Voglio morire: ecco i consigli per convincerti a non suicidarti

MEDICINA ONLINE SUICIDIO SENZA DOLORE COME SUICIDARSI HELP AIUTO MANI TRISTE PAURA ANSIA DEPRESSIONE ANZIANI OSPEDALE SUPPORTO AMICO LE ALI DELLA LIBERTA PISTOLA SHOOT GUN WALLPAPERSoprattutto durante l’adolescenza o nei momenti più stressanti della vita, avere ogni tanto dei pensieri suicidari non è una cosa così rara. Se però ti sei accorto, magari in seguito ad un periodo più difficile del solito, di pensare al suicidio un po’ troppo spesso, ecco alcuni consigli che ti potrebbero letteralmente salvare la vita.

Se hai intenzione di suicidarti IN QUESTO MOMENTO, chiama IMMEDIATAMENTE il numero verde della Samaritans Onlus 800 86 00 22 per ottenere aiuto. 

Se sei un adolescente, puoi anche chiamare il servizio Emergenza Infanzia del Telefono Azzurro al numero 114, oppure chiama il Telefono Amico al numero 199 284 284 o ancora accedi al servizio Mail@micaTAI disponibile sul sito http://www.telefonoamico.it/.

Telefona ad un amico

Informalo del tuo stato d’animo e che hai bisogno del suo aiuto. Chiedigli di parlarti delle tue qualità e dei tuoi punti di forza o di ripensare ai momenti divertenti trascorsi insieme. Scegli un amico di cui pensi di poterti fidare.

Evita di rimanere da solo

Non sparire dalla vista di amici o parenti. Se non c’è nessuno che possa tenerti d’occhio, vai al pronto soccorso per non restare da solo. Se frequenti un gruppo di sostegno, rivolgiti agli altri membri per ottenere da loro un supporto speciale in quanto esperti del momento che stai attraversando e delle modalità di intervento. Ricorri all’aiuto di uno psicologo, uno psicoterapeuta o uno psichiatra. Le persone che tentano il suicidio soffrono molto probabilmente di un grave disturbo mentale (ad esempio la depressione), per il quale possono sottoporsi a una cura.

Cura la depressione

Se il desiderio di suicidarti insorge a seguito di un evento in particolare che ti ha fatto cadere in uno stato depressivo, ad esempio la fine di una relazione, la perdita del lavoro o il sopraggiungere di una disabilità, ricorda che la depressione può essere curata, soprattutto se è riconducibile a determinati eventi scatenanti. Consulta uno psicologo, uno psicoterapeuta o un medico psichiatra: non avere alcun timore a raccontargli i tuoi propositi e – qualora dovesse somministrarti un farmaco – non aver timore ad assumerlo per paura di essere considerato “pazzo”.

Leggi anche: Depressione maggiore e minore, suicidio, diagnosi e cura: fai il test e scopri se sei a rischio

Parla con una guida spirituale

Se sei credente e hai la possibilità di rivolgerti a una guida spirituale, prova a confidarti con questa persona. Alcuni preferiscono parlare con una guida spirituale piuttosto che con un professionista esperto in psicologia. I ministri di culto vengono educati a prestare soccorso alle persone bisognose, incluse quelle disperate con tendenze suicide. Se credi in tutto questo, una guida spirituale può aiutarti ad alleviare la sofferenza offrendoti una nuova prospettiva e presentandoti degli aspetti su cui riflettere.

Trova un gruppo di sostegno

Esistono gruppi di sostegno, sia online che nella tua città, in cui poter trovare conforto attraverso il dialogo con altre persone con tendenze suicide o che hanno tentato il suicidio. Per trovare un gruppo di sostegno puoi rivolgerti al tuo psicologo, psicoterapeuta o psichiatra che saprà darti ulteriori informazioni, altrimenti verifica su Internet la presenza di simili realtà nel tuo territorio. Chiedi aiuto alle persone che ti capiscono. È importantissimo ricordare che non sei solo, a prescindere dal motivo che ti spinge a pensare al suicidio. Rivolgiti alle persone che ti sono vicine, che capiscono quello che provi e che vogliono aiutarti.

Leggi anche: Cosa si prova a morire annegati, dissanguati, decapitati…

Sbarazzati degli oggetti potenzialmente pericolosi

Se hai il pensiero di suicidarti, fai in modo che sia difficile attuarlo togliendo di mezzo qualsiasi oggetto adatto allo scopo. Potrebbero essere oggetti di questo tipo: armi da fuoco, coltelli, corde o farmaci. Se non puoi gettare via i medicinali per motivi di salute, lasciali in custodia a un familiare fidato o ad un amico che possa somministrarteli secondo prescrizione.

