Per dimagrire è meglio eliminare carboidrati o i grassi? L’esperimento dei due gemelli

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo DIMAGRIRE MEGLIO ELIMINARE CARBOIDRATI O ZUCCHERI Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Laser Filler Rughe Botulino

Alexander e Chris Van Tulleken, 35 anni, sono un vero e proprio laboratorio scientifico vivente. Tanto per cominciare sono gemelli monozigoti, ossia identici. E tutti e due medici (Alexander, detto Xand, ha uno studio medico a New York e pratica medicina tradizionale, Chris lavora a Londra e ha un approccio più alternativo).

Uno ha eliminato i carboidrati, l’altro i grassi
Il fatto di condividere Dna e professione li ha spinti a un esperimento singolare: mettersi entrambi a dieta scegliendo però due diversi regimi alimentari per vedere quale era meglio. Alexander per un mese ha rinunciato a zuccheri e carboidrati, Chris ha dato addio ai grassi. Sulla loro duplice dieta la Bbc ha mandato in onda un documentario con discussione finale tra esperti. I due, peraltro, hanno anche un sito, dove si scopre che, tra un paziente e l’altro, passano il tempo a inventarsi esperimenti e spedizioni per il mondo, purché stravaganti. Avvicinandosi ai 40 anni, hanno deciso che perdere peso sarebbe stata la loro missione più urgente. Soprattutto per Xand, che superava i 90 kg per 1 metro e 80, con una percentuale di grasso del 26,7 per cento. Chris era un po’ sopra gli 80 kg, e la sua percentuale di grasso era del 22,6 per cento.

Leggi anche: Cosa succede al tuo corpo quando smetti di mangiare pasta e pane

Vite identiche a parte i cibi
Xand al Daily Mail ha raccontato:”Potevamo mangiare quanto volevamo, tranne che io non dovevo toccare carboidrati e zuccheri, e Chris ha eliminato i grassi“. “Per ogni altro aspetto, stile di vita e sport, le nostre vite erano uguali. Quindi ogni cambiamento fisico sarebbe stato riconducibile alla dieta”. Un modo per vivere in prima persona uno dei tormentoni alimentari del momento: cosa fa peggio, i grassi o gli zuccheri? Oltretutto, era anche un duello Stati Uniti (dove demonizzano gli zuccheri) contro Inghilterra (dove a essere presi di mira sono i grassi). Così, mentre a Xand era consentito inserire formaggi, carne, pesce, latticini, burro, con il divieto per dolci e pasta, Chris poteva consumare pasta, riso, pane, cereali, frutta, verdura, dessert, eliminando grassi di origine animale (niente carne, formaggi e latticini, e proteine solo da legumi). Due diete alquanto tristi, ammette Xand: “Io ero più fortunato: potevo mangiare carne, pesce, uova. Ma leva i carboidrati e la gioia se ne va dal tuo pasto”.

Insulina e colesterolo
La logica di azzerare carboidrati e zuccheri deriva dal fatto che aumentano i livelli di glucosio nel sangue e stimolano l’organismo a produrre più insulina; a lungo andare, questo può portare all’insulino-resistenza (l’ormone che il corpo usa per abbassare i livelli di glucosio in circolo): l’anticamera del diabete di tipo 2. E i grassi saturi (margarina, lardo, burro, alcuni oli) di cosa sarebbero colpevoli? Principalmente, di aumentare i livelli di colesterolo mettendo in pericolo il cuore. A dir la verità, il loro ruolo è stato appena rivalutato da uno studio del Croydon University Hospital di Londra: “L’idea che siano dannosi non ha fondamento” scrive il cardiologo Aseem Malhotra.

Leggi anche: Differenza tra dietista, dietologo e nutrizionista: quali titoli servono?

Non esistono diete risolutive
Ma tant’è, il dibattito grassi o zuccheri non si è placato. E dunque, i menu divergenti dei gemelli cosa hanno dimostrato? Intanto, che le diete risolutive non esistono, e che le cose non sono mai così semplici (in medicina, poi, è la regola). “Consumando poca frutta e verdura, perché hanno carboidrati, ero spesso stitico” ha raccontato Xand. “Mi sentivo stanco, poco brillante, e avevo un alito terribile. Chris invece, privandosi dei grassi non era mai sazio e mangiava spesso fuori pasto”.

I risultati
Dopo un mese Xand ha perso 3 chili e 50, Chris uno. Però: di quei tre chili e mezzo, 1 e mezzo era composto di grasso, 2 di muscoli, risultato meno apprezzabile. E del chilo eliminato di Chris, metà era grasso, metà muscolo. Prima e dopo l’esperimento, ai gemelli era stato misurato, tra i vari parametri, anche il colesterolo. Ci si aspettava che Xand, con la sua dieta ricca di grassi, avesse alla fine livelli più alti. Ma in entrambi è rimasto invariato. Che i grassi, in fondo, non siano così pericolosi? L’organismo di Chris, d’altro canto, dopo un mese di carboidrati ha aumentato la sua produzione di insulina; la conferma che, a lungo andare, un regime di questo tipo potrebbe portarlo verso problemi metabolici. Entrambe le diete, in fondo, si sono dimostrate abbastanza inutili: qualche chilo perso, massa muscolare ridotta, nessun cambiamento nel colesterolo, variazioni poco salutari nell’insulina.”

