Rinascere in un’app: chiacchiera con chi non c’è più grazie a “With me”

MEDICINA ONLINE CELLULARE COLAZIONE SMARTPHONE APP WHATSAPP APPLICAZIONE PROGRAMMA TELEFONARE TELEFONO TELEFONINO PHONE CALL MARMELLATA MANGIARE DONNA MATTINA BREKFAST WALLPAPER PIC HI RES PHOTO PICTURE.jpgArriva dalla Sud Corea e si chiama With me, cioè “con me”, l’applicazione per smartphone che ti permette di creare l’avatar in 3D di chi non c’è più. La compagnia sudcoreana Elrois che ha sviluppato l’app si era posta l’obiettivo, attraverso le nuove tecnologie 3D e all’intelligenza artificiale, di far letteralmente rivivere il proprio caro defunto potendoci ancora parlare, giocare e scattarci assieme un selfie. L’avatar creato, grazie all’inserimento di informazioni personali, sarà infatti in grado di riconoscere i movimenti e le emozioni di chi ha attorno, rispondere alla richieste e adattare gesti ed espressioni facciali al contesto per un perfetto effetto realistico.

Tuttavia, come spiegano i suoi ideatori dietro al progetto, si nascondono ulteriori fini: “L’abbiamo pensata per chi ha perso un amico o un familiare e sta avendo difficoltà nel superare il lutto, ma può essere utile anche alle persone che soffrono di depressione o di ansia, per gli anziani o i disabili. Pensiamo che gli avatar possano essere la nuova strada per risanare le ferite del cuore e per l’assistenza sanitaria”.

Limiti e accoglienza

In fase ancora di completamento, l’app ha il grande limite di dover scansionare le persone attraverso l’uso di una cabina fotografica 3D con cui più di 100 obiettivi immortaleranno il corpo, per poi trasformarlo in immagine su pc. In un prossimo futuro la Elrois però cercherà di semplificare la procedura installando una fotocamera-scanner direttamente all’interno degli smartphone amplificando la sua usabilità. 

L’applicazione è stata mostrata per la prima volta al World Mobile Congress 2017 di Barcellona ed ha subito suscitato molto clamore. I pareri sono tra loro molto discordanti, c’è chi considera questo strumento un’opportunità, altri un’app inquietante e per alcuni una minaccia per la privacy, ma solo quando “With me” sarà alla portata di tutti scopriremo il suo vero potenziale.

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Immunità specifica (acquisita) umorale e cellulare

MEDICINA ONLINE SISTEMA IMMUNITARIO IMMUNITA INNATA ASPECIFICA SPECIFICA ADATTATIVA PRIMARIA SECONDARIA SCHEMA DIFFERENZA ANTICORPO AUTO ANTIGENE EPITOPO CARRIER APTENE LINFOCITI B T HELImmunità specifica umorale

Nella difesa specifica umorale il ruolo fondamentale spetta agli anticorpi che sono prodotti dalle plasmacellule delle cellule derivate dalle cellule clone che a loro volta sono cellule derivate dai linfociti B. Il processo di difesa umorale inizia quando un linfocita rileva un agente esterno grazie al suo recettore specifico, ossia che rileva uno ed un solo corpo esterno, (ci sono vari gruppi di linfociti B che hanno diversi recettori) e inizia la produzione di cellule clone che in parte saranno destinate alla memoria immunologica e in parte andranno a formare le plasmacellule. le plasmacellule poi produrranno gli anticorpi che si legheranno al corpo esterno bloccando i suoi siti attivi facilitando la fagocitosi da parte dei macrofagi.

