Enter the Void (2009): trama, recensione e spiegazione del finale

MEDICINA ONLINE ENTER THE VOID 2009 GASPAR NOE TRAMA RECENSIONE SPIEGAZIONE FINALE PAZ DE LA HUERTA BROWN.jpgUn film di Gaspar Noé. Con Nathaniel Brown, Paz de la Huerta, Cyril Roy, Olly Alexander, Masato Tanno. Drammatico, durata 154 min. – Francia, Germania, Italia 2009

Trama
Oscar e la sorella Linda, orfani di padre e madre vivono da qualche tempo in un micro-appartamento a Tokyo e tirano avanti spacciando droga lui, e ballando in uno strip club lei. La loro situazione sembra alquanto problematica ma ciò che davvero conta è di esserci l’uno per l’altra. La sorte dei due ragazzi verrà stravolta una notte, quando carico di droga da smerciare, Oscar viene attirato per vendetta in un’imboscata ed ucciso da agenti di polizia dal grilletto troppo facile. Benché il trip surrealistico fosse già cominciato precedentemente, a causa dello sballo del protagonista fin dall’inizio del film, il vero viaggio australe inizia solo ora, cioè quando l’anima (o qualunque cosa sia) di Oscar si stacca dalle sue spoglie mortali e comincia a fluttuare per una sempre più vacua ed eterea Tokyo, così tramite lo sguardo onnipresente di questa entità, continuiamo a seguire le vicende degli altri personaggi, in particolare della sorella Linda.

Il balcone, stacci lontano. Tieni gli occhi aperti. Mi sta scoppiando la testa

Recensione
Rare volte nella storia del cinema si sono visti film talmente all’avanguardia e tanto coraggiosi da lasciare gli spettatori sbigottiti e deliziosamente confusi. Ebbene, anche se non raggiunge la grandezza delle opere più visionarie di Kubrick o Lynch, Enter the Void dell’argentino Gaspar Noé merita senza dubbio un posticino tra le avanguardie più coraggiose, perché di coraggio, questa pellicola, ne ha davvero da vendere. Quasi due ore e mezza per la maggior parte raccontate in modalità prima persona, al fine di far immedesimare lo spettatore con il protagonista Oscar, da quando vede i genitori mentre fanno sesso fino a quando vola dentro e fuori l’hotel “Love” (chiamato come uno dei successivi film di Noé).
Oscar lo vedremo in faccia pressoché unicamente quando si trova di fronte allo specchio, le altre volte o vediamo attraverso i suoi occhi o osserveremo la sua nuca. Ma questa non è certo la caratteristica più fulminante del film, ciò che veramente lascia senza parole è l’enorme lavoro artistico di tinte, colori, neon, riflessi e radiazioni luminose al limite dell’attacco epilettico che sommergono e stordiscono senza scampo lo spettatore per l’intera durata della vicenda, creando un vero e proprio viaggio sensoriale onirico eppure realistico, tra sesso esplicito, pianti di bambini disperati ricoperti dal sangue dei propri genitori e colori resi vividi dalle droghe. Impressionanti le inquadrature dall’alto, sia sulla città ipercromatica, che negli interni. Impressionante vedere la scena della “propria” morte e vedere il sangue che ci esce dal petto, mentre ci accasciamo in bagno e la nostra voce si fa sempre meno nitida. Impressionante vedere il frutto dell’aborto di Linda, e lo dico da medico. Impressionante l’ultima scena, in cui vediamo il mondo con gli occhi di un neonato. Emozionante, per il sottoscritto, sentire il “proprio” battito del cuore accelerato, fondersi con quello più lento di mia madre.