Fai una lista delle cose e persone che ami

Metti per iscritto qualsiasi cosa ti venga in mente in grado di riempirti di gioia o il cui ricordo è associato a sentimenti di felicità e amore. Potrebbero essere i tuoi familiari, il tuo cane o il tuo gatto, il tuo sport preferito, lo scrittore che ti appassiona di più, i film più amati, il cibo che ti ricorda quando eri piccolo, un luogo in cui ti senti a casa, le stelle, la luna, il sole. Se ti fa stare bene, scrivilo. Non dimenticare di inserire le cose che ami di te stesso. Annota le qualità che ti distinguono, incluse quelle relative all’aspetto fisico, al carattere e così via. Prendi nota degli obiettivi che hai conseguito. Metti per iscritto i traguardi di cui sei orgoglioso. Non dimenticare di includere le tue ambizioni future. Scrivi dove speri di trascorrere la tua esistenza, i tuoi progetti, la professione in cui vuoi cimentarti, i figli che potresti avere, il compagno di vita che potresti incontrare. Pensa a quanto starebbero male le persone che ami, alla notizia del tuo suicidio.

Leggi anche: Per quali motivi una persona potrebbe desiderare di morire?

Elenca delle attività positive che possano distrarti

In passato, che cosa ti ha aiutato a decidere di non suicidarti? Scrivilo. Qualsiasi distrazione è positiva se riesce ad allontanarti dalle circostanze in cui puoi farti del male. Avere a portata di mano una lista delle cose da fare quando la mente è troppo confusa per ricordarle potrà rivelarsi molto utile in futuro. Ecco alcune idee:

  • Telefona ad un amico o ad un parente con cui parlare.
  • Consuma un pasto che ti piace particolarmente.
  • Suona uno strumento musicale.
  • Cucina un dolce.
  • Ascolta musica.
  • Scrivi una poesia o una canzone.
  • Vai a fare una passeggiata o pratica dell’esercizio fisico.
  • Dipingi.
  • Leggi un libro.
  • Guarda un film di genere commedia.

Fai una lista delle persone da chiamare

Includi il nome e il numero di telefono di almeno cinque contatti, nel caso qualcuno di loro non fosse reperibile nel momento del bisogno. Inserisci amici, parenti e conoscenti disposti a rispondere al telefono e fornire assistenza. Inserisci i nomi di psicologi di fiducia, psichiatri, altri professionisti della salute che conoscono il tuo caso, membri del gruppo di sostegno ed altre figure di cui ti fidi. Appuntati il numero di telefono dei servizi di prevenzione del suicidio.

Leggi anche: Suicidio: i segnali per capire chi si vuole suicidare

Elabora un piano di sicurezza

Il piano di sicurezza è un programma da leggere attentamente e seguire alla lettera non appena compaiono i pensieri suicidi. Questo programma è un elenco, realizzato su misura e nel momento in cui si è ancora razionali, delle attività che devi svolgere per impedirti di compiere un gesto pericoloso o fatale. Quando hai dei pensieri suicidi può essere difficile distrarsi e concentrarsi su qualcosa di positivo, invece – se precedentemente hai elaborato un piano – quando compaiono i pensieri suicidi puoi ricorre subito a questo piano di sicurezza ed iniziare a seguire la lista un punto alla volta. Porta a termine ogni passaggio indicato sulla lista finché non ti senti fuori pericolo. Ecco un esempio di piano di sicurezza ad 8 punti:

  1. Devo leggere la lista delle cose che amo. Devo ricordarmi delle cose che, fino a questo momento, mi hanno salvato dal suicidio.
  2. Devo leggere la lista delle distrazioni positive. Devo allontanarmi dai miei stessi pensieri svolgendo qualsiasi altra attività.
  3. Devo leggere l’elenco delle persone a cui posso telefonare. Devo chiamare la prima persona sulla lista e parlarle. Se questa persona non risponde, devo continuare a chiamare la seconda persona della lista e così via finché non riesco a mettermi in contatto con qualcuno che possa stare al telefono per tutto il tempo necessario.
  4. Devo rimandare il suicidio e rendere sicuro l’ambiente domestico. Devo promettere a me stesso che aspetterò almeno 48 ore. Nel frattempo, devo sbarazzarmi di pillole, oggetti contundenti e altri strumenti che potrebbero attentare alla mia sicurezza e devo parlare del mio progetto con persone di cui mi fido.
  5. Devo chiamare qualcuno che venga a stare con me. Se non può venire nessuno, devo chiamare il mio psicoterapeuta, il mio medico o il numero di emergenza 112.
  6. Devo recarmi in un luogo in cui mi sento al sicuro, ad esempio a casa dei miei genitori, di un amico o in un centro ricreativo.
  7. Devo andare al pronto soccorso. Devo raggiungere il più vicino ospedale o – se possibile – recarmi dal mio Medico di Medicina Generale (il “medico di famiglia”).
  8. Devo chiamare i servizi di emergenza. Devo prendere subito un telefono e chiamare il Numero Unico per le Emergenze 112.

