Peli incarniti: cause, creme, infezione, depilazione e rimedi naturali

MEDICINA ONLINE PELI INCARNITI CAUSE CREME INFEZIONE DEPILAZIONE ZONE RIMEDI PELLE CUTE DOLORE COME RIMUOVERLI.jpgI peli incarniti sono dei peli che, successivamente alla depilazione, ricrescono sottopelle, senza fuoriuscire dall’epidermide. I peli non riescono ad uscire al di fuori dell’epidermide soprattutto per due ragioni: pelle secca o peli ricci. La pelle secca è dura e quindi difficile da rompere per i peli; nel secondo caso, si tratta della tendenza a curvarsi dei peli ricci che quindi non si svilupperanno verticalmente verso l’epidermide.

Conseguenze

Oltre ad essere antiestetici poiché visibili ma inarrivabili per cerette e rasoi, i peli incarniti possono determinare infiammazione (follicolite). Ogni pelo incarnito forma un piccolo brufolo quasi sempre pruriginoso e lievemente doloroso. Questi brufoletti segnalano la presenza di leggere irritazioni, dall’irritazione si passa facilmente all’infezione del follicolo pilifero, con formazione di pus e sangue.
Queste infiammazioni quindi, non solo sono antiestetiche, ma provocano prurito, bruciore, dolore e a volte dopo la guarigione, lasciano piccole ma brutte cicatrici.

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Come prevenire i peli incarniti

Di seguito elenchiamo alcune regole per prevenire i peli incariniti:

  • Mantenere la pelle idratata: una pelle idratata e morbida consente al pelo di uscire facilmente.
  • Esfoliare la pelle: l’eliminazione delle cellule morte libera i pori consentendo la fuoriuscita del pelo, me contrastando la formazione di infezioni.
  • Scegliere il sistema di depilazione più adatto alla parte ed alle specifiche esigenze: il sistema di depilazione dovrebbe variare non solo in base alla zona da trattare, ma anche in base alla lunghezza e alla quantità dei peli.
  • Non accostare nella stessa depilazione diversi metodi: è sbagliato applicare creme depilatorie o passare la lametta, su una cute già stressata dallo strappo di ceretta; abbiate cura di aspettare almeno 12 ore prima di reintervenire sulla pelle.
  • Curare l’infezione causata dai peli incarniti prima di effettuare una nuova depilazione: l’utilizzo di rasoi, creme o depilatori su zone infette provoca infatti un aumento dei batteri e della stessa infezione.

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Zone maggiormente interessate

Le parti del corpo più esposte al problema, sono le gambe, la zona bikini e le ascelle per le donne, e la pancia il petto ed il volto per gli uomini.
Per le donne, il problema sembra più diffuso perché sono molteplici le zone da depilare e le modalità di depilazione fai da te, spesso effettuate senza adeguata accortenza e preparazione, che quindi sottopongono zone del corpo delicate, come ascelle e bikini, a continuo stress.
Anche gli uomini sono però soggetti al problema dei peli incarniti a causa dell’uso quotidiano del rasoio per la rasatura della barba che sottopone la pelle ad uno stress continuo nonostante la pelle maschile sia generalmente più spessa e resistente di quella femminile. Il problema della follicolite da barba si verifica soprattutto nei soggetti con pelo molto riccio e talvolta, in casi gravi è necessario evitare la rasatura e farsi crescere la barba. Inoltre i canoni di bellezza attuali impongono un corpo muscoloso e glabro, per cui molti giovanissimi depilano anche altre parti del corpo, soprattutto il torace, con conseguente maggiore possibilità di avere peli incarniti.

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Quali sono le tecniche di depilazione responsabili dei peli incarniti?

La depilazione quindi, sia che si tratti di parti estese che di zone piccole e delicate, andrebbe sempre effettuata con le opportune cautele. L’ideale sarebbe rivolgersi a centri estetici che effettuano trattamenti delicati e con un adeguata preparazione della pelle; è raro però che si ricorra sistematicamente a questi ultimi, per motivi economici, ma anche di altra natura: fragilità capillare oppure impossibilità o indisponibilità nell’aspettare i tempi necessari tra una ceretta e l’altra, poiché per fare la ceretta c’è bisogno di far crescere i peli ad una lunghezza adatta allo strappo. Quindi molto più comunemente si ricorre a rasoi o creme, pratiche veloci ma sicuramente irritanti per le zone delicate e i maggiori responsabili dei peli incarniti.Vediamo quindi quali sono gli effetti dei diversi metodi depilatori.
Il rasoio è il sistema peggiore in quanto non solo taglia il pelo obliquamente rendendone più difficile la fuoriuscita, ma le lame rimuovono le cellule superficiali rendendo la pelle più delicata e quindi più soggetta ad irritazioni ed infiammazioni.
Le creme depilatorie semplici ed indolori, eliminano i peli grazie a sostanze che indeboliscono la struttura della cheratina. Anche in questo caso però, i peli vengono recisi ma non strappati dal bulbo e quindi si incarniscono più facilmente. Inoltre le sostanze chimiche sono piuttosto irritanti e quindi facilitano le infiammazioni.
Gli epilatori elettrici grazie alle testine rotanti strappano i peli dal follicolo. Se usati correttamente, cioè mantenendolo in posizione verticale e quando i peli sono della giusta lunghezza, non causano peli incarniti in quanto strappano il pelo senza spezzarlo.
La ceretta sembra essere il metodo più adatto per diminuire l’incidenza di peli incarniti, essa infatti, se fatta quando il pelo è abbastanza lungo, lo ingloba tutto nella cera strappandolo con tutto il bulbo. Purtroppo è controindicata per chi soffre di vasodilatazione, soprattutto quella a caldo, così come in generale lo strappo di una qualsiasi ceretta è controindicato per chi soffre di fragilità capillare.

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Che fare per evitare la formazione di peli sottopelle?

La prevenzione è il vero rimedio per combattere i peli incarniti: cura della pelle e una corretta depilazione, sono gli unici veri alleati nella lotta ai peli incarniti. La pelle deve essere quindi idratata, morbida e pulita dalle scorie quanto più spesso possibile, per favorire la fuoriuscita del pelo: l’idratazione deve avvenire attraverso l’applicazione di creme ed in generale lozioni a base di olio ed acqua (molto usate sono quelle a base di olio di mandorle), che ammorbidiscono ed umidificano la pelle, prevenendone la secchezza. Bisogna tenere presente inoltre che le fasi immediatamente precedenti e successive alla depilazione sono fondamentali per aiutare la pelle a sopportate lo stress del rasoio o della ceretta, e prevenire peli incarniti: la pelle quindi va ben idratata soprattutto dopo la rasatura. Inoltre è bene proteggere le zone appena depilate evitando indumenti troppo stretti che strofinando sulla pelle possono accentuare l’irritazione.
L’esfoliazione, ovvero l’eliminazione meccanica delle più superficiali cellule morte delle pelle, necessaria per rimuovere ogni ostacolo che ostruisce i pori, può essere attuata in diversi modi:

  • Molto diffuso è l’utilizzo di solito attraverso guanti o spugnette specifiche, che sfregate contro la pelle, portano via le cellule morte, senza però irritare la cute. I guanti esfolianti sono prodotti in vari materiali e venduti sia in farmacia che nei comuni venditori di prodotti per l’estetica ed il benessere. Importante è scegliere dei guanti fatti con estratti naturali, per diminuire l’incidenza di irritazioni ed allergie causati da materiali grezzi, che tendono a procurare abrasioni più che esfoliazioni della pelle.
  • Un altro rimedio simile, è lo scrub, ovvero l’applicazione di lozioni granulate che hanno un simile effetto esfoliante ma sicuramente inferiore rispetto ai guanti; il massaggio effettuato con questi composti granulati ha comunque vari benefici: oltre ad una leggera esfoliazione è utile ad esempio come contributo per la riattivazioni della microcircolazione.

