Mancanza di ciclo mestruale da eccessivo allenamento: cause e cure

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MANCANZA CICLO MESTRUALE ALLENAMENTO PESI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgNelle donne in età fertile ed al di fuori del periodo gravidico e di quello puerpuerale, l’intervallo tra una mestruazione e quella successiva può oscillare tra i 23 ed i 35 giorni (con una durata delle perdite ematiche non superiore ad 8 giorni); questo periodo può essere suddiviso in 3 fasi:

  1. periodo pre-mestruale, ossia i 7 giorni che precedono la mestruazione;
  2. periodo mestruale, coincidente con i giorni di flusso;
  3. periodo post-mestruale.

In seguito ad attività sportiva intensa, specie in sala pesi o nella corsa di resistenza, spesso si verificano alterazioni del ciclo mestruale, in particolare:

  • Oligomenorrea: con questo termine si intende la ricorrenza delle mestruazioni ad intervalli di tempo superiori ai 35 giorni ma inferiori a 3 mesi.
  • Amenorrea secondaria: quando la sospensione del ciclo mestruale in una donna che ha già avuto precedenti mestruazioni supera i 3 mesi (almeno tre mestruazioni saltate).
  • Oligo-amenorrea: quando si alternano cicli molto lunghi ad assenza di ciclo per più di 3 mesi.

Sintomi correlati alla mancanza di mestruazioni
Contemporaneamente all’assenza di mestruazioni potrebbero essere presenti altri segni o sintomi, come ad esempio:

  • acne;
  • osteopenia;
  • dolore pelvico;
  • infezioni;
  • disturbi visivi;
  • perdita di capelli;
  • secrezione lattea dal capezzolo;
  • mal di testa;
  • eccesso di peli sul viso.

Leggi anche: Perché viene la diarrea prima e durante il ciclo mestruale e cure

Cause di oligomenorrea ed amenorrea nelle atlete
Studi recenti su atlete specializzate nella corsa di resistenza hanno evidenziato come circa un terzo di esse andasse incontro ad amenorrea durante il periodo di allenamento e la stagione agonistica; uno dei motivi principale è stato riconosciuto nella scarsa percentuale di grasso corporeo. La donna, infatti, è stata “progettata” dalla natura in maniera funzionale alle necessità del parto: in presenza di un livello troppo basso di grasso corporeo, la vita della eventuale madre e di suo figlio potrebbe essere in pericolo e così l’organismo blocca le mestruazioni a “scopo preventivo”.

A che percentuale di grasso corporeo si possono verificare alterazioni del ciclo?
Le alterazioni tendono a comparire scendendo ad una percentuale di grasso corporeo vicina alla sola quota di grasso essenziale o poco più: tra le mie pazienti mediamente una body fat percentage del 15% tende a dare oligomenorrea od amenorrea. A tale proposito ti consiglio di leggere anche: Percentuale di grasso corporeo normale per uomo e donna

Maggiore allenamento e maggior rischio di alterazioni del ciclo
Un fattore che può concorrere all’amenorrea e all’oligomenorrea è l’intensità dell’allenamento: uno studio ha permesso di evidenziare come l’incidenza dell’amenorrea sia correlata alla distanza percorsa settimanalmente da atlete di mezzofondo o alla quantità di allenamento in sala pesi.

Altre condizioni che aumentano il rischio di alterazioni del ciclo
Parallelamente all’eccessivo esercizio fisico, vi sono altre condizioni che possono aumentare il rischio di alterazioni del ciclo mestruale, come ad esempio:

  • Condizione di stress mentale. Un periodo caratterizzato da particolare stress emotivo può alterare temporaneamente il funzionamento dell’ipotalamo, cioè quella parte del cervello deputato al controllo ormonale che regola il ciclo mestruale. Di conseguenza può verificarsi una sospensione dell’ovulazione e delle mestruazioni. In genere, se la condizione di stress viene a mancare o si riduce, i cicli mestruali riprendono regolarmente. Lo stress in eccesso potrebbe essere ricondotto anche alla Sindrome da sovrallenamento, a tal proposito leggi anche: Sempre stanco dopo la palestra? E’ la Sindrome da sovrallenamento. Ecco gli errori ed i rimedi.
  • La Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) può provocare livelli relativamente elevati e prolungati di ormoni. Può essere geneticamente determinata ma può anche essere come si è detto sopra, provocata dallo stress, in una forma che in questo caso sarà facilmente reversibile una volta sospesa la causa.
  • Ipertiroidismo, cioè l’iperattività della tiroide o ipotiroidismo (scarsa attività) possono essere causa di irregolarità mestruali, tra cui amenorrea.
  • Storia familiare. Se in famiglia altre donne hanno avuto a che fare con l’amenorrea, è possibile una predisposizione al problema.
  • Peso corporeo eccessivamente basso. Essere al disotto del peso normale può influire sulle funzioni ormonali dell’organismo e sull’ovulazione, anche in donne che non esagerano nell’allenamento in palestra o nella corsa. Ciò è particolarmente evidente nelle donne che soffrono di disturbi alimentari come anoressia e bulimia, che sono soggette all’assenza di mestruazioni.

Esistono moltissime altre cause che possono portare ad alterazioni del ciclo mestruale, se vuoi conoscerle tutte ti consiglio di leggere anche questo mio articolo: Perché ho un ritardo del ciclo? Quanti giorni devono passare prima di preoccuparmi? A chi chiedere aiuto e come mi devo comportare?

Alterazioni del ciclo da troppo allenamento: cosa fare?
Da assiduo frequentatore di palestra, so quanto è difficile rinunciare ad allenarsi nella maniera preferita, ma la salute viene prima di qualsiasi passione: il mio primo consiglio è ovviamente quello di alleggerire il carico dell’allenamento o di rinuciarvi per un dato periodo: tra le mie pazienti questa accortezza ha funzionato l’80% delle volte. Se – nonostante lo stop – le alterazioni del ciclo dovessero continuare, recatevi dal vostro medico che, tramite visita, esami di laboratorio (prolattina, TSH, FSH…) e di immagine (ecografia o altre metodiche), indagherà sulle cause dell’alterazione. Se l’amenorrea è causata da problemi con l’ipofisi o con la tiroide, il trattamento potrà essere farmacologico. Nei casi in cui l’assenza di mestruo dipenda da un tumore o comunque da un impedimento organico, potrà essere necessario ricorrere alla chirurgia.