Quello che provi in questo momento è molto probabilmente passeggero

Quando stai valutando seriamente la possibilità di suicidarti è difficile pensare a delle soluzioni alternative ai tuoi problemi. Un modo per provare a fare marcia indietro e valutare altre possibili soluzioni ai problemi è ricordare a te stesso che non hai sempre avuto nella tua vita dei pensieri suicidi e che non ne avrai per sempre in futuro. Tutti i sentimenti sono – per loro natura – spesso fugaci e variano col tempo: i sentimenti ed i pensieri suicidi passeranno, proprio come la fame, la tristezza, la stanchezza e la collera. L’evento che ti sta spingendo a questi pensieri (un rifiuto sentimentale, un lutto, un licenziamento, il fatto di essere rimasti indietro con gli esami universitari, l’aver mentito ai propri genitori…) sono tutte situazioni che possono essere affrontate, seppur con difficoltà, e superate o quantomeno metabolizzate. Il tempo è capace di curare o alleggerire (quasi) tutte le ferite. Se non riesci a individuare delle soluzioni alternative perché hai semplicemente voglia di morire, prova a ricordare tutto questo.

Rimanda i tuoi progetti

Fai del tuo meglio per tornare sui tuoi passi e – se sei davvero deciso a farla finita – rimanda qualsiasi piano tu abbia in mente per almeno 48 ore, tempo in cui potrai fermarti a pensare razionalmente all’assurdità dei tuoi progetti. A prescindere da quello che vuoi fare, non farlo adesso. Ripeti a te stesso che, se sei arrivato fino a questo punto, puoi concederti altri due giorni per riflettere sulla situazione. Due giorni non sono niente, se consideri la posta in gioco. Durante questi due giorni avrai il tempo di pensare, riposare e trovare il modo di convincerti che esistono altre possibilità per liberarti dal dolore che ti attanaglia.

Valuta altri modi per risolvere i tuoi problemi

Pensa a tutte le risorse che ti possono aiutare a raggiungere l’obiettivo. Hai bisogno che qualcuno ti aiuti? Metti in pratica questo piano alternativo. Ad esempio, se stai pensando al suicidio perché non hai più un soldo, potresti provare a chiedere un prestito a un amico o a un parente. Attieniti al piano elaborato per tutto il tempo necessario. Se il primo tentativo di raggiungere l’obiettivo in modo sano non va a buon fine, prova con qualcos’altro. Ricorda che non sempre si raggiunge un obiettivo all’istante. Potrebbe volerci del tempo. Se soffri di una grave depressione, questo tipo di approccio orientato agli obiettivi potrebbe non essere la soluzione migliore perché chi ne soffre ha la tendenza a rimuginare e una debole attitudine a risolvere i problemi.

Consigli finali

Di seguito riporto altri consigli sparsi per aiutarti a superare questo momento.

  • Se sei in cura con psicofarmaci (ad esempio antidepressivi o ansiolitici o stabilizzatori dell’umore), assumili sempre rispettando le indicazioni del medico: non interrompere mai l’assunzione dei medicinali senza aver prima consultato il dottore.
  • Partecipa a tutti gli incontri programmati di psicoterapia. Se necessario, chiedi ad una persona fidata di accompagnarti ogni settimana per sentirti ulteriormente in obbligo.
  • Contatta la Samaritans Onlus, il Servizio per la Prevenzione del Suicidio o il Telefono Amico per avere informazioni sui gruppi di sostegno online o nel tuo territorio. Potresti addirittura trovare dei gruppi più adatti alle tue esigenze, ad esempio gruppi riservati solo agli adolescenti.
  • Consulta il sito del Ministero della Salute per informazioni sulle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale.
  • Se non esistono gruppi di sostegno per il suicidio o la depressione nella tua zona, rivolgiti a uno specialista o al personale dell’ospedale più vicino per conoscere eventuali gruppi di sostegno da loro gestiti o sapere come trovarne uno. Inoltre, puoi visitare uno dei siti web che offrono psicoterapia online.
  • Se sei a conoscenza di un amico/a che vuole suicidarsi, anche se sei nel dubbio avverti IMMEDIATAMENTE i tuoi genitori (se sei minorenne) e le forze dell’ordine.

Testi consigliati

Alcuni libri sull’argomento che troverai molto interessanti:

Se hai spesso idee suicidarie, non riesci a trovare una “via d’uscita” ai tuoi problemi o credi di soffrire di depressione, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riusciremo insieme a risolvere il tuo problema.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Arresto cardiaco: conseguenze, cause, coma, terapia, cosa fare

MEDICINA ONLINE ELETTROCARDIOGRAMMA ECG ESAME ONDE ONDA P T U COMPLESSO QRS TRATTO INTERVALLO RR INTERPRETAZIONE SIGNIFICATO CUORE IMPULSO ELETTRICO NODO SENO ATRIALE SETTO ATRIO VENTRICOLO TORACE AORTA VENA ARTERIACon “arresto cardiaco” (anche chiamato “arresto cardiocircolatorio”) si intende un gravissimo ed improvviso deficit delle funzionalità del cuore, che cessa improvvisamente di battere in modo efficace e di conseguenza interrompe la sua azione di pompaggio del sangue in tutto il corpo, mettendo a rischio la vita stessa del paziente. L’arresto cardiaco si può verificare in caso di traumi, ad esempio un forte trauma toracico in un incidente stradale, o in caso di svariate patologie.