Immunità specifica cellulare

È svolta dai linfociti T citotossici, che sono capaci di indurre apoptosi nelle cellule che presentano in superficie il complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) di classe I associato allo stesso peptide che li ha attivati. Questo significa che riconoscono tutte le cellule che “mostrano” un’espressione di MHC + peptide diversa da quella delle cellule in salute ed uguale a quella che ne ha attivato l’attività citotossica. La cellula T citotossica si attacca alla cellula bersaglio con vari recettori, rilasciando vescicole contenenti Perforina, Granulisina e Granzimi. La Perforina ha un ruolo nell’indurre la morte cellulare, contrariamente a quanto si pensava fino a pochi anni fa e cioè che servisse a generare un poro di membrana nella cellula da uccidere. La Granulisina ha un’attività pro-apoptotica e microbicida. I Granzimi sono Serin/Treonin-Proteasi apoptotiche capaci di attivare la Caspasi 3 e di indurre la formazione del poro sulla membrana mitocondriale che determina la fuoriuscita del citocromo c con conseguente attivazione definitiva dell’apoptosi.

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Differenza tra linfociti B e T

MEDICINA ONLINE CELLULA RIPRODUZIONE GAMETI CELL WALLPAPER PICS IMAGE PICTURE PIC HI RESOLITION HI RES TESSUTO LINFOCITI T B MACROFAGI IMMUNITA AUTOIMMUNITARIE.jpgI linfociti T e i linfociti B sono cellule responsabili dell’immunità specifica (acquisita) ed agiscono esclusivamente contro l’antigene con cui sono entrati in contatto.

La risposta immunitaria può essere di due tipi: umorale o cellulo-mediata. Le risposte umorali avvengono mediante la produzione d’immunoglobuline, chiamate anche anticorpi, prodotte dai linfociti B in risposta alla penetrazione di un antigene nell’organismo.

La reazione cellulo-mediata avviene mediante il contatto diretto dei linfociti T con l’antigene estraneo, anche senza la produzione d’anticorpi da parte dei linfociti B. Prevede l’attivazione dei macrofagi, delle cellule natural killer, dei linfociti T e la produzione di antigeni specifici a qualcosa di tossico per le cellule (citotossicità), nonché il rilascio di varie citochine in risposta ad un antigene.

La risposta immunitaria umorale è importante soprattutto nella difesa contro le infezioni batteriche; invece quella cellulo-mediata è efficace specie contro parassiti, virus, funghi, tumori e cellule trapiantate non self (non compatibili). Tuttavia, non esiste una separazione così netta, in quanto in genere si ha la cooperazione di entrambi i tipi di linfociti.
L’esistenza di due principali popolazioni di linfociti è confermata da anche numerose malattie, congenite o acquisite, in cui si ha un deficit selettivo di una delle due popolazioni.

I linfociti T, anche detti più semplicemente cellule T, vengono prodotti nel midollo osseo così come i linfociti B, ma a differenza di quelli B migrano nel Timo laddove maturano (linfociti T, T deriva da Timo). Nel timo avviene la selezione dei linfociti T, per cui escono dal timo ed entrano nel circolo sanguigno solo due classi di linfociti T in grado di riconoscere antigeni non self (i.e. estranei all’organismo). Sono denominati anche CD4 o CD8, per lo specifico marcatore di membrana che li caratterizza.
Le due classi di linfociti T sono:
1) T helper (o CD4) hanno la funzione di aiutare le altre cellule del sistema immunitario come i linfociti B mediante la produzione di molecole segnale in grado di stimolarle, come le citochine.
2) T citotossici (o killer, o CD8) sono capaci di uccidere, in determinate condizioni, le cellule da eliminare.
I linfociti T sono responsabili della immunità cellulo-mediata. Quando vi è un’infezione virale, antigeni estranei si presentano sulla superficie cellulare dei linfociti T, a questo punto avviene il riconoscimento dell’antigene estraneo da parte dei recettori dei linfociti T, che possono o produrre citochine (linfociti T helper) o uccidere la cellula infetta (linfociti T citotossici).

