Differenza tra caffè, ginseng e caffè d’orzo

MEDICINA ONLINE CAFFE CAFFEINA THE TE TEINA ECCITANTE ASTINENZA GINSENG LUNGO CORTO ORZO MACCHIATO CALDO FREDDO TAZZA GRANDE VETRO DIFFERENZE COFFE ESPRESSO AMERICANO WALLPAPER PIC PICTURE HI RES PHOTOEspresso, ristretto, lungo, moka, ginseng, decaffeinato, macchiato, corretto, d’orzo… Tante varietà, aromi diversi, una sola bevanda: il caffè. Quali sono le differenze tra le tipologie, quali gli apporti nutrizionali e a chi non è indicato?

Ipertensione arteriosa e colon irritabile

Per cominciare è importante ricordare che l’assunzione del caffè non è indicata a persone ipertese o che soffrono di sindrome del colon irritabile: nel primo caso può favorire l’insorgere di tachicardia sinusale, cardiopalmo, oppure insonnia; nel secondo caso potrebbe irritare l’intestino. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, il caffè non deve essere necessariamente escluso del tutto: basta assumerne quantità ridotte (uno o due al giorno) o usare dei sostituti come il caffè d’orzo.

Caffè la sera, a stomaco vuoto e mescolato al latte

Il caffè ha un effetto nervino e facilita l’attenzione, ma per questo motivo non deve essere assunto la sera prima di andare a dormire perché potrebbe determinare insonnia, inoltre potrebbe acuire lo stress in persone con carattere particolarmente nervoso o irascibile. Il caffè provoca anche un’ipersecrezione gastrica (che potrebbe aiutare la digestione) e favorisce il riflesso gastrocolico che innesca i movimenti di massa intestinali, stimolando la defecazione. In virtù della sua capacità di aumentare i succhi gastrici, il caffè non andrebbe assunto a stomaco vuoto la mattina. Il caffè mescolato al latte caldo è inoltre poco assimilabile: l’acido tannico del caffè si combina con la caseina del latte, dando luogo al tannato di caseina, composto difficile da digerire. Il caffè ha proprietà antiossidanti, preventive del diabete e dimagranti, presenti soprattutto nel caffè verde che, diversamente dal caffè tradizionale, non viene tostato e non perde tale valore nutrizionale.

Caffè d’orzo

Il caffè d’orzo è una bevanda completamente diversa dal tipico caffè espresso, perché non utilizza chicchi di caffè nella sua preparazione, ma orzo essiccato o tostato ed è pertanto privo di caffeina, cosa che lo rende adatto a chi assume molti caffè al giorno (oltre tre, quattro) e/o soffre di ipertensione arteriosa. Ha un aroma più delicato che però, specie se si è abituati al caffè normale, può non piacere anche se questa è certamente una questione legata al gusto soggettivo. Non contenendo caffeina, si può avere la sensazione di “non aver bevuto nulla”. Il lato positivo non indifferente è che, non avendo effetti nervini, può essere assunto anche la sera senza avere problemi di insonnia, come può capitare invece col caffè normale. Inoltre mantiene le caratteristiche salutari ereditate dall’orzo, come la funzione antinfiammatoria: già Ippocrate più di 2000 anni fa lo consigliava, come decotto d’orzo, per le sue proprietà lenitive. Una donna incinta dovrebbe sempre preferire il caffè d’orzo a quello normale.

Caffè al ginseng

Il caffè al ginseng non è altro che caffè “normale” addizionato con un preparato solubile della radice di ginseng. La bevanda nell’aspetto è simile al caffelatte, avendo come ingredienti crema di latte (solitamente di origine vegetale), zucchero, caffè istantaneo e estratto secco di ginseng. L’effetto sull’organismo è estremamente soggettivo: fisiologicamente ha un effetto energizzante, ma anche distensivo grazie alla grande secrezione di dopamina (l’ormone del piacere) che determina. Il caffè al ginseng deve essere assunto con cautela da ipertesi (il ginseng e la caffeina insieme possono aumentare anche di oltre 10 mmHg la pressione, per circa mezz’ora) e dalle donne durante la gravidanza: in questi casi, lo ripetiamo, è preferibile assumere il caffè d’orzo.