Quando si verifica un arresto cardiaco?

Un arresto cardiaco si verifica in caso di importanti alterazioni del ritmo cardiaco:

  • asistolia;
  • fibrillazione ventricolare;
  • tachicardia ventricolare senza polso;
  • attività elettrica senza polso o pulseless electrical activity (PEA).

Quali sono le cause di un arresto cardiaco?

Le cause di arresto cardiaco possono essere:

  • cardiache (le più frequenti, spesso determinate da cardiopatia ischemica causata da ostruzione delle arterie coronarie)
  • non cardiache.

Le cause non cardiache sono meno frequenti rispetto alle cardiache. Le non cardiache possono essere di due tipi:

  • non cardiache meccaniche (tamponamento cardiaco, embolia polmonare, pneumotorace iperteso…);
  • non cardiache anossiche (struzione delle vie aeree, eventi neurologici…).

A cosa porta un arresto cardiaco?

I tessuti corporei e cerebrali, durante un arresto cardiaco, non sono più perfusi da sangue ed ossigeno: questo comporta una veloce perdita di coscienza e delle capacità respiratorie. Un arresto cardiaco è così grave che, se non si interviene immediatamente con la rianimazione cardiopolmonare e con un defibrillatore, nel giro di pochissimi minuti provoca dei danni permanenti al cervello e la morte della persona colpita.

Sintomi e sintomi premonitori di un arresto cardiaco

L’insorgenza dell’arresto cardiaco è spesso istantanea, senza segni clinici o sintomi premonitori. In alcuni casi il paziente può avvertire una sintomatologia riferibile alla condizione clinica che è causa dell’arresto: palpitazioni, vertigini, dispnea, dolore toracico. L’obiettività in corso di arresto cardiaco è caratterizzata dall’assenza del polso centrale (carotideo), dalla perdita di coscienza, e da una serie di segni clinici che compaiono dopo un lasso di tempo variabile:

  • midriasi,
  • pallore,
  • cianosi cutanea,
  • respiro agonico,
  • incontinenza sfinterica,
  • rilassamento della muscolatura scheletrica.

L’evoluzione dell’arresto cardiaco verso il coma e la morte biologica irreversibile dipende in maniera critica dal tempo che intercorre tra l’evento primario e la messa in atto delle manovre assistenziali. Il cervello è molto sensibile all’anossia derivante dall’arresto di circolo: in pochi secondi si ha perdita di coscienza, mentre dopo circa 4 minuti si hanno danni irreversibili. Il cuore è meno sensibile, ma anche l’attività cardiaca va deteriorandosi nel giro di qualche minuto; la tachicardia ventricolare senza polso (TV-senza polso) e la fibrillazione ventricolare (FV), che sono in genere i ritmi di esordio dell’arresto cardiaco da ischemia miocardica, decadono in qualche minuto a FV a basso voltaggio, e infine ad asistolia: se la rianimazione cardiopolmonare non portasse alla ripresa dell’attività elettrica cardiaca, in pochi minuti si giungerebbe alla morte biologica.

Terapia: cosa fare in caso di arresto cardiaco?

Il successo delle manovre mediche applicate a un paziente in arresto cardiaco è correlato in maniera significativa al tipo di ritmo inizialmente rilevato dal defibrillatore (il cosiddetto ritmo di presentazione). I ritmi di presentazione si possono schematicamente classificare in due categorie:

  • ritmi defibrillabili (tachicardia ventricolare-senza polso e fibrillazione ventricolare);
  • ritmi non defibrillabili (asistolia e pulseless electrical activity, o PEA).

Se il soccorritore si trova di fronte ad un ritmo TV-senza polso/FV, ha discrete probabilità che le manovre di rianimazione abbiano successo; se rileva un’asistolia, le probabilità di successo si abbassano. Oltre al massaggio cardiaco si sono recentemente sviluppate delle tecniche rianimatorie con sistemi meccanici (speciali corpetti da apporre sul torace del paziente), che permettono un prolungamento della rianimazione sino all’arrivo in pronto soccorso.
La defibrillazione permette la cardioversione, cioè un ritorno ad un ritmo cardiaco sinusale (normale) e può essere effettuata con un defibrillatore esterno (se il soggetto non possiede un defibrillatore interno ICD) o – in casi limitati – con pugno precordiale.
La defibrillazione, se attuabile, deve avvenire nel minor tempo possibile dall’arresto cardiaco; si ritiene che per ogni minuto trascorso le probabilità di successo decadano del 7-10%. Inoltre, alcuni fattori possono intervenire riducendo le probabilità di successo, ad esempio l’ipotermia, l’ipossia, l’acidosi e l’elevata impedenza toracica.

