Donne in forma: rischio di Alzheimer fino al 90% più basso

MEDICINA ONLINE DONNA ANZIANA MENOPAUSA ADULTA VAMPATE FITOESTROGENI SENO INGRANDIMENTO SOIA ORMONI ESTROGENI PIANTEUna buona forma fisica, soprattutto negli anni della mezza età, per le donne è legata ad una decisa diminuzione dei rischi di sviluppare il morbo di Alzheimer: il calo delle probabilità – secondo le osservazioni di un nuovo studio svedese – oscillerebbe dal Continua a leggere

Differenza tra leva di primo, secondo e terzo tipo con esempi

Con “leva” in fisica ci si riferisce ad una macchina semplice che trasforma l’energia, costituita da un’asta rigida capace di muoversi attorno a un punto fisso che prende il nome di Continua a leggere

HP significato nel body building, esempi e come si calcola

MEDICINA ONLINE FITNESS WOMAN PESI PALESTRA GIRL HP PESO ALTEZZA SPORT GINNASTICA STRETCHING GYM WORKOUT PROTEINE INTEGRATORI AMINOACIDI BCAA GLUTAMINA ALFA LIPOICO CARNITINA TERMOGENICO MUSCOLI MASSA GRASSA CARDIO.jpgSpesso si sente parlare di “HP” o “H/P” nel body building o comunque in ambito sportivo: cosa significa questa sigla?

HP o H/P rappresenta semplicemente il rapporto fra peso (P) ed altezza (H) di un individuo. Il segno + o – seguito da un numero, indica quanto è rispettivamente vantaggioso o svantaggioso questo rapporto, fatto che può far rapidamente intuire quali potrebbero essere le condizioni dell’individuo.

Come si calcola l’HP (esempio con peso “più grande” dell’altezza)

  1. prendi le ultime due cifre della tua altezza espressa in centimetri (ad esempio 83 se sei alto 183 cm);
  2. prendi il tuo peso (ad esempio 90 kg);
  3. sottrai il numero più piccolo tra i due a quello più grande (nel nostro caso 90 – 83 = 7);
  4. poiché il tuo peso è più grande delle ultime due cifre della tua altezza, inserisci il segno +. Nel nostro caso siamo HP+7.

Questo sistema è valido se sei alto fino a 199 cm. Se sei alto da 200 cm in su, devi prendere il valore in cm della tua altezza e togliere 100. Ad esempio se sei alto 214 cm, il valore da rapportare con il peso NON sarà 14, bensì 214 meno 100, quindi 114.

Come si calcola l’HP (esempio con altezza “più grande” del peso)

  1. prendi le ultime due cifre della tua altezza espressa in centimetri (ad esempio 83 se sei alto 183 cm);
  2. prendi il tuo peso (ad esempio 75 kg);
  3. sottrai il numero più piccolo tra i due a quello più grande (nel nostro caso 83 – 75 = 8);
  4. poiché il tuo peso è più piccolo delle ultime due cifre della tua altezza, inserisci il segno -. Nel nostro caso siamo HP-8.

Anche in questo caso, questo sistema è valido se sei alto fino a 199 cm. Se sei alto da 200 cm in su, devi prendere il valore in cm della tua altezza e togliere 100.

In pratica il numero dopo il + indica i kg in più rispetto alle ultime due cifre dell’altezza espressa in cm (o alla tua altezza sottratta di 100 se sei alto oltre i 200 cm), invece il segno – indica i kg in meno rispetto alle ultime due cifre dell’altezza espressa in cm (o alla tua altezza sottratta di 100 se sei alto oltre i 200 cm).