La domanda è mal posta
“La cosa più interessante che abbiamo scoperto è che la domanda ‘Sono peggio i carboidrati o gli zuccheri?’ è mal posta” è la conclusione dei due medici. “Dovremmo piuttosto domandarci quali sono i cibi che ci fanno ingrassare e perché”. Non è tanto un singolo ingrediente, zuccheri o carboidrati, a risultare dannoso, bensì la loro combinazione nello stesso alimento, che spinge a cercare sempre questo sapore mixato. Lo zucchero da solo non dà assuefazione (nessuno si nutre di zuccherini), così come non la danno i grassi in sé (e nessuno mangia panetti di burro). «Danno dipendenza, piuttosto, i cibi industriali come gelati, cioccolata al latte, patatine fritte, nei quali grassi e zuccheri sono uniti. Alzano i livelli di dopamina, neurotrasmettitore legato al circuito del piacere. Se volete perdere peso riducete i cibi preconfezionati a favore di quelli da cucinare. Fissarsi sui grassi piuttosto che sui carboidrati renderà la vostra dieta monotona, senza gusto e, alla lunga, insostenibile”.

La mia opinione sul modo migliore per dimagrire
La mia opinione è che se volete dimagrire davvero in modo sano e duraturo, non dovete eliminare proprio nulla del tutto dalla vostra dieta, specie se siete frequentatori di palestra (eliminare i carboidrati è una eresia). Si può sicuramente seguire un regime alimentare lievemente ipocalorico ipolipidico, ma il vero segreto è fare molta attività fisica, aumentare la vostra massa magra (specie con i pesi, la zumba da sola è quasi inutile allo scopo) e quindi aumentare il vostro metabolismo basale: questo è il più grande investimento che possiate fare per la vostra linea e – soprattutto – la vostra salute.

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

L’indice di massa corporea non dice sempre la verità

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO IMC INDICE DI MASSA CORPOREA BMI BODY MASS INDEX METABOLISMO BASALE FALSO BIOIMPEDENZIOMETRIA MASSA MAGRA GRASSA MUSCOLI OBESO SOVRAPPESO CULTURISTA BODY BUILDERDue ricercatori dell’università della Pennsylvania hanno pubblicato un editoriale su Science in cui viene spiegato che in realtà è sbagliato usare oggi uno dei concetti cardine con cui viene definita l’obesità: l’indice di massa corporea (da cui l’acronimo “IMC“). In effetti non serviva una ricerca a dimostrarlo, visto che è assolutamente evidente a qualsiasi professionista della salute, quanto l’IMC da solo possa fornire una interpretazione errata della salute del paziente e della sua eventuale obesità. Certo, l’indice di massa corporea può essere un dato molto utile al medico per stabilire velocemente, con un semplice e pratico calcolo effettuato sapendo solo altezza e peso del paziente, se possa essere normopeso, sottopeso o sovrappeso, tuttavia questo è un sistema che può andar bene per una parte della popolazione, ma non per tutti. Il rischio è infatti quello di stimare come obesi dei pazienti molto muscolosi.

L’obeso “vero” ed il body builder che appare obeso

Per farvi capire quanto possa essere fuorviante l’indice di massa corporea preso da solo e senza ulteriori analisi, vedi l’immagine esplicativa in alto che descrive un caso certamente limite, ma possibile: un obeso ed un culturista che sono alti uguali (1 metro ed 80 cm) e pesano gli stessi Kg (100). Queste due persone hanno lo stesso IMC di 30.8, che corrisponde ad obesità di primo grado. Ovviamente la presenza di obesità è un dato valido realmente solo per il paziente sul lato sinistro dell’immagine, ma non certo per quello destro, che ha un peso elevato non per il grasso in eccesso (come avviene per l’altra persona), ma per i muscoli molto sviluppati. Il punto è che l’IMC non riesce a discriminare un peso elevato che dipenda dai muscoli ed un peso elevato che dipenda dal grasso: per tale motivo, ben più utile, è importante effettuare una bioimpedenziometria.

Grasso sull’addome

Dopo questa importante premessa, ritorniamo alla ricerca dell?univesità della Pensilvanya. In base ad essa le informazioni più importanti da controllare nel paziente sono la “forma” del corpo (relativa alla distribuzione del grasso), la circonferenza della vita, il rapporto fra massa magra e grassa e l’altezza. Questo nuovo sistema di calcolo Absi (acronimo di “A body shape index” ovvero “Indice della forma del corpo”) è stato definito l’anno scorso dai ricercatori del City College di New York e oggi la rivista Science ne sposa la tesi. In pratica chi è magro o solo lievemente in sovrappeso, ma ha un indice adiposo sull’addome alto, è predisposto a malattie cardiovascolari e al diabete, si legge nell’editoriale di Science, mentre quello distribuito su zone periferiche, come le gambe o i glutei, sembra essere meno pericoloso. In parole semplici, una distribuzione del grasso corporeo di tipo “androide” è molto più pericolosa di quella “ginoide”. Per approfondire, leggi: Distribuzione del grasso nell’uomo e nella donna: androide, ginoide e di tipo misto

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

La dieta corretta in gravidanza

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO GRAVIDANZA PANCIA MATERNITA MAMMA GINECOLOGIA CONCEPIMENTO PARTO PANCIONE FIGLIO MADRELa qualità dell’alimentazione materna durante la gravidanza è uno dei fattori che può influenzare in maniera significativa la salute della gestante durante tale periodo e la salute del nascituro, non solo durante il periodo fetale e neonatale, ma anche e soprattutto durante la vita adulta e la terza età.

FARE ATTENZIONE DA PRIMA

È  quindi opportuno prestare attenzione all’alimentazione della gestante già a partire dal periodo pre-concezionale, ovvero già prima del concepimento, fino a tutto il periodo in cui il bambino verrà allattato al seno. La fase pre-concezionale fa parte del periodo che viene chiamato “peri-concezionale” e che include, dopo il periodo pre-concezionale, il concepimento, l’impianto dell’ovulo fecondato nell’utero, la formazione della placenta e degli annessi (cosiddetta “placentazione”) e, infine, l’embriogenesi (la formazione e la crescita dell’embrione).