Il metodo preventivo e curativo più usato, resta comunque il guanto esfoliante, utile ad eliminare lo strato superficiale della cute, sia come quotidiana cura preventiva della pelle che come metodo per “liberare” i peli già incarniti.

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Trattamenti contro i peli incarniti

Che fare se nonostante tutto i peli non riescono ad uscire dal derma e continuano a crescere sotto pelle creando rossori e infezioni batteriche soprattutto nelle zone più delicate? Ovviamente se l’infezione risulta dolorosa e protratta nel tempo, bisogna rivolgersi al medico per la prescrizione di farmaci, spesso sotto forma di crema, per risolvere il problema. Se infatti i foruncoli non vengono curati e l’epidermide viene ancora stressata con pinzette non disinfettate, e depilazione con rasoi e cerette la situazione si può aggravare sviluppando infezioni ancora più gravi. Quando si è in presenza di peli incarniti quindi si dovrebbe sospendere ogni trattamento di depilazione fino a quando la situazione non si sia completamente ristabilizzata. Se il problema persiste per eliminare i peli superflui si può pensare di ricorrere alla terapia laser per un’epilazione definitiva.

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Rimedi naturali e fai da te

Nella maggior parte dei casi, però, è possibile eliminare i peli incarniti con rimedi semplici e casalinghi.
Il trattamento più efficace è quello di massaggiare la parte con acqua calda ed oli (mandorla o karitè) in modo da ammorbidire la pelle, aprire i pori e far fuoriuscire il pelo che potrà essere poi estratto con un ago o con una pinzetta sterilizzata.
Un rimedio fai da te per curare l’inestetismo è quello delle cipolle.

Ingredienti:

  • Due grosse cipolle rosse.
  • 1 cucchiaio di olio di oliva.
  • 1 bicchiere di sale grosso da cucina.

Preparazione:

  • Tagliate le cipolle sottilmente e cospargetele interamente di sale.
  • Lasciate macerare le cipolle per oltre due ore e poi unite l’olio.
  • Impastate il tutto e lasciate ancora riposare.
  • Quando il composto sarà omogeneo versatelo in acqua calda e lasciate emulsionare per circa un’ora.

Applicazione:

  • Mescolate e bagnate una spugnetta nel liquido ottenuto e con questa strofinate delicatamente la parte con i peli incarniti.
  • Grazie al potere antinfiammatorio della cipolla ed alla capacità emolliente dell’olio, la pelle sarà decongestionata ed i pori si apriranno lasciando fuoriuscire i peli che potranno facilmente essere eliminati con la pinzetta.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Sindrome di Tourette: si può guarire definitivamente? Come si guarisce?

MEDICINA ONLINE CERVELLO TELENCEFALO MEMORIA EMOZIONI CARATTERE ORMONI EPILESSIA STRESS RABBIA PAURA FOBIA SONNAMBULO ATTACCHI PANICO ANSIA VERTIGINE LIPOTIMIA IPOCONDRIA PSICOLOGIA DEPRESSIONE TRISTE STANCHEZZALa sindrome di Gilles de la Tourette (più semplicemente sindrome di Tourette) è un disordine neurologico che esordisce nell’infanzia scomparendo spesso durante l’adolescenza, caratterizzata dalla presenza di tic motori e fonatori incostanti, talvolta fugaci e altre volte cronici, la cui gravità può variare da estremamente lievi a invalidanti.

La sindrome di Tourette è un disturbo neurologico che può avere diversi livelli di gravità. La maggioranza dei casi si presenta in forma lieve e non richiede nessun trattamento. In questi casi, l’impatto dei sintomi sulla vita della persona può essere lieve, al punto che osservatori casuali potrebbero non accorgersi nemmeno della loro condizione. La prognosi è positiva, ma una minoranza di bambini con la sindrome presentano tuttavia una serie di gravi sintomi che persistono in età adulta. Uno studio effettuato su 46 soggetti a 19 anni di età, ha evidenziato che nell’80% dei casi i sintomi impattavano lievemente sulla loro vita, mentre nel restante 20% la influenzavano moderatamente. La rara minoranza di casi gravi può inibire o impedire alle persone di avere un lavoro o di avere una vita sociale appagante. In uno studio di follow-up su trentuno adulti con la sindrome di Tourette, tutti i pazienti hanno completato le scuole superiori, il 52% aveva terminato almeno due anni di college e il 71% erano occupati a tempo pieno o frequentavano scuole di istruzione superiore. Indipendentemente dalla gravità dei sintomi, le persone con la sindrome di Tourette hanno una durata di vita normale. Anche se i sintomi possono essere permanenti e cronici per alcuni, la condizione non è degenerativa o pericolosa per la vita. L’intelligenza è normale, anche se ci possono essere difficoltà di apprendimento.

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La gravità dei tic nei primi anni di vita non pregiudica la loro severità in età avanzata e la prognosi è generalmente favorevole, anche se non vi sono metodi affidabili per prevedere il decorso per un particolare individuo. Il gene, o i geni, associati alla sindrome di Tourette non sono stati ancora identificati, e non vi è alcun potenziale “cura”. È stato rilevato un più alto tasso di emicrania rispetto alla popolazione generale e di disturbi del sonno. Diversi studi hanno dimostrato che la condizione nella maggior parte dei bambini migliora con la maturità. Al momento della diagnosi i tic potrebbero essere al livello più alto della loro gravità e spesso migliorano in seguito. Statisticamente l’età di massima severità dei tic è di solito tra gli otto e i dodici anni, con la maggior parte delle persone che sperimentano una costante diminuzione della loro severità e che spesso terminano durante l’adolescenza. Uno studio non ha mostrato alcuna correlazione tra la severità dei tic e l’inizio della pubertà, in contrasto con la credenza popolare che i tic aumentassero alla pubertà. In molti casi, una remissione completa dei sintomi si verifica dopo l’adolescenza. Tuttavia, uno studio ha evidenziato che, sebbene i tic fossero diminuiti in confronto con l’infanzia anche come severità, il 90% degli adulti li presentava ancora.

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I bambini con la sindrome di Tourette possono soffrire socialmente se i loro tic sono visti come “bizzarri”. Se un bambino presenta tic invalidanti i che interferiscono con l’adattamento sociale o accademico, la psicoterapia o interventi educativi e scolastici di sostegno possono essere d’aiuto. Poiché le condizioni di comorbidità (come sindrome da deficit di attenzione e iperattività o disturbo ossessivo-compulsivo) possono causare un maggiore impatto sulla manifestazione complessiva dei tic, viene richiesta un valutazione approfondita dello stato psichico del soggetto. Un ambiente familiare positivo, fornisce agli affetti dalla sindrome maggiori possibilità di gestire la malattia. Le persone con la sindrome di Tourette possono imparare a camuffare i tic socialmente inappropriati o incanalare l’energia dei loro tic in uno sforzo funzionale. La sindrome è stata riscontrata in musicisti esperti, atleti, oratori e professionisti provenienti da tutti i ceti sociali. I risultati in età adulta sono associati più all’aver percepito una situazione di disagio durante la giovinezza, piuttosto che con la gravità dei tic. Un individuo che è stato frainteso, punito, o preso in giro a casa o a scuola, avrà una sequela peggiore rispetto a chi ha potuto godere di comprensione e di un ambiente di sostegno.

