Differenza tra stiramento, strappo, contrattura, distorsione e distrazione

MEDICINA ONLINE CAVIGLIA SLOGATA DISTORSIONE STORTA DOLORE FASCIATURA GONFIA RIMEDI TERAPIA FARMACILe lesioni muscolari sono frequenti e si rilevano soprattutto nei soggetti che praticano sport; le più frequenti lesioni muscolari sono (in ordine di gravità):

  • contrattura;
  • stiramento;
  • distrazione;
  • strappo (di I°, II° e III° grado).

Delle patologie elencate nel titolo, fa eccezione la distorsione, che non interessa i muscoli. Cominciamo proprio con questa patologia.

Cos’è una distorsione?
La distorsione è una lesione della capsula e dei legamenti, a volte  con lacerazione, ma senza rottura; provoca una fuoriuscita di sangue nella sede articolare per cui si verifica gonfiore e tumefazione. Ci può essere anche dolore intenso e il movimento è bloccato. Interessa di solito la caviglia, il ginocchio e il polso, è favorita da un tono muscolare insufficiente ed è provocata da un movimento brusco che sposta l’articolazione portando temporaneamente i capi articolari al di là dei limiti fisiologici (al contrario della lussazione, dove la perdita di contatto dei due capi è permanente). E’ più frequente negli adulti che nei bambini e la sua gravità è estremamente variabile  in quanto può comportare danni di varia entità alle componenti dell’articolazione: capsula, legamenti, tendini e menisco. La distorsione a carico della caviglia può portare a distorsioni recidivanti anche per tutta la vita, a causa di disfunzioni permanenti e mancanza di risposta muscolo-tendinea. In caso di distorsione è necessario mettere immediatamente l’arto in posizione sollevata, applicare una borsa del ghiaccio e rivolgersi al medico, anche per escludere la presenza di fratture.

Cosa fare in caso di distorsione?
Nella maggior parte dei casi, per risolvere una distorsione, basta riposo e fasciatura seguite a riabilitazione con esercizi e mezzi fisici (magnetoterapia, ultrasuoni…); per alcune distorsioni più gravi si ricorre ad immobilizzare con un’ingessatura come per le fratture, ma raramente si ricorre all’intervento chirurgico per ricostruire i legamenti lesionati, per evitare esiti permanenti o complicazioni come l’artrosi.

Cos’è una contrattura muscolare?
La contrattura muscolare è una delle lesioni più frequenti e consiste in una contrazione del muscolo superiore alle possibilità fisiologiche della fibra stessa. Tale contrattura produce dolore e rigidità della fibra, limitazione nella deambulazione e dolore vivo nei movimenti di contrazione muscolare. La contrattura, però, è la lesione meno grave tra le lesioni muscolari poiché non causa una rottura di fibra.

Cosa fare in caso di contrattura muscolare?
In caso di contrattura muscolare il riposo è la terapia più efficace. Per guarire da una contrattura muscolare di solito occorre una settimana di pausa. Per accelerare il recupero possiamo abbinare il riposo a massaggi decontratturanti, effettuati da fisioterapisti e a tutte quelle attività che permettono di allungare la muscolatura.

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Cos’è uno stiramento muscolare?
Questa lesione muscolare provoca un dolore acuto e improvviso, anche se spesso sopportabile. È un tipo di lesione facilmente riscontrabile in ambito sportivo ed è provocato da un allungamento eccessivo delle fibre del muscolo.

Cosa fare in caso di stiramento muscolare?
Lo stiramento muscolare generalmente guarisce nel giro di 2-3 settimane di riposo; è utile applicare impacchi di ghiaccio per i primi giorni e bendaggi compressivi. Eventualmente il medico può prescrivere una terapia antinfiammatoria ed un’ecografia può risultare utile.

