Glucosamina e condroitina: dose, efficacia e controindicazioni

MEDICINA ONLINE ARTRITE ARTROSI ARTICOLAZIONE GLUCOSAMINA CONDROITINA INTEGRATORE OSSO LEGAMENTO TENDINE DIFFERENZA MOBILI SEMIMOBILI ARTRITE REUMATOIDE SINOVIALI FISSE FATTORE REUMATOIDE.jpgLa glucosamina (anche glucosammina) è un aminopolisaccaride coinvolto nella sintesi di proteine glicosilate e lipidi. È stata identificata la prima volta nel 1876 da un chirurgo tedesco, Georg Ledderhose, ma si dovette attendere fino al 1939 perché, grazie al lavoro di Walter Norman Haworth, un chimico britannico, se ne comprendesse appieno la stereochimica. La glucosamina è una sostanza abbondantemente presente nei gusci dei crostacei ed è da questi gusci che per idrolisi viene prodotta commercialmente. La glucosamina è coinvolta nella produzione dei glicosaminoglicani, fondamentali per la cartilagine. Come molte altre sostanze, con l’invecchiamento, la quantità di glucosamina prodotta dall’organismo diminuisce e ovviamente le cartilagini si degradano. La ricerca ha dimostrato che l’integrazione con glucosamina è in grado di bloccare l’artrosi nell’85% dei casi. Nessun effetto collaterale di rilievo è stato registrato dalla somministrazione di glucosamina per via orale.

Tipi di glucosamina

Esistono varie forme di glucosamina; fra le più conosciute possiamo ricordare la glucosamina solfato, la glucosamina idrocloridrato e la n-acetilglucosamina. Queste varie forme sono molto simili tra loro, ma, non si ha la certezza che, qualora vengano assunte come integratori alimentari, abbiano gli stessi effetti. La ricerca scientifica ha centrato maggiormente la sua attenzione sulla glucosamina solfato. Di norma, gli integratori a base di glucosamina solfato vengono utilizzati nella terapia per artrosi e artrite. In molte formulazioni, la glucosamina solfato viene associata ad altre sostanze quali, per esempio, la condroitina solfato, il metilsulfonilmetano (MSM) e la cartilagine di squalo.

Glucosamina e condroitina

Fra le associazioni più frequenti c’è quella tra glucosamina e condroitina; il motivo è da ricercarsi nel fatto che, secondo quanto riportato da alcune ricerche,l’efficacia della glucosamina sarebbe superiore se le si associa la condroitina, una sostanza che attrae e trattiene l’acqua che serve per nutrire e lubrificare le articolazioni. In realtà, tale posizione non è condivisa da tutti gli autori e altre ricerche sembrano mostrare che il ruolo della condroitina sia marginale, anche tenendo conto degli effetti collaterali (disturbi digestivi, vertigini, dermatiti  e alcuni rari casi di Edema di Quincke).

I migliori integratori di glucosamina, testati personalmente dal nostro Staff, sono:

Glucosamina: funziona contro l’artrosi?

Per quanto la glucosamina venga spesso presentata come la pillola anti-artrosi si deve dire che in realtà si è ancora molto lontani da una reale cura della patologia artrosica: l’effetto della glucosamina esiste, ma si limita a bloccare la patologia. È fondamentale quindi per la prevenzione, ma non si può ancora parlare di efficacia a livello curativo. La questione viene comunque approfondita nel paragrafo successivo. Anche se le voci dell’effetto anti-artrosi sono state eccessivamente enfatizzate, esse hanno avuto il merito di far sapere al grande pubblico che l’artrosi si può combattere, rallentare e farla regredire in misura lieve con l’uso di semplici integratori alimentari. La glucosamina è stata suggerita anche nel trattamento di glaucoma e persino come sostanza dimagrante, ma allo stato attuale non esiste alcuna evidenza scientifica di una sua efficacia in tal senso.

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Glucosamina: è efficace?

L’NMCD (Natural Medicines Comprehensive Database) fornisce delle valutazioni sui medicinali naturali basandosi sulle prove scientifiche disponibili; la valutazione si basa su una scala che va da 1 a 7 (1=efficace, 2=probabilmente efficace, 3=forse efficace, 4=forse inefficace, 5=probabilmente inefficace, 6=inefficace, 7=prove non sufficienti per valutare l’efficacia). Secondo l’NMCD, la glucosamina solfato viene considerata probabilmente efficace (valore della scala 2) relativamente all’artrosi del ginocchio; possibile efficacia anche per quanto riguarda l’artrosi femorale e quella della colonna vertebrale. Relativamente all’artrosi del ginocchio, alcuni studi hanno mostrato un rimarchevole effetto analgesico, paragonabile a quello di ibuprofene e piroxicam, anche se non in termini di rapidità d’effetto; peraltro l’efficacia sembra riferirsi soprattutto a casi di artrosi di non grave entità; va anche segnalato che alcuni soggetti non hanno riportato benefici dall’assunzione di glucosamina solfato. Si ritiene che la glucosamina sia in grado di rallentare la lacerazione delle articolazioni in quei soggetti sofferenti d’artrosi che assumono glucosamina per lunghi periodi di tempo. La glucosamina solfato è considerata, sempre basandosi sulla scala NMCD, forse efficace nel trattamento dell’artrite dell’articolazione temporo-mandibolare, un processo infiammatorio alquanto fastidioso che oltre al dolore crea problemi di masticazione e difficoltà nell’articolare correttamente le parole.

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Glucosamina: somministrazione e dosaggio

In linea generale è consigliata una supplementazione di glucosamina (3 cicli annui) ai soggetti che praticano attività fisica e hanno superato i 35 anni e ai sedentari che hanno superato i 45, con artrosi agli esordi. Per quanto riguarda i dosaggi,  per la prevenzione dell’artrosi le dosi consigliate (in soggetti fra i 54 e i 90 kg di peso ) sono 750 mg al giorno, normalmente suddivisi in tre somministrazioni. In caso di patologia a uno stadio già avanzato, tali dosi andrebbero raddoppiate. Durante il trattamento, i dosaggi di glucosamina possono subire modifiche in base all’andamento della malattia.

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La glucosamina è sicura?

Relativamente alla questione sicurezza, in linea generale il solfato di glucosamina è ritenuto un integratore sicuro. Come per tutti gli integratori alimentari però, in alcune circostanze viene consigliato di evitarne l’assunzione. Alcuni soggetti hanno riportato, in seguito all’assunzione di glucosamina, effetti collaterali di modesta entità quali bruciore di stomaco, costipazione, diarrea e nausea. Per quanto non esistano evidenze che l’assunzione di glucosamina possa creare problemi alle donne in stato interessante o in quelle che stanno allattando, tali soggetti dovrebbero astenersi dall’usare integratori alimentari a base di glucosamina. Lo stesso consiglio vale per coloro che soffrono di asma; esiste, infatti, una ricerca che ha mostrato un probabile collegamento fra assunzione di glucosamina e attacchi di asma.

