Strage dell’Heysel: storia di una vergognosa pagina di sport

MEDICINA ONLINE STRAGE HEYSEL SPORT VERGOGNA JUVENTUS FINALE COPPA CAMPIONI LEAGUE CHAMPIONS FOOTBALL CALCIO SOCCER.jpgIl 29 maggio 1985 a Bruxelles si consumò una delle peggiori tragedie della storia del calcio, sicuramente quella più nota perché avvenuta prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.

Sono le sette e venti di sera allo stadio Heysel di Bruxelles, in campo due squadre di ragazzini belgi con indosso le maglie rosse e bianconere si stanno sfidando in attesa dell’incontro dei grandi, in cielo un bellissimo tramonto sembra disegnato apposta da Emile Claus per fondersi con i colori delle sciarpe e delle bandiere dei tifosi. Sono le sette e venti di sera allo stadio Heysel, quando qualcosa va storto.

Quella che doveva essere la festa della finale di Coppa Campioni tra il Liverpool, che l’aveva vinta l’anno prima all’Olimpico contro la Roma, e la Juventus, che la stagione precedente aveva vinto la Coppa delle Coppe e poi a gennaio la Supercoppa Europea proprio contro i Reds, si trasforma in una tragedia.

Alla fine di quasi due ore di panico e angoscia, di urla e di spaventi, di paura e di delirio, si contano 39 morti (di cui 36 italiani, il più vecchio di 58 anni e il più giovane di 11 anni) e oltre 600 feriti. Sono le nove e quaranta allo stadio Heysel di Bruxelles, e da quel maledetto 29 maggio del 1985 il calcio non sarà più lo stesso.

Alle sette e venti, dopo le prime scaramucce tra tifosi del Liverpool (sistemati nei settori X e Y dello stadio Heysel) e della Juventus (che si trovano inopinatamente nel settore Z, lì a fianco), separati solo da una rete, un gruppo di inglesi rompe le deboli recinzioni che separano i settori e cerca lo scontro. E’ il panico.

Chi cerca di uscire dai cancelli d’ingresso posti in cima li trova incredibilmente chiusi con i lucchetti, i vigili del fuoco decine di minuti dopo li dovranno rompere con le cesoie, chi prova a entrare in campo è ricacciato indietro dalla polizia belga, che entra in campo a cavallo sventolando i manganelli, senza capire cosa sta succedendo e senza aiutare nessuno. Anzi, aumentando il panico.

A decine sono soppressi nella calca del fuggi-fuggi generale, e muoiono schiacciati. Altri per uscire dal settore Z provano a scavalcare il muro, che crolla sotto il loro peso schiacciando i fuggitivi. Alla nove e quaranta, quando è calata la notte e l’arbitro fischia l’inizio della partita, a terra ci sono già quei 39 morti di cui il calcio non si è mai assunto le responsabilità.

Non è il disastro peggiore della storia, nel 1964 in Perù ci furono quasi 400 morti, nel 1982 in Russia circa 340, poche settimane prima dell’Heysel nel fuoco di Bradford morirono in 56 e pochi anni a dopo a Sheffield saranno 96.

Ma è il più clamoroso. Perché è una finale di Coppa dei Campioni. Perché la tragedia avviene prima del calcio d’inizio, eppure si gioca lo stesso, a onta dei 39 morti. Perché le televisioni, a eccezione di quella tedesca, decidono di trasmettere lo stesso le immagini della partita, in un silenzio che puzza di morte. Perché ci si rende conto fin da subito che le responsabilità sono tanto degli organizzatori e delle forze dell’ordine quanto dei famigerati hooligans.

Lo conferma l’inchiesta del giudice belga Marina Coppieters, che tre anni dopo condanna una decina d’inglesi a pochi anni di galera per omicidio colposo, ma soprattutto condanna la Uefa al risarcimento danni per le vittime in quanto ritenuta responsabile della strage.

E se il presidente della Uefa Jacques Georges e il segretario generale Hans Bangerter non sono arrestati per un soffio nel dopopartita, Albert Roosens, allora presidente della federcalcio belga, e Johan Mahieu, responsabile dell’ordine pubblico, sono condannati a sei mesi di reclusione.

I club inglesi, che allora dominavano in Europa, saranno squalificati per cinque anni dalle competizioni internazionali. I tifosi dei Reds negli anni seguenti racconteranno una verità terribile, confermata dalla commissione d’inchiesta affidata al giudice britannico Popplewell: infiltrati tra i presunti hooligans del Liverpool c’erano alcuni tifosi del Chelsea del gruppo di estrema destra Headhunters, membri dell’organizzazione neonazista Combat 18 e del partito National Front, tra cui addirittura due consiglieri comunali di Liverpool.

I gruppi di neofascisti che dalla fine degli anni Settanta in Inghilterra approfittavano del calcio per aumentare il livello di tensione, e favorire la repressione delle proteste sindacali, si era spinto fino in Belgio.

I tifosi bianconeri negli anni seguenti denunceranno di essere stati lasciati soli, dal club e dalle istituzioni calcistiche italiane. Quella sera si rompe il patto di fiducia tra società e tifosi, tra chi a Bruxelles ha visto morire amici e parenti e chi con quella partita ci ha guadagnato e vinto una coppa.

I giocatori, eroi del Mundial spagnolo dell’82, ammetteranno infatti solo molto tempo dopo che sapevano dei morti prima di scendere in campo, molti di loro diranno che quella partita non si doveva giocare, ma quasi nessuno di loro all’epoca acconsentì di donare il premio partita alle famiglie delle vittime.

La stessa Juventus non rinuncerà mai a quella coppa – nonostante le richieste che arrivavano dallo scrittore Italo Calvino all’allora direttore della Gazzetta dello Sport Candido Cannavò – ma si rifiuterà anche per anni di intrattenere rapporti con l’Associazione dei parenti delle vittime. Lo ha denunciato più volte il presidente dell’associazione Otello Lorentini, il cui figlio Roberto una volta uscito dal settore Z sceglie, da uomo e da medico quale era, di tornare indietro a cercare di salvare gli altri, e trova la morte.