Cos’è uno strappo muscolare?
Lo strappo muscolare provoca una rottura delle fibre muscolari, che è molto dolorosa e può essere più o meno seria a seconda di quante fibre vengono coinvolte. Lo strappo può riguardare qualsiasi muscolo del corpo, ma solitamente sono più soggetti a strappo i muscoli di gambe e braccia. Più raramente si ‘strappano’ i muscoli di addome e schiena. La lesione viene provocata da una eccessiva sollecitazione alle fibre muscolari, a causa di scatti o contrazioni improvvise. Gli strappi possono essere di I°, II° e III° grado a seconda del numero delle fibre coinvolte:

  • Lesione di I° grado: vengono danneggiate poche fibre muscolari, il danno è localizzato a fibrille e filamenti senza perdita di continuità del muscolo; il fastidio è lieve ed i movimenti sono quasi completamente senza dolore.
  • Lesione di II grado: è caratterizzata da un maggior numero di fibre muscolari lesionate: si ha l’interruzione di un certo numero di fibre muscolari senza coinvolgere una porzione macroscopicamente riconoscibile del ventre muscolare; il dolore compare ogni volta che si cerca di contrarre il muscolo.
  • Lesione di III° grado: causa una vera e propria lacerazione del muscolo, si ha la rottura di un’ampia porzione del ventre muscolare con soluzione di continuo clinicamente evidente, accompagnata da un dolore molto intenso.

Cosa fare in caso di strappo muscolare?
Se si è avuto uno strappo in primo luogo è necessario sospendere subito l’attività che si sta compiendo, che sia sportiva o lavorativa. È meglio consultare subito l’ortopedico per valutare l’entità del problema. Se la lesione è lieve serve un riposo completo per un paio di settimane, associato ad impacchi freddi che esercitano una potente azione sulla circolazione sanguigna, riducendo il flusso di sangue ai vasi lesionati. Inoltre è opportuno ricorrere all’assunzione, su prescrizione medica, di antidolorifici e miorilassanti. Le indagini devono essere completate con un’ecografia e una eventuale risonanza magnetica. I casi più seri richiedono tempi di recupero maggiori e sedute di fisioterapia, come tecarterapia, laserterapia.

Cos’è una distrazione muscolare?
La distrazione muscolare (o rottura sottocutanea del muscolo) è da molti considerata come sinonimo di strappo muscolare, ma nella prima non si verifica mai la rottura delle fibre di tutto il muscolo (percentuale di rottura delle fibre inferiore al 50%) e si tratta pertanto una lesione sì di una certa importanza, ma senz’altro meno grave di uno strappo muscolare vero e proprio. Può avvenire per scatti improvvisi o improvvise e violente contrazioni muscolari e colpisce soprattutto gli sportivi.
Le sedi muscolari maggiormente coinvolte sono i muscoli lunghi degli arti inferiori (meno coinvolti sono i muscoli addominali e i dorsali), soprattutto quelli della coscia come gli adduttori, i flessori e il quadricipite oppure quelli della gamba come il tricipite surale. La lesione avviene in genere a livello delle giunzioni muscolo-tendinee, la zona fisiologicamente e meccanicamente più debole, mentre molto raramente si verifica a livello del ventre del muscolo.

Cosa fare in caso di distrazione muscolare?
Valgono le stesse raccomandazioni usate per i lievi strappi muscolari, prima elencate.

Come prevenire le lesioni muscolari ed articolari
Ci sono delle generiche accortezze, che diminuiscono il rischio di lesioni muscolari ed articolari. Certamente è importantissimo – prima dello sforzo fisico intenso – un buon riscaldamento graduale generale, e se necessario un riscaldamento più specifico. Importante anche lo stretching, per garantire elasticità a muscoli e tendini. Per prevenire le lesioni muscolari è infine importante eseguire in maniera adeguata i vari esercizi, con calma e sempre facendo attenzione al movimento che si sta effettuando ed ai carichi che si stanno usando: l’ideale è evitare il fai da te, specie se non siete sportivi esperti, e farsi seguire da un professionista, che vi guiderà nella corretta esecuzione dei singoli esercizi.

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Più aumenta il consumo di sigarette e più diminuiscono le prestazioni fisiche

MEDICINA ONLINE PALESTRA PESI RISCALDAMENTO MUSCOLI DOPO ALLENAMENTO MASSA PROTEINE AMMINOACIDI BCAA RAMIFICATI ESSENZIALI WHEY LATTE SIERO CASEINE CREATINA WORKOUT BICIPITI SPALLE GAMBEGli effetti sulla prestazione sportiva del fumo sono stati calcolati da uno studio pubblicato nel 1988 da Preventive Medicine. Gli scienziati non hanno dubbi: la resistenza alla corsa, ad esempio, è notevolmente inferiore nei fumatori rispetto ai non fumatori (per ogni sigaretta fumata il tempo per completare la corsa aumenta di 40 secondi, fumare 20 sigarette ogni giorno rende gli atleti più vecchi di 12 anni quanto a capacità atletiche). In altre parole, chi fuma e ha 30 anni corre come una persona che ne ha 42.

