Differenze tra le birre più diffuse nel mondo

MEDICINA ONLINE BIRRA ALCOL VINO DRINK PUB LATTE YOGURT PANCIA GRASSI DIFFERENZE PIU CALORIE DIABETE GLICEMIA INSULINA ZUCCHERI CARBOIDRATI CIBO DOLCE MANGIARE ACQUA VALORI PROPRIETA NUTPartendo da materie prime tradizionali: acqua, orzo, luppolo e lievito, attraverso diversi metodi viene prodotta una delle bevande più diffusa al mondo: la birra. Grazie a sistemi diversi di produzione, si ottengono varietà di birre estremamente diverse tra loro. Ecco una lista con alcune delle tipologie di birra esistenti più diffuse al mondo, ed alcune loro caratteristiche.

Abbazia

Le birre d’abbazia sono prodotte con l’antico metodo dell’alta fermentazione; generalmente corpose e di forte contenuto alcolico (da 6 a 9 gradi alcolici). La loro colorazione varia dall’oro carico, all’ambrato, al rosso cupo, al bruno scuro. Si richiamano alle birre che venivano anticamente prodotte in numerose abbazie belghe. Solitamente non viene prodotta in abbazia, ma secondo ricette di antichi monasteri. In Belgio. dove è piuttosto diffusa, è una birra ad alta fermentazione, decisamente alcolica e strutturata.

Ale

E’ il nome con cui i britannici definiscono la birra tradizionale. Identifica birre ad alta fermentazione, di moderato contenuto alcolico e di poca schiuma, da bere a temperatura di cantina. Colori assortiti, sapori anche. Numerose sono le sottotipologie per la british ale: bitter ale, brown ale, mild ale, old ale, pale ale, scotch ale. Molto apprezzata la real ale ovvero la ale prodotta con metodi tradizionali antichi. Le rare ale inglesi di forte gradazione alcolica vengono chiamate Barley wine (vino d’orzo). Anche il Belgio vanta una sua tradizione in fatto di ale. Le ale belghe sono generalmente (ma non sempre) di forte contenuto alcolico.(Bières d’abbay), ma anche in Germania (klosterbier). Il termine indica in senso lato le birre prodotte con il metodo dell’alta fermentazione. In senso stretto identifica una famiglia di birre inglesi aromatiche comprendente numerosi stili.

Altbier

Il nome si riferisce in particolare alla maniera di produrre questa birra. La Altbier, come la Ale, viene fabbricata a temperature più alte per mezzo di un’alta fermentazione; essa matura però, come la birra a bassa fermentazione, a temperature inferiori. E’ una birra maltata, morbida, con un carattere amaro. La Altbier ha una colorazione che varia dal ramato o ambrato fino al marrone scuro. Questo tipo di birra tradizionale proviene dal nordovest della Germania, in particolare dalla regione di Düsseldorf, ma oggi le Altbier vengono sempre più prodotte anche in Giappone e America. Ramata, leggera, digestiva, dal gusto fruttato. Possiede un’alcolicità vicina al 4,5%.

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Biere Blanche – Witbier

Birra a base di frumento che viene prodotta in Belgio. E’ leggermente acidula, di color bianco lattiginoso. Assai rinfrescante e digestiva, con particolarità aromatiche dovute all’aggiunta di coriandolo e curaçao. Birra di frumento belga dall’aspetto opalescente. Al naso e in bocca risulta fresca e speziata. Contiene circa il 5% dì alcol.

Barley wine

Benché molto forte non si tratta certo di un vino, però deve il nome al suo contenuto alcolico, da due a tre volte maggiore di una Ale normale. Viene spesso servita in bicchieri da vino e alcuni tipi maturati in bottiglia migliorano la loro qualità con l’età. E’ piena di carattere, maltata, e il suo aroma fruttato si unisce al bouquet del luppolo che, se aggiunto in quantità maggiori, compensa il gusto dolce del malto. Il colore varia dal ramato scuro o oro fino al bruno intenso. Questa Ale forte e robusta è particolarmente adatta come bevanda invernale poiché riscalda con il suo retrogusto persistente e complesso. Viene apprezzata anche come birra da dessert. Birra particolarmente alcolica, facilmente oltre il 9%.

Berliner weisse

Birra di frumento tipica di Berlino con circa il 3% di alcool e dall’aspetto lattiginoso A volte viene servita con succo di frutta per attenuarne la forte acidità.

Bière de garde

Birra del nord della Francia ad alta fermentazione e rifermentata in bottiglia. L’alcool varia tra il 5% e il 7% e il colore è generalmente ambrato.

Biere de mars

Francese a bassa fermentazione prodotta in autunno e consumata per festeggiare l’inizio della primavera. Solitamente è ben strutturata, di colore ambrato e con un’alcolicità vicina al 5%.

Birra di puro malto

Birra prodotta con malto d’orzo e/o malto di frumento, senza l’aggiunta di altri cereali non maltati.

Birra speciale

Per la legge italiana è una birra con almeno 12.5° Plato, e circa 5,4/5.8% di alcool sul volume.

Bitter ale

L’inglese più classica, servita alla spina. Ha circa il 4% di alcol, colore ambrato e carattere luppolato. Le “best” e “special” sono leggermente più alcoliche.

Bock

Birre a bassa fermentazione e a gradazione elevata di produzione tradizionalmente tedesca. Dense, corpose, dal deciso sapore di malto. Quando sono ancora più forti diventano doppelbock. Le bock di solito sono chiare, le doppelbock ambrate o scure. Tedesca a bassa fermentazione. spesso ambrata. con un carattere maltato e un’alcolicità compresa tra il 6% e il 7,5% “. La variante “maibock” veniva tradizionalmente prodotta per le feste primaverili.

Brown ale

Inglese di colore ambrato intenso e dal gusto leggermente dolce. Tipicamente tra il 3,5% e il 4,5% di alcool.

Cream ale

Definizione per una birra americana chiara, non particolarmente strutturata nel corpo e nel gusto. Spesso viene tagliata con una “lager” chiara. Vicina al 5% di alcool.

Doppelbock

Birra della Germania meridionale a bassa fermentazione e alto contenuto alcolico. di solito oltre il 7%. Di colore ambrato carico o quasi scoru1 tradizionalmente veniva prodotta in primavera. Spesso il nome del prodotto contiene il suffisso “ator”, se messa in vendita durante la quaresima.

Doppio malto

Secondo la legge italiana è una birra con una gradazione Plato non inferiore a 14,5° e con circa 6,5% di alcool sul volume.

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Dortmunder

Il nome deriva dalla vocazione commerciale della città tedesca di Dortmund in Renania, che fu uno dei primi centri di esportazione della birra. In questa città nasce infatti il tipo di birra denominata Export. Bassa fermentazione. Gusto rotondo, non troppo amaro, sapore di malto. Gradazione alcolica attorno ai 4 gradi e mezzo.

Draught

In inglese significa letteralmente “alla spina”. Le lattine e le bottiglie che riportano questa indicazione contengono un dispositivo meccanico atto a simulare l’effetto di spillatura della Birra.

Dubbel/Double

Belga rifermentata in bottiglia dal colore ambrato e carattere maltato. Spesso è una birra “trappista” o di “abbazia”.

Eisbock

Antica birra tedesca ottenuta dalla sottrazione di una parte della componente acquosa attraverso il congelamento del fusto. Il risultato è una birra corposa, alcolica e dal gusto deciso.

Esotiche

Non è una vera tipologia birraria ma semplicemente una denominazione di fantasia per identificare quelle birre che ci portano atmosfere di Paesi lontani e affascinanti. Quasi tutte praticamente rientrano nella grande famiglia delle birre lager ma in qualche caso hanno caratteristiche particolari. Le birre latino-americane, per esempio, sono di colore molto chiaro, sapore delicato, grande bevibilità.

Export

Spesso è sinonimo di “dortmunder”, altrimenti può identificare una qualsiasi birra nata per l’esportazione.Altre volte dovrebbe indicate un prodotto di qualità superiore.