Ma la figura peggiore davanti a quella carneficina la fa la Uefa, che decide che the show must go on per non rimborsare biglietti e pagare penali alle tv. E non tornerà mai più indietro. Le responsabilità della Uefa risalgono a prima, alla decisione di fare giocare il match in uno stadio fatiscente, con mattoni di calcestruzzo talmente leggeri che alcuni tifosi fanno buchi nei muri per entrare.

Alla decisione di vendere i biglietti del famigerato settore Z, a fianco dei settori X e Y riservati al Liverpool, sia agli italiani residenti in Belgio sia alle agenzie di viaggio italiane che organizzano i pacchetti, pur sapendo che l’anno prima all’Olimpico i tifosi del Liverpool e della Roma se le erano date di santa ragione.

Le responsabilità della polizia belga sono evidenziate, oltre che dall’assurdo comportamento delle guardie a cavallo in campo, dalla decisione di utilizzare solo 5 (cinque!) poliziotti lungo le reti che dividono il settore X dallo Z, mentre fuori ne impiegano 40 (quaranta!) per inseguire un ragazzo che ha rubato un hot dog. Scaricate per anni le colpe sui tifosi inglesi brutti, sporchi e cattivi, di queste nefandezze le autorità del calcio e della politica non si sono mai assunte la responsabilità.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Nuoto e triathlon: quanto conta e come allenarsi

MEDICINA ONLINE NUOTO PISCINA TRIATHLON ALLENAMENTO MARE ACQUA ALLENARSI MUSCOLI.jpgIl triathlon è uno sport giovane e anche per questo in forte crescita: negli ultimi 10 anni ha visto un vero e proprio boom di partecipazioni alle gare.
Inizialmente tutti i triatleti, anche quelli professionisti, venivano da uno (o due) degli sport che compongono il triathlon, e soprattutto da corsa e ciclismo; oggi stanno comparendo i primi atleti di nuova generazione, che “nascono” triatleti, ovvero che si allenano nei tre sport fin dall’inizio della loro carriera sportiva. Ma questo accade solo ad altissimo livello, tra i professionisti: la stragrande maggioranza degli agonisti non professionisti sono atleti di altri sport, e in particolare ex runner ed ex ciclisti, che alla ricerca di nuovi stimoli si danno al triathlon.
In questo articolo proverò, dati alla mano, a collocare le tre frazioni, e soprattutto il nuoto, in funzione dell’economia della gara, analizzando quanto contano le diverse frazioni nella prestazione finale, e spiegando in che modo approcciare l’allenamento per ottimizzare la prestazione in gara.

Quanto conta la frazione a nuoto?
La frazione a nuoto è la più breve delle tre, e non di poco. Nelle gare corte e medie la durata è poco più della metà rispetto alla corsa, e un terzo rispetto al ciclismo. Nelle gare lunghe (mezzo iroman e ironman) il divario si allarga ulteriormente, arrivando a più di 1/3 rispetto alla corsa e a 1/6 rispetto al ciclismo. Da questo punto di vista, il nuoto è la frazione che conta meno in assoluto. Abbassare di 5 minuti il tempo sulla frazione a nuoto in un ironman per un nuotatore con un minimo di esperienza è veramente tanto. Sul tempo finale di gara quanto contano 5 minuti, per il 90% dei partecipanti? Qualcosa compreso tra il niente e lo zero.
Alla fine della gara quello che conta è il tempo finale. Un guadagno prestazionale identico dal punto di vista quantitativo comporterà un guadagno in termini assoluti molto inferiore nel caso del nuoto, rispetto agli altri due sport. Quindi ha davvero poco senso cercare di guadagnare posizioni in classifica puntando sul nuoto, a meno di non essere molto ottimizzati negli altri due sport, ed essere ancora immaturi proprio nel nuoto. In altre parole: se uno sa a malapena nuotare e fa una fatica immane anche solo per arrivare in fondo è ovvio che deve allenarsi soprattutto nel nuoto… Ma non per andare più forte: per imparare a nuotare!
Tolti questi casi estremi (che pure esistono), va valutata molto attentamente l’opportunità di “sacrificare” le altre due frazioni per ottenere un guadagno nel nuoto percentualmente di un certo spessore, ma che alla fine potrebbe non concretizzarsi in un guadagno nel tempo totale di gara.
Tuttavia, nelle gare corte e medie c’è il fattore scia che può ribaltare la situazione. Quello che abbiamo detto vale sicuramente nelle gare “no draft”, dove la scia è vietata nella frazione di ciclismo. Nelle gare dove la scia è consentita la frazione a nuoto assume un’importanza fondamentale, almeno per le posizioni di vertice. Il triatleta professionista, che si cimenta nelle gare corte (sprint e olimpico) deve necessariamente eccellere nel nuoto e nella corsa. Ovviamente non può essere un ciclista mediocre, tuttavia la possibilità di sfruttare la scia comporta un certo “livellamento” della prestazione, da un lato impedendo a chi ha un vantaggio di sfruttarlo appieno, dall’altro consentendo chi ha una lieve carenza di impedire che questa si trasformi in uno svantaggio cronometrico. Non dimentichiamoci che a livello dei primissimi le differenze sono minime: ma sono queste differenze che determinano il vincitore. Differenze minime nel ciclismo possono essere compensate dalla scia, nel nuoto e nella corsa no (o meglio, molto meno: nel nuoto la scia ha una certa importanza).
Per l’atleta amatoriale, invece, l’importanza del nuoto dipende da diversi fattori, e i più importanti sono:

  • la possibilità di usare la muta;
  • il valore assoluto come nuotatore;
  • le caratteristiche del percorso di ciclismo.