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Il libro tibetano dei morti
Il contenuto di Enter the Void non è affatto da prendere alla leggera, ciò di cui tratta, ciò a cui assisteremo durante la visione, viene esplicato in modo semplicemente geniale nei primi dieci minuti del film quando Alex, amico di Oscar, discute con lui del libro ‘The Tibetan Book of the Dead’, ovvero “Bardo Tödröl Chenmo” nel quale si parla del viaggio dell’anima dopo la morte. Oltre che una splendida esperienza surreale ed un tentativo di rappresentare ciò che avviene nell’aldilà, Enter the Void è anche un profondo ed appassionante dramma con al centro l’indissolubile legame dell’amore fraterno – diviso, poi ritrovato, poi di nuovo diviso – cullato dalle soavi note di un azzeccatissimo Bach, a volte modulato ottimamente. Un amore fraterno, velatamente incestuoso, che però fatalmente manca nella notte della morte di Oscar, perché Linda non risponde subito al telefono: in quel momento sta facendo sesso con il proprio capo, lo stesso capo che la farà in seguito abortire. Questo è un film sulle droghe usate “quasi come vitamine”, sul legame tra fratello e sorella, sull’amore. Ma più di ogni altra cosa, è un film sulla morte e su quello che potrebbe succedere a noi ed alla nostra coscienza, subito dopo l’ultimo respiro, nella nostra dimensione extracorporea. Stroncato da alcuni critici che – secondo il sottoscritto – dovrebbero davvero cambiare lavoro, io ve lo consiglio, ma solo se avete il coraggio di vedere qualcosa di diverso dal solito e siete pronti ad “entrare nel vuoto“, in una storia dove passato e presente si mischiano in modo destabilizzante.

Spiegazione del finale
Oscar, dopo la sua morte, nel finale vede Alex e Linda (sua sorella ed il suo amico), che hanno un rapporto sessuale che culmina in una gravidanza e nella nascita di un bimbo. Quel bimbo, i cui primi attimi di vita li viviamo in prima persona, è lo stesso Oscar che si è reincarnato in suo nipote.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Virus mortali: ecco gli 11 più pericolosi al mondo

MEDICINA ONLINE CELL CELLULA LABORATORIO MEMBRANA ORGANULI MORTE APOPTOSI BLOOD TEST INFIAMMAZIONE GRANULOMA SANGUE ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORESono molti i virus letali al mondo. Alcuni esperti hanno stilato una classifica degli 11 più letali:

1) Aviaria: molto comune tra gli uccelli, risulta pericolosa anche per gli esseri umani. Spesso risulta letale. Nel 1997 si è diffuso un focolaio dell’influenza aviaria a Hong Kong. Esso ha finito per uccidere circa 25 persone. Si è trasmesso dagli uccelli agli esseri umani e ora può contagiare anche altri animali. Non si diffonde facilmente da uomo a uomo, per questo non risultano essere molti i casi di esseri umani uccisi dall’influenza aviaria.

2) Febbre gialla: è un virus che si trasmette tramite puntura di zanzare. Ovviamente, le zanzare devono essere già state contagiate dal virus. Coloro che lo hanno contratto avvertono stanchezza, vomito e febbre alta a cui spesso segue la morte. Il virus della febbre gialla si contrae con relativa facilità in Africa e in Sud America.

3) Antrace: si diffonde facilmente ed è in grado di creare un’epidemia in un breve lasso di tempo. Si diffonde attraverso il contatto umano o toccando oggetti su cui i batteri sono annidati. I tre tipi di antrace colpiscono i polmoni, l’apparato digerente e la pelle.

4) HIV: causa l’AIDS ma tuttavia negli ultimi tempi sono aumentate le cure. In ogni caso, la convivenza con la malattia porta a degenerazioni evidenti del fisico.

5) Marburg: questo terribile virus può causare febbre e brividi, eruzioni cutanee, mal di gola, insufficienza epatica e disfunzioni agli organi. Non esiste ancora una cura per questo virus e chi ne viene colpito sarà condannato a una serie di sofferenze che lo condurranno alla morte.

6) Ebola: simile al Marburg, provoca una febbre emorragica. Si diffonde tramite fluidi corporei degli infettati. Emorragia esterna e interna, eruzioni cutanee, piaghe, shock e occhi rossi sono i sintomi più comuni.