AUMENTI DI PESO IN GRAVIDANZA

I primi tre mesi

Nel primo trimestre di gravidanza, l’aumento di peso della mamma si deve all’aumento del volume di sangue e alla crescita dell’utero. Non è quindi un aumento di peso rilevante (può essere all’incirca di un chilo) e, a meno che non vi siano situazioni di particolari carenze o insufficienza di peso da parte della donna, non è necessario incrementare l’apporto dietetico di energia: la dieta deve essere variata, completa, equilibrata e deve includere l’integrazione con le vitamine e sostanze necessarie alla futura mamma, il cui fabbisogno non può essere soddisfatto unicamente con la dieta (soprattutto l’acido folico e il ferro). Non va quindi dato credito al detto popolare secondo il quale è bene che la donna che aspetta un bambino “mangi per due”: è anzi opportuno controllare con attenzione il peso corporeo nel tempo.

Dal quarto mese

Nel secondo trimestre, l’aumento dei tessuti materni (volume mammario, placenta, liquido amniotico, riserve di grassi) e la crescita fetale fanno sì che aumenti il fabbisogno calorico. Il peso, per donne normopeso, cresce di circa 0,5 kg alla settimana.
I LARN (Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana) consigliano un fabbisogno aggiuntivo di 350 kcal/die per il secondo semestre di gravidanza e di 460 kcal/die per il terzo trimestre.
È bene ricordare che il fabbisogno aggiuntivo di energia in gravidanza e l’aumento auspicabile di peso va comunque stabilito individualmente e varia a seconda dell’IMC pre-gravidanza (l’Indice di massa corporea, in inglese Body mass  index – BMI, valore che si ottiene dividendo il peso in Kg per il quadrato dell’altezza in metri).
Per una donna normopeso (IMC precedente alla gravidanza compreso tra 18,5 e 24,9), ad esempio, l’incremento di peso può essere compreso tra circa 10 e 15 kg. L’intervallo cambia a seconda che il soggetto sia sottopeso o sovrappeso o in caso di gravidanza gemellare. Il fabbisogno giornaliero di una donna in gravidanza è generalmente compreso tra 1600 e 2400 kcal/die.
Un eccessivo incremento ponderale durante la gravidanza è da evitare perché responsabile di complicanze pericolose sia per la futura mamma (gestosi, diabete gestazionale, parto prematuro) che per il nascituro (macrosomia, lesioni durante il parto).

Sicuramente troverai interessante a tal proposito anche questo articolo: Quanto è normale ingrassare in gravidanza?

GLI ALIMENTI CHE NON DEVONO MANCARE IN GRAVIDANZA

Durante l’intero periodo di gravidanza, e come detto anche prima del suo inizio, è bene seguire una dieta varia e sana per assicurare al feto tutti i nutrienti di cui ha bisogno per il suo sviluppo. In gravidanza e durante l’allattamento aumenta il fabbisogno di vitamine (A, D, C, B6, B12), acido folico, sali minerali, lipidi (acidi grassi essenziali). La dieta deve soddisfare tali richieste dell’organismo sia della gestante che della nutrice in modo da garantire lo sviluppo ottimale al bambino e la salute della donna.
Gli alimenti che non devono mancare sono:

  • frutta e verdura
  • carboidrati (pane, pasta, riso, orzo, patate), limitando gli zuccheri derivanti prevalentemente da dolci e bibite
  • proteine (pesce, carne, legumi, uova)
  • latte e derivati del latte (formaggi, yogurt)
  • alimenti ricchi di fibre, per contrastare la stipsi che spesso si presenta durante gravidanza (pane pasta e cereali integrali, frutta, verdura e/o supplementazione con integratori contenenti fibre solubili).

Le donne che seguono una dieta vegetariana o vegana devono prestare attenzione ai livelli di assunzione raccomandati dalla comunità scientifica per quanto riguarda le proteine: la raccomandazione è quella di un incremento giornaliero di 6 g/die. Alle donne vegetariane in stato di gravidanza si consiglia inoltre un supplemento di vitamina B12: è opportuno chiedere al medico indicazioni su come alimentarsi al meglio.

CONSIGLI DIETOLOGICI PER LA DONNA IN GRAVIDANZA

Ecco una serie di consigli pratici dietetici per la donna in gravidanza:

  • Frazionare la dieta in 4-5 pasti suddivisi durante la giornata
  • Mangiare lentamente, l’ingestione d’aria può dare un senso di gonfiore addominale
  • Seguire una dieta quotidiana il più possibile varia e contenente tutti i principi nutritivi
  • Preferire alimenti freschi per mantenerne inalterato il contenuto di vitamine e minerali
  • Preferibilmente evitare cibi precotti o conservati in scatola che, in genere, contengono additivi
  • Evitare i cibi di origine animale crudi o poco cotti e gli insaccati (obbligatorio per le gestanti che risultano non avere sviluppato immunità contro il toxoplasma)
  • Evitare il consumo di grassi animali (burro, lardo) e preferire l’olio extravergine d’oliva
  • Evitare le bevande alcoliche e limitare il consumo di caffè
  • Limitare il consumo di sale e comunque usare il sale iodato
  • Meglio evitare i legumi secchi che potrebbero favorire la comparsa di meteorismo e coliche addominali
  • Bere abbondantemente durante tutta la giornata (2 litri di acqua, preferibilmente oligominerale)
  • Non assumere aspartame o altri dolcificanti
  • Evitare caramelle, bevande zuccherate, pasticceria, cioccolato, cibi fritti, condimenti molto elaborati
  • Consumare latte e/o yogurt, preferibilmente  a ridotto contenuto di grassi
  • Ridurre al minimo il consumo di carboidrati raffinati (zucchero, dolci, gelati) preferendo modiche quantità di pasta, pane, patate
  • Preferire le carni magre tipo pollo, tacchino, manzo cucinate alla griglia o in forno o in umido
  • Preferire pesci tipo sogliola, merluzzo, nasello, trota, palombo, dentice, orata cucinati alla griglia o al cartoccio o al vapore o in umido.
  • Evitare i pesci conservati sott’olio o in salamoia.
  • Evitare il consumo di molluschi e crostacei
  • Consumare non più di 2 uova a settimana, cucinate alla coque o in camicia o  frittata cotta al forno o in padelle antiaderenti (quindi senza condimenti)
  • Preferire i formaggi freschi tipo mozzarella o ricotta o crescenza
  • Consumare ogni giorno verdura cotta o cruda (insalata, patate, zucchine, piselli, broccoli, carote,  pomodori, peperoni eccetera) e frutta preferibilmente di stagione (mele, banane, pere, pesche, albicocche, anguria, melone, uva, fragole, kiwi).

