Perché viene la forfora? Cure mediche, rimedi casalinghi e prevenzione

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA TRISTE DEPRESSIONE TRISTEZZA CAPELLI PENSIERI PAURA FOBIAE’ un problema diffusissimo e molto fastidioso che – pur non essendo grave – è comunque fonte di estremo disagio per chi ne è colpito: sto parlando della forfora. Ma cos’è di preciso la forfora? La forfora, conosciuta anche come Pityriasis capitis (pitiriasi del capo) è un disturbo molto comune del cuoio capelluto che consiste nella sua desquamazione frequente e copiosa.
Il processo di desquamazione è naturale per l’epidermide, tuttavia quando si parla di forfora ci si riferisce a una desquamazione eccessiva in cui il cuoio capelluto produce squame grandi e visibili di colore bianco/giallastro (che si staccano in numerose unità finendo sui vestiti, creando il cosiddetto effetto neve).
Oltre a un evidente problema estetico, la forfora provoca sovente anche disagio fisico, in quanto spesso è accompagnata da seborrea (eccessiva secrezione sebacea), prurito, arrossamento e lesioni da grattamento che possono anche sanguinare e diventare fastidiose e dolorose, generando anche crosticine dure. La forfora è un disturbo che colpisce un’elevata percentuale della popolazione maschile (meno quella femminile), ma trattandosi di un problema che non ha particolari implicazioni patologiche, non si hanno dati certi sulla sua reale diffusione.

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Sintomi e segni della forfora

La forfora è di per sé un segno; le caratteristiche della forfora ed i sintomi e segni ad essa associati, sono principalmente sei:

  • Desquamazione con deposizione delle squame sugli abiti (effetto neve).
  • Prurito intenso e continuo, anche di notte.
  • Seborrea: ipersecrezione sebacea che causa deposizione di sebo in eccesso sul cuoio capelluto e che può generare caduta precoce di capelli
  • Arrossamento del cuoio capelluto.
  • Lesioni sanguinanti e doloranti.
  • Crosticine: il grattamento cronico causato dal prurito, soprattutto con unghie robuste e taglienti, porta a lesioni sanguinanti ed il sangue coagulato dà origine a crosticine dure e marroncine, visibili se i capelli sono radi.

La forfora colpisce solo i maschi?

La forfora è un problema che interessa principalmente i maschi; gli uomini, infatti, hanno la tendenza a produrre superiori quantità di sebo, probabilmente perché nell’uomo è più elevata la presenza di ormoni androgeni: ciò può causare la presenza della forfora non solo tra i capelli, ma anche tra i peli della barba. Pur colpendo generalmente il sesso maschile, anche le donne possono soffrirne, soprattutto in quelle che hanno una elevata produzione di testosterone.

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In che età si può verificare?

La forfora può verificarsi in qualsiasi età a partire dalla pubertà, fino alla vecchiaia, tuttavia il periodo di massima incidenza è quello che va dai 15 ai 40 anni, dopodiché il disturbo tende a regredire; il fenomeno è osservabile anche nei bambini e negli anziani, ma si tratta di evenienze piuttosto rare.

Differenze tra forfora grassa e forfora secca

Una comune distinzione della forfora e quella fra forfora secca e forfora grassa:

  • forfora secca: è più frequente nei mesi invernali, nel sesso maschile e in genere non è collegata a caduta dei capelli. Sintomo frequente è il prurito (da cui il grattamento);
  • forfora grassa: è caratterizzata dalla presenza di un’intensa seborrea che tende a trattenere le squame furfuracee, impedendone l’allontanamento dal cuoio capelluto. Spesso la forfora grassa evidenzia una dermatite seborroica ed è frequentemente associata a caduta dei capelli.

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Cause e fattori di rischio della forfora

L’eziologia della forfora non è ancora del tutto chiara. Entrambi i tipi di forfora, quella secca e quella grassa, sono caratterizzati dalla presenza di focolai infiammatori, costituiti da gruppi di cellule che, probabilmente richiamate da microrganismi, rilasciano sostanze che contrastano l’infezione. Tali sostanze (mediatori chimici dell’infiammazione) alterano l’ambiente del derma e originano una maggiore desquamazione. Come si intuisce, la causa della forfora è una infiammazione cronica locale del cuoio capelluto, il problema però sta nel capire cosa genera questa infiammazione, cioè la causa a monte.
Per molti ricercatori la causa sarebbe un lievito del genere Pityrosporum, scoperto da Malassez (un istologo francese) più di cento anni fa. Normalmente questo microrganismo costituisce il 45% della flora residente sul cuoio capelluto dei soggetti normali. In caso di forfora la sua presenza sale fino al 75%. Non è chiaro però se l’aumento della percentuale causa l’infiammazione locale o ne è una conseguenza.
Restano pertanto valide le altre ipotesi, dalle disfunzioni delle ghiandole sebacee in fase di secrezione a diversi fattori legati all’alimentazione, da problemi connessi alla digestione e al metabolismo dei grassi, da alterazioni ormonali sino ai classici disturbi psicologici quali stress o ansia. Per quanto riguarda l’alimentazione, se è vero che è spesso trascurata e non sempre in linea con le necessità dell’organismo, è altresì vero che difficilmente spiegherebbe il motivo di una diffusione così sbilanciata verso il sesso maschile, cosa che invece potrebbe essere spiegata da problemi legati agli ormoni androgeni (ormoni sessuali maschili, come il testosterone). Molto interessante è il fatto che soggetti trattati con cortisonici (per altre patologie) hanno avuto periodi di remissione dalla forfora; ciò potrebbe indicare un origine probabilmente autoimmune del problema: in questo caso il problema sarebbe determinato da una sistema immunitario alterato che colpirebbe, per errore, il tessuto self, cioè il tessuto sano dell’organismo, che normalmente non viene attaccato dal sistema immunitario.
Ricordiamo infine altre possibili cause secondarie legate all’igiene dei capelli, come l’impiego di shampoo non ottimali o l’eccessivo uso che si fa dell’asciugacapelli o di lozioni e gel che possono alterare l’equilibrio fisiologico dello strato cutaneo. Scarsa igiene e forti stress psico-fisici prolungati, possono aumentare le possibilità di soffrire della forfora. La forfora è un possibile sintomo di dermatite seborroica.

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La forfora è una malattia o un sintomo?

La forfora non va considerata una malattia, bensì un sintomo (più correttamente un “segno”) di altre patologie e/o condizioni sottostanti che determinano l’infiammazione locale cronica che porta alla desquamazione, come visto nel paragrafo precedente.
La forfora è, come detto, un disturbo non grave in sé, ma estremamente fastidioso; fortunatamente, nella stragrande maggioranza dei casi, può essere controllata con una certa efficacia, sia con prodotti in commercio, sia con rimedi casalinghi e prevenzione, come vedremo nei prossimi paragrafi.

