Sindrome dell’intestino irritabile: cause, sintomi e diagnosi

MEDICINA ONLINE Medico Chirurgo Roma SINDROME INTESTINO IRRITABILE CAUSE SINTOMI DIAGNOSI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie AnoLa sindrome dell’intestino irritabile (da cui l’acronimo “IBS”) rappresenta una parte di un più vasto gruppo di malattie funzionali gastroenteriche, caratterizzata prevalentemente da dolore addominale e disturbi della defecazione. Questo disturbo è molto frequente e può essere associato con alterazioni della sfera psichica, riduzione della qualità della vita, disabilita sociale ed elevati costi socio-sanitari. In Italia ne soffre circa il 30% della popolazione, ad essere colpite sono soprattutto le donne, tra i 30 ed i 50 anni.

Cause e fattori di rischio della Sindrome dell’intestino irritabile

La sindrome dell’intestino irritabile ha varie cause e fattori di rischio, tra cui:

1) Cause fisiopatologiche: queste includono:

  • Alterazioni della motilità intestinale;
  • ipercontrattilità del sigma di tipo non propulsivo che si accentua dopo il pasto;
  • ipersensitività viscerale (distensione anche minima delle pareti del colon, provocano dolore);
  • infiammazione: da allergie/intolleranze alimentari, infezioni intestinali o modificazioni della flora batterica intestinale;
  • patologie di interesse psichiatrico: in uno studio di Drosmann del 1988 si è visto che nei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile, erano più frequenti disturbi come la depressione, l’ipocondria, e la paranoia.

2) Fattori genetici: esistono studi sui gemelli monozigoti che dimostrano una certa prevalenza di gemelli affetti da IBS. Si ritiene che non solo l’ambiente familiare ma proprio meccanismi genetici siano responsabili di una predisposizione a sviluppare IBS. In uno studio pubblicato da Levy nel 2001 si osserva che la prevalenza di IBS nei gemelli monozigoti è doppia rispetto a quella nei gemelli di zigoti, che hanno una prevalenza simile a quella dei pazienti con IBS non geneticamente trasmessa.

3) Fattori psicologici: alla base della sindrome dell’intestino irritabile, possono esserci periodi di forte stress psicologico, determinati ad esempio da lutti, forte stress lavorativo, mobbing, bullismo, licenziamento.

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Diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile

La diagnosi si serve di vari strumenti, tra cui l’anamnesi (raccolta dei dati e dei sintomi del paziente), l’esame obiettivo (raccolta dei segni), diagnostica per immagini (radiografie, ecografie, TC…) ed esami di laboratorio (esame del sangue, esame delle feci…).

Anamnesi ed esame obiettivo

All’anamnesi il paziente riferisce in genere un dolore addominale prsente insieme ad almeno due dei seguenti punti:

  • il dolore è attenuato dalla evacuazione;
  • esistono variazioni nella frequenza delle evacuazioni;
  • esistono variazioni nella consistenza delle feci.

Questi sintomi devono essere presenti per almeno 12 settimane (non necessariamente consecutive) negli ultimi 12 mesi. Altri sintomi sono:

  • presenza di muco;
  • gonfiore o tensione addominale;
  • alterata consistenza delle feci).

Essi possono essere presenti ma non sono elementi sintomatologici fondamentali.
Pertanto questi criteri rappresentano l’elemento diagnostico fondamentale su cui ci dobbiamo basare per porre diagnosi di IBS. Ma è importante che la valutazione di questi criteri sia completata dalla esclusione di altri quadri clinici, che abbiano la presenza di sintomi uguali, e che includono patologie organiche o altre patologie funzionali.
Quando non vi siano segni di “allarme” come la perdita di peso, la diarrea refrattaria e viene esclusa un’anamnesi familiare di Cancro del Colon, la specificità dei Criteri di Roma supera il 98% ed il rischio di misconoscere una patologia organica è molto basso.

Oltre ad un’attenta anamnesi completata da un esame obiettivo accurato (che miri ad escludere una epatomegalia, masse addominali o segni di occlusione intestinale), può essere opportuno completare l’esame obiettivo con una esplorazione rettale, soprattutto quando viene descritta la presenza di sangue nelle feci o sintomi di incontinenza.

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Diagnostica per immagini ed esami di laboratorio

Oltre ad anamnesi ed esame obiettivo, laboratorio ed immagini sono componenti importanti per la diagnosi e la diagnosi differenziale. Utili un esame completo ematologico ed una ricerca del sangue occulto fecale. Tra gli esami consigliati troviamo la VES, la biochimica clinica, il TSH e la ricerca di parassiti fecali e delle uova. Nei soggetti giovani che presentano diarrea può essere utile dosare gli anticorpi antigliadina (aga) ed antiendomisio (ema) per la diagnosi della celiachia.
Per pazienti che abbiano superato i 50 anni e vi siano elementi che possono far sospettare patologie gravi (come il cancro al colon-retto) si raccomanda una colonscopia, mentre nei soggetti più giovani tale esame va effettuato solo con un fondato sospetto di malattia organica (prevalentemente nella diagnosi differenziale con le IBD). Se il trattamento iniziale fallisce il quadro clinico va approfondito con altre indagini strumentali come la manometria rettale, il Breath-Test al glucosio o al Lattosio per lo studio del transito e per lo studio della Intestinal Bacterial Overgrowth. In alcuni casi – in cui si sopettano malattie più gravi – può essere opportuno ottenere biopsie del colon per escludere un tumore maligno, una collagenopatia o una colite linfocitica.