ALTRI CONSIGLI UTILI IN GRAVIDANZA

Occorre introdurre in gravidanza gli acidi grassi essenziali, quelli che cioè non sono prodotti autonomamente dall’organismo (tra questi, gli acidi grassi monoinsaturi e gli acidi grassi polinsaturi a lunga catena, in particolar modo della serie  omega-3, tra cui il più il più importante è il DHA presente nel pesce, soprattutto quello detto “azzurro”). Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato come già il periodo prenatale presenti rischi di carenza di omega-3.

Per coprire il fabbisogno di acidi grassi essenziali, si può ricorrere su consiglio del medico ad alimenti fortificati o supplementare l’assunzione con integratori. La disponibilità di adeguate quantità di acidi grassi essenziali è importante anche per la crescita e lo sviluppo del sistema nervoso centrale neonato e serve in particolare alle strutture cerebrali e retiniche. Di norma, il pesce andrebbe consumato almeno due volte la settimana in quanto è fonte di sostanze necessarie per lo sviluppo del sistema nervoso del feto e del lattante.

MIO MARITO MI MANGIA DAVANTI

Capisco che per alcune future mamme all’ascolto seguire tutte queste regole sarà veramente durissima, specie se siete delle “buone forchette”. Molte pazienti incinta mi hanno rivelato di provare molto fastidio anche soltanto nel vedere il proprio marito che continua tranquillamente a mangiare salame, fritti e dolci, mentre loro non possono toccare neanche un goccio di vino. Lo so che è dura ma ricordiamoci che stiamo parlando di un essere indifeso che “mangia” tutto quello che voi mangiate voi, “beve” tutto quello che voi bevete e “fuma” tutto quello che voi fumate. E’ vostro figlio e se volete iniziare a prendervi cura di lui fin dal principio, dovrete faticare un po’.

E cercate di dire a vostro marito di mangiare meno fritti davanti a voi che mangiate un’insalata (farà bene anche a lui!).

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Dimagrire scientificamente: i fattori che aumentano o rallentano il metabolismo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OBESITA GRASSO SOVRAPPESO DIETA DIMAGRIRE METRO ADDOME PANCIA GRASSOIl metabolismo basale è la quantità minima di energia necessaria all’organismo per l’espletamento delle pure funzioni vegetative nell’arco delle 24 ore, in condizioni di assoluto riposo psichico e fisico, a temperatura ambiente (18-24°C) e a digiuno rigoroso da 12 ore.

Leggi anche: Cosa succede al tuo corpo quando smetti di mangiare pasta e pane

QUANTO E’ IMPORTANTE IL METABOLISMO BASALE?

Il metabolismo basale è importantissimo nel determinare il nostro peso, basti pensare che è il fattore chiave nel determinare il fabbisogno calorico quotidiano. Tale fabbisogno dipende da tre diversi componenti:

  • il metabolismo basale (MB O MBR da:”basal metabolic rate”) responsabile di circa il 70% della spesa energetica quotidiana;
  • la termogenesi indotta dagli alimenti (chiamata anche azione dinamico-specifica degli alimenti) che rappresenta circa il 10% della spesa energetica;
  • l’attività fisica, rappresentante del circa il 20% della spesa energetica quotidiana (anche se i valori possono oscillare molto, specie in negativo).

Da ciò si comprende quanto il metabolismo basale sia importante per il mantenimento della nostra linea. Ma tale componente, diverso da persona a persona, da cosa è influenzato? In parole povere: quali sono i fattori che rendono il metabolismo “veloce” in alcuni soggetti ed invece inesorabilmente “lento” in altri?

METABOLISMO LENTO O METABOLISMO VELOCE: DA COSA DIPENDE?

Il metabolismo basale è influenzato da numerosi fattori. Elenchiamo quelli fondamentali:

Alimentazione: in condizioni di digiuno il metabolismo rallenta anche del 20%.

Allattamento: nella nutrice il metabolismo basale aumenta di circa il 3-6%.

Attività fisica costante: determina un aumento del metabolismo. Il tasso metabolico permane elevato anche al termine dell’impegno fisico.

Clima: l’estate è il momento migliore per dimagrire poiché, quando la colonnina di mercurio supera i 30°C, il metabolismo aumenta leggermente. Anche temperature troppo rigide sortiscono il medesimo effetto.

Composizione corporea: il muscolo è un tessuto molto più attivo metabolicamente rispetto al grasso. Ogni kg di massa muscolare guadagnato innalza il metabolismo corporeo di circa l’1,5%.

