Zenzero: proprietà e 10 tipici usi in cucina

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ZENZERO PROPRIETA USI IN CUCINA RICETTE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLo zenzero, il cui nome scientifico è Zingiber officinalis Roscoe, è una radice di una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Zinziberacee. Il suo aroma caratteristico è simile a quello di limone e citronella, difatti è molto utilizzato in cucina, sia fresco che essiccato.

Proprietà dello zenzero
Ma lo zenzero  è conosciuto soprattutto  per le sue molteplici proprietà terapeutiche, infatti questa radice veniva usata in antichità per stimolare la circolazione ed attualmente viene utilizzata in quanto  aiuta la digestione (di carboidrati e proteine), è antisettica, calmante e lenitiva, infatti pare che diminuisca il dolore causato dall’artrite.
Inoltre abbassa il colesterolo, è anticoagulante, cura la diarrea causata da escherichia coli e la nausea in gravidanza o dovuta da mal di mare o da chemioterapia. Lo zenzero viene utilizzato anche per diminuire il mal di testa e il mal di denti.
Quotidianamente possiamo utilizzarlo in modi diversi, in polvere per aromatizzare  un buon thè caldo, magari dolcificato con del miele per combattere il raffreddore e il mal di gola, o per creare un antibiotico naturale composto da un cucchiaio di miele, qualche goccia di limone appena spremuto e un pochino di zenzero in polvere. E’ un potente energizzante infatti è ricco di vitamina B,C e D, potassio, rame, zinco, calcio e magnesio ed un blando lassativo se assunto come olio essenziale (una goccia di olio essenziale in un cucchiaio di olio di oliva). Si consiglia di non esagerare nelle dosi perché potrebbe causare tachicardia. Lo zenzero può anche essere utilizzato anche per insaporire zuppe di pesce, carne e per i buonissimi biscotti al zenzero.

Quindi ora che sappiamo tutto questo, non ci resta che provare ad usarlo, grazie a questi dieci tipici usi:

1) Ginger drink
Lo zenzero può essere impiegato per la preparazione di una bevanda sana e naturale, per ottenere la quale è necessario avere a propria disposizione della radice fresca di zenzero, che può essere reperita in alcuni supermercati o negozi di prodotti biologici. La soluzione migliore per avere sempre a disposizione della radice di zenzero fresca, così da poter preparare il perfetto Ginger Drink, consiste nel coltivare lo zenzero sul balcone.

2) Biscotti allo zenzero
Lo zenzero è una spezia utilizzata per la preparazione di biscotti soprattutto nei Paesi nordici e nel periodo natalizio ed invernale. L’impiego dello zenzero non è casuale, in quanto esso rappresenta una delle spezie dal maggior potere riscaldante per il nostro organismo, utile a combattere la sensazione di freddo. I biscotti allo zenzero sono molto semplici da preparare.

3) Riso alla curcuma e zenzero
Lessate il riso in acqua bollente e salata, in cui avrete aggiunto un quarto di cucchiaino di curcuma ed un pizzico di zenzero. Una volta scolato il riso, che avrà assunto un bel colore giallo per via dell’impiego della curcuma (che può essere eventualmente sostituita da zafferano), saltatelo in padella con del porro tritato e dei piselli già cotti in precedenza. Condite con olio extravergine, origano e zenzero in polvere.

4) Tisana allo zenzero
A partire dalla radice di zenzero essiccata, che sarà necessario grattugiare, o da un pezzetto di radice fresca, è possibile apprestarsi nella preparazione di una tisana davvero portentosa, ottima in caso di raffreddore, ma anche di tosse, mal di gola e influenza. Per la preparazione della tisana allo zenzero vi occorreranno inoltre due cucchiaini di thè bancha ed un pezzetto di cannella da grattugiare.

5) Curry
Il curry è un condimento a base di spezie grattugiate tipico della cucina tradizionale indiana. E’ particolarmente adatto per arricchire di sapore preparazioni a base di verdura, di legumi o di riso. Per la preparazione casalinga del curry è necessario avere a disposizione dello zenzero in polvere o della radice essiccata di zenzero da grattugiare. Altre spezie da includere nella preparazione sono curcuma, pepe nero, chiodi di garofano, semi di finocchio, semi di cumino e senape.

6) Punch allo zenzero
Lo zenzero può essere impiegato per la preparazione di un punch analcolico dal potere riscaldante, particolarmente adatto come bevanda nel corso della stagione invernale. La preparazione del punch allo zenzero prevede di procedere come nel caso di un decotto e richiede di portare ad ebollizione – e di prolungare la cottura per venti minuti – un pezzetto di radice di zenzero insieme ad un pizzico di cannella, coriandolo, scorza di limone e ad un chiodo di garofano. Il punch dovrà dunque essere filtrato e servito caldo.

7) Pere al cioccolato e zenzero
Per due persone perlate e lavate due pere ed affettatele in due parti simmetriche nel senso della lunghezza. Rimuovete i semi e lessatele in acqua bollente, in cui avrete aggiunto un pizzico di zenzero in polvere ed un pizzico di cannella, fino a quando non si saranno ammorbidite. Scolatele, disponetele su piattini e guarnitele con del cioccolato fondente grattugiato al momento e con un ulteriore tocco di zenzero.

8) Spiedini di tofu allo zenzero
Lasciate marinare il tofu per un’ora, dopo averlo tagliato a cubetti, in acqua salata, a cui avrete aggiunto uno o due cucchiai di oli extravergine d’oliva, a seconda della quantità, ed un pizzico abbondante di zenzero. Trascorsa almeno un’ora, saltate i cubetti di tofu in padella fino a doratura e componete i vostri spiedini alternandoli a olive verdi o nere, oppure a chicchi d’uva o pezzetti di ortaggi di stagione.

9) Zenzero candito
Per preparare lo zenzero candito è necessario procedere nell’affettarlo a fettine sottili o cubetti, che dovranno essere riposi sul fondo di una pentola e ricoperti completamente d’acqua. Il tutto dovrà essere portato ad ebollizione e lasciato cuocere per circa 40 minuti, fino a quando lo zenzero si sarà ammorbidito. A questo punto è necessario scolare lo zenzero, ricoprirlo di zucchero di canna dopo averlo riposto all’interno della pentola ed aggiungere due o tre cucchiai di acqua fredda. La nuova cottura dello zenzero dovrà prolungarsi fino a doratura e alla quasi totale evaporazione del liquido che si formerà durante la cottura. Non vi resterà che scolare lo zenzero candito e lasciarlo raffreddare prima di gustarlo.