Il fumo quindi altera negativamente la perfomance sportiva perché provoca un decremento della capacità polmonare e della forza muscolare. Gli effetti del tabacco sono gli stessi nei dilettanti e nei professionisti. Sono però più spiccati nei soggetti non allenati. E derivano da due componenti: la nicotina e il monossido di carbonio (un gas incolore prodotto dalla incompleta combustione delle foglie di tabacco).

La nicotina, che determina l’aroma del tabacco e che è responsabile della dipendenza del fumatore, aggredisce soprattutto l’apparato cardiocircolatorio, provocando una riduzione delle dimensioni dei vasi sanguigni periferici e causando l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, dell’eccitabilità del miocardio e quindi dell’incidenza di cardiopatie ischemiche.

Per capire gli svantaggi che si riversano su chi pratica sport, basti pensare che l’allenamento (soprattutto quello delle discipline aerobiche) provoca esattamente l’effetto opposto e che esiste un doping basato su farmaci metabloccanti, farmaci cioè che abbassano la frequenza cardiaca. La nicotina, inoltre, non favorisce nemmeno la destrezza e la concentrazione dell’atleta. Per quanto stimoli il sistema simpatico, non agisce al pari di un farmaco psicoattivo.

Infatti, a differenza della caffeina, che svolge un’azione specifica di eccitazione sul sistema nervoso centrale, la nicotina colpisce in special modo l’apparato cardiocircolatorio. Il monossido di carbonio sottrae ossigeno al sangue, inducendo effetti negativi sui tessuti. Una volta inalato, infatti, si combina, a livello alveolare, con grandi quantità di emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno, riducendo, perciò, l’ossigeno disponibile. Tanto è vero che, anche in questo caso, esiste una forma di doping a base di farmaci in grado di aumentare la quantità di ossigeno nel sangue. Inoltre, proprio nei tessuti, il monossido di carbonio si lega con la mioglobina, proteina indispensabile alla contrazione muscolare. Si può riassumere, a questo punto, operando una distinzione tra gli effetti a breve termine e quelli a lungo termine del fumo di sigaretta. Nel primo caso si tratta di sintomi reversibili dopo alcune settimane dal momento in cui si smette di fumare, nel secondo invece gli effetti possono essere più duraturi.

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Quali sono le dimensioni di un campo da calcio di serie A?

MEDICINA ONLINE DIMENSIONI MISURA CAMPO CALCIO SERIE A RIGORE PORTA AREA LARGHEZZA LUNGHEZZA AREA.jpgNon tutti sanno che le misure di un campo di calcio non sono fisse:

  • lunghezza: minima 90 metri/massima 120 metri;
  • larghezza: minima 45 metri/massima 90 metri.

Le misure standard consigliate dalla FIFA sono:

  • lunghezza 105 metri;
  • larghezza: 68 metri.

Il cerchio di centrocampo ha un raggio pari a 9,15 metri, pari ad un diametro di 18,30 metri.

Lo spessore delle linee oscilla tra 10 e 12 cm.

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Ionoterapia: riduce il dolore muscolare-articolare ed accelera la guarigione

MEDICINA ONLINE DOLORE ARTO BRACCO SINISTRO FORMICOLIO CIRCOLAZIONE CANCRO TUMORE ATTACCO CARDIACO CUORE GOMITO TENNISTA ICTUS INFARTO MIOCARDIO CANCRO TUMORE SENO MAMMELLALa ionoterapia (o elettroionoterapia) è una terapia non invasiva usata nel campo della medicina riabilitativa a vari scopi, principalmente ridurre il dolore muscolare ed articolare tipico di molte patologie croniche ed accelerare i processi di guarigione di ferite e traumi.

Come funziona la ionoterapia?
Per capirlo serve prima fare un breve ripasso di fisiologia. Il nostro organismo è un complicato sistema di cariche elettriche: anche l’aria che respiriamo e l’ambiente in cui viviamo sono caratterizzati dalla presenza, in diversa percentuale, di ioni positivi e negativi (molecole di gas atmosferici che hanno perso o acquistato una o più cariche elettriche elementari dette elettroni). Ne consegue che una variazione nella quantità di cariche possedute dall’atmosfera in cui siamo immersi determina una variazione nella composizione delle cariche elettriche del nostro organismo. Il dispositivo medico per l’Elettroionoterapia è in grado di creare una ionizzazione dell’aria attraverso l’impiego di un emettitore con punta di carbonio. Orientando l’emettitore verso la cute del paziente, la microcorrente che viene generata attraversa i tessuti biologici, senza che avvenga nessun contatto diretto con la pelle, senza quindi usare mezzi invasivi come gli aghi.

