Carbonara light: la ricetta con meno calorie ma senza rinunciare al gusto

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO CIBO PIATTO CUCINA LIGHT CARBONARA UOVO PANCETTA DIETA MANGIARE PASTAEcco la versione light di una delle ricette più famose e amate della tradizione culinaria italiana, per mangiare più leggero, ma senza perdere il gusto!

Ingredienti per una porzione:

  • 80 g di pasta integrale lunga o corta a scelta
  • un tuorlo d’uovo
  • 30 g di speck a cubetti
  • un cucchiaio raso di parmigiano
  • cipolla
  • pepe nero
  • sale ed olio biologico q.b.

Preparazione:

  1. Portate a ebollizione l’acqua in una pentola (senza sale).
  2. Nel frattempo, in una padella antiaderente, fate soffriggere, appena in poco olio, la cipolla tritata o tagliata a pezzetti, insieme ai cubetti di speck.
  3. In una terrina sbattete il tuorlo aggiungendovi un po’ di pepe nero.
  4. Quando la pasta sarà cotta al dente scolatela.
  5. Fate saltare la pasta in padella col composto di cipolla e speck, aggiungendovi il tuorlo sbattuto.
  6. Continuate per 2-3 min, spolverizzate con il parmigiano e servite caldo.

Valori nutrizionali per porzione:
CALORIE: 539 Kcal
GRASSI: 26 g (43% dell’apporto calorico complessivo)
PROTEINE: 26 g (19% dell’apporto calorico complessivo)
CARBOIDRATI: 55 g (38% dell’apporto calorico complessivo)
FIBRA: 9,5 g

Per chi è sconsigliata:
Per i soggetti con cardiopatie gravi, con patologie gastroenteriche, alterato colesterolo e con allergie/intolleranze ad uno o più ingredienti.

Precauzioni:
Limitare al massimo la quantità di sale se soffrite di ipertensione arteriosa.
Limitare il pepe nero se soffrite di reflusso gastroesofageo e gastrite.
Le uova sono una perfetta fonte di proteine di elevatissimo valore biologico. Devi però stare attento a non esagerare perché le uova hanno un elevato contenuto di colesterolo: 270 milligrammi ogni 100 grammi.

Per diminuire ulteriormente le calorie:
Potete togliere alternativamente il tuorlo d’uovo o lo speck, oppure non inserire il formaggio.

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Da cosa sono attratte zanzare e mosche?

MEDICINA ONLINE ZANZARA TIGRE MOSQUITO MOSKITO MOSCA INSETTO MOSCA PUNTURA MORSO PRURITO PELLE PUNGE FASTIDIO ESTATE ATTRAE WALLPAPER PICS PICTURE PHOTOZanzare e mosche sono insetti particolarmente fastidiosi e possono anche essere veicolo di malattie, anche gravi, nell’uomo. Scopriamo oggi quali sono i motivi che li attraggono.

Cosa e chi attrae le mosche?

La mosca domestica (Musca domestica) è un insetto assai mobile ed è attratto da cumuli di rifiuti, escrementi, liquami, substrati in decomposizione che rappresentano i luoghi ideali dove depositare le uova. La più alta concentrazione di questi insetti si ha negli allevamenti di bestiame, e nei centri di raccolta rifiuti delle nostre città. E’ un insetto “curioso” guidato da sensazioni visive ed olfattive, tende a posarsi ovunque. Sono attratte indistintamente da qualsiasi cibo solido o liquido, sano e in putrefazione. Al momento della riproduzione ricerca materiali come rifiuti e letamai, sufficientemente caldi ed umidi.

Leggi anche: Come allontanare le mosche con metodi naturali

Perché le zanzare pungono?

Le zanzare che ci pungono sono solo quelle femmine (gli esemplari maschi non pungono) e lo fanno perché col nostro sangue riescono a trovare il nutrimento adatto a deporre le uova.

Cosa e chi attrae le zanzare?