I linfociti B dopo essersi legati con l’antigene, si trasformano in plasmacellule che producono anticorpi diretti contro l’antigene o gli antigeni che hanno innescato la risposta stessa (immunità umorale). Esistono nel sangue cinque tipi d’anticorpi o immunoglobuline:

  • IgA,
  • IgG,
  • IgM,
  • IgE,
  • IgD,

differenti fra di loro per struttura e composizione chimica. Le IgM e le IgD sono presenti anche sulla membrana dei linfociti B, dove essi svolgono la funzione di recettore per l’antigene, in altre parole è proprio mediante queste Ig di membrana che avviene il contatto con l’antigene ed il suo riconoscimento.
In un soggetto immune, che ha già avuto il contatto con quell’antigene, intervengono solo e soltanto i linfociti B che durante la precedente risposta immunitaria erano rimasti nell’organismo (i cosiddetti linfociti B memoria). Essi proliferano velocemente, si trasformano in plasmacellule in poco tempo e producono grandi quantità d’anticorpi specifici contro l’antigene che portano alla sua rapida eliminazione.
Questo spiega perché, normalmente, non si contraggono più di una volta certe malattie infettive, tipo il morbillo o la parotite. Gli anticorpi e i linfociti B sono in grado di impedire la replicazione del virus ogni volta che esso entra nel corpo.
In un soggetto non immune, invece occorre all’incirca una settimana prima che il sistema immunitario riesca ad organizzare un’efficiente risposta primaria. Non vi siete mai chiesti perché quasi tutte le malattie infettive dei bambini durano circa sette-dieci giorni? Appunto perché questo è il tempo medio richiesto ad un soggetto non immunizzato per montare un’adeguata risposta immunitaria.

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I dubbi su pacemaker e ICD: carica, impulsi, cellulare, banca ed aereo

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONECosa bisogna fare se si avverte una scarica del defibrillatore?
In caso di scarica dell’ICD bisogna fare controllare il paziente. Se la scarica è una sola ed il paziente sta bene, il controllo può essere eseguito in ambulatorio (negli orari in cui l’ambulatorio è aperto). Se le scariche fossero due o più di due, anche a distanza di alcune ore, è raccomandato recarsi al più presto al più vicino pronto soccorso.

Quanto dura la carica di un pacemaker o un defibrillatore?
Essendo alimentati da un batteria, i dispositivi hanno una certa durata e poi la batteria si scarica. Il tempo è variabile a seconda del funzionamento: i dispositivi funzionano a demand, cioè monitorizzano costantemente l’attività cardiaca ed intervengono solo se necessario. Più intervengono e più presto si esaurisce la carica.
Indicativamente possiamo dire che i pacemaker durano dai 7 ai 10 anni (o più); i defibrillatori dai 5 ai 7 anni (o più).
È importante tenere presente che fino alla fine della carica il funzionamento rimane perfetto , cioè non va perdendo capacità man mano che si scarica.

Quando è scarica, la batteria si può ricaricare o bisogna sostituirla?
Né l’uno né l’altro. Al momento viene cambiato tutto il dispositivo perché la batteria è integrata al suo interno. I fili (elettrocateteri) però rimangono per cui non è necessario un nuovo impianto e di norma neppure rimanere in ospedale ma è sufficiente un ricovero in Day Hospital.

Gli impulsi del pacemaker vengono avvertiti dal paziente?
No. Il pacemaker eroga una corrente molto debole che non viene sentita dal paziente. Al massimo, in certe situazioni particolari, può essere avvertito una leggera contrazione muscolare nella sede di impianto o sulla fascia addominale, ma è un piccolo disturbo che si può di solito correggere riprogrammando il dispositivo.

Posso usare il telefono cellulare?
Sì, il telefono cellulare può essere usato, ma con piccole precauzioni: non tenerlo in un taschino della camicia vicino al pacemaker e usarlo preferibilmente dall’orecchio opposto alla sede di impianto.