L’assunzione di glucosamina veniva in passato sconsigliata anche ai soggetti affetti da diabete, ma ricerche più recenti e ritenute più affidabili suggeriscono che la glucosamina solfato non abbia alcun effetto sui livelli di glicemia e, conseguentemente, non dovrebbero verificarsi problemi di alcun genere; tuttavia, a scopo precauzionale, il diabetico che assume glucosamina dovrebbe sempre verificare attentamente che non si verifichino alterazioni sospette in seguito all’assunzione di integratori alimentari contenenti la sostanza in questione.

Dal momento che alcuni prodotti a base di glucosamina solfato contengono, fra le altre cose, anche gusci di aragosta, granchio o gamberetti, alcuni autori sconsigliano l’assunzione di tali prodotti a coloro che sono allergici ai crostacei. Va comunque ricordato che le reazioni di tipo allergico ai crostacei sono relative non ai gusci, ma alla carne, tanto che, fino ad ora, non sono stati segnalati casi di reazioni allergiche in soggetti allergici ai crostacei che assumono glucosamina.

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Glucosamina e farmaci

Per quanto concerne le interazioni con altre sostanze, l’assunzione di glucosamina va evitata da coloro che assumono warfarin, un anticoagulante, in quanto varie ricerche hanno dimostrato che la glucosamina solfato ne potenzia l’azione; peraltro, detto per inciso, sono molti gli integratori e i prodotti fitoterapici che interagiscono con il warfarin e che non vanno quindi assunti se si utilizza tale medicinale. Una certa cautela va utilizzata anche nel caso si assuma paracetamolo. I soggetti sottoposti a chemioterapia devono consultare lo specialista che li ha in cura prima di assumere prodotti contenenti glucosamina.

Cenni sull’artrosi

Milioni di persone soffrono di artrosi; alcuni in forma lieve, altri in forma grave e devastante. Alcuni cercano di controllarla assumendo farmaci antinfiammatori dai pesanti effetti collaterali, altri sono costretti a ricorrere a interventi chirurgici. In un individuo sano la cartilagine opera come ammortizzatore e consente un movimento morbido e regolare. Per eseguire il suo compito impiega il liquido sinoviale (una sostanza oleosa prodotta dalla membrana sinoviale), che viene assorbito e rilasciato dalla cartilagine (proprio come una spugna) durante il suo funzionamento. Durante la sua vita la cartilagine si usura e l’organismo la ripara. In condizioni normali c’è equilibrio fra danno e riparazione, in condizioni patologiche il danno e i prodotti di rifiuto descritti nell’articolo sull’artrosi prevalgono, facendo degenerare il sistema. Si parla di artrosi secondaria quando è conseguente a lesioni traumatiche più o meno ripetute (come negli atleti) e di artrosi primaria quando sostanzialmente è dovuta all’invecchiamento. Da qualche anno vengono diffuse voci eccessivamente ottimistiche relative alla possibilità di curare l’artrosi utilizzando la glucosamina; ma, in realtà, come si può intuire da quanto riportato sopra, le cose stanno un po’ diversamente.

Prodotti consigliati

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Ci si abbronza attraverso i vetri? Rischio di scottarmi?

MEDICINA ONLINE Ci si abbronza attraverso i vetri DONNA ALLA FINESTRA PRENDE SOLE ABBRONZATURA ABBRONZA RAGGI SOLARE LUCE UVA UVB CASA VETRO SPESSO DOMICILIARI FINESTRE MATTINO LUMINOSITA FELICITA AMORE BUON UMORE ILLUMINA.jpgI raggi ultravioletti attraversano i vetri?

I raggi ultravioletti attraversano i vetri, come quelli delle automobili o delle finestre, ma solo in piccola parte: i raggi UVB, che sono i più energetici e dannosi per la nostra pelle, non attraversano i vetri, quindi un vetro ci protegge dai raggi UVB. I raggi UVA, invece, passano attraverso un vetro comune e raggiungono la nostra pelle, ma fortunatamente sono meno dannosi rispetto agli UVB.

Ci si abbronza dietro un vetro?

Se si tratta di un vetro comune (che non ha subito un trattamento per trattenere la radiazione ultravioletta) si, ci si abbronza, ma in misura decisamente minore rispetto all’esposizione senza ostacoli, soprattutto se il vetro è molto spesso.

Perché allora in auto lasciata al sole si sente caldo?

Il motivo per cui dentro una automobile al sole si sente più caldo è dovuto al cosiddetto effetto serra: il calore solare entre nell’automobile e rimane “intrappolato” al suo interno, quindi la temperatura interna sale molto ma ciò non è correlato all’elevazione della radiazione ultravioletta (quella che abbronza) presente nell’abitacolo.

Ci si può scottare dietro una finestra o in auto?

Il rischio di scottature è assai limitato, ma non annullato, in particolare nei soggetti più sensibili, come i bambini, i neonati ed i soggetti con fototipo molto chiaro, per i quali comunque si consiglia una una protezione adeguata (o comunque per chi intraprende viaggi lunghi con esposizione al sole prolungata). C’è da dire che i parabrezza di oggi hanno già applicato uno speciale filtro agli UVA: di conseguenza difficilmente ci si abbronza se non proprio con estrema gradualità. Va infine sottolineato che anche uno schermaggio totale di tutti gli UV da parte dei vetri dell’automobile non evita che l’abitacolo si surriscaldi durante l’esposizione al sole, dal momento che – come visto precedentemente – gli ultravioletti non sono responsabili dell’aumento della temperatura (non a caso ci si può scottare anche con clima freddo).

Cosa posso fare per aumentare l’abbronzatura?

Per aumentare le possibilità di abbronzarvi anche attraverso i vetri, il nostro Staff vi consiglia due prodotti:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Clistere: dopo quanto fa effetto?