La migliore selezione di tè, tisane e caffè

Qui di seguito trovate una lista con la migliore selezione di tè, infusi e caffè provenienti da tutto il mondo, di altissima qualità e scelti dal nostro Staff di esperti ed appassionati. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca.

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Colonscopia: rischi, effetti collaterali e complicanze

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA TRA INTESTINO TENUE E CRASSO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PenePrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, ti consiglio di leggere: Colonscopia: cos’è, quando si fa, preparazione e rischi

La colonscopia è un esame diagnostico mediamente invasivo ma basso rischio; complicazioni importanti si verificano statisticamente in circa 3 casi su 1000, a causa principalmente di:

  • affetti avversi ai sedativi utilizzati durante l’esame;
  • eventuale sanguinamento in seguito alla rimozione di polipi od altri tessuti anomali;
  • accidentale perforazione del colon.

La complicanza più grave (< 1 caso su 2000) è la perforazione del colon, che richiede un immediato intervento di chirurgia maggiore. Eventuali perdite di sangue possono invece essere arrestate mediante cauterizzazione già durante la colonscopia, che dev’essere ripetuta a tale scopo nel caso in cui l’emorragia si manifestasse senza arrestarsi spontaneamente nei giorni successivi al primo esame. Le altre complicazioni riguardano l’effetto dei farmaci sedativi su persone a rischio, come i cardiopatici o l’allergia al farmaco somministrato.

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Fitoestrogeni: rimedi naturali in menopausa

MEDICINA ONLINE DONNA ANZIANA MENOPAUSA ADULTA VAMPATE FITOESTROGENI SENO INGRANDIMENTO SOIA ORMONI ESTROGENI PIANTE.jpgFitoestrogeni: molte donne ne hanno sentito parlare, poche sanno cosa sono davvero e come agiscono sull’organismo femminile?
Io amo chiamarli “ormoni verdi”! In pratica, sono estratti ricavati da piante a elevato potere estrogenico: la salvia, la soia, il trifoglio rosso, la cimicifuga racemosa. Si tratta di veri e propri estrogeni naturali, in grado cioè di agire al livello organico proprio come gli estrogeni della terapia sostitutiva, ma con un’azione molto più leggera, blanda e, di conseguenza, non dannosa per l’organismo. Questo significa, in parole semplici, che il fitoestrogeno è scarsamente attivo sia sull’utero sia sulla mammella (organi a rischio con la terapia estrogenica artificiale), ma beneficamente attivo sui principali organi che, invece, tendono a invecchiare e ad ammalarsi, come la pelle, il cervello, le ossa, il sistema cardiovascolare e la vagina. Dunque, il saggio principio della minima dose con il massimo effetto è garantito: con i fitoestrogeni le ossa e il cervello si mantengono in ottima salute, la pelle resta giovane e bella, l’utero e il seno non corrono alcun pericolo.

Dove si trovano i fitoestroegeni?
Gli “ormoni verdi” si dividono in tre gruppi principali: gli isoflavoni, i lignani e i cumestani.

  • Gli isoflavoni sono contenuti in dosi generose nei legumi, per esempio nelle lenticchie, nei fagioli, nei piselli, ma soprattutto nella soia.
  • I lignani sono contenuti nella buccia (o meglio, nella cuticola) dei cereali principali – ovvero grano, frumento, orzo, riso, segala, semi di lino – nella frutta, nella verdura e negli oli vegetali, incluso l’olio d’oliva.
  • I cumestani, infine, sono presenti soprattutto nei germogli.

