Carnitina: a cosa serve, effetti, dosi, effetti collaterali e controindicazioni

MEDICINA ONLINE INTEGRATORI ALIMENTARI CARNITINA PER DIMAGRIRE ACIDI GRASSI PALESTRA PERDERE PESO CORPOREO MASSA GRASSA.La carnitina è un acido carbossilico la cui formula è C7H15NO3, ha una struttura simile a quella di un amminoacido e appartiene alla Continua a leggere

Luca Lovito medaglia d’oro nel body building al campionato del mondo WFF racconta i suoi segreti

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma LUCA LOVITO ORO BODY BUILDING DEL MONDO WFF Legge 104 Avvocato Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Pene.jpgIl suo è un palmares di tutto rispetto, con la vittoria di due campionati europei, un italiano ed anche un secondo posto ai mondiali in Sudafrica. E, nei giorni scorsi, Luca Lovito, il vigile del fuoco in forza al distaccamento di Montecatini e bodybuilder originario di Lamporecchio, ha aggiunto un importante risultato al suo personale “wall of fame”, aggiudicandosi la medaglia d’oro, nella categoria Sport Model Pro, al campionato del mondo WFF (World fitness federation), che si è tenuto a Dublino, in Irlanda. Oltre 320 atleti, provenienti da tutti i Paesi del mondo, hanno dato spettacolo sul palco, esibendosi con grande determinazione e voglia di vincere. Tra questi c’era anche lui, Luca Lovito.

«Diventare campione del mondo – racconta – è un’emozione unica, una sensazione indescrivibile. Ma, per raggiungere risultati così grandi, servono disciplina, costanza e carattere». Secondo quanto spiegato da Lovito, tre sono i segreti per avvicinarsi alla vittoria: alimentazione corretta – «al grammo», precisa – sonno adeguato e, ovviamente, tanto allenamento. «Ogni settimana – spiega – eseguo quattro allenamenti, con sedute di due ore ciascuna; e anche un’ora di posing e perfezionamento da gara. Ripensando alla mia vittoria a Dublino, mi sono reso conto che ho impiegato quattro anni per raggiungere questo risultato. Il bodybuiding, infatti, non è la disciplina del “tutto e subito“. E’ doveroso ringraziare – continua – i miei allenatori della palestra Nabba Wff di Stabbia che mi hanno sempre seguito, credendo in me. Ed anche la mia fidanzata Martina, i miei genitori e mio fratello».

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Qual è lo sport che allunga di più la vita?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma qual e sport allunga piu la vita      Legge 104 Avvocato Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Pene.jpgLo sport fa bene alla salute ed allunga la nostra vita, ma vi siete mai chiesti quali sono gli sport che l’allungano di più? La risposta a questa domanda è… il tennis. Racchetta e pallina staccano infatti, nella classifica degli sport più salutari, anche i quotati nuoto e ginnastica. Il rischio di morte, per i tennisti, diminuisce del 47 per cento rispetto a chi non fa attività fisica e scende ancora di più (56%) se relazionato ai decessi provocati da malattie cardiovascolari e ictus. E’ almeno quanto sostiene una ricerca dell’Università di Oxford, della Sydney Medical School, pubblicata sul British Journal of Sports Medicine.

Lo studio

I ricercatori hanno incrociato i dati provenienti da undici studi effettuati tra il 1994 e il 2008 in Inghilterra e Scozia. Sotto osservazione sono finiti 80.306 adulti con un’età media di 52 anni. Ogni quattro settimane, per nove anni, è stato chiesto a ognuno di indicare il tipo di attività fisica svolta: sono stati considerati anche lavori pesanti, giardinaggio, fai-da-te e passeggiate. Soltanto il 44 per cento del campione, però, ha dichiarato di aver fatto sport con regolarità. Durante il periodo di monitoraggio sono morte 8.790 persone per varie cause e 1.909 per problemi cardiaci o ictus.