10) Lenticchie allo zenzero
Disponete le lenticchie – precedentemente lasciate in ammollo, se necessario, a seconda della loro tipologia – sul fondo di un tegame e ricopritele con acqua pari al doppio del loro volume. Aggiungete prima di iniziare la cottura una carota tritata, del prezzemolo e del sedano fresco, precedentemente affettati con la mezzaluna. Disciogliete nell’acqua di cottura un quarto di cucchiaino di zenzero in polvere, insieme ad un pizzico di sale integrale, e mescolate. Prolungate la cottura con coperchio e a fiamma bassa per circa 30 minuti, fino a quando le lenticchie non si saranno ammorbidite. Mescolate di tanto in tanto ed aggiungete delle piccole quantità d’acqua, quando necessario, nel caso in cui le lenticchie l’abbiano assorbita prima di essere giunte a cottura.

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Frutta secca a colazione, tanti benefici per la salute

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FRUTTA SECCA A COLAZIONE BENEFICI SALUTE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari PeneL’importanza della colazione, specie di una colazione ricca di proteine, è da sempre ribadita con forza dai medici: il nostro corpo nella prima colazione dovrebbe rifornirsi ben del 20% delle calorie totali giornaliere. Calcolando che quando ci si alza la mattina si è a digiuno da circa 8 ore, è sempre bene fare una colazione abbondante, ed evitare colazioni frettolose, per esempio un caffè “al volo”. Al contrario, l’importanza di una corretta impostazione della prima colazione con una base di elementi energetici e sani non sarà mai ribadita abbastanza. Una colazione completa deve essere sia semplice che equilibrata, quindi deve bilanciare tutti gli elementi utili per affrontare la giornata, ed un alimento ottimo in tal senso è proprio la frutta secca.
La frutta secca è oggi molto diffusa, e specialmente nei mesi autunnali ed invernali viene consumata in quantità elevate. Ricca di sali minerali, di vitamine e di grassi buoni, la frutta secca è la soluzione perfetta per integrare la colazione e grazie alle sostanze nutritive che essa contiene crea quel mix di salute e benessere essenziale specialmente quando la giornata si prevede molto impegnativa.

Come consumare la frutta secca?
La frutta secca può essere consumata da sola, oppure assieme ad un panino con la marmellata, con una spremuta per integrare la vitamina C, con uno yogurt (ed in quest’ultimo caso è anche perfetta da aggiungere direttamente nello yogurt).

Benefici della frutta secca a colazione
La frutta secca è nemica della stitichezza, favorisce il transito intestinale e aiuta anche in caso di emorroidi. La fibra che la frutta secca contiene, inoltre, è ricca di omega 3 e di omega 6 e quindi protegge anche il cuore. Ogni frutta secca ha della specifiche qualità, vediamone alcune:

Nocciole
La nocciola, tipico prodotto italiano, è ricchissima di vitamina E, contiene fitosteroli, che prevedono le malattie cardiache, e abbassano anche i livelli del colesterolo LDL. Le nocciole sono uno snack pratico da gustare in ogni situazione, senza sporcare, e anche in ufficio o come uno spuntino di metà mattina e contengono preziosi antiossidanti allontanano il rischio di cancro.

Noci
Che dire delle noci, anch’esse un tipo di frutta secca molto gustosa che fornisce acido alfa-linoleico, potassio, magnesio, calco, vitamine, ferro e zolfo. In particolare la vitamina E è un vero toccasana per la salute della pelle.

Prugne
Le prugne sono assai ricche di proteine, e consumate secche sono una toccasana per l’intestino ed un pieno di energia.

Mandorle
Le mandorle sono un tipo di frutta secca ricca di benefici per l’organismo ed ideali per una colazione proteica davvero al massimo. Questa frutta secca infatti fornisce sali minerali, come magnesio, ferro e potassio, vitamine (solo per citarne alcune, vitamina B ed E), proteine. Insomma, un pieno di salute per una colazione perfetta da portarsi anche in ufficio, se a casa si ha troppa fretta. Si possono infatti acquistare dei pratici sacchetti di mandorle mono-porzione da gustare, per fare un pieno di vitamine e di sali minerali in ogni momento della giornata, non solo a colazione.

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Medico Chirurgo

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Kiwi: calorie, valori nutrizionali, proprietà, utilizzi e controindicazioni

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma KIWI CALORIE VALORI PROPRIETA CONTROIN Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneIl Kiwi è un buonissimo frutto dalle mille proprietà e benefici, ha sapore dolce e polpa verde ma, in base alla sua maturazione, può avere un gusto più aspro e una polpa tendente al giallo o al giallastro. Proviene dalla Cina e si è diffuso in Europa alla fine del ‘900, in America arriva nel 1962, mentre, nel 1970, arriva in Italia che oggi è la maggiore produttrice mondiale di kiwi (si coltiva soprattutto in Lazio e Piemonte) seguita da Nuova Zelanda, Cile e Francia.

Quando si consuma il kiwi?

È un frutto che si consuma a partire dall’inizio dell’autunno e per tutto l’inverno.

Come scegliere il kiwi e come conservarli?

Quando scegliete i kiwi tastateli leggermente per testare il grado di maturazione, se sono ancora acerbi fateli maturare tenendoli in un sacchetto di carta per almeno 3 giorni. I kiwi maturi vanno conservati in frigo per non più di 4 giorni.

Proprietà e benefici del kiwi

1) Proprietà lassative del kiwi: è conosciuto l’effetto lassativo del kiwi, utile rimedio contro la stipsi, dovute alla gran quantità di fibre, soprattutto se consumiamo quotidianamente due kiwi molto maturi.

2) Dona energia e combatte l’anemia: grazie ai sali minerali come fosforo, calcio e potassio, il kiwi è in grado di aumentare l’energia giornaliera stimolando il sistema nervoso e aiutando l’organismo a combattere stanchezza e spossatezza, crampi muscolari e a prevenire la depressione. La vitamina B9 contenuta nel kiwi è fondamentale per aumentare l’assorbimento di ferro, aiutando così chi soffre di anemia.

3) Abbassa il colesterolo e regola la pressione: grazie all’acido proteico il kiwi aiuta a tenere a bada il livello di colesterolo e trigliceridi nel sangue, prevenendo così malattie e patologie cardiache e regolando la pressione del sangue, soprattutto grazie al potassio che aiuta a combattere l’ipertensione.

4) Combatte i malanni di stagione e l’asma: l’alto livello di vitamina C permette di coprire il fabbisogno giornaliero necessario al nostro organismo aiutandoci a prevenire infezioni e malanni di stagione come influenza e raffreddore. Aiuta inoltre a rinforzare il sistema immunitario e a combattere lo stress e i sintomi dell’allergia. È in grado di limitare anche i sintomi tipici dell’asma come tosse notturna, respiro corto o difficoltà a respirare.