È chiaro, quindi, che la prevenzione della sindrome menopausale dovrebbe partire proprio in cucina, grazie all’ampio utilizzo di soia (ma anche tofu e latte di soia) e di tutti i legumi, oltre che dei semi (lino, girasole, noci, mandorle e così via). Una cucina salva-salute e salva-govinezza ben conosciuta dalle donne orientali che, a parità di anni, non solo evitano i disturbi più fastidiosi della menopausa, ma hanno anche ossa molto più forti delle loro coetanee occidentali e solo raramente si ammalano di tumore al seno. La soia e il trifoglio sono, in particolare, tra gli alimenti più ricchi di fitoestrogeni, capaci di proteggere dalla comparsa di tumore al seno quando la donna è ancora in età fertile, figurarsi in menopausa, quando si rivelano il migliore toccasana. Attenzione, però. La sola alimentazione non basta a fare il pieno di fitoestrogeni. Per assumere la giusta quantità di principi attivi, dunque, è necessario ricorrere sempre a integratori specifici, studiati proprio per soddisfare la richiesta di fitoestrogeni da parte dell’organismo.

Quali sono i benefici degli isoflavoni?
Gli isoflavoni di soia sono riusciti a convincere ormai anche il medico più diffidente, tanto è vero che sono universalmente utilizzati per contrastare i fastidi che la menopausa porta con sé e per prevenirne le conseguenze più pericolose per la salute futura della donna, come l’osteoporosi. Questo non stupisce, visto che il loro impiego è semplice e praticamente privo di effetti collaterali. Con i nostri ormoni verdi, le vampate si spengono ed è possibile vivere la fine dell’età fertile in armonia e in salute. I miglioramenti sono apprezzabili rapidamente, dopo il primo mese di trattamento, e restano invariati nel tempo. Mentre i sintomi più fastidiosi vengono neutralizzati, le ossa rimangono salde e forti, così come il colesterolo cattivo e i trigliceridi (i principali nemici di cuore e arterie) si abbassano e se sono già bassi non si alzano, con enormi vantaggi per l’intero sistema cardiovascolare. Un risultato, questo, che è stato ormai dimostrato da moltissimi studi ginecologici, tanto da indurre molti esperti a suggerire un’integrazione con fitoestrogeni anche nelle donne che stanno seguendo la TOS (terapia ormonale sostitutiva) a scopo precauzionale e preventivo.

Nonostante siano sostanze naturali, ci sono possibili effetti collaterali?
Gli effetti collaterali sono praticamente nulli, tuttavia non devono essere assunti in presenza di forti fattori di rischio per il cancro al seno (ad esempio in caso di madri o sorelle con cancro al seno).

Trattandosi di integratori, ci si può affidare al fai-da-te o è sempre meglio seguire il consiglio del medico?
No al fai-da-te. L’integratore deve essere sempre assunto dopo un parere positivo da parte del medico, specie se si è a rischio di cancro al seno.

Quando i rimedi naturali sono da preferire alla TOS (terapia ormonale sostitutiva)?
Quando la donna ha sofferto o soffre di una serie di patologie più o meno gravi (al seno, cardiovascolari ecc.) o quando i disturbi della menopausa sono di moderata entità. Poi ci sono ben poco propense ad assumere qualcosa che “sa” di farmacologico e che, dunque, preferiscono affidarsi ai rimedi naturali. Teniamo conto che è anche possibile sfruttare le due terapie in combinata, cioè seguire una TOS a bassissimi dosaggi affiancata da una terapia sostitutiva naturale di “sostegno”. O ancora, dopo cinque anni di TOS è possibile passare il testimone ai rimedi naturali, in modo da trarre il massimo beneficio da entrambe le terapie. Le soluzioni a disposizione delle donne in menopausa, dunque, sono tanti e uno non è necessariamente migliore o peggiore di un altro: per questo è indispensabile farsi seguire da un medico. In casi particolari – per esempio di menopausa precoce, isterectomia oppure ovariectomia – quale strada è meglio seguire? Ogni caso merita un’attenta valutazione a sé. In caso di menopausa precoce, per esempio, spesso si ricorre alla pillola contraccettiva, mentre in caso di isterectomia, invece, si può valutare di seguire una terapia ormonale sostitutiva con i soli estrogeni.