Le zanzare sono attratte, in primo luogo, dal rilascio di CO2, cioè l’anidride carbonica che emettiamo col respiro: in pratica quando respiriamo la CO2 rilasciata dal nostro organismo attrae l’insetto verso di noi. Durante la gravidanza la quantità di CO2 emessa e più elevata e ciò spiega perché le zanzare prediligano le donne incinte. Il rimedio principale non è ovviamente quello di trattenere il respiro, bensì creare una fonte secondaria che emetta CO2 e “confonda” l’animale, come le apposite piastrine. I nostri profumi sono un’altra fonte molto attrattiva per le zanzare, sia quello naturale della nostra pelle, sia quelli artificiali delle case cosmetiche. Anche il calore del nostro corpo rappresenta una attrattiva per le zanzare, specie quando la temperatura esterna è più bassa e le zanzare si dirigono nei nostri appartamenti attratti dal nostro calore e da fonti di luce.
Secondo uno studio effettuato dal Pest Control Technology Institute, le zanzare preferiscono il sangue del gruppo “0” più che quello del gruppo “B” e circa il doppio di quello del gruppo “A”., quindi anche il tuo gruppo sanguigno potrebbe attrarre più zanzare. Un’altra fonte molto attrattiva è la luce ultravioletta, che non a caso vengono usati per attrarre gli insetti verso le zanzariere elettriche dove vengono uccise tramite folgorazione.

Leggi anche: Sistemi per evitare di essere punti dalle zanzare

Altre cose che attraggono le zanzare

Le zanzare sono attratte dai soggetti sportivi, per almeno due motivi: dopo un’intensa attività fisica, nei muscoli si forma acido lattico e le zanzare sono attratte dal suo odore (oltre che dal calore del corpo, che aumenta durante gli sforzi) inoltre, alcuni integratori usati dagli sportivi, aumentano la quantità di ammoniaca e di acido urico che espelli con il sudore ed anche questa è una attrattiva irresistibile per l’insetto. Anche le colonie di batteri che albergano nei pressi di piedi e caviglie, specie dopo tanto sport, attraggono le zanzare, motivo per cui tali insetti pungono soprattutto alle estremità del corpo (anche perché è qui che spesso trovano vasi sanguigni venosi rilevati e facilmente accessibili).
Bere alcolici aumenta il rischio della possibilità di essere punti, sia per l’etanolo (che attrae le mosche), sia perché l’alcol è un vasodilatatore ed aumenta la temperatura corporea. Inoltre le persone con alte concentrazioni di colesterolo o steroidi sulla pelle sembrano attirare più zanzare: anche gli ormoni fanno la loro parte. Infine i colori scuri, come il nero, ed il rosso, sembrano attrarre maggiormente le zanzare.

Prodotti per allontanare le zanzare

Di seguito vi riporto una lista di prodotti estremamente efficaci, scelti e testati personalmente da me e dal mio Staff, per neutralizzare le zanzare, le mosche ed altri insetti fastidiosi:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Vitamina D: sintomi che indicano la sua carenza e cibi che la contengono

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA BELLA NATURA FIUME MAGRA CALDO ESTATE RELAX VACANZE COSMETICA CAPELLI BELLEZZA ESTETICA SOLE APERTO LIBERTA FELICELa carenza di vitamina D può svilupparsi per svariate ragioni, riconducibili ad un’insufficiente apporto alimentare, ad un’inadeguata esposizione al sole (in particolare ai raggi UVB), ad un aumentato fabbisogno, ad un alterato assorbimento o a condizioni – come le malattie epatiche o renali – che compromettono la conversione della vitamina nella sua forma attiva. Il fabbisogno alimentare aumenta con il passare degli anni, quando diminuisce l’abilità della pelle di sintetizzare vitamina D (a partire da un derivato del colesterolo) e quella dei reni di operare l’ultima trasformazione necessaria ad attivarla. Per questo motivo negli anziani viene spesso consigliata una supplementazione di vitamina D, tramite specifici integratori od oli di pesce. L’integrazione viene consigliata, unitamente a quella di calcio, anche nella prevenzione dell’osteoporosi, con lo scopo di rinforzare le ossa e diminuire la suscettibilità alle fratture. A rischio di sviluppare carenze importanti sono gli alcolisti, i pazienti che hanno subìto resezioni dell’intestino tenue e quelli colpiti da insufficienza renale, insufficienza epatica, celiachia, fibrosi cistica, pancreatite cronica o cirrosi biliare primitiva.

