Siete attratti da cibi ipercalorici? La colpa è (anche) dei vostri geni

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO HAMBURGER PATATINE FRITTE PATATE PANINO FAST FOOD JUNK FOOD FRITTI DIETA DIMAGRIRE GRASSI (6)Alcuni miei pazienti mi dicono che proprio non riescono a resistere: i cibi ricchi di carboidrati e grassi, i “junk food” (che tradotto significa “cibo spazzatura“) come i panini pieni di maionese, le patatine fritte o le ciambelle, rappresentano per loro una attrazione troppo forte, col risultato che un mese di faticosa dieta, viene letteralmente azzerato in una abbuffata di un weekend. E’ un comportamento molto diffuso che oggi ha – in parte – una “scusante”. Se anche voi non riuscite a resistere ai cibi ipercalorici non fatevene (troppo) una colpa: essere attratti dai cibi ipercalorici può dipendere anche dal vostro corredo genetico.

La ricerca inglese

A tale risultato è giunta una ricerca condotta all’Imperial college di Londra, nella quale sono stati individuati due geni le cui alterazioni sarebbero responsabili dell’attrazione verso gli alimenti ad alto contenuto di zuccheri e grassi. I due geni in questione si chiamano FTO e DRD2. Il primo, se mutato, predispone all’obesità mentre il secondo regola il funzionamento nel cervello della dopamina, ormone che induce il senso di soddisfazione. Cosa succede se entrambi presentano una variante? Per scoprirlo i ricercatori inglesi hanno sottoposto una campione di quarantacinque uomini (età fra i 19 e i 55 anni) a un test con risonanza magnetica funzionale a immagini. Ai partecipanti, con indice di massa corporea compreso tra 19 e 53 Kg/m2 (quindi in tutto il range che copre dalla magrezza al normopeso fino all’obesità), sono state mostrate immagini di cibi mentre erano dentro all’apparecchio che monitorava l’attività del cervello, chiedendo anche di dare una valutazione su quanto si sentivano attratti da ogni alimento.

Il gene FTO rende i cibi irresistibili

Previa analisi del Dna dei soggetti, è risultato che quelli con il gene FTO mutato hanno mostrato un’intensa attività della corteccia orbito frontale, una zona del cervello coinvolta nei processi del senso di gratificazione, quando venivano loro mostrati cibi ipercalorici, mentre la stessa cosa non accadeva con immagini di alimenti con pochi zuccheri e grassi. Indipendentemente da età e peso corporeo, i soggetti con la variante di FTO hanno tutti valutato le immagini dei cibi grassi come molto attraenti. “Per la prima volta abbiamo constatato che in queste persone la visione di cibi ad alto contenuto di calorie provoca un incremento dell’attività dello striato (area del cervello dove risiedono recettori della dopamina e che si attiva con stimoli associati alla ricompensa, N.d.A.); questi soggetti hanno mostrato anche una variazione del gene DRD2, in grado di alterare il normale sistema di regolazione della dopamina nel cervello” spiega il dottor Tony Goldstone, endocrinologo a capo del team che ha condotto lo studio.

Forse spiegato il perché alcuni non riescono a seguire una dieta

Insomma, l’alterazione di questi due geni “programma” il cervello in modo da far sentire il desiderio di roba dolce e grassa e di percepire senso di ricompensa verso questi cibi tramite i segnali inviati dalla dopamina. È dunque possibile che chi ha queste varianti genetiche non risponda ai normali trattamenti contro l’obesità: ecco forse spiegata l’incapacità per alcune persone di seguire una dieta. Sono i geni mutati i responsabili. “I risultati di questo studio ci aiutano a comprendere meglio le basi biologiche che inducono il comportamento e le abitudini alimentari, in particolare a capire perché c’è una predisposizione in alcune persone a ingozzarsi di cibi ipercalorici e a divenire obese” afferma Goldstone “e di conseguenza a sviluppare metodi e trattamenti personalizzati contro l’obesità, come per esempio l’impiego di farmaci che modificano la regolazione della dopamina per contrastare gli impulsi generati dall’azione sinergica dei due geni alterati”.

In ogni caso non usate questa ricerca per trovare scusanti e tornate alla vostra dieta ipocalorica!