MEDICINA ONLINE ENTEROCLISMA PERETTA CLISTERE EVACUATIVO PULIZIA COLON MICROCLISMA INTESTINO STIPSI COSTIPAZIONE FECALOMA FECI DURISSIME TAPPO DIGIUNO DEFECAZIONE DIARREA ODORE CIBO TEMPO ESPULSO DIGESTIONE Rectal bulbIl clistere evacuativo (con peretta o con enteroclisma) fa effetto in tempi molto variabili, che dipendono ovviamente dalla variabilità individuale, dalla patologia/condizione del paziente e dalla tipologia di liquido usato. Il clistere può fare effetto dopo alcuni secondi come Continua a leggere

Sistemi per evitare di essere punti dalle zanzare

MEDICINA ONLINE ZANZARA TIGRE MOSQUITO MOSKITO MOSCA INSETTO MOSCA PUNTURA MORSO PRURITO PELLE PUNGE FASTIDIO ESTATE ATTRAE WALLPAPER PICS PICTURE PHOTOCome difendersi dalle zanzare, repellenti naturali

Quando le temperature iniziano ad aumentare, le zanzare cominciano a schiudersi e vanno a caccia di cibo. Le Zanzare femmina si nutrono di sangue, ne hanno bisogno per sviluppare al meglio le uova da fecondare, al contrario le zanzare maschio non si nutrono di sangue ma preferiscono nettari e succhi vegetali.

Il modo più immediato per difendersi dalle zanzare è dato dai repellenti chimici o organici. Tali repellenti ci rendono “invisibili” alla zanzara che non potrà più percepire il rilascio del calore corporeo, dell’umidità o dell’anidride carbonica. La zanzara in volo si disorienterà e noi saremo “salvi”. In commercio esistono repellenti chimici tradizionali oppure oli naturali come gli estratti di citronella, geranio, menta, rosmarino, cedro, lavanda e il più efficace, l’olio di erba gatta.

I repellenti naturali per difendersi dalle zanzare non durano più allungo dei repellenti chimici ma neanche di meno. Essi possono respingere le zanzare per circa 2 o 3 ore. Un metodo più noioso è quello di essere più prudente durante le prime ore del mattino (circa all’alba) e dopo il tramonto, le zanzare sono più diffuse in questi orari. Sarà necessario prestare più attenzione se si vive nei pressi di uno specchio d’acqua o in una zona paludosa: le zanzare si riproducono in tali habitat.

Puntura di zanzara, rimedi anti-prurito

Ma se una zanzara ha già pranzato consumando un allegro banchetto sulla nostra pelle, quali sono i rimedi per alleviare il fastidio della puntura? Non sappiamo se quanto segue può portare un reale sollievo ma provare non costa nulla. Ecco un elenco di rimedi “fai da te”:

  • strofinare sulla puntura la parte interna di una buccia di banana;
  • passare sulla puntura del Vicks;
  • applicare aloe vera per le sue proprietà lenitive;
  • applicare del dentifricio alla menta, rinfrescherà dando sollievo;
  • acquistare appositi antistaminici o creme in farmacia;
  • applicare una fettina di limone;
  • applicare gel di aloe vera.

Il gel di aloe vera è molto efficace per contrastare il prurito delle punture di zanzara o altri insetti. Sono molti i rimedi naturali con aloe vera che possono tornare utili in casa, quindi non vi resta che iniziare a coltivare una pianta di aloe sul vostro balcone o in casa, nella zona più luminosa della cucina.

I migliori prodotti per difendersi dalle zanzare

Chi non ha intenzione di eliminare le zanzare con nocivi insetticidi, può difendersi dalle zanzare impiegando dei repellenti. Vi proponiamo alcuni dei migliori repellenti per allontanare le zanzare e evitare le punture.

Raid liquido antizanzare: a tal proposito leggi Raid liquido antizanzare: funziona? E’ nocivo? Le istruzioni per usarlo al meglio

Repellente naturale Chicco: le salviette 
Si tratta di tovagliette monouso particolarmente indicate per proteggere i bambini dalle zanzare. Si tratta di un prodotto con estratti naturali di erbe ed è indicato anche per chi ha pelli sensibili. Il prezzo è di 10 euro compreso di spese di spedizione.

Roll-on anti-zanzara da 60 ml
Un altro prodotto naturale della Chicco, perfetto per proteggere i bambini dalle zanzare e per chi ha la pelle sensibile.

Come difendersi dalle zanzare in giardino?

Potete iniziare a coltivare alcune piante in grado di allontanare le zanzare in modo naturale. Per l’efficacia di questo rimedio naturale dovete coltivare piante in file o in cespugli così da creare delle vere e proprie barriere vegetali.

Le piante che funzionano da repellente efficace contro le zanzare sono:

  • Calendula officinale;
  • Citronella o lemongrass;
  • Elicriso, Hilichrysum italicum;
  • Pelargonio odoroso;
  • Pianta dell’incenso;
  • Canfora;
  • Catambra;
  • Piante aromatiche come menta, lavanda, basilico, melissa e timo.

Zanzare da allontanare, tre specie diverse

La lotta alle zanzare è resa più difficile dalla presenza di più specie nel nostro territorio. Oltre alla zanzara nostrana, tipica dell’area del mediterraneo, vi sono delle zanzare provenienti dall’estero caratterizzate da comportamenti e forma propria. Le specie che rendono infernali i nostri pomeriggi in giardino sono tre:

  • Culex pipiens E’ la nostra zanzara più classica. E’ presente in nel nostro paese da sempre. Ha un colore grigio-marrone e un corpo di 7-8 mm. Vive benissimo in ambiente urbano. E’ attiva nelle ore notturne o a tarda sera.
  • Aedes caspius E’ arrivata in Italia da pochi decenni. Ha un corpo di colore marrone chiaro con anelli biancastri che circondano le zampe. Prospera meglio nelle zone agricole e di campagna ma vive anche in ambienti urbani. E’ attiva soprattutto nelle ore crepuscolari.
  • Aedes Albopictus E’ la tanto odiata zanzara tigre. Presenta un corpo di colore nero, lungo fino a un centimetro, con striature biancastre. E’ arrivata in Italia intorno agli anni ’90 ma si è diffusa moltissimo negli ultimi tempi. Può trasmettere malattie di origine virale. La zanzara tigre è più difficile da contrastare della zanzara nostrana tradizionale e anche più fastidiosa per le sue abitudini (va a caccia di giorno). E’ attiva anche di giorno.

Come difendersi dalle zanzare, lotta biologica

In molte città d’Italia si sta diffondendo la lotta biologica. I predatori delle zanzare, per eccellenza, sono i pipistrelli. Altri predatori naturali sono pesci, rane, libellule, damigelle, rospi.

Prodotti consigliati

Di seguito vi riporto una lista di prodotti estremamente efficaci, scelti e testati personalmente da me e dal mio Staff, per neutralizzare le zanzare, le mosche ed altri insetti fastidiosi:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Feci dure, stitichezza e dolore defecazione: cause e cure

MEDICINA ONLINE DIARREA VIAGGIATORE VACANZA VIAGGIO CIBO ESOTICO INFEZIONI CIBI CONTAMINATI ACQUA INTESTINO DOLORE FECI LIQUIDELa frequenza delle evacuazioni intestinali fra le persona sane varia notevolmente: da tre evacuazioni al giorno a tre alla settimana.
Di norma le feci vengono espulse senza sforzo, senza fastidio e senza eccessiva tensione addominale.

