mentre quelle negli stadi tardivi prospettano verso il lume. Il processo attraverso il quale gli elementi cellulari passano dalla periferia al lume prende il nome di spermatogenesi. Dura 74 giorni circa e comprende la spermatogoniogenesi (proliferazione per mitosi delle cellule germinali primitive, da cui originano gli spermatociti primari), la spermatocitogenesi (divisione meiotica degli spermatociti primari a formare spermatociti secondari e da questi gli spermatidi) e la spermiogenesi (differenziazione degli spermatidi in spermatozoi maturi, non si hanno fenomeni moltiplicativi). Nello stroma vi sono le cellule di Leydig che producono sotto lo stimolo dell’ormone ipofisario LH o ICSH ormoni androgeni, dei quali il testosterone rappresenta il prototipo.

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Composizione, caratteristiche e produzione dello sperma

MEDICINA ONLINE SPERMA LIQUIDO SEMINALE PLASMA UOMO COME FUNZIONA AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVER SEX GIRL MAN NO WOMAN WALLPAPER.jpgIl liquido seminale, noto anche come sperma, è costituito da spermatozoi immersi in un mezzo liquido chiamato plasma seminale. Quest’ultimo è essenziale per la maturazione, il metabolismo e la vita degli spermatozoi, nonché per la sopravvivenza degli stessi dopo l’eiaculazione (emissione, al culmine dell’atto sessuale (orgasmo), del liquido seminale attraverso l’uretra). Gli spermatozoi, invece, rappresentano le cellule riproduttrici maschili, che una volta rilasciate in vagina, insieme alle altre componenti dello sperma, risalgono l’apparato riproduttivo femminile per fecondare la cellula uovo.Appena emesso, il liquido seminale coagula, assumendo una consistenza gelatinosa ed un colore bianco-lattiginoso. Pochi minuti dopo l’eiaculazione inizia il processo di dissoluzione del coagulo e rifluidificazione dello sperma, che si completa nei 20 minuti successivi per opera di specifici enzimi. Nell’eiaculato, oltre alle componenti già elencate (spermatozoi più plasma seminale), si riscontrano anche cellule immature provenienti dalla spermogenesi e cellule epiteliali di sfaldamento.La sintesi degli spermatozoi avviene all’interno dei tubuli seminiferi dei testicoli (contributo del 2-5% al volume complessivo dello sperma), mentre il plasma viene prodotto dalle vescicole seminali (contributo del 60-70% al volume spermatico), dalla prostata (20/30%) e in misura inferiore dalle ghiandole bulbo-uretrali (< 1%).Leggi anche:

Componenti del plasma seminale

Alla composizione del plasma seminale concorrono diverse sostanze prodotte a livello dell’epididimo, delle vescicole seminali e delle ghiandole accessorie, come la prostata, localizzate lungo la via escretrice. Tra queste sostanze, che abbiamo visto essere importantissime per garantire allo sperma o liquido seminale la corretta funzione, rientrano proteine, lipidi, prostaglandine, ormoni, ioni, acido citrico, fruttosio, vitamina C, una grande varietà di enzimi, zinco, carnitina e molte altre sostanze.

Ad ognuna di queste componenti è affidata una specifica funzione:

  • fruttosio e carnitina (rispettivamente utili come sorgente e produzione di energia), ad esempio, sono importanti nel metabolismo e nella motilità degli spermatozoi;
  • diversi enzimi proteolitici sono responsabili della già descritta liquefazione del coagulo seminale;
  • similmente, anche l’acido citrico interviene nel processo di coagulazione-liquefazione dello sperma;
  • i lipidi stabilizzano le membrane degli spermatozoi, proteggendole dagli insulti termici ed ambientali, e possono rappresentare una fonte addizionale di energia;
  • lo zinco ha probabilmente una funzione battericida diretta e indiretta, e stabilizza la cromatina degli spermatozoi;
  • i bicarbonati del liquido seminale hanno capacità tampone, utile per neutralizzare l’acidità dell’ambiente vaginale;
  • il muco aumenta la mobilità degli spermatozoi nell’apparato riproduttivo femminile, creando dei canalicoli all’interno dello sperma, lungo i quali gli stessi spermatozoi possono avanzare senza disperdersi;
  • le prostaglandine sono invece coinvolte nella soppressione della risposta immunitaria femminile contro gli spermatozoi del partner (una comune causa di infertilità).