I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente

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Per approfondire: Sindrome dell’intestino irritabile: sintomi, dieta e cibi da evitare

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Le tue feci dicono se sei in salute: con la Scala di Bristol impara ad interpretarle

Le scorie prodotte indicano molto della salute di un organismo vivente. Le feci, ad esempio, cambiano colore, odore, struttura e consistenza in base al tipo di alimentazione ed al funzionamento corretto/scorretto del vostro intestino, quindi sarebbe buona norma, dopo l’evacuazione, controllare che le feci siano in un range di normalità.

Come sono le feci “sane”?

Le feci ideali:

  • sono di colore oro scuro/marrone chiaro/marrone scuro;
  • hanno la forma di un cilindro allungato;
  • hanno struttura omogenea o leggermente crepata;
  • hanno consistenza solida ma non eccessivamente dura;
  • galleggiano o vanno a fondo;
  • non sono “verniciate” di sangue rosso vivo;
  • non includono traccie di sangue scuro o pus;
  • hanno il caratteristico odore fecale;
  • non includono elementi non digeriti, anche se è possibile ritrovare fisiologicamente nelle feci alcuni tipi di cibo, come ad esempio il mais ed alcuni legumi: ciò non deve preoccupare.

I 5 segni da tenere in considerazione:

  1. frequenza dell’evacuazione;
  2. odore delle feci;
  3. galleggiamento delle feci;
  4. forma e consistenza delle feci;
  5. colore delle feci.

Leggi anche: Feci dalla bocca: il vomito fecaloide

1) Frequenza dell’evacuazione

La defecazione dovrebbe avvenire una volta al giorno, solitamente al mattino, dopo aver assunto il caffè caldo, fatto che può stimolare il riflesso gastro- colico  (un impulso nervoso fisiologicamente trasmesso dallo stomaco al colon quando le pareti gastriche sono distese dal cibo e che determina un aumento della motilità intestinale). La regolarità della defecazione è una condizione basilare per una buona salute: una irregolarità nell’evacuazione delle feci potrebbe essere sintomo di problemi intestinali, di patologie o anche di un particolare stress emotivo. Alcune persone riescono ad andare in bagno anche 2 o 3 volte al giorno. Esistono moltissimi fattori che possono influenzare la frequenza delle evacuazioni, tra cui:

  • metabolismo soggettivo;
  • età del soggetto;
  • stato di salute generale del soggetto;
  • ormoni (un aumento degli ormoni tiroidei può aumentare la frequenza delle evacuazioni);
  • ileo paralitico (stato di occlusione intestinale in assenza di una evidente causa di ostruzione);
  • ileo meccanico (occlusione intestinale determinata da molte cause come fecalomi, aderenze, corpi estranei, strangolamento da volvolo, ammassi di elminti, compressione da parte di masse di varia natura…);
  • quantità di batteri contenuti nell’intestino;
  • quantità e qualità del cibo ingerito;
  • assunzione di fibre;
  • stato emotivo del soggetto.

Per approfondire: Frequenza defecazione: quante volte al giorno è normale andare di corpo?

2) Odore delle feci

Un cattivo odore delle feci può essere sintomo di cattiva digestione o di una alimentazione non adeguata, ma anche di malassorbimento (vedi anche l’articolo presente al seguente link: steatorrea).

3) Galleggiamento delle feci

Delle feci particolarmente “pesanti” che affondano nell’acqua, potrebbero essere sintomo di cattiva digestione o di una alimentazione non adeguata, ma anche di una masticazione inefficace. Feci particolarmente leggere e galleggianti sull’acqua, potrebbero indicare malassorbimento dei grassi.

Leggi anche: Feci galleggianti e maleodoranti: cause e quando chiamare il medico

4) Forma delle feci

Per interpretare la corretta forma e consistenza delle feci ci viene in aiuto un pratico riferimento chiamato Bristol Stool Scale o Scala delle feci di Bristol che potete vedere nell’immagine qui sotto:

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO SCALA DI BRISTOL PER VALUTARE SALUTE DELLE FECI INTESTINO STIPSI COSTIPAZIONE DIARREA CACCA FECI NORMALI E PATOLOGICHE BRISTOL STOOL SCALE