Partiamo dalla tipologia del percorso di ciclismo. Ci sono gare totalmente in pianura, dove la scia conta per un fattore 100, gare con saliscendi dove conta per un fattore molto variabile, ma sempre inferiore a 100, e gare in cui conta poco, perché composte esclusivamente da salite importanti, e discese, senza tratti abbastanza lunghi di pianura. In queste ultime la possibilità di stare in scia praticamente è come se non ci fosse, diventano in sostanza gare “no-draft” anche se non lo sono. In queste gare il nuoto conta molto meno rispetto agli altri due sport, come abbiamo visto.
Nelle altre gare il nuoto conta nella misura in cui si riesce a trovare un gruppo competitivo nella frazione di ciclismo, sia numericamente che come prestazione. Qui si aprono scenari molto diversi, che dipendono molto dal secondo fattore: il valore assoluto come nuotatore. Gli esempi di ritmo gara riportati vanno intesi in vasca da 50 m e sono ovviamente indicativi.
Un nuotatore scarso (che si trova nel 25% inferiore, ovvero che ha un passo gara – per 100 m – sugli 800 superiore a 2′) avrà meno probabilità di trovare un forte gruppo di ciclisti col quale collaborare (o mettersi a ruota).
Un nuotatore mediocre (che si collochi intorno alla mediana nella classifica del nuoto, o ancora meglio un poco sopra, ovvero che ha un passo gara – per 100 m – sugli 800 compreso tra 1’50” e 1’40”) troverà facilmente un nutrito gruppo per fare un ottimo crono nella frazione in bicicletta.
Un buon nuotatore (che si colloca nel 25% superiore, ovvero che ha un passo gara – per 100 m – sugli 800 inferiore a 1’40”) uscirà dall’acqua probabilmente insieme a ciclisti ancora più forti, ma attenzione: potrebbe trovare piccoli gruppi, e questo vale soprattutto per le gare in piscina con batterie da 50-60 atleti, dove essere nel top 10-15% del nuoto può significare trovarsi da soli, o in gruppi ristrettissimi di 2-4 atleti dove solo per stare in scia bisogna spendere un sacco di energie.
Apro parentesi: lo so bene, cari nuotatori all’ascolto, che uno che fa gli 800 con passo 1’40” non è un buon nuotatore, ma sappiate che invece nel triathlon lo è, perché è abbondantemente sopra la media! Chiudo parentesi.

Non è raro che questi gruppetti, che magari partono con un vantaggio di un minuto acquisito nella frazione a nuoto, vengano recuperati verso la fine della frazione di ciclismo dal gruppone che spesso si forma dietro, con qualche buon ciclista in grado di tirare il gruppo sopra i 40 km/h di media, e gli altri che stanno a traino spendendo pochissimo. Ma anche quando conservano un po’ di vantaggio, potrebbero averlo fatto spendendo troppo, e ritrovarsi per questo a perderlo nella frazione di corsa.
Morale della favola: per cogliere i vantaggi della scia, ovvero per ritrovarsi in un gruppo competitivo nella frazione di ciclismo, è sufficiente essere nuotatori nella media, o appena sopra. I veri penalizzati sono i nuotatori decisamente sotto la media, diciamo quelli sotto i 3/4 della classifica. Essere nuotatori nel top 25% può dare vantaggi o svantaggi a seconda della situazione, soprattutto nelle gare in piscina. In quelle in acque libere le potenziali situazioni di svantaggio si riducono parecchio (perché si parte tutti insieme o in gruppi molto più numerosi, ed è meno probabile il fatto di trovarsi soli o quasi).
Consideriamo ora, brevemente, il fattore muta. La muta è un grande vantaggio per tutti, ma soprattutto per i nuotatori scarsi. Infatti il più grande vantaggio della muta è il miglioramento del galleggiamento, un fondamentale del nuoto che proprio per questo è un fattore critico soprattutto per il nuotatore mediocre (intorno al 50% della classifica) o scarso (sotto al 25%). Man mano che si risale la classifica il galleggiamento penalizza sempre meno i nuotatori e quindi la muta conferisce un vantaggio via via minore. In parole povere, il galleggiamento è il collo di bottiglia nella prestazione di un nuotatore scarso, un fattore importante in un nuotatore mediocre o di poco sopra la media, uno dei tanti fattori che determinano la prestazione in un nuotatore nel top 25%. Dunque il fattore muta è simile al fattore scia nella bici: un “livellatore” della prestazione. E non dimentichiamoci mai che nel nuoto la scia è consentita, e conta. Non come nel ciclismo, dove si arriva al 30%, ma un buon 10-15% delle energie consente di risparmiarlo. E conta tanto di più quanto più si va forte (come nel ciclismo). Purtroppo, questo è un fattore che va a vantaggio solo dei nuotatori più forti. Il nuotatore scarso dalla scia otterrà poco o niente, a maggior ragione perché stare in scia è difficile anche dal punto di vista tecnico. Se sommiamo questi fattori, abbiamo una riprova del fatto che nel triathlon il nuoto conta molto meno rispetto alle altre due frazioni.

Leggi anche:

Numeri a conferma
Tutte le cose che ho prima enunciato sono verosimili, in teoria. Ma in pratica?
Ho analizzato le classifiche maschilli di svariate gare di triathlon sprint e olimpico svolte in Italia nel 2015 e nel 2016, cercando una conferma delle mie teorie.
È vero che la scia livella la prestazione nel ciclismo?
Direi senz’altro di sì. Infatti, nei percorsi totalmente pianeggianti e con scia consentita, il gap tra i migliori e i peggiori nel ciclismo è inferiore del 20/30% rispetto alle gare con salite o no-draft.
È vero che le gare con molto dislivello sono equivalenti alle gare no-draft?
Diciamo che sono molto simili. Il gap tra i migliori e i peggiori è dello stesso ordine di grandezza.
È vero che la muta livella la prestazione?
Questo non sono riuscito a dimostrarlo, a mio parere per diversi motivi, prima fra tutte la difficoltà di trovare informazioni (a posteriori) sull’obbligatorietà o meno della muta nelle varie gare, e secondo perché in quasi tutte le gare in acqua libere la muta è consentita, e quindi l’unico confronto sicuro che si può fare è tra le gare in piscina (praticamente sempre senza muta) e quelle in acque libere. Questo confronto non ha (in prima battuta) evidenziato differenze. Bisognerebbe approfondire la cosa con ulteriori analisi, meglio strutturate.
Un’altra cosa interessante che è venuta fuori è la seguente:
il gap tra i migliori e i peggiori nel nuoto è maggiore rispetto agli altri due sport, rispettivamente del 5-10% rispetto a quello riscontrato nella corsa e del 30% rispetto al ciclismo.
Questo potrebbe essere dovuto al fatto che il nuoto è uno sport dove la tecnica è più importante della forma fisica, e la tecnica non si impara in breve tempo e soprattutto non si impara con i tradizionali metodi di allenamento, mentre per raggiungere il top della forma fisica possono bastare pochi anni di allenamento (ed è quello che solitamente accade nella corsa e nel ciclismo).
Oppure che ci sono più ex ciclisti ed ex runner che si cimentano nel triathlon, rispetto agli ex nuotatori. Molti nuotatori con pochissima esperienza alle spalle potrebbe determinare un divario maggiore tra i bravi e gli scarsi.
O entrambe le cose…