5) Benefico per stomaco e intestino: il kiwi contiene actinidina, un enzima che favorisce la digestione aiutando chi soffre di gastrite o cattiva digestione.

6) Aiuta la diuresi: l’effetto diuretico di questo frutto, permette di contrastare la ritenzione idrica, eliminando i liquidi in eccesso e il gonfiore che si forma tipicamente nelle zone di cosce e caviglie.

7) Combatte l’osteoporosi e protegge denti e gengive: il kiwi grazie al contenuto di calcio e fosforo protegge e rinforza le ossa aiutando a prevenire e combattere l’osteoporosi. La vitamina C inoltre aiuta a mantenere sani denti e gengive.

8) Antiossidante: il mix di vitamine riduce il livello di radicali liberi apportando un effetto antiossidante: mangiando il kiwi quindi, si combattono anche i segni del tempo, dalle prime rughe all’invecchiamento cellulare, anche grazie alla vitamina E e alla vitamina C.

9) Combatte i tumori e previene il diabete: l’alto contenuto di vitamine e minerali rende il kiwi un alimento in grado di proteggere l’organismo dal cancro, soprattutto grazie alla vitamina C che protegge dallo stress ossidativo. Inoltre, sempre grazie alla vitamina C, il kiwi è in grado di bloccare l’azione tossica delle nitrosamine, degli agenti potenzialmente cancerogeni, che si formano a causa di alcuni additivi alimentari che troviamo principalmente negli insaccati. Le sostanze contenute nel kiwi limitano l’assorbimento di glucosio nell’organismo rendendolo un alimento adatto ai diabetici.

10) Aiuta a dimagrire: il kiwi contiene poche calorie e può aiutare anche chi è a dieta a mantenersi in forma.

11) Fa bene agli occhi e previene le malattie degenerative: il kiwi è ricco di vitamina C che aiuta a prevenire la cataratta, inoltre riduce il rischio di degenerazione maculare che colpisce in età avanzata. La luteina protegge poi dai raggi nocivi. I polifenoli contenuti nei kiwi evitano la degenerazione cellulare prevenendo malattie come l’Alzheimer e il morbo di Parkinson.

12) Utile in gravidanza: il kiwi contiene acido folico utile alle donne in gravidanza perché indispensabile per la formazione del bambino aiutando a ridurre il rischio di eventuali malformazioni, inoltre aiuta anche a prevenire il gonfiore alle gambe e la formazione di vene varicose e emorroidi.

13) Benefici sulla pelle e sui capelli: le proprietà antiossidanti del kiwi lo rendono un ingrediente utilizzato in molti cosmetici antiage, inoltre il suo potere rinfrescante e purificante viene sfruttato nei prodotti per capelli e in quelli per pelli grasse. Il kiwi riesce quindi a contrastare le rughe grazie al contenuto di polifenoli che rallenta l’invecchiamento cellulare. Le sue proprietà astringenti e la vitamina C lo rendono ideale per le pelli grasse e anche per schiarire le macchie cutanee. Inoltre fortifica i capelli agendo sulla cheratina.

Come consumare il kiwi?
Del kiwi possiamo mangiare, oltre alla polpa e ai semi, anche la buccia, soprattutto se i kiwi provengono da coltivazioni biologiche. Vengono utilizzati anche per la preparazione di crostate, confetture e gelatine oltre che essere sempre presente nelle rinfrescanti macedonie di frutta. È un ottimo frutto da dare anche ai bambini. Consumato durante la colazione può essere aggiunto ai cereali per dare il giusto apporto di vitamine, oppure può essere utilizzato per la preparazione di frullati e centrifugati. Il kiwi può essere aggiunto anche a un’insalata di verdure, magari con zucchine e peperoni per una pietanza ricca di vitamine.

Centrifugato con kiwi
Per preparare un buon centrifugato antistress mixate ad esempio pere, mele, kiwi e sedano per ottenere un ottimo centrifugato rilassante. Il sedano infatti ha proprietà benefiche rilassanti, così come la mela che favorisce il relax e aiuta il sonno. Il kiwi invece aiuterà ad alleggerire lo stomaco grazie alle sue proprietà digestive, per permettere di riposare al meglio. È ideale da consumare al sera, qualche ora prima di andare a dormire.

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Controindicazioni
Il kiwi può dare, in soggetti predisposti, reazioni allergiche inoltre, dato il suo potere lassativo mangiarne troppi potrebbe causare problemi intestinali quindi è meglio non mangiare più di 2 o 3 al giorno. Infine, i semi contenuti all’interno del frutto, non lo rendono adatto a chi soffre di diverticolosi del colon o morbo di Crohn in fase acuta. Non è consigliato durante l’allattamento soprattutto se ci sono casi di allergia al frutto in famiglia, per evitare problemi al bambino.

Kiwi verde, valori nutrizionali per 100 grammi
Calorie 61
Grassi 0,5 g
Acidi grassi saturi 0 g
Acidi grassi polinsaturi 0,3 g
Acidi grassi monoinsaturi 0 g
Colesterolo 0 mg
Sodio 3 mg
Potassio 312 mg
Carboidrati 15 g
Fibra alimentare 3 g
Zucchero 9 g
Proteine 1,1 g
Vitamina A 87 IU Vitamina C 92,7 mg
Calcio 34 mg Ferro 0,3 mg
Vitamina D 0 IU Vitamina B6 0,1 mg
Vitamina B12 0 µg Magnesio 17 mg

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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I nuovi distributori automatici di frutta biologica a km zero

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DISTRIBUTORI FRUTTA BIOLOGICA A KM ZERO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneSvolta salutista per le macchine automatiche di distribuzione: i gestori stanno ampliando l’offerta per tenere conto delle differenti esigenze nutrizionali e di gusto. Secondo una ricerca svolta da Confida (l’Associazione italiana distribuzione automatica) l’82,6% dei gestori sta introducendo prodotti per intolleranti, mentre il 74,4% prodotti provenienti da agricoltura biologica. Introdotti anche yogurt e frutta, prodotti del territorio o a “chilometro zero” e prodotti equo solidali.