Faro

“Lambic” cui viene aggiunto zucchero durante la fermentazione. E una birra con circa il 5% di alcool,, spesso ambrata, in cui la dolcezza dello zucchero si contrappone all’acidità della fermentazione spontanea.

Gueuze

Birra belga a fermentazione spontanea, ricavata dalla miscelazione di vari tipi di birre Lambic (vedi). Può essere aromatizzata, per macerazione, con vari tipi di frutta. Tra le più note, la Frambozen (lampone), ma si producono anche birre alla pesca, al ribes, al mirtillo, alla banana.

Ice beer

Moderna versione delle “eisbock”, congelata durante la maturazione. Di colore chiaro e buon tenore alcolico.

Imperial stout

“Stout” nata nel Regno Unito per essere esportata nella Russia imperiale. Concepita per essere conservata a lungo è una birra più alcolica di una “Stout” tradizionale, arrivando facilmente all’8%.

India pale ale/Ipa

Inglese destinata tradizionalmente all’esportazione in India. Versione più alcolica e luppolata della semplice “pale ale”, supera facilmente il 5% di alcool.

Kellerbier

Bavarese a bassa fermentazione non filtrata. È tipicamente poco frizzante, con un buon tenore di luppolo.

Kölsch

Birra tipica della città tedesca di Colonia, ad alta fermentazione, dorata, delicata e decisamente secca. Si beve in un apposito bicchiere cilindrico. Di difficile reperimento nel nostro Paese. E una birra chiara, piuttosto acida con un alcolicità vicina al 4,5%.

Krieken (Lambic)

Una lambic che ha subito un’ulteriore fermentazione grazie all’aggiunta di ciliege intere. Ideale come aperitivo. Si serve leggermente fredda in un bicchiere flûte.

Lager

Ogni birra prodotta a bassa fermentazione è genericamente chiamata lager. Si sarebbe tentati di dire che è la birra comune, anche se non c’è niente di comune in questo stile birrario che è il più diffuso a livello mondiale. Di colore oro pallido, mediamente amara. Il nome deriva dal tedesco lager che indica i magazzini, le cantine in cui viene messa a maturare.

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Lambic

Birra a fermentazione spontanea, che raccoglie cioè il lievito dell’aria e lascia fermentare liberamente il mosto. Viene prodotta con una buona percentuale di malto di frumento, ma dato che il lievito presente nell’aria non è mai lo stesso né della stessa quantità, si miscelano vari tipi di lambic per dare origine alla birra Gueuze. Birra belga di frumento e matto d’orzo a fermentazione spontanea rifermentata in bottiglia oppure in botti di quercia o rovere. ha un sapore fresco e piuttosto acido, un colore chiaro opalescente e un’alcolicità vicina al 4%. Talvolta, con lo scopo di addolcirne il carattere, alla “Lambic” viene aggiunta della frutta durante la fermentazione. La birra prende il nome di “framboise” se si tratta di lamponi, “kriek” dì ciliegie, “pèche” di pesche, cassis” di ribes neri.

Light Beer/ Leicht bier/ Birra leggera

Definizione per una birra dal basso contenuto calorico e soprattutto alcolico. Spesso è una birra poco strutturata anche negli aromi e nel gusto.

Malt liquor

Non tutte le birre americane sono leggere e poco alcoliche. Alcune, ma sono poche, sono di gradazione alcolica elevata e vengono chiamate appunto Malt liquor (liquore di malto). Sono in pratica le doppio malto Usa. Di colore chiaro con oltre il 5% di alcol.

Märzen

Tipica birra tedesca di Monaco di Baviera. Viene prodotta in marzo per essere consumata durante l’Oktoberfest, dove viene bevuta in grandi quantità, esclusivamente in boccali (mass) da un litro. Bavarese prodotta nel mese di marzo per essere consumata in autunno. È tipicamente una chiara dorata di buon corpo e dal carattere maltato, con un contenuto alcolico attorno al 5%. Märzen in Austria è l’equivalente della helles bier o voll-bier bavarese (Münchner bionda).

Mild ale

Tra le birre più diffuse in Inghilterra. È di colore ambrato abbastanza carico, si differenzia dalla bitter per essere più maltata e meno luppolata. E anche leggermente meno alcolica, con circa il 3,5%.

Münchner

Birre tipiche di Monaco di Baviera, di bassa fermentazione, di colore generalmente scuro e con evidente sapore di malto. E stato codificato come uno dei primi stili di birra a bassa fermentazione. E scura con un carattere maltato e un’alcolicità attorno al 4,5%.

Old ale

Scura inglese ad alta fermentazione, tradizionalmente invecchiata un paio di anni prima del consumo. Ha il 6% di alcol, buon corpo e gusto strutturato.

Pale ale

“Ale” inglese di colore ambrato con riflessi ramati o aranciati. Possiede un discreto corpo e un carattere luppolato e circa il 4% di alcool. Tipica dì Burtonon-Trent.

Pils / pilsner

Questa tipologia trae il nome da Pilsen, la città ceca in cui è nata e nella quale viene tuttora prodotta la famosa Pilsner Urquell. Molto apprezzato questo stile birrario si è diffuso in diversi Paesi dove vengono prodotte birre denominate pils o pilsener. Le pils sono birre a bassa fermentazione, di color oro pallido e in genere molto luppolate, il che conferisce un tocco di amarognolo in più (le pils bavaresi, al contrario, sono meno amare), gusto secco, pulito. Schiuma abbondante con perlage finissimo. Si bevono in calici flute.

Porter

Originaria di Londra, simile alla “stout” ma poco meno scura e amara.

Premium

In teoria dovrebbe identificare una “lager” chiara di qualità superiore. Nella realtà è un termine spesso abusato che può non significare nulla.

Roggenbier

Birra ambrata fatta con lo stesso metodo della Weizen, ma con la segale al posto del grano. Prodotta solo dalla Thurn und Taxis e da un’altra birreria. 5.5% vol (Gianluca D’Alia)

Rauchbier

Tipica della zona di Bamberg, in Franconia (Germania) è ottenuta da malto da cui germinazione è stata interrotta mediante l’affumicatura con legno di faggio invecchiato. Il sapore di affumicato si trasmette fino al prodotto finito. E’ una specialità di difficile reperimento nel nostro Paese. Scura di colore, con circa il 5% di alcool.

Saison

Stile ad alta fermentazione tipico del Belgio di lingua francese. E una birra fresca e ben luppolata con un’alcolicità tra il 6% e l’8%. Spesso rifermentata in bottiglia, può essere indicata per l’invecchiamento.

Schwambìer

“Lager” tedesca di colore scuro, dal gusto deciso di malto. Possiede un’alcolicità che si avvicina al 5%.

Scotch ale

“Ale” proveniente dalla Scozia, di colore ambrato intenso con riflessi mogano. Indipendentemente dal contenuto alcolico, che può andare dal 3% al 10% è caratterizzata da evidenti note maltate.

Stout

E’ la famosa birra nazionale irlandese, scurissima, con una schiuma abbondante e cremosa. Viene prodotta con orzo torrefatto e con l’aggiunta di caramello. Questo stile birrario è molto apprezzato anche in Gran Bretagna ma non mancano birre stout provenienti anche da altri Paesi. Una stout molto forte e famosa è la Russian Stout originariamente prodotta a Londra nell’Ottocento, per essere esportata a Pietroburgo; tuttora in produzione viene esportata in vari Paesi, incluso il nostro. La schiuma cremosa color nocciola, colore scuro impenetrabile e gusto amaro. Le inglesi sono più dolci (“sweat stout”, “milk stout” o “cream stout”).

Strong ale

Stile diffuso in Belgio e Gran Bretagna. Birra ambrata e aromatica. Supera facilmente il 6% di alcool.

Strong lager

Birra a bassa fermentazione e alto tenore alcolico, tipicamente chiara. Non sempre alla quantità di alcool corrisponde una complessa struttura gustativa.

Trappiste

Le birre trappiste sono molto apprezzate in quanto vengono tuttora prodotte dai monaci trappisti in sei abbazie (cinque situate in Belgio e una in Olanda). fermentazione, rifermentate in bottiglia. Gradazione robusta (da 6 a 9° alcol). Di colore che varia dall’oro carico all’ambrato allo scuro. Schiuma ricca. Gusto pieno. Si bevono in grandi bicchieri balloon per meglio apprezzarne gli aromi. Può essere chiara ambrata o scura e contenere dal 6%) al 12% di alcol Alcune possono invecchiare.