  • Tipo 1: Grumi duri separati tra loro, come noci/nocciole (difficili da espellere); dette anche feci caprine: sono espressione di stipsi severa.
  • Tipo 2: A forma di salsiccia, ma formata da grumi uniti tra loro: indicano stipsi di minore entità rispetto al tipo precedente.
  • Tipo 3: Come un salame, ma con crepe sulla sua superficie: sono feci normali.
  • Tipo 4: Come una salsiccia o un serpente, liscia e morbida: sono feci normali.
  • Tipo 5: Pezzi separati morbidi con bordi come tagliati/spezzati; chiara (facile da evacuare): sono feci normali anche se in alcuni casi potrebbero indicare una mancanza di fibre nell’alimentazione.
  • Tipo 6: Pezzi soffici/flocculari con bordi frastagliati, feci pastose: potrebbero essere sintomo di infiammazione.
  • Tipo 7: Acquosa, nessun pezzo solido, diarrea, feci completamente liquide: indicano malassorbimento e infiammazione.

Leggi anche: Feci pastose e maleodoranti: malassorbimento e cattiva digestione

5) Colore

Il colore perfetto dovrebbe essere tra il marrone chiaro e il marrone scuro e dovrebbe essere omogeneo. Per approfondire: Colore delle feci: normale e patologico

Pezzi di cibo intero nelle feci

Nelle feci sane non dovrebbero essere presenti pezzi di cibo intero, anche se in alcuni casi è possibile trovare cibo non digerito o non completamente digerito anche in assenza di malattia (ad esempio il mais).

Feci del neonato

Le feci del neonato dovrebbero essere giallo-arancioni e piuttosto soffici e abbastanza maleodoranti. Per approfondire:

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Quale contenitore sterile usare per l’esame delle feci?

In caso di un eventuale esame delle feci, per raccogliere e conservare correttamente il campione di feci da inviare in laboratorio, è necessario usare un contenitore sterile apposito, dotato di spatolina. Il prodotto di maggior qualità, che ci sentiamo di consigliare per raccogliere e conservare le feci, è il seguente: http://amzn.to/2C5kKig

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La diarrea è pericolosa nel bambino e neonato? Quando chiamare il pediatra? Cosa fare?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO NEONATO PIANGE TRISTE NERVOSO DEPRESSIONE POST PARTO PARTUM GENITORI PANNOLINI BIBERON LATTEIn un’altra occasione , in questo post, abbiamo analizzato i motivi e le cure relativi alla diarrea “comune”, articolo che vi consiglio di leggere per meglio comprendere cause e cure per la diarrea. Ma cosa fare quando la diarrea colpisce un bambino o un neonato?
Se il paziente è neonato si può continuare ad allattarlo e, se già svezzato, si può introdurre nella dieta alimenti altamente digeribili come il riso (che ha proprietà astringenti), la tapioca, la farina di mais e carne di tacchino e pollo.

  • idratare il bimbo facendogli bere una adeguata quantità di acqua e spremute di arancia ed evitando i succhi di frutta  del commercio che contengono  zuccheri aggiunti.
  • offrire al bambino durante lo spuntino pomeridiano, yogurt bianco naturalmente ricco di fermenti lattici per normalizzare la flora intestinale.

Quando bisogna chiamare il pediatra?

Interpellate subito il proprio pediatra se:

  • il bambino ha meno di 6 mesi;
  • ha una diarrea ininterrotta da 1 giorno;
  • se si riscontra del muco o sangue nelle feci;
  • se il bimbo vomita;
  • se urina di rado e poca quantità;

Consigli per prevenire la diarrea

Di seguito troverete alcuni consigli utili per prevenire eventuali tossinfezioni batteriche che causano la diarrea:

  • lavare sempre le mani per due minuti con sapone liquido contenente antibatterico;
  • bere acqua solo in bottiglia se si viaggia in paesi stranieri;
  • mangiare cibi cotti evitando quelli crudi, abbrustoliti o conservati che hanno un aspetto dubbio.

Articolo di Dr. Alessandro Scuotto su medicitalia.it

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Perché viene la diarrea? Quando diventa pericolosa? Cura farmacologica e rimedi casalinghi

Tutti noi, almeno una volta nella vita ne abbiamo sofferto, è molto fastidiosa ma per fortuna nella maggioranza dei casi innocua, sto parlando della diarrea. La diarrea consiste nella emissione di abbondante materiale fecale (quantità oltre i 300 – 400 grammi) di consistenza molto liquida o semiliquida in modo frequente durante la giornata (più di tre evacuazioni al giorno).
Tramite le scariche diarroiche, l’organismo elimina le sostanze tossiche dannose, il cibo non digerito contaminato o i batteri patogeni che risiedono nel nostro intestino.
La diarrea non è una classica malattia come la gastrite o il reflusso gastro esofageo ma è un sintomo, cioè la manifestazione associata a patologie gastrointestinali dovute a batteri, virus, intolleranze alimentari o neoplasie. E’ importante tenere d’ occhio la diarrea perché induce la perdita di parecchi liquidi e sali minerali e materiale non digerito dall’intestino tenue fino a portare alla disidratazione. La diarrea è associata spesso ad altri sintomi: crampi addominali, gonfiore, nausea e tenesmo (la sensazione di dover evacuare senza riuscire a farlo).