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Azotemia alta e reni: cibi da evitare per abbassarla

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma AZOTEMIA UREA ALTA I CIBI DA EVITARE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’azotemia è un parametro che indica la quantità di azoto non proteico nel sangue ed è di tutta evidenza che se si hanno valori di azotemia oltre i limiti consigliati, vi è qualcosa che non va. Solitamente si tratta di un problema  alimentare, ma potrebbe anche trattarsi di una ridotta funzione renale o del fatto che si beve molto meno di quanto si dovrebbe nell’arco della giornata. Ad ogni modo, per comprendere meglio il problema, è necessario innanzi tutto capire in che modo e perché l’azoto non proteico va a finire nel sangue.
Il principale prodotto delle proteine, che vengono trattate a livello epatico,  è l’urea e in essa è presente anche l’azoto, o meglio le scorie azotate, prodotte dal catabolismo epatico. L’urea, come è noto, viene eliminata dal sangue attraverso il filtraggio dello stesso da parte dei reni, ma in questa operazione, una parte delle scorie azotate non vengono eliminate del tutto e il conseguente loro accumulo nel sangue determina il livello di azotemia. Di norma questo accade in presenza di una ridotta funzionalità renale, ma potrebbe essere anche l’effetto di una dieta iperproteica, che produce quindi un alto numero di scorie azotate.
Altra causa di una azotemia oltre la norma potrebbe essere anche una ridotta assunzione di acqua durante la giornata e di norma basta bere un po’ di più per normalizzare il livello di azotemia.
In un soggetto sano  che adotta una dieta equilibrata l’azotemia è compresa tra i valori di 22-46 mg/dl. Alcuni laboratori utilizzano un diverso metodo di valutazione dell’azotemia e in quel caso i valori sono compresi nel range che va da 10,3 a 21,4 mg/dl.

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Livelli alti di azotemia non sono necessariamente indice di ridotta funzionalità renale, in quanto ci si potrebbe trovare alla presenza di una dieta alimentare particolarmente sbilanciata in favore degli alimenti ricchi di proteine, ed è quanto accade in tutte quelle diete iperproteiche che  stanno vivendo un periodo di grande popolarità. Questo è uno di motivi per cui è  necessario sempre valutare bene se è il caso di adottare certe diete sbilanciate che, in sostanza, nel lungo periodo non si sa che problemi potrebbero arrecare all’organismo.
Se invece l’azotemia alta è dovuta ad una semplice abitudine alimentare errata, quindi non sostenuta da una dieta  particolarmente rigida, basta evitare o ridurre alcuni alimenti, bere di più, e la situazione si normalizzerà.
Ma cosa bisogna evitare di mettere in tavola, o quanto meno ridurre, per evitare di incorrere in una situazione del genere.

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Innanzi  tutto bisogna distinguere le proteine in base alla loro qualità, e in questo ci vengono in aiuto tre parametri e, per la precisione il CUD, coefficiente di utilizzazione digestiva,  parametro che sarà alto in caso di proteine di origini animali e basso per quelle vegetaliPER, coefficiente di efficacia proteica, che indica l’accrescimento di peso corporeo per ogni grammo di proteina che viene assunto con l’alimentazione;  NPU, utilizzazione proteica netta,  che esprime la digeribilità delle proteine.
L’apporto consigliato di proteine nell’alimentazione è in stretta relazione all’età, per cui  nel neonato, che ovviamente deve crescere, il valore corretto è di 2 g/kg/die;  nei bambini di 5 e più anni il valore corretto è di 1.5 g/kg/die; negli adolescenti e negli adulti questo valore continua a ridursi e quindi è di 1-1.2 g/kg/die.

E’ ormai dimostrato che un eccessivo apporto di proteine animali, in particolare in associazione a grassi saturi, è uno dei fattori di rischio di cancro al colon, per cui, tornando alle diete di cui si parlava precedentemente, è una valutazioneda fare con molta attenzione.
Gli alimenti quindi da evitare o da assumere con moderazione, in caso di azotemia alta, sono prosciutto crudo, salame, bresaola, grana,  carne rossa, merluzzo o nasello, tonno fresco, petto di pollo, pinoli, soia secca. Quest’ultimo è l’alimento che in assoluto detiene il maggior contenuto di proteine.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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La tabella con le calorie dei cibi più comuni e diffusi

MEDICINA ONLINE CALORIE CIBO CIBO PIATTI DIMAGRIRE DIETA DIETOLOGIA METABOLISMO CALORIE GRASSI CARBOIDRATI GRASSO OBESITA SOVRAPPESOLe calorie degli alimenti sono fondamentali nella gestione della propria alimentazione. Non si deve però esagerare nella ricerca della precisione. Infatti:

  1. Senza un’analisi chimico-fisica non è possibile dare che un’indicazione approssimativa del contenuto calorico di un alimento. Molti per esempio credono che i vari tipi di arancia apportino le stesse calorie, mentre per esempio alcune arance apportano 27 calorie per 100 g, altre ne hanno ben 54 cioè il doppio! Un altro esempio è citato alla fine della pagina sull’etichetta nutrizionale.
  2. La cosa diventa ancora più aleatoria per i cibi cucinati, le cui calorie dipendono dalla ricetta, cioè in massima parte dagli ingredienti. Come fare? Il primo consiglio è di utilizzare prodotti che hanno l’etichetta nutrizionale dove l’analisi di cui al punto uno è già stata fatta. Se non è possibile, farsi una coscienza alimentare e non consultare tabelle senza “digerirle”, cioè comprenderle. Chi ha una coscienza alimentare sa per esempio che il pane secco (disidratato) è sulle 400 kcal. Se è integrale è sulle 350 kcal. Quindi una fresella integrale sarà attorno alle 350 kcal/100 g.
  3. Gran parte della frutta che si compra al supermercato ha quasi il doppio delle calorie che le vengono normalmente attribuite da database nutrizionali compilati decine di anni fa. La densità calorica di un arancia non è di 34 kcal (fonte INRAN) ogni 100 g, ma spesso arriva a superare le 50 kcal. Va peggio con il cocomero che passa da 16 a 30 kcal ogni 100 g.

Di seguito vengono indicate (per 100 g) anche le calorie al lordo (per esempio la frutta pesata con la buccia e il nocciolo, i pesci prima della pulitura ecc.), poiché per alcuni alimenti è molto complicato pesare la parte edibile. Non sono stati inclusi gli alimenti (biscotti, brioche, dolci, budini, marmellate, gelati, succhi…) il cui contenuto calorico è variabile e può essere desunto SOLO dalle etichette nutrizionali. Questa tabella è solo indicativa.

