Orphan: esiste davvero l’ipopituitarismo, la malattia citata nel film?

MEDICINA ONLINE Orphan esiste davvero ipopituitarismo la malattia citata nel filmAttenzione: questo articolo contiene SPOILER sul film “Orphan”

Nel 2009 è uscito un film, di genere thriller/horror psicologico, chiamato Orphan, in cui si cita una malattia chiamata “ipopituitarismo” che rende la protagonista (Isabelle Fuhrman, vedi immagine in alto, all’epoca 13enne) esteticamente simile ad una bambina, mentre nella realtà ha oltre 30 anni. Esiste davvero questa malattia? Certamente esiste, anche se i suoi effetti nel film sono un po’ troppo “accentuati” ed inverosimili dal punto di vista medico.

Nell’ipopituitarismo si verifica una diminuzione della secrezione di uno o più degli otto ormoni normalmente prodotti dalla ghiandola pituitaria (anche chiamata “ipofisi“) che si trova nella base del cervello. Quando l’ormone deficitario è quello della crescita (anche chiamato “somatotropina“), si verifica il “nanismo ipofisario” in cui la persona da adulta raggiunge un’altezza massima che solitamente non supera i 120 cm.

Nel nanismo ipofisario il soggetto mantiene proporzioni corporee corrette (braccia e gambe più piccole del normale, ma proporzionate al resto del corpo), fatto questo che lo differenzia dal nanismo acondroplastico, che è una malattia genetica autosomica dominante in cui gli arti NON sono proporzionati al resto del corpo. Nel film la malattia è accentuata: nella realtà una donna ultratrentenne con nanismo ipofisario, apparirà si più “piccola” del normale, ma non certo uguale ad una bambina.

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Perché i ragazzi hanno la barba e le ragazze no?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma BARBA BAFFI MODA CHE HA EFFETTI NEGATIVI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneNegli adolescenti maschi comincia a crescere la barba e ciò non avviene nelle ragazze: Per quale motivo? La spiegazione è semplice, ed è racchiusa in una parola: ormoni. Anche le ragazze hanno una peluria più o meno diffusa sul viso, tuttavia questa rimane meno manifesta, mentre nel ragazzo – con l’arrivo della pubertà – si formano i peli terminali (cioè quei peli duri, spessi e pigmentati, assenti prima della pubertà) a causa degli ormoni sessuali maschili, che le ragazze hanno in quantità minore.

Non a caso, nella donna con problemi ormonali, si può verificare irsutismo, una patologia caratterizzata dalla crescita anomala e presenza, nella donna, di peli terminali estesi in sedi tipiche maschili come ad esempio labbro superiore, mento, addome, schiena, intorno all’areola del capezzolo, petto centrale.

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Si può vivere senza pancreas? Conseguenze della pancreasectomia

MEDICINA ONLINE ANATOMIA ORGANI INTERNI UMANI ITALIANO INGLESE MILZA STOMACO POLMONI INTESTINO CUORE COLON FEGATO PANCREAS CISTIFELLEA ADDOME TORACE SEMEIOTICA QUADRANTI SETTORI RENEIl pancreas assolve principalmente a due funzioni: la produzione di ormoni digestivi e la produzione di insulina. In caso di alcuni tipi di pancreatite o di adenocarcinoma del pancreas, il paziente viene sottoposto a pancreasectomia parziale o totale: in quest’ultimo caso compare il diabete, cioè un aumento della concentrazione degli zuccheri nel sangue. Da allora in poi sarà necessario limitare l’assunzione degli zuccheri con la dieta, e iniziare la somministrazione di insulina attraverso iniezioni sottocutanee. Soprattutto nel primo periodo dopo l’intervento, è necessario controllare frequentemente la glicemia, dato il maggiore rischio di episodi di ipoglicemia in questi pazienti. Inoltre il paziente dovrà assumere capsule di enzimi pancreatici per digerire e assorbire gli alimenti. Ciononostante, in un certo numero di pazienti, persistono alcuni disturbi intestinali (meteorismo, feci poco formate, aumento della frequenza dell’evacuazione), che sono comunque ben tollerati.