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Colore delle feci: normale e patologico

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FECI GIALLE GIALLASTRE ORO CAUSE CIBO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneIn condizioni normali, il colore delle feci varia dal marrone chiaro al marrone scuro. Questa caratteristica pigmentazione è conferita dai residui biliari sfuggiti al riassorbimento intestinale e metabolizzati dalla flora locale (la bile viene prodotta dal fegato e riversata nell’intestino, dove favorisce la digestione e l’assorbimento dei lipidi alimentari). Nonostante il colore delle feci sia pesantemente influenzato dalle abitudini alimentari, un’eventuale anomalia cromatica può essere dovuta anche a condizioni morbose. Per questo, qualora l’alterazione non sia attribuibile a particolari modificazioni dietetiche o si accompagni ad altri sintomi – come diarrea, stitichezza, debolezza, dolori addominali o capogiri – è importante segnalarlo prontamente al proprio medico.

Feci verdi

Nella composizione della bile rientra una sostanza, chiamata bilirubina, derivata dalla degradazione dei globuli rossi. Questa viene metabolizzata dalla flora batterica intestinale in stercobilina, che dona alle feci la tipica colorazione marrone. La bilirubina deriva a sua volta da un precursore, chiamato biliverdina, anch’esso presente nella bile e talvolta nelle feci, a cui dona un colore verde. Tale situazione si verifica quando il transito intestinale è talmente veloce da causare un’incompleta trasformazione della biliverdina in bilirubina e derivati. Feci verdi sono quindi una tipica espressione della diarrea e delle condizioni di natura patologica e non (ad es. abuso di lassativi) che la provocano. Anche alcune cure antibiotiche o gli integratori a base di ferro possono dare il medesimo inconveniente. Il colore verde delle feci può essere legato alla cospicua assunzione di alimenti ricchi di clorofilla, contenuta soprattutto negli spinaci, nella rucola, nel prezzemolo, nei fagiolini e nei vegetali a foglia verde in genere.

Leggi anche: Il mio alito odora di feci: cause, quando è pericoloso e rimedi

Feci arancioni

Feci arancioni possono essere la conseguenza di un abbondante consumo di cibi ricchi di beta-carotene, riconoscibili perché caratterizzati da sfumature giallo-arancioni (carote, zucche, albicocche, mango, patate dolci ecc.). Anche l’abuso degli integratori che contengono questo pigmento ad azione antiossidante, l’assunzione di medicinali a base di rifampina (un antimicobatterico) o di alimenti con coloranti di analoga tonalità, possono causare l’evacuazione di feci arancioni.

Leggi anche: Fecaloma: tappo di feci durissime, cause, sintomi e rimedi

Feci rosse

Quando il colore delle feci assume tonalità rossicce, il timore è che l’evento sia in qualche modo correlato a gravi patologie associate alla presenza di sangue negli escrementi. Fortunatamente, anche in questo caso esiste una possibile correlazione con l’abbondante consumo di alimenti di colore rosso (succo di pomodoro, frutta rossa e barbabietole). Dall’altra parte, non dobbiamo dimenticare che un’emorragia nei vari tratti del tubo digerente può avere come effetto l’evacuazione di feci rossicce o con presenza di sangue. Nella peggiore dell’ipotesi potrebbe anche trattarsi di cancro al colon, oppure di un polipo intestinale con tendenza ad evolvere in una forma cancerosa. Il colore rosso delle feci può essere uniforme o alterato da filamenti o macchie di colore rosso vivo, che si possono notare anche sulla carta igienica o sulle pareti del wc; tale condizione si manifesta quando l’emorragia interessa l’ultimo tratto dell’intestino (proctite, diverticolite, emorroidi, ragadi anali, polipi o tumori del retto). Se le feci sono di colore rosso scuro, è più probabile che l’emorragia provenga dai tratti superiori del tubo digerente (esofago, stomaco e duodeno).