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Cosa determina nel tessuto bersaglio?
Il flusso di ioni prodotto dall’apparecchio, favorisce numerose modificazioni elettrochimiche. È la membrana cellulare (sottile involucro che delimita la cellula e la separa dall’ambiente esterno) ad essere maggiormente stimolata in modo da favorire la migrazione intra-extra cellulare di tutti gli elementi, ed in particolare del calcio, in grado di produrre una stimolazione di processi di rigenerazione e riparazione dei danni cellulari e tissutali. L’azione a livello cellulare, attraverso la depolarizzazione della membrana, l’attivazione dei canali del calcio e dei meccanismi intracellulari di trasduzione del segnale, determinerebbe una stimolazione e modulazione delle funzioni cellulari.
Tali eventi sarebbero alla base della migliore utilizzazione dell’ossigeno, della stimolazione dei sistemi enzimatici ossido-riduttivi, in particolare i citocromi, della stimolazione della sintesi proteica, di ATP e del DNA cellulare. La stimolazione degli ioni negativi esplica:

  • un’attività proliferativa delle cellule epidermiche;
  • un incremento della velocità del flusso ematico;
  • un miglioramento dei processi di respirazione dei tessuti;
  • una riduzione dell’edema infiammatorio.

Per quali condizioni e patologie è indicata la ionoterapia?
Questo sistema terapeutico viene impiegato nella cura di tutte quelle condizioni e patologie per le quali è necessaria:

  • una veloce riparazione cutanea (ulcere venose, ulcerazioni cutanee, erosioni cutanee, ferite infette, piaghe da decubito, psoriasi);
  • una veloce riabilitazione in caso di danni cronici legati all’apparato osteomuscolare (traumi accidentali e sportivi con lesioni cutanee e muscolari, tendiniti, borsiti, ernia del disco, osteoartrosi e osteoartriti, rachide cervico-dorso-lombare);
  • trattamento e riabilitazione dei traumi da sport: i risultati ottenuti nel corso di questi anni ne hanno dimostrato l’efficacia e la rapidità di azione sulla sintomatologia algica e sulla limitazione funzionale.

I tempi di guarigione risultano sensibilmente abbreviati se confrontati con quelli necessari alle terapie farmacologiche o con l’impiego di altri mezzi fisici.

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari 
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Contrattura muscolare a schiena, coscia, polpaccio, collo: cosa fare?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo SPASMI MUSCOLARI MIOCLONIE CONTRAZIONI Muscolo Dieta Chirurgia Medicina Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Dietologo Cellulite Calorie Peso Pancia Sessuologia Pene Laser Filler Rughe Botulino 1La contrattura muscolare è una lesione muscolare che si caratterizza per un aumento del tono muscolare improvviso ed involontario. La contrattura è di per sé un atto difensivo che si manifesta quando il tessuto muscolare viene sollecitato oltre il suo limite di sopportazione fisiologico: l’eccessivo carico innesca un meccanismo di difesa che porta il muscolo a contrarsi. I muscoli generalmente più colpiti dalla contrattura muscolare sono:

  • i muscoli gemelli;
  • il muscolo soleo;
  • il muscolo bicipite femorale;
  • il muscolo sartorio;
  • i muscoli adduttori;
  • il muscolo trapezio;
  • i muscoli lombari e dorsali della schiena;
  • i muscoli dorsali.

Il disturbo si manifesta attraverso un dolore localizzato intorno al muscolo contratto, che può essere più o meno intenso, inoltre è facilmente riconoscibile al tatto perché predispone una tensione e gonfiore nell’area infiammata. Il disturbo può colpire chiunque anche se interessa soprattutto gli sportivi che praticano discipline in cui è richiesto uno sforzo muscolare di tipo esplosivo (calcio, body-building, rugby, corsa,  ect.) e quelle persone che svolgono lavori pesanti. A volte può manifestarsi anche in caso di gravidanza, obesità, vita sedentaria e altri fattori che analizzeremo più dettagliatamente nel prossimo paragrafo.
Le contratture muscolari solitamente si risolvono nel giro di una decina di giorni con un trattamento conservativo che prevede: riposo, allungamenti del muscolo, massaggi e stop dagli allenamenti.
La patologia rientra fra le lesioni muscolari ed è la meno grave rispetto a:

  • stiramento muscolare;
  • strappo muscolare;
  • rottura o lesione delle fibre muscolari.