QUALI SONO LE CAUSE DELLA CARENZA DI VITAMINA D?

La carenza di vitamina D può avere molteplici cause:

  1. Mancata assunzione nel tempo dei livelli raccomandati di vitamina D. Questo può accadere nel momento in cui si segue una rigida dieta vegetariana, poiché la maggior parte delle fonti naturali di questa vitamina sono di origine animale, come pesce, olio di pesce, tuorli d’uovo, formaggio e fegato di manzo.
  2. Esposizione limitata alla luce del sole. Poiché l’organismo produce vitamina D quando la pelle è esposta alla luce solare, il rischio di carenza aumenta se si è costretti a permanere per lunghi periodi in casa, se il luogo di residenza è sito in latitudini settentrionali, se si indossano abiti lunghi o copricapi per motivi religiosi o se il lavoro impedisce in toto l’esposizione al sole.
  3. Pelle di colore scuro. Il pigmento melanina riduce la capacità della pelle di produrre vitamina D in risposta all’esposizione alla luce solare. Alcuni studi dimostrano che gli anziani con la pelle di colore scuro sono ad alto rischio di carenza di vitamina D.
  4. I reni non possono convertire la vitamina D nella sua forma attiva. Con l’avanzare dell’età i reni perdono parte della loro capacità di convertire la vitamina D nella sua forma attiva, incrementando così il rischio di carenza di vitamina D.
  5. L’apparato gastrointestinale non è in grado di assorbire adeguatamente la vitamina D. Alcune condizioni, come il morbo di Crohn, la fibrosi cistica e la celiachia, possono influenzare la capacità dell’intestino di assorbire la vitamina D assunta dagli alimenti consumati.
  6. Obesità. La vitamina D viene estratta dal sangue dalle cellule adipose, alterandone il rilascio nella circolazione sanguigna. Le persone con un indice di massa corporea pari o superiore a 30 spesso presentano bassi livelli ematici di vitamina D.

QUALI ESAMI SONO NECCESSARI PER VERIFICARE LA CARENZA DI VITAMINA D?

Il modo più preciso per determinare la quantità di vitamina D presente nell’organismo è il test 25-idrossivitamina D. Nei reni, la 25-idrossivitamina D si trasforma nella forma attiva della vitamina. La forma attiva della vitamina viene misurata attraverso il sangue. La forma attiva della vitamina D contribuisce a controllare i livelli di calcio e fosfato presenti nell’organismo. I valori normali variano da 30,0 a 74,0 nanogrammi per millilitro (ng/ml). Un livello inferiore indica carenza di vitamina D ed è necessario consultare il medico.

QUALI SONO I SINTOMI DELLA CARENZA DI VITAMINA D?

Sintomi quali dolore osseo e debolezza muscolare possono essere indicatori di una possibile carenza di vitamina D. Tuttavia, per molte persone, i sintomi possono essere lievi. Eppure, anche in assenza di sintomi specifici, una quantità eccessivamente scarsa di vitamina D può comportare rischi per la salute. Bassi livelli ematici di questa vitamina sono stati associati a:

  1. aumento del rischio di decesso a causa di malattie cardiovascolari
  2. deterioramento cognitivo negli anziani
  3. asma grave nei bambini
  4. cancro

La ricerca suggerisce che la vitamina D potrebbe giocare un ruolo importante nella prevenzione e nel trattamento di una serie di condizioni, tra cui diabete di tipo 1 e di tipo 2, ipertensione, intolleranza al glucosio e sclerosi multipla.

COME TRATTARE LA CARENZA DI VITAMINA D?

Il trattamento della carenza di vitamina D prevede l’assunzione di maggiori quantitativi di vitamina D, tramite alimentazione, impiego di integratori e/o una maggiore esposizione alla luce solare. Sebbene non vi sia un consenso generale circa i livelli di vitamina D necessari per una salute ottimale (il dato varia a seconda dell’età e delle condizioni di salute dell’individuo), è stato comunque appurato che una concentrazione inferiore a 20 nanogrammi per millilitro è generalmente insufficiente e, in quanto tale, richiede un adeguato trattamento.

