Differenza tra anemia e leucemia

MEDICINA ONLINE SISTEMA IMMUNITARIO IMMUNITA INNATA ASPECIFICA SPECIFICA ADATTATIVA PRIMARIA SECONDARIA DIFFERENZA LABORATORIO ANTICORPO AUTO ANTIGENE EPITOPO CARRIER APTENE LINFOCITI BAnemie e leucemie sono entrambe malattie del sangue. Le anemie sono un gruppo di patologie caratterizzate dalla carenza di emoglobina e, indirettamente, dalla diminuzione dei globuli rossi che la contengono: in questi casi diventa insufficiente il trasporto di ossigeno alle cellule dell’organismo e, di conseguenza, anche la loro produzione di energia, con danni alla funzione del cervello, del cuore e della crescita corporea.

Le leucemie sono invece un gruppo di malattie tumorali gravi caratterizzate dalla crescita eccessiva di cellule del sangue, più frequentemente di globuli bianchi.

Anemie

Anemia è una parola di origine greca che significa “mancanza di sangue”, ma con essa in realtà si indica più precisamente la mancanza di globuli rossi (anche se dal punto di vista medico sarebbe più corretto parlare di riduzione dell’emoglobina). Queste cellule sono ripiene di emoglobina, una proteina che trasporta ossigeno dai polmoni a tutte le cellule dell’organismo per permettere loro di produrre energia. L’organismo di un adulto contiene in media più di un chilo di emoglobina: la mancanza di 500 grammi già provoca danni gravi all’organismo e nessuno può sopravvivere con meno di 300 grammi. Sono colpite soprattutto le cellule che hanno bisogno di grandi quantità di ossigeno, e quindi il cervello, il cuore e i muscoli, oltre che, nei bambini, tutte le cellule in crescita.

Quali situazioni causano anemia? La prima è ovvia: una ferita grave che taglia un’arteria importante provoca una grave emorragia. In altri tipi di anemia, invece, proprio i globuli rossi possono essere incapaci di produrre emoglobina: questo può essere dovuto a malattie ereditarie in cui sono alterati i geni responsabili della produzione di emoglobina. La talassemia, per esempio, è un’anemia ereditaria presente in Italia, soprattutto nella zona del delta del Po e in Sardegna. Alcuni individui sono portatori sani di questa malattia (non hanno la malattia ma possono trasmetterla) e sono eterozigoti, cioè possiedono nel proprio patrimonio genetico due copie diverse dello stesso gene, una delle quali è alterata. Se però concepiscono un figlio con un altro eterozigote, con una probabilità su quattro il bambino nascerà talassemico omozigote, vale a dire con entrambe le copie del gene alterate. È quindi opportuno che due persone che stiano per sposarsi, particolarmente se originarie di quelle regioni, sappiano se sono eterozigoti per la talassemia. Non è difficile saperlo, perché i globuli rossi anche nei portatori sani risultano più piccoli del normale.

Ci sono anche anemie dovute alla mancanza nel cibo di sostanze come il ferro e alcune vitamine necessarie all’organismo per fabbricare l’emoglobina. In questo caso i globuli rossi sono presenti, ma contengono poca emoglobina. In altre anemie, dette aplastiche, i globuli rossi sono troppo pochi, perché è danneggiato il midollo osseo che dovrebbe produrli. Questo succede nelle leucemie, ma anche quando l’ambiente è sottoposto a radiazioni ionizzanti ‒ come dopo esplosioni atomiche ‒ o è avvelenato da particolari sostanze tossiche.

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Leucemie

Leucemia è una parola composta che deriva dai due termini greci leukós “bianco” e aíma“sangue”: le leucemie sono infatti tumori che provocano la crescita disordinata di alcune cellule bianche del sangue.

Ogni anno in Italia circa ventimila persone si ammalano di leucemia. Per quale motivo le cellule normali del sangue, il cui ritmo di crescita è regolare, cominciano a crescere troppo in fretta? La causa di queste malattie è molto simile a quella dei tumori che colpiscono altre parti del corpo. A volte per opera di sostanze che inquinano l’ambiente, ma spesso anche per puro caso, si danneggia un gene responsabile di mantenere regolare la crescita di una cellula e aumenta la velocità con cui quella cellula si duplica.

I geni sono come un lungo tema di italiano che deve essere copiato e in questa copiatura ci scappa un errore. Quasi sempre il gene si danneggia perché si rompe il cromosoma su cui è posto e la malattia viene riconosciuta proprio guardando al microscopio i cromosomi rotti dei globuli bianchi. In quell’unica cellula che va di fretta altri geni vengono a loro volta copiati male e il ritmo di crescita di quella cellula aumenta ancora, fino a che diventa leucemica. Pensiamoci bene quando copiamo troppo in fretta i temi di italiano!

