La dieta vegetariana fa bene o fa male?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO VERDURA CIBO VEGETALI DIETA DIMAGRIRE CUCINA (2)In Italia, secondo il rapporto Eurispes, i vegetariani costituiscono attualmente il 7,1% della popolazione, circa 4,2 milioni di persone. Di questi, lo 0,6% si è dichiarato vegano (ossia non consuma alcun alimento di origine animale). La domanda che in molti si fanno è se la dieta vegetariana o quella vegana, facciano realmente bene o no alla nostra salute. Il dibattito è apertissimo e purtroppo la ricerca scientifica non ha ancora trovato una risposta assoluta, anzi, vari studi danno risultati non solo diversi, ma addirittura quasi contraddittori. E’ il caso di due ricerche, una austriaca e l’altra canadese, che vanno in due direzioni molto diverse.

La prima dice che al cuore fa bene una dieta priva di proteine di origine animale: è una ricerca pubblicata sul British Medical Journal da un team del St. Michael’s Hospital di Toronto guidato dal dott. David Jenkins. Il team diretto dal dott. Jenkins si è concentrato in particolare sugli effetti della cosiddetta Eco-Atkins, una sorta di evoluzione della famosa dieta Atkins basata sul consumo di alimenti a basso contenuto di carboidrati, ma ad alto contenuto di proteine e oli di origine esclusivamente vegetale. Fino ad ora i vegetariani hanno avuto di che sorridere, ma purtroppo la ricerca scientifica evidenzia anche i lavi negativi di tale dieta: il mancato consumo di carne provocherebbe disturbi psichici come ansia e depressione e favorirebbe l’insorgere di patologie quali il cancro, l’infarto e allergie. A rivelarlo è uno studio dell’Università Medica di Graz in Austria, secondo cui la qualità della vita dei vegetariani sarebbe di gran lunga peggiore rispetto a quella di chi invece consuma carne.
Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista PLos One ed intitolata Austrian Health Interview Survey, i vegetariani hanno il 50% in più di possibilità di ammalarsi di cancro o di subire un infarto.

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Mangiare di più nel week end, fa ingrassare?

MEDICINA ONLINE DIETA UOMO PANCIA GRASSO DIMAGRANTE GRASSI CALORIE ATTIVITA FISICA SPORT DIMAGRIRE PERDERE PESOTutti noi lo sappiamo con certezza: è nei giorni del week end che si tende a mangiare di più, perchè si esce con gli amici, si fa l’aperitivo, poi una cena in ristorante ed in uuscendo con gli amici o restando in famiglia. Ma non sono gli eccessi del weekend a decretare il successo o il fallimento di una dieta, bensì il comportamento alimentare tenuto negli altri cinque giorni della settimana. Lo sostiene uno studio condotto da un team della Cornell University, in collaborazione con l’Università di Tecnologia di Tampere in Finlandia, che ha analizzato i ritmi dell’aumento e della perdita di peso di 80 adulti tra i 55 e i 62 anni. Divisi in tre categorie a seconda se perdevano peso, lo acquistavano o lo mantenevano stabile nel corso dell’osservazione, i partecipanti dovevano pesarsi ogni giorno prima di colazione. Solo le pesate effettuate per almeno 7 giorni consecutivi venivano tenute in considerazione ai fini della ricerca, e il tempo di follow-up è andato da un minimo di 15 giorni a un massimo di 330. Gli studiosi hanno potuto analizzare l’andamento del peso nel corso della settimana per capire quali errori commettevano coloro che tendevano a mettere su chili rispetto a chi invece li perdeva o restava di peso costante.

I risultati

L’andamento generale indica che le persone tendono a prendere peso nel weekend (i valori più alti si registrano infatti di domenica e di lunedì), e a perderlo nel corso della settimana lavorativa. Ma in queste fluttuazioni gli autori hanno notato una sostanziale differenza tra chi ingrassa e chi dimagrisce. Mentre questi ultimi mostrano una forte tendenza a compensare gli eccessi del weekend, cominciando a perdere peso già a inizio settimana per toccare il massimo del dimagrimento il venerdì, gli altri non presentano un andamento altrettanto costante. Questo spinge Brian Wansink, economista comportamentale della Cornell, tra gli autori dello studio pubblicato su Obesity Facts, a sostenere che le “variazioni di peso tra giorni feriali e fine settimana dovrebbero essere considerate normali, non come il sintomo di un aumento di peso. La grande differenza tra coloro che prendono peso nel tempo e chi lo perde o lo mantiene è direttamente correlata al modo in cui mangiano da lunedì a venerdì. Concedersi qualche caloria in più durante i weekend non fa male, ma per il successo della dieta è importante notare questi ritmi e prendere provvedimenti per invertire la tendenza al rialzo dopo il fine settimana”.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Qual è la differenza tra anoressia e bulimia?