Le cause di contrattura muscolare
La contrattura al muscolo è una lesione muscolare che si caratterizza per un aumento del tono muscolare improvviso ed involontario e si può manifestare per diverse cause che possono essere suddivise in “non sportive” e “sportive”.

Tra le “cause sportive” ricordiamo:

  • sforzo muscolare troppo intenso;
  • sollecitazioni muscolari troppo eccessive;
  • riscaldamento non adeguato;
  • esecuzione di movimenti bruschi ed improvvisi;
  • debolezza muscolare;
  • problematiche articolari;
  • mancanza di coordinazione nei movimenti;
  • potenziamento degli allenamenti in maniera non adeguata;
  • eccessiva tensione emotiva;
  • distorsione.

Invece tra le cause “non sportive” abbiamo:

  • svolgimento di attività pesanti;
  • vita sedentaria;
  • obesità;
  • difetti posturali;
  • arti asimmetrici;
  • gravidanza;
  • tetano;
  • peritonite;
  • intossicazioni;
  • patologie del sistema nervoso.

I sintomi di contrattura muscolare
Il soggetto colpito da una contrattura muscolare avverte un dolore modesto e diffuso lungo l’area muscolare interessata. Sia il dolore e sia altri sintomi associati, generalmente tendono a manifestarsi dopo 8-24 ore attraverso:

  • dolore più o meno intenso;
  • quando si cerca di allungare il muscolo, esso rimane contratto;
  • tensione muscolare;
  • aumento involontario del tono muscolare;
  • mancanza di elasticità del muscolo durante lo svolgimento dei movimenti;
  • gonfiore;
  • piccole lesioni nelle fibre muscolari;
  • difficoltà nei movimenti.

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I rimedi per la contrattura muscolare
Per curare la contrattura muscolare è necessario procedere con un trattamento conservativo per guarire in una decina di giorni. E’ necessario:

  • sospendere l’attività sportiva per 3-7 giorni (se non si sospendono gli allenamenti la contrattura non guarisce ed occorrono più giorni di inattività);
  • riposo;
  • assunzione di farmaci miorilassanti e FANS;
  • attività che consentono di allungare la muscolatura e favoriscono l’afflusso di sangue ai muscoli;
  •  massaggi decontratturanti;
  • praticare lo “stretch and spray” (consiste nell’allungare il muscolo e poi erogare un spray refrigerante per bloccare il dolore);
  • cicli di allungamento/contrazione del muscolo;
  • impacchi caldi;
  • fanghi;
  • elettrostimolazione;
  • ionoforesi.

Per prevenire le contratture muscolari è opportuno seguire alcuni consigli utili:

  • eseguire sempre un riscaldamento adeguato;
  • assicurarsi di essere nelle condizioni fisiche opportune per sostenere uno sforzo eccessivo;
  • utilizzare delle pomate specifiche durante la fase di riscaldamento;
  • coprirsi adeguatamente nei mesi invernali;
  • concedersi adeguati tempi di recupero;
  • cercare di correggere eventuali squilibri muscolari e articolari.

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Pubalgia acuta e cronica: cause, gravità, sintomi, esercizi e rimedi

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO PUBALGIA DOVE FA MALE ZONE DOVE SI TROVA PUBE INGUINE INTERNO COSCIA GAMBA GAMBE ARTO INFERIORE DOLORE

Con il termine “pubalgia”, nell’uso comune, si intende una sindrome dolorosa generica che può interessare la regione del basso addome, l’inguine e la zona interna delle cosce. Le cause di una pubalgia possono essere molto diverse e spaziano da patologie tendinee o muscolari, ossee o articolari fino a quelle di tipo infettivo e tumorale; tuttavia con Continua a leggere

Farmaci al posto di corsa e palestra, arriva lo sport in pillole contro il diabete

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Il lavoro è condotto da Stefano Benedini, afferente al Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’università degli Studi meneghina, in collaborazione con gli Irccs Policlinico San Donato, ospedale San Raffaele e Istituto ortopedico Galeazzi.