Esempi

Alcuni esempi pratici:

  • se un individuo è alto 160 cm e pesa 55 kg sarà HP-5
  • se un individuo è alto 170 cm e pesa 80 kg sarà HP+10
  • se un individuo è alto 170 cm e pesa 75 kg sarà HP+5
  • se un individuo è alto 170 cm e pesa 64 kg sarà HP-6
  • se un individuo è alto 175 cm e pesa 85 kg sarà HP+10
  • se un individuo è alto 175 cm e pesa 82 kg sarà HP+7
  • se un individuo è alto 175 cm e pesa 70 kg sarà HP-5
  • se un individuo è alto 175 cm e pesa 65 kg sarà HP-10
  • se un individuo è alto 175 cm e pesa 75 kg sarà HP 0 (“HP zero” oppure semplicemente “HP”)
  • se un individuo è alto 172 cm e pesa 63 kg sarà HP-9
  • se un individuo è alto 180 cm e pesa 90 kg sarà HP+10
  • se un individuo è alto 185 cm e pesa 90 kg sarà HP+5
  • se un individuo è alto 185 cm e pesa 79 kg sarà HP-6
  • se un individuo è alto 190 cm e pesa 95 kg sarà HP+5
  • se un individuo è alto 190 cm e pesa 102 kg sarà HP+12
  • se un individuo è alto 200 cm e pesa 97 kg sarà HP-3
  • se un individuo è alto 200 cm e pesa 104 kg sarà HP+4
  • se un individuo è alto 210 cm e pesa 106 kg sarà HP-4
  • se un individuo è alto 210 cm e pesa 113 kg sarà HP+3

In una gara la sigla HP fino a 170 cm +3 kg sta ad esempio ad indicare che sono ammessi soggetti con altezza massima di 170 cm e un peso massimo di 73 kg (ovvero 70+3 kg).

La sigla HP fino a 180 cm +5 kg sta invece ad indicare che a quella gara sono ammessi soggetti con altezza massima di 180 cm e un peso massimo di 85 kg (ovvero 80+5 kg).

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra scoliosi ed atteggiamento scoliotico

MEDICINA ONLINE SCHIENA COLONNA VERTEBRALE VERTEBRE SCOLIOSI LORDOSI CIFOSI ASSE POSTURALE ATTEGGIAMENTO SCOLIOTICO POSTUROLOGIA ESERCIZI RIMEDI BAMBINO SEDUTO BANCO ZAINO PESO CONVESSO CONCAVO BUSTO CHIRURGIA.jpgAccade spesso che una mamma osservi con preoccupazione l’abitudine del proprio figlio, bambino o adolescente, nel sedersi o a camminare in maniera scomposta, con una spalla più rialzata dell’altra, con il bacino in fuori o il collo in avanti. E a volte le mamme si chiedono – spaventate – se non si tratti di un inizio di scoliosi (che è una patologia molto seria dell’apparato vertebro-scheletrico). Quello che queste madri possono aver notato è piuttosto un atteggiamento scoliotico, che non rappresenta in realtà un problema strutturale dello scheletro, com’è invece la scoliosi, e che può essere risolto spontaneamente con dei piccoli accorgimenti nella postura (seduta o in piedi) senza l’utilizzo di busti o interventi chirurgici, cosa invece che non si verifica nella scoliosi dove la cura NON è spontanea ed abbisogna di interventi specialistici mirati. Un atteggiamento scoliotico non deve però lasciarci tranquilli: il bambino deve imparare fin da piccolo quali sono le posizioni giuste da tenere seduti o durante la deambulazione, per evitare problemi posturali da adulto.