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Maddalena, 27 anni, racconta che per lei tutto è iniziato «come spesso inizia per tante, con una banalissima dieta cominciata in primavera, alla fine della seconda superiore. In previsione dell’estate mi vedevo un po’ in sovrappeso: pesavo 57 kg ed ero alta 1,65. Perfettamente nella norma, solo che quando ci sei dentro hai una distorsione dell’immagine del tuo corpo. Quindi ho iniziato la dieta. Poi man mano la situazione è peggiorata: iniziavo a dimagrire sempre di più, e il fatto di perdere peso era un rinforzo positivo a mantenere questo mio comportamento. I miei erano straziati da questa cosa, ma non mi hanno mai detto “perché non mangi” o “devi mangiare” non mi hanno mai assillato. Soffrivano in silenzio. A dicembre pesavo 40 kg: avevo perso 17 kg in sei mesi. Ero proprio uno scheletro, e in quel momento mi piacevo. E non mi interessava quello che dicevano gli altri, anche perché mi ero isolata tantissimo. A quel punto la mia vita era solo andare a scuola, studiare e pensare al cibo, basta. Anche perché lo studio e il cibo erano le uniche due cose che potevo controllare, che dipendevano esclusivamente da me. La fame c’era, ma il fatto di aver fame e di sapere di riuscire a controllarla era una vittoria, io mi sentivo la più furba».

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L’anoressia

L’anoressia nervosa è esattamente questo: una perdita consistente di peso corporeo accompagnata da una forte paura di ingrassare, una distorsione della propria immagine corporea, per cui ci si vede grasse anche se in realtà si è sottopeso, e una bassa autostima di sé. La stima delle persone affette da anoressia nervosa, infatti, è fortemente legata all’aspetto fisico e la possibilità di controllare la fame e il peso, e ridurlo secondo le proprie esigenze, è un modo attraverso cui aumentarla.

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La bulimia

Come spiega Maddalena, che poi continuando a raccontare la sua storia dirà di essere passata dall’anoressia alla bulimia “l’altra faccia della medaglia”. «Mi ritrovavo a mangiare grosse quantità di cibo. Uscivo per comprare torta salata, biscotti, patatine, tornavo a casa e li mangiavo da sola e di nascosto; e mi sentivo un animale perché durante e prima dell’abbuffata ti prende una forza incontrollabile, che non puoi fare a meno di assecondare. Mangiavo di nascosto per un discorso di intimità, perché non è un mangiare normale, è un mangiare in modo incontrollato. Per me era una cosa molto strana a cui non potevo sottrarmi, ma che sentivo non era normale. Per questo la volevo tenere per me, anche se sapevo che i miei genitori sarebbero stati ben felici di sapere che stavo mangiando».

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Abbuffata compulsiva

La caratteristica clinica principale della bulimia nervosa è l’abbuffata compulsiva, l’ingestione di grosse quantità di cibo in assenza di controllo, vissuto come qualcosa che bisogna fare per forza e che non si riesce a fermare o controllare. Seguita poi da comportamenti di compenso volti a prevenire l’aumento di peso. La psicopatologia di base è simile a quella dell’anoressia: c’è in entrambi i casi una forte paura di ingrassare, una distorsione dell’immagine corporea e una bassa autostima. La differenza è che nel caso della bulimia ci sono delle grandi abbuffate seguite dall’uso di purganti o lassativi o dal vomito autoindotto. Oppure si fanno digiuni prolungati o intensa attività fisica. Il peso però non si riduce tantissimo come nell’anoressia, perché queste grandi mangiate consentono comunque l’ingestione di una certa quantità di cibo.