I ricercatori hanno seguito 70 persone sane, uomini e donne tra i 18 e i 75 anni, non sovrappeso e senza significative patologie metaboliche (dislipidemie, intolleranza glucidica e diabete, sindrome metabolica): 10 volontari sani sedentari, 20 volontari sani che svolgono attività fisica amatoriale (2-3 volte a settimana), 20 volontari che eseguono attività fisica semi-agonistica (4-5 volte a settimana) e 20 volontari che fanno attività fisica agonistica a livello nazionale o internazionale (5-7 volte a settimana).

La possibilità di studiare per la prima volta le virtù dell’irisina su atleti di élite, spiegano gli scienziati, ha permesso di misurare questa miochina in persone ‘ipersportive’. Rilevando che un suo aumento si accompagna a un grado di benessere dell’organismo nel complesso, riducendo la probabilità di malattie metaboliche quali diabete mellito, obesità e sindrome metabolica. Uno stato di benessere che risulta strettamente correlato alla quantità di attività fisica svolta dai volontari dei diversi gruppi esaminati.

L’incidenza di obesità e diabete – ricordano dalla Statale di Milano – è in continuo aumento in Italia e in tutto il mondo, a causa di una dieta scorretta e per mancanza di attività fisica adeguata.

Alla luce del continuo incremento di queste malattie metaboliche, per gli autori dello studio “la possibilità di capire gli effetti positivi mediati dall’irisina sul metabolismo potrebbe aprire la strada alla formulazione di farmaci in grado di ‘mimare’ l’azione della molecola, producendo gli stessi effetti positivi dell’attività fisica“.

Il lavoro ha coinvolto, oltre al Dipartimento di Scienze biomediche per la salute e la Scuola di Scienze motorie dell’ateneo di via Festa del Perdono, anche 2 Unità operative del Policlinico San Donato: l’Area di Endocrinologia e Malattie metaboliche e l’Unità complessa a direzione universitaria Smel-1 Patologia clinica.

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Intolleranza al glutine e sport: gestione dell’atleta celiaco

MEDICINA ONLINE PALESTRA MUSCOLI IPERTROFIA ALLENAMENTO FIBRE MUSCOLARI ROSSE BIANCHE POTENZIALE GENETICO PESI PESISTICA WORKOUT PRE POST INTEGRATORI PROTEINE AMINOACIDI RAMIFICATI BCAA WHEY CASEINE CREATINA CARNITINA FISICOLa diagnosi di celiachia è diventata sempre più frequente negli ultimi anni. E anche una percentuale di atleti ne è affetta. D’altro canto la demonizzazione del glutine e il nuovo concetto di “sensibilità”, nel caso in cui non si possa parlare propriamente di malattia celiaca, hanno complicato non poco il modo di guardare a questo problema nel mondo dello sport. Quindi indagheremo in che misura il glutine incida sulla vita o la performance di un atleta, e se una dieta priva di glutine determina vantaggi reali in chi non è malato di celiachia.

Cenni sulla celiachia
Il morbo celiaco è un disordine autoimmune che causa malassorbimento dei macronutrienti da parte dell’intestino. Il sistema immunitario reagisce in maniera abnorme ai cibi conteneti glutine o gliadina (frumento, orzo, segale). Quando un individuo affetto da celicachia ingerisce un cibo contenente glutine, il suo sistema immunitario determina una reazione infiammatoria tale da causare il danneggiamento della mucosa dell’intestino tenue, esitando nell’atrofia dei villi intestinali, che sono quei rilievi digitiformi con la funzione di assorbire i macronutrienti e veicolarli nel circolo ematico. Questa riduzione dell’assorbimento provoca un aumento di concentrazione dei nutrienti nel lume dell’intestino, alcuni con effetto osmotico, che stimolano la peristalsi (i movimenti spontanei dell’intestino dallo stomaco verso il colon); questo fluido contenente acqua e macronutrienti non assorbiti si dirige quindi verso il colon dove, superatane la capacità di assorbimento, provoca diarrea. Tutto ciò conduce ai sintomi tipici della malattia.
L’infiammazione dei villi determina l’appianamento, la totale o subtotale atrofia, la iperplasia delle cripte e un infiltrato di linfociti sotto alla mucosa, nella lamina propria, chiaramente visibile alla biopsia. Sebbene i danni maggiori procurati dalla malattia siano a carico del tratto gastrointestinale, la celiachia è una malattia multisistemica proprio a causa del malassorbimento dei macronutrienti, con effetti sull’osso, sul sangue, sul sistema nervoso, sulla pelle.