Correzione spontanea e non spontanea

La differenza fondamentale tra scoliosi e atteggiamento scoliotico è la strutturazione vertebrale, caratterizzata nel primo caso da una rotazione, associata a rigidità e fissità non presenti in un soggetto con atteggiamento scoliotico, basti vedere l’immagine in alto: la colonna scoliotica sulla destra è profondamente diversa rispetto alla colonna di un individuo sano (a sinistra), seppur con atteggiamento scoliotico. La scoliosi è una deviazione vertebrale che si manifesta con una inflessione laterale accompagnata da una rotazione delle vertebre verso la concavità della curva. Non si corregge spontaneamente e si manifesta clinicamente con una sporgenza (gibbo) costale o lombare. Nella scoliosi, infine, la rotazione e la cuneizzazione vertebrali sono costanti e rendono rigida ed evolutiva la deformità. Se la rotazione e l’evoluzione sono state definite caratteristiche peculiari della scoliosi, risulta dunque semplice differenziare la scoliosi dall’atteggiamento scoliotico.  All’esame clinico e – a prima vista – a quello radiografico, i due quadri clinici appaiono molto simili: in entrambi i casi si osserverà una sopra elevazione della spalla e, alle radiografie, una deviazione laterale del rachide. Ma l’atteggiamento scoliotico – disordine posturale non strutturale né evolutivo – non presenta alcun gibbo costale o lombare alla vista clinica, né rotazione vertebrale a un attento esame delle radiografie.

Deformazione strutturale e non strutturale

La scoliosi è una deformazione strutturale della colonna (per questo viene anche chiamata “scoliosi strutturata”), invece l’uso di posizioni scorrette (sul banco, nel letto, a tavola) o l’assunzione di pesi (zaino) producono deformazioni non strutturali (cioè non associate a rotazione) e reversibili istantaneamente alla sospensione dello stimolo. Inoltre il periodo di assunzione di tali posture scorrette è limitato nel tempo, pertanto non in grado di produrre deformità permanenti.  Se realmente vi fosse una relazione di causa-effetto tra la cattiva postura e l’insorgenza di scoliosi, la quasi totalità degli scolari dovrebbe risultare affetta da questa malattia. I ripetuti screening scolastici eseguiti hanno invece costantemente mostrato incidenze oscillanti tra il 4 per mille e l’1% della popolazione, mentre molto più alta è l’incidenza dell’atteggiamento scoliotico, che è un disordine posturale non evolutivo.

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Differenza tra obesità e sovrappeso

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L’indice di massa corporea (IMC o anche BMI acronimo di Body Mass Index) è un dato biometrico espresso come rapporto tra peso e altezza di un soggetto ed è utilizzato come un indicatore dello stato di peso forma del paziente. E’ un dato che non tiene conto delle differenze tra individuo ed individuo come la lunghezza degli arti, la larghezza del bacino, la tonicità dei muscoli, la quantità di massa grassa/magra, quindi l’IMC è potenzialmente fuorviante e per superare i suoi limiti è stata introdotta la bioimpedenziometria, che fornisce invece dati più precisi sulla composizione del peso corporeo, individuando soprattutto la percentuale di massa grassa e di massa magra.

Per conoscere il tuo indice di massa corporea, leggi: Sono normopeso, sottopeso o sovrappeso? Come si calcola l’Indice di Massa Corporea (BMI)?

Pur essendo potenzialmente impreciso, specie nel caso di soggetti particolarmente bassi ma muscolosi, l’indice di massa corporeo è un dato che può essere applicato ad una grande fetta di popolazione. Un indice di massa corporeo compreso tra 19 e 25 è generalmente indice di soggetto normopeso, dati al di sopra o al di sotto di tali valori sono invece considerati rispettivamente come peso superiore o inferiore alla norma:

  • indice di massa corporea minore di 18,5: soggetto con peso inferiore al normale (sottopeso);
  • indice di massa corporea tra 18,5 e 24,9: soggetto con peso normale (normopeso);
  • indice di massa corporea pari o maggiore di 25: soggetto con peso superiore al normale.

Questi valori valgono per la popolazione occidentale, per gli asiatici invece è sovrappeso chi ha un IMC tra 23 e 29,9 e l’obesità per tutti i gruppi è un IMC di 30 o più.