Perché è dannoso un numero eccessivo di cellule del sangue? Le cellule del sangue crescono nel midollo osseo e formano popolazioni diverse: globuli rossi, globuli bianchi (linfociti e granulociti) e piastrine, che sono responsabili di diverse funzioni, tutte importanti per l’organismo. Nel primo caso la leucemia colpisce solo una di queste popolazioni che, crescendo in modo eccessivo, riempie la cavità del midollo osseo e impedisce la crescita delle altre popolazioni. Nel secondo caso le cellule che diventano leucemiche, crescendo troppo in fretta, non hanno il tempo per raggiungere la maturazione definitiva e la capacità di funzionare come dovrebbero per svolgere il loro compito.

Dato che i globuli bianchi fanno parte del sistema immunitario e perciò sono responsabili delle difese dell’organismo contro batteri, virus e parassiti, le persone con la leucemia si ammalano facilmente di malattie infettive che si manifestano con febbre alta e continua. La mancanza di piastrine, che sono importanti per la coagulazione del sangue, causa frequenti emorragie. Mentre la mancanza di globuli rossi, come si è detto, provoca anemie.

Esistono diversi tipi di leucemie. Le leucemie acute cominciano d’improvviso, precedute da pochi disturbi e colpiscono soprattutto i giovani. Le leucemie croniche colpiscono invece più spesso le persone anziane e si aggravano lentamente, nel corso di anni. Talvolta le leucemie croniche cambiano forma e diventano acute. Un discorso a parte meritano i linfomi, dovuti sempre a un’eccessiva crescita di linfociti, ma in questo caso sono localizzati nei linfonodi, che crescono a dismisura e comprimono gli organi che li circondano.

Come si può curare la leucemia? Per curare la leucemia bisogna riportare alla normalità la crescita dei globuli bianchi. Questo può essere fatto in due modi. Se la malattia è meno grave, vengono usati farmaci particolari che distruggono solo le cellule che crescono troppo. Se la malattia è molto grave, si interviene con il trapianto di midollo; in questo caso, devono prima essere distrutte tutte le cellule del midollo osseo del malato, che poi vengono sostituite con quelle di un midollo sano prelevato da un donatore. In tal modo nel midollo del malato cresceranno di nuovo cellule sane. Con queste cure almeno metà dei malati di leucemia guarisce, riprendendo una vita perfettamente normale.

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Differenza tra miocardio, endocardio, pericardio ed epicardio

MEDICINA ONLINE PERICARDIO STRATO SIEROSO FIBROSO FOGLIETTO VISCERALE EPICARDIO E PARIETALE VANO PERICARDICO SACCO PERICARDICO LIQUIDO LIQUOR PERICARDICO STRATI DEL CUORE.

Miocardio

Con “miocardio” si intende il potente muscolo cardiaco, che forma il cuore e permette la sua azione propulsiva. È composto per il 70% da fibre muscolari, mentre il restante 30% è costituito principalmente da tessuto connettivo e da vasi. Il miocardio è un ibrido dei due tessuti muscolari presenti nel corpo umano; riconosciamo, infatti, caratteristiche appartenenti al tessuto muscolare scheletrico (tessuto muscolare striato) e altre caratteristiche del tessuto muscolare liscio. Fondendo insieme caratteristiche di entrambi i tessuti, il cuore può raggiungere le migliori prestazioni per quanto riguarda la sua funzione di pompa, cioè possiede capacità di contrazione rapida e potente, pur rimanendo resistente e performante sul “lungo periodo”. Il miocardio è lo strato più spesso della parete cardiaca ed è composto dal cosiddetto “miocardio di lavoro”, cioè la parte pulsante, e dal “miocardio di conduzione”, ovvero la parte trasmittente l’impulso. La struttura del miocardio è rivestita internamente da endotelio chiamato endocardio mentre, per la parte esterna, da una membrana sierosa detta pericardio.

Endocardio

L’endocardio ha il compito di rivestire internamente il cuore ed è un tessuto molto sottile, a sua volta suddivisibile in tre strati: l’endotelio, la lamina propria e lo strato sottoendocardico (nel quale si trovano anche le diramazioni terminali del sistema di conduzione cardiaco). L’endocardio viene a contatto col sangue che passa attraverso la cavità cardiaca.

Pericardio

Il pericardio è una sottile membrana di origine mesodermica che circonda il cuore. Questa struttura, spessa circa 20 µm, è costituita da due strati distinti:

  • pericardio fibroso è lo strato più esterno;
  • pericardio sieroso è lo strato più  interno e aderisce perfettamente a tutte le parti piane e a tutte le insenature del miocardio. Il pericardio sieroso è costituito da due foglietti di origine celomatica, il foglietto parietale (costituito da uno strato di cellule mesoteliali e da uno strato fibroso di collagene secreto da particolari cellule dette pericardiociti), e un secondo, il foglietto viscerale (anche chiamato epicardio), a livello dell’origine dei grossi vasi del peduncolo vascolare, costituito solo da uno strato di mesotelio. Fra i due foglietti del pericardio sieroso sono presenti normalmente da 20 a 50 ml di liquido chiaro roseo -detto liquido (o liquor) pericardico.