Gli altri sport

Se per chi gioca a tennis, sostiene la ricerca, la prospettiva di vita migliora, con una riduzione del rischio di morte del 47 per cento rispetto a chi non pratica sport, anche chi si applica in altre discipline guadagna in salute. Per chi nuota il rischio si riduce del 28 per cento, va al 27 per gli amanti della ginnastica aerobica, scende al 15 per cento per i ciclisti. Se ci si concentra sugli ictus e sulle malattie cardiovascolari che possono risultare fatali, la diminuzione del rischio di morte per i tennisti, rispetto ai sedentari, si attesta al 56 per cento, per i nuotatori al 41 e per i ginnasti al 36 per cento. Calciatori, podisti, rugbisti e ciclisti non hanno fatto registrare cali di rischio significativi.

I limiti dello studio

Un risultato però quello di questa ricerca internazionale che va preso con cautela. Gli sport con la racchetta richiedono più di altri preparazione, allenamento costante e una vita regolare. Si può ricondurre a questi fattori un risultato che va preso con le molle, perché generato da un’analisi statistica che presenta molti limiti. Gli stessi autori dello studio, ricordano che servono altri test per confermare il dato. “Non si tratta di una sentenza – avvertono -, dato che alcuni fattori possono aver alterato il risultato”. Tra questi, l’impossibilità di registrare nel dettaglio le variazioni di attività, il tempo limitato di osservazione e la ‘stagionalità’ di alcune attività come la corsa, praticate dai più soltanto con il bel tempo. Non soltanto, però. Nella categoria degli ‘sport con la racchetta’, messa al primo posto come la più salutare, sono contenuti il badminton e lo squash. Si tratta di tre discipline che richiedono un tipo di sforzo motorio diverso, è un difetto metodologico da tenere in considerazione. Dallo studio non si ricava una plausibilità biologica ma si possono fare riflessioni sociali e psicologiche che portano a individuare i tennisti come più concentrati sulla propria attività rispetto a calciatori o rugbisti.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

I 10 motivi per smettere di fumare se vai in palestra o fai sport

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma 10 MOTIVI SMETTERE FUMARE PALESTRA PESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneChiunque dovrebbe smettere di fumare, e non domani o tra un mese: dovrebbe smettere ORA, anche solo per vivere mediamente 11 anni in più o per risparmiare centinaia di migliaia di euro! Ma c’è una categoria in particolare che – per filosofia di vita – dovrebbe smettere ancora più delle altre e sono i frequentatori di palestra (e gli sportivi in genere). La cosa paradossale è che molti miei amici fumatori sono convinti che l’attività fisica costante possa adeguatamente controbilanciare i danni dal fumo, che suona più come una scusa che come una reale convinzione e lo dico con assoluta certezza visto che anche io sono stato un fumatore per ben 15 anni e quante sigarette ho fumato uscito dalla palestra convinto che l’allenamento costante mi desse una specie di “bonus salute” da spendere in nicotina. È vero l’esatto contrario: i fumatori sono penalizzati in partenza perché il monossido di carbonio (CO: prodotto della combustione come il gas di scarico delle automobili) riduce l’ossigenazione del sangue, provoca un incremento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa e riduce la capacità respiratoria complessiva. Nessuno di questi fattori viene neanche lontanamente controbilanciato dal “bonus salute” fornito dall’attività sportiva.

L’unica cosa al mondo che può davvero bilanciare i disastrosi effetti nocivi del fumare è… smettere di fumare!

“Io fumo, ma mi sento bene!”

Classica frase che io stesso dicevo quando fumavo. Anche se il fumatore si sente perfettamente in forma, in realtà la sua efficienza è decisamente ridotta senza che se ne renda conto, come avere una Ferrari ed andare a 90 km/h anziché a 160 km/h: a 90 km/h hai comunque la sensazione di andare forte, ma senza il limitatore (cioè le sigarette) potresti andare a quasi il doppio della velocità. Il risultato di dipendere dalla nicotina è che un atleta fumatore, rispetto ad un atleta di pari grado (sesso, età, genetica, allenamento, alimentazione…) ma non fumatore:

  • ha performance minori;
  • ha minor accrescimento muscolare;
  • ha minor resistenza;
  • ha minore potenza;
  • ha bisogno di tempi di recupero più lunghi.