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Sofferenza da ciclo? Arriva il cioccolato che allevia i tuoi dolori mestruali

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CICLO CIOCCOLATO TUOI DOLORI MESTRUALI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIdeato dal pasticcere svizzero Marc Widmer, proprietario dell’azienda Chocolate with Love, il cioccolato che allevia il dolore mestruale si chiama Frauenmond, che in tedesco vuol dire Luna delle donne proprio perché è una ricetta creata appositamente per soddisfare il genere femminile durante l’odiato ciclo mestruale. Che il cioccolato sia un fidato alleato per le donne è notizia già da tempo confermata da alcuni studi epidemiologici: infatti è noto che il cioccolato fondente limita la sindrome premestruale, migliora l’umore e attenua i fastidiosi “mal di testa”.

Il segreto è nelle erbe
La ricetta di Marc Widmer, tuttavia, presenta una formulazione piuttosto originale dalla normale, infatti miscela la consueta pasta di cioccolato al 60% di cacao con 17 erbe medicinali provenienti dalle montagne svizzere. Le proprietà delle erbe combinate a quelle già note del cioccolato sarebbero un vero e proprio rimedio durante il ciclo perché avrebbero la capacità di causare un benefico effetto distensivo sui muscoli del corpo.

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Perché viene la diarrea prima e durante il ciclo mestruale e cure

MEDICINA ONLINE DONNA CORPO DOLORE TRISTE PANCIA MESTRUAZIONI CICLOPrecedentemente, in questo post, abbiamo analizzato i motivi e le cure relativi alla diarrea “comune”. Oggi analizziamo invece cause e cure per la diarrea da ciclo mestruale.

Perché la diarrea aumenta durante le mestruazioni?

La caduta dei livelli estrogenici che attiva lo sfaldamento dell’endometrio e determina la comparsa della mestruazione, attiva anche la degranulazione dei mastociti (cellule considerate gli attivatori dell’infiammazione acuta) che si associa a uno stato di infiammazione generale causando cefalea, dolori addominali, mal di schiena, dolori muscolari, astenia, depressione e molti altri sintomi, oltre al dolore tipicamente mestruale. E’ quindi chiaro il perché le donne che soffrono di sindrome dell’intestino irritabile, durante le mestruazioni, hanno un aumento fino a cinque volte di tutti i sintomi correlati, rispetto alle donne che non ne soffrono: aumentano infatti la stitichezza o la diarrea, il gonfiore addominale, i crampi, il dolore addominale e le difficoltà relative a tutto l’apparato digerente. Si parla di sintomi mestruali (“catameniali”) intestinali, che interessano fino ad una donna su cinque.

Leggi anche: Alterazione del ciclo mestruale e secrezioni dal capezzolo: hai misurato la prolattina?

Prevenire e curare la diarrea da ciclo mestruale

L’orientamento clinico – in casi dove i dolori ed i sintomi siano molto intensi – è quello di utilizzare un contraccettivo orale, così da garantire la costanza dei livelli ormonali, togliendo le fluttuazioni che causano il ciclo e i sintomi infiammatori correlati, in qualsiasi organo si attivino. In caso di sintomi mestruali invalidanti, anche intestinali, si suggerisce quindi l’uso prolungato della pillola, tuttavia la collaborazione con un bravo gastroenterologo resta essenziale.

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Cos’è la pubertà, a che età inizia e come si manifesta?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OSPEDALE ANAMNESI ESAME OBIETTIVO SEMEIOTICA FONENDOSCOPIO ESAMELa pubertà è un periodo della vita di un essere umano in cui avvengono marcati cambiamenti psichici, morfologici e funzionali attraverso i quali il corpo di un bambino diviene un corpo adulto capace di riprodursi producendo autonomamente i propri ormoni sessuali. I cambiamenti che avvengono in pubertà riguardano soprattutto lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, la maturazione delle gonadi (testicolo e ovaio, che iniziano la gametogenesi, cioè la formazione di spermatozoi ed oociti) e modificazioni psicologiche e comportamentali (come lo sviluppo della pulsione sessuale).

A che età inizia la pubertà nel maschio?
Nel maschio la pubertà inizia intorno al tredicesimo anno di età e dura fino ai 18-20 anni.

A che età inizia la pubertà nella femmina?
Nella femmina la pubertà inizia generalmente prima che nel maschio, intorno all’undicesimo anno di età e dura fino a circa 18 anni.

Leggi anche: Differenza tra omosessuale, eterosessuale, bisessuale, asessuale, polisessuale e pansessuale

Cosa determina un anticipo della pubertà?
Nell’ultimo secolo e mezzo nei paesi sviluppati si è assistito ad un anticipo progressivo  della pubertà, almeno fino agli anni ’70, spiegabile sulla base di diversi elementi. Se da un lato ha inciso il maggior apporto calorico e proteico, unitamente alle migliori condizioni igieniche ed ambientali, dall’altro anche il contesto fortemente sessualizzato che caratterizza le società occidentali contribuisce ad anticipare in maniera evidente l’inizio della pubertà.

Vedi anche: IMMAGINE CHE MOSTRA L’AVANZAMENTO DELLA CRESCITA DA NEONATA A DONNA

Cosa determina un ritardo della pubertà?
Vi sono una serie di fattori che agiscono in senso contrario, come l’altitudine (l’ipossia relativa ritarda lo sviluppo puberale) e l’attività fisica particolarmente intensa (specie se associata a basso peso corporeo e disordini alimentari). Infine, non bisogna dimenticare che a parità di condizioni di vita, salute, alimentazione e contesto sociale, l’epoca della pubertà può comunque differire – anche in maniera significativa – sulla base di fattori genetici individuali.

Leggi anche: Ipotalamo: anatomia, struttura e funzioni

Come si manifesta la pubertà nei maschi?
Nel maschio, il primo segno della pubertà è l’aumento di volume dei due testicoli, vale a dire di quegli organi deputati alla produzione degli spermatozoi. A tal proposito, si parla di spermarca per indicare la prima eiaculazione, che normalmente avviene tra i 13 ed i 16 anni; la normospermia viene invece raggiunta a circa 17 anni. Inizia a crescere un accenno di barba sul viso.

Come si manifesta la pubertà nelle femmine?
Analogamente al maschio, nella donna si parla di menarca per indicare l’età di insorgenza della prima mestruazione, che compare appunto verso l’undicesimo anno di età; dopo questo periodo la percentuale di cicli anovulatori si attesta intorno al 55% nei primi due anni, per poi scendere al 20% dopo 5 anni e risalire nella pre-menopausa (si tratta ovviamente di dati generali, suscettibili di un’ampia variabilità individuale). Le mammelle iniziano a svilupparsi ed ingrandirsi.

Leggi anche: Cos’è una ghiandola endocrina? A che servono gli ormoni ed il sistema endocrino?

