Differenza tra ferita e piaga

 

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Piede diabetico

Con ferita in medicina si intende un tipo particolare di lesione, caratterizzata dall’interruzione traumatica di uno o più tessuti esterni o interni del corpo, causata da agenti esterni di varia natura che agiscono con modalità diversa. In relazione al percorso e alla profondità le ferite possono essere distinte in ferite superficiali (quando interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo) o profondepenetranti ed interne. In base al grado di contaminazione della ferita, quest’ultima può essere “pulita” o “contaminata”. Infine in base al meccanismo che l’ha determinata, una ferita può essere da taglio, da punta o di altro tipo (da arma da fuoco, lacero-contuse…).

Con “piaga” in medicina ci si riferisce ad un tipo particolare di ferita, caratterizzata dall’interruzione di uno o più tessuti esterni del corpo e provocata dall’ischemia (interruzione dei vasi sanguigni) e conseguente necrosi (morte cellulare) della cute e, in caso di piaga grave, dei tessuti sottostanti. Spesso le piaghe sono definite “ferite difficili” proprio perché – al contrario di ciò che avviene nella maggioranza delle ferite – le piaghe tendono ad essere “ferite croniche”, ovvero che non guariscono entro i 60 giorni dalla loro comparsa.  L’interruzione del flusso sanguigno, che porta alla morte del tessuto ed alla formazione della piaga, può essere determinata da varie cause esterne ed interne al corpo.

Una delle cause esterne più frequenti di piaga sono le lesioni da decubito, cioè ferite che compaiono gradualmente in seguito alla pressione del peso del corpo su uno stesso punto della pelle, che viene compressa tra la prominenza ossea, (esempi tipici: anca o tallone) contro il letto o una sedia a rotelle. Le lesioni da decubito sono tipiche di persone che per motivi di disabilità fisica o anche psichica, hanno mobilità limitata o sono costretti a letto per lunghi periodi (coma, paralisi, frattura di femore in anziano…). La causa eziologica principale della piaga in questo caso è la pressione cronica, tuttavia è innegabile che la lesione è favorita da altri fattori, come ad esempio l’età avanzata del paziente o patologie croniche della circolazione.

Altri esempi di causa di piaga sono le insufficienze di arterie e vene, per cui non arriva il corretto apporto di sangue nel tessuto cutaneo, specie negli arti, poiché sono zone dette “periferiche” e la pressione in essi è inevitabilmente minore rispetto alle zone centrali del corpo, più vicine al cuore. Ancora un’altra causa tipica può essere la patologia diabetica, la quale se non curata determina un danno nel microcircolo che porta ad ipoperfusione di parti del tessuto che vanno incontro facilmente ad ulcerazione, tipicamente ai piedi (vedi foto in alto).

La guarigione da una piaga è quindi molto lenta e spesso risulta difficile, se non impossibile, rimuovere la causa che l’ha determinata: ad esempio risulta difficile impedire la formazione di piaghe da decubito in un paziente tetraplegico. Per tale motivo l’attenzione del medico, dell’infermiere e dell’OSS dovrebbe essere focalizzata soprattutto nella prevenzione della comparsa di questo tipo di ferite (ad esempio mobilizzando passivamente periodicamente il paziente) piuttosto che nella cura, spesso molto complessa, specie se la piaga va in profondità e/o si infetta, mettendo in alcuni casi addirittura a rischio la vita del paziente.

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Piaghe e lesioni da decubito: l’importanza della prevenzione delle “ferite difficili”

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Piede diabetico

Con “piaga” in medicina ci si riferisce ad un tipo particolare di ferita, caratterizzata dall’interruzione di uno o più tessuti esterni del corpo e provocata dall’ischemia (interruzione dei vasi sanguigni) e conseguente necrosi (morte cellulare) della cute e, in caso di piaga grave, dei tessuti sottostanti. Spesso le piaghe sono definite “ferite difficili” proprio perché – al contrario di ciò che avviene nella maggioranza delle ferite – le piaghe tendono ad essere “ferite croniche”, ovvero che non guariscono entro i 60 giorni dalla loro comparsa.  L’interruzione del flusso sanguigno, che porta alla morte del tessuto ed alla formazione della piaga, può essere determinata da varie cause esterne ed interne al corpo.