Stato della ricerca scientifica

I progressi nei settori della genetica, del neuroimaging, della neurofisiologia e della neuropatologia hanno permesso di migliorare le conoscenze della sindrome di Tourette. Tuttavia rimangono ancora molte domande riguardo al modo migliore per classificare la condizione e quanto essa sia correlata agli altri disturbi del movimento e patologie psichiatriche. Al 2014, i dati epidemiologici sono ancora carenti e i trattamenti disponibili non sono privi di rischi e non sempre sono ben tollerati. Gli organi di informazione generalisti si sono occupati soprattutto dei trattamenti di cui non è stata ben stabilita la sicurezza o l’efficacia, come la stimolazione cerebrale profonda e alcune terapie alternative.

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Crisi respiratoria acuta e rischio di morte: cosa fare?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA INSPIRAZIONE ESPIRAZIONE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLa sintomatologia dell’insufficienza respiratoria acuta (IRA) è causata da una riduzione dell’ossigeno nel sangue: difficoltà di pensiero, instabilità dei movimenti, aumento della frequenza cardiaca e della pressione, colorito bluastro delle labbra (cianosi). Con il peggioramento del quadro clinico il battito cardiaco rallenta, si hanno shock e depressione dei centri di controllo del respiro. In altri casi si manifestano sintomi dovuti all’eccesso di anidride carbonica e cioè ansia, confusione, sonnolenza, fino ad arrivare al coma e alla morte. L’insufficienza respiratoria acuta può essere originata da vari meccanismi:

  • processi che alterano il rapporto tra la ventilazione polmonare e la sua perfusione con il sangue venoso destinato all’ossigenazione (per esempio, enfisema polmonare, asma bronchiale di grado avanzato, broncopneumopatia cronica ostruttiva = BPCO);
  • processi che ostacolano la diffusione dei gas respiratori (per esempio silicosi);
  • processi che causano il salto della ventilazione polmonare da parte del sangue venoso (per esempio cardiopatie congenite cianogene, bronchiectasie, atelettasie, versamenti pleurici, polmoniti lobari);
  • processi che riducono il ricambio dell’aria a livello alveolare per difetto di ventilazione (per esempio ostruzione delle alte vie respiratorie da parte di corpi estranei o da edema della glottide, malattie del sistema nervoso e/o muscolare che deprimono la funzione respiratoria, come in caso di intossicazione farmacologica, distrofia muscolare, miastenia grave).

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Cosa fare in caso di insufficienza respiratoria acuta?
La prima cosa è non farsi prendersi dal panico ed evitare sforzi. Purtroppo non c’è una terapia che vada bene per tutte le forme di IRA: l’ossigenoterapia è importante ma la cura vera e propria dipende dalla causa che ha scatenato la crisi. Ad esempio per l’asma si possono usare corticosteroidi per via inalatoria, i β2-agonisti a breve e a lunga durata d’azione (broncodilatatori), gli antagonisti dei recettori dei leucotrieni, la terapia con anticorpi monoclonali anti IgE ed i corticosteroidi orali a basso dosaggio. In caso di crisi quindi è importante mantenere la calma e contattare immediatamente il proprio medico o recarsi al pronto soccorso più vicino.

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Caviglia slogata (distorsione) e gonfia: cosa fare? Fasciatura ed altri rimedi

MEDICINA ONLINE CAVIGLIA SLOGATA DISTORSIONE STORTA DOLORE FASCIATURA GONFIA RIMEDI TERAPIA FARMACI.jpgPer distorsione – che è sinonimo di “slogatura” o, più popolarmente, “storta” – intendiamo una lesione a carico di un’articolazione o delle strutture a essa connesse.
Nel caso della caviglia, la distorsione interessa l’articolazione tibio-peroneo-astragalica detta anche tibio-tarsica o talo-crurale. Le ossa chiamate in causa sono la tibia, il perone e l’astragalo. Le strutture associate a questa articolazione che possono essere interessate dalla slogatura sono i vari legamenti.
Dal punto di vista fisiologico, la distorsione è causata da un movimento fuori dall’ordinario, che comunque non avrà comportato dislocazioni o sublussazioni.
La distorsione si può verificare come primo episodio oppure come recidiva, se c’è già stato un evento traumatico. Infine, ci sono i casi di lassità croniche, dove, a causa di un’eccessiva mobilità dell’articolazione (dovuta, per esempio, a un trattamento inadeguato di una slogatura precedente), si è spesso soggetti a distorsione.
Tra i sintomi più comuni della patologia ci sono, oltre al dolore, il gonfiore, la presenza di ematomi e, nelle circostanze più gravi, l’impossibilità di camminare.
Ora che abbiamo fatto maggiore chiarezza su cosa sia una distorsione, vediamo insieme quali sono le sue diverse tipologie.

Le tipologie di distorsione e le cure consigliate
Ci sono 3 tipi di distorsione, che si differenziano tra loro per la gravità del trauma:

  • distorsione di primo grado: si verifica una deformazione elastica a carico del legamento, che però, per fortuna, non riporta lesioni;
  • distorsione di secondo grado: qui la faccenda si complica un po’, perché si ha una lesione parcellare (parziale) del legamento. Ciò può predisporre a recidive;
  • distorsione di terzo grado: in questo caso, il peggiore, avremo la completa lesione del legamento e potrebbe rivelarsi necessario agire con la chirurgia.
    Terapie consigliate per la distorsione di primo grado
    Se hai subìto una distorsione di primo grado le cure a cui dovrai sottoporti sono: riposo, uso della borsa del ghiaccio, tenere la caviglia sollevata, utilizzo della cavigliera elastica, fisiokinesiterapia. Si prevedono 7 giorni di prognosi.

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Terapie consigliate per la distorsione di primo grado
Nei casi più lievi, quando c’è solo un lieve arrossamento della zona interessata basta del ghiaccio, messo più volte al giorno e una fasciatura leggera, oltre ovviamente al riposo. La fasciatura più essere eseguita anche personalmente purché sia salda ma allo stesso tempo non stretta. E’ sbagliato credere che più si stringe prima si risolve la torsione. La fasciatura deve essere ben salda, ma leggera, in modo da far respirare la pelle e non impedire la circolazione, è anche inutile fare una fasciatura larga perché totalmente inutile allo scopo. L’arto non deve essere costretto eccessivamente, ma deve essere mobile. Nei casi più lievi la situazione si risolve in uno o due giorno, solo se c’è del dolore si può prendere anche un farmaco analgesico, ma è sempre meglio farne a meno. Quando al momento della slogatura sono evidenti fin da subito rigonfiamenti, deformazioni e irregolarità nell’arto, in questo caso bisogna rivolgersi prontamente al medico. Solo il medico può decidere come procedere, soprattutto se sulla caviglia sono presenti anche lividi ed ematomi. In alcuni casi la fasciatura va rimandata di qualche ora o anche di un paio di giorni, in modo da far riassorbire eventuali liquidi. Nel caso di una slogatura seria la fasciatura da preferire è quella a spirale. Il bendaggio va eseguito con delle fasce larghe e compatte, che avvolgono prima la caviglia nella parte alta del collo del piede e poi a livello trasversale in entrambi i lati. La forma finale deve essere quella di tante “x” sovrapposte e poi tenute insieme o da una spilla o da adesivo. In ogni caso qualora la fasciatura non sia sufficiente è preferibile anche fare delle radiografie per escludere la presenza anche di fratture. In caso affermativo quando a essere coinvolti sono anche i legamenti è sempre il medico che valuterà la possibilità di un intervento o di un bloccaggio completo mediante ingessatura. Non ci sono svantaggi nel fasciare la caviglia quando è slogata, a patto che lo si faccia in modo adeguato e preciso, senza essere troppo avventati. Il vantaggio è quello di bloccare la lesione e dare al piede il riposo necessario per ristabilirsi. Una buona fasciatura, va ripetuta almeno ogni due o tre giorni. Bisogna sempre chiedere al medico quando toglierla, se il caso è più complicato.