Tripel/Triple

“Ale” belga di colore chiaro rifermentata in bottiglia Rispetto alla “dubbel” è più alcolica speziata e meno maltata.

Vienna

Birra a bassa fermentazione, di colore ambrato scarico con buon tasso alcolico e gusto delicato.

Weizen (Weisse)

Birre di frumento tedesche, leggermente asprigne e dorate di una abbondantissima schiuma. Molto dissetanti e rinfrescanti, sono anche assai digestive. Altra caratteristica è il lievito che rimane in sospensione dando alla birra un gusto particolare e un aspetto opaco. Sono prodotte in tre tipi: hefeweizen (chiare con lievito), dunkelweizen (scure, con lievito) e kristallklar (chiare, ma senza lievito che viene filtrato).

Weizen bock

Birra di frumento tedesca ambrato scuro Unisce in sé l’acidità di una con la rotondità e la potenza di una “bock”.

Wheat bear

Birra di frumento americana. Meno fruttata di quelle europee ma ugualmente fresca e frizzante.

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Le caratteristiche di una persona che NON fa per te

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Flebologo Ecografia Vascolare Articolare Medicina Estetica Mappatura Nei Posturale Dietologo Roma  Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Pressoterapia DIECI MOTIVI LITIGARE IN VACANZA COPPIASiete sicuri che la vostra compagna o il vostro compagno attuale sia davvero la persona giusta? Probabilmente qualche dubbio, in cuor vostro, lo covate anche perché, probabilmente, chi vi circonda e vi vuole bene non fa altro che sottolineare che lei/lui non fa per voi. Ma come capire se ci si è imbarcati in una storia priva di futuro e se la persona che siamo sicuri di amare è veramente quella che desideriamo avere accanto? Ci sono dei comportamenti o dei segnali che occorre tenere d’occhio per vivere con tranquillità il proprio rapporto oppure se mettervi fine senza troppi rimpianti. Vediamo quali:

  • Vi sminuisce e vi contraddice: prendere in giro la propria metà può essere divertente e serve a mantenere una certa ironia e leggerezza, ma arrivare a deridere o a sminuire pesantemente l’altro, soprattutto davanti ad altri, è inaccettabile. Evidentemente non vi rispetta e non vi stima. Siete certi di voler sopportare?
  • Fruga tra le vostre cose: mettere il naso nelle cose altrui, che sia la borsa o la casella di posta elettronica, non è un gesto rassicurante. Non si fida e senza fiducia è improbabile che una relazione possa proseguire.
  • Somiglia molto all’ex: se in passato avete già avuto a che fare con persone poco trasparenti e, magari, siete già stati traditi, avrete di certo imparato la lezione. Ebbene se la/il vostro partner è molto simile a chi avete già mollato, allora potrebbe essere destinato a fare la stessa fine.
  • Gli amici non si fidano: essere presi da una persona, spesso, rende poco obiettivi. Se i vostri migliori amici vi fanno notare certi comportamenti e certe pessime abitudini del vostro partner, probabilmente hanno ragione.
  • Non vuole conoscere la vostra famiglia: per alcuni, soprattutto uomini, conoscere i genitori della propria donna equivale ad impegnarsi a vita. Ovviamente è un discorso sbagliato ma ci sono persone troppo vili per cambiare approccio.
  • Fa troppi regali: chi si sente in colpa, solitamente, riempie di regali e sorprese l’altra persona. Forse sotto si nasconde qualcosa di poco chiaro che sarebbe molto meglio affrontare e portare alla luce, ma potrebbe non piacervi granché.

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I vari tipi di pepe e le loro caratteristiche e proprietà

MEDICINA ONLINE PEPE NERO VERDE GRIGIO ROSA BIANCO GIALLO COLORE SAPORE PICCANTE DIFFERENZA CALORIE RICETTA CUCINA USO COSMETICA CUCINARE PIETANZA SALSA PASTA CARNE PESCE IRRITA GASTRITE FA MALE CONTROINDICAZIONI GRAVIDANZAIl pepe è una spezia utilizzatissima nelle nostre cucine grazie alla sua capacità di rendere gustosamente piccante le pietanze. Originario delle terre tropicali questa spezia è diffusa e impiegata soprattutto nel Sud del India. Tradizionale sin dalla notte dei tempi e conosciuta già nella medicina ayurvedica, il pepe è arrivato sulle tavole d’Europa grazie ai viaggi dei mercanti di spezie orientali. Attualmente anche in Italia il pepe è un aroma che è divenuto tradizionale nelle cucine territoriali di gran parte della penisola e in particolare nel Sud Italia.

Il pepe è un albero di grandi dimensioni che prende il nome scientifico di Piper nigrum e appartiene alla famiglia botanica delle Piperaceae. Questa pianta è originaria delle zone tropicali ed è molto diffuso nel Sud del India.

Tipologie di pepe

Le tipologie di pepe vengono differenziate proprio a seconda della raccolta e del metodo di preparazione del frutto del pepe. Esistono così tre tipologie di pepe: il pepe nero, il pepe bianco e il pepe verde.

  • Il pepe nero viene preparato raccogliendo i frutti del pepe quando sono ben maturi e quindi quando la loro colorazione è rosso scuro. Successivamente questi piccoli frutti vengono trattati attraverso una bollitura ed essiccazione al naturale con il sole per almeno una settimana. Il sapore del pepe nero è molto forte, aromatico e piccante. Questa tipologia di pepe è la più conosciuta e diffusa nel mondo, venduta sia in grani che in polvere. I più pregiati pepi neri derivano dalle coltivazioni delle terre della Thailandia, dello Sri Lanka e del Mafdagascar.
  • Il pepe verde invece viene preparato raccogliendo i frutti ancora acerbi del pepe che sono di colorazione verde e successivamente vengono trattati con diossido di zolfo per conservare tale colorazione. Questo trattamento permette anche di usare il pepe verde nelle conservazioni in salamoia oppure semplicemente il suo uso è al naturale. Il pepe verde fresco è difficile da acquistare perché è molto raro ma il suo gusto è veramente particolare perché insieme al sapore aromatico e alla piccantezza porta anche un fresco sapore fruttato. Solitamente il pepe verde è venduto in salamoia e questo ha un sapore meno piccante degli altri pepi ma comunque ancora molto aromatico e piccante
  • Il pepe bianco viene ottenuto dai frutti raccolti alla massima maturazioni e ripuliti dalla loro polpa. Vengono posti in acqua per poter toglie completamente la buccia rossa del frutto e mantenere così soltanto il solo seme che viene poi fatto essiccare. Il suo sapore è molto simile al pepe nero rimanendo fortemente aromatico e piccante, ma senza cambiare colore alle pietanze e dando un senso leggermente più dolce. I 2 più pregiati pepi bianchi sono il pepe bianco brasiliano e il pepe Muntok che viene prodotto nel isola di Bangk.

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Proprietà dei tipi di pepe

Ciascuno di questi pepi contiene in dosaggi differenti un particolare principio attivo la piperina. Sicuramente il pepe nero è il più ricco di questa sostanza ma comunque anche il pepe bianco, il verde e il rosa ne hanno buone percentuali.

La peperina ha proprietà dimagranti grazie all’inibizione della formazione di cellule del tessuto adiposo con conseguente diminuzione della massa grassa; inoltre questa sostanza ha eccellenti proprietà digestive perché stimola la produzione di saliva che permette l’aumento di succhi gastrici e prepara il sistema delle stomaco a una migliore digestione.

La peperina in più è un antibatterico naturale che controlla la proliferazione batterica aiutando anche il potenziamento del sistema immunitario. Infine è persino stata studiata come antitumorale grazie alla sua capacità di fermare la proliferazione delle cellule tumorali.

L’uso di pepe come rimedio naturale è molto antico ma ricondiamo anche che è una spezia e per tanto va utilizzato in quantità minime per non incorrere in controindicazioni come ad esempio irritazione gastrica, acidità ed emorroidi.