Per stitichezza o stipsi quindi si intende un numero ridotto di evacuazioni o la difficoltà ad espellere le feci.

Poiché la funzione principale dell’intestino crasso (colon) è quella di riassorbire l’acqua presente al suo interno, un rallentato transito del cibo digerito lungo il colon determina un maggior riassorbimento d’acqua con indurimento delle feci e di conseguenza minor numero di evacuazioni, cioè stitichezza.

Se trascorrono più di tre giorni senza defecare, il contenuto intestinale può indurirsi al punto che una persona non solo ha difficoltà ma ha anche dolore all’espulsione del materiale fecale.
Può essere considerata stipsi anche il forte sforzo necessario ad evacuare nonché la sensazione di svuotamento incompleto del retto (tenesmo).

Esistono molte false convinzioni circa il corretto funzionamento dell’intestino. Una di queste è che si debba evacuare ogni giorno. Un’altra è le scorie alimentari, trattenute più a lungo nel corpo, vengano riassorbite e siano pericolose per la salute, producano malattie o accorcino la vita.
Queste false credenze hanno portato all’eccesivo utilizzo e all’abuso di lassativi o addirittura a procedure meccaniche quali l’irrigazione del colon.
Va sottolineato che l’uso continuo di lassativi stimolanti può causare dipendenza e che sottoporsi frequentemente ad irrigazioni coliche può essere all’origini di serie complicanze.

Anche se può essere estremamente fastidiosa, la stitichezza di per sé non è un problema serio. Comunque, se essa si manifesta improvvisamente, può essere il campanello di allarme e l’unico sintomo di un problema importante quale il cancro del colon-retto.
La stipsi nel tempo può essere all’origine di complicanze come le emorroidi (dovute a sforzo eccessivo) o a ragadi (dovute al passaggio di feci dure che stirano gli sfinteri anali). Ambedue queste situazioni causano sanguinamento anale con emissione di sangue rosso vivo che tinge le feci.

Le ragadi possono essere molto dolorose e a loro volta possono aggravare la stipsi che è alla loro origine.
Le feci dure possono incastrarsi nel canale anale sia nei bambini che nei vecchi e ciò può essere causa di perdita di controllo dell’evacuazione con fuoriuscita di liquidi dal retto che passano attorno all’impatto fecale.
Talvolta uno sforzo eccessivo determina la fuoriuscita dal retto di parete intestinale, chiamata prolasso rettale, ed essa può essere accompagnata da secrezione di muco che macchia la biancheria intima.

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COS’E’ LA STITICHEZZA ?

Essa consiste nell’avere meno di tre defecazioni alla settimana. Quando questo fatto dura tre o più settimane, viene considerato stitichezza cronica. Circa il 16% degli occidentali adulti, e circa un terzo degli adulti sopra i 60 anni soffrono di stitichezza cronica.I sintomi possono variare da soggetto a soggetto.

I sintomi più caratteristici della stitichezza cronica sono:

  •  Defecazione forzata (ponzamento).
  • Senso di defecazione incompleta (tenesmo).
  • Defecazione prolungata.
  • Evacuazione con feci dure e/o a palline (caprine).
  • Ragadi o lacerazioni della mucosa anale.
  •  Dolori addominale, rigonfiamento e/o malessere.

CAUSE
La stitichezza cronica è un disturbo comune che annovera numerose cause possibili. In molti casi la causa principale è sconosciuta.
Nella maggior parte dei casi la stipsi è un sintomo, non una malattia.
Come la febbre la stitichezza può essere causata da molte situazioni diverse.
Quasi tutti hanno provato episodi occasionali di stitichezza che si è risolta nel tempo e con qualche accorgimento dietetico.

Le cause più comuni sono::