7) Influenza spagnola: Dal 1918 il virus ha ucciso più di 50 milioni di persone in tutto il mondo. Se in passato tutti potevano venire colpiti da questo virus, ora soltanto anziani e bambini e bambini possono rischiare di contrarre l’influenza spagnola. È stata una delle più grandi piaghe dell’umanità, ma ora sembra non fare più paura come una volta.

8) Sars: la Sars provoca febbre alta e diarrea. Un focolaio del 2003 l’ha resa celebre al mondo. Il 15% di chi viene infettato da Sars, muore.

9) Crimea – Congo: è un virus poco noto. Tuttavia, ha un altissimo tasso di mortalità. Si trasmette per mezzo del morso di una zecca. Il caso più recente è stato segnalato in Turchia nel 2005.

10)  Febbre tifoide: eruzioni cutanee e macchie rosse sono i sintomi principali della febbre tifoide. Si diffonde per mezzo dei batteri depositatisi nel sangue degli esseri umani. Anche questo virus ha un alto tasso di mortalità.

11)  Malaria: si trasmette tramite la puntura di zanzara. Risulta essere una malattia molto diffusa in Africa. Febbre alta, diarrea, eccessiva sudorazione e brividi di freddo sono i sintomi più comuni. 1 milione di persone al mondo muoiono di malaria e solo se curata in tempo da specialisti può non risultare letale per gli uomini.

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Sposa muore in un incidente aereo mentre va all’altare

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Il volo doveva durare meno di mezz’ora, per 25 minuti tutto è andato benissimo, poi a 2 chilometri dal luogo della cerimonia l’elicottero si è schiantato contro una foresta piena di alberi e sono morti tutti: la sposa e suo fratello, il pilota e la fotografa. La notizia è stata divulgata solo adesso, a distanza di un anno perché adesso è stato ritrovato il video estratto dalla fotocamera della fotografa. Jornal de Notìcias ha scritto che le autorità stanno cercando di capire cosa è accaduto, pare che le cause siano imputabili ad un errore umano ma ci sarà modo di accertarlo.

Il giorno più bello della vita di questa coppia si è trasformato in un vero incubo.

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L’insospettabile influenza ogni anno uccide più persone dell’Ebola

MEDICINA ONLINE CEFALEA MAL DI TESTA EMICRANIA DIFFERENZE AURA SENZA AURA CERVELLO CERVELLETTO TESTA ENCEFALO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO SNC SNP DONNA VOLTO TRISTE SAD GIRL HEADL’influenza può non suonare molto spaventosa, ma in realtà uccide molte più persone ogni anno dell’Ebola, sebbene il numero esatto di decessi annuali sia oggetto di molte discussioni. La grande variabilità dei decessi annuali nasce dal fatto che molte morti di influenza non sono segnalati come tali.
Un’altra ragione è che la vasta gamma influenze stagionali ogni anno varia in gravità e durata, a seconda di quali virus influenzali sono più prominenti. Negli anni dell’influenza dal virus A (H3N2), i tassi di mortalità sono in genere più del doppio di quelli registrati con i virus A sottotipo H1N1 o B.

Virus altamente contagioso, l’influenza fa ammalare molte più persone di quanto non ne uccida, con una stima dalle 3 alle 5 milioni di persone che si ammalano seriamente ogni anno. In tutto il mondo, l’influenza provoca circa dalle 250.000 alle 500.000 morti ogni anno, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Nonostante il tasso di mortalità relativamente basso del virus, gli esperti e i medici raccomandano iniezioni antinfluenzali annuali per tenere a bada il rischio di complicanze da influenza. Ma i vaccini influenzali, che offrono l’immunità da virus dell’influenza A e B, non proteggono contro le altre forme influenzali, che possono sorgere quando il virus subisce cambiamenti genetici. La pandemia di influenza più recente, “influenza suina” o pandemia H1N1, ha ucciso dalle 151.700 e 575.400 persone nel mondo durante il 2009 e il 2010.