“Io fumo e non ho problemi a spingere in palestra”

Frase che mi sento dire da tutti i fumatori che frequentano la mia palestra e che io stesso ripetevo a me stesso quando a 20 anni squattavo mille chili dopo aver fumato. Facciamo chiarezza: tutto quello che ho prima detto non significa ovviamente che un atleta fumatore non possa raggiungere alte vette di performance, significa invece che, se smettesse di fumare, riuscirebbe ad avere delle performance decisamente migliori a parità di allenamento e questo è un fatto scientifico e non una mia opinione, confermato da spirometrie ed altre indagini mediche. Qualsiasi sia il vostro livello, riuscireste ad avere un livello migliore semplicemente buttando il pacchetto di sigarette che avete davanti. In parole ancora più semplici: se fumate e “spingete 100”, smettendo di fumare potreste “spingere 150 o ancora di più”.

Leggi anche:

“Una volta ho smesso di fumare per tre mesi e non ho sentito differenze”

Altra scusa sentita mille volte, avendo fumato per quindici anni le conosco tutte queste frasi perché le dicevo anche io mentendo a me stesso. A questa affermazione rispondo che ovviamente, dopo aver smesso di fumare, le performance non diventano più elevate all’improvviso (specie se si è fumato per anni e non si è più giovanissimi), ma in maniera lenta e graduale e solo se si smette definitivamente di fumare e si persevera nell’astinenza per un periodo abbastanza lungo per permettere al proprio fisico di riprendersi dalla tossicodipendenza a cui è stato esposto. Anche se i miglioramenti, seppur piccoli, sono già visibili dopo pochi giorni dopo aver smesso, io stesso ho iniziato a notare performance macroscopicamente migliori solo da relativamente poco tempo, ed ho smesso da ben 4 anni! Purtroppo il fumo lascia dei danni che il corpo impiega moltissimo tempo a riparare: lo sapete che dopo che si è smesso di fumare passano 10 anni prima che il rischio di sviluppare un tumore torni ad essere accostabile a chi non ha mai fumato? Questo perché un fisico “cronicamente intossicato” ha bisogno di molto tempo per tornare ad essere efficiente ed in salute come un fisico di un non fumatore ed anzi, per certi versi, non tornerà mai del tutto ad essere equiparabile ad una persona che non abbia mai fumato in vita sua: un “ex fumatore” ha mediamente performance minori di un “mai fumatore”, a parità di condizioni.

Leggi anche:

“Sono giovane e fumo poco”

Se siete giovani e fumate poche sigarette, potreste effettivamente risentire in maniera minore della cattiva influenza del fumo. La performance sportiva peggiora in maniera esponenziale all’aumentare delle sigarette ed andando avanti con gli anni: maggiore è il numero di sigarette fumate e maggiore sarà la distanza tra la sua performance e quella di un fumatore di pari grado a partire dai 25 anni in poi; tale distanza aumenterà inoltre in modo esponenziale all’aumentare degli anni. In parole semplici: se iniziate a fumare a 20 anni il fumo rappresenta un handicap lieve per le vostre performance, se iniziate a fumare a 40 anni il fumo rappresenta un handicap più importante. Se poi iniziate a fumare a 20 anni e continuate per altri 20, il fumo a 40 anni rappresenterà un handicap ancora più importante, visto che i danni si accumulano e si sommano anno dopo anno. Il fatto che fumare a 20 anni impatti meno sulla performance, non deve essere però l’ennesima scusa: se fumate poche sigarette dovreste sapere che il fumo non è né una cattiva abitudine, né un vizio ma è una vera tossicodipendenza, farmacologicamente simile a quella di un eroinomane o un cocainomane e quindi come tale tende a far aumentare la dose di sostanza anelata dall’organismo: ciò significa che probabilmente tenderete a fumare sempre più sigarette negli anni. Infine se siete giovani e fumatori, tenete a mente che le vostre performance sportive (e la salute) di quando avrete 40 o 60 anni, sono influenzate da quello che state facendo ora che ne avete 15 o 20, anche se smettete di fumare a 30. Ne vale davvero la pena?