QUANTA VITAMINA D E’ NECESSARIO ASSUMERE OGNI GIORNO?

Le linee guida dell’Institute of Medicine consigliano agli individui di età compresa tra gli 1 e i 70 anni di assumere una quantità giornaliera di vitamina D pari a 600 unità internazionali (UI). Per gli adulti di età superiore ai 70 anni la dose giornaliera raccomandata è di 800 UI.

Se non trascorrete molto tempo al sole o se siete particolarmente attenti a proteggere la pelle (la crema solare inibisce la produzione di vitamina D), consultate il medico e chiedete informazione circa un’eventuale assunzione di integratori di vitamina D, specie in presenza di fattori di rischio relativi alla carenza di questa vitamina

QUALI SONO I CIBI CHE CONTENGONO PIU’ VITAMINA D?

Buone fonti alimentari di vitamina D sono rappresentate da: fegato, tuorlo d’uovo, latte, burro ed oli di pesce. Una specifica integrazione di vitamina D è generalmente raccomandata durante la gravidanza e l’allattamento, ai lattanti nutriti con latte materno (quello artificiale – non per questo migliore del muliebre – è arricchito artificialmente) e talvolta ai bambini ed ai ragazzi. Nel stabilire i dosaggi raccomandati per i nuovi nati, le organizzazioni internazionali tengono conto anche della latitudine di residenza. Non dimentichiamo, comunque, che un’assunzione elevata di questa vitamina può dare fenomeni di tossicità, per cui prima di assumere integratori specifici è importante consultare il parere medico. I rischi di un sovradosaggio includono: mineralizzazione di tessuti non ossei con calcificazioni diffuse degli organi, contrazioni e spasmi muscolari accompagnati a vomito, diarrea e mal di testa.

QUALI MALATTIE SONO CAUSATE DALLA CARENZA DI VITAMINA D?

La carenza di vitamina D compromette la mineralizzazione ossea, causando rachitismo, osteomalacia e osteoporosi. Nel rachitismo si ha un’insufficiente mineralizzazione della porzione ossea in crescita, che nel tempo cede e si deforma sotto il carico del peso corporeo e della tensione muscolare. L’osteomalacia è una malattia caratterizzata dalla rarefazione macroscopica delle ossa, che risultano dolenti e inclini alle fratture.

VITAMINA D CONTRO CANCRO, DIABETE ED IPERTENSIONE

Le ricerche sulla vitamina D stanno diventando sempre più numerose. La vitamina D attiva è uno dei più potenti inibitori dello sviluppo delle cellule tumorali ed è in grado di stimolare il pancreas a produrre insulina. Essa regola il sistema immunitario.

Si prendano in considerazione i seguenti studi:

  1. Presso la Boston University, le persone ipertese (con pressione alta) dopo essere state esposte ai raggi UVA e UVB per 3 mesi, presentavano un livello di vitamina D superiore del 100% e, fatto ben più impressionante, una normalizzazione della pressione arteriosa. Queste persone sono state seguite per un totale di 9 mesi e durante questo lasso di tempo la pressione alta continuava a diminuire. Il Professor Michael F. Holick (a capo del Laboratorio di Ricerca su vitamina D, pelle e ossa presso la Boston University School of Medicine) teorizza che questo abbassamento della pressione sanguigna, dovuto all’assunzione di vitamina D, avviene perché questa vitamina riduce la produzione di un ormone chiamato renina, che si ritiene abbia un ruolo di primaria importanza nell’ipertensione.
  2. In uno studio condotto su più di 3.000 veterani (di età compresa dai 50 ai 75 anni), pubblicato sul Journal of the American Medical Association, è stato riscontrato che coloro che avevano assunto più di 645 UI di vitamina D al giorno in combinazione con più di 4 grammi al giorno di fibre cereali, avevano ridotto del 40% il rischio di sviluppare polipi precancerosi al colon.
  3. In un report pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society, i ricercatori dell’Università di Basilea in Svizzera, hanno dimostrato che le donne anziane che avevano assunto un integratore di vitamina D e calcio per 3 mesi, avevano ridotto del 49% il rischio di cadute rispetto alle pazienti che avevano assunto solo calcio. Sembra che le donne cadute più volte in passato abbiano tratto il massimo beneficio dall’assunzione di vitamina D.
  4. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurology ha dimostrato che le donne che assumono le dosi di vitamina D presenti abitualmente negli integratori multivitaminici (almeno 400 UI), presentano il 40% di probabilità in meno di sviluppare la sclerosi multipla rispetto alle donne che non assumono integratori.

