Mancanza di ciclo mestruale da eccessivo allenamento: cause e cure

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MANCANZA CICLO MESTRUALE ALLENAMENTO PESI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgNelle donne in età fertile ed al di fuori del periodo gravidico e di quello puerpuerale, l’intervallo tra una mestruazione e quella successiva può oscillare tra i 23 ed i 35 giorni (con una durata delle perdite ematiche non superiore ad 8 giorni); questo periodo può essere suddiviso in 3 fasi:

  1. periodo pre-mestruale, ossia i 7 giorni che precedono la mestruazione;
  2. periodo mestruale, coincidente con i giorni di flusso;
  3. periodo post-mestruale.

In seguito ad attività sportiva intensa, specie in sala pesi o nella corsa di resistenza, spesso si verificano alterazioni del ciclo mestruale, in particolare:

  • Oligomenorrea: con questo termine si intende la ricorrenza delle mestruazioni ad intervalli di tempo superiori ai 35 giorni ma inferiori a 3 mesi.
  • Amenorrea secondaria: quando la sospensione del ciclo mestruale in una donna che ha già avuto precedenti mestruazioni supera i 3 mesi (almeno tre mestruazioni saltate).
  • Oligo-amenorrea: quando si alternano cicli molto lunghi ad assenza di ciclo per più di 3 mesi.

Sintomi correlati alla mancanza di mestruazioni
Contemporaneamente all’assenza di mestruazioni potrebbero essere presenti altri segni o sintomi, come ad esempio:

  • acne;
  • osteopenia;
  • dolore pelvico;
  • infezioni;
  • disturbi visivi;
  • perdita di capelli;
  • secrezione lattea dal capezzolo;
  • mal di testa;
  • eccesso di peli sul viso.

Leggi anche: Perché viene la diarrea prima e durante il ciclo mestruale e cure

Cause di oligomenorrea ed amenorrea nelle atlete
Studi recenti su atlete specializzate nella corsa di resistenza hanno evidenziato come circa un terzo di esse andasse incontro ad amenorrea durante il periodo di allenamento e la stagione agonistica; uno dei motivi principale è stato riconosciuto nella scarsa percentuale di grasso corporeo. La donna, infatti, è stata “progettata” dalla natura in maniera funzionale alle necessità del parto: in presenza di un livello troppo basso di grasso corporeo, la vita della eventuale madre e di suo figlio potrebbe essere in pericolo e così l’organismo blocca le mestruazioni a “scopo preventivo”.

A che percentuale di grasso corporeo si possono verificare alterazioni del ciclo?
Le alterazioni tendono a comparire scendendo ad una percentuale di grasso corporeo vicina alla sola quota di grasso essenziale o poco più: tra le mie pazienti mediamente una body fat percentage del 15% tende a dare oligomenorrea od amenorrea. A tale proposito ti consiglio di leggere anche: Percentuale di grasso corporeo normale per uomo e donna

Maggiore allenamento e maggior rischio di alterazioni del ciclo
Un fattore che può concorrere all’amenorrea e all’oligomenorrea è l’intensità dell’allenamento: uno studio ha permesso di evidenziare come l’incidenza dell’amenorrea sia correlata alla distanza percorsa settimanalmente da atlete di mezzofondo o alla quantità di allenamento in sala pesi.

Altre condizioni che aumentano il rischio di alterazioni del ciclo
Parallelamente all’eccessivo esercizio fisico, vi sono altre condizioni che possono aumentare il rischio di alterazioni del ciclo mestruale, come ad esempio:

  • Condizione di stress mentale. Un periodo caratterizzato da particolare stress emotivo può alterare temporaneamente il funzionamento dell’ipotalamo, cioè quella parte del cervello deputato al controllo ormonale che regola il ciclo mestruale. Di conseguenza può verificarsi una sospensione dell’ovulazione e delle mestruazioni. In genere, se la condizione di stress viene a mancare o si riduce, i cicli mestruali riprendono regolarmente. Lo stress in eccesso potrebbe essere ricondotto anche alla Sindrome da sovrallenamento, a tal proposito leggi anche: Sempre stanco dopo la palestra? E’ la Sindrome da sovrallenamento. Ecco gli errori ed i rimedi.
  • La Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) può provocare livelli relativamente elevati e prolungati di ormoni. Può essere geneticamente determinata ma può anche essere come si è detto sopra, provocata dallo stress, in una forma che in questo caso sarà facilmente reversibile una volta sospesa la causa.
  • Ipertiroidismo, cioè l’iperattività della tiroide o ipotiroidismo (scarsa attività) possono essere causa di irregolarità mestruali, tra cui amenorrea.
  • Storia familiare. Se in famiglia altre donne hanno avuto a che fare con l’amenorrea, è possibile una predisposizione al problema.
  • Peso corporeo eccessivamente basso. Essere al disotto del peso normale può influire sulle funzioni ormonali dell’organismo e sull’ovulazione, anche in donne che non esagerano nell’allenamento in palestra o nella corsa. Ciò è particolarmente evidente nelle donne che soffrono di disturbi alimentari come anoressia e bulimia, che sono soggette all’assenza di mestruazioni.

Esistono moltissime altre cause che possono portare ad alterazioni del ciclo mestruale, se vuoi conoscerle tutte ti consiglio di leggere anche questo mio articolo: Perché ho un ritardo del ciclo? Quanti giorni devono passare prima di preoccuparmi? A chi chiedere aiuto e come mi devo comportare?

Alterazioni del ciclo da troppo allenamento: cosa fare?
Da assiduo frequentatore di palestra, so quanto è difficile rinunciare ad allenarsi nella maniera preferita, ma la salute viene prima di qualsiasi passione: il mio primo consiglio è ovviamente quello di alleggerire il carico dell’allenamento o di rinuciarvi per un dato periodo: tra le mie pazienti questa accortezza ha funzionato l’80% delle volte. Se – nonostante lo stop – le alterazioni del ciclo dovessero continuare, recatevi dal vostro medico che, tramite visita, esami di laboratorio (prolattina, TSH, FSH…) e di immagine (ecografia o altre metodiche), indagherà sulle cause dell’alterazione. Se l’amenorrea è causata da problemi con l’ipofisi o con la tiroide, il trattamento potrà essere farmacologico. Nei casi in cui l’assenza di mestruo dipenda da un tumore o comunque da un impedimento organico, potrà essere necessario ricorrere alla chirurgia.