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I prodotti antiforfora in commercio

I prodotti studiati per combattere la forfora sono veramente tanti; devono essere valutati con molta attenzione poiché molti di essi sono antiforfora generici e non in grado di soddisfare chi ha specifiche esigenze. Gli shampoo antiforfora presenti sugli scaffali dei negozi di cosmetici e delle farmacie sono di diverso tipo e generalmente vengono distinti in base al principio attivo che contengono; di seguito quelli più comuni:

  • shampoo antiforfora all’acido salicilico;
  • shampoo antiforfora al catrame;
  • shampoo antiforfora al disolfuro di selenio;
  • shampoo antiforfora al ketoconazolo;
  • shampoo antiforfora allo zinco piritione.

Per approfondire, continua la lettura con: Antiforfora: tutti i tipi di shampoo antiforfora in commercio

Gli 11 migliori rimedi casalinghi per la forfora

Alcuni “rimedi naturali” possono aiutare, come l’henné neutro, gli infusi a base di ortica, l’argilla verde ventilata e la barbabietola. Se vuoi approfondire, leggi questo articolo: Gli 11 migliori rimedi casalinghi per la forfora

Le sette regole per prevenire la forfora

A mio avviso ci sono sette regole necessarie per prevenire e curare la forfora. A tal proposito leggi questo articolo: Le 7 regole per prevenire e curare la forfora

Prodotti per la cura della forfora

Di seguito vi presentiamo una lista di prodotti consigliati dal nostro Staff, molto utili per contrastare la formazione della forfora:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Il cloro sbianca? Come proteggere l’abbronzatura in piscina

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PISCINA ACQUA NUOTARE CLORO MARE ESTATE SPORT (5)Purtroppo è vero: il cloro, l’elemento chimico usato nell’acqua delle piscine, va a provocare un disseccamento cutaneo, che porta ad sbiancare la nostra abbronzatura. Come fare per evitarlo? Ecco alcuni rapidi ma efficaci consigli:

  • Dopo il bagno in acqua effettuare subito una doccia che blocca l’azione schiarente del cloro sulla pelle; meglio se la doccia è fredda.
  • Usare sempre le creme solari adatte, che siano una protezione solare, ma che idratino anche.
  • Dopo la piscina, esponiamoci di nuovo al sole: i raggi solari contrastano infatti notevolmente l’azione del cloro.

Ricordiamo poi che anche in piscina, come al mare, valgono le stesse regole:

  • evitare le esposizioni al sole nelle ore più calde della giornata;
  • bere molta acqua;
  • mangiare frutta e verdura, cibi che aiutano a mantenere più a lungo l’abbronzatura.

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Prendere il sole al seno fa male? Come abbronzarlo in sicurezza

La pelle del seno è molto sensibile al caldo e all’azione dei raggi solari: chi decide di mettersi in topless sotto il sole, oltre a seguire i consigli generali indirizzati a tutti i patiti della tintarella, dovrebbe prestare particolare attenzione al proprio seno, soprattutto se il seno ha subito dei trattamenti clinici. Usare la giusta crema è importante per schermare il più possibile i raggi solari, la parte del capezzolo e dell’aureola sono infatti ancora più sensibili del resto del corpo. La crema va scelta in base al fototipo. Meglio in ogni caso evitare esposizioni lunghe nelle ore più calde della giornata.

Prendere il sole in topless può far venire il tumore al seno?

L’esposizione al sole senza le dovute precauzioni è sicuramente un fattore di rischio per il tumore della pelle, tuttavia prendere il sole in topless NON è un fattore di rischio per il tumore al seno?

Se una donna si è sottoposta, o si sta sottoponendo, a trattamenti di chemio o radioterapia, deve seguire particolari indicazioni quando prende il sole?

Donne in trattamento radioterapico in atto o effettuato di recente, devono evitare l’esposizione ai raggi solari.

E le donne che invece si sono sottoposte a un intervento di chirurgia estetica o plastica al seno e che non vogliono rinunciare all’esposizione al sole?

Un intervento di chirurgia plastica sia ricostruttiva che estetica di per sé non preclude all’esposizione solare, tuttavia ogni ferita chirurgica recente, se esposta ai raggi solari, ha la tendenza ad iperpigmentarsi, cioè scurirsi: quindi meglio evitare l’esposizione dopo aver subito un intervento estetico recente al seno.

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Allergia ai pollini: sintomi, diagnosi e regole per evitarla

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO BAMBINO BIMBO PRATO FIORI NATURA FELICE FELICITA RELAX ALLEGRIA ALLEGO (3)I più piccoli sono i soggetti che più di altri subiscono gli effetti del passaggio dall’inverno ai mesi più tiepidi. La cosiddetta mezza stagione porta con sé intense pollinazioni (un problema per oltre un milione di bambini in tutta Italia), giornate più lunghe con sbalzi termici, repentina alternanza tra sole e pioggia e variazioni dei ritmi biologici (ora legale). Questi cambiamenti coincidono con l’aumento della frequenza degli attacchi di cefalea e soprattutto con il picco delle manifestazioni allergiche e anche con maggiore irritabilità e difficoltà di concentrazione.

Il polline, nemico invisibile

Il polline è un particolare pulviscolo giallognolo/arancione prodotto dalle piante, che in misura sempre crescente crea disturbi nella salute dei soggetti allergici, soprattutto in primavera. Primavera e stagione dei pollini è infatti un binomio sempre più stretto, sia perché il numero delle persone allergiche in Italia aumenta sempre più, sia perché i periodi di fioritura si allungano a vista d’occhio. I pollini sono trasportati dal vento e solo i pollini molto piccoli, al di sotto della ventesima parte del millimetro (circa 50 µm), provocano in soggetti predisposti la reazione allergica. Sono pericolose per il nostro organismo solamente le microspore (o granuli pollinici) non visibili.
Il momento peggiore per il bambino allergico è il “periodo di impollinazione”. Ogni pianta è caratterizzata da uno specifico periodo di impollinazione in relazione al clima e alla regione. Qui a Roma, ad esempio, le graminacee fioriscono tra marzo e luglio, la parietaria tra metà febbraio-marzo e novembre, il cipresso tra fine gennaio e aprile, l’olivo tra aprile e maggio.

Quando e dove aumenta la concentrazione di pollini?

La concentrazione di pollini cresce da marzo a luglio, soprattutto nelle giornate più calde, assolate e ventose perché i pollini sono più leggeri e meglio trasportati nell’aria. La stessa concentrazione si riduce con la pioggia ed è più elevata la sera rispetto al primo mattino.
Ovviamente ci sono più pollini in prossimità delle piante e delle erbe che li producono; ad esempio, col taglio dell’erba del prato intorno a casa, si ha una maggiore esposizione ai pollini e i disturbi nei bambini allergici possono aumentare.

Quali sono i sintomi dell’allergia ai pollini?

Nel periodo dell’impollinazione i granellini possono determinare il raffreddore, la congiuntivite, i sibili respiratori, l’asma e la sindrome orale allergica. Quest’ultima rappresenta una manifestazione di cross-reattività tra alimenti e pollini (molecola antigenica comune tra alimento e polline) e può insorgere nell’arco di pochi minuti dal contatto con l’alimento fino a 30-60 minuti dall’assunzione dello stesso. Si manifesta con prurito, bruciore e comparsa di vescicole nel cavo orale, ma in alcuni soggetti può comparire anche raffreddore, congiuntivite, asma e reazioni cutanee come l’orticaria. Il tratto digerente in genere non reagisce ma possono esserci delle eccezioni con difficoltà nella deglutizione, vomito, dolore gastrico e diarrea. Nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente in poco tempo.