Sono una casalinga, posso continuare ad usare gli elettrodomestici?
Tutti gli elettrodomestici possono essere adoperati in tutta tranquillità a patto che l’impianto elettrico sia a norma e dunque dotato di “messa a terra”.
In vecchi impianti elettrici senza la regolare messa a terra, si verifica una dispersione di corrente attraverso gli elettrodomestici (compreso lo scaldabagno); la dispersione normalmente non viene avvertita dalla persona ma determina delle interferenze (chiamate EMI) che possono provocare malfunzionamenti del pacemaker e addirittura scariche inappropriate del defibrillatore.

Come mi comporto per entrare in banca o passare il controllo in aeroporto?
Per entrare in Banca o passare nel metal detector dell’aeroporto è preferibile mostrare il tesserino di portatore di PM o ICD e passare per vie alternative solo solo per evitare spiacevoli imbarazzi al suono dell’allarme.

Le barriere antifurto dei negozi e dei supermercati possono danneggiare il dispositivo?
No. I dispositivi antitaccheggio non influiscono sul funzionamento dei pacemaker e dei defibrillatori. Si può dunque tranquillamente entrare nei negozi muniti di dispositivi antifurto. Per prudenza è preferibile evitare di sostare a lungo nel loro raggio di azione. In ogni caso, possibili interferenze sarebbero solo momentanee e il dispositivo non viene danneggiato.

Posso prendere il sole tranquillamente o corro qualche rischio?
Il sole non procura alcun rischio, quindi ci si può abbronzare in tutta tranquillità, tenendo conto che il dispositivo, essendo di materiale metallico, specie se si è particolarmente magri, può scaldarsi un po’, ma questo non procura alcun problema. Ricordate però che se la ferita è fresca il sole potrebbe causare una cattiva cicatrizzazione.

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Posso continuare a lavorare dopo l’impianto?
Certamente. Ma è chiaro che molto dipende dal tipo di lavoro. Consiglierei di parlarne col cardiologo di fiducia che può valutare il tipo di eventuali limitazioni a cui è necessario attenersi. Per esempio motoseghe, saldatrici ad arco, martelli pneumatici ed altri attrezzi del genere sarebbero sconsigliati perché potrebbero generare delle interferenze elettromagnetiche (EMI) con malfunzionamento dei pacemaker e shock inappropriati nei defibrillatori.
In ogni modo nessuno di questi attrezzi danneggia i dispositivi in maniera permanente ed i malfunzionamenti cesserebbero immediatamente alla sospensione dell’utilizzo dell’attrezzo.

Posso fare attività sportiva?
Se si è portatori di pacemaker, di norma si possono eseguire quasi tutte le attività sportive. Naturalmente bisogna evitare i traumi nella zona di impianto e quegli sport che richiedono un eccessiva estensione delle braccia con sforzi notevoli (come il sollevamento pesi, ad esempio).
È chiaro che questa è una indicazione di massima e va valutata attentamente la patologia che ha determinato la necessità dell’impianto. La stessa cosa vale per i portatori di defibrillatore per cui in entrambi i casi è preferibile rivolgersi al cardiologo curante per maggiori indicazioni.

Quando posso ricominciare a guidare l’automobile?
Subito dopo l’impianto è bene tralasciare la guida per evitare di sforzare il braccio con movimenti che potrebbero procurare uno spostamento degli elettrocateteri. Superato il primo controllo (circa sei – otto settimane dopo l’impianto) si avranno maggiori indicazioni anche in relazione alla patologia che ha determinato la necessità dell’impianto.
Per i portatori di defibrillatore il discorso è un po’ diverso perché va tenuto conto della patologia cardiaca, perché una eventuale aritmia, anche se trattata con lo shock potrebbe causare uno svenimento o una perdita di controllo dell’automobile. Dunque meglio parlarne col cardiologo di fiducia.

Posso usare radiocomandi, telecomandi e consolle per video giochi?
Secondo le indicazioni dei produttori di pacemaker, l’uso di telecomandi provvisti di antenna, come quelli per modellismo, è consentito a patto di mantenerlo ad una distanza di sicurezza di almeno 30 centimetri dal dispositivo. Telecomandi e consolle per video giochi possono essere usati tranquillamente.