Alimento Lordo Netto Alimento Lordo Netto
Acciuga 103 131 Mandorle 130 542
Acciughe sottolio 205 Margarina 719
Aglio 130 149 Mascarpone 453
Agnello (grasso) 282 Melanzane 19 24
Agnello (magro) 132 Mele 35 48
Albicocche 44 48 Melone 16 34
Ananas 22 40 Merluzzo 60 82
Anatra 110 160 Miele 304
Anguilla 130 184 More 43
Arachidi 370 567 Mortadella di suino 308
Arance 34 49 Mozzarella 300
Asparagi 13 25 Nespole 39 47
Astice 30 90 Nocciole 270 628
Avocado 118 160 Noce di cocco 240 354
Banane 57 89 Noci 264 654
Barbabietole 28 43 Oca 371
Birra 43 Olio (di vario genere) 884
Bovino (magro) 137 Olive nere 173 234
Bovino (semigrasso) 215 Olive verdi 113 145
Bresaola 160 Orata 70 97
Brie 334 Palombo 54 80
Burro 717 Pancetta di maiale 661
Cacao 377 Pane comune 271
Caciocavallo 439 Pane integrale 242
Calamaro 61 92 Pasta 371
Camembert 300 Pasta integrale 330
Capriolo 110 Patate 55 69
Carciofi 19 47 Pecorino 387
Carote 37 41 Peperoni 22 27
Carpa 70 140 Pere 52 58
Castagne 140 213 Pesce spada 121
Cavallo 133 Pesche 36 39
Cavolfiori 11 25 Piselli 36 81
Cavolo di Bruxelles 39 43 Pollo (petto) 116
Ceci 364 Polpo 73 82
Cernia 32 81 Pomodori 16 18
Cetrioli 10 15 Pompelmi 16 32
Ciccioli 523 Pop corn 382
Cicoria 15 17 Prezzemolo 34 36
Ciliegie 56 63 Prosciutto cotto 211
Cioccolato al latte 546 Prosciutto crudo 245
Cioccolato fondente 520 Prosciutto cotto magro 132
Cipolle 36 40 Prosciutto crudo magro 215
Cocomero 15 30 Provolone 351
Coniglio (grasso) 200 Prugne 42 46
Coniglio (magro) 114 Radicchio 21 23
Coppa 398 Rana 73
Cotechino 450 Rape 22 28
Cotechino cotto 310 Ricotta di mucca 174
Cozza 30 86 Riso 358
Datteri secchi 250 277 Robiola 310
Dentice 65 100 Rosmarino 96
Emmenthal 403 Rucola 10 25
Fagiano 102 133 Salame 396
Fagiolini 27 31 Salmone (chinook) 179
Fagiolo 42 104 Salmone affumicato 117
Faraona (carne e pelle) 131 158 Salmone al naturale 161
Farina di frumento 343 Salsiccia (fresca) 304
Farina di grano duro 304 Sarago 54 102
Farina di mais 365 Sardine sottolio 160 198
Fave 10 37 Scamorza 209
Fegato di bovino 135 Scarola 9 15
Fichi 60 74 Sedano 12 16
Finocchio 22 31 Seppia 79
Fiocchi d’avena 394 Sgombro sottolio 180 200
Fontina 389 Sogliola 49 91
Fragole 30 32 Soia (germogli) 50
Funghi porcini 24 27 Speck 301
Gambero 48 106 Spinaci 17 23
Gorgonzola 359 Tacchino (petto) 119
Grana 381 Tonno 108
Grissini 412 Tonno al naturale 118
Groviera 413 Triglia 75 123
Kaki 62 70 Trippa 108
Kiwi 53 61 Trota 73 119
Lamponi 52 Uovo 128 142
Lardo 902 Uovo (albume) 52
Latte intero 61 Uovo (tuorlo) 322
Latte parz. scremato 49 Uva 66 69
Latte scremato 36 Vino bianco 80
Lattuga 12 15 Vino rosso 85
Lenticchie 353 Vitello (magro) 92
Lepre 114 Vitello (semigrasso) 144
Lievito di birra (fresco) 105 Vongole 20 74
Limone 15 29 Yogurt (intero) 61
Lingua di bovino 224 Yogurt (magro) 47
Lumaca 32 90 Zampone 360
Maiale (grasso) 263 Zucca 20 26
Maiale (magro) 148 Zucchero 387
Mandaranci 46 53 Zucchero di canna 362
Mandarini 39 47 Zucchine 14 17

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Aumentare il ferro in modo naturale, specie in gravidanza

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DONNA TRISTE PREOCCUPATA OROLOGIO RITARDO
Il ferro è uno degli elementi più importanti presente nel nostro corpo, ancor di più durante i nove mesi di gravidanza. E’ presente in numerose proteine ed è indispensabile per il trasporto e l’utilizzazione dell’ossigeno da parte dei tessuti e per il funzionamento di molti enzimi:

  1. permette la sintesi dell’emoglobina, il pigmento presente nei globuli rossi a cui si lega l’ossigeno per essere trasportato in circolo. È necessario per la produzione dei globuli rossi del nascituro e per mantenere quelli della madre a un giusto livello;
  2. interviene nella produzione di mioglobina, il pigmento analogo all’emoglobina che consente ai muscoli di immagazzinare ossigeno;
  3. è essenziale per l’attività di molti enzimi (es: produzione di energia, conversione del beta-carotene in Vitamina A, sintesi di DNA, RNA, collagene…).

Il deficit di ferro può condurre ad anemia sideropenica (o anemia da carenza marziale, sideropriva o ferro-carenziale). E’ importante però ricordare che, paradossalmente, un eccesso di ferro, soprattutto se in forma di radicali liberi, può condurre a patologie addirittura più pericolose di quelle dovute alla sua carenza.

Qual è il fabbisogno giornaliero di ferro?

Secondo le tabelle della LARN (Livelli di Assunzione Giornalieri Raccomandati di  Nutrienti per la popolazione italiana) il fabbisogno quotidiano di ferro per l’uomo ammonta a 10mg, mentre per la donna in età fertile sale a 18mg. Normalmente una dieta adeguata compensa l’eliminazione del ferro ed il bilancio viene mantenuto in equilibrio, grazie alle riserve ed alla regolazione di assorbimento ed eliminazione.

Leggi anche: A che serve la vitamina B12? L’importanza in gravidanza e allattamento

Quali sono i sintomi di una carenza di ferro?

I sintomi e segni della carenza di ferro, sono:

  • debolezza e sonnolenza;
  • eccessivo affaticamento durante le comuni attività quotidiane;
  • fiato corto e irregolarità cardiaca;
  • sensibilità al freddo e alle classiche infezioni respiratorie come il comune raffreddore;
  • pallore;
  • ulcere sulla lingua;
  • mal di testa.

Leggi anche: Diagnosi di laboratorio di anemia da carenza di ferro

Come si assorbe il ferro e cosa succede in gravidanza?