Come identificare con esattezza l’inizio della pubertà?
Mentre nelle donne l’inizio della pubertà, corrispondente al menarca è facilmente identificabile, come anche l’aumento delle mammelle, molto più difficile risulta nel maschio risalire all’epoca dello spermarca; molto spesso, infatti, il funzionamento dei testicoli si rende evidente per la prima volta durante un sogno, con l’emissione di sperma senza che il giovane stesso si sia reso conto dell’accaduto.

Leggi anche: A che età inizia a crescere il seno nelle donne?

Quali sono i cambiamenti in pubertà che avvengono in entrambi i sessi?
Aldilà del menarca per le femmine e dello spermarca per gli uomini, la pubertà si accompagna a profondi cambiamenti morfologici, funzionali e psichici comuni sia ai maschi che alle femmine, con le duvute differenze qualitative/quantitative. Per entrambi i sessi si assiste alla comparsa di peli ascellari, pubici ed anali, allo sviluppo delle ghiandole sudoripare e degli organi sessuali, all’aumento di lunghezza delle corde vocali e al cambiamento della voce; il tutto accompagnato da un rapido incremento della statura. Al termine della pubertà saranno cambiate anche le differenze nelle proporzioni tra massa ossea, massa muscolare (una volta e mezza superiori nel maschio adulto), e tessuto adiposo (due volte superiore nella femmina adulta).

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Quando si parla pubertà precoce e ritardata?
Entro certi limiti, ritardi ed anticipi nell’insorgenza della pubertà sono in genere fisiologici, ma in determinate situazioni possono nascondere una patologia (spesso di origine ormonale) od una grave alterazione organica. In genere si parla di pubertà precoce quando insorge prima degli 8 anni nella donna e dei 9 nel maschio, e di pubertà ritardata qualora non compaiano segni di sviluppo sessuale entro i 13,4 anni nella femmina ed i 14 anni nel maschio.

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Perdite bianche, gialle marroni in gravidanza: quando preoccuparsi e cosa fare?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERDITE BIANCHE GIALLE GRAVIDANZA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina AnoLe gestanti sono purtroppo accompagnate da numerosi disturbi durante l’avventura che le porterà a diventare mamme. Uno di questi disturbi, tra i più diffusi e che spesso destano preoccupazione immotivata, è avere perdite di colori diversi. A differenza di altri sintomi più famosi come nausee, gonfiori e dolori di schiena le perdite scatenano spesso reazioni di panico nelle gestanti facendo temere loro il peggio, dal momento che l’unico tipo di perdite di cui si sente solitamente parlare sono quelle legate a situazioni di rischio per il nascituro, come le minacce d’aborto o il distacco della placenta. In realtà non sempre si tratta di un sintomo pericoloso per la salute della gestante e del feto, anzi certi tipi di perdite fanno parte del normale corso della gravidanza. Spesso le perdite in gravidanza tendono a comparire spontaneamente, e altrettanto spontaneamente scompaiono. E’ possibile che esse sopraggiungano dopo qualche movimento o trauma subito dal corpo o dagli organi genitali interni. Per togliersi ogni dubbio è comunque sempre buona norma affidarsi al proprio ginecologo, che saprà fare una corretta diagnosi e quindi indicazioni su cosa fare e prescriverà un’eventuale terapia. Di seguito esamineremo le più frequenti tipologie di macchie e le cause a cui possono essere legate.

Il colore delle perdite in gravidanza indica le possibili cause

Primo importante fattore che serve a comprendere se le perdite sono normali o se bisogna preoccuparsi ed in generale cosa fare quando si manifestano è il loro aspetto, cioè come si presentano riguardo all’odore ma soprattutto al colore.

1) Perdite marroni: le perdite marroni o rossastre sono in genere perdite ematiche, nel primo caso di sangue già secco, nel secondo di sangue vivo, e possono essere del tutto innocue come possono segnalare dei rischi per la futura mamma e per il feto. Sono più frequenti nei primi mesi, in cui indicano il normale procedere della gravidanza, e spesso derivano dai cambiamenti nella conformazione delle pareti uterine; negli ultimi mesi di gravidanza invece sono un po’ più preoccupanti in quanto potrebbero indicare eventuali problemi nella crescita del feto o nel suo posizionamento prima del parto. La diagnosi corretta può farla solo il ginecologo che segue la gravidanza, pertanto è meglio recarsi da lui il prima possibile.

2) Perdite rosa: di solito sono completamente innocue; possono consistere nella normale mucosa vaginale o anche in residui di ciclo mestruale. In ogni caso, è sempre bene chiamare il ginecologo per descrivergli la consistenza delle macchie e farsi consigliare sul da farsi.

3) Perdite mucose bianche: la leucorrea, cioè la presenza di perdite mucose biancastre, è molto frequente in gravidanza, soprattutto nei primi mesi, in quanto non è che la conseguenza di tutti i cambiamenti che avvengono all’interno del corpo della donna e degli assestamenti dei suoi organi genitali interni. Per quanto possano essere fastidiose, cercare di eliminarle è inutile e dannoso: inutile, perché tenderanno a ricomparire essendo fisiologiche; dannoso, perché il liquido biancastro che si viene a formare ha un’azione protettiva sulle mucose vaginali e pertanto le preserva da eventuali infezioni.

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4) Perdite giallastre: anche le perdite giallastre sono solitamente innocue, in quanto rientrano nella normale leucorrea da gravidanza. Bisogna iniziare a preoccuparsi solo se sono maleodoranti e sono accompagnate da prurito o bruciore: in questo caso quasi sicuramente sono causate da un’infezione, per cui è meglio recarsi dal ginecologo per capire come curarla e soprattutto farci dare dei consigli sui prodotti da usare per una corretta igiene intima in gravidanza e sui possibili rimedi naturali o farmacologici.

5) Perdite verdi: le perdite verdi in gravidanza sono quelle che suscita uno stato di maggior allarme per le donne, poiché a differenza di quelle biancastre a cui si è abituate, queste risultano del tutto nuove e quindi potenzialmente pericolose. In realtà è difficile che le perdite verdi siano sintomo di una minaccia d’aborto, è molto più probabile che siano sintomo di infezioni vaginali come la candida, fastidiosa per la mamma ma, se ben curata, senza nessuna conseguenza per il feto.

6) Trasparenti e acquose: le perdite di liquido trasparente simile ad acqua possono avere origini molto diverse; può trattarsi di una conseguenza dell’aumentata lubrificazione degli organi genitali interni, così come può trattarsi di perdita di urina, in quanto il feto crescendo preme maggiormente sulle pareti della vescica. Oppure può trattarsi di liquido amniotico, e in questo caso il liquido sarà molto abbondante oppure dalla fuoriuscita lenta ma continua, e accentuata da ogni minimo movimento del corpo; questo tipo di perdita indica che si sono rotte le acque e il bimbo è pronto per nascere.