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Sofferenza da ciclo? Arriva il cioccolato che allevia i tuoi dolori mestruali

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CICLO CIOCCOLATO TUOI DOLORI MESTRUALI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIdeato dal pasticcere svizzero Marc Widmer, proprietario dell’azienda Chocolate with Love, il cioccolato che allevia il dolore mestruale si chiama Frauenmond, che in tedesco vuol dire Luna delle donne proprio perché è una ricetta creata appositamente per soddisfare il genere femminile durante l’odiato ciclo mestruale. Che il cioccolato sia un fidato alleato per le donne è notizia già da tempo confermata da alcuni studi epidemiologici: infatti è noto che il cioccolato fondente limita la sindrome premestruale, migliora l’umore e attenua i fastidiosi “mal di testa”.

Il segreto è nelle erbe
La ricetta di Marc Widmer, tuttavia, presenta una formulazione piuttosto originale dalla normale, infatti miscela la consueta pasta di cioccolato al 60% di cacao con 17 erbe medicinali provenienti dalle montagne svizzere. Le proprietà delle erbe combinate a quelle già note del cioccolato sarebbero un vero e proprio rimedio durante il ciclo perché avrebbero la capacità di causare un benefico effetto distensivo sui muscoli del corpo.

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Perché viene la diarrea prima e durante il ciclo mestruale e cure

MEDICINA ONLINE DONNA CORPO DOLORE TRISTE PANCIA MESTRUAZIONI CICLOPrecedentemente, in questo post, abbiamo analizzato i motivi e le cure relativi alla diarrea “comune”. Oggi analizziamo invece cause e cure per la diarrea da ciclo mestruale.

Perché la diarrea aumenta durante le mestruazioni?

La caduta dei livelli estrogenici che attiva lo sfaldamento dell’endometrio e determina la comparsa della mestruazione, attiva anche la degranulazione dei mastociti (cellule considerate gli attivatori dell’infiammazione acuta) che si associa a uno stato di infiammazione generale causando cefalea, dolori addominali, mal di schiena, dolori muscolari, astenia, depressione e molti altri sintomi, oltre al dolore tipicamente mestruale. E’ quindi chiaro il perché le donne che soffrono di sindrome dell’intestino irritabile, durante le mestruazioni, hanno un aumento fino a cinque volte di tutti i sintomi correlati, rispetto alle donne che non ne soffrono: aumentano infatti la stitichezza o la diarrea, il gonfiore addominale, i crampi, il dolore addominale e le difficoltà relative a tutto l’apparato digerente. Si parla di sintomi mestruali (“catameniali”) intestinali, che interessano fino ad una donna su cinque.

Leggi anche: Alterazione del ciclo mestruale e secrezioni dal capezzolo: hai misurato la prolattina?

Prevenire e curare la diarrea da ciclo mestruale

L’orientamento clinico – in casi dove i dolori ed i sintomi siano molto intensi – è quello di utilizzare un contraccettivo orale, così da garantire la costanza dei livelli ormonali, togliendo le fluttuazioni che causano il ciclo e i sintomi infiammatori correlati, in qualsiasi organo si attivino. In caso di sintomi mestruali invalidanti, anche intestinali, si suggerisce quindi l’uso prolungato della pillola, tuttavia la collaborazione con un bravo gastroenterologo resta essenziale.

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Vuoi smettere di fumare? Attenzione al ciclo mestruale

MEDICINA ONLINE SIGARETTA ELETTRONICA FUMARE NICOTINA FUMO SMETTEREL’ho sempre detto: il momento migliore per smettere è ora! O, ancora meglio, era ieri! Non esiste un momento migliore per smettere di fumare. O forse non è esattamente così? Secondo una nuova ricerca esiste, almeno per donne che fumano che vogliono diventare ex-fumatrici, un piccolo accorgimento che potrebbe essere di grande aiuto: programmare il momento in cui si abbandoneranno le sigarette in funzione del proprio ciclo mestruale.

Come il ciclo mestruale influenza la voglia di fumare

Il ciclo mestruale sembrerebbe infatti avere effetti considerevoli sull’astinenza da nicotina delle fumatrici mentre cercano di smettere; lo ha scoperto un nuovo studio guidato da Adrianna Mendrek dell’Università di Montreal, insieme a un team di ricerca dell’Institut universitaire en santé mentale. «I nostri dati ci hanno mostrato come l’incontrollabile necessità di fumare sia molto più forte all’inizio della fase follicolare che inizia dopo la mestruazione. Il calo ormonale di estrogeno e progesterone potrebbe aggravare i sintomi dell’astinenza e aumentare l’attività dei circuiti neurali che sono associati con il desiderio», spiegano i ricercatori.

Differenze di genere

Ed è per questo motivo che secondo Mendrek potrebbe essere molto più facile per una donna provare a smettere di fumare verso la metà della fase luteale, quando si forma il corpo luteo e vengono prodotti livelli molto elevati sia di progesterone sia di estrogeno (in preparazione a un’eventuale gravidanza). La differenza tra maschi e femmine in questi ambiti è piuttosto spiccata, considerazione che è emersa sia da studi sugli esseri umani che da studi su modelli animali. Meno di una ex-fumatrice su dieci riesce a non ricominciare dopo un anno o in periodi comunque relativamente brevi, e per le donne smettere si è dimostrato più difficile che per gli uomini (anche a parità del numero di sigarette fumate). Negli studi sui topi, per vagliare gli effetti della nicotina e di altre sostanze, i ricercatori hanno osservato che «i ratti femmina sviluppano la dipendenza più rapidamente e sono disponibili a impegnarsi molto di più anche per ottenere la stessa dose della sostanza», spiega Mendrek. Indagini che l’hanno portata a concludere che le donne sono probabilmente più a rischio di diventare dipendenti e gli ormoni sessuali potrebbero esserne la motivazione. Ed è per questo che di fronte alla decisione di smettere potrebbe essere opportuno prendere in considerazione il proprio ciclo mestruale.