I tempi di intervento sono importanti

Il tempo massimo per intervenire in modo efficace su un arresto cardiaco è al massimo 10 minuti; ogni minuto perso equivale a una riduzione della sopravvivenza del 7-10%. Il tempo per cardiovertire un arresto cardiaco e “resuscitare” il paziente, prima che i danni al cervello siano irreversibili, è correlato all’efficacia della rianimazione cardiopolmonare.

IMPORTANTE: In caso vi ritroviate di fronte ad un probabile arresto cardiaco e non avete né nozioni di rianimazione, né defibrillatori esterni semiautomatici/automatici, non perdete neanche un secondo e chiedete IMMADIATAMENTE soccorso medico. Un minuto in più od in meno fanno letteralmente la differenza tra la vita e la morte del paziente.

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Il defibrillatore non funziona: muore a 51 anni per un infarto

MEDICINA ONLINE DEFIBRILLATORE CARDIOVERSIONE SPONTANEA ELETTRICA CON SHOCK FARMACOLOGICA FARMACI URGENZA EMERGENZA MASSAGGIO CARDIACO ARRESTO RESPIRAZIONE BOCCA RIANIMAZIONE FIBRILLATORE.jpgTragedia ieri 21 novembre in provincia di Pavia, domenica pomeriggio. Daniele Gatti,un commerciante di 51 anni, è morto stroncato da un infarto del miocardio nel suo negozio di abbigliamento in centro a Brallo di Pregola, Comune dell’Oltrepò. A soccorrerlo per primi sono stati il sindaco Christos Chlapanidas, che è anche il farmacista del paese, insieme a due volontari della Croce Rossa di Piacenza. Hanno preso il defibrillatore che si trova esposto fuori dal Municipio, ma il macchinario non ha funzionato, pur essendo usato da mani esperte.

Nel frattempo è stato chiamato il 118, è sopraggiunto l’elisoccorso e Gatti è stato portato a San Donato Milanese d’urgenza, ma per lui non c’è stato nulla da fare: è morto. Ora tutti i dubbi sono rivolti a quel defibrillatore che gli avrebbe salvato la vita, se solo avesse funzionato. Eppure, come confermato dai soccorritori, lo strumento è stato periodicamente sottoposto a controlli, l’ultimo pochi giorni fa, e non sono mai stati riscontrati problemi.

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Differenza tra cardioversione spontanea, elettrica e farmacologica

MEDICINA ONLINE DEFIBRILLATORE CARDIOVERSIONE SPONTANEA ELETTRICA CON SHOCK FARMACOLOGICA FARMACI URGENZA EMERGENZA MASSAGGIO CARDIACO ARRESTO RESPIRAZIONE BOCCA RIANIMAZIONE FIBRILLATORE.jpgCon cardioversione si intende è una particolare procedura che si esegue in campo medico quando un soggetto ha una aritmia, cioè una alterazione del ritmo cardiaco normale (ritmo sinusale), al fine di ripristinarlo evitando pericolose complicazioni che possono portare anche a decesso del paziente. La cardioversione può essere:

  • spontanea: quando l’aritmia si interrompe spontaneamente, entro poche ore dall’insorgenza;
  • non spontanea: quando l’aritmia NON si interrompe spontaneamente, in questo caso il personale sanitario deve intervenire al più presto per ripristinare il ritmo sinusale.

La cardioversione può essere effettuata in tre modi:

  • cardioversione meccanica: è una tecnica di defibrillazione meccanica manuale, caratterizzata dalla somministrazione di un pugno (pugno precordiale) sullo sterno all’altezza del cuore;
  • cardioversione farmacologica: vengono somministrati farmaci che hanno l’obiettivo di ripristinare il ritmo sinusale;
  • cardioversione elettrica: si tenta di ripristinare il ritmo normale tramite l’erogazione di impulsi elettrici, che vengono somministrati tramite defibrillatore esterno o interno (ICD), a tal proposito leggi: Differenza tra pacemaker e defibrillatore ICDI dubbi su pacemaker e ICD: carica, impulsi, cellulare, banca ed aereo

Cardioversione con pugno precordiale

L’operatore somministra il pugno precordiale sullo sterno all’altezza del cuore, ritirando immediatamente la mano (non lasciandola posata sul torace del paziente). L’energia meccanica impressa dal pugno dovrebbe convertirsi in energia elettrica sufficiente per una cardioversione. Questa manovra va effettuata in caso di arresto cardiaco ove non sia disponibile un defibrillatore, cioè in situazioni di emergenza estrema. In rari casi ha effettivamente permesso di convertire la fibrillazione ventricolare o la tachicardia ventricolare in un ritmo cardiaco efficace, ma più frequentemente non ha alcuna efficacia o addirittura può causare una conversione opposta, provocando in ultimo un’asistolia che aggrava ulteriormente la situazione.