Dimensioni corporee:  il metabolismo basale, espresso in termini assoluti, aumenta all’aumentare della superficie corporea. Per questo motivo persone alte e magre hanno un metabolismo più veloce rispetto ad individui di uguale peso ma di statura inferiore.

Età: il metabolismo è massimo nell’infanzia, permane elevato sino alla prima età adulta ed inizia a diminuire dopo i 30 anni. Tra i 60 ed i 90 anni cala di circa l’8% per decade.

Genetica: bisogna comunque, ammetterlo, certe persone nascono con un metabolismo lento, altre con un metabolismo più veloce

Gravidanza: il metabolismo basale rimane stabile nel primo trimestre, sale di circa l’8% al 5° mese e dal 14 al 22% negli ultimi due mesi di gestazione.

Livelli ormonali: molti ormoni intervengono nella regolazione del metabolismo corporeo. I più attivi in questo senso sono quelli prodotti dalla tiroide. Un’eccessiva produzione di tali ormoni (ipertiroidismo) può addirittura raddoppiare il metabolismo basale, mentre un deficit (ipotiroidismo, gozzo) può rallentarlo sensibilmente. Anche l’adrenalina, secreta dalla parte midollare del surrene in risposta a stress psicofisici importanti, innalza leggermente l’attività metabolica. L’ormone della crescita ed il testosterone, aumentando la sintesi proteica, possono elevare in maniera importante il metabolismo basale.

Scopri come il deficit di ormoni tiroidei ti fa ingrassare: Non mangio eppure ingrasso, e se fosse ipotiroidismo?

Sesso: grazie ad una maggiore massa muscolare, nell’uomo il metabolismo basale è più elevato, di circa il 7%, rispetto alla donna. La castrazione lo abbassa del 20-25%.

Stile di vita: le persone sedentarie hanno un metabolismo più lento di quelle attive

Fumo di sigaretta: fumare alza il metabolismo, questo è uno dei motivi per cui chi smette di fumare tende ad ingrassare e ad avere problemi di stitichezza. Assolutamente questo NON è un invito a fumare per aumentare il vostro metabolismo!

Sonno: durante il sonno si assiste ad una temporanea diminuzione del tasso metabolico compresa tra il 6 ed il 13%

Temperatura corporea: negli stati febbrili il metabolismo basale aumenta di circa il 13% per ogni grado di temperatura superiore ai 37°C.

ALTRI ARTICOLI INTERESSANTI SUL METABOLISMO:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Glucomannano per dimagrire: nel tuo stomaco aumenta di 100 volte, ti sazia e ti impedisce di mangiare troppo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OBESITA GRASSO SOVRAPPESO DIETA DIMAGRIRE METRO ADDOME PANCIA GRASSOIl glucomannano è un polisaccaride ad alto peso molecolare che viene estratto dal tubero di Amorphophallus konjac, una pianta utilizzata nella cucina giapponese come agente gelatificante. Da tale pianta si ottengono anche gli Shirataki, la pasta senza carboidrati e senza glutine che non fa ingrassare e può essere consumata anche da chi è celiaco. Il glucomannano purificato è considerato uno dei più efficaci prodotti per favorire il dimagrimento: questa fibra ha infatti la capacità di attirare molta acqua, aumentando fino a 100 volte il proprio volume e dando origine ad una soffice massa gelatinosa. Il miglior integratore di glucomannano, selezionato, usato e raccomandato dal nostro Staff di esperti, lo potete trovare qui: http://amzn.to/2AFT572

Continua la lettura su https://www.my-personaltrainer.it/integratori/glucomannano.html

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

L’obesità è una malattia

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OBESITA GRASSO SOVRAPPESO DIETA DIMAGRIRE METRO ADDOME PANCIA GRASSOEra l’anno 2004 e nei cinema veniva proiettato un film-documentario, che consiglio a tutti di vedere,  intitolato “Supersize me“, diretto ed interpretato da un giovane regista americano, Morgan Spurlock, il quale voleva denunciare una delle più conosciute catene di fast food internazionali e dimostrare gli effetti collaterali e deleteri dati dalla continua assunzione dei cibi definiti junk food (cibo spazzatura), molto comuni negli Stati Uniti. Un film-documentario tutto americano, considerando che, secondo il rapporto sulla sanità dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – OCSE, gli Stati Uniti detengono la percentuale di obesi più alta del mondo (circa il 37%), seguiti dai messicani e al terzo posto troviamo la Gran Bretagna, prima tra i Paesi europei.

L’obesità è sempre più aumentata negli ultimi trent’anni.

Secondo il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), istituzione pubblica che si occupa di monitorare l’incidenza delle malattie che colpiscono la popolazione degli Stati Uniti, la prevalenza di questo fenomeno è aumentato costantemente negli ultimi trent’anni, segnando una stabilizzazione negli anni recenti. Un’analisi più accurata della popolazione americana rivela che la percentuale di obesi sia maggiore tra gli uomini rispetto alle donne, dove negli ultimi anni questa differenza si sta sempre più riducendo. Lo status sociale ed economico tra la popolazione colpita ha un’influenza davvero importante: tra gli uomini statunitensi di origine messicana e quelli afro-americani, le persone che possiedono un reddito elevato sembrano avere una maggiore tendenza ad essere obesi, rispetto a quelli con un reddito inferiore. Non c’è invece nessuna relazione significativa tra l’obesità e il livello di istruzione per gli uomini. Invece tra le donne, si rileva la stessa tendenza a livello di etnicità, mentre il livello di istruzione differenzia le percentuali di persone colpite dall’obesità: quelle laureate sembrano avere una tendenza minore a diventare obese, rispetto a quelle con un livello di istruzione inferiore. Infine, è allarmante l’aumento dei bambini ed adolescenti obesi, i quali rappresentano il 17% della categoria.