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Cinque cose che ancora non conosci sulle calorie

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO PANE INTEGRALE FARINA GRANO CEREALI FIBRE ALIMENTARI DIETA CIBO CARBOIDRATI PANINOQuello che abbiamo con le calorie è un conflittuale rapporto di amore-odio. Che a volte sconfina nell’esagerazione: quando, per esempio, leggiamo con maniacale Continua a leggere

Perdere peso in estate? Arriva la dieta del giaccio

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO NEVE FREDDO MONTAGNA COPPIA SESSO AMORE (3)La domanda tipica poco prima e durante l’estate è la seguente: come perdere peso in estate senza soffrire? Ecco che dagli Stati Uniti arriva l’ultima bislacca trovata per dimagrire: la “dieta del ghiaccio”. Proposta dal gastroenterologo del New Jersey, Brian Weiner, si basa su due punti cardini: il primo è che il nostro corpo consumi calorie sciogliendo il ghiaccio assunto, il secondo è che il ghiaccio provochi un istantaneo senso di sazietà che ci porta a non ingurgitare schifezze fuori pasto.
Weiner sostiene che non ci sono controindicazioni, anzi, mangiare un litro di ghiaccio al giorno farebbe bruciare fino a 160 calorie.

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Difficoltà a dimagrire? Attenti allo stress: rallenta il metabolismo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OBESITA GRASSO SOVRAPPESO DIETA DIMAGRIRE METRO ADDOME PANCIA GRASSOAvete presente quando non riuscite a smettere di mangiare, in genere porcherie ipercaloriche, perché siete stressate? Ecco, la fame nervosa potrebbe non essere l’unico legame che unisce stress e sovrappeso. Uno studio dell’americana Ohio State University, appena pubblicato su Biological Psychiatry, rivela che lo stress è un fattore che rallenta il metabolismo, quindi quando si mangia un pasto ipercalorico si fa più fatica a bruciarlo se si è stressati. Gli autori avvertono che i risultati sono validi solo per le donne, sulle quali sono stati compiuti esperimenti e misurazioni. Mentre per gli uomini, che hanno una maggiore massa muscolare, potrebbero non entrare in gioco gli stessi meccanismi.

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A 58 donne con un’età media di 53 anni i ricercatori hanno chiesto di mangiare solo i pasti standardizzati forniti dal laboratorio per 24 ore e poi di digiunare per 12 ore prima di presentarsi per una visita che ne avrebbe verificato lo stato di salute mentale, i livelli di attività fisica e, tramite un’intervista, eventuali precedenti di depressione e presenza di fattori di stress nelle 24 ore precedenti allo studio vero e proprio. Nel corso di due incontri 31 donne hanno dichiarato di aver avuto almeno un episodio stressante prima della visita, e 21 prima di entrambe le visite. Nella maggior parte dei casi si era trattato di problemi interpersonali come litigi con colleghi o mariti, problemi con i bambini o problemi sul lavoro.

A questo punto a tutte è stato servito un pasto composto da uova, salsiccia, salsa e biscotti con un contenuto energetico approssimativo di 930 calorie e ben 60 grammi di grasso. I ricercatori hanno chiesto alle partecipanti di consumare il pasto in 20 minuti e per le successive 7 ore hanno misurato il tasso metabolico di ciascuna per 20 minuti ogni ora, grazie all’analisi del flusso di ossigeno e anidride carbonica inspirati ed espirati. “Misurando lo scambio di gas possiamo determinare il loro tasso metabolico: di quanta energia il loro corpo ha bisogno durante il periodo di misurazione”, spiega Martha Belury, professore di Nutrizione umana alla Ohio State e co-autrice dello studio.

“Le partecipanti bruciavano meno calorie nel corso delle 7 ore successive al pasto quando avevano avuto un fattore di stress nella propria vita il giorno precedente”, racconta Belury. Quanto meno? Per l’esattezza 104 calorie meno rispetto a quelle bruciate dalle donne non stressate, una differenza che può tradursi in un aumento di peso di quasi 5 kg in un solo anno.