Altre tipologie di pepe

Il pepe rosa invece è ottenuto sempre dalle bacche di un albero ma di un’altra specie di pianta dal nome scientifico Schinus molle.  I grappoli delle bacche di questa pianta vengono raccolti a maturazione quando il colore è di un intenso rosa scuro ed questi viene asportata la buccia. Successivamente questa parte di buccia viene tostata e macinata per ottenere così il cosiddetto pepe rosa. Il suo sapore è molto più delicato e meno piccante del pepe classico e viene per lo più utilizzato nelle ricette ricercate e raffinate. La particolarità inoltre è di avere un leggero aroma di limone che dona anche più freschezza ai piatti. In oriente è molto utilizzato questa tipologia di pepe rosa ed è tradizionale della cucina giapponese, tibetana e cinese sin dai tempi antichi. Questo pepe è conosciuto anche con il nome di falso pepe peruviano o pepe Schinus.

Il pepe di cayenna è in realtà un falso pepe perché non deriva dalle bacche di un frutto del pepe ma dalla macinazione di una specie di peperoncino, il Capsicum annuum. Infatti questo particolare peperoncino di Cayenna viene coltivato e raccolto per poi essere essiccato e trasformato in polvere.

La sua forma e il suo sapore piccante lo rendo simile al pepe ma la realtà è che non è un vero pepe. Le proprietà differiscono dal pepe classico perché non contiene gli stessi principi attivi ma viene comunque utilizzato come stimolante del flusso sanguigno e come tonico generale.

La sua azione rubefacente data dalla capsicina riesce ad avere anche un effetto antidolorifico e antinfiammatorio naturale molto efficacie. La sua attività di regolare la temperatura corporea permette di aiutare nei casi di influenza, raffreddore, febbre, congestione e tosse.

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Le 6 caratteristiche che gli uomini cercano nella donna della loro vita

MEDICINA ONLINE COME RICONQUISTARE EX RAGAZZA RAGAZZO FIDANZATA FIDANZATO MARITO MOGLIE MATRIMONIO COPPIA DIVORZIO SEPARATI SEPARAZIONE AMORE CUORE FIDUCIA UOMO DONNA ABBRACCIO LOVE COUPLE WALLPAPER PHOTO HDGli uomini non cercano la donna perfetta, men che meno quella fisicamente perfetta. Chiarito questo punto, così come le donne sognano spesso il principe azzurro, anche gli uomini sognano segretamente una principessa, ma non troppo rosa: anzi, con carattere e pantaloni. La partner, nella vita di un uomo, più che una decisione costituisce LA decisione: la più importante che possano prendere nel corso della vita. La donna con cui un uomo si trova a condividere il proprio mondo deve essere in grado di tenere testa a ogni situazione e sembra proprio questa la caratteristica più importante ricercata nel gentil sesso: la capacità di essere prima di tutto un’amica forte. Ma quali sono le caratteristiche cercate nella compagna ideale? Non si parla di gambe lunghe o lato b perfetto. Ecco le sei doti più importanti, che non hanno nulla a che vedere con l’aspetto fisico.

Carattere

Non c’è niente di più bello che avere il coraggio di mostrarsi per come si è veramente, difetti inclusi. Allontanarsi dai canoni e avere abbastanza sicurezza da poter fare di testa propria, senza prendersi troppo sul serio. Dai più piccoli gesti quotidiani, come starsene in tuta e mangiare schifezze senza ritegno, struccate e con i capelli in disordine, fino all’agire solo e unicamente secondo le proprie convinzioni. Avere carattere significa fare ciò che si crede senza preoccuparsi troppo di farsi accettare.

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Contatto fisico

Gli uomini sono molto fisici, e ogni singolo momento può diventare grazie al tatto: per natura l’uomo è attratto dai momenti di contatto e quindi una donna capace di mostrare affetto anche solo abbracciando il suo partner sarà una calamita. Basti pensare che le donne prediligono spesso una comunicazione verbale, ad esempio dicendo “Ti amo”, mentre gli uomini lo dimostrano baciando appassionatamente o abbracciando e tirando a sé la propria compagna. Fa sentire apprezzati e desiderati, subito connessi, molto più delle parole.

Intelligenza

Essere in grado di iniziare una conversazione e sostenerla è molto importante, soprattutto se la conversazione va oltre gli interessi singoli di uomo e donna. Cercare un terreno comune per aprire un dialogo è molto più interessante rispetto ai soliti monologhi sulla propria giornata lavorativa, le amiche o gli acquisti. Essere in grado di dare stimoli sempre nuovi è molto apprezzato ed è collegato alla capacità di sostenere conversazioni più importanti, come i piani per il futuro o i problemi da risolvere. Questo fa capire al partner che è possibile fare affidamento sulla propria compagna, che diventa così una spalla, indispensabile nella sua vita.

Sicurezza in sé stessa

La vita non è semplice e ogni giorno è una sfida: avere accanto una “lady di ferro” capace di tenere i nervi saldi e la situazione sotto controllo suscita ammirazione e stima verso la partner. Una donna che si ama e si accetta è in grado di amare e accettare anche ciò che le sta attorno, così come supera i suoi difetti e ne prende coscienza, farà lo stesso con i “difetti” della vita. Una persona che capisce il suo valore e lo difende è una certezza, in grado di infondere sicurezza anche a chi le sta accanto. Una bella dose di autostima fa sentire entrambi meglio ed è incredibilmente sexy: ecco perché sesso e sicurezza sono estremamente collegati tra loro.

Ambizione e umiltà

Posti sullo stesso piano poiché l’una non deve escludere l’altra. Una donna ambiziosa si dimostra in grado di pianificare e organizzare la sua vita, e ciò dà un senso di sicurezza quando si parla di pianificare una vita insieme. Una persona capace di guardare oltre, che pensa al domani e non a ieri e determinata: di fronte a una ragazza così un uomo si sente meno spaventato delle incertezze future. L’umiltà fa capire che si saprà mettere da parte sé stesse nel momento del bisogno, per infondere sicurezza e calma, necessarie per superare i problemi. Essere in grado di farlo è estremamente difficile, ma, una volta superato lo scoglio necessario per fare propri i problemi dell’altro e rendersi disponibili senza riserve è la chiave di una relazione stabile.

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Sindrome da accumulo: caratteristiche cliniche della disposofobia

MEDICINA ONLINE SINDROME DISTURBO DA ACCUMULARE ACCUMULARE OGGETTI STANZA SPAZZATURA CARATTERISTICHE DISPOSOFOBIA.jpgQuando si pensa ad una persona con “Sindrome da accumulo” o “disturbo da accumulo (DA), facilmente viene in mente una persona anziana, abbastanza isolata e sola, non particolarmente brillante (o non più) e di condizione culturale ed economica bassa. Probabilmente questo accade perché siamo condizionati da stereotipi che ci vengono dalla TV o dai film. Eppure è sufficiente citare Andy Warhol, l’inventore della Pop Art, le cui opere sono esposte nei più importanti musei del mondo, come caso di accumulo piuttosto serio per avere tutt’altra immagine del disturbo. Si tratta di un disturbo molto più complesso dello stereotipo, più diffuso di quanto si pensi e che non riguarda assolutamente solo persone “ai margini”. Al contrario, molte persone con accumulo sono dotate di una intelligenza molto vivace e di notevole creatività, sono molto interessate ai rapporti con gli altri. È un fenomeno che appare incomprensibile a chi non ne soffre e che incuriosisce: di grande successo sono  trasmissioni dedicate a questo problema, come per esempio l’americana “Sepolti in Casa”, trasmessa in Italia su Real Time. A New York è cosi famoso un caso degli anni 40 di due fratelli che vivevano in una casa a tre piani, con dodici stanze, e che morirono uno letteralmente sepolto vivo da mucchi di oggetti e l’altro, paralizzato, di fame, che una piazza porta il loro nome; “diventerai come i fratelli Collyer” è una comune minaccia rivolta ai bambini che non vogliono buttare qualcosa.