Seconda causa di morte

L’obesità è ormai diventato un problema prioritario tra gli obiettivi del governo statunitense, sia perché è considerata la seconda causa di mortalità evitabile, tra varie patologie quali l’ipertensione, il diabete (di tipo 2), le malattie cardiocircolatorie e alcuni tipi di cancro, sia perché incide notevolmente sulla spesa sanitaria (nel 2008 i costi associati all’obesità sono stati stimati complessivamente pari a 147 miliardi di dollari).

L’obesità è una malattia

Due settimane fa l’Associazione dei medici americani (AMA) ha riconosciuto l’obesità come una vera e propria patologia, riscuotendo il parere negativo di alcuni esperti, senza che tale decisione abbia ottenuto un vincolo legale. Così tutto d’un colpo, un terzo della popolazione americana è diventata malata di “obesità”. Questa decisione è nata poiché si vorrebbe obbligare la comunità medico-scientifica alla prevenzione e cura della “malattia”, spingendo alla diagnosi e alla comunicazione col paziente, cercando di creare un effetto discontinuo con il passato.

Judy German, consulente per la salute e benessere presso l’Executive Medicine del Texas teme che «le persone non si sentiranno più responsabili della loro condizione personale» . E si chiede «le persone obese incominceranno a non presentarsi a lavoro e a voler riscuotere la pensione d’invalidità? O citeranno qualsiasi ristorante che offra menù con piatti ipercalorici?»

Come valutare l’obesità

Oggigiorno, non esiste uno strumento valido a livello scientifico che possa calcolare il livello di obesità delle persone. Quindi, come può un medico procedere a diagnosticare l’insorgenza dell’obesità ad un paziente? Secondo l’opinione di alcuni medici, l’indice di massa corporea superiore a 30 potrebbe essere indicato come un campanello d’allarme per tutti coloro che sono considerati a rischio obesità, ma questo non è sempre vero, poiché ci sono tante persone che superano questo valore e vengono giudicate in perfetta salute. Grazie a questa decisione dell’AMA, le compagnie assicurative sanitarie saranno obbligate a rimborsare i medici per le attività svolte nella prevenzione e informazione sul problema dell’obesità.

Ma perché si diventa grassi?

Solo negli ultimi vent’anni l’America ha cominciato a considerare i “chili di troppo” come un problema serio. L’obesità è diventato un problema culturale negli Stati Uniti. Tra le principali cause dell’epidemia di obesità esiste il consumo su larga scala degli alimenti sofisticati, meno cari ma sicuramente qualitativamente più scadenti. L’industria alimentare ha di fatto rivoluzionato lo stile di vita e il modo di nutrirsi degli statunitensi.

Produciamo e mangiamo troppo cibo

Un terzo della nostra economia prospera nel rendere le persone malate e grasse. Le aziende agricole ad elevata produzione (Big Farming) producono più di 500 calorie a persona al giorno rispetto a 25 anni fa, perché vengono pagate per produrre cibo in eccedenza, anche quando non è necessario. Il grano (carboidrati) e la soia (grassi) vengono modificati in cibo industriale sofisticato e bevande zuccherate: tale combinazione di grassi, zucchero, sale è responsabile del creare dipendenza tra i loro consumatori. Questi alimenti di bassa qualità sono fortemente commercializzati ($ 30 miliardi) e consumati dalla popolazione in misura sempre maggiore, la quale ha raggiunto il tasso di obesità di circa 3 americani su 4.

Una catena di malattie

Più mangiamo, più diventiamo grassi. Più diventiamo grassi, più sviluppiamo malattie cardiache, diabete, cancro e una miriade di altre malattie croniche. Attualmente, un americano su dieci è diabetico. Nel 2050 un americano su tre sarà diabetico. Tanto più è malata la nostra popolazione, tanti più farmaci vengono venduti per il colesterolo alto, il diabete, l’ipertensione, la depressione, e molte altre malattie legati allo stile di vita. I profitti della Triade Tossica “Big Farming, Big Food, Big Pharma” stanno creando una nazione di cittadini malati e grassi. Questa struttura è integrata nel tessuto stesso della economia e della cultura americana. Potrebbe essere chiamata il complesso industriale medico, agricolo, alimentare, riconoscendola come la causa di “violenza strutturale” – l’insieme delle condizioni sociali, politiche, economiche e ambientali che favoriscono e promuovono lo sviluppo della malattia. Ma c’è un modo per trasformare la Triade tossica in una Triade della Salute?

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Sono normopeso, sottopeso o sovrappeso? Come si calcola l’Indice di Massa Corporea (BMI)?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologo Nutrizionista Cellulite Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Tabella Indice di massa corporea

L’indice di massa corporea (IMC o anche BMI acronimo di Body Mass Index) è un dato biometrico espresso come rapporto tra peso e altezza di un soggetto ed è utilizzato da noi medici come un indicatore dello stato di peso forma del paziente. E’ un dato che non tiene conto delle differenze tra individuo ed individuo come la lunghezza degli arti, la larghezza del bacino, la tonicità dei muscoli, la quantità di massa grassa/magra.

I limiti dell’IMC

Purtroppo l’IMC, preso da solo, è un dato che può trarci in errore: prendiamo il caso di due persone che sono alte uguali e pesano lo stesso peso tuttavia una delle due può essere in sovrappeso per un eccesso di massa grassa, mentre il secondo può essere un culturista con molta massa magra e pochissima massa grassa. Nonostante ciò hanno lo stesso IMC. I limiti di questo indice sono superati dalla bioimpedenziometria, che ci dice QUANTO del nostro peso corporeo totale sia determinato dalla massa magra, da quella grassa e dall’acqua. Per quanto l’IMC sia un valore potenzialmente fuorviante, ha il vantaggio di fornire in maniera rapida ed economica un valore che nella maggior parte dei casi permette ai medici di inquadrare il paziente. A tal proposito, leggi anche: L’indice di massa corporea non dice sempre la verità

Come si calcola l’Indice di Massa Corporea?