Lo studio

Lavorando con 34 persone tra uomini e donne, ognuno dei quali fumava più di 15 sigarette al giorno, i ricercatori hanno fatto compilare un questionario e sottoposto tutti i partecipanti a risonanza magnetica (MRI) mentre guardavano fotografie neutrali o immagini appositamente pensate per far loro venire voglia di fumare. Tutte le donne hanno partecipato all’esperimento due volte, la prima all’inizio della fase follicolare del ciclo mestruale e la seconda verso la metà della fase luteale. In parallelo sono stati misurati a tutte i livelli di progesterone ed estrogeno.
Una delle difficoltà principali, spiega Mendrek, è il fatto che tra topi e umani c’è una differenza sostanziale quando si tratta di comprendere i meccanismi della dipendenza. Ogni fumatore o fumatrice è unico nel suo utilizzo del tabacco ma anche nella sua storia personale, situazione sociale e nell’ambiente in cui vive. Fattori come l’ansia, lo stress ed eventuali condizioni psicologiche andrebbero considerate in modo molto più soggettivo. Dall’analisi dei risultati è emerso che non ci sono differenze significative tra uomini e donne per quanto riguarda i circuiti neurali coinvolti nel fenomeno della dipendenza. D’altra parte però i meccanismi di attivazione variavano molto nelle donne in base alla fase del ciclo mestruale in cui si trovavano durante la scansione. Alcune aree della corteccia frontale, temporale e parietale mostravano attivazione  corticale molto più forte in fase follicolare, mentre nell’ippocampo si trattava di un’attività limitata durante tutta la fase luteale.

I limiti dello studio

Ci sono comunque alcuni limiti nello studio pubblicato su Psychiatry Journal, come sottolinea la stessa autrice: in primis i fattori psicologici e sociali, determinati dal fatto che le donne prese in considerazione per la ricerca hanno detto loro stesse in quale fase del ciclo mestruale si trovavano in quel momento.  Inoltre il gruppo di soggetti studiati era limitato.

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A che età inizia la menopausa? Menopausa precoce e tardiva: cause e cure

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma A CHE ETA INIZIA MENOPAUSA PRECOCE Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina Ano.jpgCos’è la menopausa?
La menopausa è l’evento fisiologico che corrisponde al termine del ciclo mestruale e quindi dell’età fertile della donna: le ovaie non producono più follicoli ed ormoni estrogeni.

Quando si verifica la menopausa?
La menopausa spontanea, o fisiologica, si verifica normalmente in un periodo che oscilla tra i 45 ed i 50 anni.

Premenopausa, postmenopausa o perimenopausa
Il termine premenopausa indica il periodo precedente l’ultima mestruazione; postmenopausa indica il tempo successivo l’ultima mestruazione. Per Perimenopausa intendiamo un periodo più esteso rispetto alla premenopausa, che si esaurisce dopo un anno all’atto della menopausa.

Gli anni che precedono la menopausa ed i disturbi tipici
Negli anni che precedono la menopausa, le irregolarità del ciclo mestruale sono piuttosto comuni e spesso accompagnate ad un tipico corteo sintomatologico (vampate di calore, sbalzi di umore, secchezza vaginale, bassa libido, episodi di incontinenza ecc.). Tutti questi piccoli, grandi, disturbi riflettono modifiche dell’assetto ormonale della donna. Lievi disfunzioni endocrine iniziano a diminuire la fertilità già intorno ai 30-35 anni ed è proprio in questa fase della vita che possono fare la loro comparsa i primi cicli irregolari; per lo stesso motivo, a partire da quest’età la ricerca di un figlio si rende generalmente più difficoltosa.

Quando si verifica la menopausa precoce e prematura?
Si parla di menopausa precoce quando la menopausa si instaura prima dei 40 anni mentre si parla di menopausa prematura se la menopausa avviene tra i 40 ed i 45 anni. Nelle menopause precoci e premature, i sintomi e disturbi descritti nel paragrafo precedente sono generalmente più intensi e fastidiosi rispetto alla norma.

Cause di menopausa precoce
La causa più comune di menopausa precoce è la rimozione chirurgica delle ovaie, che si rende necessaria, ad esempio, in presenza di cisti o tumori ovarici. Anche la cura di certe forme tumorali, per esempio attraverso la radio o la chemioterapia, è causa frequente di menopausa precoce. Vi sono poi tutta una serie di condizioni patologiche, su base immunitaria, infettiva, tumorale, genetica ed endocrina, che possono portare al medesimo risultato.
Riguardo alla genetica, si ritiene che ogni donna nasca con un corredo di ovuli ben determinato, ma soggettivo e influenzato da elementi genetici (il che spiegherebbe come mai l’età di insorgenza sia spesso simile tra donne appartenenti allo stesso nucleo famigliare). Subito dopo la nascita, alcuni di questi follicoli, subiscono un processo involutivo mentre altri rimangono quiescenti fino alla pubertà . Da questo momento in poi la donna inizia ad attingere al proprio corredo di cellule uovo, esaurito il quale entrerà in menopausa. Ad ogni ciclo i processi maturativi interessano più follicoli ma si completano soltanto per uno, mentre gli altri regrediscono rapidamente.

Esiste un rapporto tra età della prima mestruazione e menopausa?
Non sembra esservi correlazione certa tra età di comparsa della prima mestruazione, detta menarca, e quella in cui si entra in menopausa; non è quindi detto che una donna con alle spalle una pubertà precoce debba per forza perdere anzitempo la propria fertilità, anzi. E’ invece dimostrato, sempre a causa dell’effetto predisponente degli estrogeni, che un menarca (comparsa della prima mestruazione) precoce si accompagna ad un incrementato rischio di sviluppare un carcinoma mammario.

Fattori di rischio che anticipano la menopausa
1) Fumo di sigaretta attivo/passivo: può indurre nella donna un’anticipazione dell’evento di 1,5-2 anni. La quantità di assunzione (numero di sigarette) e la durata di assunzione sono strettamente correlate alla diminuzione dell’età rispetto all’evento, in pratica più si fuma e da più tempo si fuma e più la menopausa si manifesterà prima del dovuto;
2) alimentazione: una alimentazione ricca di grassi e povera di vitamine e sali minerali può far anticipare la menopausa;
3) indice di massa corporea inferiore a quello ideale;
4) abuso di alcool;
5) bassa statura.

Quando si verifica la menopausa tardiva o ritardata?
Si parla di menopausa ritardata quando l’età della donna è superiore ai 52 anni, tardiva se superiore ai 56 anni.

Quali sono i rischi di una menopausa tardiva?
La menopausa tardiva rappresenta uno dei fattori di rischio per lo sviluppo del tumore al seno; vari studi hanno mostrato che nelle donne che entrano in menopausa in ritardo rispetto alla media, il rischio di contrarre un tumore mammario raddoppia; si ritiene che ciò dipende dal fatto che le ghiandole mammarie risultano esposte agli estrogeni per un periodo di tempo maggiore.