E’ importante sottolineare come alcune di queste sostanze siano sintetizzate o filtrate in uno specifico distretto e come tali possano essere utilizzate quali markers diagnostici funzionali di una determinata struttura anatomica. Il fruttosio, ad esempio, rappresenta un indice molto fedele dello stato di funzionalità delle vescicole seminifere, mentre l’acido citrico è un tipico marker di funzionalità prostatica. Un buon indice della funzione epididimaria è invece rappresentato dalla concentrazione di carnitina nel liquido seminale.

Caratteristiche dello sperma

  • Volume medio eiaculato: 3/5 ml (notevolmente influenzato anche dalle condizioni psicologiche e dallo stato di eccitazione del soggetto).
  • Numero di spermatozoi nello sperma eiaculato: da 300 a 500 milioni.
  • pH leggermente alcalino: 7.2/8.
  • Odore.
  • Osmolarità del liquido seminale: iso-osmotica.
  • Colore: bianco, opalescente.
  • Sapore: variabile anche in relazione alle abitudini alimentari, con sfumature dolci, salate ed amare.

Queste ed altre caratteristiche fisiologiche del liquido seminale (ad eccezione del gusto) vengono valutate in un esame, chiamato spermiogramma, che fornisce un quadro indicativo sulla fertilità maschile.

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Micropene: quanto misura, complicazioni, c’è una cura?

MEDICINA ONLINE MEDICO PAZIENTE ANAMNESI VISITA ESAME OBIETTIVO IDIOPATICO SINTOMI DOLORE STUDIO OSPEDALE AMBULATORIO CONSIGLIO AIUTO DOTTORE INFERMIERE PRESCRIZIONE FARMACO DIAGNOSIPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento, vi consiglio di leggere questo articolo: Com’è fatto il pene al suo interno?

La micropenia è una condizione anatomica in cui un uomo ha un pene inferiore a 2,5 volte la deviazione standard rispetto alle dimensioni medie di un pene umano normale (non eretto 8 centimetri di lunghezza; eretto tra 12 e 16 cm). Il pene di misure così inferiori alla media della popolazione, prende il nome di micropene. Secondo alcune ricerche statistiche, la condizione di micropene riguarderebbe un nuovo nato ogni 200-500. A determinare le esigue misure del micropene è in genere una carenza di testosterone nei primi anni di vita fino all’adolescenza. Tuttavia, esistono anche casi idiopatici – cioè privi di cause spiegabili – e altri dovuti a fattori ambientali.
La micropenia può venire diagnosticata fin dalla nascita. Alla nascita, la lunghezza media del pene disteso è di circa 4 cm. Il 92% dei neonati ha un pene di dimensioni comprese tra 2,4 e 5,5 cm. La lunghezza media del pene al principio della pubertà è di 7 cm, mentre in età adulta la taglia media di un pene in erezione è di circa 13,5 cm (alcuni studi indicano in Italia una lunghezza media di circa 15 cm). In età adulta in Italia in genere viene classificato come micropene un pene che misuri meno di 7 cm. Questo dato può variare in base alle dimensioni medie del pene in erezione di quel dato Paese, quindi un pene classificato come micropene in Congo, potrebbe aver dimensioni normali in Cina.
A parte le dimensioni ridotte, il micropene non soffre di alcun altro problema fisiologico (in particolare per quanto riguarda il prepuzio ed il canale dell’uretra), quindi – se non presenti altre patologie – il micropene può emettere sperma durante l’orgasmo. Il paziente può però soffrire di problemi psicologici, a parte alcuni casi in cui, se le dimensioni sono particolarmente ridotte, si possono avere problemi nell’urinare e nella penetrazione durante l’atto sessuale. La presenza del micropene può avere, in età adulta, almeno quattro conseguenze:

  • può rendere difficoltosa la minzione,
  • può pregiudicare la vita sessuale,
  • può compromettere la fertilità,
  • può indurre uno stato di poca autostima/sicurezza in se stessi e di depressione.