La scelta della gara
Premesso che un atleta amatoriale dovrebbe gareggiare con l’unico obiettivo di divertirsi, e quindi dovrebbe importargli molto poco della classifica, tuttavia bisogna anche ammettere che uscire per ultimi dalla piscina e sciropparsi 20 o 40 km da soli o quasi nella frazione di ciclismo potrebbe non essere così divertente… Dunque vediamo come ci si dovrebbe comportare per ottimizzare il risultato, sia dal punto di vista degli allenamenti, che da quello della scelta delle gare in cui cimentarsi.
Abbiamo visto che il nuoto è importante solo nelle gare in cui la frazione di ciclismo è in piano, ed è consentita la scia. In questo caso essere nuotatori scarsi fa la differenza, perché si rischia di rimanere soli o con gruppi di ciclisti non particolarmente veloci. Dunque, i nuotatori scarsi (che stanno entro il 25% dei peggiori) dovrebbero evitare questo tipo di gare, soprattutto se la frazione a nuoto si svolge in piscina. Meglio puntare su gare no-draft, soprattutto se si è forti ciclisti, oppure gare con grandi dislivelli, dove ci si godrà la frazione in bici superando decine di atleti. Ovviamente è meglio scegliere gare ove la muta è consentita, sempre che ci si trovi a proprio agio in acque libere. La muta dà un grande vantaggio soprattutto agli atleti più lenti, se non altro perché annulla la sgradevole sensazione di “affondare” che affligge i nuotatori meno dotati.
I forti nuotatori, ma di livello inferiore nelle altre due frazioni, dovranno puntare sulle gare con frazione di nuoto in acque libere dove troveranno comunque folti gruppi con cui aggregarsi nella frazione in bici. Nelle gare in piscina, soprattutto se si ha rank alto o si gareggia come amatori, si rischierà di trovarsi da soli o in piccoli gruppi, e se la gara è pianeggiante, poi in bici sono dolori. Un’alternativa sono le gare no-draft oppure le gare con molto dislivello (soprattutto se oltre ad essere buoni nuotatori, si è anche buoni ciclisti).

La scelta degli allenamenti
Per quanto riguarda gli allenamenti, è un fatto che il nuoto rappresenti per moltissimi triatleti la bestia nera, poiché la maggioranza sperimenta la frustrazione di non ottenere buoni risultati, in termini di miglioramento, adottando gli stessi metodi utilizzati nella corsa e nel ciclismo (cioè allenando il “motore”). Questo semplicemente perché il nuoto è uno sport in cui la tecnica è più importante della forma fisica, e per allenare la tecnica bisogna utilizzare strategie completamente diverse. Se sommiamo le due cose (nuoto poco influente per la brevità della prova + difficoltà di miglioramento rispetto a corsa e ciclismo) possiamo concludere che per migliorare la prestazione nel triathlon dovrebbero concentrarsi sul nuoto (dedicandogli più tempo rispetto a corsa e ciclismo) solo gli atleti con reali difficoltà, come quelli che hanno paura di stare in acqua, o di nuotare in acque libere, o che arrivano trafelati in fondo alle prove in acqua pur con tempi molto alti. Oppure gli atleti già al top delle loro capacità nelle altre due discipline, e con ampi margini di miglioramento solo nel nuoto. Ma consci del fatto che, nel nuoto, non basta macinare km per arrivare al top.
Tutti gli altri ovviamente dovranno allenare la frazione a nuoto, ma tenendo a mente che ogni progresso conta, in percentuale, molto meno rispetto a bici e corsa. E anche che passare dall’essere nuotatori scarsi a nuotatori nella media significa fare un salto notevole, per il quale ci potrebbero volere anni e non è detto, tra l’altro, che lo si riesca a fare. Quindi che si fa? Si va in piscina una volta a settimana, o addirittura meno? Tutt’altro. In piscina bisogna andarci, ma con obiettivi completamente diversi rispetto a quando inforchiamo le scarpette da corsa o da bici.
Quello che mi sento di consigliare come allenamento del nuoto per il triatlon, è quello di concentrarsi sull’economia del gesto, dedicare almeno 1/3-1/4 dell’allenamento agli esercizi per migliorare i fondamentali del nuoto, e poi impostando gli allenamenti su una velocità “di crociera” a ritmi compresi tra la soglia anaerobica e la soglia aerobica (dunque non troppo intensi), e imparare a nuotare a questi ritmi in modo fluido ed efficiente, cercando la lunghezza della bracciata piuttosto che la frequenza, evitando di sottoporsi ad allenamenti massacranti (quindi evitare di unirsi alle varie squadre master, dove il massacro è assicurato), ma curando la tecnica, l’economia del gesto, risparmiando energie per gli allenamenti di corsa e in bici. Se gli allenamenti in piscina diventano non dico defaticanti, ma quasi… Il vostro triathlon ne gioverà sicuramente, nel complesso. Magari non otterrete un vantaggio cronometrico nel nuoto… Ma ricordate che fare lo stesso tempo con meno fatica significa poi andare più forte nelle altre due frazioni. Una nuotata più rilassata ed efficiente vi farà andare più forte una volta usciti dall’acqua.
Un’altro consiglio, dedicato ai nuotatori molto scarsi, quelli che hanno imparato a nuotare da adulti e si scoprono essere poco o per nulla dotati di talento naturale: visto che verosimilmente parteciperete solo a gare in cui è consentita la muta, usatela anche negli allenamenti! O quantomeno utilizzate dei costumi (ne esistono, basta cercare su internet) che garantiscano un maggior galleggiamento. Non ha molto senso nuotare con le gambe affondate di mezzo metro, per poi trovarsi in gara con un assetto completamente diverso, garantito dalla muta. Cercate di trovare in allenamento le stesse condizioni della gara, o almeno condizioni simili. Altro consiglio: nuotate in vasca da 50, se possibile, per riprodurre le condizioni che troverete in acque libere.
E i forti nuotatori? A loro basterà mantenere la prestazione, con gli allenamenti per la distanza di gara che sicuramente sanno già fare grazie alla loro esperienza, impostando uno o due allenamenti a settimana (meglio uno che due), giusto per non perdere la forma. E potersi così concentrare sugli altri due sport. Questo allenamento settimanale è importante che sia intenso e tarato in modo specifico sulla distanza di gara. La prestazione la si mantiene solo mantenendo l’intensità, piuttosto che il volume o la frequenza di allenamento.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Jen Selter: la bellissima fitness model americana [FOTO]