Terapie consigliate per la distorsione di secondo grado
Per evitare il rischio di recidive è importante che i trattamenti prescritti dal tuo medico siano seguiti per filo e per segno. Anche qui troviamo riposo e borsa del ghiaccio, cui si aggiungono stampelle, bendaggio funzionale/cavigliera elastica e riabilitazione fisiokinesiterapica.

Terapie consigliate per la distorsione di terzo grado
Di certo sarà necessaria, oltre ai sempre utili riposo, ghiaccio e cavigliera elastica, l’immobilizzazione. La prognosi media è di 30 giorni e bisognerà procedere con la fisiokinesiterapia. Nei casi più gravi potrebbe rendersi necessario un intervento chirurgico.

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Cocaina: trattamenti psicoterapici per contrastare la dipendenza

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA COCAINA CRACK DROGA SOSTANZA DIPENDENZAEsistono vari tipi di intervento psicoterapico per contrastare la dipendenza da cocaina, specie nel periodo dell’astinenza.

La terapia cognitivo-comportamentale del cocainismo
La terapia cognitivo-comportamentale si basa sui principi di apprendimento sociale. Essa si concentra sull’identificazione dei fattori cognitivi e ambientali che controllano i problemi comportamentali. Lo scopo di questo approccio è che la gente impari condotte alternative all’uso di cocaina e pratichi strategie di autocontrollo. La CBT è particolarmente utile contro la dipendenza da cocaina in quanto presenta un approccio breve, adatto alla maggior parte dei programmi clinici, personalizzato, adattabile ad un ampia gamma di pazienti, e compatibile con altri trattamenti che i cocainomani devono ricevere come, ad esempio, la terapia farmacologica.
Sebbene la CBT (Cognitive-behavioural therapy) sia solitamente associata a bassi livelli di mantenimento della terapia stessa, il suo principale beneficio sembra essere la moderazione del consumo, in particolare nei soggetti che presentano elevate capacità intellettuali, con depressione e pesantemente dipendenti. Inoltre, tra quest’ultima tipologia di pazienti, la CBT sembra produrre migliori risultati della psicoterapia e del trattamento residenziale.Anche la portata con la quale i partecipanti completano i compiti assegnati per casa appare influenzare i risultati del trattamento. Così, durante la CBT e durante tutto l’anno seguente alla fase 1, i dipendenti di cocaina partecipanti, con un forte tasso di compiti svolti, mostrano un uso di cocaina significativamente più basso.
Questi risultati suggeriscono che la buona volontà di completare sessioni di lavoro straordinario a casa è un importante mediatore di risposta al trattamento. Tuttavia gli utenti con minori capacità cognitive appaiono non beneficiarne completamente, poiché il loro livello di dropout appare essere troppo più alto di quello riscontrato negli utenti con maggiori capacità cognitive. Diversi studi hanno dimostrato che i livelli di ritenzione e astinenza sono molto più bassi entro il gruppo precedente, con trattamenti dalle performance migliori su test cognitivi che dei dropout. Questi risultati consigliano che le abilità cognitive del paziente dovrebbero essere prese in considerazione quando si scelgono le impostazioni del trattamento, specialmente perchè studi empirici evidenziano come l’uso cronico di cocaina possa avere effetti dannosi sulle funzioni cognitive. Infine, altri studi hanno dimostrato che gli utenti cocainomani con problemi di comorbidità alcoolica durante il trattamento comportamentale presentano tassi più bassi di astinenza da cocaina degli utenti che non facevano uso di alcool all’entrata in trattamento.

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La terapia di coppia comportamentale
Le terapie di coppia a carattere comportamentale sono trattamenti che possono integrarsi con i trattamenti sanitari ed hanno come obbiettivo quello di sostenere l’astinenza, migliorare i rapporti all’interno delle coppia e ridurre eventuali comportamenti violenti tra i partner.
La terapia familiare strategica breve
è stato sviluppato come un approccio che ha l’obbiettivo di supportare le famiglie che abbiano membri di età adolescenziale. è stato realizzato all’interno del Cocaine Collaborative Study del Nida per raggiungere o mantenere l’astinenza e per aiutare i soggetti ad affrontare difficoltà personali anche non direttamente connesse all’uso di droga.

Terapia della famiglia
La terapia della famiglia ha un riscontro di notevole rilievo sia in ambito italiano ed europeo che oltre oceano. In Italia l’applicazione di tale paradigma si è rivelato di grande utilità per il trattamento di famiglie con dinamiche particolarmente complesse secondo le ricerche e la manualistica realizzata in diverse scuole con questo indirizzo. Autori come Stanton, o come Cancrini in Italia, hanno effettivamente contribuito ad aggiungere strumenti concettuali di comprensione e di intervento nel settore delle dipendenze.

La terapia motivazionale
L’approccio incardinato sui riferimenti teorici di Prochaska e DiClemente (1986) relativo al riconoscimento, al sostegno e all’evoluzione del quadro motivazionale del paziente costituisce un elemento di grande impatto nel trattamento delle dipendenze, naturalmente anche nel caso del cocainismo. L’approccio motivazionale può essere usato singolarmente, oppure contemporaneamente ad altri trattamenti o come preludio a successivi interventi psicoterapeutici o farmacologici e psicosociali.

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La psicoterapia psicodinamica
L’applicazione dell’approccio psicodinamico conduce ad una serie di importanti problemi di valutazione. Innumerevoli sono infatti i saggi sulla problematicità del rapporto tra gli obbiettivi di evoluzione generale dei processi di funzionamento endopsichici del soggetto e la ricerca di soluzione dei sintomi che lo spingono a chiedere un trattamento. L’approccio psicodinamico infatti, almeno nella sua caratterizzazione prevalente, si pone come una terapia generale e non sintomatica anche se nel corso degli ultimi anni siano state elaborate forme più flessibili ed orientate a specifiche esigenze cliniche dei pazienti. Ad esempio sia a livello internazionale che in Italia sono state sperimentate nel settore delle dipendenze terapie psicodinamiche focali o forme brevi applicate sia in modo isolato che in integrazione con altri tipi di trattamento.
La ricerca sugli aspetti psicopatologici e sulle tecniche di intervento psicodinamico sono state molto intense sia oltre oceano che in Europa e soprattutto in Francia. Tuttavia pochissimi di questi contributi sono stati canalizzati in ricerche che avessero un rilievo valutativo con una prospettiva di epidemiologia clinica.

La terapia dei 12 passi
Il trattamento che utilizza la terapia dei 12 passi ha origine dall’approccio sviluppato nei gruppi degli Alcolisti Anonimi. E’ controverso considerare tale approccio come intervento psicosociale, o psicoterapia o nessuna di queste due cose. Tralasciando tale questione è possibile dire che la sua evoluzione, che sostiene sia le componenti motivazionali che la presa di coscienza della problematicità della propria situazione, ha consentito di realizzare un intervento sistematico che valorizza le risorse del paziente e il riconoscimento dei suoi molteplici bisogni. Questo approccio è stato usato anche nel trattamento del cocainismo in associazione con alcolismo e sono state sviluppate ricerche per la sua valutazione in termini di ritenzione in trattamento e di efficacia.