Grazie a determinati esami diagnostici, il medico può risalire alle cause del micropene e pianificare modi e tempi della terapia. Di solito, le cure ormonali hanno un’importanza fondamentale in età giovanile, in quanto in molti casi riescono a incrementare le dimensioni del pene, ma non in età adulta. Per le persone adulte, esiste la possibilità di intervenire chirurgicamente, con un’operazione chiamata falloplastica di allungamento.

Cos’è il micropene?

Il micropene è un pene di dimensioni nettamente inferiori agli standard di normalità. In genere, negli individui con micropene tutte le altre strutture annesse al pene (scroto, uretra, perineo ecc) sono normali, cioè non presentano alcuna anomalia.

FOTO DI UN MICROPENE

Dimensioni di un micropene

Per poter parlare di micropene, l’organo sessuale maschile deve avere delle dimensioni ben specifiche:

  • In un uomo adulto, il pene in erezione deve essere più corto di 7 centimetri (2,8 pollici).
  • Al principio della pubertà, il pene in erezione deve essere più corto di 4 centimetri (1,5 pollici).
  • In un neonato, il pene in erezione deve essere più corto di 1,5 centimetri (0,75 pollici).

Si ricorda ai lettori che – durante un’erezione – la lunghezza media del pene di un uomo adulto sano è di circa 13,5 centimetri (15 cm in Italia secondo alcuni studi).

Cause

Nella maggior parte dei casi, la presenza del micropene è dovuta a una produzione insufficiente di testosterone, il principale ormone sessuale maschile (o androgeno). Più raramente, è il frutto di cause sconosciute (micropene idiopatico) o di un’interferenza ambientale.

Micropene idiopatico

In medicina, il termine idiopatico, associato a una condizione patologica, indica che quest’ultima è insorta senza ragioni evidenti e dimostrabili.

Micropene da carenza di testosterone

Il micropene dovuto a una carenza di testosterone nel sangue è generalmente connesso ad alcune specifiche condizioni patologiche.
Tra queste condizioni patologiche, rientrano:

  • Disgenesia testicolare. È il termine medico che indica la presenza di una o più anomalie testicolari. Una possibile disgenesia testicolare è il criptorchidismo, cioè la mancata discesa nello scroto di uno o entrambi i testicoli.
  • Difetti congeniti nella sintesi del testosterone o del diidrotestosterone. Un recente studio giapponese, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism (Rivista sul Metabolismo e l’Endocrinologia Clinica), ha dimostrato che un numero consistente di uomini con micropene presenta delle mutazioni sul gene SRD5A2.
    Il gene SRD5A2 sintetizza un enzima particolare, noto come 5 alfa reduttasi, che in circostanze normali agisce sul testosterone e lo converte in diidrotestosterone. Il diidrotestosterone è l’ormone androgeno più potente dell’organismo, con un’attività che è 4-5 volte superiore a quella del testosterone.
  • Sindrome da insensibilità agli androgeni, nota anche come sindrome di Morris. È una condizione molto rara, che insorge a causa di una mutazione genetica ai danni del cromosoma sessuale X. Gli uomini che ne sono portatori presentano un normale corredo di cromosomi sessuali (cioè XY), ma non sviluppano i caratteri sessuali tipici del maschio. Ciò deriva dal fatto che le loro cellule non rispondono alla stimolazione degli androgeni, come invece avviene in un uomo sano (da qui il termine di insensibilità agli androgeni).
    Dal punto di vista anatomico, gli uomini con sindrome di Morris presentano diversi tratti somatici tipici delle donne.
  • Ipogonadismo maschile congenito. L’ipogonadismo maschile consiste in una diminuita funzionalità dei testicoli, il che comporta un’inadeguata produzione di androgeni e/o un deficit nella produzione di spermatozoi.
    Alcune cause di ipogonadismo maschile congenito sono: la sindrome di Klinefelter, la sindrome di Prader-Willi e la sindrome di Noonan.
  • Deficienza di gonadotropine, dovuta a una stimolazione inadeguata dell’ipofisi anteriore. Le gonadotropine sono ormoni in grado di regolare l’attività delle gonadi, cioè gli organi riproduttivi che producono i gameti(nell’uomo, sono i testicoli; nelle donne, sono le ovaie).
    Le più importanti sono il già citato ormone luteinizzante (LH) e l’ormone follicolo stimolante (FSH). La loro secrezione spetta all’ipofisi anteriore (o adenoipofisi).
  • Ipopituitarismo congenito (o insufficienza ipofisaria congenita). Consiste nella ridotta produzione di uno o più degli otto ormoni ipofisari. È una situazione diversa dalla precedente: nel caso in questione, non vi è una stimolazione alterata, ma un vero e proprio difetto a livello dell’ipofisi (ipoplasia ipofisaria, conseguente a una o più mutazioni genetiche).
    Si ricorda ai lettori che un altro ormone ipofisario stimolante la crescita del pene è l’ormone della crescita, noto anche come GH o somatotropina. Pertanto, un suo calo determina non solo un ridotto accrescimento scheletrico, ma anche il mancato sviluppo del principale organo genitale maschile.