Possibili cause di perdite durante la gravidanza

1) Perdite dopo il rapporto: se avete avuto delle perdite dopo un rapporto sessuale, sappiate che è normale in quanto il collo dell’utero è molto più sensibile alle stimolazioni, per cui la prossima volta dovrete fare molta più attenzione, e in ogni caso evitare di avere altri rapporti finché le perdite non si saranno attenuate. A differenza di quanto si pensa comunemente, non vi sono controindicazioni particolari nell’avere dei rapporti durante la gravidanza, anzi, secondo alcune ricerche il piacere fisico della mamma apporta dei benefici al feto, soprattutto nelle ultime settimane di gestazione; tuttavia è sempre meglio consultarsi con il proprio ginecologo che saprà consigliare i futuri genitori in base al tipo di gravidanza in atto, ad esempio potrebbe sconsigliare i rapporti in caso di gravidanza a rischio.

2) Perdite dopo visita ginecologica: se avete fatto una visita ginecologica interna e una volta arrivate a casa notate delle perdite ematiche o mucose non allarmatevi, in quanto la mucosa vaginale diventa molto sensibile alle sollecitazioni, quindi tende a sfaldarsi ad ogni minimo contatto; potrebbe anche trattarsi della rottura di qualche capillare, che provoca una piccola perdita di sangue.

3) Perdite prima del parto: qualche giorno prima del parto il tappo mucoso che isola l’utero dall’ambiente esterno tenderà a sfaldarsi, finendo in vagina per essere espulso attraverso delle perdite che la futura mamma ha così modo di constatare, per prepararsi alla fine della gravidanza; tali perdite possono essere accompagnate da macchioline di sangue o macchie marroncine.

4) Rottura delle acque: l’ultima perdita prima del parto è quella del liquido amniotico, quando si rompono le acque: il chiaro segnale che il travaglio è iniziato e bisogna pertanto correre in ospedale a far nascere il bambino!

In quale trimestre sono avvenute le perdite?

Per capire la natura e la gravità delle perdite in gravidanza, oltre che il colore e come sono è importante considerare anche il momento in cui esse si presentano, cioè se durante il primo, il secondo o il terzo trimestre. In alcune periodi infatti le perdite possono considerarsi quasi fisiologiche, naturalmente però bisogna sempre prestare attenzione a quantità e colore.

1) Primo trimestre: se le perdite si presentano nel primo trimestre, in particolare nel primo mese, sono praticamente normali, spesso sono addirittura il primo sintomo attraverso il quale la futura mamma si accorge di essere incinta. Nella maggior parte dei casi si tratta di piccole perdite ematiche, che non raggiungono l’intensità del flusso mestruale, la loro comparsa può portare la donna a sottoporsi al test di gravidanza o ad un prelievo del sangue per verificare l’effettiva gravidanza. Tali piccole perdite ematiche possono protrarsi fino al terzo mese e sono generalmente innocue, in quanto indicano che l’embrione si è impiantato nell’utero; bisogna preoccuparsi solo se diventano molto intense e frequenti: in questo caso è meglio recarsi il prima possibile al più vicino Pronto Soccorso. Se invece si tratta di perdite di liquido bianco, esse sono normali e indicano che la gravidanza procede correttamente; solo nel caso in cui si accompagnino a bruciori o pruriti intimi potrebbero rivelare un’infezione e quindi è meglio recarsi dal proprio ginecologo.

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2) Secondo trimestre: nel secondo trimestre di gravidanza le perdite di qualunque tipo tenderanno a diminuire, in quanto il feto è ormai ben impiantato nell’utero, infatti si riduce il rischio di aborto spontaneo. Se si verificano delle perdite ematiche, è bene recarsi subito al pronto soccorso per escludere eventuali patologie, infatti potrebbe trattarsi di un distacco della placenta, che si posiziona in modo anomalo rispetto alle pareti dell’utero, ma che se presa in tempo non ha conseguenze per il feto né per la mamma; potrebbe trattarsi anche di placenta previa, cioè di un posizionamento anomalo della placenta nella parte bassa dell’utero, piuttosto che in quella alta come avviene normalmente, ma non vi sarebbero conseguenze se non l’obbligo del parto cesareo per la futura mamma; oppure potrebbero essere semplici minacce d’aborto, risolvibili con il riposo assoluto e la modifica di uno stile di vita sregolato. Infine, si potrebbe trattare di aborto spontaneo vero e proprio, ma in tal caso le perdite sono molto abbondanti o comunque continue, e accompagnate da dolori molto forti, per cui ci si reca immediatamente al Pronto Soccorso.

3) Terzo trimestre: nel terzo trimestre ritorna nuovamente una presenza accentuata di perdite vaginali, sia biancastre che acquose, legate a cause naturali, solo che spesso in questa fase aumenta la paura delle donne che avvicinandosi la data del parto temono la rottura delle acque. In realtà la rottura delle acque è continua e molto abbondante, per cui non è paragonabile a nessuna delle perdite sperimentate in gravidanza. Oltre che perdite acquose e biancastre in queste settimane della gravidanza potrebbero presentarsi frequentemente anche delle perdite ematiche poiché il collo dell’utero è molto sensibile e quindi tende a sfaldarsi con molta facilità; l’unico caso in cui preoccuparsi è se le perdite raggiungono una notevole intensità, in tal caso potrebbe trattarsi di un parto prematuro e pertanto è bene anche in questo caso recarsi subito al Pronto Soccorso.

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Perdite in gravidanza: quando preoccuparsi?

Le perdite in gravidanza possono essere sintomo di una patologia facilmente risolvibile o anche molto seria, per cui è sempre bene non sottovalutarle e accertarsi della natura di tali perdite rivolgendosi al ginecologo di fiducia. Esse, infatti, possono essere innocue ma anche un primo segno di minaccia di aborto.

1) Mestruo: talvolta accade che le mestruazioni continuino anche in gravidanza; questo perché il nostro corpo si basa su una sorta di memoria interna e pertanto continua ad espellere puntualmente ogni mese ciò che rimane dei cicli precedenti. Tuttavia non si tratta di una situazione da sottovalutare, in quanto le perdite ematiche in gravidanza possono essere anche sintomo di patologie serie.