Come fare diagnosi di allergia al polline?

La diagnosi di allergia al polline si basa prevalentemente su di una storia clinica accurata (la familiarità, una descrizione accurata dei sintomi con informazioni relative alla stagionalità e durata dei sintomi) e su di un altrettanto accurato esame obiettivo del bambino. Se il piccolo manifesta sintomi di sospetta allergia può essere sottoposto a prick test con l’allergene sospetto fin dalle prime settimane di vita. Il prick test rappresenta lo strumento diagnostico indispensabile per scoprire o confermare la presenza di allergie fin dalle prime settimane di vita del bambino; esso consiste nell’applicare sulla cute dell’avambraccio una goccia di estratto dell’aeroallergene, nel pungere la goccia con una lancetta e nell’osservare la reazione locale. Se vi è reazione, compare un pomfo di diametro superiore a 3 millimetri con o senza alone di arrossamento.
Nel caso di situazioni che impediscono l’esecuzione delle prove cutanee (pelle molto irritata o molto reattiva o nel caso in cui non si possa sospendere la terapia con antistaminici che interferisce con il risultato delle reazioni cutanee) può essere opportuno a completamento dell’iter diagnostico ricorrere alla ricerca nel siero di anticorpi IgE specifici per gli allergeni che si sospettano come causa dei sintomi allergici.

Le regole da seguire per evitare i pollini:

  • Evitare gite in campagna nelle ore mattutine, soprattutto nei giorni di sole con vento e clima secco.
  • Scegliere come meta delle proprie vacanze località di alta montagna o di mare. Ricordare che per altitudini medie (600-1000 metri) le stesse piante liberano i pollini circa un mese più tardi rispetto alla pianura.
  • Verificato la pulizia dei filtri di condizionamento dell’auto e della casa.
  • Non tagliare l’erba del prato e non sostare nelle vicinanze di altri spazi in cui sia stata tagliata l’erba.
  • Evitare il contatto con il fumo di tabacco, polveri e pelo di animali.

Comportamenti solitamente usati dalle famiglie con bambini allergici, ma che in realtà servono a poco:

  • Evitare i prati, i campi coltivati e i terreni incolti: i pollini diffondono dovunque, sono progettati per questo.
  • Chiudere le finestre di casa.
  • Evitare che il bambino esca di casa.
  • Abitare ai piani alti.
  • Mettere mascherine sul viso del bambino a coprire e proteggere il naso e la bocca, mettere occhiali da sole o cappelli con visiera.
  •  Fare lavaggi endonasali: le prove di efficacia sono tenui, il fastidio per il bambino è certo.

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Rimuovi definitivamente le macchie cutanee in modo veloce e sicuro con la Luce Pulsata Medicale

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Studio Roma RIMUOVI MACCHIE CUTANEE LUCE PULSATA Senili Lentigo Solare Viso Mani Ecografia Mammella Tumore Seno Articolare Spalla Traumatologo  Spalla Medicina Estetica Cellulite Cavitazione Radiofrequenza
Grazie alla tecnica chiamata Luce Pulsata Medicale (simile ad un laser da cui però differisce per alcune caratteristiche tecniche) il medico può ridurre un inestetismo molto odiato: le macchie cutanee su viso e corpo. Macchie senili e lentigo solari appaiono tipicamente sulla pelle nel corso degli anni, specie nei soggetti che hanno preso molto sole, e tendono a diventare permanenti, rappresentando uno dei problemi estetici più sentiti dai miei pazienti. Dall’esperienza accumulata negli anni, posso asserire che le zone più colpite sono senza dubbio le mani, il viso, le spalle e il decolleté; le macchie solitamente sono di forma tondeggiante, di dimensione variabile da pochi millimetri ad oltre un centimetro, appaiono caffè-latte o marroncine più o meno intensamente scure ed aumentano per effetto delle ripetute esposizioni solari, o dei trattamenti abbronzanti. La Luce Pulsata Medicale può rimuovere tali macchie senza chirurgia e senza dolore, in sicurezza ed in una o due sedute!

Come prepararsi al trattamento con Luce Pulsata Medicale?
È necessario non esporsi al sole ed ai raggi UV nei dieci giorni che precedono il trattamento, non assumere farmaci fotosensibilizzanti (fluorchinolonici, tetracicline, eccetera) nei sette giorni precedenti né aspirina nelle 36 ore precedenti al trattamento.

Come si svolgono le sedute con Luce Pulsata Medicale?
Dopo la visita generale, il trattamento vero e proprio inizia ed il paziente viene fatto sedere o stendere sul lettino in una posizione adeguata per poter avere un agevole accesso alla zona da trattare. I nei della zona da trattare vengono distinti dalle macchie e coperti da una speciale matita dermografica bianca che li proteggerà durante il trattamento. Il paziente indossa un particolare occhiale che proteggerà i suoi occhi dalla forte luce sprigionata dal manipolo durante il trattamento. Subito dopo si applica un apposito gel conduttore sulla zona interessata. Tramite un apposito manipolo si passa poi all’invio degli impulsi di luce, che ad intervalli regolari colpiscono i “bersagli”. Durante il trattamento si può avvertire un piccolo dolore in genere riferito come modesto, ma che dipende anche dalla sede della depilazione e dalla soglia del dolore personale. E’ un dolore che dura meno di un secondo. Al termine del trattamento si rimuove il gel dalla parte trattata e si applica una crema lenitiva ed idratante.

Cosa fare dopo il trattamento?
Il paziente avvertirà rossore ed un lieve fastidio nella zona trattata: ciò scomparirà nell’arco di un tempo variabile tra un’ora e 12 ore. Il paziente dovrà evitare di esporre la zona trattata al sole e di usare cosmetici esfolianti aggressivi sulla cute trattata, questo per almeno quattro giorni dal trattamento. Sarà anche importante usare un adeguato idratante almeno tre/quattro giorni.
I filtri solari sono indispensabili prima di esporre la zona trattata ai raggi solari per evitare iperpigmentazioni. Sarà possibile sia lavarsi che truccarsi, anche l’attività fisica sarà possibile. Dopo la scomparsa delle macchie sarà necessario applicare creme ad elevata protezione solare soprattutto nelle aree fotoesposte come il viso o le mani.

Cosa succede alla macchia al  termine della seduta di Luce Pulsata Medicale?
Al termine della seduta di Luce Pulsata Medicale le macchie della zona trattata cominceranno tipicamente a scurirsi. Le macchie appariranno ogni giorno più scure fino a diventare marroni scure, arrivando a sembrare delle piccole crosticine. In realtà non ci saranno crosticine sulla pelle, ma solo macchie scurite del colore delle crosticine.
Come già detto, è opportuno utilizzare creme idratanti sulle zone trattate sin da subito dopo il trattamento e nei tre o quattro giorni successivi. Dopo circa 10-15 giorni avverrà un’esfoliazione della pelle e così le macchie trattate con la luce pulsata spariranno. A volte è necessario ripetere il trattamento per ottenere un risultato più completo, ma non prima di 30 giorni. Generalmente due sedute di luce pulsata sono più che sufficienti per eliminare le macchie cutanee in una data zona.