Cause di piaga

Una delle cause esterne più frequenti di piaga sono le lesioni da decubito, cioè ferite che compaiono gradualmente in seguito alla pressione del peso del corpo su uno stesso punto della pelle, che viene compressa tra la prominenza ossea, (esempi tipici: anca o tallone) contro il letto o una sedia a rotelle. Le lesioni da decubito sono tipiche di persone che per motivi di disabilità fisica o anche psichica, hanno mobilità limitata o sono costretti a letto per lunghi periodi (coma, paralisi, frattura di femore in anziano…). La causa eziologica principale della piaga in questo caso è la pressione cronica, tuttavia è innegabile che la lesione è favorita da altri fattori, come ad esempio l’età avanzata del paziente o patologie croniche della circolazione.

Insufficienza del circolo e diabete

Altri esempi di causa di piaga sono le insufficienze di arterie e vene, per cui non arriva il corretto apporto di sangue nel tessuto cutaneo, specie negli arti, poiché sono zone dette “periferiche” e la pressione in essi è inevitabilmente minore rispetto alle zone centrali del corpo, più vicine al cuore. Ancora un’altra causa tipica può essere la patologia diabetica, la quale se non curata determina un danno nel microcircolo che porta ad ipoperfusione di parti del tessuto che vanno incontro facilmente ad ulcerazione, tipicamente ai piedi (vedi foto in alto).

L’importanza della prevenzione

La guarigione da una piaga è quindi molto lenta e spesso risulta difficile, se non impossibile, rimuovere la causa che l’ha determinata: ad esempio risulta difficile impedire la formazione di piaghe da decubito in un paziente tetraplegico. Per tale motivo l’attenzione del medico, dell’infermiere e dell’OSS dovrebbe essere focalizzata soprattutto nella prevenzione della comparsa di questo tipo di ferite (ad esempio mobilizzando passivamente periodicamente il paziente) piuttosto che nella cura, spesso molto complessa, specie se la piaga va in profondità e/o si infetta, mettendo in alcuni casi addirittura a rischio la vita del paziente.

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Diabete a Natale: cosa mangiare e come comportarsi? Ecco i consigli utili

MEDICINA ONLINE BABBO NATALE BILANCIA DIETA NATALE DOLCI SANTA CLAUSE MARRY XMASS BUON NATALE DIMAGRIRE TORRONE BIANCO MANDORLE PANETTONE PANDORO NUTELLA CIOCCOLATO NOCCIOLE CENONE DIABETE.jpgLe festività natalizie rappresentano un’occasione per riunirsi con i propri familiari e incontrare amici e conoscenti. Come Continua a leggere

Avocado: proprietà, controindicazioni, sapore, proteine, ricette e calorie

MEDICINA ONLINE AVOCADO FRUTTO FRUTTA DIETA COME SI MANGIA QUANTITA' GIORNALIERA CONTROINDICAZIONI QUANTO MANGIARNE SAPORE PROTEINE RICETTE VITAMINE CALORIE FA INGRASSARE DIMAGRIRE DIETA CIBO.jpgL’avocado è un frutto esotico che appartiene alla famiglia delle Lauracee originario dell’America centro-meridionale (Messico, Colombia, Perù), in Italia relativamente poco diffuso e coltivato soprattutto in Sicilia e Sardegna. Alle nostre latitudini la varietà più diffusa è la Fuerte, che matura tra novembre e febbraio. Il suo nome deriva dall’azteco “āhuacatl” parola che significa “testicolo”, per analogia alla forma di quest’organo. E’ un frutto “non pericoloso” dal momento che la sua spessa buccia impedisce ai pesticidi di penetrare nella polpa, inoltre c’è da considerare che la sua coltivazione richiede uno scarso uso di sostanze chimiche, quindi l’avocado è “amico” dell’ambiente. Solitamente l’avocado si mangia crudo perché la cottura ne può alterarne il sapore e renderlo vagamente amaro. Bisogna assicurarsi di consumare un frutto maturo, che deve essere aperto e privato del grande nocciolo centrale prima di ogni preparazione. Un “trucco” per capire se l’avocado che state per utilizzare è sufficientemente maturo è provare a sbucciarlo: se vi riuscite con facilità, allora è pronto per il consumo. In questo caso, potete facilmente prelevarne la polpa con un cucchiaio oppure aiutandovi con un coltello.