I 10 motivi per smettere

Tutti dovrebbero smettere di fumare, sportivi o non sportivi. Ma per voi che fate sport ed amate la ghisa ci sono 10 motivi “speciali” per farvi spegnere l’ultima sigaretta:

1) I fumatori hanno livelli più bassi di testosterone e più alti di estrogeno rispetto ai non fumatori.

2) La capacità polmonare ridotta può indurre ad un più piccolo volume di ossigeno di raggiungere gli alveoli, con conseguente scambio alterato di gas e meno ossigeno nel corpo.

3) Il monossido di carbonio introdotto tramite il fumo di sigaretta,  sottrae ossigeno al sangue, inducendo effetti negativi sui tessuti. Una volta inalato, infatti, si combina, a livello alveolare, con grandi quantità di emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno, riducendo l’ossigeno disponibile. Quest’ultimo è invece importante al muscolo per funzionare correttamente: il risultato è una diminuzione nella forza muscolare, specie negli esercizi di resistenza.

4) Il cuore di un fumatore deve pompare mediamente di più per fornire l’ossigeno necessario, rispetto ad un fumatore di pari forma. Ciò determina maggiore affaticamento nel fumatore. La nicotina stessa tende inoltre ad aumentare la frequenza cardiaca che è il contrario di quello che dovrebbe essere uno degli obiettivi di uno sportivo.

5) Sfruttando meno il metabolismo aerobico si deve ricorrere a quello anaerobico: da qui una precoce formazione dell’acido lattico con precoce e maggiore spossatezza. Il senso di affaticamento prodotto dal fumo di sigaretta, può portare a non riuscire a rispettare una routine di allenamento regolare e costante.

6) Gli effetti sulla prestazione sportiva del fumo sono stati calcolati da uno studio pubblicato nel 1988 da Preventive Medicine. Gli scienziati non ebbero dubbi: la resistenza alla corsa, ad esempio, è notevolmente inferiore nei fumatori rispetto ai non fumatori (per ogni sigaretta fumata il tempo per completare la corsa aumenta di 40 secondi, fumare 20 sigarette ogni giorno rende gli atleti più vecchi di 12 anni quanto a capacità atletiche). In altre parole, chi ha 30 anni e fuma, corre come una persona che ne ha 42.

7) Fumare nel lungo periodo aumenta il rischio di infortuni ed aumenta il tempo di guarigione delle ferite: i fumatori con fratture della tibia, ad esempio, hanno bisogno di 4 settimane in più rispetto ai non fumatori per guarire ed hanno un maggior rischio di mancata guarigione completa.

Leggi anche:

Fumi subito dopo l’allenamento?

Fumare subito dopo l’allenamento è ancora più nocivo, perché:

1) Il fumo restringe i passaggi di aria nei polmoni e rende più difficile respirare. Dopo l’esercizio fisico, il corpo richiede più ossigeno possibile per recuperare e ricostruire i muscoli, ma il fumo compromette questo normale processo.

2) Fumare dopo lo sport aumenta i livelli di monossido di carbonio nel flusso sanguigno, e ciò può avere effetti negativi sulla funzione del cervello, privandolo dell’ossigeno necessario. Dopo l’allenamento, ci si sente esausti e disorientati, ed il fumo aumenta il rischio di avere vertigini e altri effetti indesiderati.