In quale sedi si può eseguire l’impianto?
Di norma, pacemaker e defibrillatori vengono impiantati al di sotto della clavicola sinistra. Potrebbe essere scelta la parte destra senza alcun problema (anzi alcuni Centri Cardiologici, soprattutto all’Estero, per un certo periodo, lo impiantavano a destra). Per motivi di estetica o di eccessiva magrezza può essere scelta come zona di impianto la sede sottomammaria: l’intervento è un po’ più complicato, tuttavia si fa. Nei bambini piccoli il pacemaker viene impiantato entro l’addome con gli elettrocateteri posizionati nella parte esterna del cuore. Altre sedi, come sotto l’ascella sono di norma sconsigliate per l’ingombro che arreca il dispositivo.

Pacemaker e Risonanza Magnetica (RMN)
La Risonanza Magnetica con i pacemaker e i defibrillatori tradizionali non può essere eseguita. Esistono, da qualche tempo, dispositivi compatibili con la risonanza magnetica,  ed in questo caso l’esame può essere eseguito.
Per i vecchi impianti, va tenuto presente che tutto il sistema, elettrocateteri compresi, deve essere adatto alla esposizione ai campi magnetici per cui non basta sostituire il device per potere eseguire una RMN.
Al momento di eseguire la risonanza magnetica, il dispositivo va riprogrammato in una modalità di sicurezza, per cui è consigliabile rivolgersi ai grandi Centri, dove sarà possibile avere l’assistenza del cardiologo per riprogrammare il dispositivo.
Tac e Radiografie possono essere eseguiti tranquillamente.

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Usare lo smartphone a letto prima di andare a dormire potrebbe ucciderti

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SMARTPHONE TELEFONO TELEFONINO TABLET CELLULARE TECNOLOGIA PSICOTECNOPATOLOGIACome già avrete tante volte immaginato, guardare lo schermo luminosissimo e sempre più ampio del vostro cellulare prima di andare a dormire non aiuta certo il vostro sonno. Quello che probabilmente invece ancora non sapete, sono altri risvolti dannosi per la nostra salute che questa abitudine potrebbe provocare. A metterli in luce una nuova ricerca condotta dal Brigham and Women Hospital di Boston, Massachusetts. Lo studio è durato due settimane. Dodici partecipanti hanno letto su un iPad per quattro ore prima di dormire, per cinque giorni di fila. Processo ripetuto con libri cartacei. Per altri partecipanti l’ordine è stato invertito: prima i libri stampati, poi l’iPad. I lettori di iPad hanno impiegato più tempo ad addormentarsi, si sentivano meno assonnati di notte e avevano il sonno REM più breve e melatonina più scarsa, rispetto ai lettori di libri.

Meglio un libro di carta

La dottoressa Anne-Marie Chang, neuroscienziato e co-autore dello studio, ha dichiarato: “Sappiamo da lavori precedenti che la luce dagli schermi di sera altera il sonno e sopprime i livelli di melatonina. Questo studio mostra i risultati completi di un confronto diretto tra la lettura su un dispositivo luminoso e la lettura su un libro stampato e le conseguenze sul sonno.” Se non volete sentirvi uno zombi durante tutto il giorno i risultati parlano chiaro: leggete un libro stampato per stimolare la vostra mente prima di dormire ed evitate gli schermi luminosi. La carenza di sonno, così come una sua scarsa qualità, è collegata a problemi di salute come l’obesità, il diabete e le malattie cardiovascolari.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Gli smartphone hanno ucciso l’amore

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO SMARTPHONE CELLULARE TELEFONO SMARTPHONE COPPIA (2)Si guardava con frenesia nella buca delle lettere. Si andava nelle cabine telefoniche. Si aspettava sotto casa. Si attendeva, sempre. E più si attendeva, più si desiderava. Questo anni fa, un’epoca che non ho vissuto. Un tempo tutto era più lento e forse anche più duraturo. Nei negozi di elettrodomestici ho assistito a discussioni sulla durata di una lavastoviglie, un tostapane. «Pensi sia un’offerta, lo compri e ti fregano. Due, tre anni al massimo e l’aggeggio è già morto». Mi chiedo se anche l’amore sia così: un aggeggio in offerta che dopo due, tre anni muore.