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Diagnosi della menopausa e diagnosi differenziale
Affinché la diagnosi sia certa si deve attendere un anno dall’ultima mestruazione, ma trascorsa metà di questo periodo le probabilità che la donna sia in menopausa sono decisamente elevate; tuttavia, in soggetti di età inferiore ai 50 anni è necessario eseguire accertamenti per verificare un’eventuale gravidanza. Se lo specialista sospetta la presenza di menopausa precoce può richiedere l’esecuzione di vari esami clinici sia ematochimici (FSH, 17 beta estradiolo, inibina B, ormone antimulleriano, DHEA) e strumentali (ecografia pelvica o transvaginale; eventualmente può essere richiesta anche una mineralografia ossea computerizzata). Altri esami diagnostici che il ginecologo potrebbe richiedere sono l’indagine cromosomica mediante cariotipo (serve a verificare l’eventuale presenza di alterazioni genetiche) e lo screening anticorpale (per esempio di dosaggio degli anticorpi antiovaio, antisurrene, antitiroide ecc.).
Esistono infine alcune patologie la cui sintomatologia è molto simile a quella che viene riscontrata nelle donne in menopausa; fra queste ricordiamo: ipotiroidismo, ipertiroidismo, sindrome dell’ovaio policistico, carcinoma uterino, ipopituitarismo, iperpituitarismo.

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Modificazioni endocrine in menopausa

Terapia ormonale sostitutiva in menopausa: a che serve?
La terapia ormonale sostitutiva, oltre a contrastare i piccoli disturbi e innalzare notevolmente la qualità della vita, permette di limitare l’aumento della probabilità di contrarre malattie cardiovascolari e di alcune patologie (tumore al colon, osteoporosi).
La ragione è da ricercarsi nell’effetto protettivo degli estrogeni femminili naturalmente prodotti in età fertile rispetto a tali patologie. Per esempio facilitano l’assorbimento del calcio da parte delle ossa: in menopausa tale effetto protettivo cessa e, come accennato in precedenza, l’apparato scheletrico diventa più fragile e può insorgere l’osteoporosi. Inoltre è provata la capacità degli ormoni femminili di abbassare l’indice di rischio cardiovascolare, aumentando la quantità di colesterolo ad alta densità (HDL) e abbassando quello a bassa densità (LDL).
La terapia sostitutiva mira a integrare il deficit di ormoni estrogeni, non più sintetizzati dal corpo femminile: possono essere assunti assieme a progestinici per contrastare gli effetti indesiderati sull’endometrio indotti da una terapia basata esclusivamente su estrogeni.
La somministrazione dei due tipi di ormoni può essere concomitante o sequenziale, in trattamenti ciclici (con 7 giorni di interruzione per ogni mese) o continui (senza interruzione). Le vie di somministrazione possono essere quella orale, con pillole simili a quella anticoncezionale, cutanea, con dispositivi inseriti sotto la cute, e transdermica (cerotti, particolarmente indicati nei soggetti ipertesi per il basso impatto a livello epatico).
La terapia sostitutiva non può essere somministrata a donne con malattie cardiovascolari, tromboflebiti, tumori sensibili agli estrogeni. Chi non presenta controindicazioni può assumere la terapia sostitutiva senza limiti di tempo, pur monitorando la salute con controlli periodici per valutare i rischi e i benefici associati alla terapia.

Terapia ormonale sostitutiva: quali farmaci si usano?
Fra i farmaci utilizzati si ricordano l’estradiolo (un estrogeno; controllo della sintomatologia associata alla menopausa e prevenzione dell’osteoporosi), l’estriolo (un estrogeno; riduzione dei sintomi associati alla carenza estrogenica), il medrossiprogesterone acetato (un progestinico; migliora il profilo lipemico e riduce il rischio di insorgenza di malattie coronariche), il progesterone (progestinico; riduzione dei sintomi associati alla menopausa), l’etinilestradiolo (un estrogeno; controllo dei sintomi che caratterizzano la menopausa e prevenzione dell’osteoporosi) e il tibolone (principio attivo con attività estrogenica, progestinica e lievemente androgenica; riduzione dei disturbi della menopausa associati a osteoporosi e trattamento dei sintomi vasomotori).
Altri tipi di farmaci che possono venire prescritti alle donne in menopausa sono i modulatori selettivi dei recettori estrogenici (per controllare i sintomi associati alla condizione; esplicano anche un’attività ipocolesterolemizzante), gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (esercitano un effetto antidepressivo e sono in grado di controllare i sintomi vasomotori che sono associati alla menopausa) e gli ipertensivi.

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Perché ho un ritardo del ciclo? Quanti giorni devono passare prima di preoccuparmi? A chi chiedere aiuto?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DONNA TRISTE PREOCCUPATA OROLOGIO RITARDOQuando si verifica un ritardo nel ciclo mestruale, alcune donne sono felicissime perché erano in cerca di una gravidanza, mentre altre si preoccupano perché l’ultima cosa che vorrebbero in quel momento della loro vita era rimanere incinte. Il ritardo del ciclo non è ovviamente sinonimo di bimbo in arrivo: ci sono tanti altri motivi che giustificano il non presentarsi delle mestruazioni alla data prevista o anche di sua mancanza temporanea (salto di una mestruazione), eccovene una lista:

  1. Lo stress: influenza molti aspetti della nostra salute, tra cui sicuramente anche il ciclo mestruale. Alti tassi di stress fanno aumentare la concentrazione dell’ormone cortisolo e diminuire la quantità di gonadotropine circolanti che possono causare la non ovulazione e quindi il non arrivo delle mestruazioni alla data prevista.
  2. Un’influenza o una febbre alta ed altre comuni patologie temporanee, possono causare ritardo del ciclo mestruale.
  3. Ovaio policistico. Le cause riscontrabili in un ritardo del ciclo mestruale, possono essere collegate, tra le altre cose, alla sindrome dell’ovaio policistico, un’affezione dovuta ad una iper-produzione di estrogeni, che causano il verificarsi di numerosi follicoli all’interno delle ovaie.
  4. Orari di lavoro particolari e cambio di abitudini lavorative: chi ha orari di lavoro particolari o irregolari, come ad esempio chi lavora anche di notte, e chi ha da poco cambiato abitudini lavorative, può avere dei cicli alterati.
  5. Assunzione di nuovi farmaci: se stai assumendo dei farmaci che non hai mai preso prima e noti irregolarità del ciclo, parlane con il medico: potrebbero essere loro la causa del ritardo. La somministrazione esogena di androgeni o progestinici può causare salto della mestruazione. Attenzione inoltre ai farmaci che assumete se prendete anche la pillola anticoncezionale perché alcuni non sono compatibili e potrebbero inibire l’effetto della pillola.
  6. Patologie endocrinologiche. Una moltitudine di patologie che riguardano alterazione della funzione surrenalica, ipotalamica, ipofisica e tiroidea (sia ipertiroidismo che ipotiroidismo), possono alterare il ritmo delle mestruazioni.
  7. Aumenti di peso repentini ed obesità: un aumento repentino della massa grassa ed un peso eccessivo potrebbero avere influenza sull’equilibrio ormonale e quindi comportare irregolarità o addirittura assenza del ciclo mestruale. Molte donne riacquistano la regolarità del ciclo mestruale dopo perso i chili in eccesso (anche solo una parte).
  8. Diminuzioni rapide di peso ed essere sottopeso: quando si è sottopeso e quando si è subito un brusco calo di peso, spesso il corpo si ritrova senza il “materiale” per creare una giusta quantità di ormoni: manca quella dose di massa grassa indispensabile per la sintesi ormonale necessaria al corretto ciclo mestruale.
  9. Anoressia. In caso di anoressia si può verificare amenorrea secondaria cioè l’interruzione delle mestruazioni per almeno 3 cicli o 6 mesi consecutivi in una donna con cicli regolari. Di solito basta semplicemente aumentare di peso per far tornare il ciclo mestruale.
  10. Sindrome di Cushing: l’ipercortisolismo esogeno o endogeno, sia causato da un adenoma ipofisario (malattia di Cushing) che da un adenoma surrenalico (sindrome di Cushing), spesso si associa all’amenorrea prima citata.
  11. Troppo sport. Fare sport in maniera eccessiva può determinare ritardo del ciclo. Questo problema diventa comune quando la donna è una atleta professionista.
  12. Calcoli sbagliati: succede più spesso di quello che si pensi in questa vita così caotica e colma di impegni! Segnare erroneamente la data delle ultime mestruazioni è causa di un falso ritardo del ciclo. L’unica cosa da fare in questi casi per capire quando dovrebbe tornare la mestruazione, è monitorare l’ovulazione sapendo che le mestruazioni in genere tornano dopo un paio di settimane da essa.
  13. Adenomi ipofisari: gli adenomi ipofisari, soprattutto i macroadenomi, possono causare frequentemente amenorrea ipogonadotropa (caratterizza da valori bassi di gonadotropine LH e FSH), sia per danno diretto delle cellule gonadotrope sia indirettamente mediante l’iperprolattinemia da deconnessione. Oltre agli adenomi non secernenti anche gli adenomi producenti ACTH (malattia di Cushing) o GH (acromegalia), possono causare amenorrea.
  14. Ritardo dell’ovulazione: può succedere di ovulare più tardi del previsto e così anche le mestruazioni di conseguenza arrivano dopo.
  15. Radioterapia. La radioterapia può indurre amenorrea.
  16. Fibromi uterini. I fibromi sono tumori benigni che sono abbastanza frequenti nelle donne in età fertile e possono determinare alterazioni del ciclo. La maggior parte delle donne che vengono colpite da fibromi non ha problemi di fertilità e può rimanere tranquillamente incinta, sebbene alcune donne potrebbero non essere in grado di sostenere una gravidanza in maniera naturale. Alcune pazienti affette da fibroma hanno mestruazioni abbondanti mentre altre potrebbero avere perdite anche tra una mestruazione e l’altra (fenomeno chiamato comunemente “spotting”, ma che da solo non è sintomo di fibroma).
  17. Intervento chirurgico. Un intervento chirurgico recente può determinare ritardo del ciclo e amenorrea.
  18. Pre-menopausa: è il periodo, intorno alla seconda metà dei quarant’anni, che intercorre tra la fase riproduttiva e la fase non più fertile. Questo periodo può essere più o meno lungo durante il quale i cicli possono essere più o meno frequenti, più o meno abbondanti o comunque non più come prima. Un caso tipico è il salto di un sempre maggiore numero di mestruazioni. La fertilità non è assente ma è ridotta pertanto è ancora necessario utilizzare dei metodi anticoncezionali.
  19. Menopausa precoce. La menopausa precoce è l’interruzione del normale funzionamento delle ovaie nelle donne che non hanno ancora superato i 40 anni: le loro ovaie, se affetta da questa condizione, esauriscono la propria scorta di follicoli e pertanto smettono di produrre l’ormone estrogeno. Le donne in menopausa precoce potrebbero non avere mestruazioni o avere un ciclo molto irregolare, quindi nel loro caso rimanere incinte è molto difficile, tuttavia non del tutto impossibile.
  20. Menopausa fisiologica: quando si verifica la menopausa, intorno ai cinquant’anni di età ma con estrema variabilità tra donna e donna, il corpo smette di ovulare e quindi di essere fertile. E’ un evento naturale ma che può anche essere causato chirurgicamente attraverso l’isterectomia oppure  attraverso sostanza chimiche come diverse forme di chemioterapia.

Leggi anche: Restare incinta vergine senza penetrazione è possibile?

Ho usato sempre il profilattico, mi devo preoccupare lo stesso?

L’uso del preservativo, anche se usato in maniera perfettamente corretta, non esclude al 100% la possibilità di gravidanza. L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica il 2% di gravidanze indesiderate in caso di uso perfetto (continuativo e corretto) e il 15% di gravidanze indesiderate in caso di uso tipico.

Leggi anche: E’ possibile rimanere incinta con il coito interrotto?

Uso la pillola, posso essere incinta?

L’uso della pillola contraccettiva, come avviene per il profilattico, non esclude al 100% la gravidanza. Anche con un uso perfetto del farmaco, è possibile un 1% di gravidanze.

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Non volevo una gravidanza, quanti giorni devono passare prima di preoccuparmi?

Questa è una domanda a cui nessun medico può rispondere con certezza. Dipende da fattori assolutamente soggettivi, visto che per una donna con mestruazioni regolari anche un ritardo di pochi giorni può significare gravidanza mentre una con mestruazioni molto irregolari anche ritardi di dieci giorni non indicano necessariamente gravidanza. Inoltre il concetto stesso di “preoccupazione” è totalmente soggettivo, essendo alcune donne più emotive di altre. E’ importante sapere che in genere si considera regolare un ciclo che abbia una durata compresa fra i 24 e i 36 giorni (a meno che non si verifichi oligomenorrea: mestruazioni distanziate con cicli di durata > 35 giorni oppure polimenorrea: mestruazioni ravvicinate con cicli di durata < 21 giorni). Il mio parere personale è di non preoccuparsi con un ritardo di circa una settimana in una donna con mestruazioni mediamente regolari, ma, ripeto, è un dato assolutamente variabile.