3) Dopo l’allenamento la frequenza cardiaca ha bisogno di ristabilirsi a livelli normali, se si fuma la nicotina agisce da stimolante e la frequenza cardiaca aumenta, invece di diminuire.

Condividi questo articolo con qualche compagno di palestra fumatore!

I migliori prodotti per il fumatore che vuole smettere di fumare

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, pensati per il fumatore che vuole smettere di fumare o che ha smesso da poco. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

I migliori integratori per lo sport

I migliori integratori alimentari scelti, selezionati ed usati dal nostro Staff di esperti, sono:

Costruisci una palestra a casa tua
Un ottima idea per allestire una minipalestra a casa tua, è quella di acquistare apparecchi specifici come tapis roulant, cyclette, panche, bilancieri, apparecchi all in one o vogatori. Alcuni apparecchi di buona qualità, scelti dal nostro Staff di esperti, ognuno imbattibile nella sua fascia di prezzo, sono :

Prodotti per contrastare i dolori muscolari
Chi fa parecchio sport potrebbe trovare estremamente utili i seguenti prodotti per contrastare i dolori muscolari ed accelerare i tempi di riabilitazione e recupero:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

I 5 falsi miti sull’allenamento in palestra

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma 5 FALSI MITI ALLENAMENTO IN PALESTRA ERRORI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Ano Pene.jpgAlcuni miti sono duri a morire, specialmente quelli che si tramandano da generazioni; ecco oggi una lista dei cinque più diffusi falsi miti sull’allenamento. Ovviamente sono errori e dubbi in cui un assiduo frequentatore di palestre non cadrebbe mai… ma sono molto diffusi invece tra i meno esperti.

1) Fare gli addominali ALTI e BASSI

Quanti di noi nel corso dell’allenamento distinguono gli esercizi per gli addominali bassi da quelli per gli addominali alti? Direi quasi tutti. Mi dispiace dirlo, ma gli “addominali bassi” non esistono! Infatti l’addome, nella sua parte centrale, è totalmente formato dal muscolo retto addominale. Nel corso dei piegamenti, quindi, l’intero muscolo viene sollecitato all’unisono. Una piccola differenza, invece, può esser fatta tra la parte destra e sinistra del retto addominale dato che il muscolo è separato nel suo mezzo dalla linea alba che consente di tendere le due porzioni del muscolo in modo indipendente, ma non del tutto! Rimane comunque di uso comune l’utilizzo della terminologia “addominali alti” ed “addominali bassi”, tanto che io stesso ho scritto un articolo chiamato: Come fare gli addominali alti, bassi e laterali (obliqui), consigli per livello base ed avanzato, come evitare i dieci errori più comuni [VIDEO]

2) Fare un solo allenamento lunghissimo a settimana

Un unico allenamento settimanale che duri magari varie ore, non serve praticamente a nulla, anzi può essere addirittura controproducente. Decisamente meglio invece fare 3-4 sedute di allenamento da circa 45 minuti in una settimana: trarrete giovamento sia per la vostra salute che per la vostra linea. Saranno infatti bruciate molte più calorie, avrete donato ai vostri muscoli una tonicità maggiore ed anche il vostro sistema cardiovascolare avrà una carica positiva.

Leggi anche: Sempre stanco dopo la palestra? E’ la Sindrome da sovrallenamento. Ecco gli errori ed i rimedi

3) Il dolore che proviamo il giorno dopo un allenamento è causato dall’acido lattico

Siamo chiari: l’acido lattico esiste, ma non è quella sostanza che fa sentire quel fastidiosissimo dolore il giorno dopo un duro allenamento. Infatti l’acido lattico è un metabolita che assicura energia al vostro muscolo quando siete sotto uno sforzo prolungato nel tempo. Questo sforzo, però, causa delle micro lacerazioni ai muscoli sollecitati. L’indebolimento muscolare ad insorgenza ritardata (DOMS), quindi, è causato da questi traumi muscolari che, come ogni cosa rotta, causa una forte sensazione di dolore. Ancor più sbagliato, poi, è provare a “smaltire l’acido lattico” con altra attività fisica intensa. Infatti una moderata attività fisica permetterà alle microlesioni di risanarsi con un’adeguata elasticità. L’esercizio intenso, invece, non farà altro che aggravare queste lesioni ed allungare i tempi di recupero.