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I venti cibi più disgustosi del mondo

Ragni fritti, frittelle di sangue, occhi di tonno, zuppa di pipistrello con contorno di bruchi… No, non sto parlando del menù della cena offerta da Zalim Singh ad Indiana Jones nel celebre film “Indiana Jones e il tempio maledetto“, sto parlando di cibi veri, diffusi in varie parti del nostro pianeta. Non saranno probabilmente i più disgustosi del mondo – i gusti sono soggettivi – ma probabilmente sono quelli più “assurdi”, almeno per quel che riguarda noi italiani!

1. Occhi di tonno – Giappone

Nei negozi giapponesi spesso si trovano degli strani pacchetti, che “osservano” il cliente con i loro grandi occhi da pesce. E in molti bar, dove preparano anche il sushi, si possono gustare gli occhi di tonno già cucinati, in umido o leggermente scottati. Di buono, a nostro avviso, hanno poco: sotto un involucro “gommoso” si trova una sostanza morbida e grassa, il cui gusto ricorda quello dei calamari o del polpo.

Глаза тунца, ЯпонияFoto: Kenneth Berger, CC BY-NC 2.0

2. Huitlacoche – Messico

L’huitlacoche o “tartufo del mais” è un fungo parassita dei chicchi di mais. Le spore penetrano nello spadice, crescono al suo interno e lo trasformano in qualcosa di terrbile. Immaginare cosa possa passare per la testa di chi assaggia per la prima volta qualcosa di così brutto e non appetitoso è molto difficile, ma rimane il fatto che l’huitlacoche in Messico è un cibo molto costoso e moltissimi piatti che lo contengono sono considerati vere e proprie prelibatezze.

Уитлакоче, МексикаFoto: International Maize and Wheat Improvement Center, CC BY-NC-SA 2.0

3. Shiokara – Giappone

La cucina giapponese e i frutti di mare sono praticamente sinonimi, per questo non c’è nulla da meravigliarsi se la maggior parte delle “schifezze” del posto vengano dalle profondità del mare. Lo shiokara non è un piatto conosciuto e diffuso come il sushi. Probabilmente perché sono dei calamari (di solito) marinati nelle loro viscere e “dimenticati” per un mese in un contenitore ermetico. Noi non sappiamo come sia il gusto di questo piatto ma, tenendo conto di quello che c’è nelle interiora dei pesci, possiamo indovinare che nella versione fermentata di certo non migliorano.

Шиокара, Япония

Foto: tami_chan, CC BY-NC-SA 2.0

Шиокара, ЯпонияFoto: Okona CC BY-SA 2.5, Wikimedia Commons

4. Ragni fritti – Cambogia

Nel Sud-Est asiatico si frigge e si mangia tutto quello che cammina, vola o nuota. Si possono trovare grilli, scarafaggi, scorpioni e cavallette e – perché no? – anche provarli nel centro di Bankok. Ecco però che gli abitanti della Cambogia si sono spinti oltre e, non più solo per una particolarità asiatica ma per la fame durante la dittatura dei Khmer rossi, hanno iniziato a friggere i ragni. I commercianti che vendono tarantole nere grandi come il palmo della mano fritte si possono incontrare facilmente nella zona della città di Skuon, sulla strada che da Siem Reap porta a Phnom Penh.