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Tipi di diarrea

Esistono varie tipologie di diarrea che si possono raggruppare in termini di frequenza di ondate diarroiche:

  • Diarrea acuta: spesso provocata da infezioni intestinali batteriche o virali, da tossine o in seguito all’assunzione di antibiotici che modificano l’equilibrio della normale flora batterica intestinale;
  • Diarrea cronica: persiste nel tempo ed è causata da infiammazioni croniche e allergie alimentari.
  • Diarrea ricorrente: compare a periodi alterni, talvolta in relazione all’assunzione di alimenti a cui si è intolleranti (per esempio lattosio).

Si può ulteriormente classificare la condizione in base alle varie cause scatenati in:

  • Diarrea da alterato assorbimento: causata da un cattivo funzionamento dei meccanismi intestinali che si occupano dell’assorbimento dei principi nutritivi contenuti negli alimenti; il mancato assorbimento può essere dovuto ad alterazioni della mucosa intestinale per infiammazioni o neoplasie, alla riduzione o scomparsa dei villi intestinali (celiachia), alla mancata digestione degli alimenti da parte degli enzimi (malattie del pancreas), ad interventi chirurgici (ad esempio il bypass intestinale) che riducono la superficie di contatto e di assorbimento.
  • Diarrea osmotica: causata da farmaci lassativi osmotici come sali di magnesio che alterano l’ equilibrio elettrolitico e richiamano acqua nell’intestino.
  • Diarrea secretoria: che causa una secrezione elevata a livello intestinale di acqua ed elettroliti, nel caso di tumori (adenoma del colon), di malattie endocrine, o di infezioni batteriche che producono tossine (colera) o che danneggiano l’ epitelio intestinale causando anche infiammazione, ulcerazioni e perdite di sangue che si può ritrovare nelle feci (shigella).
  • Diarrea motoria: aumento della velocità del transito del materiale e la riduzione del tempo a disposizione dell’intestino per assorbire i nutrienti per motivi neurologici.

Leggi anche: Sindrome dell’intestino irritabile: cause, sintomi e diagnosi

Diarree sostenute da germi patogeni

Questo tipo di diarrea (dissenteria) rappresenta circa la metà delle diarree riscontrabili negli esseri umani: sono innescate da batteri come Shigella o Salmonella e dai virus Rotavirus,Adenovirus e  della epatite. Sono molto comuni le salmonellosi soprattutto nei piccoli a seguito di ingestione di uova, latte non pastorizzato o di carne contaminati. La diarrea si manifesta nelle prime 48 ore dal contagio con delle feci con muco e sangue e scariche frequenti (ogni 3 ore circa). Oltre ai virus influenzali e parainfluenzali, un altro virus in grado di capace di provocare diarrea, è quello della epatite A; il serbatoio di questo patogeno sono i molluschi e i frutti di mare. La manifestazione clinica principale è  l’ittero.

Le tossinfezioni alimentari

Per tossinfezioni alimentari si intendono quelle patologie dovute all’azione di tossine prodotte da batteri presenti  nel cibo o acqua contaminati. La diarrea  si manifesta rapidamente, dopo 30 minuti dall’ingestione degli alimenti contaminati. Uno degli agenti batterici frequentemente responsabile è lo Stafilococco.
Un’altra possibile causa di diarrea è un’alimentazione con elevato apporto di proteine o di carboidrati come pasta, legumi, pane e dolci che rendono difficile la defecazione, favoriscono l’ emissione di gas e conseguente diarrea; infine anche le intolleranze e le allergie alimentari a cibi particolari come latte e glutine sono importanti cause di diarrea soprattutto nel bambino e l’ adolescente.

Leggi anche: Intossicazione alimentare, tossinfezione, indigestione: cause, sintomi, diagnosi, cura e prevenzione

Quali sono le cause di diarrea?

Ecco di seguito le possibili cause della dissenteria:

  • infezioni batteriche o virali, inclusa la diarrea del viaggiatore;
  • intolleranze alimentari (glutine, lattosio);
  • presenza di parassiti intestinali (spesso i bambini li prendono a scuola o all’asilo);
  • effetto collaterale indesiderato della terapia antibiotica;
  • malattie dell’intestino come colite, celiachia, malattie infiammatorie croniche (m. di Crohn, colite ulcerosa), colon irritabile;
  • stress psicofisico:
  • tumori intestinali o gastrici;
  • assunzione di farmaci lassativi o antinfiammatori non steroidei (FANS);
  • malattie genetiche o auto immuni.

Leggi anche: Diarrea e sindrome dell’intestino irritabile: quali alimenti evitare?