  • Dieta inadeguata. Ricca di grassi animali (carne, latticini e uova), di zuccheri (torte e dolciumi vari), ma povera di fibre (verdura, frutta e cereali integrali), soprattutto povera di fibre insolubili che determinano le normali contrazioni peristaltiche intestinali e così aiutano la massa fecale a progredire nell’intestino e ad essere poì espulsa.
    Tutti gli studi nel settore hanno stabilito che una dieta ad alto contenuto di fibre determina un aumento della massa fecale che a sua volta porta a svuotamenti più frequenti e a minor stipsi.
  • Sindrome dell’Intestino Irritabile. Questa sindrome è spesso accompagnata da stipsi.
    Le eccessive contrazioni o spasmi della muscolatura del colon rallentano il percorso del materiale fecale all’interno del viscere, si ha così anche un aumentato riassorbimento di acqua che causa feci sempre più dure e conseguente stipsi.
    La stipsi nell’intestino irritabile è diversa da quella funzionale in quanto è accompagnata da dolore addominale.
  •  Cattive abitudini comportamentali. Un individuo può diventare stitico se ignora o reprime lo stimolo ad andare di corpo.
    Questo succede quando non si vuole utilizzare bagni pubblici per questioni igieniche o per troppa ressa.
    Dopo un po’ di tempo lo stimolo non è più percepito e ciò porta a stipsi. I bambini reprimono lo stimolo se impegnati in giochi o per non frequentare toilette non famigliari (a scuola) e ciò porta a essere stitici anche in età adulta.
    Numerose ricerche hanno evidenziato che sopprimere lo stimolo alla defecazione può portare ad un rallentamento del transito intestinale e a determinare un rilassamento incompleto dei muscoli del pavimento pelvico, con conseguente spinta all’indietro delle feci.
  • Rilassare il pavimento pelvico è fondamentale per favorire una buona evacuazione.
    Questo avviene quando si è posizionati bene sulla tazza del water e l’angolo formato fra le gambe ed il busto è inferiore all’angolo retto. La posizione ideale è quella che si ha nei gabinetti cosiddetti “alla turca”. Nelle normali tazze di ceramica purtroppo la posizione è quasi ad angolo retto e quindi non funzionale ad una buona evacuazione. Si può ovviare a ciò acquistando uno speciale sgabello da posizionare davanti al water, che si chiama “squatty potty” (tazza accovacciata), facilmente reperibile in internet, o molto più semplicemente posizionando due grossi libri ai piedi della tazza su cui appoggiare i piedi.  Questo consente di appoggiarli piedi più in alto e quindi far sì che gambe e tronco del corpo assumano una posizione ad angolo acuto. In tale posizione il muscolo pubo-rettale si rilassa, il colon sigmoideo si raddrizza e l’evacuazione viene favorita.
  • Pseudo-stipsi. E’ la falsa convinzione di un soggetto di essere stitico in quanto (secondo lui) non evacua adeguatamente. Bisogna spiegare a queste persone che non evacuare ogni giorno non è stipsi, a patto che ciò avvenga senza sforzo e con feci morbide. Un’altra situazione è quella in cui il soggetto tenta di evacuare senza riuscirci, ma troppo prematuramente in quanto le feci non hanno ancora raggiunto l’ampolla rettale per essere così espulse.
  • Viaggi. La gente spesso diventa stitica durante i viaggi.
    Ciò è dovuto ai cambiamenti di vita, degli orari, dell’alimentazione, del tipo di acqua e la difficoltà a trovare una toilette adeguata.
  • Gravidanza. La stipsi in gravidanza è frequente ed è dovuta ai cambiamenti ormonali di questo stato.
  • Ragadi ed Emorroidi. Sono situazioni che comportano dolore al canale anale e producono uno spasmo dello sfintere anale che può posticipare la defecazione.
  • Farmaci. Molti farmaci sono causa di stitichezza. In particolare i farmaci antidolorifici a base di oppioidi, gli antiacidi contenenti alluminio o calcio, gli antispastici, gli antidepressivi, i tranquillanti, il ferro, gli anticonvulsivanti per l’epilessia, quelli usati nel Parkinson, i farmaci per il cuore o per la pressione a base di calcio-antagonisti.
  • Disturbi della motilità del colon. In questi casi il tubo digerente del paziente digerisce il cibo più lentamente del normale.
    Perciò ci vuole più tempo perché le feci si formino, avanzino lungo l’intestino e quindi vengano espulse.
    La maggioranza di questi soggetti sono donne e circa la metà delle persone con stitichezza funzionale hanno questo problema.
  • Disfunzione del pavimento pelvico. In questi casi i muscoli responsabili della defecazione (muscoli del pavimento pelvico) non lavorano adeguatamente.
    Essi non si rilassano a dovere per consentire alle feci di uscire dal corpo.
    In altri casi essi possono non essere sufficientemente contratti da far progredire le feci lungo il colon.
    Un soggetto con questi problemi necessita di molto tempo e di notevoli sforzi per riuscire a defecare.
  • Abuso di lassativi. Le persone che abitualmente assumono grosse quantità di lassativi stimolanti ne divengono dipendenti e possono aver bisogno di aumentarne progressivamente la dose fino a che l’intestino diventa insensibile e smette di funzionare.
  • Disturbi ormonali. Una scarsa funzionalità della tiroide può essere causa di stitichezza.
  • Malattie particolari. La sclerodermia, il Lupus, la Sclerosi multipla, il Parkinson e l’ictus possono essere causa di stipsi.
  • Perdita di Sali corporei. La disidratazione con perdita di Sali come nel vomito o nella diarrea possono essere alla base di una successiva stipsi.
  • Compressione meccanica. Stenosi cicatriziali postoperatorie, infiammazione cronica dei diverticoli, tumori e cancro possono causare delle compressioni dell’intestino e quindi stitichezza.
  • Danni nervosi. Traumi o tumori della spina dorsale possono essere causa di stitichezza per lesione dei nervi che comandano la muscolatura responsabile della defecazione.

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STIPSI NEI BAMBINI
La stitichezza è molto frequente nei bambini e può essere dovuta a tutte le cause descritte sopra. In pochi casi vi può essere un difetto congenito delle terminazioni nervose dell’intestino (morbo di Hirschprung) o una scarsa funzionalità della tiroide che stanno alla base della stipsi.

Nella maggior parte dei casi comunque la stitichezza del bambino è dovuta ad una cattiva educazione comportamentale.
Molti bambini grandicelli affetti da stitichezza hanno fin da piccoli evacuato feci molto dure, questo indipendentemente dalla dieta e dalla educazione all’evacuazione.
In questi casi bisogna essere ancora più rigorosi imponendo una dieta ricca di fibre e perseverare nell’educare rigorosamente allo svuotamento intestinale.

La stipsi può portare dolore al momento della defecazione, causare ragadi anali dolorose e/o sanguinamento che porta il bambino a trattenere le feci, aggravando così la stitichezza.I bambini trattengono le feci anche per altri motivi.
Alcuni si rifiutano di andare in bagno fuori casa.

Stress emotivi come crisi famigliari o difficoltà scolastiche possono spingere a trattenere le feci con conseguente carenza di evacuazione anche per una o due settimane. In questi casi si verificano ostruzioni fecali che non si risolvono spontaneamente.

STIPSI NEGLI ANZIANI
I vecchi soffrono di stipsi molto più dei giovani adulti.
Una dieta inadeguata, la scarsa introduzione di liquidi, lo scarso movimento fisico, molti farmaci e comportamenti errati portano alla stitichezza.
La dieta e le abitudini alimentari hanno un ruolo importante nell’insorgenza della stipsi.
Uno scarso interesse per il cibo, tipico delle persone anziane sole, porta a ingerire cibi poveri di fibre.

Una dentatura inadeguata porta ad ingerire cibi morbidi, molto lavorati, ovviamente poveri di fibre.
I maschi anziani con problemi alla prostata bevono meno acqua per non dover urinare troppo e con difficoltà.
L’acqua e gli altri liquidi aggiungono massa alle feci e le rendono morbide e più facili da espellere.
L’allettamento prolungato, soprattutto nelle case di riposo o per un incidente o per una malattia e la mancanza di esercizio fisico son anch’essi alla base della stipsi.I vecchi assumono molti farmaci per i loro disturbi cronici: antidepressivi, antiacidi a base di alluminio o di calcio, antistaminici, diuretici e anti parkinsoniani.

Tutti posso essere causa di stitichezza.La paura di diventare stitici può portare ad un uso cronico eccessivo di lassativi stimolanti che nel tempo diventano inefficaci e portano all’effettuazione di clisteri che a loro volta contribuiscono alla perdita di una normale funzione intestinale.

QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO
Avvertire il medico di famiglia quando la stitichezza insorge in breve tempo, dura da più di tre settimane, è ostinata e severa, ed è associata a perdita di peso e/o dolori addominali.
Questi sintomi sono da considerare con più attenzione se il paziente ha più di 45 anni.
Una visita specialistica gastroenterologica è sempre consigliabile prima di effettuare indagini invasive e rischiose, quali la colonscopia, la Tac o la Risonanza magnetica.