Abbiamo quindi visto come un soggetto con indice di massa corporea superiore a 25 abbia un peso superiore al normale. A questo punto entra in gioco la distinzione tra sovrappeso di I grado, sovrappeso di II grado ed ed obesità:

  • se l’indice di massa corporea è compreso tra 25 e 26,9: il soggetto è in sovrappeso di I grado (primo grado);
  • se l’indice di massa corporea è compreso tra 27 e 29,9: il soggetto è in sovrappeso di II grado (secondo grado, anche detta “pre-obesità“);
  • se l’indice di massa corporea è pari o maggiore di 30: il soggetto è obeso.

Da quanto detto l’obesità è una condizione di maggiore gravità rispetto al sovrappeso di primo e di secondo grado. L’obesità può essere inoltre distinta in obesità di primo, secondo o terzo grado; a tal proposito leggi anche: Differenza tra obesità di primo, secondo e terzo grado

Ribadiamo ancora una volta che però l’IMC non considera estremi di massa muscolare, alcuni rari fattori genetici, i giovanissimi, e delle altre variazioni individuali. Perciò è possibile che un individuo con un IMC inferiore a 25 (apparentemente normopeso) abbia un eccesso di % di massa grassa nel corpo, mentre altri potrebbero avere un IMC significativamente più alto di 25 (apparentemente sovrappeso) senza rientrare dentro questa categoria, l’esempio tipico è quello di un culturista che ha peso elevato ma bassissima percentuale di massa grassa (di solito sotto l’8%): in questi casi una bioimpedenziometria è molto più attendibile del “semplice” IMC.

IMPORTANTE: Quanto detto viene applicato a soggetti adulti, invece i bambini ed i ragazzi in crescita sono da considerarsi in sovrappeso se, in riferimento ai percentili di crescita dell’IMC, si collocano tra l’85° ed il 95°, mentre sopra al 95° percentile siamo in condizione di obesità infantile.

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Differenza tra dieta e dieta di mantenimento

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Dieta dimagrante (ipocalorica)

La differenza tra dieta dimagrante e dieta di mantenimento risiede principalmente nei tempi e nella quantità di calorie che essa fornisce al soggetto. Normalmente, in caso di sovrappeso od obesità, il soggetto viene sottoposto a dieta dimagrante (ipocalorica), cioè ad una dieta solitamente ipoglucidica ed ipolipidica che fornisca al paziente una quantità di calorie più bassa rispetto al suo fabbisogno calorico giornaliero determinato dalla somma tra le calorie bruciate dal suo metabolismo basale e le calorie che consuma nelle attività di tutti i giorni (sportive e non). Ad esempio se un soggetto in sovrappeso ha un fabbisogno calorico di 2000 calorie, l’obiettivo di una dieta ipocalorica sarà di fornirgli ad esempio 1800 calorie in modo che le 200 calorie di cui il soggetto ha bisogno siano “prese” dal grasso disponibile ed in sovrappiù nel suo corpo. La dieta ipocalorica, unita ad una aumentata attività fisica (che determina sul medio periodo un aumento della massa magra e del metabolismo basale), determina quindi dimagrimento. La dieta dimagrante viene portata avanti per un periodo variabile, eventualmente con piccole variazioni nella quantità calorica, finché non il soggetto non raggiunge – auspicabilmente! – il peso forma adeguato al suo sesso, altezza ed età.

Dieta di mantenimento (lievemente ipocalorica o normocalorica)

Raggiunto il peso forma, il soggetto è “normopeso” e non ha quindi più bisogno di dimagrire ulteriormente dal momento che ciò lo farebbe diventare “sottopeso“. In questo momento la dieta dovrebbe cambiare: non più ipocalorica, bensì “normocalorica”, cioè una dieta non più dimagrante ma solo appunto “di mantenimento” del peso forma raggiunto, dal momento che fornisce al corpo una quantità di calorie esattamente pari al fabbisogno calorico giornaliero. In alcuni casi la dieta di mantenimento può essere lievemente ipocalorica in modo da procedere con un lieve dimagrimento anche in prossimità del raggiungimento del peso forma, ottenuto con la dieta dimagrante. Ricordiamo che, una volta raggiunto il peso forma, non potremo tornare a mangiare più del nostro fabbisogno giornaliero, altrimenti torneremo inevitabilmente in sovrappeso!