2) Fibroma o polipo: a volte può capitare che le perdite siano dovute a uno o più polipi o fibromi, due diversi tipi di tumori benigni situati di solito sulle pareti del collo dell’utero, che di per sé non sono dannosi ma possono essere fonte di grande preoccupazione per le future mamme. In genere le perdite causate da un polipo o da un fibroma sono marroncine o rosate e completamente innocue.

3) Fecondazione assistita: nel caso la gestante sia stata sottoposta a fecondazione assistita, è abbastanza comune che si presentino delle perdite, in genere rosso scuro o marroncine, che si verificano a causa dei traumi subiti dalla vagina, sollecitata attraverso una tecnica di per sé innaturale, oppure potrebbe trattarsi di normali perdite da impianto. Tuttavia è anche possibile che siano il sintomo che l’embrione è stato espulso e quindi la gravidanza non è andata a buon fine. L’unico modo per conoscere la verità è aspettare l’esito degli esami e il conseguente responso del medico.

4) Infezione: se le perdite sono giallastre o verdastre, mucose e maleodoranti, e se sono accompagnate da bruciori o prurito, molto probabilmente la gestante ha contratto un’ infezione intima. La più comune delle vaginiti è la candidosi, che è provocata da un fungo che attacca i tessuti, e che tuttavia non è pericolosa per il feto. Per prevenire queste infezioni, è molto importante che la futura mamma segua una scrupolosa igiene intima: niente slip elasticizzati, perizoma, tanga, e via libera invece ad indumenti di cotone, che non comprimano troppo la pelle; inoltre sarebbe buona norma lavarsi ogni volta che si va in bagno ma semplicemente con l’acqua, in quanto i detergenti possono svolgere l’effetto contrario.

5) Distacco della placenta: il distacco della placenta si ha quando la placenta si distacca dalle pareti uterine, ma nella maggior parte dei casi non ha conseguenze gravi per la prosecuzione della gravidanza. Le perdite ematiche sono uno dei sintomi principali del distacco di placenta, non sono pericolose se prese in tempo, la gestante infatti dovrebbe recarsi immediatamente dal proprio ginecologo o ad un pronto soccorso per prendere gli opportuni provvedimenti.

6) Gravidanza extrauterina: si tratta di una gravidanza, detta anche ectopica, in cui l’embrione non si annida nell’utero ma al suo esterno, nelle tube di Falloppio; pertanto non potrà essere portata a termine normalmente ma dovrà essere interrotta, o aspettando che si risolva normalmente, oppure intervenendo attraverso farmaci o nei casi più estremi chirurgicamente. Le perdite che indicano una gravidanza extrauterina compaiono in genere alla settima o ottava settimana di gestazione, e consistono in perdite ematiche associate a forti dolori e crampi al basso ventre.

7) Minacce d’aborto o aborto spontaneo: in entrambi i casi si hanno perdite ematiche che sono indice di una situazione di pericolo, con la differenza che nella minaccia d’aborto le perdite sono meno abbondanti e accompagnate da dolori più blandi, mentre nel caso di un aborto già in corso le perdite sono molto abbondanti e accompagnate da dolori e crampi molto forti. L’unico rimedio per evitare minacce d’aborto successive è quello di trascorrere i rimanenti mesi nel riposo più totale, mentre una terapia prescritta molto frequentemente è l’assunzione di progesterone, un ormone che aiuta il regolare proseguimento della gravidanza, sotto forma di compresse, iniezioni o ovuli da inserire in vagina. Altri due rimedi molto utilizzati sono l’aspirinetta e l’eparina, due farmaci anticoagulanti che, come il progesterone, riducono le minacce di aborto, contribuendo in questo caso alla fluidificazione del sangue.

Diagnosi, cure e rimedi delle perdite in gravidanza

Come ripetuto più volte nonostante il più delle volte non ci sia motivo di allarmarsi la prima cosa che una donna dovrebbe fare quando si manifestano perdite di ogni genere in gravidanza è rivolgersi al suo ginecologo per capire esattamente cosa sono ed escludere l’eventualità di possibili cause patologiche. Di solito gli accertamenti prescritti dal ginecologo saranno: analisi del sangue, in particolare del valore beta hcg, l’ormone della gravidanza, associate ad un’ecografia, per verificare che il bambino sia in salute e che le perdite non siano sintomatiche di complicazioni della gravidanza. Nel caso in cui le perdite siano sintomo di una gravidanza a rischio, la gestante verrà obbligata al riposo forzato e assoluto fino al termine della gravidanza. Nel caso invece le perdite siano sì fastidiose, ma senza alcuna conseguenza grave per la gestante, l’unica soluzione è imparare a conviverci, e magari utilizzare un salvaslip per quelle più abbondanti. Spesso si sente attraverso il passaparola di rimedi naturali come lavande vaginali a base di yogurt o di bicarbonato per alleviare le perdite: in realtà è meglio evitare qualsiasi agente esterno a contatto con gli organi genitali, e limitarsi ad assumere solo i farmaci prescritti dal ginecologo.

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A che età inizia la menopausa? Menopausa precoce e tardiva: cause e cure

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma A CHE ETA INIZIA MENOPAUSA PRECOCE Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina Ano.jpgCos’è la menopausa?
La menopausa è l’evento fisiologico che corrisponde al termine del ciclo mestruale e quindi dell’età fertile della donna: le ovaie non producono più follicoli ed ormoni estrogeni.

Quando si verifica la menopausa?
La menopausa spontanea, o fisiologica, si verifica normalmente in un periodo che oscilla tra i 45 ed i 50 anni.

Premenopausa, postmenopausa o perimenopausa
Il termine premenopausa indica il periodo precedente l’ultima mestruazione; postmenopausa indica il tempo successivo l’ultima mestruazione. Per Perimenopausa intendiamo un periodo più esteso rispetto alla premenopausa, che si esaurisce dopo un anno all’atto della menopausa.

Gli anni che precedono la menopausa ed i disturbi tipici
Negli anni che precedono la menopausa, le irregolarità del ciclo mestruale sono piuttosto comuni e spesso accompagnate ad un tipico corteo sintomatologico (vampate di calore, sbalzi di umore, secchezza vaginale, bassa libido, episodi di incontinenza ecc.). Tutti questi piccoli, grandi, disturbi riflettono modifiche dell’assetto ormonale della donna. Lievi disfunzioni endocrine iniziano a diminuire la fertilità già intorno ai 30-35 anni ed è proprio in questa fase della vita che possono fare la loro comparsa i primi cicli irregolari; per lo stesso motivo, a partire da quest’età la ricerca di un figlio si rende generalmente più difficoltosa.