Epicardio

L’epicardio, come abbiamo appena visto, è il foglietto viscerale che – assieme al foglietto parietale – compone il pericardio, cioè il rivestimento esterno del cuore; è costituito da mesotelio (simile all’endotelio), da uno strato di tessuto adiposo e da uno strato detto “sottoepicardico”, in cui si osservano i rami più grossi delle coronarie.

Ricapitolando, dall’interno verso l’esterno del cuore, troviamo:

  1. cavità cardiaca;
  2. endocardio;
  3. miocardio (muscolo cardiaco);
  4. foglietto viscerale del pericardio (anche chiamato epicardio);
  5. foglietto parietale del pericardio.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra infarto cardiaco, infarto miocardico e attacco di cuore

MEDICINA ONLINE GLICEMIA INSULINA SANGUE DIFFERENZA CONCENTRAZIONE ORMONE PIASTRINE GLOBULI ROSSI BIANCHI GLUCAGONE TESTOSTERONE ESTROGENI PROGESTERONE CUOREAlcuni termini medici possono a volte trarre in inganno i pazienti. Uno di questi casi è attacco di cuore: molti mi chiedono quale sia la differenza tra attacco di cuore, infarto cardiaco ed infarto del miocardio. La risposta è molto semplice: non c’è nessuna differenza, sono tutti sinonimi ed indicano una sindrome coronarica acuta dovuta all’ostruzione di una arteria coronaria, quasi sempre dovuta ad ostruzione trombotica, che porta a mancato afflusso di sangue al muscolo cardiaco e conseguente necrosi del tessuto miocardico.

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Vene varicose: sintomi iniziali e come curarle ed eliminarle

MEDICINA ONLINE VENE VARICOSE VENA ARTERIA CATTIVA CIRCOLAZIONE GAMBA GAMBE PIEDI DOLORE RITENZIONE SANGUE CUORE INSUFFICIENZA VALVOLE.jpgLe vene varicose (o varici) sono vene dilatate che possono apparire di color carne, viola scuro oppure blu. Spesso somigliano a dei cordoni e si presentano ingrossate e tortuose, si gonfiano e si rilevano sulla superficie della pelle. Le vene varicose sono comunemente localizzate sulla parte posteriore dei polpacci o lungo l’interno cosce. Durante la gravidanza particolari vene varicose, denominate emorroidi, possono formarsi nella vagina o intorno all’ano, ma è molto comune anche la comparsa sulle gambe a causa delle alterazioni ormonali tipiche di questa condizione e dell’aumento del volume di sangue che, parallelamente alla diminuzione della velocità del sangue, ne aumenta la pressione sulla parete dei vasi. Note anche con il nome di capillari, le teleangectasie sono simili alle vene varicose, ma sono più piccole. In genere sono rosse o blu e sono più prossime alla superficie della pelle rispetto alle vene varicose. Possono apparire come delle ramificazioni o come delle ragnatele con le loro sottili linee seghettate. Si evidenziano generalmente sulle gambe o sul viso e possono sia coprire una zona della pelle molto limitata che una molto estesa.

Cause

Il cuore pompa il sangue ricco di ossigeno e di sostanze nutritive a tutto il corpo. Le arterie trasportano il sangue dal cuore verso la periferia dell’organismo, mentre le vene trasportano il sangue privo di ossigeno da ogni distretto del corpo al cuore. Le vene presentano delle valvole del tipo “one-way flaps”, che favoriscono il trasporto del sangue in una sola direzione; nelle gambe queste valvole spingono il sangue verso l’alto e ne impediscono la ridiscesa verso il basso. Se tali valvole si indeboliscono, il sangue può accumularsi nelle vene e nei capillari perchè non più in grado di essere efficacemente spinto verso il cuore: questo problema è denominato insufficienza venosa. L’accumulo di sangue tende a dilatare la vena e a renderla varicosa, anche le teleangectasie possono essere causate dal reflusso del sangue. Cambiamenti ormonali, fattori ereditari e l’esposizione al sole possono inoltre favorire la comparsa di inestetici capillari.

Fattori di rischio

Sono numerosi i fattori che incrementano la probabilità che una persona possa sviluppare questo problema, tra cui:

  • Avanzare dell’età.
  • Avere membri della famiglia con problemi venosi o nati con valvole venose poco elastiche.
  • Cambiamenti ormonali, che si verificano durante la pubertà, la gravidanza, e in menopausa. Anche l’assunzione di pillole anticoncezionali e di altri medicinali contenenti estrogeno e progesterone aumenta il rischio di comparsa delle vene varicose.
  • Durante la gravidanza si verifica un considerevole incremento dell’ammontare del sangue nel corpo e questo può determinare la dilatazione delle vene. Inoltre l’espansione dell’utero genera pressione sulle vene. Le vene varicose generalmente migliorano entro 3 mesi dal parto, solitamente ogni gravidanza successiva alla prima determina un incremento delle anomalie alle vene.
  • L’obesità, una ferita alle gambe, una prolungata stazione eretta ed altri fattori che possono indebolire le valvole delle vene.
  • L’esposizione al sole, che può favorire la nascita delle teleangectasie sulle guance e sul naso delle persone con carnagione chiara.
  • La forza di gravità, la pressione del peso corporeo ed il compito di trasportare il sangue verso l’alto al cuore dalle periferie del corpo fa sì che le gambe siano la principale zona corporea per la comparsa di vene varicose e di capillari. Rispetto alle altre vene del corpo, quelle delle gambe hanno il più arduo compito di trasportare il sangue di ritorno al cuore. Esse quindi sopportano una notevole pressione, che può essere più forte rispetto alle valvole venose.