Sintomi e complicazioni

La ridotta dimensione del pene – che rappresenta il segno caratteristico della condizione di micropene – può avere ripercussioni, talvolta anche gravi, a vari livelli. Per prima cosa un micropene può rendere difficoltosa la minzione, inoltre può risultare anche assai problematico durante i rapporti sessuali. Infine, può influire fortemente sulla sfera psicologica, inducendo nel portatore di micropene un senso di sfiducia in sé stesso e, in alcuni, uno stato di depressione, di isolamento sociale o di ideazioni suicidarie.

Fertilità alterata

Abbastanza di frequente, la presenza del micropene coincide con una condizione di infertilità, dovuta a una scarsa produzione di spermatozoi. L’infertilità deriva molto spesso dalle anomalie anatomiche e/o funzionali che interessano l’apparato riproduttivo (alterazioni dei testicoli, comunicazione ormonale inappropriata ecc).

Diagnosi

La diagnosi di micropene si basa su un semplice esame obiettivo, durante il quale si misura la lunghezza del pene del soggetto. L’individuazione dell’anomalia può avvenire già subito dopo la nascita, in quanto la lunghezza dell’organo genitale maschile in questione è già evidentemente ridotta in questa prima fase della vita.

Altri esami

In genere, dopo aver constatato la presenza del micropene, i medici prescrivono alcuni specifici esami diagnostici, per stabilire se il portatore dell’anomalia soffre di un qualche disturbo ormonale o di una delle patologie associate (disgenesia testicolare, ipopituitarismo congenito, difetti nella sintesi del diidrotestosterone, ipogonadismo congenito ecc). L’identificazione di queste problematiche è fondamentale per la pianificazione del trattamento più efficace (o quanto meno di un rimedio che possa limitare le conseguenze della condizione patologiche presente).

Preoccupazioni infondate

Nei ragazzi tra gli 8 e i 14 anni, la pubertà deve ancora avvenire o è iniziata da poco. Pertanto il pene non ha ancora assunto le sue dimensioni definitive.
Tutto ciò, se associato a:

  • presenza eccessiva di grasso sovrapubico, che nasconde l’organo genitale maschile;
  • robusta costituzione fisica già in giovane età,

può destare, in genitori e pazienti stessi, alcune preoccupazioni infondate e del tutto inutili, in quanto la situazione è destinata, prima o poi, a mutare.

Aumentare la lunghezza del pene con ausili meccanici

Esistono due tipi di strumenti per l’allungamento del pene: le pompe a vuoto e gli estensori. Le pompe a vuoto per l’allungamento penieno sono costituite da un cilindro in cui infilare il pene e di un meccanismo di pompaggio che fa espandere il pene oltre le sue normali capacità. Le pompe a vuoto, pur non fornendo guadagni macroscopici delle dimensioni, in alcuni soggetti potrebbero aumentare circonferenza e lunghezza del pene. Esempi di pompe a vuoto tecnicamente ben costruite, sono:

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Un estensore penieno è una struttura composta da due anelli (uno da fissare alla base del pene, l’altro appena sotto il glande) uniti da aste metalliche ai lati, che vengono regolate in modo da tenere in trazione il pene, “stirandolo”, per ottenere un suo allungamento non chirurgico. Esempi di estensori tecnicamente ben costruiti, sono:

Integratori alimentari efficaci nel migliorare quantità di sperma, potenza dell’erezione e libido sia maschile che femminile