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Cosa è il Disturbo da Accumulo?

In molte persone si osserva una grande difficoltà nel separarsi dagli oggetti personali, che si traduce in accumulo spesso molto problematico, di oggetti anche completamente senza valore o, addirittura pericolosi per la salute. In alcune persone l’accumulo è il risultato della difficoltà a buttare, in altre è anche l’esito di un eccesso di acquisti (magari solo di specifici oggetti).

Per esempio Fabio ha la casa piena zeppa di quotidiani e riviste, accumulate negli anni. Si tratta di giornali che compra per un interesse, almeno potenziale, al contenuto degli articoli, ma che spesso non riesce a leggere, anche perché ne compra troppi rispetto al tempo dedicato alla lettura. Non riesce poi a buttare il giornale se non è del tutto sicuro di aver letto ogni articolo interessante o, in seconda istanza, di aver almeno ritagliato l’articolo che potrebbe essere interessante (intendendo per interessante utile dal punto di vista pratico o di crescita culturale).

Annalisa, invece, non solo ha anche lei una grande difficoltà a buttare tutto quello che è potenzialmente utile (per esempio un vestito che non usa da anni potrebbe tornare di moda) o riutilizzabile da altri (per esempio i giochi dei bambini inutilizzati ormai da almeno 10 anni, potrebbero essere venduti o regalati), ma compra molto più della norma oggetti potenzialmente utili (ad esempio, ha un armadio di oggettini comprati come “occasione” che potrebbero essere utili come regalo per compleanni o altre occasioni).

Giovanna, che vive con un figlio adolescente in una casa molto grande, ha gli armadi, le sedie, i divani stracolmi di oggetti tanto da rendere inutilizzabile parte dei mobili. Per esempio, la TV può essere vista solo seduti sulle sedie del tavolo, in quanto poltrone e divani sono da almeno due anni troppo pieni di giornali e vestiti da stirare o buttare (“devo selezionarli appena ci riesco”). Anche gli armadi sono colmi di vestiti e biancheria per la casa. Inoltre il pavimento dell’ampio ingresso è quasi completamente occupato da enormi sacchi della spazzatura, contenenti oggetti da buttare che però stazionano lì da tempo, e da buste con scarpe, biancheria, libri nuovi, acquistati in offerta.

Il DA, o disposofobia, è un disturbo poco studiato e con tanti aspetti da definire: sul piano diagnostico non c’è ancora un grande accordo tra gli esperti sul suo status; sul piano clinico molto c’è da chiarire e comprendere sul funzionamento e i meccanismi psicologici che lo determinano.

Tradizionalmente è un sintomo accomunato al disturbo ossessivo compulsivo (DOC): nei casi più gravi era dignosticato come sintomo DOC, nei casi meno acuti e invalidanti era considerato un sintomo Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità. Solo nel 2013, con la pubblicazione del manuale diagnostico DSM-V, la bibbia di psichiatri e psicologi per la diagnosi, gli viene finalmente riconosciuto lo status di disturbo autonomo, con il nome di Hoarding Disorder, inserito tra i disturbi “correlati” al DOC. Se è vero che un paziente su tre con DOC, presenta comportamenti di accumulo, è anche vero che solo 1 individuo su 4 affetto da Accumulo patologico presenta altri sintomi ossessivi. Nel DSM-V viene definito come disturbo caratterizzato dalla difficoltà a buttare determinate cose, indipendentemente dal loro valore, espressione di un intenso bisogno di salvarle e di un forte disagio all’idea di separarsene. Il cosa si accumula, ovvero il materiale o gli oggetti che le persone conservano, possono essere di qualsiasi tipo: si va dalla collezione di oggetti di valore, all’accumulo di spazzatura, fino all’accumulo di animali. Molto frequente è l’accumulo di libri e giornali o, comunque, di materiali che contengono informazioni e possono aumentare le conoscenze.

Anche la severità può naturalmente variare molto: si va da persone che hanno la casa completamente invasa dagli oggetti, con solo stretti cunicoli (chiamati sentieri da capra) attraverso cui muoversi tra le stanze a situazioni più sottocontrollo (magari grazie a risorse economiche che consentono l’affitto di magazzini per l’accumulo) o semplicemente di minore gravità (per esempio l’accumulo riguarda selettivamente solo alcuni oggetti).

Quanto è diffuso il DA?

Si stima che tra il 2 e il 5% della popolazione presenti un problema di accumulo che gli causa disagio e/o problemi che interferiscono con il normale svolgimento della propria vita. In realtà è probabile che si tratti di un fenomeno sottostimato visto che raramente chi accumula chiede aiuto e riconosce il disturbo. Viene vissuto in una dimensione di segretezza: chi ne soffre si vergogna, evita di parlarne, spesso si isola socialmente e evita di far entrare in casa persone estranee alla famiglia; a volte anche i familiari più stretti sono tenuti fuori. Del resto la maggior parte di noi davanti alla domanda “Conosci o hai conosciuto qualcuno la cui vita è condizionata da un accumulo eccessivo di oggetti?”, è in grado di indicare almeno una persona. Questo suggerisce una diffusione del disturbo maggiore di quella indicata dalle stime.

Altri disturbi che possono associarsi

Il comportamento di accumulo, oltre a essere un disturbo a sé, può essere di diversi altri disturbi:

  • Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC): in questo caso l’accumulo è accompagnato da altri sintomi ossessivi (di solito rituali di ordine o simmetria) ed è il risultato della presenza di ossessioni e/ di sensazioni di incompletezza: buttare implica intense sensazioni di “cose non a posto” (es. “buttare un ricordo è come perdere un pezzo di me”) o intensa paura che si realizzi un qualche danno.
  • Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità: è uno dei tanti aspetti del carattere di una persona che è rigida, tende a collezionare, che spesso è avara, che ha difficoltà a separarsi e con i cambiamenti, che tende a pianificare tutti i dettagli della propria vita.
  • Lesioni cerebrali da traumi o demenza: specifiche lesioni cerebrali sono associate ad un anomalo comportamento di accumulo, che però appare più disorganizzato, senza scopo.
  • Sindrome di Diogene: in questa sindrome l’accumulo si presenta insieme a una vita in condizioni molto precarie dal punto di vista sanitario e di decoro sociale: c’è una generale trascuratezza nella cura della casa e della persona.
  • Schizofrenia: in questo caso si inserisce tra i tanti comportamenti ripetitivi disfunzionali della schizofrenico, però l’accumulo si presenta più disorganizzato, non c’è legame con gli oggetti, e risponde ai farmaci antipsicotici.
  •  Disturbo da controllo degli impulsi: un accumulo esagerato di oggetti può essere l’esito di comportamenti impulsivi, in particolare dello shopping compulsivo a volte ci sono entrambi i disturbi).

Quali sono le motivazioni dell’accumulo nel DA?

Visto dall’esterno il comportamento del paziente con DA appare completamente incomprensibile: si tratta di individui che rovinano la loro vita, spesso la propria situazione economica, quasi inevitabilmente la relazioni con i propri cari (fino al divorzio o all’allontanamento dei figli da parte dei servizi sociali) per raccogliere, conservare, ammassare oggetti di solito inutili, di nessun valore e con i quali dichiarano, nella maggior parte dei casi, di non avere nessun legame particolare (nel senso che non rappresentano momenti speciali o non hanno particolari significati in sé).

E allora come mai fanno cosi fatica a buttare e/o a non acquisire continuamente nuovi oggetti? I pazienti con DA hanno con gli oggetti che accumulano un rapporto non molto diverso da quello che la maggior parte degli individui ha con i propri oggetti personali. Chi di noi non ha qualche oggetto che ritiene significativo e importante, benché magari non abbia nessun valore reale se non “la sua storia”? Per esempio il biglietto del cinema della prima uscita con nostra moglie, una forcina appartenuta a una persona che amavamo e non c’è più o anche, per esempio, un oggetto senza valore che però una volta è appartenuto ad un personaggio famoso, come il nostro cantante preferito o un attore molto stimato.