Cardioversione tramite farmaci

Questo procedimento comporta una relativa latenza di effetto, cioè prevede che tra la somministrazione del farmaco e la scomparsa dell’aritmia intercorra un certo periodo di tempo. Pertanto viene riservato alle aritmie ben tollerate, o per la benignità dell’aritmia stessa, o per le buone condizioni fisiche del paziente. Il farmaco, scelto in funzione del meccanismo che sostiene l’aritmia, può essere somministrato per via orale o per iniezione endovenosa, secondo dosaggi prestabiliti.

Cardioversione elettrica

Soprattutto nei casi in cui l’aritmia è pericolosa per la vita (ad esempio nella fibrillazione ventricolare che si verifica nell’arresto cardiaco) perché produce una grave compromissione emodinamica, alla cardioversione farmacologica si preferisce quella elettrica, estremamente rapida ed efficace in molti casi per interrompere il malfunzionamento cardiaco, che se protratto porterebbe al decesso del paziente. Il ripristino del normale ritmo sinusale è determinato dall’applicazione di uno stimolo elettrico, che ha un effetto virtualmente immediato. Come già prima accennato, gli impulsi elettrici vengono somministrati in due modi, tramite:

  • defibrillatore esterno: viene somministrata una scarica elettrica singola molto intensa, che può essere somministrata nuovamente se il ritmo sinusale non è stato ripristinato. In questo caso si parla di cardioversione con shock, quella che siamo abituati a vedere nei film quando c’è una urgenza medica;
  • defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD): è un dispositivo elettrico utilizzato nei pazienti a più alto rischio di morte cardiaca improvvisa, ad esempio chi soffre cronicamente di aritmie o nei pazienti con Wolff-Parkinson-White. L’ICD viene impiantato chirurgicamente sottocute nella regione pettorale, preferibilmente a sinistra, posizionando gli elettrodi negli atri e nei ventricoli per via transvenosa.L’uso si fonda sulla generazione di piccoli impulsi elettrici ripetitivi in grado non solo di eseguire una defibrillazione efficace nel 95% dei casi, ma anche di fornire una stimolazione cardiaca bicamerale fisiologica e di monitorare a distanza l’attività ritmica del cuore discriminando tra aritmie sopraventricolari e aritmie ventricolari.

Cardioversione con shock ed anestesia

Nella pratica comune, la scarica elettrica somministrata con defibrillatore esterno, può venire applicata in modo sincronizzato con l’attività ventricolare del paziente, come ad esempio per la fibrillazione atriale persistente: in questo caso, visto che il paziente è cosciente e la scarica elettrica è estremamente fastidiosa, la procedura viene eseguita solo dopo aver effettuato una anestesia generale. Nei casi di emergenza invece, ad esempio in caso di fibrillazione ventricolare (arresto cardiaco) il paziente è già incosciente e la scarica viene somministrata in modo non sincronizzato e senza dover effettuare alcuna anestesia: in tal caso si parla di defibrillazione.

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Wolff-Parkinson-White: nei bambini, rischi, sport, morte improvvisa

MEDICINA ONLINE KIDS PLAY FOOTBALL CALCIO SOCCER ALLENAMENTO PALLONE SPORT DOPING ADOLESCENTE MIGLIORE PUBERTA SVILUPPO ETA EVOLUTIVA CONSIGLIO SQUADRA SALUTE FORZA MEDICO DELLO SPORT VISITA AGONISTICOLa Sindrome di Wolff Parkinson White (WPW, in lingua inglese “Wolff–Parkinson–White Syndrome”) è una patologia caratterizzata da anomala conduzione dell’impulso elettrico cardiaco e determinata dalla presenza di uno o più fasci atrio-ventricolari accessori, che possono dare origine ad episodi di tachicardia sporadica. La malattia, ad eziologia ancora non del tutto chiara, colpisce una persona su 450; nel 70% dei casi interessa i maschi, specie in giovane età, e può presentarsi sia in forma sporadica che famigliare ed essere silente dal punto di vista sintomatico. I neonati da genitori con la sindrome di WPW possono essere a maggior rischio di sviluppare la malattia come pure i neonati con altri difetti cardiaci congeniti.

Leggi anche: Come si muove l’impulso elettrico cardiaco nel cuore?

Sport e Wolff-Parkinson-White

Con la Sindrome di Wolff-Parkinson-White sia il bambino che l’adulto possono praticare sport, come ad esempio calcio e nuoto, ma è importante che si eseguano sempre i controlli medici. Importante valutazione si ha, oltre all’elettrocardiogramma standard e all’elettrocardiogramma sotto sforzo, anche  attraverso il SETE, cioè lo studio elettrofisiologico trans-esofageo, che trova una vantaggiosa applicazione in cardiologia dello sport

I rischi del Wolff-Parkinson-White

I soggetti con WPW, rispetto alla popolazione sana, hanno un maggior rischio di fibrillazione atriale, di aritmie ventricolari rapide e di arresto cardiaco, oltre ad una probabilità più elevata di morte cardiaca improvvisa.