L’assorbimento del ferro avviene a livello intestinale (soprattutto nel duodeno) e l’organismo controlla attentamente il bilancio di ferr in modo da assicurare quantità sufficienti a mamma e bambino, senza un accumulo eccessivo. In gravidanza la capacità dell’organismo di assorbirlo aumenta e se la madre presenta un’adeguata riserva e assume con regolarità alimenti che ne sono ricchi, non si avranno carenze. Tuttavia molte mamme, nonostante l’assunzione di alimenti ricchi in ferro, soprattutto nel caso di gravidanze vicine, diventano anemiche e in questo caso il medico valuterà se è necessaria l’assunzione di farmaci integratori.

Leggi anche: Beta carotene: cos’è, a cosa serve e in quali cibi lo trovo?

Cause di mancanza di ferro

Oltre alla gravidanza/allattamento, vi sono altri fattori che influiscono negativamente sulla quantità di ferro:

  • Ridotto apporto con la dieta;
  • insufficiente assorbimento intestinale per alterazioni della mucosa gastro-intestinale o abuso di lassativi;
  • perdita di sangue anche per emorroidi o flusso mestruale abbondante.

Ferro, lattoferrina ed acido folico in gravidanza

Nonostante la donna in gravidanza ponga in genere molta attenzione nel seguire una dieta corretta, un’integrazione di ferro è pur sempre consigliata, magari associandolo a lattoferrina per favorirne l’assorbimento; la lattoferrina, infatti, lega e trasporta il ferro fino all’intestino e legandosi agli enterociti ne facilita l’ingresso nella circolazione sistemica. È noto che in gravidanza anche un’integrazione di acido folico è fondamentale per lo sviluppo del bambino: l’acido folico (vitamina B9) è un coenzima responsabile di molte reazioni cellulari e – dal momento che non viene sintetizzato dal nostro organismo (anche se una piccola quota viene prodotta dalla flora batterica intestinale) – dev’essere assunto regolarmente con la dieta. Considerando che l’acido folico può correggere l’anemia in gravidanza, sono stati condotti degli studi riguardanti la connessione ferro-acido folico, per verificare se l’assunzione di acido folico possa in qualche modo aumentare la disponibilità del minerale. A tal proposito, si è notato che l’assunzione combinata di ferro e vitamina B9 migliora i parametri del sangue, andando a correggere la carenza di ferro; da considerare, però, che l’integrazione congiunta di acido folico, lattoferrina e ferro sembra essere ancor più efficace.

Leggi anche: Anemia da carenza di ferro: cause, sintomi e cure

Quali sono gli alimenti più ricchi di ferro?

Dalle tabelle INRAN risulta che gli alimenti più ricchi in ferro sono: frattaglie, legumi, carni (in particolare rosse), pesce, frutta secca, cereali (soprattutto integrali), verdure a foglia verde, tuorlo.

  • Il fegato è molto ricco in ferro, ma in gravidanza va consumato con moderazione per l’elevato contenuto di vitamina A che se in eccesso potrebbe essere pericolosa per il feto.
  • Le carni devono essere ben cotte, anche se crude sono una fonte di ferro migliore, per evitare infezioni molto gravi e pericolose per mamma e bambino come la toxoplasmosi. Da evitare anche: uova crude (salmonellosi) e pesce crudo (parassitosi).

Dai dati dell’indagine INRAN-SCAI 2005-2006 è risultato che le principali fonti di assunzione nella popolazione italiana sono rappresentate per il 31% da cereali e derivati (spesso fortificati come cereali per la prima colazione o formulazione per la prima infanzia), il 17% da carni e derivati e il restante 14% da verdure.

Cibi contenenti ferro

I sette cibi con più ferro, sono:

  1. Carne di cavallo. Dal punto di vista nutrizionale, la carne di cavallo è particolarmente indicata per chi ha carenze di ferro ed è anche molto magra. Per questo motivo è consigliata sia alle donne in gravidanza che ai bambini e anche a chi pratica sport. Il ferro contenuto in questa carne risulta altamente biodisponibile per cui può essere assorbito e sintetizzato in percentuale maggiore rispetto a quello contenuto nei vegetali.
  2. Legumi. Sono per eccellenza ricchi di ferro, hanno tanti benefici per la salute, per esempio contribuiscono ad abbassare i livelli di colesterolo e riducono il rischio di tumori. Sono ricchissimi di ferro e apportano all’organismo anche fibre, ecco perché sarebbe bene consumarli costantemente anche durante la gravidanza.
  3. Cioccolato fondente. Il cioccolato fondente, oltre ad essere ricco di ferro, contiene anche magnesio e potassio che possono alleviare il continuo senso di stanchezza degli ultimi mesi. Inoltre, secondo tantissime ricerche, il cioccolato – ma che sia fondente – ha un forte potere antiossidante.
  4. Vegetali. Le verdure dovrebbero in ogni caso fare parte di un’alimentazione equilibrata e soprattutto le donne in gravidanza dovrebbero farne il pieno. Rucola, spinaci, cavoletti,  radicchio verde sono alimenti particolarmente ricchi di ferro, ma in generale basterebbe mangiare verdura durante ogni pasto per mantenere costante l’apporto di ferro in gravidanza. Ricordate di lavare per bene i vegetali crudi e, se consumate fuori casa i vostri pasti, meglio prediligere verdure cotte.
  5. Cibi ricchi di vitamina C. Svolgono la loro funzione indirettamente, non perché siano “portatori” di ferro, ma piuttosto perché se abbinati a cibi che ne sono ricchi ne agevolano e ne migliorano l’assorbimento da parte dell’organismo. Motivo per cui non sarebbe una cattiva idea condire gli alimenti con una spruzzata di succo di limone o sostituire l’aceto nell’insalata con del limone o del pompelmo.
  6. Frutta secca. Mandorle, noci e pistacchi sono ottime fonti di ferro, ma in termini di calorie e grassi sono meno vantaggiosi di altri alimenti. Di sicuro si possono mangiare, ma in questo caso meglio non farne incetta. Va bene mangiarne un pugnetto a merenda oppure utilizzarli per condire le pietanze, ma che nella scelta degli alimenti ricchi di ferro a guidarvi sia anche il buonsenso.
  7. Pesce. Anche il pesce è ricco di ferro, e in particolare lo sono anche i frutti di mare e i crostacei, ma alcuni non sono propriamente indicati per la gravidanza. Sarebbe il caso di prediligere sempre del pesce fresco e magro e, se avete qualche dubbio sulla scelta del tipo di pesce, chiedete sempre al vostro medico.

Ferro eme e non eme

L’organismo umano contiene circa 3-4 g di ferro. In base al legame con l’emoglobina e allo stato di ossidazione, si distinguono due diversi tipi di ferro:

  • ferro eme (o ferro emico): è il ferro legato all’emoglobina o alla mioglobina, nelle quali si trova allo stato di ossidazione Fe2+ (ione ferroso); solo in questo stato di ossidazione il ferro può legare l’ossigeno;
  • ferro non-eme (o ferro non emico): è il ferro legato a proteine di deposito (come la ferritina), nelle quali si trova allo stato di ossidazione Fe3+ (ione ferrico).