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Sintomi e segni

Le vene varicose sono esse stesse un segno. Alle vene varicose (grosse vene tortuose visibili sulla pelle) possono associarsi altri sintomi e segni, tra cui:

  • gonfiore delle caviglie e dei piedi;
  • gambe doloranti o ‘pesanti’;
  • dolori o crampi alle gambe;
  • pruriti alle gambe, specialmente nella parte inferiore e alle caviglie. Tale sintomo è in certi casi erroneamente diagnosticato come sintomo da pelle secca;
  • pelle scolorita nella zona intorno alle vene varicose.

I capillari invece si formano generalmente nella parte alta del corpo, incluso il viso. Segni classici sono le vene blu e rosse raggruppate a come una ragnatela, che si manifestano sulle gambe e sul viso. Consulta il tuo medico se presenti questi segni e sintomi, perché potrebbero essere anche indice di ulteriori ed in certi casi più gravi disturbi.

Diagnosi

A volte i medici diagnosticano le vene varicose basandosi esclusivamente su un esame fisico, ulteriori test e procedure possono essere fatti per determinare l’entità del problema e per escludere altre patologie. Se hai le vene varicose puoi farti visitare da uno specialista della medicina vascolare o da un chirurgo vascolare, questi sono medici specializzati nei disturbi dei vasi sanguigni. Puoi alternativamente consultare un dermatologo, medico specializzato nelle malattie della pelle.

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Esame fisico

Per riscontrare la presenza di varici il medico esamina le tue gambe mentre sei in piedi o seduto con le gambe penzoloni, ti porrà alcune domande relativamente ai segni e ai sintomi che si sono manifestati, incluso ogni tipo di dolore di cui hai sofferto.

Test diagnostici e procedure

Esami usati dal medico per la diagnosi, sono:

  • ecografia con color-Doppler: il tuo medico ti può raccomandare un eco-color-doppler per controllare il flusso di sangue nelle vene e per verificare la presenza di eventuali coauguli di sangue. Un’ecografia Doppler si avvale delle onde sonore per fornire le immagini dei flussi interni del corpo. Durante questo test un dispositivo palmare verrà posizionato sul tuo corpo e mosso avanti e indietro sulla zona colpita. Un computer convertirà le onde sonore in un’immagine che riproduce il flusso sanguigno di arterie e vene;
  • angiogramma:

    il tuo medico può prescrivere un’angiogramma per ottenere una visione più dettagliata del flusso di sangue nei vasi sanguigni. Per questa procedura, viene iniettato un colorante nelle vene, che consente di delinearle sulle immagini radiografiche. Un’ angiogramma può aiutare il tuo medico a confermare la presenza di vene varicose o di altri problemi.

Pericoli

In genere i capillari non richiedono un trattamento medico, solitamente invece le vene varicose tendono a peggiorare e a dilatarsi ulteriormente, fino a provocare problemi al cuore nei casi più gravi:

  • Grave insufficienza venosa. L’accumulo di sangue nelle vene rallenta il ritorno del sangue al cuore e ciò può provocare coaguli di sangue e pericolose infezioni. I coaguli possono essere estremamente pericolosi perché possono spostarsi dalle vene delle gambe e viaggiare sino ai polmoni, dove costituiscono una grave minaccia alla vita in quanto possono essere di ostacolo al regolare funzionamento di cuore e polmoni.
  • Infezioni e ulcere della pelle possono presentarsi sul tessuto cutaneo nell’area di comparsa delle vene varicose.
  • Continue irritazioni, gonfiore e pericolosi eritemi sulle gambe.
  • A volte le vene varicose possono essere causa di dermatiti, ossia infiammazioni cutanee. In caso di comparsa di vene varicose sulle gambe la dermatite può riguardare la parte inferiore delle stesse o le caviglie; può causare emorragie o ulcere della pelle nel caso in cui essa graffiata o irritata.
  • Le varici possono anche determinare un disturbo chiamato tromboflebite superficiale, che consiste in un coaugulo di sangue in una vena. Se la tromboflebite è superficiale significa che il coaugulo di sangue si forma in una vena prossima alla superficie cutanea. Questo tipo di coaugulazione del sangue può causare dolori o altri problemi nella zona interessata.