Жареные пауки, Камбоджаfoto: Gusjer, CC BY 2.0

5. Muktuk – Canada, Groenlandia, Chukotka – Russia

Il piatto tradizionale degli Inuit e degli Eschimesi è la pelle, completa di grasso sottocutaneo, di balena, narvalo o beluga congelata. Di solito è un cibo che viene consumato senza cottura, ma talvolta può anche essere fritta o impanata. Dal punto di vista della sopravvivenza nel clima secco e rigido del nord è una grande fonte di vitamine C e D. Dal punto di vista culinario no – il gusto non è di certo come pollo.

Китовая кожаFoto: Magalie L’Abbé, CC BY-NC 2.0

6. Hákarl – Islanda

Ancora un altro piatto nordico, in questo caso è stato ideato dai Vichinghi ed è toccato in eredità all’Islanda. In passato le acque del luogo erano popolate da squali polari, la cui carne però non era buona da mangiare a causa dell’alto contenuto di acidi urici. Per questo motivo gli squali catturati venivano sfilettati e appesi sotto una collinetta di pietre per un paio di mesi, durante i quali perdevano l’urina e gli altri acidi urici. Poi venivano lasciati ancora per 2-4 mesi all’aria aperta. Vengono preparati esattamente allo stesso modo anche nell’Islanda dei giorni nostri; ma ora si possono giustificare solo come rispetto per la tradizione, visto che sia il gusto che l’odore del piatto ricordano lo squalo putrefatto.

Хаукарль, ИсландияFoto: Chris Wronski, CC BY-ND 2.0

7. Uovo centenario – Cina

Uno degli antipasti cinesi più popolari si prepara molto semplicemente: le uova vengono mischiate ad una soluzione alcalina ( di solito è una miscela di calce, cenere e sale) e chiuse in un contenitore ermetico. Non per cento anni, come suggerisce il nome, ma per un periodo che va dai 15 giorni ai 4 mesi. Dopo questo rimane solo da sbucciare le uova e tagliarle a spicchi: l’albume assume una consistenza gelatinosa, mentre il tuorlo diventa di un colorito grigio-verde. Ad onor del vero dobbiamo dire che l’unica cosa disgustosa delle uova centenarie è solo il loro aspetto: la consistenza, ovviamente, è strana; ma il gusto e il sapore sono molto neutri, a parte il tuorlo che acquista un retrogusto di ammoniaca.

Столетние яйца, Китайfoto: Reforma.imufomot Wikimedia Commons

Столетние яйца, КитайFoto: Jo del Corro, CC BY 2.0

8. Biscotti con le vespe – Giappone

A proposito di novità della cucina giapponese, una cosa incredibile sono i biscotti con le vespe, diventati popolari già nel XXI secolo. Immaginatevi un cracker di farina di riso con una farcitura di vespe selvatiche precedentemente scottate. Rispetto ai biscotti normali qui c’è un altissimo contenuto di insetti proteine.

Печенье с осами, ЯпонияFoto: Foodfanatic83 CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons

9. Beondegi – Corea del Sud

Un popolare antipasto coreano sono le crisalidi dei bachi da seta bollite o in umido: si possono trovare sia sui banchetti dei venditori ambulanti, sia sugli scaffali dei negozi e anche sui menu dei bar. I beondegi si mangiano con salse e spezie o si utilizzano per cucinare altri piatti. Gli esperti sono ancora in dubbio su che sapore ricordano i beondeghi: alcuni sostengono sia il legno, altri dicono sia più simile alla resina.

Беондеги, КореяFoto: Clément Gault, CC BY-NC-SA 2.0

10. Zuppa di nidi di uccelli – Sud Est Asiatico

Per noi i “nidi di uccelli” non suonano come qualcosa di commestibile, ma i gourmand asiatici sono pronti a sborsare fino a 2000 dollari per un chilo di questi! Non abbiate fretta di organizzare un pranzo di lavoro con la famiglia di rondini che ha appena fatto il nido sotto il vostro tetto: per questo piatto si utilizzano solo nidi di rondini-salangana, che vivono nel Sud Est Asiatico. In pratica, i loro nidi sono composti da saliva secca di uccelli e la famosa zuppa ricorda come consistenza il muco o un budino molto denso. Non sappiamo che gusto abbia la saliva, non l’abbiamo provata, ma magari, questa zuppetta vale i soldi che costa.