Del resto in senso evolutivo, in effetti, l’accumulo è un comportamento funzionale alla sopravvivenza: si mette da parte per tempi di magra, si è previdenti. Il problema è che gli accumulatori patologici perdono completamente di vista il rapporto costi – benefici: per esempio si rende inutilizzabile parte della casa, per conservare una grande quantità di oggetti tra i quali c’è, forse qualcosa che potrebbe essere utile o di valore. Gli accumulatori confondono comportamenti funzionali, comportamenti eticamente connotati in positivo, come “non sprecare”, “riutilizzare”, “riciclare”, con un comportamento che è fortemente autolesivo e che ha poco di etico nelle sue conseguenze (per esempio far vivere in figli in condizioni di grande disagio).

Gli accumulatori patologici di solito riferiscono motivazioni che indicano un attaccamento emotivo (“è un ricordo”) o un valore funzionale o intrinseco dell’oggetto (“questo tipo di sbucciapatate non li fanno più e funzionano meglio”; “tra un po’ di tempo potrebbe valere molto”): gli oggetti vengono conservati per un genuino desiderio di possederli per usarli in qualche modo e momento della loro vita (magari anche solo venderli in caso di necessità).

Il problema è nell’intensità del legame con gli oggetti, a discapito delle conseguenze: come mai si arriva a tanto? Come mai si perde completamente di vista il rapporto costi-benefici del conservare o acquisire un oggetto? L’osservazione di una persona con DA suggerisce l’impressione che abbia un problema nel processo di elaborazione delle informazioni: decidere quali oggetti tenere o buttare e come organizzarli implica capacità di categorizzazione, di memorizzazione e una certa quantità di attenzione, oltre che fiducia in queste capacità. Questa è l’ipotesi che fanno alcuni studiosi come spiegazione del disturbo.

In effetti gli accumulatori non è che non provano a buttare o organizzare gli oggetti. Spesso spendono gran parte della giornata in questo. Il problema è che “non sono capaci”, nel senso che l’opera di selezione spesso si risolve in un semplice spostamento di oggetti, in nuovi mucchi: per esempio nel nuovo mucchio delle cose da vendere al mercatino e nel mucchio delle cose “dopo decido cosa farne”. Mancano allora davvero di capacità? Una cosa interessante è che in realtà le stesse capacità sono integre nelle persone con DA quando devono organizzare oggetti non propri. Per esempio Fabio, la persona che ha difficoltà a buttare i giornali, non ha nessuna particolare difficoltà nel suo lavoro in banca, dove deve comunque organizzare e selezione carte (decidendo via cosa buttare velocemente). La difficoltà, come messo in luce da Frost e Steketee nel loro interessante libro “Tengo tutto” (Ed. Erikson, 2013), potrebbe nascere dal rapporto particolare con gli oggetti personali, almeno in due sensi:

Psicologia dell’opportunità. Gli oggetti per la persona con DA rappresentano potenzialmente una speciale occasione o opportunità, ovvero sono oggetti “non si sa mai”, come definiti da Frost e Steketee: potrebbero in un lontano futuro servire, potrebbero essere importanti per risolvere qualche problema futuro, potrebbero acquistare valore. Questo naturalmente vale anche per gli oggetti che si acquisiscono, non solo nel conservare (per esempio, acquisti di cose che non servono ma “rappresentano un’occasione imperdibile e potrebbero tornare utile ai figli da adulti”).

– Attaccamento affettivo e connessione. Gli accumulatori attribuiscono agli oggetti una sorta di valore magico. In alcuni casi il rapporto è quasi “feticista”, non molto diversamente da quanto accade per le persone che sono disposte a spendere cifre impressionanti per acquistare nelle aste oggetti inutili appartenuti a personaggi come Marilyn Monroe o Elvis Plasley o “alla storia”, come un pezzo del muro di Berlino: possedere l’oggetto significa entrare in una qualche connessione con la persona a cui l’oggetto è appartenuto o con ciò che l’oggetto ha rappresentato. Il rapporto con gli oggetti è appunto di tipo quasi magico: esattamente come accade nella magia, se due oggetti sono stati in contatto tra loro (si sono “contaminati”), sviluppano uno speciale legame tra loro, l’uno prende qualche caratteristica dell’altro. Quindi, per esempio, buttare un diario dell’infanzia o un vecchio giocattolo del proprio figlio ormai adulto, acquisisce per una persona con DA il valore di “buttar via” un pezzo di se, della propria storia, dei propri rapporti importanti.

Un’altra spiegazione, forse connessa a quella dell’attaccamento affettivo, è legata alla motivazione di preservare il tempo: accumulare ha la funzione di “cristallizzare” il tempo, di mantenere intatto il passato e le esperienza. Gli oggetti in questo senso sono “pezzi della propria vita da preservare. Un esempio artistico e bizzarro di questo sono le “capsule del tempo” di Andy Warhol

Nascono per caso, nel 1974, quando – in seguito a un trasloco – Warhol decide di mettere in grandi scatole da pacchi tutto ciò che ha sparso per la casa: sulla scrivania, sul pavimento, negli armadi; biglietti di concerti, disegni, scarpe, articoli di giornale.

Da quell’anno Warhol non hai mai smesso di memorizzare tracce della sua vita nelle sue Time Capsule. Ha sempre tenuto una scatola accanto alla sua scrivania, per potervi buttare dentro e racchiudere le tracce del suo quotidiano. In tutta la sua vita Warhol realizzerà più di 600 Capsule del Tempo, dentro le quali oltre 500.000 oggetti vengono immagazzinati per essere trasformati in indimenticabili frammenti di tempo.

In queste capsule si trova di tutto: da banconote, a giornali, a torsoli di mele. Warhol non ha fatto altro che trasformare in oggetti artistici un comportamento che originava da un disturbo.

Il ragionamento dell’accumulatore

Nel suo libro Frost osserva che nei suoi primi contatti con pazienti con DA si era fatto l’idea che fossero persone più intelligenti della media. Questa impressione derivava dalla peculiarità e complessità del ragionamento di queste persone espresso molto bene nella frase di un paziente di Frost “La mia mente è come un albero con troppi rami”. La particolarità riguarda:

  • capacità di cogliere dettagli che la maggior parte delle persone non vede (con l’esito di una mente affollata da dettagli e difficoltà nella visione di insieme);
  • capacità di revocare e raccontare la storia di quasi ogni oggetto, di nuovo ricordando particolari anche insignificanti relativi alla storia dell’oggetto;
  • uso prevalente della memoria visiva: i soggetti si orientano e ritrovano gli oggetti attraverso una revocazione visuo-spaziale (“So dove è la bolletta: più o meno a 10 centimetri a partire dall’alto di quel mucchio di carte vicino al frigorifero”);

soprattutto, però, colpisce un ragionamento ricchissimo di argomentazioni e contro-argomentazioni quando si tratta di prendere una decisione relativa ad un oggetto: quando la persona valuta l’opportunità di buttare un oggetto, ha in mente ottime ragioni, che però vengono contrastate da altre a favore dell’opportunità di tenerlo, che a loro volta sono seguite da altre controprove della bontà della decisione di buttare e cosi via.

La ricchezza di particolari del ragionamento si riflette anche nei discorsi spesso: per esempio Frost nota che i suoi pazienti con accumulo fanno un uso peculiare della segreteria telefonica, lasciando messaggi lungi e complessi, ricchi di dettagli superflui, che non arrivano al punto e consumano tutto lo spazio della segreteria.

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Quali sono le cause del disturbo?

Non c’è ancora una teoria sufficientemente chiara e condivisa sulle cause, anche per la scarsità degli studi su questo disturbo e per lo scarso interesse dei clinici fino a pochi anni fa (in buona parte giustificato dal fatto che raramente questi pazienti chiedono terapia).

Frost e Steketee mettono in luce che tra gli aspetti che spesso si ritrovano nella vita di questi soggetti ci sono:

  • eventi traumatici: un’alta percentuale di pazienti con DA ha subito eventi gravemente traumatici, a volte più di uno. Una cosa interessante è che raramente sviluppano un Disturbo Post-Traumatico, tanto che si potrebbe ipotizzare che l’accumulo abbia una qualche funzione nel gestire il trauma;
  • fasi di vita di ristrettezza economica, che non infrequentemente seguono fasi di grande benessere economico;
  • una infanzia caratterizzata da abusi psicologici e/o trascuratezza.