Leggi anche: Dolore muscolare il giorno dopo l’allenamento: cause, cure e prevenzione

4) Più sudo e più dimagrisco

Sudare non è assolutamente un sinonimo della parola dimagrire. In realtà spesso chi suda tanto dimagrisce meno! Questa affermazione vi sembrerà una pazzia, ma non è così. La sudorazione è un meccanismo fisiologico che ha la finalità di abbassare o evitare di fa alzare troppo la temperatura del nostro corpo. Quando nel corso di un allenamento si suda tanto, la temperatura del corpo sta salendo molto. Questo porterà ad effettuare una seduta di allenamento molto breve poiché l’alta temperatura presuppone un forte sforzo. Se invece riuscissimo ad effettuare un allenamento non molto stressante, la temperatura del nostro corpo non salirebbe troppo e noi riusciremmo a fare un allenamento più duraturo e quindi con un dispendio maggiore di calorie.

Leggi anche: Vi spiego perché chi va in palestra ingrassa di più

5) Se faccio attività fisica e non dimagrisco il mio allenamento è sbagliato

Dimagrire significa perdere massa grassa, non perder peso. Così può capitare che dopo una settimana di duro allenamento e di dieta ferrea la nostra bilancia mostri sempre lo stesso peso. Questo non significa che “ho problemi di metabolismo!”. Molto semplicemente, invece, la massa grassa persa è stata sostituita da uno stesso peso di massa magra. I vostri muscoli saranno più scolpiti, la vostra pancia sarà più piatta ma la vostra bilancia sarà bugiarda. Infatti sarete dimagriti, ma non avrete perso peso. Quindi se volete esser certi di star perdendo massa grassa, basta effettuare con regolarità un bioimpedenziometria, che vi dirà esattamente la percentuale di massa grassa, massa magra e acqua presente nel vostro organismo.

Leggi anche: Vuoi aumentare i tuoi muscoli? il vero allenamento comincia a tavola!

Con queste nozioni potete riprendere il vostro allenamento con molta più consapevolezza. Buon lavoro!

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui miei nuovi post, metti like alla mia pagina Facebook o seguimi su Twitter, grazie!

Percentuale di grasso corporeo normale per uomo e donna

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERCENTUALE DI GRASSO CORPOREO UOMO DONNA  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgIl range di normalità per la percentuale di grasso corporeo considerata adeguata per una vita in salute è mediamente il seguente:

Uomini: tra il 10% ed il 18%

Donne: tra il 18% ed il 26-28%

Rispetto alla popolazione generale, le percentuali di grasso corporeo desiderabili per i soggetti fisicamente attivi, e ancor più per gli atleti professionisti, sono ovviamente inferiori, come vedremo in seguito. Una domanda che ci si può porre è: perché uomo e donna hanno percentuali di grasso corporeo normale così diverse? La ragione di questa profonda differenza tra uomo e donna è determinata dalla maggior quantità di grasso primario o essenziale della donna (12% contro il 3-5% dell’uomo) e dal diverso corredo ormonale (che favorisce un maggior accumulo di massa magra nell’uomo piuttosto che nella donna). Ciò riflette – non me ne vogliano le femministe – i compiti che la natura ha inizialmente ritagliato per i due sessi fin dalla preistoria: l’uomo cacciatore doveva portare “a casa” il cibo, la donna aveva invece il compito di gestire la gravidanza. Masse magre e grasse diverse adeguate per svolgere compiti diversi.

Cos’è il grasso primario o essenziale?