Dopo l’intervento
Prima della dimissione il paziente sarà valutato da un diabetologo per impostare la terapia insulinica iniziale, ma è molto importante in questo periodo controllare frequentemente la glicemia e imparare a gestire la terapia insulinica. Oltre a questo, è normale sentirsi piuttosto debole, non avere appetito, avere nausea o anche qualche episodio di vomito. In questo periodo di convalescenza domiciliare è importante riprendere gradualmente l’attività fisica, cercare di fare brevi passeggiate, con l’obiettivo di fare ogni giorno qualcosa di più del giorno precedente. È importante anche fare pasti piccoli e frequenti, seguendo le istruzioni dietetiche ricevute alla dimissione.

In definitiva, si può vivere senza pancreas?
E’ certamente possibile vivere senza pancreas, controllando la dieta ed usando l’insulina.

Se mi viene parzialmente asportato il pancreas, diverrò automaticamente diabetico?
No. Il diabete segue solo se viene asportato dal 60 al 90% del pancreas.

Se sei qui per le recenti dichiarazioni del cantante Fedez, leggi anche: Fedez “Ho un raro tumore neuroendocrino del pancreas”. Ma le prospettive di sopravvivenza non sono così buone…

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Eutirox può causare o far aumentare l’acne?

MEDICINA ONLINE ACNE SENILE TARDIVA ADULTO ANZIANO DONNA UOMO VISO FURUNCOLO COMEDONE PUNTO NERO BRUFOLO CAUSE FARMACI CREMA POMATA RIMEDI PELLE CUTE ROSSORE DOLORE PUSUna dose eccessiva di Levotiroxina può effettivamente aumentare la secrezione sebacea della cute e quindi indirettamente peggiorare un’acne preesistente. E’ importante controllare sempre il dosaggio di Eutirox, con l’aiuto del proprio medico.

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Eutirox: quali sono le interazioni con farmaci e cibi?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Rughe Filler Cavitazione Peso Dimagrire Pancia Grasso Dietologo Cellulite Senologo Pene H Grasso Pancia Sex Sessuologo Auguri Buon Natale 2013 CURA FARMACI ANTICOLESTEROLOPer meglio comprendere l’argomento trattato, leggi anche: Eutirox: quando si usa, dosaggio ed effetti collaterali (foglio illustrativo)

L’assunzione contemporanea di Eutirox con i seguenti farmaci è sconsigliata o richiede cautela, pertanto è assolutamente necessario consultare il medico:

  • farmaci per il diabete (insulina e ipoglicemizzanti orali) perché può verificarsi una diminuzione del loro effetto sulla riduzione della concentrazione di glucosio nel sangue (effetto ipoglicemizzante); pertanto, all’inizio di una terapia a base di ormoni tiroidei deve controllare frequentemente i livelli di glucosio nel sangue (glicemia) e se è necessario deve modificare il dosaggio del farmaco antidiabetico;
  • farmaci che regolano la fluidità del sangue (anticoagulanti cumarinici) perché può verificarsi un potenziamento dell’effetto anticoagulante dovuto a una maggiore concentrazione degli anticoagulanti nel sangue. Infatti la levotiroxina spiazza gli anticoagulanti legati alle proteine del sangue (proteine plasmatiche), rendendone disponibile in circolo una maggiore quantità di farmaco. Pertanto, all’inizio di una terapia a base di ormoni tiroidei deve controllare frequentemente i parametri della coagulazione e modificare il dosaggio dell’anticoagulante se necessario;
  • farmaci che riducono la concentrazione del colesterolo nel sangue (ipocolesterolemizzanti) a base di colestiramina e colestipol perché queste due sostanze impediscono l’assorbimento della levotiroxina sodica; pertanto, deve prendere la levotiroxina 4-5 ore prima di assumere il farmaco a base di colestiramina o colestipol;
  • farmaci che contengono come principi attivi o eccipienti ferro, alluminio (gli antiacidi, il sucralfato), o calcio carbonato perché possono ridurre l’effetto della levotiroxina; pertanto, deve prendere la levotiroxina almeno 2 ore prima della assunzione dei farmaci contenenti ferro, alluminio o calcio carbonato;
  • salicilati (antinfiammatori), dicumarolo (anticoagulante), furosemide (diuretico) ad alte dosi (250mg), clofibrato (per ridurre il colesterolo e i lipidi nel sangue), fenitoina (antiepilettico) ed altre sostanze in quanto possono spiazzare la levotiroxina sodica dalle proteine plasmatiche, determinando un’elevata concentrazione della frazione libera dell’ormone tiroideo, fT4. Queste sostanze quindi aumentano l’effetto di Eutirox;
  • Propiltiouracile (farmaco antitiroideo), glucocorticoidi (antinfiammatori steroidei), beta-bloccanti, amiodarone (antiaritmico) e mezzi di contrasto contenenti iodio, in quanto impediscono la conversione da parte degli organi periferici del nostro organismo dell’ormone T4 nella forma biologicamente più attiva T3. Queste sostanze quindi diminuiscono l’effetto di Eutirox;
  • Amiodarone (antiaritmico), perché l’elevata quantità di iodio che contiene può causare sia un ipertiroidismo che un ipotiroidismo. Si consiglia particolare cautela nel caso di un gozzo nodulare, perché è possibile che vi sia ancora una funzionalità parziale della tiroide (autonomia tiroidea) non riconosciuta;
  • Sertralina (antidepressivo), clorochina/proguanil (farmaci per la terapia della malaria) diminuiscono l’efficacia della levotiroxina ed aumentano i livelli di TSH nel sangue;
  • Barbiturici ed altri farmaci che possono aumentare la quantità di levotiroxina eliminata dal sangue attraverso il metabolismo epatico (clearance epatica);
  • Farmaci contenenti estrogeni: se fa uso di contraccettivi contenenti estrogeni o se è una donna in postmenopausa e fa uso di una terapia sostitutiva per la carenza di ormoni estrogeni, può avere un bisogno maggiore di levotiroxina;
  • Farmaci antiepilettici. Durante il trattamento con EUTIROX non va somministrata defenilidantoina per via endovenosa.

Eutirox con cibi e bevande
Composti o cibi contenenti soia possono diminuire l’assorbimento di levotiroxina da parte dell’intestino.

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Micropene: i trattamenti per un pene troppo piccolo

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COME FATTO PENE INTERNO UOMO SESSO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PenePrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento, leggi anche: Micropene: quanto misura, complicazioni, c’è una cura?

La condizione di micropene può essere risolta facendo ricorso sia a una terapia ormonale (quindi farmacologica) sia a una terapia chirurgica.

TRATTAMENTO ORMONALE

Il trattamento ormonale consiste principalmente nella somministrazione di testosterone esogeno.
Per ottenere dei buoni risultati, tale cura dovrebbe iniziare durante la prima infanzia – quindi è fondamentale la diagnosi precoce – e interrompersi alla fanciullezza – per evitare spiacevole effetti collaterali come virilizzazione e maturazione ossea precoci.
Sui tempi e le modalità di somministrazione del testosterone esogeno, è bene sapere che:

  • L’assunzione dell’ormone non è mai continuativa. Infatti, massimo ogni 3 mesi è prevista un’interruzione temporanea della terapia.
  • Le vie di assunzione possibili sono quella intramuscolo e quella topica.