Суп из птичьих гнездfoto: Janine Cheung, CC BY-NC-SA 2.0

11. Escamoles – Messico

Alla base di questo tradizionale piatto messicano ci sono le uova delle formiche nere giganti. Si mangiano sia crude che fritte, o anche con tacos e guacamole oppure in umido con cipolla e peperoncino. Le escamoles non sono economiche e non è una sorpresa: le uova si trovano all’interno del formicaio, brulicante di formiche molto aggressive, pronte a pungere molto dolorosamente. Tuttavia, se siete in Messico, vale la pena almeno una volta di provare le escamoles: questo cibo è considerato una prelibatezza e non solo è molto salutare, ma anche, dicono, molto buono!

Эскамолес, МексикаFoto: Kent Wang, CC BY-SA 2.0

12. Sannakji – Corea

Mangiare pesce o carne cruda è una cosa di cui ormai non si meraviglia più nessuno, ma cosa faremmo se il cibo addirittura scappasse dal piatto? In Corea si può assaggiare come antipasto il sannakji: un piatto composto da tentacoli appena tagliati di polipo che ancora si muovono, conditi con olio di sesamo. Nonostante l’aspetto orribile e la possibilità che scappi, il sannakji è molto popolare non solo tra gli abitanti del luogo, ma anche tra i turisti che dicono sia molto buono.

13. Gamberi ubriachi – Cina

Dal nostro punto di vista, questo piatto cinese è ancora più pauroso dei tentacoli che si muovono del polpo già morto, perché è stato ideato per poter mangiare i gamberetti ancora vivi. Proprio come dice il nome, prima di essere messi in tavola questi gamberi di fiume vengono marinati nell’alcool così che, “Ubriacandosi”, diventano meno agili e praticamente non fanno nessuna resistenza mentre vengono puliti e mangiati. Brr.

Пьяные креветки, Китайfoto: Vinnie, CC BY 2.0

14. Cuy – Perù, Equador, Colombia

In pratica il cuy non è altro che il porcellino d’India. A quanto pare gli abitanti della regione andina non li regalano ai loro bambini come animali domestici e nemmeno li usano per esperimenti in laboratorio, ma li allevano nelle fattorie e li mangiano. Normalmente li cucinano fritti o stufati con le verdure. Dicono che sia molto buono e che somigli molto al coniglio.

Куй - жареная морская свинкаFoto Irina Callegher, CC BY-NC-SA 2.0

Жареные морские свинки, Южная АмерикаFoto: Nestor Lacle, CC BY 2.0

15. Tepa – Alaska

È il piatto tradizionale degli Eschimesi in Alaska. La seconda denominazione del Tepa – “teste puzzolenti” – spiega piuttosto bene di cosa si tratta. Le teste dei salmoni vengono chiuse in una botte (talvolta anche con le interiora) e sepolte sotto la terra per una o più settimane. Le “teste puzzolenti” si mangiano crude e non vengono considerate come prelibatezze, ma sono soprattutto un modo per utilizzare interamente il pesce, non disdegnando nessuna sostanza nutritiva che si riesce ad ottenere.

Рыбьи головыFoto: eye dropper, CC BY-NC-ND 2.0

16. Sangue e latte – Africa

Se in Russia dire che una persona è “sangue e latte” significa che è in ottima salute, in Africa questo modo di dire viene preso alla lettera. In alcune tribù, in particolare fra i Masai, è sempre molto importante trovare dei modi per sopravvivere. La mucca in Africa è una risorsa importantissima per essere uccisa solo per la carne, allora viene estratto il sangue in modo che non ci siano danni per l’animale. Viene mescolato con il latte e questo sangue da alle tribù africane tutto il nutrimento necessario per la vita durante la siccità e nei periodi in cui non c’è possibilità di trovare altro cibo.