Dieta di mantenimento: quante calorie deve avere?

Questa domanda mi viene fatta spesso, ma non ha molto senso: una dieta di mantenimento deve avere le calorie necessarie al fabbisogno calorico giornaliero (o lievemente inferiore, come abbiamo appena visto) e quindi è variabile e soggettivo.

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Quanto devono crescere di peso ed altezza un neonato ed un bambino?

MEDICINA ONLINE BIMBO BAMBINO NEWBORN BABY NEONATO LATTANTE GATTONARE CARPONARE CAMMINARE PARLARE BENE PRIMA PAROLA SCALCIARE CORRERE PARLARE MASCHIO FEMMINA DIFFERENZA AIUTO GENITORILa crescita del neonato durante il primo anno di vita avviene molto rapidamente anche se ogni bambino ha propri ritmi personali e non sempre uguali a quelli dei coetanei. Alla nascita, infatti, pesi e lunghezze non sono uguali per tutti: in generale però si può dire che il peso medio alla nascita è di circa 3200 grammi con qualche differenza tra maschi e femmine, infatti i primi pesano circa 150 grammi in più: viene comunque considerato normale un peso compreso tra i 2500 e i 4500 grammi.
Non ci sono quasi diversità per quanto riguarda la lunghezza tra maschi e femmine che misurano tra i 49 e i 53 centimetri.

I primi tre mesi: ecco quanto pesa il neonato
La prima considerazione da fare è che statura e peso possono essere diverse da un bimbo all’altro non solo in base al genere, maschile o femminile, ma anche per motivi legati a fattori ereditari e per cause dipendenti dalla mamma: se in gravidanza fuma potrebbe avere un neonato di basso peso.
Nella settimana dopo la nascita la crescita subisce il fisiologico calo ponderale che si aggira intorno al 5-10% dovuto alla emissione di meconio e alla perdita di liquidi: se il bambino si alimenta con regolarità il peso viene recuperato durante la seconda settimana di vita. Nei primi tre mesi avviene l’aumento ponderale più importante perché per una corretta crescita il bambino assume circa 25 al giorno, che corrispondono circa 150-180 grammi alla settimana.

Dal terzo al sesto mese
Dal terzo mese la crescita del neonato rallenta un po’, con circa 20 grammi al giorno, vale a dire 150 grammi alla settimana.
Si può dire che una fisiologica crescita del neonato porta a raddoppiare il peso della nascita al 5° mese di vita e a triplicarlo intorno all’anno.

Dalla nascita a due anni: quanto cresce in lunghezza?
Nel primo mese di vita la crescita del neonato in lunghezza è molto accentuata: il piccolo, infatti, alla fine del primo mese misura ben 5 centimetri più che alla nascita.
Aumenta ancora 3 centimetri nel corso del secondo mese per poi crescere di 2 centimetri dal terzo al settimo mese. Da questo momento fino all’anno la lunghezza del bambino aumenterà di un centimetro al mese. Tra il primo ed il secondo anno di età i bimbi maschi e femmine tendono a crescere di circa 12 cm totali, arrivando a circa 85/90 cm di altezza (le bambine) e circa 90/95 cm di altezza (i bambini) con ampie variazioni individuali.

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Aumento di peso da 6 a 9 mesi
Dal sesto al nono mese di vita il bambino aumenta all’incirca 400-500 grammi al mese: alla fine del nono mese un lattante pesa mediamente circa nove chili. A partire dal sesto mese in avanti, tuttavia, l’aumento di peso non è più in relazione solamente con la quantità di cibo introdotta dal piccolo, ma anche con la sua vivacità. Come accade anche per gli adulti, i bambini più irrequieti ed esuberanti consumano più energie in confronto ai più calmi e tranquilli che, invece, tendendo a muoversi di meno, consumano un numero di calorie inferiore.