Diagnosi della causa della diarrea

Il medico per diagnosticare in modo esatto la causa della diarrea dovrà prima di tutto svolgere un’ anamnesi accurata del paziente a cui porrà domande specifiche sulla insorgenza, sulla durata e sull’eventuale esposizione ad agenti ambientali (principalmente cibo e bevande).
Inoltre esistono nella pratica clinica dei test diagnostici molto utili:

  • esami delle feci per verificare la presenza di batteri oltre a quelli già presenti in intestino o di parassiti;
  • esame del sangue;
  • colonscopia per osservare attentamente l’intero colon in cerca di eventuali infiammazioni.

Cosa fare in caso di diarrea

Se siete affetti da diarrea è bene seguire queste indicazioni:

  • non bere acqua di provenienza sconosciuta, ma sempre e solo quella nelle bottiglie con tappo sigillato;
  • se avete un bambino piccolo, sterilizzate sempre il suo biberon e i  giochi con cui viene a contatto.
  • in caso di diarrea in atto cercare di evitare la disidratazione assumendo almeno 2 litri di acqua al giorno o bevande con integratori alimentari per rimpiazzare la perdita di sali minerali;
  • prediligere dei pasti leggeri e poco complessi come il riso, patate lesse, carote,  mele e pere. Quando le condizioni inizieranno a migliorare si potranno reintrodurre nella dieta della carne di pollo, tacchino o vitello;
  • evitare di assumere farmaci anti diarroici perché vanno ad interferire con la motilità intestinale, ma non risolvono la causa della diarrea;
  • evitare bevande fredde o stimolanti come il vino, sia rosso sia bianco, la birra, il caffè, gli alcolici e la cioccolata; assumere delle tisane rilassanti e rinfrescanti che porteranno da subito sollievo e miglioramenti, si trovano facilmente in erboristeria.

Leggi anche: Vomito: rimedi naturali e cure farmacologiche (farmaci anti-emetici)

Diarrea e disidratazione

Una delle più grandi complicazioni della diarrea è la disidratazione perché riduce la quantità di acqua a disposizione degli organi come cuore e  sistema nervoso, arrecando seri problemi al loro funzionamento. La disidratazione è pericolosa nei bambini e negli anziani perché essi riescono più difficilmente a ripristinare l’equilibrio idrico; i sintomi riscontrati in un soggetto disidratato sono:

  • sete;
  • scarsa quantità di urine;
  • stanchezza;
  • secchezza del cavo orale;
  • febbre alta;
  • irritabilità;
  • mancanza di appetito;
  • sonnolenza.

Leggi anche: Feci dalla bocca: il vomito fecaloide

Diarrea: terapia farmacologica

Sono disponibili molti farmaci per curare la diarrea. Molte volte, la diarrea tende ad autorisolversi senza necessità di trattamenti particolari; prima di intraprendere un iter terapeutico per la cura del disturbo, il controllo del medico è sicuramente necessario, dato che, come abbiamo analizzato, alla base della diarrea si annoverano moltissimi e differenti fattori. A detta di ciò, ben si comprende come il trattamento per la diarrea dovrebbe differenziarsi proprio sulla base della condizione patologica che l’ha scatenata.

IMPORTANTE: Nell’evenienza di assunzione di farmaci per patologie più o meno gravi, uno dei problemi più frequenti legati alla co-manifestazione della diarrea è la modulazione dell’assorbimento dei principi attivi: la posologia del farmaco che si sta assumendo dovrà essere modificata dal medico, dato che la diarrea può favorire l’espulsione del principio attivo ancora prima che l’organismo possa averlo assorbito.

Ecco una lista di farmaci usati per la cura della diarrea:

1) Inibitori della motilità intestinale (antidiarroici): da utilizzarsi anche in caso di diarrea acuta, complicata o meno. Si raccomanda, inoltre, di assumere soluzioni elettrolitiche per via endovenosa qualora la diarrea fosse accompagnata da disidratazione. È doveroso puntualizzare che l’assunzione degli antidiarroici non è utile per la cura della patologia sottostante alla diarrea, ma ne cura semplicemente i sintomi.