Se all’origine del micropene c’è una condizione di ipogonadismo (per esempio come nel caso di un portatore di sindrome di Klinefelter), la cura ormonale a base di testosterone esogeno deve riprendere durante l’adolescenza; molto spesso, in questi frangenti, le somministrazioni durano per tutta la vita.
Per quanto concerne la sua efficacia, il trattamento ormonale può avere particolare successo in alcuni pazienti e meno in altri, quindi varia da persona a persona. In ogni caso, raramente fa sì che il pene raggiunga una lunghezza considerata normale.

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Deficienza di 5-alfa reduttasi

In presenza di una deficienza di 5-alfa reduttasi (quindi quando c’è una mutazione genetica a carico del gene SRD5A2), i medici possono prescrivere una terapia a base di diidrotestosterone esogeno. I risultati ottenibili da un siffatto trattamento sono più che soddisfacenti.
A tal proposito, è importante sottolineare che il ricorso al diidrotestosterone avviene in tutti quei casi in cui c’è una risposta ridotta alla cura con testosterone esogeno.

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TRATTAMENTO CHIRURGICO

Il trattamento chirurgico del micropene consiste in un intervento particolare e molto delicato, chiamato falloplastica di allungamento.
Durante una falloplastica di allungamento, il chirurgo preleva da un avambraccio del paziente una porzione di tessuto cutaneo, che applica attorno al piccolo pene, creando una sorta di involucro cilindrico.
Quindi, su questo involucro cilindrico, opera nel seguente modo:

  • Lo fa raggiungere da una rete di vasi sanguigni e lo innerva. La costruzione di un sistema vascolare serve per la capacità d’erezione, mentre l’innervazione per la sensibilità durante i rapporti sessuali.
  • Vi inserisce una protesi gonfiabile (N.B: in genere, sono protesi ripiene di liquido), dotata di un canale interno per l’espulsione dell’urina e dello sperma. In altre parole, nella protesi c’è un’uretra sintetica.

Se c’è il consenso del paziente, il chirurgo può anche migliorare l’aspetto estetico dell’involucro cilindrico, ricostruendovi, al suo apice, il glande (glanduloplastica).
La falloplastica di allungamento è un’operazione alquanto invasiva, pertanto non è esente da rischi e complicazioni.

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TRATTAMENTI CHIRURGICI DEL PASSATO

In passato, soprattutto su influenza dello psicologo e sessuologo John William Money (1921-2006), si diffuse la teoria secondo cui i portatori del micropene fossero delle “donne mancate” e che, per questo, era necessario ricorrere a una terapia particolare, nota come riassegnazione del sesso.
Brevemente, la riassegnazione del sesso consisteva in: un intervento chirurgico per la modificazione dell’apparato genitale (in un maschio, si provvedeva alla sostituzione del pene con una vagina), cure ormonali e terapia psicologica finalizzata all’accettazione della nuova condizione sessuale.
A partire dal 1975, dopo l’emblematico caso di un certo Bruce Reimer, gli studi e le teorie sulla riassegnazione del sesso, portate avanti da Money, destarono sdegno e furono oggetto di aspre critiche in più parti del mondo. Fu così, quindi, che diversi medici e rappresentanti della carta stampata si incaricarono di screditare l’operato di Money, affermando come la riassegnazione del sesso fosse un trattamento del tutto illogico.
A questo punto, riteniamo opportuno precisare che i soggetti con micropene nascono con un corredo cromosomico XY, come gli uomini con un pene di dimensioni normali.

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Tireoglobulina alta, bassa, valori normali ed interpretazione

MEDICINA ONLINE TIROIDE NODULO IPOTIROIDISMO IBSA EUTIROX ORMONI TIROIDEI METABOLISMO BASALE COLLO GOZZO SINTOMI PARATIROIDI TIROIDECTOMIA TOTALE PARZIALE CHIRURGIA OBESITA INGRASSARE PELa tireoglobulina è una proteina prodotta dalla tiroide che si può trovare nel sangue. La tiroide è una ghiandola che regola il metabolismo, cioè la velocità con cui l’organismo usa l’energia. È a forma di farfalla, si trova nella gola, appoggiata alla trachea, ed è composta perlopiù da follicoli, minuscole strutture sferiche che producono e conservano la tireoglobulina (Tg).