Tra le varie spiegazioni ci sono anche quelle genetiche e organicistiche.

Le teorie genetiche trovano ispirazione nel fatto che un comportamento simili all’accumulo lo si trova in alcuni animali, nei cosiddetti comportamenti a schema fisso studiati per primo dell’etologo Lorenz (Fixed Action Pattern, FAP): si tratta di comportamenti geneticamente stabiliti e attivati da uno specifico stimolo, per esempio l’immagine di un essere in movimento o di un oggetto con una data forma (per esempio gli scoiattoli solo dopo aver visto una ghianda iniziano a farne provvista). Però negli animali si tratta di comportamenti funzionali alla sopravvivenza; l’accumulo riguarda il cibo, non oggetti inutili. Una parziale conferma a queste teorie viene da alterazioni in alcuni geni trovate nelle persone con accumulo.

Un’altra possibile spiegazione è che l’accumulo sia causato da una qualche lesione cerebrale o alterazione nel funzionamento di alcune aree. Si è, infatti, osservato che individui che in seguito a traumi riportano danni al lobo frontale, precisamente alla porzione mediale dei lobi frontali, iniziano a mettere in atto comportamenti di accumulo compulsivo. Questa osservazione ha trovato conferma attraverso studi con risonanza magnetica: gli accumulatori hanno in quella stessa zona del cervello un metabolismo ridotto (ovvero una ridotta attività), in particolare nella corteccia anteriore del cingolo. L’aspetto forse più suggestivo è il fatto che questa zona è responsabile dell’attenzione a un compito, della motivazione, della individuazione di errori e del prendere decisioni.

Significa che è un malfunzionamento del cervello che causa l’accumulo? In realtà, sebbene questa area del cervello sembri implicata, è difficile sostenere un vero deficit o danno stabile. Uno studio di Dave Tolin e coll. (2009) osservando l’attività cerebrale di soggetti con accumulo e normali, in situazioni “a caldo”, ovvero durante l’imminenza della decisione se buttare o meno un oggetto personale, ha evidenziato che durante il processo decisionale i soggetti con accumulo presentano in queste zone una attività maggiore dei normali.

Se ne può dunque concludere che la biologia giocano un ruolo nel disturbo, ma non è ancora del tutto chiaro quale ruolo e come interagisce con i fattori ambientali.

È un disturbo che si cura?

Esistono sia trattamenti farmacologici che psicologici per la cura del disturbo da accumulo, anche se gli studi di efficacia sono minori che per i disturbi più studiati, come il DOC, altri disturbi d’ansia o dell’umore per esempio.

Tra l’altro molto spesso le persone con accumulo hanno una consapevolezza molto bassa del disturbo, per cui chiedono poco o rifiutano apertamente il trattamento.

Tra i trattamenti applicati in questo tipo di disturbo e per i quali esistono dati di efficacia c’è la terapia comportamentale basata sull’Esposizione con Prevenzione della Risposta (ERP): consiste in sostanza nel far buttare velocemente una certa parte degli oggetti, bloccando controlli sugli stessi. Funziona meglio se l’accumulo è associato al DOC.

La terapia più usata, però, è quella cognitivo comportamentale che coniuga ERP con altre componenti della terapia cognitiva (basata sul modello sviluppato da Frost e Steketee). Le componenti centrali di questo trattamento sono:

  1. interventi focalizzati sulla motivazione al trattamento;
  2. skill training (ovvero addestramento a capacità come la presa di decisioni o la risoluzione di problemi);
  3. esposizione allo scegliere, buttare, non comprare (centrale sono gli esperimenti del tipo: proviamo a buttare questo foglietto? Come ti senti?); il paziente con l’aiuto del terapeuta impara a stare nella situazione stimolo (ad esempio davanti alla situazione “buttare un oggetto personale” oppure “non comprare qualcosa che sembra proprio una grande occasione”), che lo aiuta a trovare modalità alternative all’accumulo come risposta alla situazione.
  4. ristrutturazione cognitiva: si affrontano e modificano le convinzioni, temi personali (magari anche originati nell’infanzia) che hanno causato o mantengono il disturbo.

Lo scopo centrale del trattamento è addestrare i pazienti ad imparare a sopportare di più la sensazione di “buttare via qualcosa di importante”.

Sulla base di alcuni studi di efficacia, per esempio Tolin et al. (2008), circa il 70% dei paziente che si sottopone al trattamento presenta un miglioramento sintomatologico.

Accumulo di animali

Un caso particolare di accumulo riguarda l’accumulo di animali, in particolare gatti e cani; mediamente si parala di circa 40 animali per volta, ma si arriva anche a centinaia di animali. Gli accumulatori di animali sviluppano un attaccamento particolare a questi, spesso hanno la convinzione di essere capaci di stabilire un legame speciale con gli animali o comunque si sentono investiti della “missione” di salvare animali percepiti come indifesi e bisognosi.

Il risultato di questo tipo di accumulo sono condizioni igienico-sanitarie pericolose per le persone e gli animali stessi. Un aspetto paradossale di questo disturbo, infatti, è che spesso questi casi giungono all’attenzione delle autorità in virtù di qualche denuncia per maltrattamento di animali.

Nella gran parte dei casi si tratta di donne, oltre i 40 anni, nubili, vedove o divorziate.

Perché è cosi difficile rendersi conto del disturbo e chiedere aiuto?

Una cosa che probabilmente gioca un ruolo importante nella consapevolezza è il fatto che di solito gli accumulatori iniziano conservando cose “che è normale conservare” e questo contribuisce a renderli poco critici “non faccio niente di diverso dagli altri; tu butti i tuoi ricordi o le cose a cui tieni o che potrebbero in futuro servirti?”.

Un altro aspetto che rende più difficile la consapevolezza è la frequente presenza di altri famigliari con lo stesso comportamento: conservare oggetti è considerato “normale” o, addirittura, ammirevole e contrapposto all’essere “spreconi”.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Le dieci caratteristiche di una donna forte a cui devi tendere se manchi di autostima

MEDICINA ONLINE VOLTO FELICE FIDUCIA SE DONNA CAPELLI SGUARDO RAGAZZA ESTATE SUMMER MORA PELLE SKIN OCCHI OCCHIAIE TERAPIA TRATTAMENTO EYES BELLEZZA VISO RIMEDI SEXY SEX MEDICINA ESTETIQuelle che sto per scrivere sono ovviamente caratteristiche generali. Potreste non necessariamente avere nessuna delle caratteristiche di seguito elencate ed essere comunque una “donna forte”. Ma cosa significa esattamente “donna forte”? Il rischio è di cadere in una banale generalizzazione. Per me una donna è psicologicamente forte soprattutto quando ha imparato a trovare la felicità da sola, sviluppando una fiducia in se stessa che le permette di riuscire ad essere felice senza alcun bisogno di cercare il riconoscimento o l’approvazione altrui o del partner. Ma non solo. Ecco le caratteristiche che – a mio avviso – possiede una donna psicologicamente forte (applicabili anche per l’uomo!). Se ti senti “debole” o manchi di autostima, queste caratteristiche potrebbero rappresentare per te un obiettivo da raggiungere, per aumentare la fiducia in te stessa.

1) Cercano sempre opportunità per crescere

Le donne forti hanno imparato che l’unica cosa che si frappone tra loro e il successo sono le loro stesse azioni. Per questo motivo si muovono sempre verso il proprio obiettivo, anche se a piccoli passi. Qualsiasi cosa fanno, non si fermano mai ad aspettare che il successo arrivi da solo. Avanzano verso la crescita per migliorarsi.

2) Non si fanno condizionare dal prossimo

Di solito, le donne vengono bombardate con messaggi che le fanno sentire inadeguate; se non si adattano a certi stereotipi rischiano di cadere nell’insicurezza. Le donne forti, invece, sanno bene chi sono; non hanno bisogno di inseguire stereotipi o standard ideali proposti dall’industria pubblicitaria: le donne forti sanno quanto valgono!