Differenze tra bulimia ed anoressia:

  • Nella bulimia il paziente compie delle vere e proprie abbuffate, seguite da condotte di eliminazione (con vomito autoindotto, diuretici, lassativi) o senza condotte di eliminazione (comportamenti compensatori inappropriati come digiuni o/e intensa attività fisica; nell’anoressia invece la paziente tende a non mangiare per nulla;
  • La bulimia è disturbo egodistonico, in quanto i sintomi vengono vissuti come estranei e fastidiosi, tanto che molto spesso è il paziente stesso a richiedere spontaneamente un trattamento. Al contrario l’anoressia viene vissuta come un fatto positivo ed il paziente non chiede aiuto, né vuole essere aiutato.
  • Nella bulimia di solito non vi sono grosse variazioni di peso nel tempo, mentre nell’anoressia il paziente perde peso in modo considerevole.

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Le conseguenze di anoressia e bulimia

Le conseguenze dal punto di vista della salute fisica nel caso dell’anoressia sono dovute alla mal nutrizione e al calo di peso, mentre nel caso della bulimia purgativa al vomito autoindotto e all’uso di lassatavi. Questi determinano squilibri dei sali e dei liquidi corporei che possono portare ad aritmie e collasso cardiocircolatorio. Il vomito, inoltre, può provocare danni alla cavità orale, ai denti e così via.

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I soggetti più esposti: giovani ragazze

In Italia come in tutti i paesi occidentali, le persone affette da disturbi dell’alimentazione, come l’anoressia o la bulimia nervosa, sono ancora tante. Per questo, per sensibilizzare l’opinione pubblica, lo scorso 15 marzo in molte città italiane si è tenuta la terza giornata nazionale del fiocchetto Lilla, dedicata ad anoressia, bulimia, obesità e di tutte le patologie legate ai disturbi del comportamento alimentare. Le più esposte sono sempre le ragazze, con un rapporto maschi: femmine di 1:9, e si stima che la prevalenza sia dello 0,5-1% per l’anoressia e del 2% per la bulimia. La fascia di età interessata all’insorgenza del disturbo è quella tra i 14-19 anni anche se ultimamente si sta assistendo a un anticipo dell’esordio con le prima manifestazioni del disturbo che si possono presentare già a 9-10 anni. Sia perché oggi, tramite i mezzi di comunicazione, le ragazze sono esposte prima a pressioni sociali, come il mito della magrezza tipico dell’ideale occidentale; sia perché nel corso degli anni biologicamente si è assistito a un’anticipazione dell’età del menarca. Fenomeno che può aver contribuito all’anticipo all’insorgenza del disturbo. Nonostante i fattori ambientali – come appunto il mito della magrezza, visto come un prerequisito fondamentale per il successo e l’affermazione sociale – abbiano un peso determinante nell’insorgenza della malattia, è anche vero che tutte le ragazze del mondo occidentale sono esposte a messaggi simili, ma solo lo 0,5-1% va incontro a questi disturbi. Questo significa che l’origine del disturbo è di tipo multifattoriale e che dipende anche da una predisposizione individuale in parte biologica e in parte psicologica, a cui poi si sommano i fattori ambientali.

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Nei maschi

Nei maschi l’anoressia è meno frequente, ma negli ultimi anni si è osservato un aumento dei casi anche per il sesso forte. In questo caso la malattia assume una connotazione un po’ diversa, per cui non è tanto importante la magrezza quanto la muscolosità. Il meccanismo però è il medesimo: attraverso il dimagrimento e riduzione del peso si cerca di raggiungere l’ideale di un corpo scolpito. Si parla di vigoressia, ma questo comportamento non porta a quello a cui i ragazzi aspirano, ma solo a cause negative dal punto di vista fisico. Per il resto poi, fisiopatologia, evoluzione del disturbo, l’insorgenza il disturbo assomiglia a quello delle ragazze.

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Guarire dall’anoressia e dalla bulimia

La guarigione può richiedere diversi anni e in alcuni casi non è totale, ma si recupera solo in parte. L’esito della terapia dipende soprattutto dalla tempestività del trattamento: quanto prima le persone entrano in contatto con i clinici specializzati, tanto più rapida e sicura è la guarigione. Nell’anoressia nervosa c’è una percentuale di guarigione del 60-70%, mentre nella bulimia, questa percentuale sale fino all’80-90 per cento. In alcuni casi però i pazienti non riescono a recuperare completamente una sana alimentazione e nelle forme più croniche e di più lunga durata l’esito non sempre è favorevole. L’anoressia, inoltre, tra le malattie psichiatriche è quella che presenta il più alto tasso di mortalità, circa il 5%, in gran parte dovute alla conseguenza organiche e in piccole parte al suicidio.