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Rinascere in un’app: chiacchiera con chi non c’è più grazie a “With me”

MEDICINA ONLINE CELLULARE COLAZIONE SMARTPHONE APP WHATSAPP APPLICAZIONE PROGRAMMA TELEFONARE TELEFONO TELEFONINO PHONE CALL MARMELLATA MANGIARE DONNA MATTINA BREKFAST WALLPAPER PIC HI RES PHOTO PICTURE.jpgArriva dalla Sud Corea e si chiama With me, cioè “con me”, l’applicazione per smartphone che ti permette di creare l’avatar in 3D di chi non c’è più. La compagnia sudcoreana Elrois che ha sviluppato l’app si era posta l’obiettivo, attraverso le nuove tecnologie 3D e all’intelligenza artificiale, di far letteralmente rivivere il proprio caro defunto potendoci ancora parlare, giocare e scattarci assieme un selfie. L’avatar creato, grazie all’inserimento di informazioni personali, sarà infatti in grado di riconoscere i movimenti e le emozioni di chi ha attorno, rispondere alla richieste e adattare gesti ed espressioni facciali al contesto per un perfetto effetto realistico.

Tuttavia, come spiegano i suoi ideatori dietro al progetto, si nascondono ulteriori fini: “L’abbiamo pensata per chi ha perso un amico o un familiare e sta avendo difficoltà nel superare il lutto, ma può essere utile anche alle persone che soffrono di depressione o di ansia, per gli anziani o i disabili. Pensiamo che gli avatar possano essere la nuova strada per risanare le ferite del cuore e per l’assistenza sanitaria”.

Limiti e accoglienza

In fase ancora di completamento, l’app ha il grande limite di dover scansionare le persone attraverso l’uso di una cabina fotografica 3D con cui più di 100 obiettivi immortaleranno il corpo, per poi trasformarlo in immagine su pc. In un prossimo futuro la Elrois però cercherà di semplificare la procedura installando una fotocamera-scanner direttamente all’interno degli smartphone amplificando la sua usabilità. 

L’applicazione è stata mostrata per la prima volta al World Mobile Congress 2017 di Barcellona ed ha subito suscitato molto clamore. I pareri sono tra loro molto discordanti, c’è chi considera questo strumento un’opportunità, altri un’app inquietante e per alcuni una minaccia per la privacy, ma solo quando “With me” sarà alla portata di tutti scopriremo il suo vero potenziale.

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Morte cellulare: differenza tra necrosi, apoptosi ed autofagia

MEDICINA ONLINE CELL CELLULA LABORATORIO MEMBRANA ORGANULI MORTE APOPTOSI BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO.jpgLa morte cellulare si può attuare in vari modi e per diverse cause (fisiologiche o patologiche).

Apoptosi

L’apoptosi è un tipo di morte cellulare programmata che avviene fisiologicamente e/o patologicamente in risposta a diversi stimoli: gli stimoli fisiologici per l’apoptosi si possono avere nella:

  • selezione di cellule in tessuti in attiva proliferazione (ad esempio selezione dei linfociti che rispondono al self nel midollo osseo)
  • selezione di cellule durante l’embriogenesi
  • eliminazione di cellule non più utili (come i linfociti dopo l’eliminazione di un antigene).

Gli stimoli patologici che inducono apoptosi sono in genere dovuti adanno del DNA (non riparabile), anomalo ripiegamento delle proteineinfezioni. L’attivazione dell’apoptosi può avvenire attraverso due vie che convergono sulle stesse proteine effettrici (caspasi). La via più diffusa è detta intrinseca o mitocondriale poichè è mediata da questi organelli: il controllo dell’apoptosi è garantito dall’equilibrio dei segnali anti- e pro-apoptotici da parte di proteine chiamate BCL. Queste formano dei canali sulla superficie mitocondriale che ne regolano la permeabilità: il principale fattore antiapoptotico é BCL2, mentre le più importanti BCL proapoptotiche sono BAX e BAK. In realtà queste molecole agiscono mediante dimerizzazione e la prevalenza dei dimeri porta o meno la cellula ad apoptosi. Se l’azione di BCL2 prevale sulle altre, la cellula non va incontro ad apoptosi ma se intervengono proteine dette BH3only sensori dello stress cellulare, i canali BAX e BAK si aprono e lasciano uscire dal mitocondrio enzimi proapoptotici che attivano le caspasi (ad esempio il citocromo c). la caspasi attivata nella via intrinseca è la caspasi 9 mentre le caspasi 8 e 10 sono coinvolte nella via estrinseca(di cui la caspasi effettrice è la 3); quest’ultima ha inizio con il legame a specifici recettori sulla membrana cellulare di segnali di morte tra cui TNFaTNFbFADD FAS. Il legame tra FAS ed il suo ligando (FASL/CD95) è un corecettore nel legame tra i linfociti T citotossici e la corrispondente APC. L’interazione tra questi segnali di morte e i loro recettori attivano le procaspasi intracellulari 8 e 10 ed ha inizio la fase effettrice.