Quando si verifica la menopausa precoce e prematura?
Si parla di menopausa precoce quando la menopausa si instaura prima dei 40 anni mentre si parla di menopausa prematura se la menopausa avviene tra i 40 ed i 45 anni. Nelle menopause precoci e premature, i sintomi e disturbi descritti nel paragrafo precedente sono generalmente più intensi e fastidiosi rispetto alla norma.

Cause di menopausa precoce
La causa più comune di menopausa precoce è la rimozione chirurgica delle ovaie, che si rende necessaria, ad esempio, in presenza di cisti o tumori ovarici. Anche la cura di certe forme tumorali, per esempio attraverso la radio o la chemioterapia, è causa frequente di menopausa precoce. Vi sono poi tutta una serie di condizioni patologiche, su base immunitaria, infettiva, tumorale, genetica ed endocrina, che possono portare al medesimo risultato.
Riguardo alla genetica, si ritiene che ogni donna nasca con un corredo di ovuli ben determinato, ma soggettivo e influenzato da elementi genetici (il che spiegherebbe come mai l’età di insorgenza sia spesso simile tra donne appartenenti allo stesso nucleo famigliare). Subito dopo la nascita, alcuni di questi follicoli, subiscono un processo involutivo mentre altri rimangono quiescenti fino alla pubertà . Da questo momento in poi la donna inizia ad attingere al proprio corredo di cellule uovo, esaurito il quale entrerà in menopausa. Ad ogni ciclo i processi maturativi interessano più follicoli ma si completano soltanto per uno, mentre gli altri regrediscono rapidamente.

Esiste un rapporto tra età della prima mestruazione e menopausa?
Non sembra esservi correlazione certa tra età di comparsa della prima mestruazione, detta menarca, e quella in cui si entra in menopausa; non è quindi detto che una donna con alle spalle una pubertà precoce debba per forza perdere anzitempo la propria fertilità, anzi. E’ invece dimostrato, sempre a causa dell’effetto predisponente degli estrogeni, che un menarca (comparsa della prima mestruazione) precoce si accompagna ad un incrementato rischio di sviluppare un carcinoma mammario.

Fattori di rischio che anticipano la menopausa
1) Fumo di sigaretta attivo/passivo: può indurre nella donna un’anticipazione dell’evento di 1,5-2 anni. La quantità di assunzione (numero di sigarette) e la durata di assunzione sono strettamente correlate alla diminuzione dell’età rispetto all’evento, in pratica più si fuma e da più tempo si fuma e più la menopausa si manifesterà prima del dovuto;
2) alimentazione: una alimentazione ricca di grassi e povera di vitamine e sali minerali può far anticipare la menopausa;
3) indice di massa corporea inferiore a quello ideale;
4) abuso di alcool;
5) bassa statura.

Quando si verifica la menopausa tardiva o ritardata?
Si parla di menopausa ritardata quando l’età della donna è superiore ai 52 anni, tardiva se superiore ai 56 anni.

Quali sono i rischi di una menopausa tardiva?
La menopausa tardiva rappresenta uno dei fattori di rischio per lo sviluppo del tumore al seno; vari studi hanno mostrato che nelle donne che entrano in menopausa in ritardo rispetto alla media, il rischio di contrarre un tumore mammario raddoppia; si ritiene che ciò dipende dal fatto che le ghiandole mammarie risultano esposte agli estrogeni per un periodo di tempo maggiore.

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Diagnosi della menopausa e diagnosi differenziale
Affinché la diagnosi sia certa si deve attendere un anno dall’ultima mestruazione, ma trascorsa metà di questo periodo le probabilità che la donna sia in menopausa sono decisamente elevate; tuttavia, in soggetti di età inferiore ai 50 anni è necessario eseguire accertamenti per verificare un’eventuale gravidanza. Se lo specialista sospetta la presenza di menopausa precoce può richiedere l’esecuzione di vari esami clinici sia ematochimici (FSH, 17 beta estradiolo, inibina B, ormone antimulleriano, DHEA) e strumentali (ecografia pelvica o transvaginale; eventualmente può essere richiesta anche una mineralografia ossea computerizzata). Altri esami diagnostici che il ginecologo potrebbe richiedere sono l’indagine cromosomica mediante cariotipo (serve a verificare l’eventuale presenza di alterazioni genetiche) e lo screening anticorpale (per esempio di dosaggio degli anticorpi antiovaio, antisurrene, antitiroide ecc.).
Esistono infine alcune patologie la cui sintomatologia è molto simile a quella che viene riscontrata nelle donne in menopausa; fra queste ricordiamo: ipotiroidismo, ipertiroidismo, sindrome dell’ovaio policistico, carcinoma uterino, ipopituitarismo, iperpituitarismo.

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Modificazioni endocrine in menopausa

Terapia ormonale sostitutiva in menopausa: a che serve?
La terapia ormonale sostitutiva, oltre a contrastare i piccoli disturbi e innalzare notevolmente la qualità della vita, permette di limitare l’aumento della probabilità di contrarre malattie cardiovascolari e di alcune patologie (tumore al colon, osteoporosi).
La ragione è da ricercarsi nell’effetto protettivo degli estrogeni femminili naturalmente prodotti in età fertile rispetto a tali patologie. Per esempio facilitano l’assorbimento del calcio da parte delle ossa: in menopausa tale effetto protettivo cessa e, come accennato in precedenza, l’apparato scheletrico diventa più fragile e può insorgere l’osteoporosi. Inoltre è provata la capacità degli ormoni femminili di abbassare l’indice di rischio cardiovascolare, aumentando la quantità di colesterolo ad alta densità (HDL) e abbassando quello a bassa densità (LDL).
La terapia sostitutiva mira a integrare il deficit di ormoni estrogeni, non più sintetizzati dal corpo femminile: possono essere assunti assieme a progestinici per contrastare gli effetti indesiderati sull’endometrio indotti da una terapia basata esclusivamente su estrogeni.
La somministrazione dei due tipi di ormoni può essere concomitante o sequenziale, in trattamenti ciclici (con 7 giorni di interruzione per ogni mese) o continui (senza interruzione). Le vie di somministrazione possono essere quella orale, con pillole simili a quella anticoncezionale, cutanea, con dispositivi inseriti sotto la cute, e transdermica (cerotti, particolarmente indicati nei soggetti ipertesi per il basso impatto a livello epatico).
La terapia sostitutiva non può essere somministrata a donne con malattie cardiovascolari, tromboflebiti, tumori sensibili agli estrogeni. Chi non presenta controindicazioni può assumere la terapia sostitutiva senza limiti di tempo, pur monitorando la salute con controlli periodici per valutare i rischi e i benefici associati alla terapia.