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Curare l’anoressia e la bulimia

Inutile aggiungere poi, che la presa di coscienza da parte dei pazienti, è sicuramente la fase più critica del processo. La motivazione al trattamento è la prima fase e a volte impieghiamo anche 3-5 sedute per motivare le persone, perché la maggior parte non hanno consapevolezza della malattia, nel senso che si vedono grasse anche essendo magre quindi non hanno nessuna necessità di essere curate. Il trattamento d’elezione è quello multidisciplinare integrato, che coinvolge diverse figure professionali, dallo psichiatra che “dirige l’orchestra”, all’’internista per le complicanze mediche, il ginecologo, il nutrizionista e l’educatore professionale per i percorsi formativo tipo il pasto assistito. I farmaci invece si usano poco, solo per la cura delle complicanze fisiche o dei sintomi psichiatrici. I genitori spesso hanno grossi sensi di colpa perché pensano di aver sbagliato qualcosa, di non essere stati in grado di soddisfare tutte le richieste dei figli e che questo abbia determinato l’insorgenza della malattia. Non sanno bene come comportarsi, per cui spesso insorgono conflitti al momento dei pasti perché sono preoccupati per il calo di peso e impongono di mangiare. In alcuni casi, quando ci sono dei conflitti, possono essere di ostacolo e hanno bisogno di essere aiutati e supportati. In genere però non rappresentano un ostacolo ma anzi, spesso sono una risorsa per il trattamento, come quello basato sulla famiglia adottato per le ragazzine più giovani.

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Così la musica cambia il sapore di quello che mangiamo

Sappiamo già da molto tempo che gli odori e le immagini influenzano la nostra percezione dei sapori del cibo che mangiamo, ma che dire dei suoni? La musica che ci circonda può davvero influenzare la nostra alimentazione? “Sono seduta al mio tavolo di cucina e mangio cioccolato in nome della scienza. Sto cercando di capire se è vero che, se ascolto un suono grave, la mia consapevolezza del gusto si restringe alla parte posteriore della lingua e si concentra sugli elementi amari del cioccolato. Quando invece si passa ad una frequenza elevata, si spalancano le porte alla dolcezza e tutta la mia bocca viene avvolta da un sapore zuccherino”. Il test sul “condimento musicale” degli alimenti lo ha fatto la giornalista inglese Amy Flaming e lo racconta in un post sul sito del Guardian. “È una sensazione curiosa” spiega “perché mi sembra che il cioccolato abbia un sapore diverso. I suoni non influiscono solo sul mio cervello, ma cambiano completamente la percezione del gusto”.

Suono: l’ultima frontiera

Gli ultimi anni, continua l’articolo, hanno visto un boom di ricerche in questo settore. Il suono è l’ultima frontiera nella presentazione del cibo. I ristoranti si arrovellano sul menu, sulle stoviglie, sull’arredamento e l’illuminazione, eppure spesso non dedicano nemmeno un pensiero al sottofondo musicale che accompagnerà i piatti. Tuttavia, ora che stiamo iniziando a capire la relazione tra il gusto e il suono, la musica sembra destinata ad avere un ruolo importante anche nel mondo del cibo. L’azienda di produzione di gelati Ben & Jerry, per esempio, sta valutando una gamma sonora di gusti di gelato, con i codici QR sulle vaschette che permetteranno di ascoltare, attraverso i cellulari, i suoni più adatti ad accompagnare proprio quel gusto. Riguardo a come i suoni che ascoltiamo influenzano la percezione del sapore del cibo, all’Università di Oxford hanno fatto un interessante esperimento. Si è proceduto con il far assaggiare ad un gruppo di volontari qualche caramella mou, durante la riproduzione di suoni ad alta e bassa frequenza, chiedendogli di valutare il gusto su una scala di valori dal dolce all’amaro. Proprio come ha sperimentato la giornalista del Guardian, alle note alte corrispondeva maggiore dolcezza e quelle basse hanno portato fuori l’amaro.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Le dieci diete più strane (e pericolose) al mondo

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1) Dieta di Horace Fletcher: la dieta inventata da Horace Fletcher – soprannominato “il grande masticatore – prevede che una persona debba masticare ogni boccone 32 volte (con un ritmo di
circa 100 atti masticatori al minuto) tenendo la testa inclinata in avanti. Quando la masticazione è completa, la testa viene inclinata all’indietro, consentendo al contenuto nella bocca di scivolare verso il basso in gola. In fondo questa dieta ridicola non è pericolosa per la salute, anzi sicuramente masticare bene è importantissimo per una buona digestione, ma i vostri pasti durerebbero ore e non perdereste peso.