COME SI CURA
Prima di intraprendere la cura della stipsi bisogna sempre tener presente che la frequenza normale delle defecazioni può variare ampiamente: da tre evacuazioni al giorno a tre alla settimana.
Ciascun individuo deve stabilire cosa è normale per lui per evitare un inutile uso di lassativi che creeranno dipendenza.
Brevi periodi di stipsi sono frequenti anche nelle persone sane e giovani.
Minimi cambiamenti dietetici e delle abitudini di vita possono aiutare a risolvere la stitichezza senza che vi sia la necessità di ricorrere al medico o assumere farmaci.
Questi sono i suggerimenti:

  • Assumere maggiori quantità di cibi ad alto contenuto di fibre come cereali integrali, frutta e verdura.
  • Trovare il tempo per fare esercizio fisico moderato, come camminare velocemente o andare in bicicletta. Gli esperti raccomandano di effettuare almeno 2+1/2 ore di attività fisica alla settimana (circa una mezz’ora al giorno). Saranno necessari dei particolari esercizi fisici per tonificare i muscoli addominali dopo una gravidanza o quando questi siano troppo lassi.
  • Bere molti liquidi (non zuccherati), meglio se durante i pasti. Le donne dovrebbero ingerire almeno 2 litri al giorno, mentre gli uomini almeno tre litri.
  • Trovare il tempo di recarsi alla toilette dopo un pasto (meglio se dopo la colazione del mattino o dopo il pranzo), cioè quando è più probabile che avvenga una defecazione a causa dell’aumento delle contrazioni dell’intestino determinate dello riempimento dello stomaco (riflesso gastro-colico).
  • Non avere fretta e non essere disturbati.
  • Non ignorare o reprimere lo stimolo a defecare.

Se la stitichezza peggiora o non si risolve entro 3 settimane è meglio recarsi da uno specialista Gastroenterologo.
Egli dovrà raccogliere un racconto accurato dei disturbi (anamnesi) ed eseguire una visita completa (esame obiettivo).
Non scordarsi di comunicare al medico se in famiglia vi sono stati casi di cancro del colon-retto o altre importanti malattie.
Prima di andare a fondo sulle cause della stitichezza, il medico dovrebbe prescrivere dei prodotti a base di fibre o blandi lassativi per vedere di risolvere il problema con rimedi semplici.
A seconda dell’età e della storia clinica il Gastroenterologo prescriverà alcune indagini diagnostiche (esami del sangue come l’emocromo, la sideremia, la VES o in alcuni casi la colonscopia).
Se gli esami saranno risultati normali (cioè negativi) la diagnosi sarà di “stitichezza funzionale”, il che significa che non vi sono malattie gravi e conosciute alla base di questo disturbo.

Se la causa della stitichezze è dovuta ad una specifica malattia, la cura dovrà essere indirizzata a risolvere quella specifica causa.
Per esempio, se l’insufficiente funzionamento della tiroide è la causa della stitichezza, si dovrà assumere un ormone della tiroide (Eutirox) come terapia sostitutiva.
Se la causa della stitichezze è dovuta ad una specifica malattia, la cura dovrà essere indirizzata a risolvere quella specifica causa.

Per esempio, se l’insufficiente funzionamento della tiroide è la causa della stitichezza, si dovrà assumere un ormone della tiroide (Eutirox) come terapia sostitutiva.
Nella maggioranza delle persone i lassativi stimolanti debbono essere l’ultima risorsa ed assunti sotto la supervisione del medico.
Il Medico Gastroenterologo è esperto nel capire quando è necessario un lassativo e soprattutto quale tipo è il più idoneo per quella persona.

Esistono infatti numerosi tipi di lassativi che agiscono in maniera diversa nell’intestino.
La cosa più importante è sapere che una cura che funziona deve essere seguita per molto tempo e con costanza.Poiché la stitichezza non insorge in un giorno non ci si deve aspettare che essa si risolva in un giorno.

Il nostro intestino è come un orologio e come tale deve essere trattato.
Cercare di andare in bagno sempre alla stessa ora anche se lo stimolo è assente.
In tal caso è utile provocare lo stimolo con una supposta di glicerina. Non avere fretta e non essere disturbati da pretendenti al bagno.

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TIPI DI LASSATIVI

  •  Lassativi formanti massa. Questi debbono essere assunti con molta acqua. Essi sono anche conosciuti come integratori di fibre, ed agiscono trattenendo il contenuto d’acqua nell’intestino.
    In tal modo le feci diventano più soffici, con più massa e sono più facili da espellere.
    Generalmente questi lassativi possono interferire con l’assorbimento di alcuni farmaci.
    E’ pertanto consigliabile di assumere i farmaci almeno a due ore di distanza (prima o dopo) dal lassativo.
    Essi possono causare gonfiore e dolore addominale in quanto le fibre vengono digerite dai batteri del colon con produzione di gas.
    Molte persone in cui i lassativi formanti massa non fanno effetto lamentano più gonfiore e più dolori addominali.
    Questo avviene in quanto la stipsi è abbastanza ostinata, e quindi la massa di feci e fibre progredisce più lentamente e i batteri del colon (microbiota) hanno più tempo per fermentare il contenuto.
  • Lassativi stimolanti. Questi agiscono stimolando le contrazioni ritmiche (peristalsi) dei muscoli dell’intestino.
    Questi lassativi come il bisacodile, la senna o la cascara agiscono più rapidamente degli altri lassativi proprio per il loro effetto di contrazione sulla muscolatura intestinale. Possono però causare crampi addominali, dare assuefazione e soprattutto contrastare il normale funzionamento dell’intestino.
    Se assunti per anni possono determinare una totale immobilità dell’intestino con stitichezza irreversibile.
    Pertanto possono essere assunti solo per brevi periodi e mai continuativamente.
  •  Lassativi osmotici. Essi impediscono ai liquidi presenti nell’intestino di essere riassorbiti e facilitano la loro progressione all’interno di esso, determinando così la sua distensione.
    La distensione a sua volta innesca la normale contrattilità dei visceri (peristalsi) e quindi determina una evacuazione in modo naturale.
    Questi possono essere usati regolarmente per la cura della stipsi o per la preparazione dell’intestino per la colonscopia (magnesio citrato, latte di magnesia, polietilenglicole).
    Questa classe di lassativi è utile negli individui che soffrono di stitichezza da cause sconosciute (idiopatica).In dosi elevate sono anche utili nella inerzia del colon o stipsi atonica.I soggetti diabetici debbono essere accuratamente monitorati per evitare squilibri elettrolitici dovuti a questi prodotti.
  • Lassativi ammorbidenti.
    Essi inumidiscono le feci e ne prevengono la disidratazione.
    Questi (docusato sodico) sono raccomandati dopo un parto o la chirurgia rettale ed in tutti quei casi in cui bisogna evitare al massimo lo sforzo della defecazione. Sono tuttavia poco efficaci nella stipsi severa ed il loro uso prolungato può causare disturbi elettrolitici.
  • Lassativi lubrificanti.
    Rendono le feci untuose e lubrificate per consentirne un passaggio più agevole nell’intestino. Olii minerali quali la paraffina e la vasellina sono i più usati.
    Stimolano la defecazione circa otto ore dopo l’ingestione.
  •  Lassativi salini. Sono anche questi lassativi osmotici (latte di magnesia, magnesio citrato) che trattengono acqua nel colon per facilitare il passaggio delle feci.
    Possono essere usati nella stipsi acuta, se non vi sono segni di occlusione intestinale.
    Un loro uso massiccio e prolungato può determinare squilibri elettrolitici soprattutto nei bambini e nelle persone con malattie renali.
  • Farmaci con prescrizione medica. Negli ultimi anni la ricerca farmacologica ha compiuto passi da gigante in questo campo.
    Sono di recente disponibili in farmacia la prucalopride (Resolor) e la linaclotide (Constella).
    Il primo agisce stimolando la peristalsi intestinale, quando questa sia assente o insufficiente e lo si prescrive nelle forme di stitichezza atonica o adinamica.
    Il secondo agisce promuovendo la secrezione di acqua e ioni cloro all’interno del colon e lo si prescrive per la stipsi con gonfiore e dolore, come nell’intestino irritabile.Trattandosi di farmaci sicuri ma complessi vanno prescritti dallo specialista Gastroenterologo che saprà consigliarli alla persona giusta nel momento giusto, nella dose corretta e per le indicazioni particolari di ognuno.