L’importante funzione di questa molecola è quella di servire da precursore dei due principali ormoni tiroidei:

  • tiroxina (T4)
  • triiodiotironina (T3)

che vengono prodotti a seguito dello stimolo prodotto dalla presenza del TSH.

Si ipotizza inoltre che possa svolgere un importante ruolo nella gestione dell’immagazzinamento dello iodio per tutte le esigenze dell’organismo.

La misurazione della tireoglobulina (abbreviato Tg) nel sangue è un importante test di laboratorio per verificare la salute della tiroide; l’utilità risiede nel fatto che la Tg può essere prodotta solo dalla ghiandola tiroidea (sia sana che, eventualmente, tumorale), ciò significa per esempio che a seguito della rimozione completa della tiroide l’esame può essere utilizzato per verificare se vi siano cellule tumorali residue. In presenza di tumori che producono tireoglobulina trattati con l’intervento di rimozione della ghiandola ci aspettiamo quindi di trovare livelli non più misurabili della molecola, se così non fosse il medico può decidere di trattare il paziente con radioiodio per sbarazzarsi delle ultime cellule tumorali residue.

Può inoltre essere usato come indicatore della possibile presenza di un tumore; non tutti i tipi di tumori della tiroide producono la tireoglobulina, spesso però i tipi più diffusi, cioè il carcinoma papillare e quello follicolare ben differenziati, la producono, e quindi il livello della sostanza nel sangue aumenta.

Valori Normali

I valori normali in soggetti con la tiroide che funziona normalmente e senzaanticorpi anti-tireoglobulina (TgAb) è

  • 3-40 ng/ml

nei paesi con un adeguato apporto di iodio.

Nel neonati il livello può essere più alto (36-48 ng/ml) fino a 48 ore dopo la nascita.

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all’altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

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Interpretazione

  • Una concentrazione elevata non è sufficiente, da sola, per diagnosticare i tumori della tiroide. Per diagnosticare un tumore serve una biopsia, cioè un esame al microscopio delle cellule colpite.
  • Quando ci si tiene sotto controllo per le recidive del tumore, la variazione dei valori nel tempo è più indicativa rispetto al risultato del singolo esame.
  • La presenza della tireoglobulina nel sangue in quantità minima non deve destare preoccupazione: è normale anche quando la tiroide è sana.

Se la concentrazione iniziale è molto elevata in un paziente a cui è stato diagnosticato un tumore alla tiroide, è probabile che la molecola possa essere usata come marcatore tumorale. Dopo la rimozione chirurgica della tiroide (tiroidectomia) e dopo la terapia con lo iodio radioattivo la tireoglobulina non dovrebbe essere individuabile, oppure dovrebbe essere molto bassa. Se la molecola è ancora presente dopo l’intervento, con ogni probabilità è ancora rimasto del tessuto tiroideo sano o tumorale nell’organismo, e quindi sarà necessaria un’altra terapia.

A seconda dei risultati dell’esame il medico può proseguire la terapia con una scintigrafia e/o con terapie a base di iodio radioattivo per identificare e distruggere tutto il tessuto tiroideo rimasto nell’organismo, sia esso sano o tumorale. L’esame viene poi ripetuto dopo alcune settimane o mesi per verificare che la terapia sia stata efficace.

  • Se la concentrazione della tireoglobulina rimane bassa per alcune settimane o mesi dopo l’intervento e poi ricomincia ad aumentare, probabilmente c’è una recidiva del tumore.
  • La diminuzione della concentrazione nei pazienti in terapia per il morbo di Graves indica che l’organismo del paziente risponde alla terapia.
  • Chi soffre di gozzo, tiroidite o ipertiroidismo può avere una concentrazione della tireoglobulina più alta del normale, ma l’esame di solito non viene prescritto per queste malattie.