L’IMC si calcola come il rapporto tra la massa-peso, espressa in chilogrammi, e il quadrato dell’altezza, espressa in metri. In pratica:

IMC = MASSA / ALTEZZA IN METRI AL QUADRATO

Piccolo esempio valido per una persona alta 1 metro e 70 cm che pesa 62 kg:

IMC = 62 / (1,7) al quadrato         quindi         62 / 2,89 = 21,45

quindi l’indice di massa corporea in questo caso sarà di 21,45 che indica un valore compreso tra 18,5 e 25, cioè il range che significa peso normale.

Per chi non vuole fare il piccolo calcolo, si può usare la tabella presente in alto in questo articolo.

Cercate il vostro peso sulla sinistra e seguite la riga finché non incontrate la colonna della vostra altezza: il numero (e il colore) che risulterà, indicherà la vostra condizione.

Se ad esempio pesate 54 kg e siete alti 1 metro e 62 cm vorrà dire che avete un IMC di circa 21 quindi siete normopeso

Se pesate 86 kg e siete alti 1 metro ed 82 cm vorrà dire che avete un IMC di circa 26 e quindi siete lievemente sovrappeso.

MEDICINA ONLINE SONO NORMOPESO SOVRAPPESO OBESO SOTTOPESO 1 2 3 GRADO ALTO BASSO IMC BMI INDICE DI MASSA CORPOREA IMPEDENZIOMETRIA BIOIMPEDENZIOMETRIA GRASSO PESO DIMAGRIRE TABELLA UOMO DONNA BAMBINO DIETA.jpg

Come già prima accennato, per superare i limiti dell’indice di massa corporea è importante eseguire una bioimpedenziometria, che ci permette di analizzare con esattezza le percentuali di massa magra, massa grassa, idratazione ed altri valori.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

Correre non fa dimagrire

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA CHE CORRE SPORT ALLENAMENTO RUNNER MARATONETA CORREREOvviamente il titolo dell’articolo è volutamente provocatorio: un titolo più politically correct potrebbe essere “correre non fa sempre dimagrire”. Ma cominciamo con una domanda (apparentemente) facile: chi ha meno percentuale di grasso corporeo, uno sprinter professionista che corre i 100 metri o un maratoneta professionista che in gara corre per 42 km e 195 metri?

Sprinter o maratoneta?

La risposta che ricevo sempre é “un maratoneta”. Si puó capire perché le persone, a cui é stato ripetutamente detto che per ridurre il tessuto adiposo é necessario allenamento aerobico continuativo, pensino in questo modo. La loro risposta è sbagliata. Gli sprinter fanno ben poco allenamento aerobico continuativo, eppure hanno meno percentuale di grasso corporeo rispetto ad un maratoneta e questa non è una mia opinione ma un dato assolutamente oggettivo.

Leggi anche:

Come è possibile ciò?

La ragione di questa apparente stranezza è da riconoscersi nella natura stessa dell’allenamento. Più alta è l’intensità (con intensità si intende la capacità di Massime Pulsazioni del Cuore), più calorie si consumano al minuto. Il maratoneta si sottopone a escursioni lunghe e frequenti nella zona aerobica e ciò provoca, per adattamento specifico, la perdita di tessuto muscolare importantissimo per tenere alto il metabolismo basale dell’organismo. Perché il corpo del maratoneta “sacrifica” la massa muscolare? La risposta è una domanda: vi siete mai chiesti perché i nuotatori professionisti sono “muscolosi ma non troppo”? Perché il muscolo è un tessuto molto pesante ed, estremizzando, un culturista quasi non riuscirebbe a stare a galla! Dato che il muscolo pesa più del grasso, è il tessuto da cannibalizzare preferito dal corpo per cercare di alleggerire il carico da trasportare, quando l’attività che svolge è portata più alla resistenza che alla forza esplosiva.

Correre sul tapis roulant non fa dimagrire

Tra i miei pazienti, quelli che vogliono dimagrire, è diffusa la falsa convinzione che per perdere adipe basti “corricchiare” il più a lungo possibile sul tapis roulant, magari un paio di volte a settimana. Poi doccia e a casa. Grande errore! Ovviamente non voglio dire che correre (in palestra, in pista o al parco sotto casa) non faccia perdere una certa quantità di massa grassa, né che sia una cosa buona per il nostro organismo – anzi fa benissimo a cuore, circolazione, polmoni e psiche – voglio invece affermare che un programma di allenamento volto al dimagrimento – incentrato quasi totalmente sull’attività aerobica e che tralascia l’attività anaerobica – non porta ai risultati sperati, ma al contrario produce una diminuzione della percentuale di massa magra presente nel corpo e ciò provoca una diminuzione del metabolismo del nostro corpo, cosa che non certo ci aiuta nel perdere peso!