Jennifer Leigh “Jen” Selter nata l’8 agosto del 1993 è una fitness model statunitense molto attiva sui social network grazie al suo bellissimo fisico, ecco alcune sue foto:

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, segui la nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Epilessia infantile: come comportarsi col proprio figlio?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Dieta Sessuologia Sex PSA Pene Laser Filler Rughe Botulino BAMBINI TABLET SCRIVERE DIFFICOLTACon alcune semplici misure di sicurezza il bambino affetto da epilessia è in grado di vivere una vita assolutamente normale e compiere le stesse attività dei suoi coetanei, come giocare, fare sport ed in generale di dedicarsi a tutte quelle attività adatte alla sua fascia d’età.

Epilessia e sport nei bambini

I genitori di soggetti epilettici spesso si preoccupano che l’esercizio o un’attività sportiva possa peggiorare le convulsioni dei propri figli, ma raramente questo scatena un episodio. Anzi, un’attività fisica regolare può migliorare il controllo degli episodi. Anche praticare sport sicuri può essere estremamente salutare per il benessere fisico, mentale ed emozionale. È sempre importante invece evitare traumi legati allo sport, perché possono aumentare il rischio di convulsioni.

Precauzioni

È importante assicurarsi che gli altri adulti che si prendono cura di vostro figlio (i parenti, le babysitter, gli insegnanti, gli allenatori, …) sappiano che vostro figlio ha l’epilessia, comprendano il disturbo e sappiano che cosa fare in caso di convulsioni. Date a vostro figlio tutto l’aiuto necessario, parlate apertamente dell’epilessia e rispondete con sincerità a tutte le domande. I bambini affetti da epilessia possono provare disagio per le convulsioni o temere di avere un attacco quando sono a scuola o con gli amici. Prendete in considerazione l’opportunità di portare vostro figlio da uno psichiatra infantile o da uno psicologo, se si trova a dover combattere contro queste ansie. Per prevenire le convulsioni, accertatevi inoltre che vostro figlio:

  • assuma il farmaco o i farmaci seguendo la prescrizione;
  • eviti di smettere di prendere il farmaco solo perché è da tanto tempo che non si verifica un attacco;
  • eviti le cause scatenanti (come ad esempio la febbre, la stanchezza o una notte insonne);
  • proceda regolarmente alle visite specialistiche programmate, anche se si sta rispondendo bene alla terapia.

Per gestire al meglio l’epilessia sono diversi i fattori importanti: è necessario alimentarsi e riposare correttamente e non essere stressati. Dovreste anche prendere altre precauzioni di buon senso, che vi permetteranno di controllare meglio la malattia di vostro figlio e non correre rischi inutili. Ad esempio:

  • i bambini più piccoli devono fare il bagno solo sotto sorveglianza di un adulto;
  • i bambini più grandi devono fare la doccia o il bagno soltanto quando c’è qualcuno in casa con loro, che possano intervenire in caso di attacco;
  • preferire la doccia al bagno;
  • nuotare o andare in bicicletta da soli non sono buone idee per i bambini malati di epilessia (però possono divertirsi in sicurezza, se svolgono queste attività insieme ad altre persone). Quando vanno in bici è necessario che indossino il casco.

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Creatina e sport: quando, quanta e perché assumerla?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelLa creatina è probabilmente l’integratore alimentare per sportivi più famoso in assoluto, e tale fama è giustificata: essa migliora davvero la resistenza e la forza muscolare, soprattutto negli sforzi intensi e di breve durata. Si tratta di un derivato aminoacididico naturalmente presente nel nostro organismo in una quantità media di circa 30 mg per ogni kg di peso corporeo e si attiva ogni volta che uno sforzo muscolare intenso richiede un incremento di energie. La creatina è sintetizzata dal fegato (1 g/die) a partire da arginina, S-adenosil metionina e glicina e, dopo essere stato prodotto, si muove direttamente verso il cervello, il cuore e, per ben il 95%, verso i muscoli. Questa funzionalità rende particolarmente prezioso il contributo della creatina nello sport, assegnandole un ruolo di supporto fondamentale per l’allenamento in palestra e negli sport all’aperto.

Creatina per lo sport: più forza per i muscoli
La quantità di creatina, che si accumula nelle fibre muscolari, determina il tempo di resistenza allo sforzo fisico, consentendo di sostenere un allenamento più intenso per più tempo e incrementando di conseguenza le possibilità di aumento della massa muscolare. La creatina nello sport esprime il suo massimo potenziale quando viene impiegata a supporto di attività che richiedono scatti e sforzi brevi ma intensi (della durata tra i 2 e i 30 secondi), come fitness e bodybuilding, mentre i suoi effetti si riducono su sport di lunga durata, come il triathlon o la maratona. In 100 g di prodotto contenuto negli integratori di creatina monoidrato, ben l’88% è costituito da creatina pura.

Leggi anche:

Creatina, sport ed alimentazione
Per raggiungere il fabbisogno giornaliero ideale di creatina di 2 g, metà dei quali di produzione endogena, bisogna orientare la propria dieta prediligendo piatti a base di carne e pesce, che, tuttavia, perdono gran parte della loro percentuale attiva nella cottura. Al fine di assicurarsi un apporto adeguato, ogni giorno è possibile completare la dieta con integratori a base di diversi tipi di creatina. Il momento ideale per assumerla è lontano dai pasti, al fine di valorizzarne l’assorbimento.