Valori Bassi

  • Disgenesia tiroidea
  • Tiroidectomia

Valori Alti

  • Carcinoma tiroideo
  • Gozzo
  • Insufficienza epatica
  • Morbo di Grave

(Attenzione, elenco non esaustivo. Si sottolinea inoltre che spesso piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono non avere significato clinico.)

Fattori che influenzano l’esame

È molto importante sottoporsi all’esame sempre nello stesso laboratorio per poter ottenere risultati confrontabili.

Insieme all’esame della tireoglobulina viene eseguito anche quello degli anticorpi anti-tireoglobulina. Gli anticorpi sono delle proteine prodotte dal sistema immunitario che attaccano la tireoglobulina stessa, scambiandola per un nemico esterno. Possono svilupparsi in qualsiasi momento.

Circa il 15 al 20 per cento dei pazienti affetti da cancro alla tiroide hanno anticorpi anti-tireoglobulina che circolano nel sangue. Questi anticorpi (spesso abbreviati come TgAb nei referti degli esami) purtroppo interferiscono con la misurazione della Tg, a seconda del metodo usato è possibile che l’interferenza sia in eccesso o in difetto.

La maggior parte dei laboratori clinici utilizzano oggi saggi immunometrici che riportano valori falsamente bassi di Tg quando TgAb è presente nel sangue di un paziente, valori falsamente bassi che possono causare un ritardo nell’inizio del trattamento necessario.

Quando viene richiesto l’esame

L’esame può essere usato per monitorare pazienti con tumore della tiroide, in particolare dopo la chirurgia e il trattamento con iodio radioattivo, ma molte malattie benigne della tiroide possono essere associate a livelli aumentati di tireoglobulina, quindi l’esame da solo NON è sufficiente a formulare una diagnosi. È quindi considerato un marker tumorale, ma non un marker diagnostico, ciò significa che un individuo con livelli aumentati non necessariamente ha un tumore.

L’esame non è perciò un test di screening per i pazienti asintomatici, non può essere utilizzato nella popolazione generale per determinare se un individuo abbia il cancro alla tiroide o meno.
Un aumento dei livelli di tireoglobulina può essere infatti rilevato in molte condizioni non maligne della tiroide.

Spesso viene prescritto a intervalli regolari dopo l’intervento per capire se il tumore abbia una recidiva o abbia dato origine a metastasi: di norma sono effettuati diversi prelievi in serie (dosaggi seriali), perché la variazione della tireoglobulina dà più informazioni rispetto al singolo prelievo.

Può succedere infatti che una piccola quantità di tessuto tiroideo possa essere inavvertitamente lasciata dal chirurgo e questo può essere rilevato dalla presenza di livelli misurabili di tireoglobulina nel sangue. Questo è il motivo per cui i chirurghi possono raccomandare la terapia con iodio radioattivo dopo l’intervento chirurgico, per distruggere eventuale tessuto tiroideo residuo, fino a trovare valori pari a zero.

In alcuni casi l’esame può essere richiesto se il paziente presenta i sintomi dell’ipertiroidismo, oppure se ha una massa sospetta in corrispondenza della tiroide e il medico sospetta che possa soffrire di una malattia tiroidea come il morbo di Graves o la tiroidite.

Può inoltre essere prescritto a intervalli regolari se il paziente è in terapia con farmaci anti-tiroidei (per malattie come il morbo di Graves), per capire se la terapia è efficace. In rari casi viene richiesto per capire se il paziente soffre di tiroidite subacuta o di tireotossicosi factitia (disturbo causato dall’assunzione eccessiva di ormoni tiroidei).

In rari casi può essere richiesto per i neonati che presentano sintomi connessi all’ipotiroidismo congenito.

Preparazione richiesta

Il campione di sangue viene raccolto tramite prelievo da una vena del braccio. Per l’esame non è necessaria nessuna preparazione particolare.