Con la corsa perdi soprattutto acqua

Durante l’allenamento aerobico tipico della maggior parte delle persone che vogliono dimagrire, avviene una notevole perdita d’acqua e una combustione di acidi grassi e zuccheri. A differenza di quanto si possa pensare, i grassi persi dopo aver svolto attività aerobica prolungata sono di solito solo poche decine di grammi. Quindi è assolutamente inutile avviarsi frettolosamente verso la bilancia presente in palestra a controllare i kg persi dopo una bella corsa, in quanto l’abbassamento del valore indicato sulla bilancia è principalmente dovuto alla copiosa perdita di acqua mediante la sudorazione e non alla (esigua) perdita di grassi. Lo sapevate che un maratoneta perde tranquillamente 6 litri di acqua (non di grasso) durante un gara e che un calciatore durante un incontro ne può perdere anche due o più? Inoltre, se correte in palestra, sono quasi sicuro che non avete mai tenuto conto di un fattore quasi banale: per chi corre sul tapis roulant viene a mancare il tipico “effetto vento” che si ha correndo all’aria aperta, ciò determina – per chi corre in palestra – un innalzamento della temperatura maggiore e maggior perdita d’acqua, rispetto a chi corre al parco. In definitiva, dopo un’ora di corsa specie al chiuso, se pesate 1 kg di meno e siete felici, vi basterebbe sottoporvi ad una rapida bioimpedenziometria per farvi passare l’entusiasmo: avete sudato tanto, perso molta acqua ma poco grasso e, cosa peggiore, il vostro metabolismo basale è rimasto praticamente invariato. Triste ma è così!

Leggi anche:

Correre ti fa mangiare di più

Moltissimi miei pazienti subiscono inoltre quello che io chiamo “effetto corro e mangio“: tornati a casa dopo un’ora di corsa in palestra, si mettono a tavola con l’idea che – avendo fatto quell’ora di attività fisica – possono permettersi di poter mangiare un “dolcetto” in più. Il risultato è che, al netto delle entrate e delle uscite, il soggetto in questione avrà paradossalmente assunto molte più calorie rispetto a quante ne avrebbe assunto se non avesse fatto quell’ora di corsa e non avesse assunto il dolcetto. Addirittura alcuni fanno la “corsa preventiva“: il giorno prima di un evento in cui prevedono di mangiare molto (come un matrimonio), fanno la loro corsetta di un’ora al parco pensando di poter mangiare chissà quanto il giorno dopo. Inutile dire che al matrimonio mangeranno ben più delle poche centinaia di calorie perse con quella corsetta. Paradossale, vero? Senza contare che, chi si comporta in questo modo, affronterà quella corsa una tantum senza fare stretching e, probabilmente, correndo come dei forsennati e quindi in modo sbagliato: ciò può arrecare molti danni alla loro salute! Correre BENE è una scienza, non ci si improvvisa corridori!

L’eccesso di attività aerobica può addirittura determinare dei danni:

1) Peggiora la relazione testosterone/cortisolo che impedisce l’abilità di aumentare la massa muscolare (quella che determina il nostro metabolismo e quindi la nostra capacità di dimagrire).

2) Aumenta lo stress delle ghiandole adrenali che PUÓ avere come conseguenza il SOVRAPPESO e produrre altre conseguenze indesiderabili per la salute.
Secondo il Dr. James Wilson (autore di Fatica Adrenale – La Sindrome di Stress del 21 Secolo), “le ghiandole adrenali hanno la funzione di produrre ogni minuto, una quantità precisa e bilanciata di ormoni”. Quando una persona fa troppo esercizio di tipo aerobico continuativo, le ghiandole adrenali possono alterarsi e possono avere come conseguenza la fatica adrenale. La fatica adrenale é associata a sintomi come: stanchezza, senso di paura, allergia, indebolimento del sistema immunitario, artrite, ansia, depressione, fatica cronica, perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, insonnia e piú importante in relazione a questo articolo, la inabilità di perdere peso.

3) Aumenta lo stress ossidativo che accelera i processi di invecchiamento.
Secondo l’endocrinologa Dr. Diana Schwarzbein (autrice del Secondo Principio Schwarzbein), “l’ossidazione” é un processo che favorisce la formazione di radicali liberi nel corpo. Normalmente il corpo neutralizza i radicali liberi con sostanze conosciute come antiossidanti. Solo in presenza di una eccessiva produzione di radicali liberi, il corpo non é in grado di neutralizzare tutti i radicali liberi. Questo ha come conseguenza ALTERAZIONI nel metabolismo che rende più difficile perdere peso ed accelera i processi di invecchiamento.

4) Secondo alcune teorie, la corsa prolungata causerebbe addirittura danni irreversibili alle articolazioni.

5) Altera l’equilibrio degli ormoni sessuali femminili.

Ma allora correre fa male?

Come già precedentemente affermato, lungi da me affermare che l’allenamento aerobico ben eseguito sia inutile o dannoso. Tutto il contrario: è importantissimo (il piede è addirittura considerato il secondo cuore del corpo: camminando/correndo, la pressione col terreno, spinge il sangue che ristagna alle estremità degli arti inferiori, verso il cuore, impedendo le famose “gambe gonfie”) ma deve essere svolto nella maniera corretta e accostato all’allenamento anaerobico (oltre ad una corretta alimentazione!). Esso apporta poi notevoli benefici, non solo per quanto riguarda l’aspetto fisico, ma anche quello mentale, liberando endorfine nell’organismo che ci faranno provare una sensazione di benessere generale notevole.

Allenarsi in maniera corretta

Cosa fare allora? Continuare imperterriti a macinare km su km incuranti della perdita di massa muscolare, oppure cercare di combinare i benefici dell’allenamento aerobico con i risultati di quello anaerobico? La seconda che hai detto. Bisogna semplicemente mixare il tutto in un’unica soluzione per ottenere i risultati sperati. Allenamento aerobico (non eccessivo) per aumentare la sudorazione, capacità polmonare e battito cardiaco, in associazione ad un buon allenamento anaerobico per mantenere e migliorare la muscolatura che è il vero motore del nostro metabolismo e della nostra perdita di grasso. I due tipi di allenamento: insieme per vincere!

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!