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Cinque incredibili fatti sui selfie che succedono anche a te

Con l’avvento di smartphone sempre più performanti, ormai tutti hanno in tasca uno strumento per fare foto, non certo foto professionali, ma comunque di qualità più che decente. E tutti sono ovviamente diventati fotografi! E cosa fotografare se non noi stessi, nell’epoca della condivisione selvaggia sui social della propria immagine? Tutti abbiamo fatto un selfie, da soli o con gli amici, almeno una volta nella vita, e tutti noi siamo passati da almeno uno dei seguenti cinque punti:

1. Il luogo non importa

Fai una prova: scendi in strada, cerca un posto tra luce e ombra, mettiti in posa e scatta un selfie in cui lo sfondo si può solo intravedere. Ora, pubblicalo su Instagram, riempilo di hashtag e scrivi che hai fatto un salto a Hong Kong, New York o La Habana. Vedrai che una persona su dieci si prenderà la briga di chiederti dove sei, mentre gli altri nove scriveranno commenti del tipo “che invidia!”, “tu sì che vai bene!” o “divertiti!”. Questo piccolo esperimento ti dimostra che il “dove” non importa, perché nei selfie tutto gira attorno al “chi”. Puoi scattare una foto in palestra, nell’ultima discoteca in cui sei stato o in vacanza, ma in ogni caso al centro della foto ci sarai tu, lo sfondo non è altro che un accessorio, né più né meno.

Selfie a Piccadilly Circus o sotto casa tua?

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2. La spontaneità non esiste

Ammettilo, ogni volta che ti fai una foto in stile “eccomi qui sul mio letto, annoiato”, il selfie ha richiesto del tempo per essere eseguito a regola d’arte. Generalmente, le persone che amano i selfie sono vanitose e non pubblicano una foto qualsiasi. Un selfie, per quanto semplice, nasconde un making of o, in poche parole, una miriade di foto scartate: nella prima hai alzato troppo il mento, nella seconda hai aperto troppo gli occhi, nella terza non ti vedi abbastanza attraente o “naturale”. La cosa si spinge oltre con i selfie di gruppo, siano questi con altre persone o con il tuo animale domestico. Nel primo caso, quante volte hai detto “aspetta che ne facciamo un’altra”? Nel secondo, invece, dato che il tuo dolce animaletto sembra non essere propenso al gioco di squadra, eccoti lì a scattare foto su foto finché la tenera mascotte non decide di accontentarti e di mostrarsi in tutta la sua staticità. Se poi quel che si mostra è di più del viso (soprattutto nei selfie di fronte allo specchio), allora sicuramente tratterrai la pancia, gonfierai il petto o studierai qualche altra posa che ti farà sembrare più attraente. Dai, lo facciamo tutti!

Chi è fissato coi selfie, non si ferma al primo scatto!

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3. I tag sono obbligatori

Quando carichi una foto sui social network, ti aspetti delle reazioni sotto forma di commenti, “Mi piace” o retweet. Affinché il tuo selfie raggiunga più persone, è fondamentale usare ed abusare degli hashtag. Sia nelle foto sia nell’uso degli hashtag, la nostra naturalità è studiata nel minimo dettaglio e ogni buon selfie che si rispetti sa come stimolare le interazioni. Ecco qui degli hashtag indispensabili:

  • #nofilter, #nomakeup: per mostrare al mondo che credi nella bellezza reale, senza ritocchi e che tutte le mattine ti alzi con un aspetto radioso.
  • #cutegirl, #cuteboy e simili: perché sì, perché tu vali e perché per piacere alle altre persone prima devi piacere a te stesso. Non è così?
  • #picoftheday: “la foto del giorno”, o meglio, il tuo viso fresco come una rosa che vale più di qualsiasi paesaggio o di un evento in cui hai partecipato.
  • #ginger , #blonde, #brunette o qualsiasi altro riferimento al colore dei tuoi capelli o un’altra parte del tuo corpo: non si sa mai… magari l’amore della tua vita è alla ricerca di qualcuno con il tuo colore di capelli.
  • #boyfriend, #girlfriend e altri derivati: proprio l’opposto del tag precedente… sei uno schianto ma la persona accanto a te è il tuo partner… che sia chiaro il tuo stato civile!
  • #love: perché “all you need is love” e anche nel selfie non hai bisogno di altro.
  • #igers: ovvero l’abbreviatura di “instagramer”. Ma c’è davvero bisogno? Per essere un instagramer fatto e finito, sembra proprio di sì.

L’amore è tutto per gli utenti di Instagram.

4. Un soggetto pieno di oggetti

La verità è che, prima dell’avvento dei selfie, non mi sarebbe mai venuto in mente di fotografarmi i piedi. Tuttavia, se non mostri le tue bellissime scarpe da tennis o le tue sensualissime décolleté, non puoi considerarti una vera selfie. Lo stesso vale per lamanicure, l’ascesa del nail-art (opere d’arte realizzate sulle unghie) non sarebbe stata la stessa senza gli autoscatti. Non dimentichiamoci poi delle foto di gambe che posano in spiaggia e che causano l’invidia di tutti. Pensi davvero che me ne importi? Beh, direi proprio di sì se faccio RT, FAV, metto “Mi piace” e lo salvo per scattare una foto simile nella mia prossima vacanza. Nell’era di Instagram siamo soggetti pieni di oggetti di culto in forma di abiti, accessori o parti del nostro corpo, soprattutto se siamo timidi e crediamo che mostrare il viso sia troppo… perché, naturalmente, mostrare la tua faccia è poco privato, ma non vale lo stesso per il tatuaggio che hai sotto l’ombelico o il look che indossavi nel tuo ultimo appuntamento con una nuova fiamma.

Il glamour di un fissato coi selfie inizia dai piedi

5. La celebrazione dell’IO

Cosa più importante, dietro a ogni selfie, sia questo di un soggetto o un oggetto, individuale o di gruppo, è la rivendicazione dell’individuo. Viviamo in una società che premia l’uniformità e che tende a isolare il diverso. L’idea del selfie è la rivendicazione della differenza, è un modo per dire “io sono così e il resto non mi interessa”. Ecco perché le nostre foto mettono in primo piano noi stessi o un dettaglio, ignorando invece il contesto. La cosa curiosa è che tutti i selfie si somigliano e che, credendoci i più originali, in realtà stiamo imitando moltissime altre foto che erano state pubblicate la scorsa settimana. Quindi è probabile che, con tutti gli hashtag che hai messo, la tua foto comparirà a fianco di molte altre con la stessa inquadratura e lo stesso filtro Lo-Fi di Instagram.

Quanti selfie di fronte allo specchio del bagno di casa o della palestra hai fatto oggi?

Tutto ciò dovrebbe fermarti? Assolutamente no! Ognuno di noi è speciale, anche se siamo uguali, e siamo perfettamente in grado di dare valore aggiunto ai nostri selfie. Non credi? Continua a leggere!

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Bonus track: i selfie più folli

Finora ho trattato la parte sociologica del fenomeno ma, prima di salutarci, non posso fare a meno di mostrare i selfie più pazzi (e assurdi) che ho visto in rete.

Gambe o wurstel?

Le gambe di una bruna sexy o un paio di gustosi wurstel? Chi se ne frega, con il filtro giusto entrambe le cose hanno lo stesso aspetto nel mondo di Instagram. Questo è stato dimostrato da una tendenza che, iniziata come uno scherzo, ora trionfa su Tumblr Hot Dog Legs.