Altre informazioni

C’è qualcosa da fare per abbassare dei valori alti?

No, non direttamente. L’esame della tireoglobulina indica se nell’organismo è presente del tessuto tiroideo (normale o tumorale). La concentrazione  non cambia se il paziente modifica il proprio stile di vita.

È possibile prevenire la comparsa degli anticorpi anti-tireoglobulina?

No, gli anticorpi possono svilupparsi in qualsiasi momento, e non si può adottare alcuna misura preventiva. Proprio per questo è importante controllarli durante gli esami di follow-up per il tumore alla tiroide.

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Ormone follicolo stimolante (FSH) alto, basso, valori normali e significato

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L’ormone follicolo-stimolante (FSH, follicle-stimulating hormone), conosciuto anche come follitropina, è un ormone sintetizzato dall’adenoipofisi che ha la funzione di stimolare l’ovulazione nella donna e la spermatogenesi (formazione di nuovi spermatozoi) nell’uomo; si tratta quindi di un valore fondamentale nella valutazione della fertilità.

Più nel dettaglio, l’ormone è in grado nella donna di favorire la crescita dei follicoli nelle ovaie fin quando quello dominante rilascerà l’ovulo pronto ad essere fecondato; con il procedere della maturazione, i diversi follicoli rilasciano delle sostanze in grado di ridurre progressivamente la produzione di FSH (feedback negativo). Questo aspetto è molto importante per capire come interpretare l’esame, perchè con l’aumentare dell’età diminuiscono i follicoli a disposizione ad ogni ciclo e quindi le sostanze prodotte per segnalare che è possibile diminuire la produzione dell’ormone diventano inferiori e, di conseguenza, i valori di FSH diventano più alti.

Semplificando possiamo riassumere così:

  • In giovane età ad ogni ciclo mestruale vengono prodotti numerosi follicoli (anche se poi solo uno rilascerà l’ovulo) e questa grande quantità è un forte segnale che riduce la produzione di FSH (valori bassi nel sangue).
  • Verso la menopausa ad ogni ciclo mestruale sono ormai pochi i follicoli disponibili rimasti, che non hanno quindi più la forza di abbassare sufficientemente i valori di FSH, che saranno quindi più alti.

Valori Normali

  • Uomini
    • Età prepubere: 0-5.0 mIU/ml
    • Pubertà: 0.3-10.0 mIU/ml
    • Adulto: 1.5-12.4 mIU/ml
    • Donne
      • Età prepubere: 0-4.0 mIU/ml
      • Pubertà: 0.3-10.0 mIU/ml
      • Età fertile
        • Fase follicolare: 1.0-8.8 mIU/ml
        • Ovulazione: 4.0-25.0 mIU/ml.
        • Fase luteale: 1.0-5.1 mIU/ml
      • Menopausa: 16.7-134.8 mIU/ml

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all’altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

Interpretazione

Donna

Quando viene prescritto per lo studio della fertilità di una donna, l’esame viene effettuato di norma nella prima fase del ciclo (fase follicolare) e più esattamente in genere fra il terzo ed il quinto giorno del ciclo, ci concentreremo quindi sull’analisi di questo valore.

Il valore dell’ormone follicolo stimolante ci permette di valutare la fertilità della donna dal punto di vista della riserva ovarica, in altre parole di permette un’idea approssimativa di quanti ovuli rimangono a disposizione.

Uno studio del 1989 effettuato su più di 750 cicli mestruali di circa 450 donne, ha dimostrato che, anche a parità di età, le donne con valori di FSH in terza giornata (ossia dal terzo giorno della mestruazione) inferiori a 15 mIU/ml dimostravano una drammatica differenza di probabilità di gravidanza rispetto alle donne con valori superiori a 25 mIU/ml, che avevano invece molte più difficoltà.