Leggi anche: Feci pastose e maleodoranti: malassorbimento e cattiva digestione

Feci bianche, grigie o pallide (acoliche)

Feci di colore tendente al chiaro possono essere dovute alla cospicua assunzione di cibi di colore bianco o beige, come riso, patate o tapioca. L’ingestione di antiacidi (a base di idrossido di alluminio) o il bario utilizzato come metodo di contrasto per radiografie del tubo digerente, possono conferire alla massa fecale un colore bianco gessato. Nella parte iniziale abbiamo detto che il colore delle feci è dovuto soprattutto alla presenza di bilirubina e dei suoi metaboliti. Ne consegue che un’ipocromia fecale è spesso dovuta al mancato arrivo della bile nell’intestino, ad esempio per la presenza di calcoli alla colecisti o più raramente per un tumore del dotto biliare o del pancreas. Feci di colore bianco possono segnalare anche una serie di gravi disturbi epatici che comportano il blocco dei dotti biliari, come cirrosi, epatite e cancro al fegato.
Feci lucide, untuose e di colore pallido, sono tipiche della steatorrea (eccessiva presenza di grasso negli escrementi, causata generalmente da un malassorbimento intestinale come avviene nella celiachia).

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Feci nere, picee, scure, catramose

Feci di colore grigio scuro possono segnalare la presenza di metalli, come ferro (ad esempio per l’eccessiva ingestione di cioccolato e/o carne) o bismuto; possono essere anche la conseguenza dell’assunzione di carbone o di un elevato apporto di liquirizia. Più in generale, comunque, feci nerastre e catramose possono indicare la presenza di sangue parzialmente digerito (melena); tale condizione può testimoniare emorragie del tratto digerente superiore, ad esempio a livello esofageo, gastrico o duodenale (ulcera peptica) e, in alcuni casi, può essere la spia di un tumore di tratto digerente.

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Feci nere e melena: cause e cure in adulti e neonati

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO BAGNO TAZZA TOILETTE WC SANITARI CACCA FECI URINA PIPI GABINETTO BIDET CISTITE EMORROIDI STIPSI COSTIPAZIONE STITICHEZZALa presenza di sangue nelle feci conferisce loro un colore molto scuro, tendente al nero. È sangue che arriva dalla zona alta dell’apparato gastrointestinale, ovvero dall’esofago, dallo stomaco e dall’intestino tenue: se il sangue derivasse da una zona bassa dell’intestino (più vicino all’ano), il sangue sarebbe di colore rosso vivo e non marrone scuro tendente al nero. Le feci nere dovute a sanguinamento prendono il nome di “melena“. Non tutte le feci nere sono necessariamente dovute a sanguinamento: “false melene” sono quelle feci che risultano scure o nere, ma in realtà non contengono sangue.
Le feci nere possono essere provocate da varie cause, come ad esempio l’ingestione di alcune sostanze o l’assunzione di integratori di ferro. Tuttavia, come prima accennato, le feci nere possono anche essere causate da una grave condizione, ovvero il sanguinamento nel tratto digestivo dovuto ad un’ulcera peptica. Tra le cause più comuni di feci nere spiccano:

  • ulcera allo stomaco (ulcera peptica);
  • infiammazione del tratto gastrointestinale;
  • uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei.

Le feci nere potrebbero essere un’abitudine per le persone che hanno subito un intervento di colectomia, perché il cibo non viene digerito nel modo più completo. Tuttavia, se si è presentato un sanguinamento gastrointestinale in passato, le feci hanno un cattivo odore o il problema va avanti per più di un paio di giorni, consultare immediatamente il medico.

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Le cause di feci nere

Una delle possibili cause di melena è l’ulcera che sanguina: l’ulcera è una ferita che appare sul rivestimento dello stomaco, può provocare sanguinamento e melena. Contrariamente alla credenza popolare, le ulcere allo stomaco non sono di solito causate da stress o da cibo piccante (anche se questi possono aggravare un’ulcera già esistente). In realtà, esse sono causate da un’infezione dovuta ad un batterio chiamato Helicobacter pylori (H. pylori). Gli antibiotici sono normalmente prescritti per eliminare l’infezione, e talvolta un riduttore acido. Un’altra causa di ulcere allo stomaco è l’uso a lungo termine di farmaci antidolorifici noti come FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei). I FANS possono irritare lo stomaco, indebolendo la capacità del rivestimento di resistere all’acido prodotto nello stomaco. Per questo stesso motivo, i FANS hanno un effetto negativo sulla malattia di Crohn e la colite ulcerosa. I FANS sono farmaci comuni come l’ibuprofene, il naprossene sodico e l’aspirina. Alcuni FANS sono prescritti dai medici. Le ulcere dello stomaco, causate da FANS, di solito guariscono dopo che viene interrota la somministrazione del farmaco incriminato. Anche la gastrite (l’infiammazione del rivestimento dello stomaco) può determinare la comparsa di feci nere. Questa infiammazione può essere causata da troppo alcol o cibo, dal cibo piccante, dal fumo, da infezione da batteri o dall’uso prolungato di FANS. La gastrite si può sviluppare anche dopo un intervento chirurgico o un trauma, oppure può essere associata a condizioni mediche preesistenti. Le varici esofagee sono vene dilatate nella parete dello stomaco, nell’esofago o superiore o inferiore, e possono anch’esse determinare la comparsa di feci nere. Quando queste vene si rompono, possono causare sanguinamento, che può far comparire il sangue nelle feci o nel vomito. Le varici esofagee sono una grave complicanza derivante da ipertensione portale (pressione alta) causata da cirrosi epatica.