  • Lactobacillus Acidophilus (es. Lacteol, Lacteol Forte): si tratta di un antidiarroico di origine microbica, costituito da microbi inattivati di Lactobacillus acidophilus. In particolare, è indicato per il trattamento della diarrea associata a dispepsia o colite, specie nel neonato. Per la cura della diarrea acuta, iniziare la terapia con 2 capsule da 5 miliardi di Lactobacillus acidophilus, tre volte al dì; proseguire con 2 capsule, due volte al giorno.
  • Bismuto salicilato: la posologia di questo antidiarroico (utilizzato anche per la cura della gastrite) varia dagli 87 ai 262 mg, da assumere ogni 30-60 minuti, al bisogno. Generalmente, questo farmaco è indicato per il trattamento della diarrea nei bambini. Consultare il medico.
  • Saccharomyces boulardii lyo: questo antidiarroico/probiotico è indicato per la cura della diarrea acuta: indicativamente, la posologia è 250 mg (1 capsula), due volte al giorno.
  • Loperamide (es. Imodium): iniziare il trattamento per la diarrea acuta con 4 mg di farmaco per os, da assumere dopo la prima evacuazione. Proseguire la terapia con 2 mg di sostanza (non superare i 16 mg in 24 ore). Generalmente, il disturbo svanisce in 48 ore. Non assumere il farmaco per oltre 5 gg consecutivi.  Per il trattamento della diarrea cronica, assumere 4 mg di farmaco per os, seguiti da 2 mg di attivo a seguito di ogni evacuazione. Non superare i 14 mg in 24 ore. La dose di mantenimento varia dai 4 agli 8 mg. In genere, il netto miglioramento clinico è osservabile dopo 10 gg di terapia.
  • Difenoxilato: assumere 2 tavolette o 10 ml di soluzione per os, 4 volte al dì. La terapia di mantenimento prevede l’assunzione di 2 tavolette una volta al dì. La posologia appena descritta è indicata per il trattamento della diarrea acuta nell’adulto; per il bambino, la dose varia in base all’età (1,5-10 ml, 4 volte al dì). Consultare il medico.
  • Codeina (es. Hederix Plan, Codein F FN): oltre che per la cura della tosse, la codeina viene talvolta impiegata in terapia per il trattamento della diarrea acuta non complicata degli adulti. La dose indicativa è 30 mg, 3-4 volte al dì. Il farmaco non è indicato per i bambini.

2) Antispastici e anticolinergici: non sono i farmaci utilizzati come prima linea per la cura della diarrea. Sono indicati per ridurre i sintomi che accompagnano il disturbo, come crampi e dolori addominali. Tra questi, i più indicati sono:

  • Scopolamina (es. Erion, Addofix): particolarmente indicata per dare sollievo sintomatico a disturbi gastrointestinali (spasmo della muscolatura liscia). Assumere per os 20 mg di principio attivo 4 volte al dì (dimezzare la dose per bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni). È possibile somministrare il farmaco anche per via endovenosa, alla stessa posologia.
  • Alverina citrato: si consiglia la somministrazione orale di 60-120 mg 1-3 volte al giorno. È sconsigliata la somministrazione ai bambini sotto i 12 anni.
  • Atropina solfato (es. Atropina Lux): utile in caso di spasmo della muscolatura liscia nel contesto della diarrea. Generalmente, si somministra il farmaco per iniezione sottocutanea o intramuscolare alla posologia di 20 mcg per chilo di peso corporeo (dose massima 600 mcg).

3) Antiemetici: sono indicati in caso di vomito nel contesto della diarrea. Sono sconsigliati nei bambini. Non costituiscono il trattamento di prima linea per la cura della diarrea.

4) Antibiotici a largo spettro: indicati in caso di diarrea dipendente da infezioni batteriche. Ad ogni modo, gli antibiotici non sono generalmente utilizzati per il trattamento della diarrea associata a gastroenteriti semplici, anche in caso di presunta infezione batterica, dato che la condizione tende a risolversi da sé in pochi giorni. Solo in caso di diarrea nel contesto di accertata co-infezione batterica, il medico può prescrivere farmaci antibiotici.

Leggi anche: Feci nere e melena: cause e cure in adulti e neonati

Quando chiamare il medico?

E’ bene contattare il medico di famiglia:

  • se il paziente è un neonato e la diarrea continua per oltre 24 ore;
  • in caso di diarrea cronica;
  • in caso di probabili patologie infettive;
  • in caso di feci di color nero (non semplicemente scuro) per la presenza di sangue digerito proveniente da emorragie gastrointestinale;
  • quando il paziente ha la febbre alta;
  • se la diarrea nell’ adulto perdura per oltre 3 giorni;
  • se ci sono sintomi di disidratazione del malato.

Consigli per prevenire la diarrea

Di seguito troverete alcuni consigli utili per prevenire eventuali tossinfezioni batteriche che causano la diarrea:

  • lavare sempre le mani per due minuti con sapone liquido con antibatterico;
  • bere acqua solo in bottiglia se si viaggia in paesi stranieri;
  • mangiare cibi cotti evitando quelli crudi, abbrustoliti o conservati che hanno un aspetto dubbio.

Articolo di Dr. Alessandro Scuotto su medicitalia.it

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Perché viene la diarrea in gravidanza? Fa male al bambino? Cure e rimedi

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO GRAVIDANZA MATERNITA FIGLIO MAMMA MADRE GENITORI CONCEPIMENTO PARTO FETO EMBRIONE (3)In questo articolo avevamo parlato delle cause e delle terapia per la diarrea “comune”. Oggi invece analizzeremo un tipo particolare di diarrea, quella tipica durante la gravidanza. La diarrea non è certo una condizione rara per il nostro organismo e non lo è neanche durante il periodo della gravidanza.

Perché viene la diarrea in gravidanza?