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Cosa fare se ho ritardo del ciclo e sospetto una gravidanza?

Ovviamente una delle cause di ritardo del ciclo è la gravidanza. Se sospettate di essere incinte, perché avete avuto rapporti non protetti, o li avete avuti durante le ultime mestruazioni (fatto che non esclude gravidanza) o perché avete assunto in maniera errata la pillola anticoncezionale,  l’unico modo per capire se effettivamente il vostro ritardo è dovuto al concepimento di un bambino, è un semplice test di gravidanza fatto con l’urina del mattino, che rileva l’ormone beta HCG.

Quando va fatto il test di gravidanza?

Il test va fatto ad almeno 3 settimane circa dal rapporto a rischio, altrimenti si rischia un falso negativo, cioè il test può dirvi che non siete incinte mentre in realtà lo siete.

Leggi anche: In quale giorno e settimana del ciclo è più probabile rimanere incinta?

Cosa fare se il test di gravidanza è positivo?

Se il test di gravidanza è positivo – e non siete sicure che sia una bella notizia – la prima cosa da fare IN OGNI CASO è mantenere la calma, evitando di prendere qualsiasi decisione in modo affrettato ed irrazionale. Se potete parlatene col partner, coi vostri genitori o con una persona di fiducia. Ovviamente poi recatevi subito dal vostro medico di famiglia e avvisate il vostro ginecologo per sapere quali passi seguire. Se non avete un ginecologo di fiducia, chiedete al vostro medico di famiglia di indicarvene uno. La prima cosa da fare, se volete continuare la gravidanza, è assumere acido folico, che – se cercavate di rimanere incinte – avreste già dovuto iniziare ad assumere PRIMA concepimento. La prima cosa da fare, se NON volete continuare la gravidanza, è fermarvi un secondo, fare un bel respiro e decidere a mente lucida quale sia la cosa che vogliate davvero fare. IMPORTANTE: non ti isolare, cerca aiuto e pareri in parenti o persone di estrema fiducia.

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Sono minorenne ed ho paura di dirlo ai miei genitori: a chi chiedere aiuto?

Se non puoi o non te la senti di affrontare il discorso con i tuoi genitori o il tuo medico di famiglia, non perdere tempo commentando qui in basso o sui forum del web: il mio consiglio è quello di recarti al più presto nel consultorio familiare della tua zona. I consultori familiari sono delle strutture socio – sanitarie, pubbliche o private convenzionate dell’Azienda Sanitaria Locale, nate per rispondere ai vari bisogni della famiglia, della donna, della coppia, dell’infanzia e dell’adolescenza. Cerca il consultorio familiare più vicino a te tramite Google (cerca “consultorio familiare” + il nome della tua città) e recati lì anche da sola, anche se sei minorenne. Gli operatori ti accoglieranno, ti diranno cosa fare, con quali professionisti parlare e – in seguito al risultato degli accertamenti – ti saranno vicino nel valutare le decisioni più giuste da prendere. In bocca al lupo di cuore da parte mia!

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Rimanere incinta: i 30 migliori consigli alla coppia per aumentare le possibilità di gravidanza

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO GRAVIDANZA PANCIA MATERNITA MAMMA GINECOLOGIA CONCEPIMENTO PARTO PANCIONE FIGLIO MADREAvere un bambino è per la coppia un passo importante, purtroppo alle volte il concepimento tarda ad arrivare: ecco oggi una lunga lista coi trenta migliori consigli medici per la coppia per cercare di aumentare di molto la probabilità di una gravidanza. Prima però un rapido ripasso su quali possono essere cause di impedimento a rimanere incinte.

Leggi anche questo importante articolo che ti aiuterà a capire se è già in corso una gravidanza: Capire se sono incinta: i primi sintomi di gravidanza

Colpa dell’uomo, della donna o di entrambi? Possibili cause della difficoltà del concepimento
Rimanere incinta non è semplice come la maggior parte delle persone sembra pensare, soprattutto per le coppie in età non più giovanissima. In circa un terzo dei casi, il problema riguarda la donna – forse lei non ovula regolarmente, o forse i suoi liquidi vaginali sono ostili allo sperma. In un altro terzo delle coppie sterili, il problema riguarda l’uomo. Potrebbe esserci ad esempio una patologia che interferisce nella produzione di spermatozoi determinando un calo di numero o di qualità degli stessi. In questo caso è utile effettuare uno spermiogramma, leggi questo articolo: Astenospermia: spermiogramma, spermatozoi deboli e fattori che influenzano la loro motilità
In un altro terzo dei casi il problema riguarda entrambi i partner oppure è idiopatico, cioè risulta sconosciuto. In ogni caso – se la donna è giovane cioè fino ai 38 anni – si aspetta un anno di tentativi prima di avviare accertamenti per ricercare eventuali cause di infertilità di coppia. Durante questo anno si può mettere in pratica qualche piccolo accorgimento che ci permette di aumentare la possibilità di rimanere incinta.

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1) Conosci il tuo ciclo
Il ciclo ovarico di una donna fertile dura 28 giorni circa. Durante questo arco di tempo il momento propizio per una gravidanza è intorno a metà ciclo, quando generalmente si verifica l’ovulazione, ovvero quando l’ovaio libera l’oocita pronto per essere fecondato da uno spermatozoo. Avere rapporti sessuali in questo periodo del mese (anche prima per la verità visto che gli spermatozoi dopo l’eiaculazione rimangono vitali a lungo) aumenta la probabilità di rimanere incinta. Si consigliano dunque rapporti mirati ovvero rapporti sessuali a giorni alterni in quella settimana circa che va dall’11° al 18° giorno del ciclo.

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2) Misurazione della temperatura basale ed osservazione del muco cervicale
Occorre misurare la temperatura corporea tutti i giorni alla stessa ora, preferibilmente al mattino. Intorno all’ovulazione la temperatura aumenta di 0,5-1 grado. Il muco cervicale nel periodo peri-ovulatorio diventa denso e filante. L’osservazione costante del muco secreto dai genitali permette di identificarne le caratteristiche e di cogliere i cambiamenti di densità e consistenza che si verificano nel corso del ciclo ovarico.