Quali sintomi accompagnano la comparsa di feci nere?

Le feci nere possono essere accompagnate da altri sintomi, che variano a seconda della causa principale. I sintomi e segni che possono accompagnare le feci nere includono:

  • dolore addominale;
  • gonfiore addominale;
  • cambiamento delle abitudini intestinali;
  • diarrea;
  • indigestione;
  • sintomi simil-influenzali ;
  • feci maleodoranti;
  • nausea e vomito;
  • scarso appetito;
  • malessere generale;
  • astenia;
  • dolore rettale o sensazione di bruciore;
  • perdita di peso imprevisto.

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Come avviene la diagnosi delle feci nere?

La causa a monte delle feci nere generalmente viene diagnosticata dal medico tramite anamnesi, esame oggettivo e vari test di laboratorio e di diagnostica per immagini. Questi test possono includere:

  • radiografie;
  • ecografie;
  • esami del sangue;
  • esami delle feci;
  • ricerca di sangue nelle feci;
  • colonscopia;
  • gastroscopia;
  • cultura delle feci.

A quali trattamenti si deve ricorrere in caso di feci scure?

La cura varia in base alle cause che hanno generato il problema, quindi può essere farmacologica, chirurgica o di altro genere, a seconda dei casi.

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Feci nere nei bambini e neonati

E’ possibile che le feci assumano questa colorazione per una assunzione eccessiva di ferro, se il bambino si è alimentato con molte verdure. Se la colorazione invece è del tutto nera allora è necessario far visitare subito il bambino dal pediatra perché ciò potrebbe essere sintomo di sanguinamento nel tratto digestivo alto ed il colore scuro essere determinato dalla presenza di sangue digerito. Se insieme alle feci si vedono invece piccole striature di sangue rosso vivo, la causa più frequente risiede in piccole ragadi o escoriazioni della mucosa anale, dovute all’espulsione di feci più dure; la mamma (o il pediatra) se ne accorge perché sono ben visibili attorno all’ano. Per evitarle, basta fare in modo di ammorbidire le feci, curando un’eventuale stitichezza; per lenire il fastidio, si possono applicare pomate cicatrizzanti, ad esempio a base di fitostimoline, oppure un po’ di pomata all’ossido di zinco che ha la funzione di proteggere la pelle al passaggio delle feci.

Quale contenitore sterile usare per l’esame delle feci?

In caso di un eventuale esame delle feci, per raccogliere e conservare correttamente il campione di feci da inviare in laboratorio, è necessario usare un contenitore sterile apposito, dotato di spatolina. Il prodotto di maggior qualità, che ci sentiamo di consigliare per raccogliere e conservare le feci, è il seguente: http://amzn.to/2C5kKig

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Patina bianca sulla lingua: da cosa può essere causata?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma LINGUA BIANCA IMPASTATA CAUSE PERICOLOSA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLa comparsa di una patina bianca sulla lingua può essere attribuita a varie condizioni e patologie.