Cura e rimedi

Non tutti i casi di vene varicose sono uguali e non esiste quindi un approccio migliore degli altri in assoluto; la valutazione del medico è fondamentale per orientare la cura verso la scelta del trattamento più adatto al singolo paziente. Non tutti i casi necessitano di trattamento, in quanto in assenza di disturbi spesso non è richiesta alcuna terapia; è invece utile curare il disturbo se:

  • causano fastidio o dolore,
  • trattare eventuali complicazioni (ulcere, gonfiore),
  • causano disagio estetico.

Per quanto riguarda la gravidanza si tratta fortunatamente di un disturbo destinato in genere a risolversi spontaneamente nell’arco di qualche mese, un anno al massimo, dopo il parto, anche se si raccomanda ovviamente di fare sempre riferimento al medico in caso di dubbi.

Stile di vita

Il primo approccio prevede sempre un miglioramento dello stile di vita, con particolare attenzione a:

  • utilizzo di calze a compressione graduata,
  • regolare attività fisica,
  • evitare di stare in piedi per lunghi periodi,
  • tenere sollevate le gambe durante il riposo notturno, per favorire con la forza di gravità il ritorno venoso.

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Scleroterapia

Questo è il trattamento più comune sia per le vene varicose che per i capillari. Il dottore inietta una soluzione endovenosa che porta le vene a gonfiarsi, a farsi forza a vicenda e ad occludersi. Ciò arresta il flusso del sangue e la vena si trasforma in tessuto cicatriziale. In poche settimane la vena dovrebbe svanire. Può essere necessario che lo stesso vaso sanguigno venga trattato più di una volta. Questo trattamento è molto efficace se fatto nel modo giusto: la maggior parte dei pazienti può sperare in una percentuale di miglioramento dal 50% al 90%. La scleroterapia non richiede l’anestesia e può essere fatta presso l’ambulatorio del medico.

Effetti collaterali della scleroterapia

Possibili effetti collaterali della scleroterapia, includono:

  • Bruciore temporaneo o crampi dolorosi nella zona in cui l’iniezione è stata fatta;
  • Temporanee chiazze rosse in rilievo sulla pelle dov’è stata fatta l’iniezione;
  • Piccole ferite temporanee della pelle dov’è stata fatta l’iniezione;
  • Lividi temporanei dov’è stata fatta l’iniezione;
  • Macchie intorno alla vena trattata che generalmente spariscono;
  • Linee marroni intorno alla linea trattata che generalmente spariscono;
  • Gruppi di sottili vasi sanguigni rossi intorno alla vena trattata che di solito spariscono;
  • La vena trattata può anche infiammarsi o sviluppare grumi di sangue rappreso, ma ciò non è pericoloso. Si può alleviare l’infiammazione applicando calore e assumendo aspirina ed antibiotici dietro prescrizione medica. I grumi di sangue coagulato possono essere così drenati.

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Chirurgia laser e capillari

Le nuove tecnologie applicate ai trattamenti laser consentono di trattare efficacemente i capillari nelle gambe. La chirurgia laser trasmette lampi di luce molto forti sulla vena, questo si traduce in un progressivo indebolimento del vaso sanguigno che ne decreta la scomparsa. I laser sono molto diretti e precisi, se controllato da un medico esperto verrà danneggiata soltanto l’area che è stata trattata. La maggior parte dei tipi di pelle e delle carnagioni può essere trattata in modo sicuro con questo approccio. La chirurgia laser è più invitante per alcuni pazienti perché non fa uso di aghi e di incisioni eppure, quando il laser colpisce la pelle, il paziente avverte una sensazione di calore che può essere anche molto dolorosa; il raffreddamento aiuta al contrario a placare il dolore. I trattamenti laser richiedono un tempo della durata variabile dai 15 ai 20 minuti e, in base alla gravità delle vene, generalmente sono necessari dai 2 ai 5 trattamenti per eliminare i capillari nelle gambe. I pazienti possono ritornare alla normale attività subito dopo il trattamento, così come accade con la scleroterapia. Per i vasi più grossi di 3 mm, la terapia laser non è invece la scelta ideale.

Effetti collaterali della chirurgia laser

Tra i possibili effetti collaterali della chirurgia laser rientrano:

  • rossore o gonfiore della pelle subito dopo il trattamento, che tende a scomparire entro pochi giorni;
  • pelle scolorita che scompare entro uno o due mesi;
    raramente possono derivare ustioni e cicatrici da una chirurgia laser non correttamente eseguita.

Le tecniche endovenose (radiofrequenza e laser)

Questi metodi, usati per trattare le vene varicose delle gambe che si trovano ad una maggiore profondità (le safene), hanno costituito un enorme passo avanti dal punto di vista medico: hanno sostituito la chirurgia per la stragrande maggioranza dei pazienti che presentano gravi problemi alle vene varicose. Questa tecnica non è molto invasiva e può essere fatta anche ambulatorialmente. Il medico inserisce nella vena un tubo molto piccolo denominato catetere, una volta dentro questo emette una radiofrequenza o energia laser che restringe e chiude la parete venosa, mentre le vene sane che si trovano intorno a quella trattata ripristinano il normale flusso del sangue. Quando ciò accade i sintomi da vene varicose migliorano. Anche le vene sulla superficie della pelle, che sono collegate alla vena varicosa trattata, solitamente tendono a ridursi dopo il trattamento. Quando necessario tali vene possono essere trattate con la scleroterapia o con altre tecniche. Un possibile effetto indesiderato è la comparsa di piccoli lividi.