2) Dieta del cavolo: la dieta del cavolo è veramente da pazzi: per 7 giorni dovrete mangiare solo zuppa di cavolo; perderete liquidi e non grassi ma in compenso soffrirete parecchio di aerofagia, contenti voi!

3) Dieta paleolitica: il principio contenuto in questa dieta consiste nel ritornare alla preistoria alimentare, mangiando alimenti semplici e non trattati; questa alimentazione infatti manterrebbe l’uomo sano dalle varie malattie dell’epoca moderna; i paleolitici moderni si cibano di carne magra, pesce, verdure, frutti, radici e noci, ed esclude grano, legumi, prodotti lattiero-caseari, sale, zucchero raffinato, oli e trasformati. Detta tra noi questa dieta non è proprio del tutto da deridere: ha anche spunti interessanti.

4) La dieta del fruttarianesimo:  si basa nel mangiare solo ed esclusivamente frutta in virtù di un ritorno biblico alle nostre origini in cui Adamo ed Eva mangiavano solo frutta! Oltre a creare diverse carenze organiche crea anche un vero e proprio allontanamento e disagio sociale. Pensate che questa dieta non sia ancora sufficientemente strana e troppo poco “cattolica”? Leggete la prossima.

5) La dieta della Bibbia: con questa si raggiunge il top della “catto-alimentazione”; si fonda sul concetto che alcuni alimenti sono vietati in quanto incompatibili con i precetti religiosi cattolici. La dieta biblica si sviluppa in tre fasi: nella prima fase alimenti da rifiutare in maniera categorica sono carni di maiale, pancetta, struzzo, prosciutto, salsicce e tutti i derivati della carne. In seguito possono essere reintrodotti ma con moderazione; alimenti invece da abolire completamente sono i frutti di mare come la frittura di pesce, gli impanati di pesce, l’anguilla, lo squalo, il granchio, vongole, ostriche, cozze, aragoste, scampi. Prima di ogni pasto dovete pregare per cinque minuti e così ogni volta che viene fame! Anche in questo caso il concetto di stare alla larga da pancetta, salsicce e fritture di pesce non è del tutto errato.

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6) Dieta shangri-la: in tale assurda dieta – che vorremmo fare tutti noi – non c’è nulla di vietato ed è possibile mangiare di tutto accompagnando la vostra giornata bevendo di tanto in tanto acqua zuccherata: questo dovrebbe farvi arrivare ai pasti più sazi e quindi portarvi a perdere peso avendo meno fame. Seguite questa dieta se il vostro obiettivo è AUMENTARE di 10 kg nella prossima settimana!

7) Cibo freddo e crudo: come indicato dai termini con cui questa dieta viene identificata, l’alimentazione è base solo di cibo freddo e crudo; un esempio che ultimamente sta facendo il giro del web è quello di Susan Raynolds che ha adottato questo stile di vita da ben 7 anni: i benefici tratti sono sia per il fisico ma anche per l’umore e il suo equilibrio psicologico. Io però vi ricordo che alcuni cibi, mangiati crudi, possono essere pericolosi per la nostra salute.

8) Breatharianesimo: si tratta di nutrirsi con il nulla ma di assorbire i principali nutrienti degli alimenti attraverso la forza vitale che essi ci trasmettono; ci vuole molto esercizio spirituale ma molti maestri yoga riescono a rimanere per molti giorni senza aver bisogno di mangiare e bere! Piccolo consiglio da parte mia: non mangiando nulla si perde sicuramente peso, ma si finisce anche all’ospedale!

9) Dieta del pezzo di sushi: questa dieta folle era stata adottata e consigliata dalla modella Rosie Huntington Whiteley, la quale era riuscita a perdere peso in fretta perché la sua alimentazione prevedeva un semplice pezzo di sushi al giorno. Dieta assurda ed incommentabile.

10) Dieta del sonno: tale dieta – attuabile solo da pazzi che probabilmente non devono lavorare – consiste nel prendere dei sonniferi per dormire la maggior parte delle ore della giornata così da non soffrire il senso di fame ed evitare di mangiare! Certo che si perde peso ma potreste anche… non risvegliarvi più come dice Vasco Rossi nella sua canzone “Valium”!