Aumento di peso da 9 a 12 mesi
Dal compimento del decimo mese fino al primo compleanno l’accrescimento ponderale dovrebbe essere in totale di altri 700-800 grammi per cui, alla fine dell’anno di vita, un maschietto dovrebbe pesare all’incirca 10 chilogrammi ed una femmina 4 etti di meno. La differenza di peso tra due coetanei può tuttavia essere notevole perché, come già spiegato, l’accrescimento ponderale è influenzato, oltre che dall’alimentazione e dall’attività fisica più o meno frenetica del bambino, soprattutto da fattori ereditari. Anche se, in linea di massima, i pediatri ritengono che all’età di un anno un bambino dovrebbe avere triplicato il peso presentato alla nascita, non vi è assolutamente da preoccuparsi se un bebè, che alla nascita pesava 2,7 kg, ne pesi, al compimento del suo primo compleanno, 8,5, come pure è intuibile sia normale che un neonato che alla nascita pesava 4 kg sia di peso abbondantemente superiore ai 10 kg all’anno di vita.

Aumento di peso da 1 a 2 anni
Il ritmo di accrescimento ponderale piuttosto sostenuto presentato nei primi dodici mesi di vita è poi destinato a ridursi drasticamente tra il primo e il secondo anno di vita, durante il quale i bambini aumentano di circa due chili arrivando a pesare pressappoco 12 chili ai ventiquattro mesi di età.

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“Instagram mi ha salvato dall’anoressia”: la storia di Emelle

MEDICINA ONLINE ANORESSIA Emelle Lewis Instagram saved my life Anorexic whose weight plummeted to just FIVE stoneÈ viva per “miracolo” Emelle Lewis, una studentessa di psicologia 22enne di Huddersfield, Gran Bretagna, così ossessionata dal suo peso corporeo da finire nell’incubo dell’anoressia e arrivare a pesare appena 31 kg.

Mi sentivo grassa e brutta

Emelle aveva solo 15 anni quando ha iniziato a dimagrire perché si sentiva “grassa e brutta”. Ha eliminato drasticamente le calorie e ha iniziato a frequentare ossessivamente la palestra.
“Tutto è iniziato al liceo – ha raccontato Emelle al Daily Mail – Mi sentivo troppo grassa. Le mie amiche erano fidanzate. Io, invece, non riuscivo a trovare un ragazzo”. Da quel momento è caduta nella trappola: si nutriva di gallette di riso, insalata e cereali. Si rifiutava di farsi curare e pensava che il resto del mondo le volesse rovinare la vita.
Era così magra che doveva indossare i suoi vestiti da bambina, ma era convinta di dover bruciare costantemente le calorie e di non poter stare mai seduta: “Quando ero malata, non pensavo di essere io il problema. Credevo di poter condurre una vita normalissima, nonostante la mia magrezza”.

Adesso sto bene: non sprecate la vita!

Poi è arrivata la svolta: “Mi ricordo che, un giorno, ero coricata e pensavo che sarei morta da un momento all’altro. Mi sono detta: ‘Non ti sei ancora realizzata. È veramente questa la fine che vuoi fare?’ No, non era quella… È stato molto difficile, ma da quel momento qualcosa nella mia testa è cambiato”. Emelle è riuscita a riprendersi, anche con l’aiuto delle storie di ragazze come lei su Instagram. Sul loro esempio ha provato a raccontarsi e a cercare di guarire.
Ora Emelle sta meglio e ha deciso di raccontare la sua storia per sensibilizzare l’opinione pubblica e persuadere altre ragazze come lei: “Adesso sto bene con me stessa. Mi piace il mio corpo. Anche se per un po’ di tempo ho dovuto ignorare la mia mente. Sono una persona più forte di prima e vedo il mondo con occhi diversi. La vita è troppo breve, non sprecatela”.

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