Chirurgia

La chirurgia è usata soprattutto per trattare le vene varicose estremamente ingrossate. I tipi di intervento chirurgico per le vene varicose includono:

Legatura chirurgica e stripping

Con questo trattamento le vene che presentano problemi vengono occluse e completamente rimosse dalla gamba. La rimozione delle vene non pregiudica la circolazione sanguigna nelle gambe, perchè sono le vene più profonde a trasportare i maggiori volumi di sangue. La maggior parte delle varici rimosse chirurgicamente sono vene superficiali e raccolgono soltanto il sangue dalla pelle. Quest’intervento richiede l’anestesia locale o generale e deve essere svolto in una sala operatoria su base ambulatoriale. Tra i possibili effetti collaterali:

  • Con l’anestesia generale c’è il rischio di problemi cardiaci e respiratori.
  • Il sanguinamento e la congestione del sangue possono essere un problema. Solitamente però il sangue raccolto si riassesta da solo e non richiede alcun ulteriore trattamento.
  • Infezione da ferita, infiammazione, gonfiore e arrossamento.
  • Cicatrici permanenti.
  • Danni del tessunto nervoso intorno alla vena trattata. E’ difficile evitare di danneggiare piccoli rami del nervo quando le vene vengono rimosse. Questo danno può causare intorpidimento, bruciore, o un cambiamento di sensibiltà intorno alla cicatrice chirurgica.
  • La formazione di un consistente coagulo del sangue venoso. Questi coaguli possono viaggiare sino ai polmoni e al cuore. Le iniezioni di eparina, un farmaco che riduce la coagulazione del sangue, diminuisce la probabilità che si formino questi coaguli di sangue. L’eparina però può anche aumentare la regolare quantità di sanguinamento ed i lividi dopo l’intervento.
  • Un dolore significativo nella gamba con tempo di recupero variabile da una a quattro settimane a seconda dell’entità della chirurgia, è tipico dopo l’intervento chirurgico.

Flebectomia ambulatoriale

Con questo intervento una speciale fonte di luce indica la posizione della vena: vengono realizzati dei piccoli tagli nella pelle e attraverso dei ganci chirurgici viene estrapolata la vena della gamba. Tale intervento richiede l’anestesia locale o regionale e la vena di solito viene rimossa con un solo trattamento. Tramite questo trattamento possono essere rimosse vene varicose molto grandi, lasciando soltanto delle cicatrici molto piccole. I pazienti possono riprendere la normale attività anche il giorno dopo il trattamento. Possibili effetti collaterali:

  • Comparsa di piccoli lividi.
  • Temporaneo intorpidimento

Chirurgia vascolare endoscopica

Con questo intervento viene utilizzata una piccola videocamera per poter guardare all’interno delle vene, successivamente le vene varicose vengono rimosse attraverso dei piccoli tagli. Coloro che si sottopongono a questo tipo di chirurgia devono subire un qualche tipo di anestesia, per esempio l’anestesia epidurale, spinale o generale. I pazienti possono riprendere la regolare attività nel giro di poche settimane.

Gli attuali trattamenti per le vene varicose e per i capillari presentano percentuali di successo molto elevate rispetto ai tradizionali trattamenti chirurgici: per un certo numero di anni tuttavia non è possibile escludere che possano svilupparsi ulteriori vene anomale. Ciò dipende dal fatto che non esiste una cura specifica per le valvole venose deboli, quindi con il passare del tempo la pressione si accumula gradualmente nelle vene delle gambe. Possono essere utilizzati gli ultrasuoni per tener traccia di quanto siano gravi le perdite causate dalle valvole malfunzionanti (insufficienza venosa). Il trattamento in corso può contribuire a tenere sotto controllo questo problema. La cosa più importante che una persona possa fare per rallentare lo sviluppo di nuove vene varicose consiste nell’indossare calze elastiche a compressione graduata, per quanto possibile durante la giornata.