A tali assurde dietre se ne aggiungono altre che usano degli… ausili esterni!

Dieta del “Tongue Patch”: l’ultima invenzione folle americana è quella in cui si associa il mangiare al dolore; viene cucita sulla lingua un piccola “pezza” che provoca dolore se si mangiano cibi solidi. Questa “dieta” non provoca infezioni, solo una sicura perdita di peso molto dolorosa.

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Dieta del corsetto: questa “dieta” non vi obbliga a eliminare cibi dalla vostra alimentazione, solo impone di indossare un corsetto stretto  per circa 6-8 al giorno per 5 giorni alla settimana; la pressione di questo su pancia e fianchi riuscirebbe anche a far passare l’istinto della fame.

Dieta della tenia: consiste nel mangiare una tenia ancora in fase di bozzolo; la tenia cresce nel vostro stomaco, assorbe i vostri alimenti e voi dimagrite! Se qualcuno ci ha provato scriveteci e fateci sapere come ha fatto a togliere la tenia dal vostro intestino!

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Come evitare di riprendere peso dopo aver fatto la dieta

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DIMAGRIRE GRASSO DIETA DIETOLOGIA CALORIE IPOCALORICA OBESO OBESITA SOVRAPPESO KG BILANCIA JEANS PANTALONIIl momento peggiore di una dieta non è quando la si segue, ma quando la si interrompe o la si termina una volta raggiunto il peso ideale. Da lì in avanti comincia la fase del mantenimento che, specie nei primi tempi, è difficile quasi come quando ci si privava del cibo, tuttavia si deve tenere duro: dopo tutti gli sforzi fatti per perdere peso, sarebbe un peccato tornare punto e a capo! Ecco alcuni facili consigli per non riprendere chili e vanificare tutti gli sforzi fatti.

Non ritornare a mangiare come prima della dieta

Se alla fine di un periodo in cui si è perduto molti chili si ricomincia a mangiare come un tempo, il grasso tornerà a farci visita velocemente: si ingrassa sempre a causa di una alimentazione sbagliata per il proprio fisico ed è ovvio che si ricomincia a mangiare come un tempo. Chiaramente, specie per i regimi dietetici molto drastici, diventa difficile pensare di poter seguire vita natural durante le tabelle che ci hanno permesso di dimagrire, ma bisogna entrare nell’ordine di idee che il nostro rapporto con la tavola non tornerà più quello di un tempo e dovrà assomigliare a quello che abbiamo tenuto durante la dieta.

Reintegrare i cibi

Dopo una dieta, bisogna reintegrare nella propria alimentazione tutti i cibi. Ma attenzione, per essere sicura di non riprendere peso ti consiglio di procedere passo dopo passo, per aumentare progressivamente l’apporto energetico globale della tua giornata. Comincia con l’aggiungere un frutto la mattina per alcuni giorni; poi aumenta la quantità di farinacei a pranzo; alcuni giorni dopo integra un latticino (formaggio compreso). Dopo un po’ di tempo potrai finalmente concederti un quadretto di cioccolato a merenda. Un consiglio che do sempre ai miei pazienti è quello di tenere un diario alimentare: vi aiuterà a capire cosa e quanto state mangiando e a capire quali alimenti fanno ingrassare e quali no.

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La spesa

Meglio farla a stomaco pieno, in un supermercato non troppo grande (per ridurre le tentazioni). La cosa migliore: andare al mercato, dove non si può riempire il carrello fino all’orlo, ma dove è possibile comprare cibi in piccole quantità e di migliore qualità.

I pasti

Mangia seduta, in coppia, in famiglia o con gli amici, sarà più piacevole e il cibo non sarà la tua unica fonte di soddisfazione. Non fare nient’altro allo stesso tempo (spegni la tv). Serviti in piatti piccoli (avrai l’impressione di aver mangiato di più).

Gli spuntini

Abbi sempre a portata di mano dei cibi poco calorici, ma che ti piacciono, da sgranocchiare in caso di fame improvvisa: yogurt magro, prosciutto sgrassato, petto di pollo, surimi, pomodorini…

Quando inviti amici a cena

E’ la situazione più facile da gestire, perché controlli tu la preparazione dei piatti.