Raffreddamento della zona trattata
Durante il trattamento la pelle si surriscalda, per questo motivo la superficie del manipolo del mio macchinario è opportunamente raffreddata al fine di dissipare il calore provocato dal fascio di luce e quindi di eliminare ogni danno all’epidermide ed allo stesso tempo ridurre ulteriormente un eventuale dolore o fastidio al paziente.
Ciò consente di utilizzare il massimo della potenza, così da distruggere completamente i peli senza nuocere ai tessuti circostanti e senza troppo fastidio per il paziente. I macchinari meno recenti usano un sistema di raffreddamento ad aria, quelli più moderni hanno un più efficiente sistema di raffreddamento ad acqua: con tale metodica il dolore percepito durante il trattamento è estremamente più basso. Lo strumento che uso nel mio studio ha un potente raffreddamento ad acqua.

Come funziona tecnicamente la Luce Pulsata Medicale?
La Luce Pulsata Medicale funziona come un flash che grazie alla sua intensità riattiva meccanismi biocellulari. La luce pulsata ad alta intensità (dall’inglese Intense Pulsed Light “IPL”) funziona sfruttando l’energia luminosa per colpire cellule  di un determinato colore (cromofori) presenti nella pelle. Il trattamento per la rimozione delle macchie si basa in particolare sull’assorbimento selettivo da parte dei componenti della macchia. L’energia assorbita, si trasforma in calore che viene trasferito alla macchia cutanea e ne determina la demolizione.

E-Light: Luce Pulsata e Radiofrequenza
L’apparecchio che uso nel mio studio è di tipo E-Light, l’ultimo ritrovato nel campo della medicina estetica. E-Light è una moderna tecnologia che associa la Luce Pulsata alla Radiofrequenza, con doppio effetto: la Luce Pulsata rimuove la macchia e la Radiofrequenza rimuove le rughe e ringiovanisce la cute della zona trattata.

Laser e Luce Pulsata Medicale
La Luce Pulsata Medicale differisce dai laser ti tipo classico perché offre la possibilità di calibrare l’intensità degli impulsi luminosi e regolarli su molte lunghezze d’onda (o colori), per colpire cromofori specifici, ampliando così la gamma delle possibili applicazioni. L’emissione di luce non è continua ma a brevissimi impulsi, per impedire il surriscaldamento e i possibili danni ai tessuti, ulteriormente protetti dal sistema di raffreddamento della cute che è integrato nel manipolo dell’apparecchiatura IPL. Queste prerogative rendono il trattamento efficacesicuro e indolore, adatto per trattare aree molto ampie con rapidità.

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Sono il candidato adatto al trattamento?
Il candidato adatto a questo trattamento ha una o più macchie color caffè-latte visibili sulle gambe, sulle braccia, sul viso o su altre parti del corpo. Il candidato migliore ha pelle chiara, non è abbronzato, né ha lentiggini nella zona da trattare. La presenza di nei non è un problema perché possono essere agevolmente coperti con una particolare matita bianca che ne evita il danneggiamento.

Controindicazioni al trattamento con Luce Pulsata Medicale
Pazienti affetti da cardiopatie gravi, donne in gravidanza/allattamento, febbre alta, patologia neoplastica in atto, infezioni della cute nella zona da trattare. Tutte le controindicazioni verranno escluse durante la visita medica generale che si effettua precedentemente al primo trattamento.

La Luce Pulsata Medicale è realmente efficace nel rimuovere le macchie?
La riduzione delle macchie sarà visibile già dopo pochi giorni dalla prima seduta. In alcuni casi può essere necessaria una seconda seduta, che si effettua dopo almeno 30 giorni dalla prima seduta.

Quante sedute sono necessarie per rimuovere i capillari e quanto dura il trattamento?
Il primo trattamento è preceduto da una visita medica completa con attenta valutazione della situazione di partenza, quindi possono durare circa 40 minuti. Le sedute successive durano circa 30 minuti. In alcuni casi basta una sola seduta per rimuovere la macchia, in altri casi servono due sedute. Ovviamente tempo della seduta e durata del ciclo di trattamento dipendono molto dal tipo di inestetismo, dalla gravità, dall’estensione e dalla variabilità individuale.

Luce Pulsata fatta dal medico o dall’estetista? Quali sono le differenze?
Il trattamento di rimozione macchie con Luce Pulsata fatta dal medico e fatta dall’estetista non sono la stessa cosa, anche se il nome usato per descrivere questo trattamento è lo stesso, le differenze tecniche sono molto importanti e determinano la buona riuscita della metodica e una buona sicurezza del paziente.
Il decreto del 12-5-2011 firmato dal ministro della Salute dott. F. Fazio, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n°163 del 15-7-2011, stabilisce che il personale non medico impiegato nel settore estetico (estetista), NON è autorizzato ad utilizzare dispositivi per depilazione ad impulsi luminosi (Luce Pulsata) qualora la fluenza (per capirci: la “potenza”) dei suddetti dispositivi risulti superiore a 26 joule/cm2 con sistema di raffreddamento cutaneo integrato o di 13 joule/cm2 se sprovvisto di raffreddamento.
La legge stabilisce quindi da molti anni che solo i medici possono utilizzare dispositivi a Luce Pulsata ad elevata potenza e pertanto ad elevate prestazioni, per le procedure di depilazione definitiva.
Le estetiste che usino strumenti con potenza superiore a 26 joule/cm2 hanno in mano – senza averne le competenze – uno strumento capace di determinare danni permanenti alla vostra salute ed alla vostra bellezza. Ancora più importante: compiono un reato grave (esercizio abusivo della professione medica).
Le estetiste che usano strumenti con potenza inferiore a 26 joule/cmhanno in mano uno strumento che è si legale, ma è anche estremamente meno potente rispetto a quello che possono per legge usare solo i medici. In definitiva il medico è autorizzato ad usare uno strumento molto più efficiente rispetto a quello che per legge possono usare le estetiste, con differenze – nel risultato finale – estremamente evidenti.
La differenza riguarda anche un altro fatto che i pazienti tendono spesso a sottovalutare: l’estetista non effettua una visita medica generale, non analizza i farmaci che assume il soggetto, non può escludere importanti patologie che controindicano il trattamento, non può agevolmente distinguere le macchie cutanee trattabili da quelle non trattabili come i nei. Il medico invece effettua una accurata anamnesi ed un preciso esame obiettivo prima di iniziare il trattamento, importantissimi per la sicurezza della salute del paziente.

Consigli per evitare il riformarsi delle macchie cutanee

Per evitare il riformarsi della macchie, è importante:

  • evitare i raggi solari e le lampade abbronzanti;
  • idratare la pelle
  • usare creme che proteggono dall’azione nociva del sole.