Il ferro emico ammonta a circa il 75% del ferro totale presente nell’organismo (65% nell’emoglobina e 10% nella mioglobina). Il ferro non-emico è presente nella milza, nel fegato e nel midollo osseo, dove si trova prevalentemente legato alla ferritina e all’emosiderina, con funzione di deposito; nel complesso rappresenta il 20-25% del ferro totale presente nell’organismo. In piccole quantità (0,1-0,5% del totale) questo elemento si trova in alcuni enzimi intracellulari e nella transferrina, una glicoproteina che lo cede all’emoglobina del midollo osseo. In questo modo il ferro non-emico viene convertito in ferro emico. Il reale assorbimento delle due differenti forme di ferro è molto diverso: il ferro eme può essere assorbito anche fino al 35%, mentre l’assorbimento del ferro non-eme è molto scarso, meno del 10%, ma può essere aumentato, ad esempio assumendo vitamina C (succo di limone, agrumi, kiwi…). Importante è dunque l’abbinamento dei cibi. Inoltre, i fitati presenti in crusca e cereali integrali o i tannini contenuti in tè e caffè ostacolano l’assorbimento del ferro presente negli alimenti, quindi è meglio consumarli lontano dai pasti.

Leggi anche: Hai voglia di un cibo in particolare? E’ il tuo corpo che ti rivela le carenze nutrizionali che hai

Quali sono i fattori che facilitano l’assorbimento intestinale di ferro non EME?

  • acido ascorbico (kiwi, agrumi…);
  • acido citrico (agrumi);
  • una corretta acidità gastrica;
  • esercizio fisico.

Quali sono i fattori che ostacolano l’assorbimento intestinale di ferro non EME – fitati e fibre (crusca, cereali integrali)?

  • tannini (tè, cioccolato);
  • polifenoli (tè, caffè);
  • scarsa acidità gastrica;
  • uso di farmaci antiacidi.

A quanto corrisponde il fabbisogno giornaliero di ferro durante la gravidanza?

Il fabbisogno di ferro varia in base all’età e al sesso. Durante la gravidanza e l’allattamento il fabbisogno di ferro aumenta, per permettere l’accrescimento della placenta e una corretta ossigenazione di mamma e bambino. Nel primo trimestre quando le richieste del feto sono minime esso è di 1.2 mg/die, nel secondo semestre sale a 4.7 mg/die mentre nel terzo arriva a 5.6 mg/die, per tornare a 1.2 mg/die durante l’allattamento (IOM, 2001). Parte di questo fabbisogno può essere soddisfatto attingendo dalle riserve presenti nella madre, ma se già dall’inizio della gestazione sono scarse, si ha un maggior rischio di andare incontro a sua carenza. Per poter soddisfare questi fabbisogni l’assunzione di ferro con gli alimenti raccomandata secondo le indicazioni della LARN è di 27 mg/die in gravidanza e di 11 mg/die in allattamento (mentre lattanti: 11 mg/die; Bambini da 1-10 anni 8-13 mg/die; Adolescenti da 11-17 anni 10-13 mg/die Maschi; 10-18 mg/die Femmine; Adulti: 10 mg/die Maschi – 18 mg/die Femmine).

Che cosa si rischia con la carenza di ferro in gravidanza?

La carenza di ferro in gravidanza porta a una forma di anemia che prende il nome di sideropenica gestazionale. In generale per anemia s’intende una condizione patologica caratterizzata da una riduzione della concentrazione di emoglobina (Hb) nel sangue che porta a un calo della quantità di ossigeno disponibile per il corretto funzionamento dei tessuti. Sintomi: la scarsa ossigenazione dei tessuti porta stanchezza, pallore, tachicardia e ridotta concentrazione; in gravidanza può determinare parto prematuro e sottopeso alla nascita, ma anche problemi più gravi soprattutto se la carenza è grave e avviene nei primi mesi di vita, portando a danni neurologici e comportamentali. Diagnosi: tramite esame del sangue.

Che cosa si rischia se si assumono dosi eccessive di ferro?

In genere, l’intossicazione da ferro è rara, in quanto non esistendo meccanismi deputati alla sua eliminazione, l’organismo controlla il suo assorbimento. In genere si manifesta in chi è affetto da emocromatosi, una malattia genetica che determina un aumento dell’assorbimento intestinale di ferro. Tuttavia nel caso di assunzioni eccessive d’integratori contenenti ferro si può avere tossicità:

  • acuta caratterizzata da dolori addominali, stipsi, diarrea e vomito;
  • cronica che porta a un assorbimento scorretto dei nutrienti e di altri minerali importanti come calcio, zinco e rame, e formazione di radicali liberi dell’ossigeno (ROS) che intervengono nello sviluppo di tumori, malattie cardiovascolari e neurodegenerative.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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L’olio di palma provoca il cancro?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO FRUTTO DI ALBERO DELLA PALMA OLIO DI PALMA CANCRO SEMI NATURAL’olio di palma viene estratto dai frutti dell’albero della palma. È solido a temperatura ambiente, come il burro e altri grassi animali. Se non viene raffinato, è arancione perché ricco di betacarotene (un precursore della vitamina A). Più utilizzato dall’industria alimentare è l’olio di palmisto, estratto dai semi della stessa pianta. È di colore giallo e contiene una elevata quantità di acido laurico, un acido grasso saturo. L’olio di palma contiene circa il 50% di grassi saturi, mentre l’olio di palmisto può contenerne fino all’80%.

Cosa sono gli acidi grassi?

Gli acidi grassi sono, per così dire, i mattoni di cui sono fatti i lipidi, quelli che in linguaggio comune chiamiamo appunto “grassi”. Sulla base della struttura chimica gli acidi grassi sono suddivisi in tre grandi gruppi: saturi, se non presentano doppi legami nelle catene carboniose che li compongono; monoinsaturi se vi è un solo doppio legame; polinsaturi con due o più doppi legami. Più numerosi sono i doppi legami, più fluido è il grasso. Gli acidi grassi saturi aumentano il colesterolo LDL nel sangue e quindi il rischio di malattie cardiovascolari. In generale i cibi di origine animale sono più ricchi di acidi grassi saturi di quelli di origine vegetale (ma non sempre, come nel caso dell’olio di palma o dell’olio di cocco). Ci sono però delle eccezioni: gli acidi grassi polinsaturi del gruppo omega 6 riducono i livelli di LDL, mentre gli omega 3 riducono i trigliceridi, un altro tipo di grasso circolante nel sangue che favorisce l’aterosclerosi. Non tutti gli acidi grassi insaturi, d’altra parte, sono sicuri per la salute: alcuni presentano doppi legami in una configurazione che in chimica si chiama “trans” e hanno effetti simili a quelli dei grassi saturi. Gli acidi grassi trans si formano in seguito a idrogenazione dei grassi vegetali, un processo necessario anche per produrre la margarina.