Un selfie commestibile?

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Al funerale

È vero che ho detto che lo sfondo non è la parte più importante di un autoscatto, ma farsi le foto ai funerali mi sembra un po’ esagerato! Tuttavia, centinaia di #igers non la pensano come me e ogni giorno si vedono selfie degli outfit migliori per andare al funerale di una persona cara. Se non mi credi, dai un’occhiata all’hashtag #funeral.

Lo stile è una questione di vita o di morte.

Momenti memorabili

Un selfie cattura un momento… a volte chiave. Non ci credi? Allora guarda la foto di questo studente che vede la sua insegnante entra in travaglio e, invece di chiamare un’ambulanza, decide di cogliere l’attimo o questi criminali che decidono di condividere il loro momento di gloria su Instagram prima di commettere un reato. Forse li prenderà la polizia, ma sicuro che faranno un record di “like”.

È sempre il momento giusto per praticare la nobile arte del selfie.

Gli amanti del nastro adesivo

Ogni persona è diversa e ha il diritto di esprimerlo come preferisce. Ma cosa sono i piercing o i cappelli bizzarri in confronto al nastro adesivo?! Un accessorio che si adatta a tutti gli usi e i gusti: dai ritocchi al viso per pochi centesimi fino a diventare una mummia 2.0. Scopri questa tendenza con l’hashtag #cellotapeselfies.

Esiste un modo più veloce per ritoccarsi il viso? Fonte: Niaje

Questi quattro tipi di selfie sono solo alcuni esempi che dimostrano come la creatività, e la stupidità umana, non conoscono limiti. Hai mai fatto un selfie del quale ti vergogni?

Il selfie è una moda con un gran avvenire

Il selfie è così diffuso ed ha così tante varianti che è molto difficile che smetta di essere una tendenza nel breve periodo. Sebbene in passato questa pratica fosse riservata ai vanitosi, oggi è assolutamente consigliata se vuoi essere qualcuno in questo mondo 2.0. Che cosa diventerà tra qualche anno? Tutto dipenderà dagli sviluppi tecnologici. Probabilmente questa moda si estenderà anche ai video (anzi forse ormai già si è già estesa!) oppure si trasformerà in una tendenze sconcertanti che ora sembrano incredibili.

Adattamento di un articolo originale di Maria Baeta su Softonic ES

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Cos’ha di tanto importante questa vecchietta?

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Guardate bene questa foto. L’anziana signora che vedete cerchiata di rosso sta facendo qualcosa di eccezionale, qualcosa che l’ha fatta diventare il mio nuovo mito. Già, ma cosa sta facendo di preciso?
Analizziamo la foto. Qualcosa di bello sta sicuramente accadendo e tutti fanno la cosa che ormai sembra la più naturale del mondo: tirano fuori il cellulare ed iniziano a scattare foto o a registrare un video, magari da postare subito sui social network. La signora invece fa la cosa veramente più naturale del mondo: si gusta l’evento. Gli altri stanno guardando lo schermo del cellulare, per stare attenti ad inquadrare bene quello che succede. Lei invece guarda l’evento… dal vivo. Addirittura l’uomo e la donna accanto alla signora si stanno perdendo gli attimi più importanti per modificare magari qualche impostazione di scatto o la risoluzione del video. La signora non si perde un istante. Fateci caso: la sua è espressione più soddisfatta tra tutti.
I cellulari di nuova generazione sono con noi praticamente notte e giorno, specie quando viviamo i momenti che vogliamo ricordare. Il problema è che siamo sempre più preoccupati a delegare a loro i nostri ricordi, dimenticandoci di vivere le nostre esperienze, prima di catturarle e di condividerle su Facebook o Twitter.
Ho deciso che da oggi, al prossimo evento che vorrò ricordare, spegnerò il cellulare e mi gusterò la scena fino in fondo, affinché non rimanga in una fredda memory card, ma nell’unico posto dove un ricordo dovrebbe stare: nella mia memoria.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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