Nel primo mese di gravidanza la diarrea è causata dal tipico disordine digestivo che si verifica nelle prime settimane dopo il concepimento: la sensazione di nausea e il vomito tipico dell’inizio della gravidanza possono infatti provocare dei disordini digestivi, tra cui la diarrea. Nei mesi successivi, specie dal secondo trimestre in poi, il feto raggiunge dimensioni elevate e ciò aumenta la pressione che l’utero esercita sulla cavità addominale e quindi sull’intestino: il risultato di ciò potrebbe essere un attacco di diarrea. Naturalmente, possono esservi ulteriori cause, tra cui:

  • indigestione, assunzione di cibo scaduto;
  • infezioni virali;
  • presenza di parassiti intestinali;
  • altre cause relative all’intestino ed al colon.

La diarrea in gravidanza fa male alla salute del feto?

La diarrea non rappresenta un pericolo diretto per il feto, ma non bisogna trascurare il problema, specie se la diarrea è intensa e dura molti giorni: ciò potrebbe determinare disidratazione che potrebbe causare danni indiretti al feto.

Cosa fare in caso di diarrea in gravidanza?

Evitare le possibili cause (ad esempio evitare di assumere cibo in cattivo stato) e curare eventuali malattie a monte (come infezioni e parassitosi). E’ importante bere molta acqua. Può esser d’aiuto una dieta in bianco, che aiuta a ridurre e regolarizzare l’evacuazioni. Se la diarrea persiste, è sempre importante consultare il proprio medico. Per approfondire, leggi anche: Diarrea in gravidanza: cosa mangiare, cosa fare e rimedi

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Perché viene la diarrea prima e durante il ciclo mestruale e cure

MEDICINA ONLINE DONNA CORPO DOLORE TRISTE PANCIA MESTRUAZIONI CICLOPrecedentemente, in questo post, abbiamo analizzato i motivi e le cure relativi alla diarrea “comune”. Oggi analizziamo invece cause e cure per la diarrea da ciclo mestruale.

Perché la diarrea aumenta durante le mestruazioni?

La caduta dei livelli estrogenici che attiva lo sfaldamento dell’endometrio e determina la comparsa della mestruazione, attiva anche la degranulazione dei mastociti (cellule considerate gli attivatori dell’infiammazione acuta) che si associa a uno stato di infiammazione generale causando cefalea, dolori addominali, mal di schiena, dolori muscolari, astenia, depressione e molti altri sintomi, oltre al dolore tipicamente mestruale. E’ quindi chiaro il perché le donne che soffrono di sindrome dell’intestino irritabile, durante le mestruazioni, hanno un aumento fino a cinque volte di tutti i sintomi correlati, rispetto alle donne che non ne soffrono: aumentano infatti la stitichezza o la diarrea, il gonfiore addominale, i crampi, il dolore addominale e le difficoltà relative a tutto l’apparato digerente. Si parla di sintomi mestruali (“catameniali”) intestinali, che interessano fino ad una donna su cinque.

Leggi anche: Alterazione del ciclo mestruale e secrezioni dal capezzolo: hai misurato la prolattina?

Prevenire e curare la diarrea da ciclo mestruale

L’orientamento clinico – in casi dove i dolori ed i sintomi siano molto intensi – è quello di utilizzare un contraccettivo orale, così da garantire la costanza dei livelli ormonali, togliendo le fluttuazioni che causano il ciclo e i sintomi infiammatori correlati, in qualsiasi organo si attivino. In caso di sintomi mestruali invalidanti, anche intestinali, si suggerisce quindi l’uso prolungato della pillola, tuttavia la collaborazione con un bravo gastroenterologo resta essenziale.

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L’influenza 2016/17 sarà più aggressiva, ecco perché e come difendersi

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO RAFFREDDORE RINITE INFLUENZA FEBBRE TOSSE MAL DI GOLA SINUSITE FREDDO NASO CHE COLA BAMBINI BIMBI (3)Perché si dice che quest’anno l’influenza sarà più prepotente che mai? Principalmente per due fattori: il largo anticipo con cui è stato isolato il virus (e questo vuol dire che c’è un rischio di maggiore diffusione anche tra le persone che solitamente si vaccinano) e poi perché sono stati isolati due virus che contengono delle mutazioni che potrebbero favorire una maggiore circolazione dell’influenza. Proprio per questi motivi i medici faranno maggiore pressione sui propri pazienti per non sottovalutare i rischi e vaccinarsi, soprattutto i soggetti che sono più a rischio di complicazioni (chi ha superato i sessantacinque anni ed i malati cronici), ma anche i bambini e gli adulti sopra i 50 anni.

Quando vaccinarsi?

Il picco stagionale è previsto per gennaio 2017: considerando che il vaccino impiega come minimo due settimane per attivare il suo potere immunizzante, si consiglia di vaccinarsi entro novembre. In Italia il numero delle persone che sceglie di immunizzarsi contro l’influenza è in continuo calo (in generale siamo sotto al 20%, e tra gli anziani la percentuale è scesa dal 70 a sotto il 50%); è previsto che l’influenza 2016/2017 possa costringere a letto circa sei milioni di italiani.