Prevenzione

Non è possibile mettere in atto una prevenzione sicura e completa, ma alcune attenzioni possono ridurre la probabilità di comparsa di tali problemi od almeno contribuire ad alleviarne i disagi:

  • utilizza creme solari per proteggere la pelle dal sole e per limitare la comparsa dei capillari sul viso;
  • fai regolare attività fisica per migliorare la forza delle gambe, la circolazione e l’elasticità delle vene, focalizzandoti su esercizi che facciano lavorare le gambe, come camminare o correre;
  • controlla il tuo peso corporeo per evitare di aumentare la pressione sulle gambe;
  • non incrociare le gambe quando sei seduto;
  • cerca di alzare le gambe oltre il livello del cuore durante il riposo, per esempio mettendo delle coperte sotto il materasso all’altezza dei piedi;
  • non stare nella stessa posizione, in piedi o seduto, per troppo tempo, sposta il peso da una gamba all’altra ogni pochi minuti. Se devi stare seduto per troppo tempo, cerca di alzarti, muoverti e fare una breve passeggiata ogni 30 minuti;
  • indossa calze elastiche ed evita indumenti stretti che possano comprimere la vita, l’inguine o le gambe;
  • segui una dieta iposalina (cioè usa poco sale da cucina), ma ricca di alimenti ad elevato contenuto di fibre (frutta e verdura, cereali integrali). L’assunzione di fibre riduce la possibilità di stitichezza che può contribuire alla formazione delle vene varicose. Gli alimenti ad alto contenuto di fibra sono frutta fresca, verdura e cereali integrati, come la crusca. Mangiare troppo sale può far aumentare la tua ritenzione idrica.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Differenza tra coronarografia ed angioplastica

MEDICINA ONLINE GLICEMIA INSULINA SANGUE DIFFERENZA CONCENTRAZIONE ORMONE PIASTRINE GLOBULI ROSSI BIANCHI GLUCAGONE TESTOSTERONE ESTROGENI PROGESTERONE CUORECon “angiografia” si intende una tecnica di diagnostica per immagini e radiologia interventistica che permette la rappresentazione grafica dei vasi sanguigni o linfatici del corpo umano tramite un metodo che prevede l’infusione di un mezzo di contrasto idrosolubile all’interno dei vasi e la generazione di immagini mediche tramite varie tecniche di imaging biomedico. Le tecniche angiografiche comprendono la radiografia (specificamente nella tecnica dell’angiografia sottrattiva, o DSA da Digital Subtraction Angiography), la tomografia computerizzata, la risonanza magnetica, l’ecografia. Un tipo particolare di angiografia è la coronarografia (o angiografia coronarica) che permette di indagare le coronarie.

In caso di infarto del miocardio, determinato da ostruzione dei vasi coronarici, la ricanalizzazione del vaso occluso si può ottenere con:

  • trombolitici;
  • mezzi meccanici (angioplastica coronarica);
  • chirurgia (by-pass).

La tecnica preferibile in molti casi è l’angioplastica: il suo successo è di oltre il 95% dei casi, garantisce maggior rapidità dei trombolitici nel riaprire l’arteria e una minore invasività del by-pass, riservato solo ai casi più gravi. L’angioplastica è eseguita nella stessa seduta della coronarografia. L’obiettivo dell’angioplastica è quello di aumentare l’ampiezza dell’arteria laddove è ristretta. La procedura consiste in:

  • inserire un piccolo filo guida, sul quale si fa avanzare un catetere con un palloncino in punta fino al punto interessato, osservando il suo percorso ai raggi X (fluoroscopia);
  • gonfiare il palloncino per comprimere la placca contro la parete del vaso sanguigno, incrementare il diametro del vaso e quindi il flusso di sangue. In questa fase si può applicare uno stent (dispositivo metallico generalmente in acciaio, cilindrico e cavo che funge da intelaiatura di supporto al vaso) per ridurre la possibilità di riformazione di un restringimento in quel punto. Lo stent garantisce un lume coronario più ampio, un miglior flusso di sangue ed è perfettamente compatibile con il corpo umano.

Dopo l’intervento il paziente viene ricoverato in Unità coronarica per un breve periodo d’osservazione. Una volta dimesso, si programmano i controlli in ambulatorio per il mese successivo.

In definitiva l’angiografia permette la rappresentazione grafica dei vasi sanguigni coronarici (prende infatti il nome di angiografia coronarica o coronarografia) e – una volta individuata l’ostruzione – l’angioplastica permette di rimuovere l’ostruzione ed inserire uno stent per impedire il restringimento del vaso.

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Differenza tra ipossiemia, ipossia, anossiemia ed anossia

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-differenza-edema-infiammatorio-non-essudato-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenzaCon il termine “ipossia” (in inglese “hypoxia”) si intende una condizione patologica determinata da una carenza di ossigeno nei tessuti. La carenza di ossigeno può essere:

  • generalizzata: carenza di ossigeno nell’intero organismo;
  • tissutale: carenza di ossigeno in una regione specifica dell’organismo.