Come si sviluppa la malattia?
Sono necessari 2 fattori: la predisposizione genetica e l’esposizione all’antigene. Si crede che la predisposizione genetica sia presente nel 30% circa della popolazione, data dagli antigeni leucocitari (HLA)-DQ2 e DQ8. Questi markers sono stati rinvenuti nel 99.6% degli individui affetti da celiachia. Tuttavia solo l’1% circa della popolazione manifesta la malattia. Perché? Non si sa ancora con certezza, ma ci sono delle cause scatenanti che causano l’espressione dei markers e quindi lo sviluppo della malattia.

Diagnosi
La diagnosi avviene per step successivi e deve soddisfare almeno 4 dei seguenti 5 criteri (1):

  1. Sintomi tipici della malattia
  2. Autoanticorpi anti-gliadina e anti-transglutamminasi ad alto titolo, testati con un banale prelievo ematico;
  3. Presenza di HLA-DQ2 o DQ8
  4. Biopsia della mucosa duodenale tramite EDGS (esofago-duodeno gastroscopia), che dimostra l’appianamento dei villi e/o l’ipertrofia delle cripte e l’infiltrato linfocitario nella lamina basale
  5. Remissione di malattia alla dieta priva di glutine

Atleti affetti da celiachia: valutazione iniziale
Forse non immaginate quanti atleti d’elite famosi a voi tutti siano celiaci. Djokovic e la Lisicki, per fare solo due esempi eclatanti nel mondo del tennis e noti anche in Italia, ma ci sono alcuni giocatori di baseball e football americano molto noti, nonché atleti olimpici. Uno dei motivi per cui spesso ci vuole molto prima di giungere alla diagnosi di celiachia è l’ampia varietà dei sintomi: diarrea cronica, sintomi da malnutrizione, gonfiore addominale, astenia e facile faticabilità, anemia, vomito, crampi addominali, dolore addominale, mialgia, artralgia, osteoporosi, irregolarità mestruali, irritabilità, stipsi, dermatite erpetiforme.
Sono un valanga di sintomi che si riscontrano nella diagnosi differenziale di decine di altre patologie. Tanto basta per confondere il medico più scaltro. Soprattutto nell’atleta giovane e sano la diagnosi differenziale dovrebbe includere mononucleosi infettiva, l’intolleranza al lattosio, dispepsia, malattie del colon irritabile, disturbi alimentari, depressione, malattia diverticolare, morbo di Crohn, la fibromialgia, la carenza di ferro, allergie, anemia, ipo / ipertiroidismo. Una anamnesi dettagliata dovrebbe essere sempre raccolta dal medico, con particolare attenzione alla storia familiare. La prevalenza della malattia celiaca è del 4-12% nei soggetti con parenti di primo grado che hanno celiachia. L’anamnesi familiare dovrebbe anche includere domande riguardanti la statura dei genitori e fratelli (la bassa statura è associata con la malattia celiaca), storia di problemi gastrointestinali in famiglia, diabete di tipo I, anemia, ipotiroidismo, o osteopenia.
L’anamnesi dell’atleta invece dovrebbe includere la stanchezza, il livello di energia, la tolleranza all’esercizio, sintomi gastrointestinali come diarrea, gonfiore, e dolore addominale. Bisogna indagare su eventuali fratture da stress da stress, anemia, e anamnesi nutrizionali sull’uso di alimenti contenenti glutine.