Questo segno clinico si può riscontrare in corso di stati febbrili ed affezioni che inducono a respirare con la bocca aperta, come il raffreddore e le sindromi parainfluenzali. In tali contesti, le cellule superficiali della mucosa linguale si desquamano, depositandosi sul dorso e facendo apparire la lingua asciutta e ricoperta da un sottile strato biancastro.

Anche una mancanza fisiologica di saliva all’interno del cavo orale può produrre questa manifestazione.

La presenza di una patina bianca dalla consistenza simile a quella della ricotta è, invece, sintomo del mughetto (o candidosi orale), un’infezione provocata dal fungo Candida albicans. Questa condizione può essere favorita dall’indebolimento del sistema immunitario per affaticamento, stress o cure debilitanti (uso prolungato di cortisone, radioterapia e chemioterapici).

La patina bianca sulla lingua può indicare anche una scarsa igiene orale.

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Differenza tra caffeina e teina

MEDICINA ONLINE CUCINA RICETTA GELATO AL CAFFE FATTO IN CASA CUCINARE DOLCE FACILE VELOCEQual è la differenza tra caffeina e teina? Se il nostro palato sa bene quanto sia diverso bere un caffè che bere un tè, forse non possiamo dirci così certi della differenza che intercorre tra caffeina e teina. In realtà dovremmo parlare di una “falsa differenza” nel senso che caffeina e teina sono la stessa sostanza, hanno cioè formule chimiche identiche, solo che quando è stata fatta questa scoperta, ormai erano stati assegnati nomi diversi al principio attivo contenuto nel caffè così come nel tè. Una sostanza unica quindi, che viene comunemente chiamata in due modi diversi (caffeina o teina) a seconda che si trovi nei chicchi del caffè o venga estratta dalle foglie della piante del tè. Ma ciò non significa che tra caffeina e teina così intese, quindi tra caffè e tè, non ci sia proprio nessuna differenza.

Caffeina e teina. O meglio: caffeina o teina

Come detto teina e caffeina sono la stessa sostanza che ha nomi diversi. La caffeina è la sostanza psicoattiva più consumata nel mondo, usata sia per scopo alimentare-ricreativo che medico-farmacologico. Se non c’è differenza di formula chimica, c’è però differenza a livello quantitativo tra la caffeina contenuta in una tazza di caffè e quella contenuta in una tazza di tè. Una tazzina di caffè espresso può contenere fino a 80 mg di caffeina, mentre una tazza di tè circa 30-40 mg di caffeina (considerando 2-3 minuti di infusione). Ciò detto si dovrebbe parlare dunque propriamente non di caffeina e teina ma di caffeina altrimenti detta teina. Ma che cos’è in dettaglio la caffeina? Si tratta di una sostanza della famiglia degli alcaloidi naturali, presente non solo nei chicchi di caffè e nelle foglie del tè ma in diverse altre piante, come quella del cacao e del guaranà ad esempio. A temperatura ambiente la caffeina/teina si presenta come un corpo solido bianco e senza odore. La sostanza è notoriamente uno stimolante del sistema nervoso centrale, contrasta la sonnolenza, rende più lucidi e oltre a essere usata in ambito alimentare per produrre caffè, tè, cola, caramelle o bevande energetiche è usata anche in medicina.

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Proprietà del tè e del caffè

Il tè, se preso liscio, senza zucchero o altro, è una bevanda che non ha quantità apprezzabili di grassi o carboidrati, per un valore energetico praticamente nullo. Il tè contiene anche magnesio, calcio, zinco e un’elevata quantità di polifenoli (sostanze naturali prodotte dal metabolismo secondario dei vegetali) che hanno importanti effetti farmacologici visto che gli studi scientifici assegnano loro proprietà antiossidanti. Il tè è tra le principali fonte di polifenoli alimentari. Il caffè, se preso senza esagerare, ha un blando effetto diuretico ma anche digestivo (perché aiuta la secrezione salivare, gastrica e biliare). Preso a piccole dosi il caffè rallenta il battito cardiaco, provoca dilatazione coronarica e broncodilatazione. Valido alleato se si deve stare svegli e attivi, il caffè ravviva l’intera attività psicomotoria. Non bisogna però esagerare perché può provocare acidità di stomaco, esofagite e reflusso gastroesofageo, specie se preso spesso a digiuno. E ancora insonnia, tachicardia e ipertensione.