Quando assumerla per un allenamento ottimale in palestra?
La scelta del momento più utile all’integrazione di creatina rispetto al work out raccoglie opinioni diverse e soggettive:

  • nella mezz’ora precedente all’allenamento, il consumo di creatina si presta alla creazione di una riserva immediatamente spendibile e quindi questo determina un aumento di forza durante l’allenamento;
  • nella mezz’ora successiva al lavoro in palestra, l’assunzione di creatina riesce a potenziare il suo aiuto nel reintegro delle energie e nell’aumento del volume della massa muscolare.

Per una valutazione scientifica, tuttavia, possiamo riferirci ad uno studio americano del 2013 che, osservando le prestazioni di un gruppo di culturisti amatoriali, ha registrato un impatto più significativo nei livelli di sviluppo della massa muscolare e della resistenza fisica in coloro che avevano assunto creatina dopo l’attività fisica. Questa rilevazione è avvalorata dalla generale considerazione secondo la quale nella fase post work out la captazione di elementi nutritivi da parte dei muscoli è superiore rispetto ad altri momenti.

Il nostro parere: quando e quanta creatina
Secondo la nostra esperienza, l’uso migliore che si può fare della creatina è per aumentare la forza e quindi il nostro consiglio è quello di assumerla 20/30 minuti prima dell’allenamento, con un dosaggio tra i 3 ed i 5 grammi, con l’aggiunta di alcuni grammi di fruttosio e circa 1 grammo di bicarbonato di sodio, in modo da tamponarla ed avere maggiore efficienza.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Bodybuilder a tre anni: ecco il bimbo con addominali scolpiti

MEDICINA ONLINE DASH INSTAGRAM BABY BODY BUILDER AUSTRALIA CANBERRAHa solo tre anni, ma bicipiti e addominali da far invidia ai più dotati bodybuilder. Per questo Dash, bambino australiano originario di Canberra, è diventato una vera e propria star dei social network, seguito su Instagram da più di 400mila persone in giro per il mondo impressionate dalle sue incredibili doti fisiche. Il tutto grazie alla mamma Ursula, che all’edizione locale del Daily Mail ha raccontato la trasformazione del figlio in vero e proprio guru della ginnastica nonostante la giovane età.

Le foto che circolano online immortalano Dash mentre salta, si arrampica sugli attrezzi in giro per la casa e rinforza i suoi muscoli, che non sono per niente conformi alla sua età. “Anche a me piace fare attività fisica – sottolinea la madre – ma non credete che sia una fanatica dello sport, e neanche mio figlio lo è. Passiamo molto tempo all’aria aperta insieme e ci teniamo in forma”.

Tuttavia, Dash non è sempre stato il bambino in salute che è ora. È nato con due settimane di anticipo e più piccolo rispetto alla norma. Ci ha messo un po’ a mettere peso, ma da quando ha cominciato a camminare, a circa dieci mesi e mezzo, non si è mai fermato, saltando su e giù per i tavoli della cucina e risalendo sulle pareti. “La sua incredibile forza fisica – continua Ursula – viene dall’essere costantemente attivo. Spero che un giorno possa diventare uno sportivo di professione e magari partecipare alle Olimpiadi come ginnasta, ma la cosa importante per ora è che sia in salute e felice”.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenza tra FIFA, UEFA e FIGC nel calcio

MEDICINA ONLINE 10 calciatori piu pagati Italia Serie A MONEY RICH GOL GOAL CORNER FLY EMIRATES FOOT TALL WEIGHT HEIGHT SHORT SOCCER PORTOGALLO EUROPE MONDIALE PALLONE CALCIO FOOTBALLQual è la differenza tra FIFA, UEFA e FIGC nel calcio? Risposta breve e molto semplificata: la FIGC è relativa al calcio italiano, la UEFA è relativa al calcio europeo, invece la FIFA è relativa a quello mondiale. Per una risposta più esauriente, continuate a leggere. L’articolo viene spesso aggiornato, tuttavia i nomi dei presidenti ed altre informazioni potrebbero essere superati da nomi e informazioni più recenti.

FIGC

La Federazione Italiana Giuoco Calcio, nota anche con l’acronimo FIGC e come Federcalcio, è l’organo di organizzazione e controllo del calcio in Italia, occupandosi sia di calcio a 11 che del calcio a 5. L’attuale presidente è Gabriele Gravina. Ha sede a Roma, mentre il Centro Tecnico Sportivo Federale è a Firenze (quartiere di Coverciano). La FIGC è stata costituita a Torino il 26 marzo 1898 con il nome di Federazione Italiana del Football (FIF). Organizza i vari campionati di calcio professionistico (dalla Serie A e Coppa Italia fino al campionato di Lega Pro) e non (dalla Serie D fino ai campionati a carattere provinciale). Alla FIGC è inoltre affiliata l’Associazione Italiana Arbitri (AIA), la quale designa gli arbitri e gli assistenti arbitrali per le gare organizzate dalla Federazione. Schematicamente, fanno parte della FIGC le seguenti componenti (tra parentesi l’acronimo, segue la sede e l’anno di fondazione):

  • Leghe
    • Lega Nazionale Professionisti Serie A (LNPA) Milano 2010
    • Lega Nazionale Professionisti B (LNPB) Milano 2010
    • Lega Italiana Calcio Professionistico Firenze 1959
    • Lega Nazionale Dilettanti (LND) Roma 1959
  • Componenti tecniche
    • Associazione Italiana Calciatori (AIC) Vicenza 1968
    • Associazione Italiana Allenatori Calcio (AIAC) Firenze 1966
    • Associazione Italiana Arbitri (AIA) Roma 1911
  • Settori
    • Settore Tecnico Firenze 1959
    • Settore Giovanile e Scolastico Roma 1947
  • Divisioni
    • Divisione Calcio Femminile Roma 2015
    • Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale Roma 2019.

La FIGC dirige e organizza l’attività della nazionale maschile e della nazionale femminile, delle nazionali giovanili, e delle nazionali di futsal e di beach soccer; inoltre, supervisiona, controlla e coordina le leghe che organizzano i campionati professionistici (Lega Serie A, Lega B, Lega Pro) ed i campionati a carattere dilettantistico di livello nazionale e interregionale (Lega Nazionale Dilettanti, Divisione Calcio a 5). In più, la FIGC promuove direttamente i tornei, le attività e le iniziative riservate ai settori giovanili e, attraverso la Divisione Calcio Femminile, i campionati di calcio femminile di Serie A e di Serie B.