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Rimuovi definitivamente i capillari in modo veloce e sicuro con la Luce Pulsata Medicale

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Flebologo Ecografia Vascolare Articolare RIMUOVI CAPILLARI TELEANGECTASIE Medicina Estetica Luce Pulsata Depilazione Macchie Capillari Mappatura Rughe Dietologo Roma  Radiofrequenza Cavitazione Cellulite 1Grazie alla tecnica chiamata Luce Pulsata Medicale (simile ad un laser da cui però differisce per alcune caratteristiche tecniche) il medico può ridurre un inestetismo molto odiato: i capillari visibili. Per la verità con tale tecnica si possono trattare veramente moltissimi tipi di inestetismi (macchie cutanee, tatuaggi, peli…) ma oggi ci concentreremo sulle patologie causate dalla dilatazione dei piccoli vasi sanguigni. Iniziamo con un piccolo ripasso delle basi.

Cosa sono le telengectasie?
Le teleangectasie sono dilatazioni innocue di piccoli vasi ematici (venule, capillari ed arteriole), visibili oltre l’epidermide. Le teleangectasie si presentano come superficiali arborescenze sinuose, dal colorito rosso-bluastro, spesso conseguenza di turbe cutanee di natura infiammatoria degenerativa: non a caso, le teleangectasie rappresentano un disturbo frequente nelle dermatosi. Le teleangectasie sono così classificate:

  • Teleangectasie determinate da insufficienza venosa: correlate al rallentamento del flusso ematico venoso, e a varici (interessano i piedi, le gambe e le cosce).
  • Teleangectasie da alterazione ormonale: tipico disturbo delle donne in gravidanza, in menopausa o che assumono la pillola concezionale (interessano soprattutto le cosce).
  • Teleangectasie varicose-reticolari: rappresentano spesso i sintomi di insufficienza venosa.
  • Teleangectasie causate dalla debolezza capillare: determinate da calore o freddo eccessivo, raggi UV (colpiscono prevalentemente le gambe).
  • Teleangectasie matting: le teleangectasie si manifestano come conseguenza di interventi chirurgici od in seguito all’iniezione di sostanze sclerosanti. In genere, regrediscono in pochi mesi e non sono necessarie terapie risolutive.
  • Teleangectasie ereditarie emorragiche (malattia di Osler-Rendu-Weber).

Capillari “rossi” e “blu”: quali sono le differenze?
Clinicamente esistono due principali tipi di teleangectasie:

  • rosse: molto sottili, con calibro tra 0,1 millimetri e 1 millimetro, di colore rossastro o violaceo, tipiche dei soggetti giovani che solitamente appaiono in conseguenza o di alterazioni dell’equilibrio ormonale (gravidanza, pillola, terapie ormonali o farmacologiche) o come risposta a un evento infiammatorio;
  • blu: di calibro maggiore rispetto alle rosse (di solito 1 o 2 millimetri), caratteristiche ma non esclusive dei soggetti non più giovani, sono espressione di un’insufficienza venosa e spesso si trovano associate a vene varicose.

Couperose, acne rosacea e angiomi
La couperose  è un inestetismo cutaneo che si manifesta prevalentemente nelle donne. Consiste in un arrossamento intenso e cronico localizzato prevalentemente sulle guance e ai lati del naso, ma che talvolta interessa anche la fronte e il mento. Tende ad accentuarsi dopo l’esposizione al caldo o al freddo. E’ dovuta ad una dilatazione dei capillari, che può dipendere da fragilità dei vasi (costituzionale o acquisita), ma anche essere influenzata da fattori ormonali o allergici o legata a stati emozionali.  Se si presenta di frequente può portare nel tempo alla comparsa di teleangectasie, cioè alla formazione di una sottile rete di capillari di colore rosso-violaceo, visibile attraverso l’epidermide.
In concomitanza con la couperose può manifestarsi una particolare forma di dermatosi, l’acne rosacea, una malattia infiammatoria della pelle caratterizzata da aspetto acneico e cheratite.
La couperose colpisce frequentemente le donne in menopausa, ma può essere dovuta anche a disturbi dell’apparato gastrointestinale, alterazioni tiroidee o turbe ormonali.
Gli angiomi sono invece lesioni vascolari provocate da una dilatazione dei capillari sanguigni superficiali,  si presentano come macchie non in rilievo, che possono assumere varie forme e dimensioni; anche il loro colore può variare dal rosa pallido al rosso acceso (angiomi rubino). Di solito gli angiomi sono di natura ereditaria (quindi presenti fin dalla nascita), ma possono essere anche acquisiti e si localizzano quasi sempre sul viso. Raramente gli angiomi rubino sono associati a sindromi vascolari, si tratta il più delle volte di inestetismi isolati, ma con  un impatto sociale e relazionale rilevante.
Couperose e angiomi sono due tipici inestetismi cutanei che possono essere trattati con successo con l’apparecchiatura a luce pulsata. In questo trattamento la luce pulsata funziona in quanto il raggio IPL (con un filtro adeguato al tipo di trattamento) viene assorbito molto selettivamente dall’emoglobina e dai pigmenti di colore rosso che accomunano queste lesioni vascolari e ciò, come vedremo in seguito, è un grande vantaggio.

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Prepararsi al trattamento con Luce Pulsata Medicale
È necessario non esporsi al sole ed ai raggi UV nei dieci giorni che precedono il trattamento, non assumere farmaci fotosensibilizzanti (fluorchinolonici, tetracicline, etc) nei sette giorni precedenti né aspirina nelle 36 ore precedenti al trattamento.

Come si svolgono le sedute con Luce Pulsata Medicale?
Dopo la visita generale, il trattamento vero e proprio, chiamato “Fotocoagulazione dei capillari“, inizia ed il paziente viene fatto sedere o stendere sul lettino in una posizione adeguata per poter avere un agevole accesso alla zona da trattare. I nei della zona da trattare vengono coperti da una speciale matita dermografica bianca che li proteggerà durante il trattamento. Il paziente indossa un particolare occhiale che proteggerà i suoi occhi dalla forte luce sprigionata dal manipolo durante il trattamento. Subito dopo si applica un apposito gel conduttore sulla zona interessata. Tramite un apposito manipolo si passa poi all’invio degli impulsi di luce, che ad intervalli regolari colpiscono i “bersagli”, agendo in profondità. Durante il trattamento si può avvertire un piccolo dolore in genere riferito come modesto, ma che dipende anche dalla sede della depilazione e dalla soglia del dolore personale. Al termine del trattamento si rimuove il gel dalla parte trattata e si applica una crema lenitiva.

Raffreddamento della zona trattata
Durante il trattamento la pelle si surriscalda, per questo motivo la superficie del manipolo del mio macchinario è opportunamente raffreddata al fine di dissipare il calore provocato dal raggio laser e quindi di eliminare ogni danno all’epidermide ed allo stesso tempo ridurre ulteriormente un eventuale dolore o fastidio al paziente. Ciò consente di utilizzare il massimo della potenza, così da distruggere completamente i peli senza nuocere ai tessuti circostanti e senza troppo fastidio per il paziente. I macchinari meno recenti usano un sistema di raffreddamento ad aria, quelli più moderni hanno un più efficiente sistema di raffreddamento ad acqua: con tale metodica il dolore percepito durante il trattamento è estremamente più basso. Lo strumento che uso nel mio studio ha un potente raffreddamento ad acqua.