Leggi anche: Acido folico (vitamina B9): a cosa serve, in quali alimenti trovarlo e perché è importante PRIMA e durante la gravidanza

3) Dosaggio di ormoni sessuali sull’urina
L’ovulazione è caratterizzata da un determinato livello di ormoni circolanti. Questo particolare momento del ciclo ovarico è il meccanismo sfruttato da metodi contraccettivi, che dosano gli ormoni presenti nelle urine e identificano il picco di fertilità di una donna. Questo metodo può essere utilizzato al contrario, ovvero sfruttando le informazioni per avere rapporti sessuali mirati durante il periodo più fecondo per un concepimento.

4) Mantenere un peso sano
Donne e uomini estremamente magri o obesi hanno spesso alterazioni ormonali che influiscono negativamente sulla loro fertilità. Nelle donne molto magre ad esempio c’è il rischio che si possa fermare del tutto l’ ovulazione a causa di un netto calo nei livelli degli estrogeni mentre negli uomini obesi cala di molto la qualità degli spermatozoi. Il mio consiglio è quello di mantenere un peso sano.

5) Vitamina B12
La vitamina B12 è particolarmente importante per gli uomini con un numero di spermatozoi inferiore a 20 milioni per millilitro; in questo caso hanno bisogno di 1.000 microgrammi di vitamina B12 al giorno sotto forma di supplemento oppure da apportare con gli idonei alimenti dietetici. Buone fonti naturali di vitamina B12 sono carne bovina, uova, latte e frutti di mare, e in particolare il fegato di manzo. Anche le donne come è stato dimostrato hanno bisogno della vitamina B12 per una buona salute generale.

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6) Dieta proteica
Anche la dieta influenza la capacità riproduttiva di una donna. Sembra che le proteine sia animali che vegetali migliorino la ricettività dell’utero agli estrogeni, aumentandone la capacità di accogliere il prodotto del concepimento. Quindi mettiamo a tavola carni bianche, pesce, uova ma anche latticini e legumi accompagnati da verdura, meglio se a foglia verde, ricca di acido folico, cercando di contenere eccessi di carboidrati e lipidi.

7) Lo zinco
Questo elemento minerale si trova in piccole quantità in ogni parte del corpo umano, ed è essenziale per avere un adeguato numero di spermatozoi sani, buoni livelli di testosterone ematico, e una prostata sana quanto funzionale. Inoltre tale minerale aumenta la mobilità degli spermatozoi in modo da essere in grado di raggiungere il loro obiettivo. Lo zinco può essere assunto anche sotto forma di supplemento o all’interno di una miscela integrativa multiminerale. Fonti naturali di zinco sono presenti nel manzo, maiale, agnello, tacchino, polpa di granchio, salmone, pollo, ostriche e aragoste. La dose ottimale nell’assunzione di zinco al fine di ottimizzarne le sue funzioni, qui sopra citate, è di circa 30 mg due volte al giorno.

8) Non fumate
Gli uomini che fumano hanno tipicamente un numero di spermatozoi inferiore rispetto alle loro controparti non-fumatori. Analogo effetto negativo dicasi per le fumatrici, infatti queste, spesso, producono meno ovuli vitali e possono anche andare incontro ad una precoce insorgenza della menopausa. Inoltre, una volta che la donna è arrivata in stato di gravidanza, dovrà eliminare le cattive abitudini, perché il fumo nuoce gravemente ad entrambe (donna e nascituro). Ecco qui tutti i miei articoli sullo smettere di fumare

9) Utilizzate la doccia e non la vasca da bagno
Gli uomini che utilizzano la vasca da bagno hanno un numero di spermatozoi inferiore rispetto ai maschi che invece fanno uso della doccia; infatti le alte temperature dell’acqua non sono favorevoli alla spermatogenesi. La nascita di nuovi spermatozoi è infatti favorita da una temperatura non troppo alta, non a caso i testicoli sono situati nello scroto, all’esterno del corpo dell’uomo, dove la temperatura è inferiore al resto del corpo. La stessa regola vale per le vasche idromassaggio, bagno turco e saune.

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10) Aumentate la frequenza dei vostri rapporti sessuali
Sembra un consiglio banale ma molti non gli danno la giusta importanza. Dovete avere rapporti sessuali frequenti, cioè almeno ogni 48 ore nel corso dei cinque giorni precedenti l’ovulazione. Tuttavia, aumentare troppo i rapporti sessuali, potrebbe avere effetti negativi poiché ad ogni eiaculazione ravvicinata il numero di spermatozoi diminuisce mentre potrebbe aumentare il vostro “stress” che non favorisce di certo il concepimento.

Leggi anche: Probabilità di rimanere incinta: l’età maschile è importante quanto quella femminile nel determinare la capacità riproduttiva della coppia

11) Riposatevi e sfruttate la forza di gravità
Fate una pausa dopo il rapporto sessuale. Le donne dovrebbero rimanere sdraiate, con i glutei sollevati da un cuscino, per circa 30 minuti. La forza di gravità aiuterà gli spermatozoi a raggiungere la destinazione desiderata.

12) Limitate la caffeina
Troppa caffeina può influire negativamente sulla fertilità della coppia: entrambi dovrebbero limitare il loro consumo di caffeina bevendo al massimo due tazzine di caffè o di the al giorno. Per gli uomini, la caffeina può ridurre il numero degli spermatozoi, aumentare l’incidenza di anomalie cromosomiche, e ridurre la mobilità degli spermatozoi. Per le donne, troppa caffeina può creare problemi alle tube di Falloppio. Oltre a caffè, the, coca cola ed altre bevande analcoliche, la caffeina si trova anche nel cioccolato, nel cacao ed in alcuni farmaci ed integratori termogenici. Superate le due tazzine vi consiglio di passare ad un sano succo di frutta fatto in casa, al latte scremato o all’acqua.

Leggi anche: Come e quando fare il test di gravidanza

13) Bere il the
Diversi studi rivelano che le donne che bevono almeno mezza tazza di the al giorno al posto del caffè hanno il doppio delle probabilità di concepire rispetto a coloro che non ne bevono affatto. La ragione può dipendere dal fatto che i composti polifenolici del the inibiscono l’instaurarsi di anomalie a livello dei cromosomi. Non esagerate – limitate il consumo di the a due tazze al giorno.

14) Evitate gli alcolici
Il numero e la qualità degli spermatozoi può essere pregiudicato dal consumo di alcol. L’alcol entra nel testicoli attraverso la circolazione sanguigna e può avere un impatto negativo sulla qualità e sulla quantità dello sperma; infatti gli alcolisti spesso hanno uno sperma che contiene spermatozoi con frequenti problemi malformativi, specie a livello della coda: ciò significa un danneggiamento sulla capacità natatoria dello spermatozoo. Inoltre, l’alcol diminuisce la produzione di testosterone.