Gestione dell’atleta con diagnosi recente di celiachia
Per un atleta, una diagnosi di celiachia rappresenta un cambiamento di stile di vita totale. Serve quindi un approccio multidisciplinare per gestire l’atleta in questa fase rivoluzionaria della sua vita. Poiché cambiare totalmente la propria alimentazione e nello stesso tempo mantenere le performance precedenti può essere una cosa molto stressante a livello psicologico, occorre anche la presenza di uno psicologo dello sport a supporto.
Mangiare rigorosamente senza glutine è l’unico trattamento conosciuto per la celiachia. Di conseguenza, subentra il nutrizionista. Eliminare tutte le fonti di grano, segale e orzo significa che l’atleta dovrà trovare fonti alternative di carboidrati e non è una cosa così facile e immediata, soprattutto se le abitudini alimentari erano ormai consolidate. Fagioli, riso, farina di mais, patate, tapioca, e quinoa, insieme a frutta e verdura fresca, sono eccellenti fonti di carboidrati per l’atleta celiaco.
Di fondamentale importanza è inoltre educare l’atleta, il personale che si occupa della preparazione atletica, gli allenatori e compagni di squadra dell’atleta, sulla celiachia e su ciò che comporta una dieta priva di glutine: è importante per “normalizzare” la vita dell’atleta e non farlo sentire diverso dagli altri. Inoltre bisognerà adeguare le strutture che si occupano di preparare il cibo in modo da evitare la contaminazione da glutine negli alimenti cucinati per quell’atleta, anche quando si affrontano trasferte, scegliere ristoranti che abbiano nel loro menu dei piatti gluten-free.
I compagni di squadra dell’atleta dovrebbero essere educati a capire quanto sia facile cross-contaminare gli alimenti senza glutine con quelli contenenti glutine. Un esempio: spalmare burro di arachidi senza glutine su una fetta di pane (contenente glutine) con un coltello e poi infilare il coltello usato di nuovo nel burro di arachidi senza glutine: abbiamo cross-contaminato l’intero vasetto di burro d’arachidi quasi inconsciamente.
Poiché l’anemia da carenza di ferro (sideropenica) si riscontra in una percentuale che va dal 10 al 70% nella nuove diagnosi di celiachia, bisogna valutare la carenza di ferro nell’atleta e la possibile anemia già instauratasi. Questa si ha a causa della distruzione dei villi duodenale che contengono i carriers deputati all’assorbimento del ferro contenuto negli alimenti. Negli atleti, per correggere questa situazione, potrebbero essere necessari da 2 a 18 mesi. Inoltre il nutrizionista ha il compito di spiegare e guidare l’atleta verso la scelta di cibi privi di glutine e ricchi di ferro. Anche nell’uso di multivitaminici ed altri integratori si dovrebbe avere sempre l’accortezza di utilizzare prodotti senza glutine, come pure l’uso eventuale di farmaci, soprattutto antinfiammatori, largamente usati dagli atleti.
La malattia celiaca altera l’assorbimento delle sostanze nutritive, dicevamo, e quindi potremo reperatare nell’atleta diversi deficit, soprattutto di micronutrienti. La carenza di vitamina D e il conseguente malassorbimento del calcio sono comuni. Dal 10% al 20% dei pazienti con malattia celiaca ha osteopenia o osteoporosi al momento della diagnosi, di conseguenza la MOC con DEXA in un paziente celiaco è tassativa, soprattutto per evitare fratture da stress. Inoltre va valutata la concentrazione ematica di vitamina D ed eventualmente corretta con somministrazione integrativa di calcio e vitamina D. Molti pazienti con nuova diagnosi di celiachia sono anche temporaneamente intolleranti al lattosio, perché la malattia, distruggendo i villi, ha distrutto le lattasi (enzima che degrada il lattosio). Quindi bisognerebbe evitare in un primo periodo anche il latte e i suoi derivati.
Alimenti come succo d’arancia, broccoli, spinaci e pesci possono servire, in quanto sono ricchi di calcio, a sostituire la limitazione. Anche cereali come amaranto, quinoa, teff e sono ricchi di calcio. Ci possono essere carenze di altri nutrienti, compresa la vitamina B12, acido folico, zinco e rame. Non c’è consenso nella comunità scientifica sul controllo di questi livelli. Forse sarebbe comunque sempre bene controllarli.

Gestione dell’atleta con una lunga storia di malattia celiaca
Per l’atleta a cui è stata diagnosticata la malattia celiaca da più di un anno, la stretta aderenza ad una dieta priva di glutine è il fattore più importante nel trattamento e nel controllo a lungo termine della malattia. Al contrario dell’atleta con diagnosi recente, l’atleta con una lunga storia di malattia ha ormai superato le sfide sociali ed emotive, però deve ancora affrontare quotidianamente le sfide nella gestione della malattia. I pasti di viaggio e di squadra sono questioni ricorrenti che richiedono una costante vigilanza e attenzione, uno stress non da poco che agli altri viene risparmiato.

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