Cercando di generalizzare i risultati, l’esame nelle donne nel terzo giorno di ciclo può essere così valutato:

    • Valori superiori a 15: scarse probabilità di successo (ma non nulle).
    • Valori tra 10 e 15: possibile diminuzione della fertilità dovuta all’età.
    • Valori inferiori a 10: situazione ottimale.

Mi preme tuttavia aggiungere che uno studio recente ha dimostrato che, nonostante sia più difficile rimanere incinta con valori alti, in caso di gravidanza il rischio di complicazioni rimane legato all’età ed indipendente dall’FSH; questo significa che la quantità di ormone presente di fornisce una stima della quantità dei follicoli ancora presenti e sulla probabilità di impianto, ma non influisce in alcun modo sulla loro qualità

Un valore alto è infine predittivo di scarsa probabilità di successo anche in caso di tecniche di fecondazione assistita; questo è dimostrato dal fatto che molti centri per l’infertilità non accettano donne con valori di FSH oltre una certa soglia, in genere proporzionale all’età. Per esempio il CHR considera normali questi valori:

Età FSH
< 33 anni < 7.0 mIU/ml
33-37 anni < 7.9 mIU/ml
38-40 anni < 8.4 mIU/ml
Più di 40 anni < 8.5 mIU/ml

Questo tuttavia non significa che non sia possibile rimanere incinta con valori superiori, ma solo che può insorgere qualche difficoltà in più; il dato viene infine spesso incrociato con il valore di ormone antimulleriano, un esame molto più recente e preciso per la stima della riserva ovarica.

Uomo

Nel caso dell’uomo l’esame viene in genere richiesto in presenza di uno spermiogramma non ottimale, in quanto consente di ottenere indicazioni sulle possibili cause.

Elevati livelli di FSH maschile sono dovuti a un’insufficienza testicolare primaria., causata in genere da difetti dello sviluppo nella crescita dei testicoli o a lesioni agli stessi:

Difetti dello sviluppo:

  • Mancato sviluppo,
  • Anomalie cromosomiche,
  • Infezione virale (parotite),
  • Trauma,
  • Radiazioni,
  • Chemioterapia,
  • Malattie autoimmuni,
  • Tumori delle cellule germinali.

Bassi livelli fanno invece pensare a disturbi ipofisari o ipotalamici.

Valori Bassi

  • Amenorrea
  • Anoressia
  • Disfunzione ipotalamica
  • Iperplasia surrenale
  • Ipofisectomia
  • Ipogonadotropismo
  • Pubertà tardiva
  • Tumore al testicolo
  • Tumore alle ovaie
  • Tumore del surrene

Valori Alti

  • Acromegalia
  • Adenoma pituitario
  • Amenorrea
  • Anorchidia
  • Castrazione
  • Insufficienza gonadica
  • Insufficienza ovarica
  • Insufficienza testicolare
  • Iperpituitarismo
  • Ipogonadismo
  • Isterectomia
  • Menopausa
  • Mestruazione
  • Orchiectomia
  • Pubertà precoce
  • Sindrome di Stein-Leventhal
  • Sindrome di Turner
  • Sindrone di Klinefelter
  • Tumore ipotalamico

(Attenzione, elenco non esaustivo. Si sottolinea inoltre che spesso piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono non avere significato clinico.)

Fattori che influenzano l’esame

Il risultato può essere alterato da numerosi farmaci, inoltre i valori di possono aumentare nel caso di soggetti fumatori.

Si segnala infine che recenti esami radiologici possono influenzare il risultato.

Quando viene richiesto l’esame

Sia negli uomini che nelle donne l’esame può essere richiesto in caso di problemi di infertilità, ma nelle donne è spesso usato anche nei casi di ciclo mestruale irregolare od assente.

Preparazione richiesta

Non è richiesta alcuna preparazione particolare nè il digiuno, ma è molto importante effettuare il test nel giorno indicato dal medico per una corretta valutazione del risultato.

Lo staff di Medicina OnLine

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