UEFA

L’Unione delle Federazioni Calcistiche Europee (in inglese “Union of European Football Associations“, da cui deriva l’acronimo “Uefa“; in francese ” Union des Associations Européennes de Football“), più nota con l’acronimo di UEFA, è l’organo amministrativo, organizzativo e di controllo del calcio europeo ed è – relativamente al gioco del calcio – di gran lunga la federazione più influente e ricca a livello mondiale. Ha sede a Nyon, in Svizzera. L’attuale presidente è lo sloveno Aleksander Čeferin. La UEFA rappresenta tutte le federazioni calcistiche d’Europa più quelle di:

  • Russia,
  • Turchia,
  • Armenia,
  • Azerbaijan,
  • Georgia,
  • Cipro,
  • Israele,
  • Kazakhstan.

Le competizioni organizzate dalla UEFA possono essere distinte in quelle per le nazionali e quelle per club.

Competizioni UEFA per squadre nazionali

  • Campionato europeo di calcio,
  • UEFA Nations League;
  • Coppa dei Campioni CONMEBOL-UEFA: competizione disputata tra i vincitori del campionato europeo e quelli della Copa América;
  • Campionato di calcio europeo Under 21,
  • Campionato di calcio europeo Under 19,
  • Campionato di calcio europeo Under 17,
  • Campionato di calcio europeo femminile,
  • Campionato di calcio europeo femminile Under 19,
  • Campionato di calcio europeo femminile Under 17,
  • Campionato europeo di calcio a 5,
  • Campionato europeo Under 21 di calcio a 5 (soppresso),
  • Coppa Internazionale (soppressa),
  • UEFA-CAF Meridian Cup (soppressa).

Competizioni UEFA per club

  • UEFA Champions League, istituita nel 1955 come Coppa dei Campioni e riservata alle vincitrici dei campionati nazionali dell’anno precedente e poi alle squadre meglio piazzate, che in Italia sono la seconda, la terza e la quarta classificata della Serie A (il primo trofeo è stato vinto nel 1956 dal Real Madrid).
  • UEFA Europa League, istituita nel 1971 con il nome di “Coppa UEFA” (“UEFA Cup”, nome poi cambiato nel 2009 in “UEFA Europa League”) e riservata alle squadre non qualificatesi in Coppa dei Campioni/Champions League. In Italia sono la quinta e la sesta classificata del campionato di Serie A dell’anno precedente (il primo trofeo è stato vinto nel 1972 dal Tottenham).
  • UEFA Europa Conference League, istituita nel 2021 e riservata alla squadre non qualificatesi in Europa League. In Italia, la gioca la settima classificata della Serie A dell’anno precedente(la prima edizione è stata vinta dall’italiana A.S. Roma).
  • Supercoppa UEFA, istituita nel 1973 e riservata prima ai vincitori della Coppa dei Campioni/Champions League e a quelli della Coppa delle Coppe e poi, dal 2000, ai vincitori della Champions League e a quelli della Coppa UEFA/Europa League.
  • UEFA Youth League, istituita nel 2013 e riservata alle formazioni Under-19 delle squadre partecipanti alla fase a gironi della Champions League e alle formazioni Primavera vincitrici dei rispettivi campionati nazionali.
  • UEFA Futsal Champions League, riservata alle squadre vincitrici dei rispettivi campionati nazionali di calcio a 5.
  • UEFA Women’s Champions League, che dal 2009-2010 ha sostituito la UEFA Women’s Cup.
  • Coppa delle Coppe (abolita nel 1999, riservata alle vincitrici delle Coppe nazionali).
  • Coppa Intercontinentale (abolita nel 2004, organizzata con la CONMEBOL, riservata alle vincitrici della Coppa dei Campioni e Copa Libertadores e confluita nella Coppa del mondo per club FIFA nel 2005).
  • Coppa Intertoto UEFA (abolita nel 2008, riservata alle formazioni con la miglior classifica fra quelle non ammesse alla Coppa UEFA, per accedere a tale competizione).

FIFA

La Fédération Internationale de Football Association (in italiano “Federazione Internazionale del Calcio”), più nota con l’acronimo FIFA, è la federazione internazionale che governa gli sport del calcio, del futsal (meglio noto come calcio a 5) e del beach soccer. La sua sede si trova a Zurigo, in Svizzera e l’attuale presidente è Gianni Infantino, svizzero con cittadinanza italiana, eletto nel 2016.
La federazione è stata fondata a Parigi il 21 maggio 1904 e si occupa dell’organizzazione di tutte le manifestazioni intercontinentali di questi sport, tra le quali la più importante è sicuramente il Campionato mondiale di calcio, che premia il vincitore con il trofeo della Coppa del Mondo. Tale torneo viene disputato ogni quattro anni sin dal 1930, e la federazione ha il compito di scegliere il paese organizzatore che ospita la fase finale della manifestazione. Alla FIFA fanno capo le 6 diverse confederazioni (riconosciute ufficialmente dalla federazione) a cui spetta l’organizzazione e la supervisione dell’attività calcistica nei vari continenti del mondo:

  • AFC (acronimo di Asian Football Confederation): è l’organo amministrativo, organizzativo e di controllo del calcio asiatico;
  • CAF (acronimo di Confédération Africaine de Football): è l’organo amministrativo, organizzativo e di controllo del calcio africano;
  • CONCACAF (acronimo di Confederation of North, Central American and Caribbean Association Football) è l’organo amministrativo, organizzativo e di controllo del calcio in Nordamerica, Centroamerica e Caraibi;
  • CONMEBOL (Confederación Sudamericana de Fútbol) è l’organo amministrativo, organizzativo e di controllo del calcio in America meridionale;
  • OFC (acronimo di Oceania Football Confederation) è l’organo amministrativo, organizzativo e di controllo del calcio in Oceania;
  • UEFA (acronimo di Union of European Football Associations) è l’organo amministrativo, organizzativo e di controllo del calcio in Europa .