In base alle cause che la determinano, si distinguono varie forme di ipossia. Il segno tipico dell’ipossia tessutale è il pallore della cute e delle mucose in sedi specifiche quali il palmo della mano, il padiglione auricolare, la mucosa dell’interno delle labbra e la congiuntiva palpebrale. I primi tessuti a risentire della mancanza o del calo di ossigeno sono i tessuti nervosi, in particolare il cervello, l’apparato visivo e quello uditivo: lo scarso apporto di ossigeno al cervello provoca una percezione sbagliata dei colori e scotoma, fino anche alla sincope. Per approfondire, leggi anche: Ipossia: valori, conseguenze, sintomi, cure

Con il termine “anossia” (in inglese “anoxia”) si intende invece la diminuzione marcata o totale mancanza di ossigeno a livello tessutale e cellulare, cioè una grave forma di ipossia. L’anossia può essere istotossica, cioè dovuta al danneggiamento dei tessuti, oppure conseguente ad un gravemente diminuito apporto di sangue nei tessuti interessati. In questo caso si può parlare di anossiemia. È una situazione di emergenza che se non risolta celermente porta in breve tempo alla morte dei tessuti, specie quelli particolarmente sensibili alla mancanza d’ossigeno, come quelli nervosi. I segni di anossia sono gli stessi dell’ipossia, ma più gravi. Per approfondire, leggi anche: Anossia: definizione, cause, sintomi, sinonimo, cure

Con “ipossiemia” (in inglese “hypoxemia”) si intende un’anormale diminuzione dell’ossigeno contenuto nel sangue, che determinano cianosi, respirazione di Cheyne-Stokes (alterata), apnea, ipertensione arrivando anche al coma. Particolarmente stressato è il cuore, si manifestano dapprima aritmie come la tachicardia (aumento della frequenza cardiaca), il flusso aumenta per poi diminuire improvvisamente passando alla fibrillazione ventricolare o all’asistolia. L’ipossiemia caratterizza l’insufficienza respiratoria. L’ipossiemia è determinata quindi da una insufficiente ossigenazione del sangue che è diversa dalla condizione di ipossia che implica, invece, una diminuzione
del contenuto e dell’utilizzazione dell’O2 nei tessuti. Per approfondire, leggi anche: Ipossiemia: significato, valori, sintomi, conseguenze, rischi, cure

Semplificando:

  • ipossia: carenza di ossigeno nei tessuti;
  • anossia: grave carenza o totale mancanza di ossigeno nei tessuti;
  • ipossiemia: carenza di ossigeno nel sangue;
  • anossiemia: grave carenza o totale mancanza di ossigeno nel sangue.

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Differenza tra coronarografia ed angiografia

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONECon “angiografia” si intende una tecnica di diagnostica per immagini e radiologia interventistica che permette la rappresentazione grafica dei vasi sanguigni o linfatici del corpo umano tramite un metodo che prevede l’infusione di un mezzo di contrasto idrosolubile all’interno dei vasi e la generazione di immagini mediche tramite varie tecniche di imaging biomedico. Le tecniche angiografiche comprendono la radiografia (specificamente nella tecnica dell’angiografia sottrattiva, o DSA da Digital Subtraction Angiography), la tomografia computerizzata, la risonanza magnetica, l’ecografia.

Gli esami angiografici più comuni vengono tuttora ottenuti tramite raggi X e mezzi di contrasto radio-opachi. Questi ultimi si rendono necessari in quanto il sangue ha normalmente lo stesso coefficiente di attenuazione per le radiazioni X dei tessuti circostanti. Le immagini radiografiche possono essere ottenute o come immagini statiche, fissate su un fluoroscopio o una pellicola, utili per ottenere informazioni morfologiche su una zona. In alternativa, possono essere immagini dinamiche, normalmente con una risoluzione temporale di 30 immagini al secondo, in grado di visualizzare anche la velocità con cui il bolo di mezzo di contrasto si muove all’interno del vaso, e quindi di dare informazioni sulla funzionalità. L’angiografia può essere una tecnica più o meno invasiva a seconda del vaso che si intende visualizzare.

Con “coronarografia” è una procedura di tipo invasivo che consente di visualizzare direttamente le arterie coronarie che distribuiscono sangue al muscolo cardiaco. La metodica è un’indagine interventistica transcatetere, cioè si esegue per mezzo del cateterismo cardiaco; ha finalità sia diagnostiche sia terapeutiche. Le immagini radioscopiche fornite dalla coronarografia vengono registrate su supporto informatico e archiviate. La loro interpretazione viene effettuata visualmente dal cardiologo emodinamista. Lo scopo della coronarografia è di mettere in evidenza la presenza di occlusioni, stenosi (restringimenti), restenosi, trombosi, aneurismi (dilatazioni) del lume delle arterie coronarie: il mezzo di contrasto iniettato fornisce un’immagine a stampo dei vasi, mentre la struttura delle pareti deve essere studiata con altre tecniche associate come l’ecografia intracoronarica (Intravascular ultrasound o IVUS).

In definitiva l’angiografia è una tecnica che studia i vasi sanguigni in generale, mentre la coronarografia è un tipo particolare di angiografia che studia specificatamente le arterie coronarie, non a caso prende anche il nome di “angiografia coronarica”.

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Differenza tra angina stabile, instabile e secondaria: cause, sintomi, diagnosi, cure

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONE.jpgL’angina pectoris viene descritta come un “senso di peso”, “oppressione”, “soffocamento”, costrizione o dolore “simile a una morsa”, anche se Continua a leggere