Grazie a diversi prelievi del sangue effettuati nel corso della giornata è stato anche possibile seguire “cosa accadeva a livello metabolico dopo aver ingerito un pasto ad alto contenuto di grassi”, aggiunge Janice Kiecolt-Glaser, che insegna Psichiatria e Psicologia ed è autrice principale dello studio. Nelle donne stressate l’insulina raggiungeva un picco subito dopo il pasto e poi scendeva fino a raggiungere i livelli osservati nelle donne non stressate dopo circa un’ora e mezza. Più alti livelli di insulina contribuiscono allo stoccaggio del grasso e alla sua minore ossidazione. In pratica ostacola la trasformazione delle grandi molecole di grasso in molecole più piccole che possono essere utilizzate come carburante dall’organismo. Tutto il grasso che non è bruciato viene immagazzinato e contribuisce all’aumento di peso.

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Gli autori hanno valutato anche il ruolo di una passata depressione sul funzionamento del metabolismo delle donne analizzate e hanno appurato che questa da sola non influisce sul tasso metabolico, ma combinata allo stress comporta un maggiore innalzamento dei trigliceridi dopo il pasto. Alti livelli di questi grassi nel sangue rappresentano un rischio cardiovascolare. L’abbinata di una passata depressione con recenti episodi stressanti sembra quindi essere la combinazione peggiore.

“Sappiamo che non sempre possiamo evitare i fattori di stress nella nostra vita”, chiosa Belury, “ma una cosa che possiamo fare per prepararci a questa eventualità è avere cibi sani a portata di mano nel frigo e nell’armadietto dell’ufficio. Così quando quei fattori di stress entrano in gioco, possiamo mangiare qualcosa di sano invece di rivolgerci a più comode ma molto più caloriche alternative”.

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Fare o non fare la colazione influisce sul nostro peso?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO COLAZIONE CORNETTO DOLCI FRUTTA CROISSANT DIETA DIMAGRIRE CALORIE GRASSIQuando si tratta di aiutare le persone a gestire meglio il proprio peso, perderlo se hanno dei chili in più o anche solo evitare di prenderlo, si privilegiano i messaggi semplici. Meno calorie, meno cibi grassi, più frutta e verdura, più movimento. E mi raccomando: mai saltare la colazione. La realtà naturalmente è più complicata di quanto ci faccia comodo pensare, perciò non passa giorno che qualche studio non smentisca o se non altro ridimensioni, la veridicità di questi messaggi, ricordandoci che i fattori che incidono sul peso e sulla composizione corporea sono molteplici e vanno tenuti tutti nella giusta considerazione.

Lo studio statunitense

Analizzando 92 studi che in passato si sono occupati della relazione che esiste tra la colazione e il sovrappeso, Emily Dhurandhar e colleghi dell’Università dell’Alabama a Birmingham hanno notato che nessuno di questi aveva raggiunto risposte definitive alla domanda e hanno deciso di mettere alla prova la più comune tra le raccomandazioni nutrizionali per verificare se il messaggio fosse efficace o invece fuorviante. “Gli studi precedenti hanno per lo più dimostrato l’esistenza di una correlazione, ma non necessariamente un rapporto causale”, spiega Dhurandhar. “Al contrario, noi abbiamo svolto un ampio studio randomizzato per esaminare se le raccomandazioni sulla colazione hanno un effetto causale sulla perdita di peso” e hanno utilizzato la perdita di peso dei partecipanti come parametro principale dello studio. Per farlo hanno chiesto a 309 adulti sani ma in sovrappeso o obesi, di età compresa tra i 20 e i 65 anni, di seguire il regime alimentare assegnato per 16 settimane. Divisi in modo casuale in tre gruppi, i partecipanti dovevano saltare la colazione, o al contrario farla tutti i giorni oppure, nel caso del gruppo di controllo, comportarsi come facevano di solito, quindi fare o saltare la colazione in base alle proprie abitudini, ricevendo semplici consigli nutrizionali che però non menzionavano in particolare questo pasto. Alla fine dello studio non vi è stato nessun effetto identificabile sul peso in nessuno dei tre gruppi, suggerendo che saltare la colazione non influisce necessariamente sul peso corporeo.

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Fa più ingrassare la pasta o il riso? Quale scegliere per dimagrire?

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Le frecce indicano il valore che risulta più elevato nel confronto

Tra pasta e riso, qual è quello con le migliori caratteristiche nutrizionali e con meno calorie? Quale scegliere per la nostra dieta, per dimagrire senza rinunciare al gusto?