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Cocaina: trattamenti farmacologici per contrastare l’astinenza

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACIA PHARMACIST PHOTO PIC IMAGE PHOTO PICTURE HI RES COMPRESSE INIEZIONE SUPPOSTA PER OS SANGUE INTRAMUSCOLO CUORE PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA FARMACOLOGICNon sono ad oggi disponibili farmaci specifici per il trattamento dell’abuso e della dipendenza da cocaina, come invece avviene in caso di dipendenza da eroina. Quanto affermato è probabilmente dovuto alla complessità dei meccanismi che regolano i sistemi su cui la cocaina agisce, tuttavia, se si considerano le diverse estrinsecazioni patologiche che l’assunzione di cocaina produce, è possibile individuare, per i vari gruppi di problemi clinici, strategie di intervento sulla base delle condizioni cliniche sintomatiche e per i problemi correlati. In questa prospettiva, l’approccio dimensionale ai problemi clinici può fornire una chiave di lettura che permette l’utilizzo razionale di farmaci che possono contribuire alla gestione del paziente in modo integrato con una più ampia ed articolata strategia di intervento. Il trattamento del cocainomane deve essere preceduto da una attenta valutazione clinica (medica, psichiatrica e tossicologica), sia anamnestica che obbiettiva.

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Intervento ambulatoriale od ospedaliero
Il trattamento dell’astinenza da cocaina rappresenta un processo fondamentale per l’ex cocainomane: il periodo dell’astinenza è infatti un momento estremamente a rischio per la ricaduta in quanto il malessere percepito può accompagnarsi a forte craving (desiderio impulsivo ed impellente di assumere la sostanza). L’astinenza quindi, a seconda del livello di gravità, delle condizioni soggettive del paziente o di quelle ambientali di vita, richiede di fare una prima valutazione del contesto più appropriato dove effettuare il trattamento: ambulatorio o ambiente protetto.
L’intervento ambulatoriale durante il trattamento farmacologico, nel caso di quadri di gravità lieve-media, consente al paziente di rimanere nel suo contesto ambientale famigliare e lavorativo e inoltre risulta più vantaggioso in termini di costi dell’assistenza.
L’intervento in ambiente ospedaliero sarebbe da riservare a casi più gravi sia per il grado di sofferenza soggettiva che per la presenza di complicanze psichiche e/o organiche che richiedano osservazione, contenimento, trattamento specifico e assistenza.
Nei casi in cui vi sia rischio di ricaduta e difficoltà a mantenere l’adesione ai trattamenti, a causa di problemi ambientali, per compromissione delle relazioni famigliari o per la persistenza di stimoli per il craving nel contesto sociale (disponibilità di cocaina), le misure di ricovero o di inserimento in ambiente residenziale protetto specifico possono contribuire a contenere i rischi e a interrompere l’andamento ricorsivo delle ricadute.

Farmaci per trattare l’astinenza da cocaina
In una certa quota di casi l’astinenza da cocaina non presenta aspetti di particolare gravità e può non necessitare di interventi farmacologici. Altri soggetti invece possono sperimentare quadri di malessere più grave, con ansia, disturbi dell’umore e disforia, tali da costituire elementi di alto rischio di ricaduta, e vissuti con forti sentimenti di fallimento e frustrazione.
Anche per il trattamento dell’astinenza da cocaina non sono indicati trattamenti di specifica e provata efficacia. è comunque utile anche qui fare delle considerazioni sull’approccio farmacologico agli aspetti dimensionali del fenomeno e quindi orientarsi a scegliere un tipo di intervento basato sul controllo dei sintomi più rilevanti riscontrati clinicamente. In linea teorica i farmaci da cui ci si attenderebbero i migliori risultati dovrebbero essere quelli ad attività di incremento sui sistemi della dopamina e modulatori di altri sistemi di neurotrasmettitori implicati negli effetti della cocaina.
La bromocriptina, al dosaggio di 2-10 mg, ha mostrato di avere qualche vantaggio nel contribuire al controllo del craving. Allo stesso modo l’amantadina è sembrato contribuire al trattamento in questo senso. I dati di studi clinici controllati comunque non confermano le osservazioni empiriche riportate, e sono probabilmente necessari ulteriori studi di utilizzo, con modalità e in contesti diversi.
Altri farmaci che possono essere di aiuto nel trattamento dell’astinenza sono le benzodiazepine a lunga emivita che garantiscono un discreto controllo dell’ansia e della disforia.

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Omeprazen (omeprazolo): posologia, effetti collaterali [FOGLIETTO ILLUSTRATIVO]

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Rughe Filler Cavitazione Peso Dimagrire Pancia Grasso Dietologo Cellulite Senologo Pene H Grasso Pancia Sex Sessuologo Auguri Buon Natale 2013 CURA FARMACI ANTICOLESTEROLOOMEPRAZEN è un farmaco che contiene il principio attivo omeprazolo. Appartiene ad un gruppo di farmaci denominati ‘inibitori di pompa protonica’, i quali agiscono riducendo la quantità di acido prodotta dallo stomaco.

Disponibilità in commercio:

  • OMEPRAZEN 10 mg capsule;
  • OMEPRAZEN 20 mg capsule;
  • OMEPRAZEN 40 mg capsule.

Confezioni:

  • 10 mg: Blister contenenti 14, 28 e 35capsule;
  • 20 mg: Blister contenente 14 capsule;
  • 40mg: Flacone in HDPE contenente 14 capsule.

OMEPRAZEN viene usato per il trattamento delle seguenti patologie:

Negli adulti:

  • ‘Malattia da reflusso gastro-esofageo’ (GERD). Questa malattia si verificaquando l’acido fuoriesce dallo stomaco e passa nell’esofago (il tubo che collega la gola allo stomaco) causando dolore, infiammazione e bruciore di stomaco.
  • Ulcere nella parte superiore dell’intestino (ulcera duodenale) o dello stomaco (ulcera gastrica).
  • Ulcere infettate da un batterio chiamato ‘Helicobacter pylori’. Se soffre di questa malattia, il medico può prescriverle anche degli antibiotici per trattare l’infezione e permettere la cicatrizzazione dell’ulcera.
  • Ulcere causate da medicinali chiamati FANS (Farmaci Antiinfiammatori Non Steroidei). OMEPRAZEN può essere utilizzato anche per prevenire la formazione di ulcere se sta assumendo FANS.
  • Eccessiva presenza di acido nello stomaco causata da un accrescimento di tessuto nel pancreas (sindrome di Zollinger-Ellison).

Nei bambini di età superiore a 1 anno e con peso corporeo superiore o uguale a 10 kg:

  • ‘Malattia da reflusso gastro-esofageo’ (GERD). Questa malattia si verifica quando l’acido fuoriesce dallo stomaco e passa nell’esofago (il tubo che collega la gola allo stomaco) causando dolore, infiammazione e bruciore di stomaco.Nei bambini, i sintomi di questa malattia comprendono anche il ritorno nella bocca del contenuto dello stomaco (rigurgito), malessere (vomito) e scarso aumento di peso.

Nei bambini di età superiore a 4 anni e adolescenti:

  • Ulcere infettate da un batterio chiamato ‘Helicobacter pylori’. Se il bambino soffre di questa malattia, il medico può prescrivere anche degli antibiotici per trattare l’infezione e permettere la cicatrizzazione dell’ulcera.

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Controindicazioni, non prenda OMEPRAZEN:

  • Se è allergico (ipersensibile) ad omeprazolo o ad uno qualsiasi degli eccipienti di OMEPRAZEN.
  • Se è allergico a medicinali contenenti altri inibitori di pompa protonica (ad es. pantoprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo, esomeprazolo).
  • Se sta assumendo un medicinale contenente nelfinavir (utilizzato per le infezioni da HIV).