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Calcolosi colecisti: sintomi, dieta e terapie dei calcoli biliari

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Coprostasi e colica: tumore, terapia, cosa mangiare e rischi

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  • non coincide né con la stipsi né con la stipsi cronica;
  • non è una caratteristica obbligatoria né della stipsi né della stipsi cronica;
  • a differenza della stipsi e della stipsi cronica che sono “sindromi” e sintomi in cui il percepito e vissuto del paziente è parte fondamentale dei criteri diagnostici (si veda specie riguardo alla stipsi cronica), la coprostasi è un dato obiettivo sperimentalmente rilevabile a livello organico dai devices medici;
  • mentre la stipsi e la stipsi cronica in media sono anzitutto autodiagnosticate (e quindi percepite dal paziente) e poi eventualmente clinicamente confermate, la coprostasi non è per forza avvertita dal paziente.

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Cause e fattori di rischio della coprostasi

Molteplici possono essere i motivi per cui il fisiologico ciclo di eliminazione dei rifiuti dall’apparato gastrointestinale può subire delle modifiche di tipo temporale, ma, in ogni caso, occorre specificare che la coprostasi non è una patologia in quanto tale, bensì il sintomo di una patologia a monte. La coprostasi può generarsi anche in modo acuto quale sintomo di un impedimento alla normale canalizzazione all’interno del lume intestinale a causa di una occlusione intestinale (ad esempio da coprolita), o anche di una alterazione delle funzioni intestinali insorte in modo improvviso nello stesso intestino, la quale porti a spasmi a carico della tunica muscolare (ileo spastico) o, all’opposto, alla paralisi della stessa (ileo paralitico).

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Alcune patologie di natura infettiva ed acute, tra le quali ricordiamo il tifo e la peritonite, possono dare origine a coprostasi (tifloatonia post-tifo). Qualora, al contrario, l’evento occlusivo di verifichi in modo lento, come può avvenire in presenza di carcinomi o esiti cicatriziali da ulcere che producono una restrizione progressiva del lume intestinale, la costipazione inizia a carattere appena accennato per subire poi aggravamenti successivi e progressivi in relazione e proporzionali all’entità della stessa occlusione.

I tumori possono essere causa di coprostasi, specie quelli del tratto discendente e terminale del colon, dal momento che in questa zona i tumori tendono a svilupparsi in modo circonferenziale sulla parete dell’intestino (e non longitudinale, come avviene più frequentemente nel colon ascendente) e quindi il lume del colon è ridotto. Inoltre le feci che transitano nel tratto più distale del colon sono mediamente più disidratate e dure rispetto ai primi tratti del colon. Questi sono entrambi fatti che aumentano il rischio di coprostasi.

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Altre tipologie di coprostasi abituale possono insorgere in caso si soffra di alcune malformazioni intestinali particolari e congenite, soprattutto all’intestino crasso ed ai legamenti relativi, in risposta alle quali alcuni tratti intestinali, e soprattutto il colon sigmoideo, il colon trasverso, ed il cieco possono presentare una morfologia ectopica o essere comunque troppo mobili, o, ancora, trovarsi fissi in posizioni non fisiologiche ed anche, magari, contemporaneamente angolati e stirati a causa di qualche aderenza peritoneale (malattia di lane, di Hirschsprung, periviscerite…).

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Segni e sintomi di coprostasi

In caso di coprostasi connessa a stipsi e specie stipsi cronica l’atto della defecazione o evacuazione è accompagnato a dolori che potranno essere anche intensi o molto intensi e può portare in casi gravi (se presente compattazione delle feci) all’occlusione intestinale. Altri sintomi e segni di una coprostasi, sono:

  • mancata defecazione;
  • malessere;
  • gonfiore addominale;
  • incontinenza fecale;
  • nausea;
  • vomito (anche di tipo fecaloide);
  • mal di testa;
  • anoressia (perdita di appetito);
  • calo del peso corporeo;
  • sintomi e segni di disidratazione;
  • sintomi e segni di emorragia intestinale;
  • febbre;
  • confusione;
  • letargia;
  • meteorismo;
  • diarrea;
  • emorroidi anche con sanguinamento rosso vivo;
  • melena (feci nere);
  • tachicardia (aumento della frequenza cardiaca);
  • tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
  • ipotensione arteriosa;
  • dolore anche molto intenso di tipo crampiforme ed intermittente a livello addominale (colica addominale);
  • alvo chiuso solo a feci o a feci e gas;
  • sintomi e segni di ischemia e necrosi intestinale.

Non tutti i sintomi e segni elencati sono necessariamente presenti: essi dipendono dalle cause a monte che hanno determinato la coprostasi.

