Siamo italiani ed in pochi riusciamo a rinunciare al caffè o al the, anche se siamo su un aeroplano. Ma vi siete mai chiesti perché queste bevande, in volo, abbiano a volte un sapore decisamente strano? Il problema è l’acqua. Sembra, infatti, che i serbatoi riempiti con acqua potabile siano puliti con prodotti chimici che evitano ai batteri di svilupparsi ma che sono i principali responsabili del cattivo sapore delle bevande. In pratica, insieme al caffè e ad altre bevande, mandiamo giù altre sostanze non ben identificate, capaci di modificare – pur se in modo quasi impercettibile – il sapore. Inoltre l’acqua, a 35 mila piedi di altezza, bolle ad una temperatura molto più bassa e ciò altera il processo di estrazione. Cosi facendo alcuni dei componenti del caffè, quelli solidi, si dissolvono. Infine in volo le nostre papille gustative percepiscono il sapore di bevande e cibi in modo diverso rispetto a quando il corpo si trova all’altezza del livello del mare: questo avviene a causa della pressione in cabina, dell’aria secca e dell’altitudine che alterano di circa il 30% la percezione dell’acido, dell’amaro e del piccante. Non è questione della qualità del caffè, quindi, ma delle trasformazioni del nostro corpo in volo.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Bere il caffè è una delle primissime azioni che qualsiasi italiano compie subito dopo essersi svegliati e non c’è da meravigliarsi: quando per motivi lavorativi o scolastici è necessario esser lucidi e reattivi velocemente, una tazzina di caffè espresso è una ottima “terapia”. Pensate che niente potrebbe sostituire la vostra dose di caffeina? Probabilmente non vi sbagliate, eppure ci sono alimenti e attività che possiedono virtù risveglianti ed eccitanti come quelle del caffè, se non addirittura migliori, che potete assumere in qualsiasi momento della giornata.
Avete mai notato che quando si entra al supermercato a fare la spesa, uno dei reparti che attira maggiormente l’attenzione (nostra e specialmente quella dei bambini), è il
Il binge drinking (letteralmente «abbuffata alcolica») è il termine oggi in uso per misurare oggettivamente il bere eccessivo e/o a rischio, convenzionalmente indicato come 5 o più unità alcoliche bevute in un’unica occasione.
Buon anno nuovo a tutti! Ma per alcuni lettori che ieri sera hanno esagerato con gli alcolici, l’anno forse non è iniziato nel migliore dei modi. Molti si sono svegliati infatti disidratati, ipersensibili alla luce, irritabili, con vertigine, nausea e mal di testa: insomma con tutti i sintomi della sbornia! A questo punto sorge spontanea una domanda: Qual è la miglior cura per i postumi di una sbornia? Premettendo che la maniera migliore per me rimane sempre quella di bere il meno possibile ed assicurarci sempre una ottima idratazione bevendo tantissima acqua, ebbene sembra che un rimedio incredibile per riprendersi da una sbornia sia… bere una Sprite, almeno secondo un nuovo studio della University of Exeter. Lo studio ha testato gli effetti di cinquantasette bevande e proprio la popolare bevanda gassata Sprite si è aggiudicata i punteggi più alti nell’alleviare i sintomi legati all’assunzione di alcol in eccesso.
Vi piace l’idea di lasciarvi andare ai piaceri dell’alcol ma siete astemi, non volete ingrassare o semplicemente – come capita al sottoscritto – non vi piace l’alcol? Forse è in arrivo una soluzione innovativa! Alcuni scienziati stanno sviluppando un farmaco che imiti tutti gli effetti “positivi” dell’essere ubriachi senza che vi siano rischi per la salute quali dipendenza o postumi di una sbornia. Questa “rivoluzione salutare” è stata messa in piedi dall’ex consulente del governo per i medicinali David Nutt, che vuole fare per gli alcolici quello che la sigaretta elettronica ha fatto per il mondo del tabacco.
Ogni dieta consiglia di bere almeno due litri di acqua al giorno, per depurarsi dalle impurità: è questa una delle leggi basilari per seguire un buon regime alimentare, ma è sempre necessario accompagnare il consumo di acqua ad una dieta equilibrata e sana. Bere acqua fa bene ma ovviamente, come in tutti i campi, bisogna usare un po’ di buon senso. Buon senso che purtroppo è tragicamente mancato a Jacqueline Henson, la donna che vedete in foto con suo figlio. Jacqueline era una donna inglese di 40 anni,