Questa prevede l’attivazione da parte delle caspasi di endonucleasi che rompono il DNA e la degradazione del citoscheletro da parte delle caspasi stesse. I residui della cellula morta formano i cosiddetti corpi apoptotici che vengono fagocitati poichè esprimono sulla membrana molecole (normalmente intracellulari) che vengono riconosciute dai macrofagi.

Necrosi

La necrosi avviene solo in condizioni patologiche quando il danno cellulare non è reversibile. In condizioni di ipossia o, addirittura di ischemia (che determina un danno più grave poichè la cellula deficita anche dei nutrienti per un metabolismo anerobio), la riduzione della fosforilazione ossidativa determina una deplezione di ATP e conseguente malfunzionamento della pompa sodio-potassio-ATPdipendente. Poichè è compromesso il transito di ioni dentro a fuori dalla cellula, la cellula stessa e gli organelli aumentano le loro dimensioni per rigonfiamento osmotico; non solo: il Ca2+ in ingresso è aumentato e questo determina l’attivazione di diversi enzimi che degradano sia il DNA sia la membrana cellulareche a questo punto si disgrega formando figure mieliniche tipiche della necrosi e determinando la rottura della cellula. La liberazione di enzimi intracellulari può portare ad un danno del tessuto circostante.
Possono essere distinti vari tipi di necrosi in base alla morfologia del tessuto danneggiato: necrosi coagulativa, colliquativa, fibrinoide, caseosa, gangrenosa, steatonecrosi.

  • La necrosi coagulativa è un tipo di necrosi generalmente conseguente a danno ischemico per ostruzione di un vaso; in questo tipo di necrosi l’architettura del tessuto è generalmente conservata (nei primi giorni, dopodichè i detriti cellulari sono fagocitati) perchè si ha la denaturazione degli enzimi proteolitici che quindi non possono assolvere la loro funzione di degradazione di proteine strutturali. Un’area di necrosi coagulativa (in seguito a ischemia) è detta infarto.
  • La necrosi colliquativa è tipica dei focolaio d’infezione batterica e ischemia del cervello. Il tessuto necrotico è liquido e viscoso perchè i detriti cellulari sono digeriti. La presenza di leucociti morti nel tessuto necrotico gli conferisce una colorazione giallastra, in questo caso il liquido prende il nome di pus.
  • La necrosi gangrenosa si riferisce perlopiù agli arti che presentano un deficit di apporto ematico (e quindi un quadro di necrosi coagulativa). Se alla gangrena degli arti si sovrappone un’infezione batterica, la necrosi assume le caratteristiche di una forma colliquativa per cui si parla di gangrena umida.
  • La necrosi caseosa deve il suo nome all’aspetto biancastro e alla consistenza fragile del tessuto necrotico; è tipica dell’infezione tubercolare in cui si ha la formazione (soprattutto a livello polmonare) di un complesso con un’area necrotica centrale circondata da cellule giganti di Langhans (i macrofagi morfologiamente trasformati in cellule epiteliodi si fondono a formare le cellule giganti) e linfociti, definito granuloma.
  • La steatonecrosi indica zone di necrosi degli adipociti spesso dovuta a secrezione di lipasi pancreatiche nell’organo o nella cavità peritoneale (pancreatite acuta). Le cellule adipose si rompono e ne fuoriescono i trigliceridi che liberano gli acidi grassi, i quali vanno a reagire con il calcio formando dei depositi biancastri visibili nell’organo interessato con un processo definito saponificazione dei grassi.
  • La necrosi fibrinoide è tipica delle reazioni di ipersensibilità di III tipo (mediate da immunocomplessi) in cui la deposizione e l’accumulo di complessi antigene-anticorpo e tessuto fibroso infiamma e danneggia le pareti vasali formando un ispessimento di colore rosa intorno al vaso ben visibile al microscopio.