Perché l’olio di palma viene usato dall’industria alimentare?

L’olio di palma costa poco ed è semisolido, quindi è particolarmente adatto alla preparazione dei dolci. In pratica sostituisce il burro, di cui condivide alcune proprietà nutrizionali: secondo i dati INRAN, nell’olio di palma ci sono 49,3 grammi di grassi saturi su 100 grammi, nel burro (un derivato del latte) ce ne sono 51,3. Ovviamente queste percentuali possono variare (seppure di poco) a seconda del tipo di palma o del tipo di latte che si utilizza. L’olio di palma non è l’unico grasso vegetale con un tale livello di acidi grassi saturi: anche il burro di cacao, contenuto in molti prodotti dolciari per la stessa ragione per cui si usa l’olio di palma, raggiunge i 60 grammi di grassi saturi su 100 grammi di prodotto.

L’olio di palma è cancerogeno?

Nel marzo del 2016 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato sul proprio giornale i risultati di uno studio condotto dal CONTAM, il comitato interno a EFSA che si occupa di tossicologia alimentare. Oggetto dello studio erano i rischi per la salute umana legati alla presenza di 3- e 2-monocloropropanediolo (MCPD) e dei relativi acidi grassi nel cibo.
Di cosa si tratta esattamente? Le tre sostanze esaminate (2-MCPD, 3-MCPD e glicidil esteri degli acidi grassi) si sviluppano durante i processi di lavorazione di grassi e olii vegetali. Sono quindi presenti in molti grassi vegetali (anche in quelli di mais, arachidi, colza, girasole eccetera) e non solo nell’olio di palma. Perché tali sostanze si formino è necessario che gli olii siano trattati a temperature superiori ai 200 °C: più alte di quelle che sono raggiunte di norma nei processi di lavorazione dell’industria dolciaria, che è la maggiore utilizzatrice di olio di palma. Tuttavia tali temperature possono essere superate anche nella fase precedente, di raffinazione degli oli.
L’olio di palma e di palmisto, però, a parità di quantità di sostanza e di tecnica di lavorazione, ne contengono una percentuale molto più elevata rispetto altri olii vegetali. Queste tre sostanze sono note per essere cancerogene in vitro ad altissime concentrazioni: ciò significa che in laboratorio, a concentrazioni difficilmente raggiungibili con la normale alimentazione, sono genotossiche, hanno cioè la capacità di mutare il patrimonio genetico della cellula. È bene però ricordare che molte altre sostanze alimentari rientrano nella stessa categoria di rischio (per esempio la caffeina, l’alcol, le aflatossine che a volte sono contenute in alcuni derivati dei cereali; per maggiori informazioni si rimanda alla classificazione IARC sul rischio cancerogeno).

Perché queste sostanze non vengono vietate se sono cancerogene?

La domanda è legittima, ma non tiene conto del fatto che sono moltissime in natura le sostanze potenzialmente cancerogene ad alte concentrazioni, anche nell’alimentazione. Il rischio è legato alla frequenza e quantità delle consumazioni: non è mai pari a zero, ma per un consumo normale non è neppure molto elevato e rientra in quello che gli epidemiologi considerano il rischio generale legato all’ambiente esterno e agli stili di vita. Il comitato CONTAM ha dichiarato, riguardo a queste sostanze e al consumo di olio di palma, che non intende stabilire un livello di sicurezza da non superare, perché sarebbe scientificamente scorretto; intende piuttosto emanare un invito a non abusarne (considerando la grande diversità delle fonti possibili, comprese le fritture casalinghe con olio di mais o girasole, che facilmente raggiungono le elevate temperature necessarie alla formazione dei composti tossici).
Il CONTAM ha anche invitato, come è corretto, a considerare i tempi di esposizione: i bambini, per esempio, rischiano di essere esposti a queste sostanze per moltissimi anni, data l’attuale durata di vita media, in particolare se allattati artificialmente perché l’olio di palma è uno degli ingredienti di alcuni latti artificiali. Il CONTAM ha però anche notato che dal 2010 al 2015 la quantità di queste sostanze nei prodotti che contengono olio di palma o di palmisto è molto diminuita, probabilmente perché l’industria alimentare ha già messo in atto alcuni cambiamenti nei sistemi di produzione per evitare di raggiungere le temperature critiche durante la preparazione dei cibi.
L’EFSA, con questo studio, non fornisce risposte (perché non è il suo obiettivo) riguardo a una valutazione globale comparata di rischio tra l’uso di olio di palma e l’uso degli altri grassi che va a sostituire, in primo luogo il burro. Il cancro non è l’unica malattia che può nascere da una scorretta alimentazione: anche le malattie cardiovascolari possono essere provocate da una dieta non equilibrata, e di tale dieta fanno parte anche grassi che eventualmente potrebbero sostituire quello di palma.

Gli effetti dell’uso dell’olio di palma sull’ambiente

Per produrre tutto l’olio di palma necessario all’industria alimentare, i Paesi produttori hanno sacrificato altri tipi di colture e talvolta anche abbattuto foreste tropicali per far spazio alle palme. Ciò costituisce un importante problema ecologico nel Sud Est asiatico, come spiegava la rivista Nature già nel 2012 in un articolo intitolato “Il boom dell’olio di palma solleva problemi per la conservazione delle foreste”.
Dato che il prodotto è molto richiesto, anche se più per il suo uso come biocarburante che per l’uso alimentare, Paesi come Indonesia, Cambogia e Malesia stanno perdendo un patrimonio forestale unico e con esso la biodiversità dell’area. Inoltre i contadini più poveri convertono le loro colture in palme da olio, più redditizie ma poco utili per nutrire adeguatamente le popolazioni locali.
Alcune industrie promettono di utilizzare solo olio di palma proveniente da coltivazioni rispettose dell’ambiente, ovvero ottenute da aree già piantate a palme, ma al momento ciò non copre il fabbisogno. Altre industrie propongono di compensare le aree coltivate con la creazione di aree forestali in altri punti, una misura però largamente insufficiente, poiché è impossibile ricreare artificialmente un habitat così complesso, se non dopo molti anni.

FONTE DI QUESTO ARTICOLO: https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/corretta-informazione/vero-lolio-palma-contiene-composti-cancerogeni-possono-aumentare-rischio-sviluppare-un-tumore

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