Qui di seguito trovate una lista di integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di migliorare la prestazione sessuale sia maschile che femminile a qualsiasi età e trarre maggiore soddisfazione dal rapporto, aumentando la quantità di sperma disponibile, potenziando l’erezione e procurando un aumento di libido sia nell’uomo che nella donna:

Per approfondire, leggi:

Trattamenti medici

In alcuni casi è possibile provare a correggere la condizione di micropene facendo ricorso sia a una terapia ormonale (quindi farmacologica) che ad una terapia chirurgica. A tale proposito leggi anche: Micropene: i trattamenti per un pene troppo piccolo

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Com’è fatto il pene al suo interno?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COME FATTO PENE INTERNO UOMO SESSO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl pene, anche chiamato verga o asta virile, è un organo maschile che appartiene sia all’apparato riproduttivo che a quello urinario. Apparentemente semplice, è in realtà un organo complesso e delicato.

Leggi anche:

Anatomia del pene
La struttura del pene può essere distinta in tre parti:

  • radice del pene
  • asta del pene (o corpo del pene o asta peniena)
  • glande

1) Radice del pene
La radice (o crura) è la parte interna, nascosta e fissa del pene; è costituita dalle porzioni iniziali del corpo spongioso dell’uretra (bulbo) e dei due corpi cavernosi (radici), che si fissano nel perineo fornendo stabilità e ancoraggio all’asta del pene.

2) Asta del pene
L’asta del pene (o corpo del pene) è la parte esterna e mobile del pene, sormontata dal glande. Presenta una forma cilindrica e le sue dimensioni variano a seconda che si trovi in condizioni di riposo (flaccidità) o in erezione. Allo stato di flaccidità, l’asta del pene pende verticalmente verso il basso tra le due cosce, appoggiandosi allo scroto. Allo stato di erezione, invece, l’asta del pene modifica dimensioni e consistenza, allungandosi fino a 12-15 centimetri e inturgidendosi; inoltre, si solleva dallo scroto avvicinandosi all’addome. Un sottile strato di pelle avvolge e ricopre l’asta del pene lungo la sua interezza; in questa sede la cute è sottile e leggermente pigmentata, quindi più scura rispetto al colore della pelle delle rimanenti zone del corpo. La faccia superiore dell’asta (faccia dorsale) è costituita da due corpi cavernosi, mentre la faccia inferiore (ventrale) è costituita dal corpo spongioso (o corpo cavernoso dell’uretra). Il corpo spongioso e i corpi cavernosi sono le strutture erettili del pene: riempiendosi di sangue ne permettono l’erezione. Lungo la faccia inferiore dell’asta è possibile apprezzare una sporgenza longitudinale tubulare, determinata dall’uretra contenuta nel corpo spongioso. Nella parte nascosta del pene i due corpi cavernosi si continuano nelle due radici (o crura) destra e sinistra.

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3) Glande del pene
Detto anche “balano”, il glande è l’estremità distale del pene e rappresenta la terminazione del corpo spongioso. Si presenta di colore roseo-violaceo e ha forma di tronco di cono, utile a favorire la penetrazione in vagina. Il glande appare ingrossato alla base rispetto all’asta, dalla quale si separa per un breve restringimento detto solco balanoprepuziale, che delimita inferiormente il collo del pene. Alla base, dunque, il glande si espande formando un bordo arrotondando sporgente, detto corona del pene. In questa sede possono ritrovarsi delle piccole escrescenze bianco rosate, denominate papule perlacee peniene. La loro eventuale presenza è una caratteristica costituzionale dell’individuo priva di significato patologico. Nel pene normale allo stato di flaccidità, il glande è ricoperto da una strato di pelle scorrevole chiamato prepuzio.
Lo strato cutaneo interno del prepuzio, di colore più chiaro (rosato) si fonde con la corona del glande e si fissa posteriormente ad essa tramite una piega cutanea mediana chiamata frenulo (volgarmente “filetto”). Il frenulo, quindi, rappresenta il sottile lembo di pelle che unisce il glande al prepuzio. Nel pene normale in stato eretto il prepuzio scivola indietro lasciando il glande scoperto. Esistono però variabilità nella lunghezza del prepuzio, che ad esempio può non coprire completamente il glande durante lo stato flaccido o essere troppo lungo e adeso ad esso per scivolare all’indietro durante l’erezione. In quest’ultimo caso si parla di fimosi, mentre se il prepuzio si retrae solo fino al margine coronale del glande si parla di parafimosi.
La pratica della circoncisione consiste nella resezione del prepuzio; oltre al significato religioso, questa pratica ha una certa utilità nella prevenzione delle infezioni del pene e dell’accumulo di smegma (sporcizia).
A livello della corona e della superficie interna del prepuzio si registra un importante secrezione di materiale sebaceo, prodotto dalle ghiandole prepuziali (o ghiandole di Tyson); tale materiale, insieme alle cellule desquamate, è il principale costituente dello smegma, responsabile dell’odore del pene. Non tutti gli autori, però, concordano sull’effettiva esistenza di tali ghiandole.
All’apice del glande è presente l’orifizio uretrale esterno, cioè l’apertura con la quale l’uretra comunica all’esterno permettendo la fuoriuscita dell’urina, nella minzione, e dello sperma, nell’eiaculazione. Il glande è una zona erogena primaria; è infatti ricchissimo di terminazioni nervose preposte alla voluttà (piacere sessuale), che sono molto ben rappresentate anche sulla superficie interna del prepuzio e sul frenulo.