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3) Non si accontentano se sanno di meritare di più

Le donne forti non si accontentano delle briciole; esperienze di vita che molte donne purtroppo apprendono solo col tempo. Una volta compreso lo spessore di tale lezione, si rendono conto che accontentarsi è una perdita di tempo prezioso che non recupereranno più. Hanno imparato che puntare sempre in alto le aiuta ad evitare il carico di dolore e la perdita di tempo causata dall’accontentarsi di ciò che non le fa sentire appagate.

4) Eliminano dalla loro vita la gente tossica

Hanno capito che per stare bene con se tesse è necessario allontanare non solo le persone aggressive, ma anche quelle che vivono di pettegolezzi, che criticano sempre e che vivono di situazioni drammatiche. Hanno imparato che bisogna mettere limiti sani per vivere liberi dai bagagli emotivi che non li appartengono. Hanno capito che questo atteggiamento rende più semplice raggiungere i propri sogni ed obiettivi.

5) Perdonano, ma non dimenticano mai

Hanno imparato a perdonare. Hanno capito che perdonare non è un regalo a chi le ha ferito, ma un regalo che fanno a loro stesse. Le donne forti sanno che il perdono è una preziosa risorsa per sbarazzarsi dell’ira. Senza di esso, si rimane in un costante stato di amarezza e confusione che conduce all’infelicità. Tuttavia, anche se perdonano, ricordano chi ha fatto loro del male. In questo modo, imparano dai propri errori e diventano caute con le persone che hanno dimostrato di non meritare la loro fiducia.

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6) Non si preoccupano di ciò che pensano gli altri

Sanno bene che non devono cadere nella trappola dei paragoni, che la loro felicità dipende da questo. Le donne forti non fanno caso ai pensieri pessimisti che gli altri possono avere su di loro. In fin dei conti, sanno bene che il successo o il fallimento dipende solo dalle loro stesse decisioni. Hanno imparato a non dare ascolto alle opinioni di coloro che non hanno l’esperienza necessaria ma solo a quelle di coloro a cui hanno richiesto un parere.

7) Sanno che non sono perfette e capiscono che va bene così

Nessuno è perfetto, in particolare chi crede di esserlo. Per questo motivo, le donne forti hanno il potere e la capacità di accettare se stesse, con i loro punti di forza e le loro debolezze. Ciò permette loro di diventare persone che si adattano facilmente, cosa che, anche se può sembrarvi strano, consente di vivere la vita in modo pieno. Per loro, perdere tempo preoccupandosi di ciò che non sono, è una cosa assurda. In fin dei conti la vita è troppo breve per avere questi pensieri. Accettare i propri limiti con umiltà è un’arma potente.

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8) Rispettano se stesse e non fanno nulla che ritengano ingiusto

Le donne forti sono molto più consapevoli del loro valore rispetto a quelle che non lo sono. La strada che conduce alla scoperta del proprio valore reale è diversa per ogni donna. Per alcune, rimane nascosta finché non si trovano con le spalle al muro. In effetti molte donne forti non lo sono sempre state. Molte hanno scoperto la loro vera forza dopo aver superato situazioni molto difficili.

9) Si circondano di persone propositive

Le donne forti sanno bene di poter contare su una rete di relazioni interpersonali molto solida. Hanno imparato a non vergognarsi a chiedere aiuto; sanno che può bastare anche una semplice telefonata per risolvere un loro problema.

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10) Hanno un atteggiamento positivo

Quando parliamo di positività, c’è da dire che è un’arma a doppio taglio. Ci sono persone che mettono in pratica una positività poco realistica, come pensare che le cose si risolvano da sole o che le cose belle accadano a chi le desidera con intensità.

A volte bisogna arrivare al punto di non aver più lacrime da versare affinché il cambiamento inizi

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Le donne rivelano le 16 piccole cose che rendono un uomo irresistibile

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO AMORE COPPIA SESSO FIDANZATI FIORILo sai anche tu: ci sono alcune piccole cose che rendono un uomo ancora più sexy. A tutte è capitato di essere attratte da un ragazzo a causa di dettagli apparentemente poco importanti (e a volte pure strani). Magari delle mani enormi, ciglia foltissime oppure un paio di jeans davvero skinny. Particolari irresistibili, per alcune e meno per altre. E adesso su Whisper, il social network anonimo per rivelare segreti, alcune ragazze vere hanno condiviso le loro confidenze più intime, rivelando quali sono le piccole cose che, ai loro occhi, rendono un uomo incredibilmente attraente all’istante, anche se – secondo l’opinione di chi scrive e dell’intero Staff – la maggioranza di tali affermazioni sono ben poco realistiche e decisamente “blue pill”, cioè politicamente corrette: ad esempio un bel ragazzo che ammette di piangere e che è “imprevedibile” può essere visto da una donna come sensibile ed originale, mentre un brutto ragazzo che ammette le stesse cose, può essere semplicemente visto dalla stessa donna come debole e “strano”. Ciò accade spessissimo, più di quanto siamo disposti ad ammettere, e ci fa capire quanto conta l’estetica nel determinare la “piacevolezza” di un tratto caratteriale. Una volta che è chiaro al lettore come io vedo le cose, vediamo ora insieme la lista di cose che rendono un uomo irresistibile secondo Wisper:

1. La condivisione è fondamentale «Ragazzi, vi amiamo davvero quando condividete con noi i vostri sentimenti. Non vi sminuite certo ai nostri occhi, anzi, vi rendete ancora più sexy».

2. Piangere è sexy. «Se un ragazzo ammette che gli capita di piangere, per me diventa subito irresistibile».

3. Non dimenticate i fornelli. «Il mio cuore si scioglie all’istante, e vedo cuoricini e arcobaleni dappertutto se un uomo cucina per me».

4. La normalità annoia. «Più sono strani e imprevedibili, più li trovo attraenti».

5. Prendeteci in braccio. «Una vola, in un bar, flirtavo con un ragazzo che, di punto in bianco, mi ha presa in braccio. E io non sono esattamente magra. Non mi sono mai sentita così sexy in tutta la mia vita». (Prima, però, assicuratevi sempre che la donna in questione acconsenta, per evitare denunce…).

6. Avere il controllo della situazione è cool. «Non c’è niente di più affascinante di un uomo che sa prendersi le sue responsabilità».

7. Sintonizzatevi con umorismo. «Quando un ragazzo capisce le mie battute, lo trovo subito irresistibile».

8. Lavarsi e profumarsi è un plus che premia. «Se un ragazzo ha un buon odore lo trovo immediatamente molto, molto più attraente».

9. Date una mano in casa. «Quando mio marito è impegnato nelle faccende domestiche, gli dico sempre che lo trovo davvero sexy e poi facciamo l’amore».

10. I piatti, raga! «Se dopo aver cenato un uomo si mette a lavare i piatti, ai miei occhi guadagna subito 100 punti in più».

11. Siate creativi. “Per me, un ragazzo che sa suonare uno strumento è subito interessantissimo».

12. L’educazione è afrodisiaca. «Non c’è niente di più fascinoso di un ragazzo educato e rispettoso».

13. Non toglietevi la maglietta. «Un uomo vestito come si deve per me è 100 volte più seducente di uno che gira a torso nudo, anche se ha la tartaruga in vista».

14. I papà sono irresistibili. «Trovo che mio marito quando si concentra per fare qualcosa di manuale sia supersexy. Ma lo è ancor di più mentre legge le favole a nostro figlio».

15. Intelligenza + amore: il mix perfetto. «È impossibile resistere a un ragazzo superintelligente e con un cuore d’oro».

16. La spontaneità è eccitante. «Adoro quando un ragazzo, così dal nulla, mi manda un messaggio stra-tenero».

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Quali sono gli standard di bellezza maschile in Italia e nel mondo?

Gli standard di bellezza maschile, esattamente come quelli della bellezza femminile, cambiano molto in base al periodo storico e non solo: anche in base alla nazione. Oggi vi propongo un simpatico video pubblicato da BuzzFeed.com che ci mostra dodici bellezze maschili ideali in altrettante nazioni, anche in Italia! Buona visione!

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