Se ha dei dubbi, si rivolga al medico o al farmacista prima di prendere OMEPRAZEN.

Precauzioni
OMEPRAZEN può nascondere i sintomi di altre malattie. Pertanto, se dovesse manifestare i sintomi sotto descritti prima di prendere OMEPRAZEN o mentre lo sta assumendo, contatti il medico immediatamente:

  • Perdita di peso immotivata e problemi di deglutizione.
  • Dolore di stomaco o indigestione.
  • Vomito di cibo o sangue.
  • Colorazione scura delle feci (presenza di sangue nelle feci).
  • Diarrea grave o persistente, perché omeprazolo è stato associato ad un lieveaumento di diarrea contagiosa.
  • Gravi problemi di fegato.

Se assume OMEPRAZEN da lungo tempo (più di 1 anno) il medico le prescriverà dei controlli regolari. Informi il medico se nota la comparsa di sintomi nuovi e particolari. Se assume un inibitore di pompa protonica come OMEPRAZEN, specialmente per un periodo superiore ad un anno, si potrebbe verificare un lieve aumento del rischio di fratture dell’anca, del polso o della colonna vertebrale. Se soffre di osteoporosi o sta assumendo corticosteroidi (che possono aumentare il rischio di osteoporosi) consulti il suo medico.

Interazioni
Informi il medico o il farmacista se sta assumendo o ha recentemente assunto qualsiasi altro medicinale, compresi quelli senza prescrizione medica. Questo è importante perché OMEPRAZEN può influenzare il modo in cui agiscono alcuni medicinali e a loro volta alcuni medicinali possono avere effetti sull’azione di OMEPRAZEN.

Informi il medico o il farmacista se sta assumendo uno o più dei seguenti medicinali:

  • medicinali contenente nelfinavir (utilizzato per il trattamento delle infezioni da HIV)
  • Ketoconazolo, itraconazolo o voriconazolo (usati per trattare le infezionicausate da funghi)
  • Digossina (usato per il trattamento dei problemi cardiaci)
  • Diazepam (usato per il trattamento dell’ansia, per rilassare la muscolatura oper l’epilessia)
  • Fenitoina (usata per l’epilessia). Se sta assumendo fenitoina, il medico la terràsotto controllo all’inizio e alla fine del trattamento con OMEPRAZEN
  • Medicinali usati per fluidificare il sangue, come warfarin o altri bloccanti della vitamina K. Il medico la terrà sotto controllo all’inizio e alla fine deltrattamento con OMEPRAZEN
  • Rifampicina (usata per il trattamento della tubercolosi)
  • Atazanavir (usato per il trattamento dell’infezione da HIV)
  • Tacrolimus (utilizzato nei trapianti di organo)
  • Erba di S. Giovanni (Hypericum perforatum) (usata per il trattamento delladepressione lieve)
  • Cilostazolo (usato per il trattamento della claudicazione intermittente)
  • Saquinavir (usato per il trattamento dell’infezione da HIV)
  • Clopidogrel (usato per prevenire coaguli del sangue (trombi))
  • Erlotinib (usato per il trattamento del cancro)
  • Metotrexato (un medicinale chemioterapico utilizzato in dosi elevate per iltrattamento delcancro) – se sta assumendo metotrexato in dosi elevate, il medico può farle interromperetemporaneamente il trattamento con Omeprazen.

Se il medico le ha prescritto gli antibiotici amoxicillina e claritromicina insieme a OMEPRAZEN per il trattamento delle ulcere causate da infezioni da Helicobacter pylori, è molto importante che riferisca se sta prendendo qualsiasi altro medicinale.

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Assunzione di OMEPRAZEN con cibi e bevande
Le capsule possono essere assunte insieme al cibo o a stomaco vuoto.

Gravidanza e allattamento
Prima di prendere OMEPRAZEN informi il medico se è in stato di gravidanza o se desidera iniziare una gravidanza. Il medico deciderà se potrà prendere OMEPRAZEN durante questo periodo. Il medico deciderà se potrà prendere OMEPRAZEN durante l’allattamento.

Guida di veicoli e utilizzo di macchinari
È improbabile che OMEPRAZEN possa influenzare la capacità di guidare veicoli o di usare strumenti o macchinari. Possono verificarsi reazioni avverse al farmaco come capogiri e disturbi visivi (vedere paragrafo 4). Se ne soffre, non deve guidare veicoli o utilizzare macchinari.

Informazioni importanti su alcuni eccipienti di OMEPRAZEN
OMEPRAZEN capsule contiene lattosio. Se il medico le ha diagnosticato una intolleranza ad alcuni zuccheri, lo contatti prima di prendere questo medicinale.

Posologia
Prenda sempre OMEPRAZEN seguendo esattamente le istruzioni del medico. Se ha dubbi consulti il medico o il farmacista. Il medico le dirà quante capsule prendere e per quanto tempo. Questo dipenderà dalle sue condizioni e dall’età. Le dosi abituali sono qui di seguito riportate.

Adulti:

  • Trattamento dei sintomi della GERD, come bruciore di stomaco e rigurgito acido. Se il medico le ha riferito che il suo esofago è leggermente danneggiato, la dose abituale è di 20 mg una volta al giorno per 4-8 settimane. Il medico potrebbe aumentare la dose a 40 mg per altre 8 settimane nel caso l’esofago non sia ancora completamente cicatrizzato.
    La dose abituale una volta che l’esofago si è cicatrizzato è 10 mg una volta al giorno.
    Se l’esofago non risulta danneggiato, la dose abituale è 10 mg una volta al giorno.
  • Trattamento delle ulcere nella parte superiore dell’intestino (ulcera duodenale). La dose abituale è 20 mg una volta al giorno per 2 settimane. Il medico puòprolungare l’assunzione di questa dose per altre 2 settimane, se l’ulcera nonsi è ancora cicatrizzata. Se l’ulcera non risulta completamente cicatrizzata, la dose può essereaumentata a 40 mg una volta al giorno per 4 settimane.
  • Trattamento delle ulcere dello stomaco (ulcera gastrica). La dose abituale è 20 mg una volta al giorno per 4 settimane. Il medico può prolungare l’assunzione di questa dose per altre 4 settimane, se l’ulcera nonsi è ancora cicatrizzata. Se l’ulcera non risulta completamente cicatrizzata, la dose può essereaumentata a 40 mg una volta al giorno per 8 settimane.
  • Prevenire la ricomparsa di ulcere duodenali e gastriche. La dose abituale è 10 mg o 20 mg una volta al giorno. Il medico puòaumentare la dose a 40 mg una volta al giorno.
  • Trattamento delle ulcere duodenali e gastriche causate dall’assunzione di FANS (Farmaci Antiinfiammatori Non Steroidei). La dose abituale è 20 mg una volta al giorno per 4-8 settimane.
  • Prevenire la formazione di ulcere duodenali e gastriche se sta utilizzando FANS. La dose abituale è 20 mg una volta al giorno.
  • Trattamento delle ulcere causate da infezione da Helicobacter pylori e prevenzione della loro ricomparsa. La dose abituale è 20 mg di OMEPRAZEN due volte al giorno per unasettimana. Il medico le dirà di assumere anche due antibiotici tra amoxicillina,claritromicina e metronidazolo.
  • Trattamento dell’eccessiva quantità di acido nello stomaco causata da un accrescimento di tessuto nel pancreas (sindrome di Zollinger-Ellison). La dose abituale è 60 mg al giorno. Il medico adatterà la dose in base alle sue necessità e deciderà anche per quanto tempo dovrà assumere il medicinale.