  • Aperitivo, presenta un pinzimonio di verdure e salsine light, oltre alle solite patatine, che tu non toccherai. Dal punto di vista delle bevande, privilegia champagne o succo di pomodoro.
  • Antipasto, opta per un’insalata mista, con frutti di mare, prosciutto o formaggio a dadini, salmone affumicato. – Piatto principale, servi del pollo o del tacchino, o del pesce con verdure e farinacei. Con condimento a parte.
  • Dolce (evita il formaggio), prepara un dolce a base di frutta.

Sei invitato a cena

E’ difficile rifiutare una portata, con il pretesto che è troppo dolce o troppo grassa! La tua strategia: assaggia tutto, ma in piccole quantità per i piatti più calorici.

  • Aperitivo, chiedi un succo di frutta o un bicchiere di vino. Evita le patatine. O tienine un po’ in mano per evitare di servirti di nuovo quando ti vengono fatte passare.
  • Antipasto e piatto principale, dimenticati il pane e le salse. Favorisci le proteine e le verdure per saziarti e far onore a chi ti ha invitato.
  • Dolce e formaggio, afferma di “non avere più fame” per evitare il formaggio. Per quanto riguarda il dolce, prendine una porzione piccola, “tanto per gradire”.

Consigli sempre utili

  • Non saltare i pasti: il tuo organismo creerebbe delle riserve caloriche al prossimo pasto.
  • Se hai in programma una cena copiosa, evita i farinacei e i cibi grassi a pranzo.
  • Se fai uno strappo alla regola a pranzo, alleggerisci la cena accontentandoti di zucchine, pomodori, pesce magro o crostacei. Evita frutta e grassi.
  • Se lo strappo alla regola è rilevante, i giorni successivi adotta dei menù a base di proteine magre e verdure, senza farinacei né grassi. Un apporto calorico limitato per 1 o 2 giorni compensa il sovrappiù energetico, e non si vedrà il cambiamento sulla bilancia.
  • Non sentirti in colpa: fare uno strappo alla regola ogni tanto non è grave.
  • Rimani ragionevole con le concessioni: alcuni quadretti di cioccolato (possibilmente fondente) vanno bene, ma non tutta la barretta! Evita anche che capiti troppo spesso, una volta alla settimana basta.
  • Se hai spesso voglia di mangiare, non dimenticare lo spuntino! E’ permesso e addirittura consigliato.

L’attività fisica dopo la dieta

Durante la dieta è stato sicuramente fatto dell’attività fisica, fosse solo una passeggiata di un’ora a giorni alterni: deve restare una buona abitudine. Infatti, nel corso delle settimane o dei mesi in cui si è perso grasso in eccesso, non solo lo sport ha velocizzato il raggiungimento degli obiettivi, ma l’organismo ha memorizzato che parte delle riserve energetiche sarebbero servite per compiere degli sforzi fisici: se si interrompe tutto drasticamente, l’organismo immagazzinerà quell’energia sotto forma di grasso. Non solo: una corretta attività fisica tiene in buona salute l’apparato cardiocircolatorio e quello muscolo-scheletrico. Gli sport aerobici per eccellenza, ciclismo, corsa e nuoto, sono abitudini che andrebbero prese durante un periodo di regime alimentare controllato: non perdetele.

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Per tenersi in forma

  • Camminare: almeno 30 minuti al giorno, per andare al lavoro, dare la spesa, portare fuori il cane.
  • Un’attività cardiovascolare (marcia veloce, footing, nuoto, bicicletta…): almeno 45 minuti una volta alla settimana o due (meglio). Indispensabile per bruciare le calorie e anche per consumare le riserve di grasso dell’organismo (glutei, cosce, pancia).
  • Esercizi di ginnastica, 10 minuti tutte le mattine variando i gruppi muscolari da esercitare (cosce/addominali/glutei). Più muscolosa sei, più calorie bruci a riposo.
  • Non stupirti se aumenti di peso: i muscoli pesano di più del grasso, ma , in compenso, occupano meno spazio. L’ideale sarebbe comprare una bilancia che misuri la massa grassa e la massa magra.