15) Evitate gli slip troppo stretti e “caldi”
Le parti intime maschili devono essere mantenute fresche e libere per i motivi che dicevo al punto 9. Non indossate troppo spesso indumenti atletici o pantaloncini stretti da bike per la stessa ragione.

Siamo solo a metà dell’articolo, per scoprire gli altri 15 consigli vitali per rimanere facilmente incinta, segui questo link: Rimanere incinta: i 30 migliori consigli alla coppia, seconda parte

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Farmaci per curare le mestruazioni dolorose e terapia non farmacologica

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO RAGAZZA TRISTE DONNA DEPRESSIONE STANCA PAURA FOBIA PENSIERI SUICIDIO FIUMA PONTEConsiglio di leggere prima questo articolo: Dismenorrea: quando le mestruazioni sono dolorose

Il trattamento farmacologico di prima linea per la cura del dolore associato alla dismenorrea consiste nella somministrazione di FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei utili per mascherare il dolore. Questi medicinali esercitano la propria attività terapeutica anche bloccando le COX 1 e 2 (enzimi ciclossigenasi responsabili della formazione di prostaglandine, trombossano e prostacicline, mediatori chimici del dolore).  Quando il dolore è così intenso da generare nausea e vomito, si consiglia la somministrazione di un antiemetico, oltre chiaramente ai FANS. Discussa risulta invece la cura con l’alverina citrato, un farmaco antispastico che esercita la propria attività terapeutica solo in alcune donne.
Da ultimo, ma non per importanza, l’assunzione regolare di un contraccettivo ormonale è indicata per le donne con forti dolori mestruali: la pillola anticoncezionale, infatti, contiene ormoni che bloccano l’ovulazione, riducendo pertanto anche il dolore associato ai crampi mestruali.  Qualora le mestruazioni dolorose dipendano da una patologia di fondo, come l’endometriosi o la presenza di fibromi, la soluzione più appropriata risulta essere la chirurgia (ablazione chirurgica del tessuto anomalo).
Di seguito sono riportate le classi di farmaci maggiormente impiegate nella terapia contro le mestruazioni dolorose, ed alcuni esempi di specialità farmacologiche; spetta al medico scegliere il principio attivo e la posologia più indicati per il paziente, in base alla gravità della malattia, allo stato di salute del malato ed alla sua risposta alla cura.

FANS

Per alcune donne che riferiscono di avere delle mestruazioni veramente molto dolorose, in alcuni casi la somministrazione di FANS nella dismenorrea dovrebbe iniziare addirittura il giorno prima dell’arrivo delle mestruazioni, a scopo preventivo.

Ibuprofene (es. Brufen, Moment, Subitene): per il dolore medio-moderato alla gola, si consiglia di assumere per os una dose di attivo pari a 200-400 mg (compresse, bustine effervescenti), ogni 4-6 ore dopo i pasti, al bisogno. Non assumere oltre 2,4 grammi al dì. La somministrazione endovenosa per placare il dolore da dismenorrea non è indicata. Naproxene (es. Aleve, Naprorex): si consiglia di assumere una capsula da 550 mg due volte al dì (ogni 12 ore, salvo ulteriori indicazioni del medico), al bisogno.

Flurbiprofene (es. Froben): la dose raccomandata per il controllo del dolore associato alla dismenorrea è 50 mg, da assumere per bocca 4 volte al giorno, al bisogno. Non superare le dosi indicate.

Valdecoxib (es. Bextra): farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS) appartenente al gruppo dei medicinali denominati “inibitori della ciclossigenasi-2 (COX-2)”. Il principio attivo, bloccando l’enzima COX-2, inibisce il rilascio di prostaglandine, i mediatori del dolore che favoriscono l’infiammazione e la percezione dolorosa. Indicativamente, assumere il farmaco alla dose di 20 mg, due volte al giorno. Il farmaco non è attualmente commercializzato in Italia.

Acido mefenamico (es Lysalgo): la dose raccomandata per le mestruazioni dolorose suggerisce di assumere 500 mg di farmaco per via orale, seguiti da 250 mg ogni 6 ore, a partire dal momento in cui sopraggiunge la mestruazione.

Somministrazione di ormoni estro-progestinici per il controllo delle mestruazioni dolorose

Etinilestradiolo/Levonorgestrel (es. Loette, Microgynon, Miranova, Egogyn): si tratta di pillole contraccettive, indicate in primis per bloccare l’ovulazione (effetto contraccettivo) ed in secondo luogo per il controllo del dolore nel contesto delle dismenorrea. Questi farmaci sono reperibili in confezioni da 21-28 compresse: ogni compressa è costituita da 0,02 mg di etinilestradiolo e 0.1 mg di levonorgestrel. La cura farmacologica prevede l’assunzione di una compressa al dì, per 21 giorni, possibilmente circa alla medesima ora ogni giorno, seguita da un intervallo libero di una settimana.

Desogestrel/Etinilestradiolo (es. Gracial, Novynette, Lucille, Dueva, Securgin): si tratta di compresse rivestite da 20 mcg di etnilestradiolo e 150 mcg di desogestrel. La posologia di questi farmaci rispecchia quella sopradescritta: la corretta modalità d’assunzione di questi attivi garantisce una significativa riduzione del dolore associato alla dismenorrea.

Terapia non farmacologica e consigli per il controllo delle mestruazioni dolorose

Applicare una borsa dell’acqua calda a livello del basso ventre. Bere liquidi caldi e consumare pasti leggeri e frequenti (dilazionare i pasti in tanti piccoli spuntini). Praticare tecniche di rilassamento, come yoga o meditazione. Può essere utile anche assumere integratori minerali e vitaminici (calcio, magnesio, vitamina B6) e, nel caso l’alimentazione risulti carente, integrare la dieta con supplementi a base di omega tre (ricchi di EPA e DHA, come l’olio di pesce). Ovviamente un consiglio che va bene anche per migliorare la nostra salute è perdere peso, se necessario, e seguire un programma di regolare esercizio fisico. Le mie pazienti riferiscono che, quando il dolore non è particolarmente eccessivo, può bastare anche soltanto stendersi sul letto, rilassarsi con un bel film con Meg Ryan e praticare un massaggio a livello del basso ventre, per alleviare il dolore mestruale.

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