Dopo il trattamento
Il paziente avvertirà rossore ed un lieve fastidio nella zona trattata: ciò scomparirà nell’arco di un tempo variabile tra un’ora e 24 ore. Il paziente dovrà evitare di esporre la zona trattata al sole e di usare cosmetici esfolianti aggressivi sulla cute trattata, questo per almeno tre/quattro giorni dal trattamento.
I filtri solari sono indispensabili prima di esporre la zona trattata ai raggi solari per evitare iperpigmentazioni.

Come funziona tecnicamente la Luce Pulsata Medicale?
La Luce Pulsata Medicale funziona come un flash che grazie alla sua intensità riattiva meccanismi biocellulari. La luce pulsata ad alta intensità (dall’inglese Intense Pulsed Light “IPL”) funziona sfruttando l’energia luminosa per colpire cellule  di un determinato colore (cromofori) presenti nella pelle. Il trattamento per la rimozione dei capillari si basa in particolare sull’assorbimento selettivo da parte dell’emoglobina contenuta nei globuli rossi. L’energia assorbita, si trasforma in calore che viene trasferito alle pareti dei vasi creando un danno termico mirato al quale segue la coagulazione del capillare che viene poi riassorbito dall’organismo scomparendo senza lasciare tracce e senza determinare nessun danno all’organismo.

Laser e Luce Pulsata Medicale
La Luce Pulsata Medicale differisce dai laser ti tipo classico perché offre la possibilità di calibrare l’intensità degli impulsi luminosi e regolarli su molte lunghezze d’onda (o colori), per colpire cromofori specifici, ampliando così la gamma delle possibili applicazioni. L’emissione di luce non è continua ma a brevissimi impulsi, per impedire il surriscaldamento e i possibili danni ai tessuti,ulteriormente protetti dal sistema di raffreddamento della cute che è integrato nel manipolo dell’apparecchiatura IPL. Queste prerogative rendono il trattamento efficacesicuro e indolore, adatto per trattare aree molto ampie con rapidità.

Sono il candidato adatto al trattamento?
Il candidato adatto a questo trattamento ha capillari visibili sulle gambe, sulle braccia, sul viso o su altre parti del corpo, soffre di couperose. Il candidato migliore ha pelle chiara, non è abbronzato, né ha lentiggini nella zona da trattare. La presenza di nei non è un problema perché possono essere agevolmente coperti con una particolare matita bianca.

Controindicazioni assolute al trattamento con Luce Pulsata Medicale
Pazienti affetti da cardiopatie gravi, donne in gravidanza/allattamento, febbre alta, patologia neoplastica in atto, infezioni della cute nella zona da trattare. Tutte le controindicazioni verranno escluse durante la visita medica generale che si effettua precedentemente al primo trattamento.

La Luce Pulsata Medicale è realmente efficace nel rimuovere i capillari?
La riduzione dei capillari è già visibile al termine della prima seduta. L’inestetismo diventerà sempre meno evidente durante il ciclo di trattamenti, fino a scomparire del tutto nella maggioranza dei casi.

Luce Pulsata Medicale fatta dal medico o dall’estetista? Quali sono le differenze?
La luce pulsata fatta dal medico e fatta dall’estetista non sono la stessa cosa, anche se il nome usato per descrivere questa tecnica è lo stesso, le differenze tecniche sono molto importanti e determinano la buona riuscita della metodica e una buona sicurezza del paziente.
Il decreto del 12-5-2011 firmato dal ministro della Salute dott. F. Fazio, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n°163 del 15-7-2011, stabilisce che il personale non medico impiegato nel settore estetico (estetista), NON è autorizzato ad utilizzare dispositivi ad impulsi luminosi (Luce Pulsata) qualora la fluenza (per capirci: la “potenza”) dei suddetti dispositivi risulti superiore a 26 joule/cm2 con sistema di raffreddamento cutaneo integrato o di 13 joule/cm2 se sprovvisto di raffreddamento.
La legge stabilisce quindi da molti anni che solo i medici possono utilizzare dispositivi a Luce Pulsata ad elevata potenza e pertanto ad elevate prestazioni, per le procedure di depilazione definitiva.
Le estetiste che usino strumenti con potenza superiore a 26 joule/cm2 hanno in mano – senza averne le competenze – uno strumento capace di determinare danni permanenti alla vostra salute ed alla vostra bellezza. Ancora più importante: compiono un reato grave (esercizio abusivo della professione medica).
Le estetiste che usano strumenti con potenza inferiore a 26 joule/cmhanno in mano uno strumento che è si legale, ma è anche estremamente meno potente rispetto a quello che possono per legge usare solo i medici. In definitiva il medico è autorizzato ad usare uno strumento molto più efficiente rispetto a quello che per legge possono usare le estetiste, con differenze – nel risultato finale – estremamente evidenti. Inoltre la presenza del medico è necessaria per verificare l’esistenza di patologie che possono controindicare il trattamento.

Quante sedute sono necessarie per rimuovere i capillari e quanto dura il trattamento?
Il primo trattamento è preceduto da una visita medica completa con attenta valutazione della situazione di partenza, quindi la prima seduta dura circa un’ora. Le sedute successive durano circa 30 minuti. Sono necessarie mediamente dalle 6 alle 10 sedute da ripetersi ogni 15 giorni. Ovviamente tempo della seduta e durata del ciclo di trattamento dipendono molto dal tipo di inestetismo, dalla gravità, dall’estensione e dalla variabilità individuale.

Consigli per evitare il ripresentarsi del problema

  • Evitare prolungate posizioni d’immobilità (specie in piedi);
  • Fonti di calore (saune e bagni termali);
  • Evitare i raggi solari e le lampade abbronzanti
  • Evitare di indossare abiti troppo stretti e la ceretta a caldo;
  • Evitare sport o attività lavorative che espongano le gambe a traumatismi ripetuti;
  • Contrastare l’aumento di peso corporeo;
  • Fare attenzione ad alcuni farmaci, ad esempio la pillola anticoncezionale;
  • Praticare con regolarità un’attività fisica di bassa intensità;
  • Dormire con le gambe leggermente sopraelevate;
  • Indossare scarpe con tacchi di 3-4 cm.

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Raggi infrarossi in medicina: diminuiscono il dolore e rilassano la muscolatura

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I raggi infrarossi sono onde elettromagnetiche a bassa frequenza in grado di trasmettere calore, e proprio per via di questa caratteristica sono sempre più utilizzati anche a scopo terapeutico. Presenti negli studi medici che si occupano di riabilitazione, i raggi infrarossi sono generati da speciali lampade – solitamente al filamento di tungsteno con potenze fino a 1000 Watt – in grado di generare raggi IR a varie lunghezze d’onda. Lo spettro delle radiazioni emesse dalle lampade a tungsteno, in particolare, varia da 40.000 a 3.500 A e comprende, pertanto, raggi infrarossi, raggi visibili e, in piccola misura, anche ultravioletti; tuttavia la maggiore emissione riguarda i raggi infrarossi con lunghezza d’onda sui 10.000 A. Il calore che questi raggi trasmettono viene assorbito facilmente dal corpo, poiché penetra solo la superficie della cute e dei tessuti, e provoca una benefica vasodilatazione oltre che degli stimoli anche a un livello nervoso e muscolare. Il trattamento con infrarosso è indicato in particolare per curare dei disturbi specifici associati all’apparato circolatorio, scheletrico nonchè ai muscoli.