Sintomi, segni e durata per adulti e bambini

I sintomi e segni dell’influenza generici più o meno abbiamo imparato a riconoscerli tutti nel corso della nostra vita: possono essere diversi e solitamente si manifestano dopo 1/4 giorni dal momento del contagio. Febbre più o meno alta, malessere generale, raffreddore, tosse, mal di testa, nausea, dolori muscolari, inappetenza, astenia (mancanza di forze), diarrea e vomito sono i sintomi principali. Molti non lo sanno, ma chi è malato di influenza può contagiare gli altri anche a distanza di un paio di metri; principalmente i virus si diffondono tramite le goccioline di saliva che vengono emesse starnutendo tossendo, ma anche semplicemente parlando. Ma è possibile essere contagiati anche toccando un oggetto o una superficie contaminata e poi avvicinando la mano alla bocca o al naso.
In media gli adulti possono essere contagiosi per circa 5/7 giorni a partire dal giorno prima che si manifestino i sintomi (questo vuol dire che si può essere contagiosi anche prima di sapere di essere malati), mentre i bambini possono trasmettere l’affezione anche per più di sette giorni. Può capitare che alcune persone infette non sviluppino nessun sintomo particolare, ma anche in questi casi corrono il rischio di trasmettere il virus ad altre persone.

Come evitare il contagio

Per evitare di essere contagiati bisognerebbe prendere alcuni accorgimenti. Sembra ovvio e scontato dirlo, ma bisognerebbe stare alla larga dalle persone che hanno già preso l’influenza (e loro dovrebbero starsene a casa per curarsi meglio ed evitare rischi per gli altri); questo vuol dire anche non utilizzare i loro stessi piatti o posate se non dopo averli lavati con attenzione e pulire e disinfettare le superfici di casa (o scuola o posto di lavoro); è molto importante anche lavarsi le mani spesso. Nel periodo di massima diffusione del virus si dovrebbero evitare i luoghi chiusi e affollati e limitare i contatti fisici. Chi ha contratto il virus dovrebbe coprirsi naso e bocca quando starnutisce o tossisce (e poi lavarsi le mani) e buttare immediatamente il fazzoletto di carta usato, che è una vera e propria scoria infetta. Non sarebbe una cattiva idea neanche cambiare lo spazzolino da denti, visto che i virus possono rimanervi fino a sette giorni.

I rimedi per superare l’influenza

Il vaccino antinfluenzale è l’unica arma specifica per combattere questa affezione; gli antivirali non rappresentano un’alternativa e possono essere presi solo su indicazione del medico; i soggetti che non corrono il rischio di complicazioni possono anche ricorrere ai medicinali sintomatici(ad esempio la Tachipirina per la febbre), ma sempre meglio chiedere al dottore. Ma non vanno messi in secondo piano i classici rimedi della nonna, ovvero delle semplici soluzioni che possono fornire qualche tipo di protezione nei confronti dell’antipatico virus. Il grande classico in questi casi è il brodo di pollo: contiene delle proteine che rinforzano il nostro sistema immunitario e, se viene consumato caldo, può avere effetti fluidificanti su catarro e muco. Cipolla e aglio magari non faranno profumare l’alito, ma hanno delle importanti proprietà antisettiche. Il miele aiuta a calmare le crisi di tosse e favorisce la fluidificazione del catarro; fare dei suffumigi con acqua calda e magari qualche essenza balsamica può essere molto utile per contrastare tosse e congestione nasale. Infine bisogna fare attenzione alla dieta: no ai cibi grassi o particolarmente conditi e spazio a frutta e verdura e a piatti leggeri; è molto importante l’idratazione (specialmente per chi soffre di virus intestinale, visto che con diarrea e vomito si perdono tanti liquidi).

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Diarrea e sindrome dell’intestino irritabile: quali alimenti evitare?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO RISTORANTE MANGIARE CUCINA DIETA CIBO INSALATA DIMAGRIREVarie persone sperimentano episodi occasionali di diarrea, in genere causati dalla presenza di un batterio o di un virus che si insinuano nell’intestino. Il batterio o il virus stimolano l’intestino a contrarsi più rapidamente o con maggior vigore oppure a produrre una quantità maggiore di fluidi. Anche lo stress può comportare la comparsa di episodi di diarrea perché quando siamo sottoposti ad eventi stressanti, uno dei primi sintomi fisici è la comparsa di crampi e brontolio allo stomaco. Alcune persone, invece, presentano un intestino sensibile o iperattivo. Ma quali sono gli alimenti da evitare in caso di diarrea o di sindrome dell’intestino irritabile? Ecco una lista di cibi da evitare o comunque limitare:

  • Cibi fritti
  • Agrumi
  • Zucchero artificiale
  • Quantità eccessive di fibre
  • Fagioli
  • Cavolo e altre verdure
  • Fruttosio
  • Cibi piccanti
  • Latticini
  • Menta piperita.

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