Autofagia

L’autofagia è un processo che la cellula mette in pratica, in genere, in caso di carenza di nutrienti; prevede la fagocitosi dei suoi stessi organelli che sono inclusi in vacuoli autofagici che si fondono con i lisosomi. Organelli difettosi e proteine sono sequestrati in vescicole a doppia membrana, autofagosomi:

  1. induzione: è regolata da mTOR, una chinasi che funge da sensore di livelli di energia e amminoacidi disponibili.
  2. formazione dell’autofagosomamateriale citoplasmatico di varia natura è inglobato nell’autofagosoma grazie ad enzimi
  3. riconoscimento e fusione dell’autofagosoma al lisosomaassicurata, da diverse proteine tra cui le SNARE (proteine di membrana che favoriscono l’aggancio delle vescicole);
  4. demolizione del corpo autofagico: il contenuto dell’autofagolisosoma è degradato da idrolasi lisosomiali.

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L’incidente e la morte del grande Michele Alboreto

Michele Alboreto è stato forse il più grande pilota italiano degli ultimi decenni, assieme a Patrese, Farina ed Ascari. Era nato a Milano il 23 dicembre del 1956. Aveva esordito in Formula Uno nel 1981, al Gran Premio di San Marino, al volante della Tyrrel-Ford. Con la scuderia britannica aveva ottenuto anche due vittorie, entrambe negli Stati Uniti, che lo avevano portato alla ribalta internazionale.
Campione europeo di Formula 3 nel 1980, trascorse buona parte della propria carriera automobilistica in Formula 1, categoria in cui vinse cinque Gran Premi ed in cui sfiorò la conquista del titolo mondiale nel 1985, con la grandissima Ferrari 156-85. Gli appassionati ricorderanno sicuramente di come quella stagione si caratterizzò per il lungo ed appassionante testa a testa con Prost, concluso a favore del francese anche a causa di un calo di affidabilità della Ferrari nelle ultime gare.
Nel corso della sua carriera nella massima categoria il pilota milanese gareggiò, oltre che con la Tyrrel e la Ferrari, anche con Arrows, Lola e Minardi. Ancora oggi rimane l’ultimo pilota italiano ad avere vinto una gara in Formula 1 alla guida di una vettura Ferrari. Spesso paragonato al prima citato Alberto Ascari, era famoso per il suo carattere riservato ma grintoso e per la sua abilità nella messa a punto: sapeva fornire – meglio di altri piloti – precise e dettagliate indicazioni per migliorare le prestazioni della vettura ad ingegneri e meccanici all’interno del suo team.

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La Ferrari e la stagione 1985

Su quel ragazzo dalle enormi potenzialità – che nel tempo libero suonava il basso ed era appassionato di blues e fantascienza – aveva subito messo gli occhi Enzo Ferrari, che lo aveva voluto con sé a Maranello. Erano gli anni in cui le Rosse sembravano proibite ai piloti italiani, e proprio l’arrivo di Alboreto portò nella scuderia del Cavallino una ventata di ritrovato entusiasmo e di orgoglio nazionale.
Come già prima accennato, la sua migliore stagione con la Ferrari è stata quella del 1985, anno in cui per noi appassionati vedere correre la Ferrari 156-85 era veramente uno spettacolo, specie nelle prime fasi del campionato. In quell’anno Michele aveva toccato anche il vertice della classifica iridata, per cedere nel finale del campionato il posto ad Alain Prost su McLaren – TAG Porsche: il francese totalizzò 73 punti mentre Michele, con le vittorie in Canada ed in Germania, si fermò 20 punti più in basso, superando il finlandese Keke Rosberg su Williams – Honda che aveva raccolto 40 punti.