A cosa servono i raggi infrarossi nella medicina riabilitativa?

Gli infrarossi sono usati in riabilitazione, per contrastare contratture e dolori muscolari e preparare il muscolo a massaggi e trattamenti di fisioterapia.
Questo perché, direzionati sulla zona da trattare i raggi riscaldano in profondità, ciò determina una dilatazione dei vasi sanguigni presenti nella zona trattata con aumento della circolazione sanguigna locale e, di conseguenza una maggiore ossigenazione dei tessuti, che si rigenerano.
Si aggiunge, inoltre, un effetto stimolante sulle terminazioni nervose, che riduce il dolore e rilassa la muscolatura.
Sono quindi indicati per il trattamento dei dolori alla cervicale, per artrosi cervicale e lombare, per le contratture muscolari e per il trattamento delle piaghe da decubito. Utili anche per malattie da raffreddamento, per affezioni dell’orecchio, naso e gola.

Leggi anche: Dolore che interessa varie articolazioni (poliarticolare): cause e rimedi

Terapia casalinga con infrarossi

Vi riportiamo una lista di prodotti per la terapia ad infrarossi che potete usare comodamente a casa. Se soffrite spesso dei dolori appena elencati, acquistare una vostra lampada ad infrarossi o altri prodotti utili a contrastare il dolore, potrebbe essere un ottimo investimento per il vostro benessere e la vostra salute:

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari:

Come si svolge una seduta di raggi infrarossi?

I raggi infrarossi possono essere impiegati per applicazioni generali o locali; in entrambi i casi il paziente viene fatto spogliare nella zona da trattare e disposto in una posizione idonea ad essere raggiunto dai raggi infrarossi (seduto o steso sul lettino). Nelle applicazioni generali si fa convergere sul paziente denudato la luce emessa da 4 lampade di infrarossi, che sono collocate alla distanza di 60-80 cm dal soggetto. E’ importante ricordare subito che in certi soggetti queste applicazioni possono produrre ipotensione ed impegno dell’apparato cardiocircolatorio. Nelle applicazioni locali (le più usate nella terapia riabilitativa) di solito vengono trattate superfici corporee di 30-40 cm di diametro, grazie ad una sola lampada di infrarossi. Nell’effettuare tali applicazioni bisogna seguire le norme sottoelencate:

  • La parte da trattare deve essere denudata.
  • La regione cefalica va protetta.
  • La lampada generatrice deve essere collocata a distanza di almeno 50 cm dal paziente.
  • I raggi devono essere perpendicolari alla superficie da irradiare.
  • Il dosaggio deve essere basato sulla durata dell’irradiazione.

Quanto dura una seduta di raggi infrarossi e quante sedute sono necessarie?

Ovviamente questi dati variano in funzione del paziente, della patologia da trattare e dalla sua estensione/gravità. Mediamente la durata di ogni seduta è di 15 minuti ma può arrivare fino a 30. Solitamente si effettuano cicli di 10 sedute totali.

Vantaggi

I vantaggi degli infrarossi sono, in sintesi:

  • Circolazione migliorata: grazie al calore emesso dalla lampada ad infrarossi la circolazione migliora notevolmente e questo, comporta un efficacia contro i dolori muscolari e “scioglie” qualsiasi contrazione muscolare istantaneamente.
  • Profondità di azione: i raggi infrarossi penetrano nella pelle fino a parecchi centimetri all’interno del corpo ed arrivano dove nessuna crema è in grado di arrivare. Il calore penetrante promuove la guarigione e il ringiovanimento.
  • Ossigenazione dei tessuti: la lampada ad infrarossi è capace di migliorare l’ossigenazione e l’idratazione dei tessuti all’interno della cute.
  • Guarigione delle ferite migliorata: grazie ai raggi infrarossi e al potere del calore concentrato in un unica zona è capace di velocizzare la guarigione delle ferite grazie ad una migliore ossigenazione e circolazione.
  • Rilassamento dei muscoli: la radiazione infrarossa è capace di rilassare qualsiasi muscolo del nostro corpo e calma il sistema nervoso.
  • Azione anti-stress: il calore della lampada ad infrarossi, specie nei mesi più freddi, è capace di migliorare il nostro umore e combatte lo stress psico-fisico cronico.

Precauzioni

E’ importante che il medico faccia attenzione a tali avvertenze e precauzioni nell’uso dei raggi infrarossi:

  • Non usare la lampada in qualsiasi zona della testa.
  • La lampada deve essere tenuta a debita distanza dalla cute, la testa deve essere protetta.
  • Non applicare oli essenziali, lozioni e creme per la pelle prima di utilizzare la lampada ad infrarossi.
  • Coprite gli occhi. Non fissare direttamente la luce emessa dalla lampada.

I raggi infrarossi abbronzano?

Se pensate di abbronzarvi con la lampada ad infrarossi la risposta è no. Ad abbronzare sono i raggi ultravioletti e non gli infrarossi. Per approfondire, leggi: Differenza tra raggi infrarossi, ultravioletti e visibili

I raggi infrarossi in ambito curativo sono sicuri?

L’uso dei raggi IR a scopo terapeutico oggi è sempre più diffuso, anche perché non vi sono state riscontrate particolari controindicazioni per ciò che concerne il loro utilizzo. Tuttavia è sempre opportuno che i trattamenti siano seguiti da medici dalle mani esperte, al fine di scongiurare interventi sommari e sovraesposizioni che potrebbero causare ustioni cutanee o colpi di calore.

Quali sono le controindicazioni?

E’ importante ricordare che la terapia con infrarossi è controindicata o comunque da sconsigliare :

  • In caso di gravi patologie cardiovascolari.
  • In caso di febbre superiore a 38 gradi.
  • In caso di varicosi, diabete, emofilia, tumore.
  • In gravidanza, in allattamento e durante il ciclo mestruale.
  • In pazienti al di sotto di 6 anni.
  • In pazienti che hanno assunto da poco alcolicistupefacenti.

I raggi infrarossi hanno effetti collaterali?

I possibili effetti collaterali dei raggi infrarossi sono principalmente dovuti al calore e sono principalmente:

  • eritema;
  • sudorazione;
  • ipotensione arteriosa;
  • colpi di calore;
  • ustioni;
  • svenimento.