Terapia ormonale sostitutiva: quali farmaci si usano?
Fra i farmaci utilizzati si ricordano l’estradiolo (un estrogeno; controllo della sintomatologia associata alla menopausa e prevenzione dell’osteoporosi), l’estriolo (un estrogeno; riduzione dei sintomi associati alla carenza estrogenica), il medrossiprogesterone acetato (un progestinico; migliora il profilo lipemico e riduce il rischio di insorgenza di malattie coronariche), il progesterone (progestinico; riduzione dei sintomi associati alla menopausa), l’etinilestradiolo (un estrogeno; controllo dei sintomi che caratterizzano la menopausa e prevenzione dell’osteoporosi) e il tibolone (principio attivo con attività estrogenica, progestinica e lievemente androgenica; riduzione dei disturbi della menopausa associati a osteoporosi e trattamento dei sintomi vasomotori).
Altri tipi di farmaci che possono venire prescritti alle donne in menopausa sono i modulatori selettivi dei recettori estrogenici (per controllare i sintomi associati alla condizione; esplicano anche un’attività ipocolesterolemizzante), gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (esercitano un effetto antidepressivo e sono in grado di controllare i sintomi vasomotori che sono associati alla menopausa) e gli ipertensivi.

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L’orgasmo e le altre fasi del ciclo di risposta sessuale

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO AMORE COPPIA SESSO SESSUALITA ABBRACCIO MATRIMONIO MASTURBAZIONE ORGASMOL’orgasmo è una situazione psicofisica che porta l’individuo, sia di sesso maschile che femminile, a vivere il massimo grado dell’espressione del piacere erotico-sessuale. Esso è inoltre la parte finale del cosiddetto ‘ciclo di risposta sessuale’ che si compone di tre fasi più una:

  • l’eccitamento,
  • il plateau,
  • l’orgasmo,
  • fase di rilassamento della tensione sessuale detta risoluzione.

Tale percorso è stato individuato e descritto da William Masters e Virginia Johnson, i fondatori della sessuologia moderna. Più dettagliatamente, vi è una fase ancora precedente all’eccitamento, la fase del desiderio, nella quale l’uomo e la donna attivano la parte cognitiva rispetto alla sessualità attraverso l’immaginazione; nella fase dell’eccitamento, invece, si attiva la parte più corporea e maggiormente legata alla risposta fisiologica della sessualità (l’erezione nell’uomo e la lubrificazione, ad esempio, nella donna), a seguito di stimoli erotici e fisici e stimoli sensoriali. Il perdurare dell’eccitazione fisica, detta plateau, è il presupposto dell’orgasmo, il picco massimo del ‘ciclo di risposta sessuale’ cui segue la fase di risoluzione, ove si assiste ad un ritorno alla normalità e ad uno stato di quiete, coincidente con una detumescenza dei corpi cavernosi per quanto riguarda il pene e una non lubrificazione per quanto riguarda la donna.

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Rimanere incinta: i 30 migliori consigli alla coppia per aumentare le possibilità di gravidanza

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO GRAVIDANZA PANCIA MATERNITA MAMMA GINECOLOGIA CONCEPIMENTO PARTO PANCIONE FIGLIO MADREAvere un bambino è per la coppia un passo importante, purtroppo alle volte il concepimento tarda ad arrivare: ecco oggi una lunga lista coi trenta migliori consigli medici per la coppia per cercare di aumentare di molto la probabilità di una gravidanza. Prima però un rapido ripasso su quali possono essere cause di impedimento a rimanere incinte.

Leggi anche questo importante articolo che ti aiuterà a capire se è già in corso una gravidanza: Capire se sono incinta: i primi sintomi di gravidanza

Colpa dell’uomo, della donna o di entrambi? Possibili cause della difficoltà del concepimento
Rimanere incinta non è semplice come la maggior parte delle persone sembra pensare, soprattutto per le coppie in età non più giovanissima. In circa un terzo dei casi, il problema riguarda la donna – forse lei non ovula regolarmente, o forse i suoi liquidi vaginali sono ostili allo sperma. In un altro terzo delle coppie sterili, il problema riguarda l’uomo. Potrebbe esserci ad esempio una patologia che interferisce nella produzione di spermatozoi determinando un calo di numero o di qualità degli stessi. In questo caso è utile effettuare uno spermiogramma, leggi questo articolo: Astenospermia: spermiogramma, spermatozoi deboli e fattori che influenzano la loro motilità
In un altro terzo dei casi il problema riguarda entrambi i partner oppure è idiopatico, cioè risulta sconosciuto. In ogni caso – se la donna è giovane cioè fino ai 38 anni – si aspetta un anno di tentativi prima di avviare accertamenti per ricercare eventuali cause di infertilità di coppia. Durante questo anno si può mettere in pratica qualche piccolo accorgimento che ci permette di aumentare la possibilità di rimanere incinta.

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1) Conosci il tuo ciclo
Il ciclo ovarico di una donna fertile dura 28 giorni circa. Durante questo arco di tempo il momento propizio per una gravidanza è intorno a metà ciclo, quando generalmente si verifica l’ovulazione, ovvero quando l’ovaio libera l’oocita pronto per essere fecondato da uno spermatozoo. Avere rapporti sessuali in questo periodo del mese (anche prima per la verità visto che gli spermatozoi dopo l’eiaculazione rimangono vitali a lungo) aumenta la probabilità di rimanere incinta. Si consigliano dunque rapporti mirati ovvero rapporti sessuali a giorni alterni in quella settimana circa che va dall’11° al 18° giorno del ciclo.

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2) Misurazione della temperatura basale ed osservazione del muco cervicale
Occorre misurare la temperatura corporea tutti i giorni alla stessa ora, preferibilmente al mattino. Intorno all’ovulazione la temperatura aumenta di 0,5-1 grado. Il muco cervicale nel periodo peri-ovulatorio diventa denso e filante. L’osservazione costante del muco secreto dai genitali permette di identificarne le caratteristiche e di cogliere i cambiamenti di densità e consistenza che si verificano nel corso del ciclo ovarico.

Leggi anche: Acido folico (vitamina B9): a cosa serve, in quali alimenti trovarlo e perché è importante PRIMA e durante la gravidanza

3) Dosaggio di ormoni sessuali sull’urina
L’ovulazione è caratterizzata da un determinato livello di ormoni circolanti. Questo particolare momento del ciclo ovarico è il meccanismo sfruttato da metodi contraccettivi, che dosano gli ormoni presenti nelle urine e identificano il picco di fertilità di una donna. Questo metodo può essere utilizzato al contrario, ovvero sfruttando le informazioni per avere rapporti sessuali mirati durante il periodo più fecondo per un concepimento.