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Carriera successiva

Dopo la parentesi ferrarista Alboreto gareggiò ancora con la Tyrrel, poi con la Lola, con la Footwork e la Minardi fino al 1994, senza però ottenere grandi risultati. In Formula Uno ha disputato 194 Gran Premi, ottenendo cinque vittorie, due pole position, 23 podi, cinque giri veloci, nove secondi posti e nove terzi posti. Parallelamente alle gare in Formula 1 partecipò anche a molte competizioni riservate alle vetture a ruote coperte aggiudicandosi, oltre a diverse altre gare di minore importanza, la 24 Ore di Le Mans del 1997 e la 12 Ore di Sebring del 2001.

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L’incidente mortale

Michele Alboreto morì a 44 anni il 25 aprile 2001, in un incidente al Lausitzring, mentre effettuava i collaudi delle nuove Audi R8 Sport in preparazione della 24 Ore di Le Mans del 2001. Alboreto era alla guida lungo un rettilineo, quando la sua auto uscì dal tracciato, colpì una recinzione sulla destra e si capovolse oltre, dopo un volo di un centinaio di metri. Secondo l’inchiesta il pilota italiano morì sul colpo a causa dello schianto, provocato dalla foratura dello pneumatico posteriore sinistro con perdita graduale di pressione fino al cedimento; l’Audi comunicò agli investigatori che il prototipo (distruttosi nell’impatto) aveva già completato migliaia di chilometri su molti circuiti, preparandosi per la stagione 2001, senza alcun problema.

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Le responsabilità

Dai fatti, gli investigatori supposero che né il pilota, né il circuito fossero responsabili per l’incidente. Il manager del Lausitzring, Hans-Jorg Fischer, comunicò infatti che le ambulanze di stanza presso il tracciato impiegarono solo due minuti per raggiungere la scena dell’incidente; un elicottero arrivò tre minuti più tardi, ma i medici dichiararono che non avrebbero potuto far nulla per salvarlo.

I funerali

Rimpatriata la salma in Italia, i funerali si svolsero dopo tre giorni a Basiglio alla presenza della moglie Nadia Astorri, delle due figlie e di circa altre 1500 persone, tra cui diversi ex piloti e personaggi esterni al mondo dei motori come Adriano Galliani e Mike Bongiorno. Dopodiché il corpo venne cremato nel polo crematorio milanese all’interno del Cimitero di Lambrate per volontà della moglie, con la decisione di conservarne privatamente le ceneri. Rimane un unico grande rimpianto: se quel maledetto pneumatico si fosse forato in un punto più lento della pista, probabilmente il grande pilota italiano sarebbe ancora con noi.

Ciao Michele, grazie per le emozioni che ci hai regalato…

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Qual è il virus più letale al mondo?

MEDICINA ONLINE INVASIVITA VIRUS BATTERI FUNGHI PATOGENI MICROBIOLOGIA MICROORGANISMI CLINICA BIOLOGICA BIOLOGIA MICROBI LABORATORIO ANALISI PARETE INFEZIONE ORGANISMO PATOGENESIIl virus più letale al mondo è, probabilmente, il virus Ebola: pur avendo una mortalità del 50-70 per cento dei contagiati (molto meno rispetto al virus della rabbia che ha una mortalità prossima al 100%), è comunque pericolosissimo per via della velocità con cui conduce alla morte il paziente: esso infatti muore così rapidamente che difficilmente riesce ad essere causa di contagio per altri individui. Nell’epidemia del 2014 l’Ebola ha ucciso quasi 5000 persone, con un tasso di mortalità che si è aggirato intorno al 60%, quindi più della metà delle persone che ha contagiato è purtroppo deceduta.

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