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Dimensioni e lunghezza del pene
Sebbene i valori medi pubblicati in letteratura differiscano leggermente tra loro, nei libri di testo e nelle varie fonti consultate si considera normale una lunghezza del pene allo stato eretto compresa tra 12 e 15 centimetri. Allo stato flaccido, invece, la lunghezza del pene scende a 9-10 centimetri. Per quanto riguarda la circonferenza del pene allo stato eretto, questa si aggira mediamente attorno ai 12 centimetri.
Una revisione sistematica pubblicata nel 2015 ha concluso che la lunghezza media di un pene umano eretto è approssimativamente pari a 13,12 mm ± 1,66 cm; la stessa ricerca ha concluso che la lunghezza del pene flaccido ha una scarsa correlazione con la lunghezza del pene eretto (significa che un pene corto allo stato flaccido può allungarsi sensibilmente durante lo stato eretto, e viceversa). Pare invece più significativa la correlazione con la lunghezza del pene flaccido stirato manualmente e con l’altezza dell’individuo (significa che in genere – ma non sempre – all’aumentare di questi valori tende ad aumentare anche la lunghezza del pene eretto, e viceversa).

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Disturbi e malattie del Pene
Di seguito una lista delle patologie, dei disturbi e delle condizioni che più comunemente interessano il pene:

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Perché l’uomo può avere figli per tutta la vita e la donna no?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERCHE UOMO FIGLI TUTTA LA VITA DONNA NO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIn questo articolo: Che possibilità ho di rimanere incinta?, abbiamo visto come la donna ha possibilità limitate di avere dei figli, mentre in un altro articolo: Fino a che età un uomo può avere figli?, abbiamo visto come l’uomo possa avere figli virtualmente per tutta la vita. Ma perché c’è questa differenza nei due sessi?

La risposta è semplice: mentre gli uomini producono continuamente nuovi spermatozoi (ininterrottamente e per tutta la vita), le donne nascono avendo già nelle ovaie tutti gli ovociti che useranno nella loro vita fertile.

Il maggior numero di ovociti una donna lo possiede quando si trova ancora nell’utero di sua madre: quando il feto femminile si trova alla ventesima settimana di sviluppo, le sue ovaie contengono fino a 6-7 milioni di ovociti! Al momento della nascita questo numero si riduce a 1-2 milioni e continuerà a diminuire. Al momento della pubertà una ragazza ha 200-500 mila ovociti nelle ovaie, e di questi ne userà solo una piccolissima parte (400-500 in tutto) nel corso della sua vita fertile. Infatti la maggior parte degli ovociti è destinata a degenerare per un processo di “morte spontanea” chiamato atresia: ogni mese iniziano a maturare molti follicoli, ma di questi solo uno o due si svilupperanno completamente mentre gli altri andranno incontro a una degenerazione spontanea.

Con il passare degli anni il processo di atresia può assumere un ritmo più serrato, oppure possono intervenire patologie che provocano una distruzione parziale o totale del patrimonio follicolare.