L’eritema da infrarossi compare durante l’irradiazione e scompare subito dopo l’interruzione del trattamento. L’eritema è generato dall’intensa vasodilatazione superficiale, prodotta dall’elevazione termica. Nell’area irradiata si può manifestare una sudorazione più o meno profusa, a causa della stimolazione delle ghiandole sudoripare da parte dei raggi infrarossi. In alcuni soggetti si può verificare ipotensione arteriosa (abbassamento della pressione sanguigna) causata dalla vasodilatazione, se il trattamento copre ampie zone del corpo. Una severa ipotensione, soprattutto se il paziente è ipoteso, potrebbe determinare – nei casi più gravi – lo svenimento. Durante le applicazioni generali si possono avere episodi lipotimici nei soggetti cardiopatici. Le ustioni insorgono se l’intensità della sorgente è notevole e se esistono disturbi della sensibilità. Come già detto più volte, non si devono mai indirizzare i raggi infrarossi sul capo perché c’è il pericolo di colpi di calore. Per tali motivi è opportuno difendere il cranio con un copricapo allorquando si effettuano applicazioni sul rachide cervicale. La presenza di un medico esperto è efficace nel prevenire tutti gli effetti collaterali. Al contrario di altri professionisti – che applicano il macchinario e lasciano imprudentemente il soggetto da solo a ricevere i raggi infrarossi – io invece rimango accanto al paziente per tutta la durata del trattamento, per evitare episodi lipotimici ed ustioni causate tipicamente da movimenti del paziente che avvicina in modo incauto la zona trattata alla lampada.

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Parabeni: innocui o nemici della pelle?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO COSMETICA MANI CREMA IDRATANTI PELLE RUGHE ANTIRUGHE ESTETICA BELLEZZA MACCHIESe siete consumatori attenti, avrete notato che da qualche anno, e sempre più spesso, compaiono scritte “Senza parabeni” o “Paraben free” sulle confezioni di cosmetici, prodotti per l’igiene personale e per la pulizia della casa.
Cosa sono i parabeni? In questo articolo scopriremo cosa sono queste sostanze, a cosa servono e perché sempre più spesso le case produttrici decidono di eliminarli dai loro prodotti e di dichiararlo sulle confezioni.

Cosa sono i parabeni?

I parabeni sono una famiglia di composti organici aromatici, esteri dell’ acido 4-idrossibenzoico. I più utilizzati sono i metil-, etil-, propil-, butil-, isobutil- e benzilparabeni. Possono essere utilizzati da soli, ma più spesso vengono usati sotto forma di miscele per aumentarne l’efficacia. Sono generalmente prodotti dall’uomo, ma si possono trovare anche in natura, nelle piante e negli animali.

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A cosa servono i parabeni nei cosmetici ed in altri prodotti?

Sono ingredienti indispensabili per garantire la sicurezza e la qualità di molti prodotti usati quotidianamente, come medicinali, prodotti per la casa e l’igiene personale, cosmetici. Senza la loro presenza, infatti, batteri e altri microrganismi dannosi per l’uomo potrebbero svilupparsi all’interno dei prodotti, deteriorandoli e compromettendone le caratteristiche di qualità, fino a renderli talvolta anche pericolosi per la salute umana. Dopo l’apertura infatti, cosmetici e altri prodotti possono venire contaminati da batteri, funghi e muffe presenti nell’ambiente e, di conseguenza, alterarsi e mettere a rischio la salute del consumatore. Un cosmetico contaminato può provocare irritazioni, infiammazioni, addirittura infezioni della pelle, soprattutto di quella molto sensibile, come quella dei bambini. I parabeni servono proprio ad evitare il deterioramento e la contaminazione dei prodotti dovuto all’attacco dei microrganismi dannosi: tecnicamente si dice che hanno un ampio spettro d’azione contro i diversi microrganismi. Sono largamente utilizzati nell’industria cosmetica grazie al loro basso costo, all’efficacia tecnologica, alla presunta inefficacia di alternative naturali e/o al loro costo elevato.
Nell’elenco INCI presente sulle confezioni dei prodotti, si trovano come paraben (ad esempio methylparaben, propylparaben, ecc.).

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Perché si cerca di limitarne l’uso?

Ma allora, se i parabeni sono così utili, perché si cerca sempre più di evitarne o quantomeno limitarne l’uso? Tanto più che alcuni tipi di prodotti, come i cosmetici, si deteriorano molto rapidamente senza conservanti e antimicrobici. Essenzialmente per due ragioni: la prima ragione è che i parabeni provocano reazioni allergiche, irritazioni cutanee, orticaria, dermatiti e allergie cutanee in soggetti predisposti, soprattutto dopo un contatto prolungato (quindi, ad esempio, se si utilizzano quotidianamente molti prodotti per la cura personale contenenti parabeni) e in seguito all’esposizione alla luce del sole. Non provocano tuttavia effetti pericolosi per la vita, come lo shock anafilattico. La seconda ragione è che alcuni parabeni hanno il potenziale di alcuni di agire come ormoni, in particolare come gli estrogeni presenti nel corpo femminile. I test in vitro e in vivo su animali da laboratorio hanno dimostrato che i parabeni hanno un’azione simile a quella degli ormoni naturali, ma da migliaia a milioni di volte più debole.

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Soglie massime e divieti

Per valutare la sicurezza del loro utilizzo, il Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori (CSSC o Scientific Committee on Consumer Safety, SCCS) ha più volte, nel corso degli anni, valutato i dati scientifici riguardanti i loro potenziali effetti sulla salute. Studi sperimentali su animali hanno dimostrato che i parabeni generalmente hanno bassa tossicità e non sono causa di tumori. La recente direttiva europea che regola la produzione e il commercio dei cosmetici ha fissato comunque una soglia massima oltre la quale la presenza di parabeni può risultare dannosa per la salute e che corrisponde allo 0,40% nel caso dei singoli composti e allo 0,80% per le miscele. Nel 2014, una modifica al regolamento europeo sui cosmetici ha vietato l’uso di alcuni parabeni nei cosmetici. Inoltre ad aprile 2015 è entrata in vigore un’ulteriore modifica che impone limiti più restrittivi all’utilizzo del butilparabene e del propilparabene come conservanti nei prodotti cosmetici anche in Italia: la somma delle concentrazioni dei due conservanti, come acido, non deve superare lo 0,14%. È inoltre vietato l’uso nei cosmetici destinati ai bambini di età inferiore a tre anni per applicazione nell’area del pannolino. I prodotti cosmetici non conformi a queste nuove prescrizioni non potranno più essere immessi sul mercato a partire dal 16 aprile 2015, e non potranno più essere messi a disposizione sul mercato dal 16 ottobre 2015. Queste sostanze tanto osteggiate, quindi, offrono un valido aiuto ai produttori delle case cosmetiche e di cura e igiene personale e della casa, in quanto conservanti facilmente reperibili e di basso costo. Tuttavia, poiché sempre più persone vengono sensibilizzate a questo tipo di sostanze, sia l’Unione Europea sia il mercato si stanno dirigendo verso un loro uso sempre più limitato, sostituendoli con sostanze più tollerate dal nostro organismo, anche se per il momento ancora poco economiche.

Cosa fare allora davanti allo scaffale del supermercato?

Scegliamo un prodotto economico o preferiamo un prodotto più costoso ma privo di parabeni?
Nei limiti previsti dalla legge, queste sostanze possono essere considerate sicure, come tutti gli ingredienti usati dall’industria cosmetica e dalle industrie correlate; sono state approvate ufficialmente come conservanti per i cosmetici dalla Commissione Europea e da altre autorità. Se non siete allergici ai parabeni e non avete altri motivi per evitarli, potete acquistare in tranquillità i prodotti che preferite.

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