"Добыча" крови, ЭфиопияFoto: Dietmar Temps, CC BY-NC-SA 2.0

Кровь с молоком, ЭфиопияFoto: Dietmar Temps, CC BY-NC-SA 2.0

17. Frittelle di sangue – Svezia, Finalndia

In pratica si tratta di semplici frittelle, solo che al posto del latte c’è del sangue fresco. Talvolta si mangiano con carne di maiale o di renna arrosto. In realtà questo piatto è strano più che disgustoso, sia alla vista che al gusto somiglia molto al sanguinaccio.

Кровяные блиныFoto: Lapplänning Wikimedia Commons

18. Tofu di sangue – Cina

Generalmente il sangue finisce nelle preparazioni di molti cibi in moltissimi paesi del mondo, ma dal punto di vista dell’originalità gli asiatici battono tutti. In Cina e a Hong Kong è molto diffuso il cosiddetto tofu di sangue, preparato cuocendo a fuoco lento il sangue di animali (in genere maiale o anatra). Come risultato si hanno dei panetti gelatinosi che vengono tagliati a pezzi e consumati nelle zuppe o stufati con le verdure.

Суп с кровяным тофу, КитайFoto: Amy Ross, CC BY-ND 2.0

19. Bruchi Mopane – Africa

Grossi e verde scuro, i bruchi delle farfalle Saturnidi sono molto preziosi e, ancora più importante, sono una fonte gratuita di proteine per gli abitanti di molti stati africani. I bruchi vengono raccolti sugli alberi Mopane e bolliti o essiccati al sole. Nell’Africa del Sud, dove i bruchi sono considerati una prelibatezza, vengono allevati in fattorie e spesso vengono serviti anche nei ristoranti.

Гусеницы мопане, АфрикаFoto:: Greg Willis, CC BY-SA 2.0

20. Zuppa di pipistrello – Indonesia, Palau

Questo piatto non si differenzia molto dalle zuppe tipiche asiatiche, anche perché si cucina con il pipistrello, che ha un gusto molto neutro. Ma la particolarità della ricetta è che si cucina con il pipistrello intero, completo di ali, denti, peli e artigli. Anche in alcuni paesi del Sud Est Asiatico e nelle regioni americane affacciate sull’Oceano Pacifico la carne di pipistrello è usata per numerosi piatti, ma non in modo così brutale, visto che viene privata dei peli e delle altre parti.

Суп из летучей лисицы, ПалауФото: tobze, CC BY-NC-ND 2.0

E come dessert il gelato Royal Baby Gaga dall’Inghilterra

E, come bonus, qualcosa che non ha nulla di realmente terribile. In effetti l’abbiamo provato tutti (si, anche voi!), ma forse sotto un’altra forma. Nella primavera del 2015 la fabbrica londinese The Licktators ha prodotto una partita di gelato fatto di latte materno. In ogni senso, un vero e proprio “gusto dell’infanzia”, prodotto in occasione della nascita del secondo figlio del Principe William e di Kate Middleton. Non estremo come gli altri nella lista, ma di sicuro insolito. Voi lo provereste?

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Gli otto cibi che ti possono procurare una intossicazione alimentare

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Intossicazione alimentare, tossinfezione, indigestione: cause, sintomi, diagnosi, cura e prevenzione

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo INTOSSICAZIONE ALIMENTARE INDIGESTIONE MAL DI PANCIA Dieta Chirurgia Medicina Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Laser Fill RugheCos’è una INTOSSICAZIONE?

Per intossicazione si intende uno stato patologico dell’organismo causato dall’azione di una sostanza:

  • esogena:  la sostanza che procura la patologia è esterna all’organismo e viene introdotta nel corpo attraverso varie vie. Ad esempio un’intossicazione esogena tipica è quella da monossido di carbonio (introdotto tramite le vie aeree) o da tossine batteriche (introdotte tramite il cibo);
  • endogena: l’origine è interna all’organismo. Un esempio tipico è il caso dell’iperazotemia.

La sostanza che procura l’intossicazione può essere tossica per natura (la sostanza è tossica a prescindere dalla sua quantità) o tossica per dosaggio (la sostanza non è tossica finchè non raggiunge concentrazioni che sono tossiche per il nostro organismo).

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