Wolff-Parkinson-White e morte improvvisa

La sindrome di Wolff-Parkinson-White espone il soggetto ad un rischio maggiore di morte cardiaca improvvisa, rispetto alla popolazione sana. Se la presenza di sintomi nei pazienti con preeccitazioni ventricolari è un elemento predittivo di eventi avversi e impone quindi una terapia adeguata, come quella ablativa, non significa che l’assenza di sintomi identifichi necessariamente soggetti scevri da eventi avversi. In altre parole i soggetti sintomatici hanno un rischio più elevato di morte cardiaca improvvisa rispetto a quelli asintomatici, ma questi ultimi hanno comunque un rischio maggiore rispetto alla popolazione sana: secondo uno studio del prof. Carlo Pappone presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola e pubblicato su Circulation, anche i pazienti asintomatici sono infatti a rischio di sviluppare aritmie maligne.

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“È solo stress”, ma ha un aneurisma: muore un ragazza di 14 anni

MEDICINA ONLINE AMBULANZA URGENZA EMERGENZA PRONTO SOCCORSO OSPEDALE INCIDENTE STRADALE MORTE CHIRURGIA AUTO MEDICA STRADAPer i medici dell’Ospedale Pertini di Roma era solo stress ma, invece, si trattava di un aneurisma cerebrale: dopo un calvario di ore una 14enne è morta il 6 novembre scorso. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine, al momento contro ignoti, e procede per omicidio colposo.

La giovane si è sentita male intorno alle 8,30, pochi minuti dopo essere entrata a scuola, nel liceo classico Orazio, ed stata subito chiamata l’ambulanza che in codice giallo ha trasportato la ragazza all’ospedale Pertini. Lì la raggiunge la madre. La ragazza viene tenuta in osservazione per circa due ore; i medici dicono alla madre che è stress e solo dopo insistenze fanno una TAC dalla quale emerge l’aneurisma.

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Prima di domani (2017) spiegazione del finale del film: Sam muore?

MEDICINA ONLINE PRIMA DI DOMANI SPIEGAZIONE FINALE FILM 2017 Antes Que Eu Vá BEFORE I FALL Ry Russo-Young, con Zoey Deutch, Halston Sage, Logan Miller, Kian Lawley, Elena Kampouris.jpgPrima di domani (titolo originale “Before I fall”) regia di Ry Russo-Young, con Zoey Deutch, Halston Sage, Logan Miller, Kian Lawley, Elena Kampouris. Genere: drammatico, fantastico; USA, 2017. Uscito al cinema il 3 marzo 2017 negli Stati Uniti ed il 19 luglio 2017 in Italia.

Trama

Samantha è una normale liceale che un giorno si sveglia e crede di avere davanti a sé una giornata speciale, perché è il “giorno dei cupidi” nel suo liceo e perché lei e Rob, il suo ragazzo, hanno in programma una serata importante. La giornata è in verità molto più speciale di quel che crede perché si ripeterà uguale a se stessa, come per una sorta di scherzo del destino, finché Sam non capirà come viverla appieno, nel modo giusto.

Spiegazione del film e del finale (SPOILER)

“Prima di domani” non è certo il primo film in cui si verifica, per motivi più o meno spiegati, un “loop temporale” in cui il protagonista si ritrova a vivere lo stesso identico giorno più e più volte. Lo abbiamo visto nel film “Ricomicio da capo” del 1993 diretto da Harold Ramis ed interpretato dal grande Bill Murray; in “Edge of tomorrow” del 2014 con Tom Cruise, nel 2011 con “Wake up and die” di Miguel Urrutia e, recentemente, in “Auguri per la tua morte“. Che siano film di genere commedia, thriller o fantascienza pura, questo tipo di film sono solitamente accomunati da un particolare: il protagonista è una persona spesso pigra, superficiale, cinica ed avara di sentimenti che però, messa di fronte al ripetersi inesorabile ed insensato dello stesso giorno, si trasforma gradatamente in persona completamente diversa: coraggiosa, profonda ed aperta ai sentimenti ed ai bisogni di chi gli sta accanto… in una sola parola: migliore.
Anche nel caso di “Prima di domani“, la protagonista cambia progressivamente carattere in meglio durante questa inesorabile ripetizione, ma rispetto agli altri lungometraggi di questo genere c’è una profonda differenza: in tutti i film citati il loop finisce quando il protagonista compie determinate azioni “buone” ed il destino “decide” che la sua vita è meritevole di uscire dal loop, in Prima di domani invece, a dispetto del titolo, non c’è nessun domani: Sam alla fine della giornata, morirà. Il titolo inglese “Before I fall” tradotto significa “prima che io cada” ma può essere interpretato come “prima che io muoia” (una specie di mega spoiler inserito direttamente nel titolo!), ed in questo rende meglio del nostro “prima di domani”. Col titolo italiano quasi ci si aspetta che alla fine della giornata di Sam ci sia realmente, un domani, ma la realtà è che Sam, in ogni caso è destinata a morire: qualsiasi cosa faccia, quello che lei sta vivendo è il suo ultimo giorno di vita. Per lei non ci sono azioni buone che possano farla uscire (viva) dal loop. Ma allora per quale motivo sta rivivendo lo stesso giorno? Per aver la possibilità di cambiare – in meglio – la sua vita, prima di morire.