Bambini:

  • Per il trattamento dei sintomi della GERD, come bruciore di stomaco e rigurgito acido: OMEPRAZEN può essere assunto dai bambini di età superiore a 1 anno e conpeso corporeo superiore a 10 kg. La dose per i bambini è basata sul peso del bambino stesso e la dose esatta verrà decisa dal medico.
  • Per il trattamento e la prevenzione della ricomparsa delle ulcere causate da infezione da Helicobacter pylori: OMEPRAZEN può essere assunto dai bambini di età superiore ai 4 anni. Ladose per i bambini è basata sul peso del bambino stesso e la dose esattaverrà decisa dal medico. Il medico prescriverà al suo bambino anche due antibiotici chiamatiamoxicillina e claritromicina.

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Assunzione di questo medicinale

  • Si raccomanda di prendere le capsule al mattino.
  • Le capsule possono essere assunte con il cibo o a stomaco vuoto.
  • Le capsule vanno ingerite intere con mezzo bicchiere di acqua. Le capsule nondevono essere masticate o frantumate, poiché contengono granuli rivestiti in modo tale da impedire che il medicinale venga decomposto dall’acido presente nello stomaco. È importante non danneggiare i granuli.

Se lei o il bambino ha problemi a deglutire le capsule:
Apra le capsule e ingerisca il contenuto direttamente con mezzobicchiere di acqua oppure versi il contenuto in un bicchiere di acqua (non frizzante), in un succo di frutta acido (per esempio mela, arancia o ananas) o purea di mele.
Agiti sempre il contenuto prima di berlo (la miscela non risulterà limpida), quindi beva la preparazione immediatamente o entro 30 minuti.
Per essere certi di aver assunto tutto il medicinale, risciacqui molto bene il bicchiere con mezzo bicchiere di acqua e beva il contenuto. Le particelle solide contengono il medicinale – non le mastichi o non le frantumi.
SovradosaggioCosa fare se avete preso una dose eccessiva di Omeprazen

Se prende più OMEPRAZEN di quanto deve
Se prende una quantità di OMEPRAZEN superiore a quella prescritta dal medico, si rivolga immediatamente al medico o al farmacista.

Se dimentica di prendere OMEPRAZEN
Se dimentica di prendere una dose, la prenda non appena se ne ricorda. Tuttavia, se è già quasi ora di prendere la dose successiva, salti la dose dimenticata. Non prenda una dose doppia per compensare la dimenticanza dell’altra dose.

Effetti collaterali Omeprazen
Come tutti i medicinali, OMEPRAZEN può causare effetti indesiderati, sebbene non tutte le persone li manifestino. Se nota uno dei seguenti effetti indesiderati rari ma gravi, interrompa l’assunzione di OMEPRAZEN e contatti immediatamente il medico:

  • Improvviso ansimare,
  • gonfiore delle labbra, della lingua e della gola o del corpo,
  • eruzione cutanea,
  • svenimento o difficoltà nel deglutire (reazione allergica grave).
  • arrossamento della pelle con comparsa di bolle o desquamazione. Può apparire anche una grave formazione di vesciche con sanguinamento delle labbra, degli occhi, della bocca, del naso e dei genitali. Potrebbe trattarsi della “sindrome di Stevens-Johnson” o “necrolisi epidermica tossica”.
  • ingiallimento della pelle,
  • colorazione scura delle urine e stanchezza potrebbero essere sintomi di problemi al fegato.

Effetti indesiderati comuni

  • Mal di testa.
  • Effetti sullo stomaco o sull’intestino: diarrea, mal di stomaco, stitichezza,emissione di aria (flatulenza).
  • Sensazione di malessere (nausea) o stato di malessere (vomito).

Effetti indesiderati non comuni e rari

  • Gonfiore dei piedi e delle caviglie.
  • Sonno disturbato (insonnia).
  • Capogiri, formicolio, senso di sonnolenza.
  • Sensazione di giramento (vertigini).
  • Alterazioni degli esami del sangue relativi alla funzionalità del fegato.
  • Eruzione cutanea, eruzione cutanea con rigonfiamento della pelle (orticaria) e prurito sulla pelle.
  • Sensazione generale di malessere e mancanza di energia.
  • Alterazioni della composizione del sangue, come riduzione del numero dei globuli bianchi o delle piastrine. Ciò può causare debolezza e facile comparsa di lividi, o può rendere più probabile la comparsa di infezioni.
  • Reazioni allergiche, talvolta molto gravi, compreso gonfiore delle labbra, della lingua e della gola, febbre, respiro ansimante.
  • Bassi livelli di sodio nel sangue. Ciò può causare debolezza, malessere (vomito) e crampi.
  • Senso di agitazione, confusione o depressione.
  • Alterazioni del gusto.
  • Problemi alla vista, come visione offuscata.
  • Improvviso ansimare o affanno (broncospasmo).
  • Secchezza della bocca.
  • Infiammazione all’interno della bocca.
  • Infezione chiamata “candidosi” che può colpire l’intestino ed è causata da unfungo.
  • Problemi al fegato, compreso ittero, che può causare ingiallimento della pelle, colorazione scura delle urine e stanchezza.
  • Perdita dei capelli (alopecia).
  • Eruzione cutanea durante l’esposizione al sole.
  • Dolori articolari (artralgia) o dolori muscolari (mialgia).
  • Gravi problemi renali (nefrite interstiziale).
  • Aumento della sudorazione.
  • Alterazioni del conteggio delle cellule ematiche, compresa agranulocitosi (mancanza di globuli bianchi)
  • Aggressività.
  • Visione, sensazione o ascolto di eventi non reali (allucinazioni).
  • Gravi problemi di fegato fino all’insufficienza epatica ed infiammazione delcervello.
  • Improvvisa comparsa di eruzione cutanea grave o di vesciche edesquamazione della pelle. Questi effetti possono essere associati a febbre alta e dolori articolari (eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica)
  • Debolezza muscolare.
  • Ingrossamento del petto negli uomini.
  • Infiammazione dell’intestino (con conseguente diarrea)

Se assume un inibitore di pompa protonica come OMEPRAZEN, specialmenteper un periodo superiore ad un anno, si potrebbe verificare un lieve aumento del rischio di fratture dell’anca, del polso o della colonna vertebrale. Se soffre di osteoporosi o sta assumendo corticosteroidi (che possono aumentare il rischio di osteoporosi) consulti il suo medico.
Se assume OMEPRAZEN per più di tre mesi, è possibile che i livelli ematici di magnesio diminuiscano. Bassi livelli di magnesio possono manifestarsi con affaticamento, contrazioni muscolari involontarie, disorientamento, convulsioni, vertigini, aumento della frequenza cardiaca. Se ha qualcuno di questi sintomi consulti immediatamente il suo medico. Bassi livelli di magnesio possono anche comportare una riduzione dei livelli ematici di potassio o calcio. Il medico dovrebbe decidere se controllare periodicamente i livelli di magnesio nel sangue.

Scadenza e Conservazione
Tenere OMEPRAZEN fuori dalla portata e dalla vista dei bambini. Non usi OMEPRAZEN dopo la data di scadenza che è riportata sulla confezionedopo Scad. La data di scadenza si riferisce all’ultimo giorno del mese. Non conservare a temperatura superiore ai 30°C.
Conservare il blister nella confezione originale o tenere il flacone ben chiuso per proteggere il medicinale dall’umidità. I medicinali non devono essere gettati nell’acqua di scarico e nei rifiuti domestici. Chieda al farmacista come eliminare i medicinali che non utilizza più. Questo aiuterà a proteggere l’ambiente.