In totale la FIFA riconosce 211 federazioni calcistiche, a cui sono affiliate 211 Nazionali di calcio maschili e 129 Nazionali di calcio femminili (per maggiori dettagli, si veda Nazionale di calcio e Lista dei codici FIFA); pertanto risulta avere più membri delle Nazioni Unite, in quanto riconosce anche federazioni non appartenenti ad uno Stato sovrano, come ad esempio quelle delle quattro Home Nations britanniche. Le Nazionali maschili vengono valutate mensilmente tramite la classifica mondiale della FIFA, mentre quelle femminili a cadenza trimestrale attraverso la classifica mondiale femminile della FIFA. Le competizioni organizzate dalla FIFA possono essere distinte in quelle per le nazionali e quelle per club.

Competizioni FIFA per squadre nazionali

  • Coppa del Mondo FIFA;
  • Coppa del Mondo femminile FIFA;
  • Torneo olimpico di calcio maschile;
  • Coppa del Mondo U-20;
  • Coppa del Mondo U-17;
  • Torneo olimpico di calcio maschile giovanile (U-15);
  • Torneo olimpico di calcio femminile;
  • Coppa del Mondo femminile U-20;
  • Coppa del Mondo femminile U-17;
  • Torneo olimpico di calcio femminile giovanile (U-15);
  • Coppa del Mondo FIFA di calcio a 5;
  • Coppa del Mondo FIFA di beach soccer;
  • FIFA Confederations Cup.

Competizioni FIFA per club

  • Coppa del mondo per club FIFA;
  • Blue Stars/FIFA Youth Cup;
  • Coppa del mondo femminile per club FIFA;
  • Coppa intercontinentale di Futsal;
  • Coppa intercontinentale di Futsal femminile.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Stiramento muscolare alla schiena: cause, sintomi e rimedi

runner's high  sballo del corridore endorfine droga endogenaLo stiramento muscolare è una lesione muscolare che altera il normale tono muscolare e provoca dolore. E’ una condizione patologica molto frequente fra gli sportivi perché è provocato dell’elevato allungamento subito dalle fibre muscolari che si lesionano in alcuni tratti, provocando dolore e la formazione di versamenti di sangue.
Lo stiramento muscolare si verifica soprattutto quando a muscolo “freddo” si eseguono sforzi eccessivi: ad esempio quando non viene effettuato un riscaldamento adeguato prima di un allenamento, oppure dopo aver compiuto un movimento brusco oppure a causa di problemi alle articolazioni.
Lo stiramento muscolare può interessare diverse parti del corpo e tra le forme più frequenti ricordiamo:

  • stiramento muscolare al polpaccio;
  • stiramento muscolare inguine;
  • stiramento muscolare alla gamba;
  • stiramento muscolare alla schiena.

Tra tutte le forme di stiramento muscolare, quello che colpisce la schiena è il più frequente ed anche il più doloroso. Lo stiramento muscolare schiena colpisce soprattutto i nuotatori e chi fa atletica ma anche coloro che svolgono lavori pesanti per molte ore al giorno; a volte può essere provocato anche da un incidente domestico, da un movimento innaturale con la schiena o da altri fattori che analizzeremo più dettagliatamente nel prossimo paragrafo. Quando si è interessati da uno stiramento muscolare alla schiena si è impossibilitati a svolgere movimenti regolari.
I punti della schiena in cui si manifesta più frequentemente lo stiramento sono il tratto cervicale e il tratto lombare, mentre difficilmente colpisce il dorso.
Quando si avverte un dolore alla schiena è opportuno recarsi dal medico per un consulto in modo da poter intervenire rapidamente evitando che lo stiramento possa trasformarsi in uno strappo muscolare.

Le cause di stiramento muscolare alla schiena

Le cause che possono provocare uno stiramento muscolare alla schiena, sono diverse:

  • sforzi eccessivi a “muscolo freddo”;
  • riscaldamento insufficiente prima di un allenamento o di una gara;
  • movimento innaturale del dorso e del bacino;
  • incidenti domestici;
  • problemi di postura;
  • movimenti bruschi;
  • microtraumi ripetuti alla schiena;
  • poco stretching;
  • utilizzo frequente di calzature non adatte ad alcune tipologie di sport e allo svolgimento di alcuni lavori pesanti;
  • svolgimento di sport non adatti alle proprie capacità fisiche.

I sintomi di stiramento muscolare alla schiena

Lo stiramento muscolare alla schiena si manifesta con un dolore intenso nel momento in cui si verifica il trauma. All’inizio il dolore è localizzato e poi si diffonde su tutta la schiena. Altri sintomi frequenti sono:

  • difficoltà a compiere alcuni movimenti;
  • difficoltà ad assumere alcune posizioni;
  • collo bloccato e rigido (quando lo stiramento colpisce la zona cervicale);
  • difficoltà a piegarsi in avanti o a rimanere seduti a lungo (quando lo stiramento colpisce la zona lombare);
  • disturbi al sonno.

Rimedi per lo stiramento muscolare alla schiena

Per attenuare il dolore e guarire dallo stiramento muscolare è necessario tenere la schiena a riposo, stoppando anche per alcune settimane ogni attività sportiva. Nei momenti successivi allo stiramento muscolare è fondamentale:

  • immobilizzare la schiena;
  • assumere una posizione  di riposo (supini o di fianco);
  • applicare del ghiaccio;
  • effettuare un bendaggio compressivo per bloccare l’emorragia, se presente.

Successivamente è opportuno sottoporsi ad una visita medica per valutare la gravità dell’infortunio. Se il terapista lo ritiene necessario, si possono assumere antidolorifici per alleviare il dolore e dei miorilassanti per aiutare i muscoli, eseguire delle terapie fisiche e praticare dello stretching per facilitare il recupero. In caso di lieve dolore, anche il semplice paracetamolo (la Tachipirina), col dosaggio di 1000 mg, può migliorare la situazione. L’assunzione di agenti antinfiammatori non steroidei, come aspirina ed ibuprofene, contribuisce ad alleviare il dolore e a migliorare la capacità di movimento. Applicare sulla zona dolorosa una crema all’arnica, può migliorare la situazione. Io vi consiglio questa di ottima qualità della Colours of Life: https://amzn.to/3BXAVOA

Continua la lettura con: Stiramento muscolare: sintomi, rimedi e prevenzione

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, segui la nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!