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Rischi legati alla coprostasi

I disturbi che possono trarre origine da una coprostasi sono causati sostanzialmente dal riassorbimento di quei materiali di natura tossica i quali erano destinati all’espulsione insieme alle feci e che invece a causa del disturbo restano in sede a fare danni. Queste intossicazioni croniche si riflettono anche su altre funzionalità della vita di tipo vegetativo, e soprattutto su quelle relative allo stomaco (dispepsie, bocca impaniata, fenomeni di inappetenza…); sui centri nervosi superiori, con una attività di limitazione e disturbo delle funzioni più complesse ed importanti, anche, ad esempio, sulla prontezza nella ideazione e sulla memoria: in questo senso l’umore del paziente è facilmente influenzabile dalla coprostasi, potendosi manifestare fenomeni depressivi, tendenza ad essere insolitamente pessimisti ed eccessivamente irritabili. Di questo quadro sintomatologico fanno parte anche emicranie e cefalee ed anche frequentemente, poi anche vertigini, ronzio alle orecchie e sintomi simili. C’è poi da considerare che lo sforzo richiesto dall’evacuazione nel paziente con coprostasi, può essere causa di lesioni ed emorroidi; inoltre negli stadi avanzati, l’addome può dilatarsi e divenire diffusamente dolente, con crampi e, occasionalmente, con aumentati borbottii viscerali. L’aumentato tempo di contatto tra le feci e le pareti intestinali è un fattore di rischio per il cancro del colon. I casi più gravi di coprostasi (“compattazione fecale“) possono portare a coproliti, occlusione intestinale, (con vomito anche fecaloide), traumi alla mucosa del colon e “diarrea paradossa”, in cui feci morbide dall’intestino tenue bypassano la materia compattatasi nel colon. In caso di occlusione intestinale non trattata, possono comparire sintomi e segni di sofferenza ischemica e necrosi (morte) della porzione interessata dall’occlusione, con rischio di peritonite, perforazione della parete intestinale, setticemia, shock e perfino decesso del paziente.

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Diagnosi di coprostasi

Per diagnosticare una coprostasi e soprattutto la causa a monte che l’ha determinata, il medico si può servire di vari strumenti diagnostici come l’anamnesi (la raccolta dei dati del paziente, dei suoi sintomi, delle sue altre patologie…), l’esame obiettivo (con palpazione, percussione ed auscultazione dell’addome), esami di diagnostica per immagini (radiografie e TC, con o senza mezzo di contrasto, ecografia addominale, colonscopia…) ed esami di laboratorio (esami del sangue, analisi di un campione di feci, ricerca di sangue occulto nelle feci, biopsie…). L’esame delle feci con coprocoltura e ricerca di sangue occulto è in molti casi utile al medico per raggiungere la diagnosi, come anche la defecografia e la colonscopia tradizionale e virtuale. Se coinvolto anche l’ano, può essere effettuata anche una visita proctologica con anoscopia ed esplorazione digitale rettale.

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Terapia della coprostasi

Il trattamento per la coprostasi variare in base alle cause che l’hanno generata. Generalmente sono sconsigliati i lassativi, soprattutto se di natura salina, anche perché l’intestino ci si abitua rapidamente e facilmente, reagendo, poi, in modo esattamente opposto a quello per il quale abbiamo assunto il farmaco perché si ingenera uno stato spastico. Sono consigliate, invece, delle sostanze di natura oleosa, tra le quali oggi è molto frequente ed utilizzato l’olio di paraffina. Anche l’utilizzo di antispastici può essere ritenuto particolarmente utile, e tra questi ricordiamo l’atropina e la belladonna. Sono utilizzabili anche delle sostanze che subiscono un rigonfiamento quando si trovano nel tratto intestinale perché riassorbono l’acqua, come, ad esempio, alcune tipologie di alghe o alcuni estratti di questi tipi di alghe (agar – agar, ad esempio) che agiscono, a causa di questa loro caratteristica, al pari di masse estranee che eccitano la peristalsi dell’intestino. Tra le sostanze lassative ricordiamo il preparato di bile, la cascara sagrada ed il rabarbaro per citarne solo le più utilizzate. Se la stitichezza ostinata è legata a qualche particolare malformazione anatomica, si può intervenire con le terapie chirurgiche eseguite possibilmente in laparoscopia.

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Dieta consigliata

Per migliorare il transito intestinale ed evitare coprostasi è sempre necessario adottare una dieta ricca in fibre ed acqua ed evitare cibi che possono acuire la stipsi quali riso, banane, pane, pizza, carote e finocchi crudi.

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Prendere il sole: ci si abbronza o no sotto le nuvole?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO AMORE COPPIA SESSO FIDANZATI MARE SPIAGGIAIl sole abbronza la nostra pelle anche quando è ricoperto da nuvole?

Gli ultravioletti (raggi UV) sono una delle componenti della luce solare e – pur non essendo visibili ad occhio nudo – sono estremamente potenti e responsabili non solo delle nostre abbronzature, ma anche di numerosi danni alla pelle. La presenza di nuvole di medio spessore che ricoprono il Sole non deve trarci in inganno: le piccole particelle di acqua che le costituiscono, assorbono infatti le radiazioni infrarosse (quelle calde) ma hanno un minore effetto sulle radiazioni ultraviolette, che quindi passano lo stesso. Mediamente una nuvola blocca solo un quinto dei raggi ultravioletti mentre circa l’80% di essi può penetrare attraverso le nuvole e giungere alla nostra pelle. Addirittura la presenza di foschia può determinare un effetto specchio che aumenta l’esposizione alle radiazioni ultraviolette. Col cielo nuvoloso rischiamo quindi lo stesso di ustionarci? Si, il rischio c’è lo stesso e per certi versi è anche maggiore, dal momento che abbiamo una percezione errata della quantità di Sole che stiamo prendendo. Solo quando il cielo presenta nuvole molto spesse, la quantità di raggi UV diminuisce in quantità considerevole.

Percezione errata

I rischi dell’esporsi al Sole sotto le nuvole sono essenzialmente legati al fatto che, essendo i raggi infrarossi bloccati in gran parte dalle nuvole, abbiamo una minore sensazione di calore sulla pelle e questo alimenta in noi la falsa percezione di essere esposti ad un Sole “innocuo”: in queste condizioni si tende ad allentare la protezione solare e gli occhiali da Sole, esponendoci per troppo tempo a raggi ultravioletti che invece oltrepassano facilmente le nubi. Occhi rossi, pelle che tira ed ustioni sono tipici, anche nelle giornate apparentemente nuvolose, specie durante i  mesi estivi e nelle ore comprese tra le 11 e le 14. Per questo motivo è bene – anche in caso di giornata nuvolosa – usare creme protettive e limitare il tempo di esposizione al Sole, specie le prime volte e se avete un fototipo chiaro.

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