La quantità giusta di caffeina giornaliera

Secondo gli studi medico-epidemiologici la dose “sicura” di caffeina giornaliera, per evitare di incorrere in effetti collaterali, si aggira sui 300 mg: “in tazze” fanno qualcosa come tre tazzine di caffè espresso o 6 tazze di tè circa. Ovviamente bisogna tenere presente anche l’effetto cumulo nel senso che la caffeina può essere assunta non solo bevendo tè e caffè ma anche, ad esempio, sorseggiando una tazza di cioccolata calda o tramite bevande contenenti cola piuttosto che guaranà.

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Il pollo e la carne bianca fanno ingrassare o dimagrire?

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Ma cosa intendiamo per carne bianca?

Nell’opinione comune si identifica con quella del pollame da cortile. In realtà è “bianca” la carne degli animali giovani e quindi in questa denominazione generica rientrano vitello, capretto, agnello, maiale, pesci, coniglio, oltre al pollame. Vediamo come orientarci.

Cosa preferire? Per la nostra dieta sceglieremo i vari tipi di pollo, il coniglio, il tacchino, da alternare con il pesce.

Cosa escludere? Escluderemo l’anatra e l’oca, che pur essendo pollame, per loro caratteristiche rientrano tra la carne rossa. Da evitare il cappone, anche se le sue carni sono definite bianche. Trattandosi di un giovane gallo castrato e ingrassato ha una caratteristica pericolosa: il grasso si accumula all’interno della massa muscolare e non è possibile “separarlo”, cosa che invece possiamo fare con l’altro pollame.

Cosa mangiare saltuariamente? Teniamo per un uso saltuario capretto, agnello, maiale giovane e vitello: anche se sono carne bianca, hanno più grasso di quella del pollo.

I vantaggi della carne bianca:

  • Sazia senza ingrassare: il rapporto tra le calorie che apporta (poche) e il senso di sazietà che fornisce è uno dei più alti.
  • Fornisce le proteine meglio assimilabili: la carne bianca ha una sequenza di amminoacidi che consente il miglior assorbimento intestinale.
  • Contiene il triptofano, precursore dei neurotrasmettitori del benessere.
  • Mantiene i tessuti sodi anche quando si dimagrisce. Ricca di proteine nobili, la carne è preziosa per il ricambio proteico dei muscoli, serve a costruirli e a conservarli sodi durante i dimagrimenti.
  • Rinnova i tessuti e contribuisce alla formazione di enzimi e anticorpi.
  • È ben digeribile, grazie al basso contenuto di tessuto connettivo, di grassi e al ridotto diametro delle fibre muscolari. Ciò consente una rapida azione dei succhi gastrici. È più facile dimagrire se si digerisce meglio.
  • Altro vantaggio della carne bianca è che tutti i grassi che contiene sono concentrati nella pelle e nel sottopelle, dove sono separati dal resto. Prima di cuocerla è opportuno levare dunque questo grasso visibile togliendo la pelle.

Dimagrire con la formula vincente della carne bianca
Ecco il piano dietetico per ottenere il massimo effetto dimagrante. Segui i consigli sulle dosi e cucinala in modo light ma saporito. Otterrai una veloce perdita di peso, ben un chilo a settimana, conservando una perdita di peso.

100g di carne bianca 4 o 5 volte a settimana

  • Accompagnala possibilmente con almeno 250 g di verdure crude o cotte.
  • Uniscila a 80 g di riso pilaf oppure di polenta, orzo, farro, cous cous due volte a settimana, meglio se a mezzogiorno. Usala come piatto unico, dietetico e saziante.
  • Consumala insieme a 100 g di legumi una volta a settimana, per esempio spezzatino di pollo o coniglio con piselli.
  • Nei giorni in cui non mangi carne, la tua quota di proteine sarà data dal pesce (che è ancora “carne bianca”).

Il resto del tuo programma alimentare è libero, ricordati però di non mangiare dolci e fritti e di non condire troppo gli alimenti.

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Lo staff di Medicina OnLine

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