4) Mantenere un peso sano
Donne e uomini estremamente magri o obesi hanno spesso alterazioni ormonali che influiscono negativamente sulla loro fertilità. Nelle donne molto magre ad esempio c’è il rischio che si possa fermare del tutto l’ ovulazione a causa di un netto calo nei livelli degli estrogeni mentre negli uomini obesi cala di molto la qualità degli spermatozoi. Il mio consiglio è quello di mantenere un peso sano.

5) Vitamina B12
La vitamina B12 è particolarmente importante per gli uomini con un numero di spermatozoi inferiore a 20 milioni per millilitro; in questo caso hanno bisogno di 1.000 microgrammi di vitamina B12 al giorno sotto forma di supplemento oppure da apportare con gli idonei alimenti dietetici. Buone fonti naturali di vitamina B12 sono carne bovina, uova, latte e frutti di mare, e in particolare il fegato di manzo. Anche le donne come è stato dimostrato hanno bisogno della vitamina B12 per una buona salute generale.

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6) Dieta proteica
Anche la dieta influenza la capacità riproduttiva di una donna. Sembra che le proteine sia animali che vegetali migliorino la ricettività dell’utero agli estrogeni, aumentandone la capacità di accogliere il prodotto del concepimento. Quindi mettiamo a tavola carni bianche, pesce, uova ma anche latticini e legumi accompagnati da verdura, meglio se a foglia verde, ricca di acido folico, cercando di contenere eccessi di carboidrati e lipidi.

7) Lo zinco
Questo elemento minerale si trova in piccole quantità in ogni parte del corpo umano, ed è essenziale per avere un adeguato numero di spermatozoi sani, buoni livelli di testosterone ematico, e una prostata sana quanto funzionale. Inoltre tale minerale aumenta la mobilità degli spermatozoi in modo da essere in grado di raggiungere il loro obiettivo. Lo zinco può essere assunto anche sotto forma di supplemento o all’interno di una miscela integrativa multiminerale. Fonti naturali di zinco sono presenti nel manzo, maiale, agnello, tacchino, polpa di granchio, salmone, pollo, ostriche e aragoste. La dose ottimale nell’assunzione di zinco al fine di ottimizzarne le sue funzioni, qui sopra citate, è di circa 30 mg due volte al giorno.

8) Non fumate
Gli uomini che fumano hanno tipicamente un numero di spermatozoi inferiore rispetto alle loro controparti non-fumatori. Analogo effetto negativo dicasi per le fumatrici, infatti queste, spesso, producono meno ovuli vitali e possono anche andare incontro ad una precoce insorgenza della menopausa. Inoltre, una volta che la donna è arrivata in stato di gravidanza, dovrà eliminare le cattive abitudini, perché il fumo nuoce gravemente ad entrambe (donna e nascituro). Ecco qui tutti i miei articoli sullo smettere di fumare

9) Utilizzate la doccia e non la vasca da bagno
Gli uomini che utilizzano la vasca da bagno hanno un numero di spermatozoi inferiore rispetto ai maschi che invece fanno uso della doccia; infatti le alte temperature dell’acqua non sono favorevoli alla spermatogenesi. La nascita di nuovi spermatozoi è infatti favorita da una temperatura non troppo alta, non a caso i testicoli sono situati nello scroto, all’esterno del corpo dell’uomo, dove la temperatura è inferiore al resto del corpo. La stessa regola vale per le vasche idromassaggio, bagno turco e saune.

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10) Aumentate la frequenza dei vostri rapporti sessuali
Sembra un consiglio banale ma molti non gli danno la giusta importanza. Dovete avere rapporti sessuali frequenti, cioè almeno ogni 48 ore nel corso dei cinque giorni precedenti l’ovulazione. Tuttavia, aumentare troppo i rapporti sessuali, potrebbe avere effetti negativi poiché ad ogni eiaculazione ravvicinata il numero di spermatozoi diminuisce mentre potrebbe aumentare il vostro “stress” che non favorisce di certo il concepimento.

Leggi anche: Probabilità di rimanere incinta: l’età maschile è importante quanto quella femminile nel determinare la capacità riproduttiva della coppia

11) Riposatevi e sfruttate la forza di gravità
Fate una pausa dopo il rapporto sessuale. Le donne dovrebbero rimanere sdraiate, con i glutei sollevati da un cuscino, per circa 30 minuti. La forza di gravità aiuterà gli spermatozoi a raggiungere la destinazione desiderata.

12) Limitate la caffeina
Troppa caffeina può influire negativamente sulla fertilità della coppia: entrambi dovrebbero limitare il loro consumo di caffeina bevendo al massimo due tazzine di caffè o di the al giorno. Per gli uomini, la caffeina può ridurre il numero degli spermatozoi, aumentare l’incidenza di anomalie cromosomiche, e ridurre la mobilità degli spermatozoi. Per le donne, troppa caffeina può creare problemi alle tube di Falloppio. Oltre a caffè, the, coca cola ed altre bevande analcoliche, la caffeina si trova anche nel cioccolato, nel cacao ed in alcuni farmaci ed integratori termogenici. Superate le due tazzine vi consiglio di passare ad un sano succo di frutta fatto in casa, al latte scremato o all’acqua.

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13) Bere il the
Diversi studi rivelano che le donne che bevono almeno mezza tazza di the al giorno al posto del caffè hanno il doppio delle probabilità di concepire rispetto a coloro che non ne bevono affatto. La ragione può dipendere dal fatto che i composti polifenolici del the inibiscono l’instaurarsi di anomalie a livello dei cromosomi. Non esagerate – limitate il consumo di the a due tazze al giorno.

14) Evitate gli alcolici
Il numero e la qualità degli spermatozoi può essere pregiudicato dal consumo di alcol. L’alcol entra nel testicoli attraverso la circolazione sanguigna e può avere un impatto negativo sulla qualità e sulla quantità dello sperma; infatti gli alcolisti spesso hanno uno sperma che contiene spermatozoi con frequenti problemi malformativi, specie a livello della coda: ciò significa un danneggiamento sulla capacità natatoria dello spermatozoo. Inoltre, l’alcol diminuisce la produzione di testosterone.

15) Evitate gli slip troppo stretti e “caldi”
Le parti intime maschili devono essere mantenute fresche e libere per i motivi che dicevo al punto 9. Non indossate troppo spesso indumenti atletici o pantaloncini stretti da bike per la stessa ragione.

Siamo solo a metà dell’articolo, per scoprire gli altri 15 consigli vitali per rimanere facilmente incinta, segui questo link: Rimanere incinta: i 30 migliori consigli alla coppia, seconda parte

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