Ma soprattutto con il passare del tempo diminuisce la qualità degli ovociti, oltre alla loro quantità. La riserva di ovociti della donna invecchia insieme a lei, e questo invecchiamento del patrimonio ovocitario è il principale responsabile della diminuzione, col tempo, della fertilità femminile, perché tanto più un ovocita invecchia tanto più è probabile che sviluppi un’anomalia cromosomica che potrà renderlo inadatto a essere fecondato oppure causare un aborto spontaneo.

La più comune causa di aborto spontaneo è infatti la presenza di un’anomalia cromosomica nell’ovocita fecondato (si calcola che almeno la metà di tutti gli aborti spontanei sia dovuta ad anomalie genetiche dell’embrione). Un donna di 20 anni ha il 12-15% di probabilità di incorrere in un aborto se resta incinta, mentre la percentuale sale al 40% per una donna di 40 anni.

Anche i risultati della procreazione assistita confermano che c’è un forte legame tra l’età della donna e la sua probabilità di restare incinta: sia nelle IUI sia nelle FIVET le percentuali di successo sono maggiori se la donna ha meno di 35 anni, e i dati relativi alle ovodonazioni dimostrano che la probabilità di riuscita dipende molto più dall’età della donatrice (e dunque dell’ovocita) che dall’età della ricevente: le FIVET con ovociti donati da una donna giovane possono raggiungere percentuali di successo del 60% anche se le donne riceventi hanno più di 40 anni.

Quando, per qualunque motivo, il patrimonio ovarico si esaurisce prima del previsto, si parla di esaurimento ovarico prematuro o menopausa precoce: in questo caso la menopausa può arrivare a 35-40 anni, o anche prima (se il patrimonio ovarico si esaurisce nell’arco dei primi 10-12 anni di vita della donna non ci sarà neanche la prima mestruazione!). Quando invece si ha una riduzione (ma non l’esaurimento totale) della capacità di produrre ovociti, si parla di diminuzione della riserva ovarica.

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Fino a che età un uomo può avere figli?

MEDICINA ONLINE AMORE ANZIANI VECCHI NONNI COPPIA MATRIMONIO DIVORZIO SEPARAZIONE SENESCENZACome abbiamo visto in questo articolo: Che possibilità ho di rimanere incinta?, la donna ha possibilità limitate di avere dei figli, perché la sua fertilità diminuisce di molto superati i 35 anni ed è nulla con la “menopausa” momento che – intorno ai 50 anni – segna l’interruzione definitiva delle mestruazioni e, pertanto, della possibilità di avere una prole. E l’uomo? Negli uomini l’età ha un impatto decisamente minore sulla fertilità perché gli spermatozoi vengono continuamente rinnovati e, a differenza degli ovociti della donna, non invecchiano insieme al loro “possessore”.

Leggi anche: Silvio Berlusconi papà a 86 anni Ma è davvero possibile?

Mentre la donna ha un numero finito di gameti femminili (gli ovociti), al contrario nell’uomo la produzione di gameti maschili (gli spermatozoi) è un processo continuo e virtualmente infinito: la spermatogenesi (il processo di formazione di nuovi spermatozoi) si svolge ininterrottamente all’interno dei testicoli per tutta la vita. L’intero “ciclo di produzione” dura circa 70 giorni, dunque ogni 3 mesi un uomo rinnova interamente il suo patrimonio di spermatozoi. Ciò avviene dalla pubertà fino alla vecchiaia, anzi, letteralmente fino alla morte, e questo spiega perché un uomo di 80 o 90 anni ed oltre, salvo patologie che lo hanno reso sterile, può essere ancora fertile e generare dei figli.

Attenzione però, questo non significa che l’età non abbia alcuna influenza sulla fertilità maschile. Col passare del tempo si può avere progressivamente ad esempio:

Nonostante ciò l’uomo – al contrario della donna – ha la possibilità di fecondare virtualmente per tutta la sua vita e generare figli sani perfino in punto di morte. E la cosiddetta “menopausa maschile“, cioè l’andropausa? Mentre la menopausa impedisce alla donna di avere figli perché da quel momento in poi non ha più ovociti fecondabili, al contrario l’andropausa è caratterizzata principalmente dalla diminuzione del testosterone, ma, come abbiamo visto, ciò rallenta ma non impedisce la spermatogenesi e quindi la possibilità di avere spermatozoi fecondanti. Per approfondire, leggi:

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