Il frutto di avocado

L’avocado può essere coltivato in casa facendo radicare il seme (a punta in su) nell’acqua, per poi trapiantarlo in terra ben drenata. Il frutto è una drupa a forma di pera, lunga dai 7 ai 20 centimetri e con un peso che può variare dai 100 ai 1000 grammi, anche se generalmente un frutto pesa intorno ai 200 grammi. Presenta un grosso seme centrale di 3-5 cm di diametro. La polpa è di colore giallo verde o giallo pallido, l’epicarpo (o buccia) può essere di colore verde o melanzana, liscio o rugoso.

Sapore dell’avocado

L’avocado ha un sapore talmente particolare da non somigliare a nessun altro, ha una consistenza “burrosa” e lascia un retrogusto in bocca molto particolare. Proprio per questi motivi non è apprezzato da tutti. E’ un sapore abbastanza neutro e “vegetale”, vagamente dolce, non acido, per alcuni assomiglia ad un melone anche se meno dolce di quest’ultimo. Per via del suo sapore neutro, in ogni caso, più che come semplice frutto da fine pasto, l’avocado si presta soprattutto a essere consumato come fosse una verdura, ad esempio al naturale con vinaigrette o olio e limone per un antipasto dal gusto esotico, su delle bruschette e come ingrediente in insalate ricche, anche insieme ad altri ortaggi. La polpa può essere frullata per ottenere creme di accompagnamento per piatti sia salati che dolci.

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Valori nutrizionali dell’avocado

Per ogni 100 grammi (mezzo frutto) l’avocado fornisce circa 160 calorie, 2 grammi di proteine e 15 grammi di grassi (di cui 2,1 g di acidi grassi saturi; 1,8  g di polinsaturi; 10 g di monoinsaturi). I carboidrati sono circa 9 g (zuccheri 0,7 g). L’avocado inoltre contiene elevata quantità di fibre (7 grammi), sali minerali (come potassio, fosforo, magnesio e calcio) e vitamine (vitamina C, vitamina B). Elevata la quantità di Potassio (più del doppio della quantità presente in una banana), di vitale importanza per bilanciare il rapporto sodio/potassio dell’organismo. L’avocado NON contiene colesterolo. I valori nutrizionali principali dell’avocado sono riassunti in questo schema:

Quantità per 100 grammi
Calorie 160

Indice glicemico: 10 (basso)

Grassi 15 g
Acidi grassi saturi 2,1 g
Acidi grassi polinsaturi 1,8 g
Acidi grassi monoinsaturi 10 g
Colesterolo 0 mg
Sodio 7 mg
Potassio 485 mg
Carboidrati 9 g
Fibra alimentare 7 g
Zucchero 0,7 g
Proteine 2 g

Proprietà antitumorali dell’avocado

L’avocado, come la maggioranza dei frutti esistenti, è ricco di vitamine che hanno potente effetto antiossidante che aiuta a prevenire e “riparare” i danni al DNA che portano al cancro. L’avocado inoltre aiuta il fegato a produrre il glutatione, considerato il più importante antiossidante nella prevenzione e dei tumori, tale molecola infatti “rigenera” gli altri antiossidanti ormai esauriti. L’alto contenuto di luteina, vitamina E e acido oleico contribuisce a prevenire il tumore al seno. Le prime due sono vitamine liposolubili facilmente assorbite in presenza del buon contenuto di grassi dell’avocado. Uno studio del 2005 ha infine riscontrato che l’aggiunta di avocado nell’insalata consente di assorbire da tre a cinque volte in più di molecole antiossidanti carotenoidi per la protezione contro i danni dei radicali liberi.

Benefici cardiovascolari dell’avocado

Per la sua presenza di acidi grassi “buoni”, l’avocado può aiutare a migliorare il flusso sanguigno e ridurre la pressione arteriosa. In uno studio su soggetti affetti da dislipidemia, il consumo regolare di avocado per una settimana ha ridotto del 17% il colesterolo totale, del 22% le LDL (il colesterolo “cattivo”) ed i trigliceridi e incrementato dell’11% le HDL (colesterolo “cattivo”), abbassando quindi indirettamente il rischio di infarto del miocardio e ictus cerebrale.