La bilancia è la tua migliore alleata

Sebbene l’abbiate odiata, la bilancia non vi è nemica, ma al contrario è la vostra migliore alleata. Continuate ad usarla: senza pesarvi tutti i giorni, ma scegliendo un giorno fisso in cui controllare il peso; per esempio pesatevi ogni venerdì mattina, nelle stesse condizioni ogni volta e annotate il risultato: se è stabile, significa che quello che avete fatto durante la settimana precedente è stato corretto; se ci sono variazioni di peso, in più o in meno, significa che bisogna cambiare qualcosina. Oscillazioni di peso di un chilo ogni sei/sette giorni, sono normalissime, ma se vedete che, rispetto alle due o tre settimane precedenti c’è un aumento di peso, bisogna intervenire, magari recuperando la dieta fatta un tempo o aumentando l’attività fisica fin quando, pesandovi i successivi venerdì, non sarete rientrati nel peso forma. Importante infine il calcolo delle masse magre e grasse con la bioimpedenziometria, dal momento che il peso corporeo – da solo – non ci può dire con esattezza se la nostra alimentazione ci sta facendo ingrassare o dimagrire.

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Noia, rabbia e delusioni amorose ci fanno mangiare di più

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO FRAGOLE FRUTTA DOLCI CALORIE GRASSI DIETA DIMAGRIRE PASTARELLEUna serata casalinga davanti alla tv rischia di rendere irresistibile la tentazione di uno spuntino? La rabbia verso un collega di lavoro maleducato vi ha fatto divorare dolci a non finire in pausa pranzo? Le delusioni d’amore rendono indispensabile generi di conforto come gelato e cioccolato? Attenzione: noia e rabbia non rovinano solo la nostra qualità della vita, ma rischiano anche di farci ingrassare e questo vale per le donne molto più che negli uomini.

Nelle donne l’aumento di peso è strettamente legato all’insoddisfazione, alla noia, alla frustrazione, alle delusioni sentimentali: lo dimostra una ricerca inglese che evidenzia come il continuo bisogno di mangiare non sia strettamente correlato alla semplice fame. Su commissione dell’azienda inglese Appesat sono state infatti intervistate 5 mila persone adulte, sia maschi sia femmine, commissionate da un’azienda inglese.

Dai risultati si delinea un quadro molto chiaro: le donne tendono ad ingrassare maggiormente in situazioni legate alla noia. In questi casi infatti le donne che hanno partecipato alla ricerca hanno ammesso di mangiare di più in momenti di tedio. La situazione peggiora ulteriormente se oltre alla monotonia della vita si trovano a dover affrontare anche emozioni come la rabbia o la frustrazione spesso legate all’ambiente familiare – o professionale – e alla situazione sentimentale. La cosa interessante è che gli stessi risultati non vengono confermati invece dalle interviste con il campione maschile.

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Bikini Bridge, la nuova moda spopola sulla rete ma è polemica: rischio anoressia

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Dieta Sessuologia PSA Pene Laser Filler Rughe Botulino BIKINI BRIDGE NUOVA MODA RETE ANORESSIA 1Non c’è pace per gli esibizionisti del web. Dopo il Selfie e il Belfie – ovvero l’autoscatto del proprio “lato B” – dalla scorsa estate è diventato famoso un nuovo fenomeno che ha spopolato e sta ancora spopolando sul web: il bikini bridge. Un curioso trend fotografico che sta facendo impazzire da mesi gli internauti. Di cosa si tratta? Il termine si riferisce a quel “ponte” che il pezzo inferiore del costume femminile forma quando una ragazza ha le ossa dell’anca molto sporgenti. E non importa quale mese dell’anno sia, sono tantissimi a condividere foto di bikini bridge, con l’intimo stesi su un letto o col costume da bagno sdraiati su un lettino sulla spiaggia.

Leggi anche: Mi dicevano “sei grassa” così decisi che non avrei mangiato più. Mai più. La testimonianza di una paziente anoressica

Social e rischio anoressia

Le amanti del “bikini bridge” non perdono occasione per pubblicare sui social le immagini in cui il “ponte” è ben visibile. Su Facebook sono nate migliaia di pagine dedicate alla nuova ossessione social, mentre su Instagram e Twitter per mesi ha spopolato l’hashtag #bikinibridge. Insieme al clamore, però, è arrivata anche la polemica, proprio come accaduto nel caso del thigh gap (clicca qui per scoprire di cosa si tratta). Per ottenere il migliore effetto bikini bridge, infatti, è necessario che le ossa dell’anca siano piuttosto sporgenti. La donna protagonista della foto, dunque, deve essere molto magra, dal ventre piatto e senza un filo di ciccia. Questo, se da un lato ha esaltato gli amanti del corpo perfetto, dall’altro ha irritato chi vede in queste mode fotografiche un pericolo per la lotta contro l’anoressia.

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