La pasta ha più calorie del riso

La prima considerazione che va fatta è che la pasta ha un contenuto calorico leggermente superiore rispetto al riso, è più ricca di lipidi, proteine e fibre mentre è più povera di acqua e carboidrati, come possiamo notare osservando la tabella comparativa qui in basso. Il riso, pur avendo un contenuto proteico inferiore alla pasta, ha un indice chimico superiore che lo rende sotto questo punto di vista equivalente, se non addirittura superiore alla pasta. L’indice chimico è un valore che si ricava dal rapporto tra la quantità di un dato aminoacido in un grammo della proteina in esame e la quantità dello stesso aminoacido in un grammo della proteina di riferimento biologica (dell’uovo). Più è alto questo indice e maggiore sarà la percentuale di aminoacidi essenziali.

Leggi anche: Glicemia alta o bassa: valori normali, che patologie indica e come si controlla nei diabetici

Il riso è più digeribile della pasta

Il riso è anche più digeribile poiché l’amido di riso è composto da granuli di dimensioni inferiori ed è povero di amilosio (necessita solamente di 1 o 2 ore di attività gastrica contro le 3 o 4 ore della pasta). Il suo peso aumenta notevolmente durante la cottura, basti pensare che da 1 etto di riso crudo si ottengono circa 320 grammi di riso cotto. Per questo motivo ha un indice di sazietà superiore alla pasta.

Leggi anche: Cosa succede al tuo corpo quando smetti di mangiare pasta e pane

Usato dai celiaci

Il riso parboiled così come quello integrale, conserva intatte gran parte delle vitamine contenute nel chicco. Infine può essere utilizzato anche dai celiaci, poiché contiene poca prolammina, una sostanza che partecipa alla formazione del glutine.
Insomma, sebbene i due alimenti siano simili dal punto di vista nutrizionale, il riso vanta alcune caratteristiche che lo rendono, anche se di poco, migliore e più leggero della pasta. A me piacciono tantissimo entrambi, e voi quale preferite?

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I 10 motivi per cui non riesci a dimagrire anche se ci provi da anni

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO DISEGNO DI DONNA GRASSA SOVRAPPESO OBESA CHE PIANGE SULLA BILANCIA TRISTE IN BAGNO PERCHE NON RIESCO A DIMAGRIRE

Raggiungere il peso ideale non è solo una questione di bellezza: perdere un po’ di peso, ma soprattutto ridurre il girovita può migliorare di molto le condizioni di salute. Il grasso addominale, infatti, è strettamente legato all’insorgenza di malattie cardiache, diabete di tipo 2, insulino-resistenza e anche alcune forme di tumore. Eppure far “calare la pancia” può risultare un’impresa ardua, nonostante dieta e attività fisica. Il motivo? A contribuire a far allargare il girovita possono contribuire l’età, gli ormoni e alcuni fattori genetici. Ecco una lista di dieci tipici motivi per cui per qualcuno tornare ad avere un ventre piatto può diventare un’impresa impossibile, nonostante anni ed anni di tentativi.

1) L’invecchiamento

Col passare degli anni il corpo modifica il proprio metabolismo basale e con esso le calorie in grado di bruciare normalmente. Per le donne, poi, bisogna tenere conto dall’arrivo della menopausa, che fa diminuire la produzione di estrogeni e progesterone, e contemporaneamente fa diminuire il metabolismo e aumentare la pancia. In parole semplici: se quando avevate 20 anni diminuire la percentuale di grasso corporeo era relativamente facile, se ora avete 40 o 50 anni dimagrire è fisiologicamente più difficile, anche perché – anno dopo anno – allenarsi adeguatamente risulta progressivamente più difficile, soprattutto se si pensa che iscriversi in palestra a 60 anni, dopo una vita di sedentarietà, sia una sorta di bacchetta magica. Per approfondire: Menopausa: quali cambiamenti aspettarsi e come gestirli

2) Dimenticarsi di potenziare i muscoli

Va bene la corsa, va bene l’aerobica, va bene fare zumba, va bene fare step, ma se volete perdere peso in modo efficace in palestra dovete affiancare i pesi: aumentare i muscoli, oltre a farvi apparire più tonici, i muscoli in più aumentano il vostro metabolismo basale e quindi il fabbisogno calorico giornaliero, migliorando le possibilità di eliminare il grasso in eccesso. Per approfondire: Metabolismo basale: cos’è, definizione, calcolo, alto, basso, totale