Benefici dell’avocado su cervello e sistema nervoso

L’avocado migliora le funzioni cerebrali e previene la demenza. In questa azione, l’avocado si avvicina molto al mirtillo, secondo il Dr Setven Pratt, autore del libro Superfoods Rx: Fourteen Foods Proven to Change Your Life. Inoltre il suo elevato contenuto di acido oleico e di grassi totali (circa il 15%) aiuta anche a mantenere la salute della mielina, una guaina che protegge nervi e neuroni, composta al 74% di grassi. Oltre a rivestire le strutture nervose, la mielina accelera la trasmissione neuronale e quindi aumenta la velocità dei processi mentali.

Proprietà nella dieta

E’ un ottimo o alimento nelle diete a basso impatto di cereali. Sostituire le calorie dei cereali con quelle dei grassi della frutta o dei prodotti animali è spesso necessario per combattere problemi di sovrappeso, ritenzione idrica, diabete e metabolismo rallentato. I grassi monoinsaturi dell’avocado aiutano a accelerare il metabolismo basale, che indica il livello di combustione delle calorie nello stato di riposo. Quindi, il regolare consumo di avocado può essere vantaggiosamente inserito in una dieta dimagrante.

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Protezione del fegato

L’avocado ha mostrato di avere proprietà antinfiammatorie, di proteggere il fegato dai danni indotti da sostanze chimiche: dal momento che i danni da queste sostanze chimiche sono molto simili a quelli causati dai virus, i ricercatori credono che l’avocado possa essere anche utile nella prevenzioni e cura delle epatiti.

Avocado contro la stitichezza

Come ben sappiamo, assumere fibre a sufficienza è fondamentale per l’intestino e per la salute del nostro organismo in generale. Ogni 100 grammi di avocado, assumiamo 7 grammi di fibre, ottimo per evitare la stitichezza: un avocado apporta al nostro organismo quasi la metà del fabbisogno giornaliero di fibra.

Quanto avocado mangiare al giorno?

Un avocado medio pesa circa 200 grammi e contiene circa 320 calorie e circa 30 grammi di grassi quindi è accostabile ad un secondo piatto. Ciò significa che, pur essendo l’avocado un frutto sicuramente sano per l’alto contenuto di vitamine e sali minerali, non bisogna certamente abusarne. In assenza di particolari patologie come il diabete, il nostro consiglio è quello di mangiare mezzo frutto al giorno (100 grammi, circa 160 calorie) o anche un frutto intero al giorno, sempre lontano dai pasti principali, come spuntino tra la colazione ed il pranzo, oppure come merenda tra pranzo e cena.

Mangiare un avocado al giorno fa male?

No, un frutto intero al giorno non “fa male” alla salute: se il vostro metabolismo basale è elevato e quindi la vostra dieta lo consente, come già prima anticipato potete arrivare a consumarne anche uno intero (di 200 grammi) al giorno. In caso di dubbio chiedete al vostro medico.

Avocado e diabete

L’indice glicemico dell’avocado è 10, un valore considerato molto basso, ciò, unito ai suoi valori nutrizionali, lo rende perfettamente inseribile nella dieta di un paziente diabetico, a patto di non abusarne: una dose moderata (mezzo frutto di avocado al giorno) assunta lontano dai pasti principali – è più che sufficiente per godere del suo gusto e dei vantaggi offerti dai suoi antiossidanti, senza rischiare di eccedere dal punto di vista calorico e glicemico. In ogni caso, prima di modificare arbitrariamente la vostra dieta, chiedete al vostro medico diabetologo.

Controindicazioni al consumo di avocado

Fermo restando che il limite della quantità giornaliera (massimo un frutto di 200 grammi al giorno) dovrebbe essere rispettato, non sono note particolari controindicazioni all’assunzione di avocado, tuttavia è bene ricordare che:

  • anche se l’allergia all’avocado è piuttosto, alcuni individui possono possederla, specie quelli allergici al lattice, che possono manifestare reazioni nei confronti di certi frutti come banana, kiwi o appunto avocado;
  • essendo molto ricco di potassio, la sua assunzione potrebbe rappresentare un problema per coloro che soffrono di insufficienza renale. È, dunque, consigliabile, in questi casi, consultare il proprio medico, per poter sapere se è opportuno consumare questo frutto o meno, ed in quale quantità;
  • in alcuni individui l’avocado può determinare problemi digestivi: questo effetto collaterale è causato dai FODMAP, carboidrati a catena corta di cui l’avocado è ricco e che alcune persone non sono in grado di digerire causando gonfiore, produzione di gas, crampi allo stomaco, diarrea o costipazione. A questi individui è consigliato non consumare questo frutto;
  • particolare attenzione devono prestare i pazienti diabetici, a tal proposito consultate il vostro diabetologo prima di assumere l’avocado.