Eccipienti
Gli eccipienti sono sodio fosfato dibasico diidrato, idrossipropilcellulosa, ipromellosa, lattosio anidro, magnesio stearato, mannitolo, acido metacrilico – etil acrilato copolimero (1:1) dispersione 30%, cellulosa microcristallina, macrogol (polietilen glicole 400), sodio laurilsolfato, ferro ossido E172, titanio diossido E171, gelatina, inchiostro da stampa (contiene gommalacca, ammoniaca, potassio idrossido e ferro ossido nero E172), silice colloidale anidra e paraffina liquida.

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Dispnea ansiosa, notturna e cardiaca: sintomi, diagnosi e cura

MEDICINA ONLINE SONNO UOMO DIVANO DORMIRE INSONNIA STANCHEZZA STRESS ASTENIA ABBIOCCO SONNELLINO PISOLINO.La dispnea o fame d’aria, (in inglese dyspnea o shortness of breath) è un sintomo caratterizzato da respirazione difficoltosa. La dispnea può essere fisiologica (cioè normale) quando si manifesta nel compiere uno sforzo pesante, specie in soggetti non particolarmente allenati allo sforzo. La dispnea è patologica (cioè indicare la presenza di una patologia) se si verifica in situazioni in cui il corpo non viene sottoposto a sforzo (a riposo) o quando viene sottoposto a sforzi molto lievi. Le cause più comuni sono: asma bronchiale, polmonite, ischemia cardiaca, malattia polmonare interstiziale, insufficienza cardiaca congestizia, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), stenosi laringo-tracheale o cause psicogene. I fattori di rischio includono l’età avanzata, la vita sedentaria, l’obesità, il fumo (attivo, passivo e terziario), l’ipertensione, l’iperlipidemia, il diabete e l’inquinamento ambientale.

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Dispnea ansiosa o da stati depressivi

La dispnea ansiosa è un disturbo che, negli ultimi anni, sembra colpire un numero sempre maggiore di persone, crescita che va di pari passo con l’aumentare delle persone affette da stati d’ansia (più o meno gravi), crisi di panico e altri disturbi di questo genere ma comunque afferenti la dimensione psicologica. La prima cosa da fare in caso si sospetti dispnea ansiosa è assicurarsi che il disturbo non sia in realtà il sintomo di un’altra patologia a carico del cuore o dei polmoni; una volta escluse motivazioni più gravi è piuttosto comune constatare che la dispnea sia di tipo ansioso, dipenda quindi da uno stato d’ansia, da un problema psicologico che, una volta risolto, permetterà di superare anche la dispnea. Come intuibile, la diagnosi di dispnea ansiosa si fa per esclusione, cioè escludendo cause organiche di dispnea. La dispnea ansiosa può essere curata in maniera efficace prima di tutto grazie ad un sostegno psicologico teso a identificare le ragioni scatenanti dell’ansia e all’affrontare queste ragioni: un aiuto psicoterapico è certamente il più consigliato.

Sintomi legati alla dispnea ansiosa

La dispnea ansiosa ha una sintomatologia abbastanza facile da identificare, oltre ovviamente al sintomo principe della dispnea, cioè la “fame d’aria” dovuta alla difficoltà a respirare, quella di tipo ansioso risulta accompagnata da frequenti stati d’ansia o comunque da un diffuso malessere di tipo psicologico (caratterizzato da stress eccessivo, attacchi di panico, etc) tale che è lo stesso paziente, in condizioni normali, a ricondurre le ragioni della dispnea a motivazioni di carattere psicologico. La dispnea ansiosa, oltre all’ansia, può essere accompagnata da sintomi quali:

  • dolore: frequentemente i pazienti con dispnea ansiosa riferiscono di una sensazione di dolore o comunque “oppressione” a livello toracico;
  • aritmia: questo tipo di sintomo è quello che causa più preoccupazioni ai pazienti, l’aritmia, frequentemente accompagnata da palpitazioni, associata alla fame d’aria tipica della dispnea può indurre i pazienti ad ipotizzare problemi di tipo cardiaco quando in realtà si tratta di sintomi abbastanza tipici di un forte stato d’ansia;
  • iperidrosi: la sudorazione eccessiva è un altro sintomo che accompagna un forte stato d’ansia, compare quindi frequentemente nei pazienti con problemi di dispnea ansiosa.

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Dispnea notturna e di origine cardiaca

La “dispnea parossistica notturna” (anche chiamata “asma cardiaco“) è l’improvvisa comparsa di difficoltà respiratoria nel corso della notte che tende a presentarsi quando il soggetto permane per un certo periodo di tempo in posizione coricata (clinostatismo) a causa del riposo notturno. La causa di questo tipo di dispnea è risiede nell’incapacità del cuore a garantire la sua normale funzione contrattile (funzione di pompa), situazione questa che configura il quadro dell’insufficienza cardiaca del ventricolo sinistro. Su questa, l’aumento dell’afflusso di sangue al cuore in posizione coricata (aumento del ritorno venoso) rappresenta la concausa che scompensa acutamente il precario compenso cardiaco. Come conseguenza di tale deficit funzionale cardiaco, il sangue tende a ristagnare all’interno dei capillari polmonari (microscopici vasi sanguigni polmonari che rendono possibili gli scambi dei gas respiratori ossigeno e anidride carbonica nei polmoni) determinando in tale sede un aumento della pressione che rende più difficoltoso lo scambio dei gas respiratori (edema interstiziale) e provoca la concomitante stimolazione meccanica dei recettori di tosse presenti nel torace e la compressione dei bronchioli con aumento delle resistenze delle vie aeree (di qui il termine asma cardiaco). Questa situazione si può verificare occasionalmente anche di giorno.

Quali sono i sintomi della dispnea parossistica notturna?

Il principale sintomo della dispnea parossistica notturna è ovviamente la dispnea (fame d’aria da difficoltà respiratoria) la quale, avendo come principale caratteristica quella di comparire in clinostatismo (posizione coricata) e tendendo a risolversi nel momento in cui il paziente assume la posizione eretta (ortostatismo), viene indicata con il termine ortopnea (cioè quella dispnea che insorge da sdraiati ed obbliga all’ortostatismo per non farla verificare). All’ortopnea si possono associare:

  • tosse secca e insistente;
  • sibili espiratori;
  • tachicardia;
  • ansietà;
  • tendenza del paziente a ricercare sollievo, oltre che con l’assunzione della posizione seduta, respirando anche a bocca aperta ed a volume maggiore o aprendo una finestra per respirare aria fresca.

Cura della dispnea notturna e cardiaca

La dispnea parossistica notturna può essere risolta migliorando il labile compenso funzionale cardiaco che ne è alla base e riducendo l’eccessivo afflusso di sangue alla regione toracica favorito, nel corso della notte, dalla posizione coricata. Un semplice accorgimento preventivo può essere rappresentato dall’aumentare il numero e lo spessore dei cuscini o nel mantenere una posizione semi-assisa nel corso del riposo notturno. Nel caso in cui si presenti un episodio acuto notturno, lo stesso tenderà a risolversi tanto più rapidamente quanto più prontamente il paziente sarà in grado di assumere una posizione seduta nel letto mantenendo le gambe a penzoloni o, meglio ancora, ponendosi addirittura in piedi in quanto la rapidità con la quale il sangue tenderà a portarsi verso le regioni più declivi del corpo consentirà di ridurre più velocemente la congestione di sangue al torace ed a risolvere lo scompenso clinico.

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