3) Pensare di dimagrire in una settimana

Dimagrire in modo corretto e senza l’aiuto di liposuzione, richiede tempo: se pensi di poter far calare macroscopicamente la pancia con una semplice corsetta o una seduta di spin purtroppo si sbaglia. Se pensi di poter dimagrire in modo visibile facendo una settimana di dieta, sbagli ugualmente. Per perdere kg di grasso corporeo serve costanza: l’impegno di fare attività fisica e di osservare una dieta ipocalorica, deve essere mantenuto per tempi adeguati.

Leggi anche: Quanto peso perdiamo ogni volta che andiamo in bagno?

4) Dieta sbagliata

Chi non riesce a dimagrire da anni, probabilmente si alimenta in modo errato, con diete ipercaloriche e ricche di grassi e carboidrati. Consumare troppi carboidrati raffinati (come pane bianco, cracker e patatine), assumere troppi zuccheri sotto forma di dolci o bevande zuccherate, è distruttivo non solo sul nostro peso corporeo, ma anche sulla salute. Meglio prediligere frutta, verdura e cereali integrali, che sono ricchi di fibre – ottime contro la stitichezza – e di antiossidanti naturali. Meglio assumere la giusta quantità di proteine (almeno 1 grammo di proteine per ogni kg corpoereo al giorno), possibilmente ad alto valore biologico (uova, latte, carni bianche e pesce). Molte persone che non riescono a dimagrire, ignorano inoltre il fatto che i grassi non sono tutti uguali. Esistono grassi “buoni” e grassi “meno buoni”. Rientrano in quest’ultima categoria, ad esempio, quelli saturi come latticini e carne rossa, che andrebbero ridotti. Via libera invece ai grassi monoinsaturi (come olio d’oliva e quelli contenuti nell’avocado) o alcuni tipi di polinsaturi (come quelli di noci, semi di girasole o gli omega-3 del pesce, anche se più grasso come il salmone). In caso di dubbi, decisamente meglio consultare un medico dietologo.

Leggi anche: Valore biologico: significato, alimenti con proteine ad alto e basso valore biologico

5) Hai appena smesso di fumare

Hai smesso di fumare e sei ingrassato? Purtroppo non è una leggenda: fumare sigarette, aumenta il metabolismo. Quando si smette di fumare, il metabolismo cala, rendendo molto più difficile il rimanere dello stesso peso. Per approfondire: Ho smesso di fumare e sono ingrassato: perché succede e come rimettersi in forma?

6) Troppo stress

Ritmi di vita frenetici, impegni lavorativi e familiari, litigi, crisi amorose ed altre situazioni che generano ansia, possono rendere stremamente più difficile perdere i chili di troppo, perché per affrontare le situazioni di stress si tende a mangiare alimenti più calorici. I cibi calorici, ricchi di carboidrati e grassi (come biscotti, merendine, dolci…) fanno infatti aumentare i livelli del neurotrasmettitore dopamina, che è un vero e proprio antidepressivo endogeno, prodotto dal nostro stesso corpo. Quando siamo tristi e nervosi, se non affrontiamo a monte il problema, rischiamo di attaccarci al cibo per sentirci meglio e non avvertire i sintomi negativi. Ciò può portare, sul lungo periodo, ad una dipendenza comportamentale, la dipendenza da cibo, che rende molto più difficile dimagrire, a meno che non si risolvano i problemi a monte che determinano stress e depressione. Per approfondire: Dipendenze comportamentali: sintomi e caratteristiche

7) Poco sonno

Il 30% degli americani dorme meno di sei ore a notte: troppo poco secondo The National Institutes of Health, che suggeriscono per gli adulti almeno sette-otto ore a notte. Dormire poco è nemico della salute, del dimagrimento, della bellezza e della crescita muscolare. Nonostante molti pensino, sbagliando, che dormire poco faccia dimagrire, in realtà è vero il contrario. Dormire la giusta quantità di ore ed aumentare l’igiene del sonno, è uno dei fattori che può aiutarvi a dimagrire. Per approfondire: Dormire poco fa ingrassare o dimagrire?