La possibilità di cambiare le cose prima della sua morte

Nelle ultime scene Sam rincorre Juliet (la ragazza che si vuole suicidare gettandosi su una auto) e cerca di aiutarla facendole capire che il suicidio non è la soluzione e quando la ragazza corre verso il ciglio della strada, Sam la salva venendo travolta al suo posto da un camion, morendo. In quel momento si scopre il motivo del perché Sam vivesse sempre la stessa giornata: le era stata data l’opportunità di modificare l’ultimo giorno della sua vita, cambiando atteggiamento nei confronti dei genitori, godendosi il rapporto con la sorellina, capendo quanto volesse bene alle sue amiche e quale fosse il ragazzo davvero giusto per lei, Kent, ed infine, far capire ad una povera ragazza bullizzata, Juliet, quanto fosse preziosa la vita e salvandole la vita. Nel finale mentre Juliet ringrazia Sam per averla salvata, l’anima della ragazza la guarda, affermando di essere stata Juliet colei che l’ha salvata, dandole la possibilità di “mettere a posto la sua vita” prima di morire. Il destino ha fatto ripetere a Sam l’ultimo giorno della sua esistenza per questo motivo, ed ora che ha rimesso le cose a posto, la ragazza può morire in pace.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Morire di dolore dopo la perdita del coniuge: ecco perché accade

Depressed elderly womanDopo molti anni di matrimonio vissuti uno al fianco dell’altra, è estremamente duro andare avanti da soli. La casa così grande e silenziosa, il letto vuoto e freddo e nessuno che ti sorride al mattino. Così, molto spesso quando un’anziano muore, poco tempo si verifica il decesso anche dell’altro coniuge. Una storia tanto triste che ora però, grazie a un nuovo studio dell’Università di Birmingham, acquista anche delle ragioni scientifiche. La ricerca, pubblicata sulla rivista Immunity and Ageing sostiene che con la vecchiaia si altera il modo in cui il nostro sistema immunitario reagisce al dolore e al lutto. Sembra infatti che il dolore possa influenzare il nostro sistema immunitario tramite gli ormoni dello stress.

I ricercatori sono partiti dalla constatazione che i giovani sono più resistenti al dolore, mentre le persone anziane si ammalano più facilmente. Così hanno studiato le reazioni di 41 persone di circa 30 anni e di 52 settantacinquenni. Alcuni di loro avevano provato un grande dolore altri invece no. Gli scienziati hanno misurato l’effetto del lutto sulla funzione dei neutrofili (un tipo di globuli bianchi fondamentali per combattere le infezioni ) sul cortisolo, il cosiddetto ‘ormone dello stress’ e sul deidroepiandrosterone solfato (DHEAS), un ormone maschile chiamato ‘ormone della giovinezza’.

Le analisi hanno mostrato che i partecipanti anziani che avevano vissuto un lutto, avevano una bassissima funzione immunitaria, alti livelli di ormone dello stress e la funzione dei neutrofili più debole rispetto al gruppo dei giovani. Questo si traduce nel fatto che gli anziani che hanno vissuto un grande dolore hanno maggiori probabilità di avere un sistema immunitario compromesso. “La ragione è che gli anziani hanno già un sistema immunitario invecchiato e quindi meno in grado di rispondere a nuovi patogeni” spiega l’autore dello studio Anna Phillips, ricercatore in medicina comportamentale presso l’Università di Birmingham. “Abbiamo bisogno di ormoni bilanciati per mantenere il nostro sistema immunitario sotto controllo, ma dopo i 30 anni la quantità di DHEAS che produciamo inizia a diminuire. Gli anziani che hanno partecipato allo studio avevano infatti il 20% di DHEAS in meno rispetto alla quantità che avevano in gioventù” afferma Phillips.

Lo studio rivela infine che l’interazione tra dolore e ormoni dello stress sul sistema immunitario potrebbe spiegare la morte a breve distanza del partner che rimane da solo. “Tutti conosciamo storie di qualche anziano che muore e l’altro coniuge, perfettamente sano, se ne va poco dopo. Con lo stress da lutto i neutrofili smettono di funzionare bene, e può succedere che se l’anziano vive un trauma (come una caduta o una broncopolmonite) diventi più sensibile a nuove infezioni”.

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