Avocado in cucina

L’avocado si presta a moltissime preparazioni: ottimo a tocchetti nelle insalate oppure a fettine sul toast completato da un uovo in camicia, ma anche come base di salse, tra cui il celeberrimo guacamole. I modi come usare l’avocado in cucina sono veramente tanti, c’è anche chi ne usa la polpa come soluzione vegana del burro e della crema in torte, biscotti, mousse e dolci. Per la sua consistenza, può essere anche un ottimo ingrediente per dare cremosità a smoothie e frullati, avendo un gusto neutro non coprirà il sapore degli altri ingredienti.

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Il diabetico può mangiare l’avocado? Che indice glicemico possiede?

MEDICINA ONLINE AVOCADO FRUTTO DIETA COME SI MANGIA QUANTITA' GIORNALIERA CONTROINDICAZIONI QUANTO MANGIARNE SAPORE PROTEINE RICETTE VITAMINE CALORIE FA INGRASSARE DIMAGRIRE DIETA CIBO MANGIAREPer ogni 100 grammi (mezzo frutto) l’avocado fornisce circa 160 calorie, 15 grammi di grassi (di cui 2,1 g di acidi grassi saturi; 1,8  g di polinsaturi; 10 g di monoinsaturi). I carboidrati sono circa 9 g (zuccheri 0,7 g). L’avocado inoltre contiene elevata quantità di fibre, sali minerali (come potassio, fosforo, magnesio e calcio) e vitamine (vitamina C, vitamina B). L’avocado NON contiene colesterolo.

L’indice glicemico dell’avocado è 10, un valore considerato molto basso.

L’avocado è – in definitiva – un cibo sano dal punto di vista nutrizionale e perfettamente inseribile nella dieta di un paziente diabetico, a patto di non abusarne: una dose moderata (mezzo frutto di avocado al giorno) assunta lontano dai pasti principali – è più che sufficiente per godere del suo gusto e dei vantaggi offerti dai suoi antiossidanti, senza rischiare di eccedere dal punto di vista calorico e glicemico. In ogni caso, prima di modificare arbitrariamente la vostra dieta, chiedete al vostro medico diabetologo.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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Diabete: i carboidrati a fine pasto riducono il picco di glicemia

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I ricercatori della Weill Cornell university hanno arruolato sedici pazienti con diabete di tipo 2, chiedendo loro di consumare lo stesso pasto, composto da pane, pollo, insalata e succo d’arancia tre volte, ma in ordine diverso. Mangiando i carboidrati alla fine, la glicemia dopo il pasto è risultata metà di quella che avevano quando invece li mangiavano all’inizio, e il 40% più bassa rispetto a quando tutti gli alimenti venivano consumati insieme.

Gli autori dello studio hanno affermato: “Noi tutti sappiamo che mangiare meno carboidrati serve a controllare i livelli di zuccheri nel sangue, ma può essere difficile qualche volta seguire questo suggerimento. Mangiarli per ultimi può essere una buona strategia”.

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Dolcificanti artificiali: fanno male alla salute e alzano il rischio di obesità

MEDICINA ONLINE ZUCCHERO BAR ASPERTAME DOLCIFICANTE DOLCE ZUCCHERI CARBOIDRATI CALORIE LIGHT RICETTA ZOLLETTE CUCCHIAINO CAFFE BAR THE COCA COLA DIETA DIMAGRIRE INGRASSARE ZUCCHERATO DIETOR STEVIASe lo zucchero è considerato uno dei principali killer dei nostri tempi, insieme al fumo e alla sedentarietà, i prodotti pensati per sostituirlo non godono certo di una buona fama. I ricercatori dell’Università di Manitoba a Winnipeg, in Canada, hanno condotto una revisione sistematica di 37 studi sui dolcificanti che hanno coinvolto complessivamente 400 mila persone per una media di 10 anni. Non tutti i lavori presi in considerazione erano svolti in base ai medesimi criteri, e solo 7 di loro erano studi controllati randomizzati, lo standard dell’eccellenza nella ricerca clinica.