8) A forma di mela

Se il tuo corpo ha una forma detta “a mela” (tecnicamente denominata “obesità androide”), per distinguerla da quella “a pera” (denominata “obesità ginoide”), e tendi ad accumulare chili intorno al girovita invece che su fianchi e cosce, significa che mediamente avrai una difficoltà maggiore a perdere grasso. L’obesità di tipo androide è un fenotipo tipicamente maschile, ma può interessare anche le donne, caratterizzato da una maggiore distribuzione di tessuto adiposo nella regione addominale, toracica, dorsale e cerviconucale. L’obesità androide si associa statisticamente un maggior rischio di patologie cardiovascolari e metaboliche: infarto del miocardio, ictus cerebrale, diabete, ipercolesterolemia, iperuricemia, ipertensione e ridotta tolleranza ai carboidrati. Per approfondire: Differenza tra obesità androide e ginoide ed i rispettivi rischi per la salute

9) Tiroide che funziona poco

Soffrire di ipotiroidismo, cioè una malattia della tiroide che porta ad un deficit della produzione di ormoni tiroidei, potrebbe determinare un calo nel metabolismo ed una maggior difficoltà a perdere peso. In questi casi un bravo endocrinologo vi somministrerà la giusta dose del farmaco Eutirox e non avrete più scuse per non dimagrire! Per approfondire: Ipotiroidismo: sintomi, diagnosi, cura farmacologica e consigli dietetici

10) La motivazione

Per poter ridurre il grasso addominale, oltre che curare qualsiasi malattia psichiatrica o endocrinologica o altra patologia che aumenti il rischio di soffrire di obesità o si opponga al dimagrimento, bisogna essenzialmente assumere meno calorie e bruciare più calorie. Questo significa combinare una dieta ipocalorica con allenamenti mirati ad elevata intensità che prevedano anche il potenziamento dei muscoli attraverso la pesistica. Tutto ciò potrebbe risultare difficile da seguire, se non si ha la giusta motivazione. La motivazione è quindi la prima cosa che vi serve se volete dimagrire. Senza motivazione, nessuno dei miei pazienti è riuscito a dimagrire in modo soddisfacente. Lavorare su questo aspetto, migliorerà le vostre possibilità di raggiungere il vostro peso forma.

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I trucchi per dimezzare le calorie del tuo panino, senza perdere il suo buon sapore

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MANGIARE PANINO DIETA CUCINARE DIMAGRIREQuante calorie contiene mediamente un panino con prosciutto crudo e un filo di manionese? Circa 350! Oggi cerchiamo di capire come fare a mangiare un panino che sia altrettanto buono ma che abbia la metà delle calorie. Continuate la lettura! Spesso non è una scelta, ma l’unico modo possibile per risolvere la pausa pranzo quando si è a lavoro o si va di corsa: il panino. Prima di tutto, lo si trova con facilità e ovunque, è veloce da consumare e si può anche preparare a casa da portare in ufficio. Insomma, il panino è un vero jolly per chi lavora, a patto di “comporlo” nel modo corretto. Vediamo allora come evitare ogni rischio, per avere un panino che sia il meno possibile calorico ma il più possibile gustoso! La prima cosa da fare è scegliere il pane giusto: ovviamente, quelli che hanno meno calorie non contengono grassi, e sono il cosiddetto pane comune, le michette (o rosette), la baguette, il francesino e la ciabatta, che apportano tra le 260 e 290 calorie l’etto. Meglio ancora sarebbe optare per il pane integrale: è più ricco di fibre e meno calorico. È anche più saporito, e questo aiuta a non esagerare con gli ingredienti e i grassi del ripieno. Alcune persone però hanno una spiccata preferenza per i panini più morbidi: quelli all’olio, ad esempio, apportano circa 300 calorie per etto, e lo stesso vale per il pane al latte. E quello in cassetta? Due fette di questo pane, per nulla saziante, ammontano a circa 250-260 calorie, a fronte di un ridotto indice di sazietà.

Continua la lettura su https://www.riza.it/dieta-e-salute/dimagrire/3371/dimezza-le-calorie-del-tuo-sandwich.html

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