Scoperte spiacevoli

Non solo gli studi analizzati non hanno mostrato una significativa perdita di peso in coloro che utilizzavano dolcificanti artificiali in sostituzione dello zucchero, ma anzi gli studi di più lunga durata hanno evidenziato un collegamento tra questi e un rischio relativamente più alto di aumento di peso e obesità. E non solo: aumentava anche il rischio di pressione altadiabetemalattie cardiache e altri disturbi. Sembrerebbe perciò che il consumo dei sostituti dello zucchero porti alla lunga agli stessi identici problemi per i quali lo zucchero è finito giustamente sul banco degli imputati. Ciò che stupisce gli autori è prima di tutto la scarsità di studi clinicisu questi prodotti che pure sono consumati quotidianamente da milioni di persone. “Abbiamo scoperto che i dati degli studi clinici non confermano in maniera chiara i benefici che ci si attendono dai dolcificanti per quel che riguarda la gestione del peso”, riassume con un eufemismo la questione Ryan Zarychanski, tra gli autori del lavoro.

Dalla mamma al feto

Intanto Meghan Azad, autrice principale dello studio, invita alla cautela in attesa di capire quali siano davvero gli effetti a lungo termine del consumo di questi prodotti. Certo c’è poco da stare allegri dal momento che un’altra ricerca condotta da lei e dal suo team del Children’s Hospital Research Institute di Manitoba e pubblicata nel 2016 aveva già appurato che il consumo bevande dolcificate artificialmente da parte delle donne in gravidanza è legato a un indice di massa corporea più elevato nei bambini. Ora, grazie all’arrivo di altri fondi, Azad potrà intraprendere una nuova ricerca per capire quali siano le ragioni biologiche di questa associazione, analizzando il possibile ruolo del microbioma intestinale. “Dato l’uso diffuso e crescente di dolcificanti artificiali e l’attuale epidemia di obesità e malattie correlate, sono necessari ulteriori studi per determinare i rischi e i benefici a lungo termine di questi prodotti”, ha dichiarato Azad.

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Diabete: lista di alimenti vietati e moderatamente ammessi

MEDICINA ONLINE MANGIARE VERRDURA LEGUMI MAGRA DIABETE CALORIE SEMI GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETAPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, vi consiglio di leggere questo articolo: Cosa può e non può mangiare il diabetico: cibi per controllare la glicemia

Il diabetico, per evitare ripercussioni sulla propria salute, deve prestare particolarmente attenzione alla propria dieta, in particolare ci sono alcuni cibi che gli sono vietati, ed altri che può assumere moderatamente. Ecco una lista di questi cibi:

Vini vietati al diabetico

  • Vino dolce (ad esempio il moscato), vini liquorosi (ad esempio il vinsanto ed il porto) e liquori dolci.
  • Bevande gassate artificiali.
  • Mascarpone e Pecorino stagionato.
  • Parti grassi o semi-grasse di tutte le carni e del pollame.
  • Coppa, mortadella, pancetta di maiale, capocollo, prosciutto grasso, salami suini, salsiccia.
  • Frutta candita e/o sciroppata, mostarda di frutta, miele, marmellata, gelatina di frutta, melassa, frutta secca ed oleosa (noci, nocciole, arachidi), castagne, fichi, cachi, uva, banane.
  • Zucchero da cucina, caramelle, cioccolato, creme e budini, dolciumi in genere (torte, pasticcini), gelati.

Alcuni alimenti concessi al diabetico, in quantità limitata variabile

  • Acqua minerale, caffè, thè, moderate dosi di birra.
  • Succo di limone, aceto, aglio, cipolla, sedano, basilico, origano e spezie in genere.
  • Mozzarella, caciotta, ricotta di mucca, groviera e stracchino in dosi moderate.
  • Nasello, sogliola, tonno fresco, trota, pesce azzurro, moderate dosi di crostacei.
  • Insalata verde, carote e finocchi crudi, pomodori, spinaci, carciofi, piccole porzioni di patate.
  • Ciliegie, fragole, arance, mele e pere.

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