Il grasso primario o essenziale rappresenta la quota di adipe contenuta nel sistema nervoso centrale, nel midollo osseo, nelle ghiandole mammarie, nei reni, nella milza ed in altri tessuti. Considerata la particolare localizzazione anatomica, il grasso essenziale possiede un ruolo fisiologico di primaria importanza, al punto da essere considerato la minima percentuale di massa grassa compatibile con uno stato di buona salute. Il grasso di deposito – che sommato a quello primario ci dà l’entità del grasso corporeo totale – è concentrato a livello sottocutaneo, toracico – addominale (viscerale), intramuscolare ed intermuscolare, con profonde differenze di localizzazione tra uomo e donna che sono assenti nell’infanzia ma che iniziano a manifestarsi dopo la pubertà:

  • Disposizione androide dell’adipe: (anche detta centrale, viscerale, tronculare o “a mela”): tipicamente maschile, si associa ad una maggiore distribuzione di tessuto adiposo nella regione addominale, toracica, dorsale e cerviconucale.
  • Disposizione ginoide dell’adipe (detta anche periferica, sottocutanea o “a pera”): tipicamente femminile, si caratterizza per una distribuzione delle masse adipose nella metà inferiore dell’addome, nelle regioni glutee ed in quelle femorali.

E’ interessante notare infine che in età adulta il tessuto adiposo viscerale risulta maggiore nell’uomo rispetto alla donna, mentre il tessuto adiposo sottocutaneo è maggiore nella donna piuttosto che nell’uomo.

Leggi anche: Il ciclo influenza le prestazioni in palestra: il periodo migliore per allenarsi e gli esercizi da fare durante le mestruazioni

Quando il grasso è troppo poco

Quando la percentuale di grasso corporeo scende fino a ridursi alla sola quota di grasso essenziale o poco più, l’organismo ne risente; si registra, ad esempio, una maggiore suscettibilità alle infezioni nell’uomo ed amenorrea, spesso accompagnata ad osteopenia, nella donna. A tale proposito leggi anche: Mancanza di ciclo mestruale da eccessivo allenamento: cause e cure

Percentuale di grasso corporeo totale per le diverse categorie di soggetti

Ovviamente la quantità di grasso considerata “normale” per un giovane atleta professionista, non è la medesima per un individuo “comune” o avanti con gli anni.

Maschi Femmine
Atleti 5.0 – 13.0 12.0 – 22.0
Persone attive 12.0 – 18.0 16.0 – 25.0
Leggero soprappeso 19.0 – 24.0 26.0 – 31.0
Obesi > 24.0 > 31.0

Per misurare la percentuale di grasso corporeo sono state sviluppate diverse metodiche, come la plicometria e la bioimpedenziometria. A tale proposito leggi anche: La dieta ti sta facendo perdere massa magra o massa grassa? Scoprilo con la bioimpedenziometria

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Mancanza di ciclo mestruale da eccessivo allenamento: cause e cure

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MANCANZA CICLO MESTRUALE ALLENAMENTO PESI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgNelle donne in età fertile ed al di fuori del periodo gravidico e di quello puerpuerale, l’intervallo tra una mestruazione e quella successiva può oscillare tra i 23 ed i 35 giorni (con una durata delle perdite ematiche non superiore ad 8 giorni); questo periodo può essere suddiviso in 3 fasi:

  1. periodo pre-mestruale, ossia i 7 giorni che precedono la mestruazione;
  2. periodo mestruale, coincidente con i giorni di flusso;
  3. periodo post-mestruale.

In seguito ad attività sportiva intensa, specie in sala pesi o nella corsa di resistenza, spesso si verificano alterazioni del ciclo mestruale, in particolare:

  • Oligomenorrea: con questo termine si intende la ricorrenza delle mestruazioni ad intervalli di tempo superiori ai 35 giorni ma inferiori a 3 mesi.
  • Amenorrea secondaria: quando la sospensione del ciclo mestruale in una donna che ha già avuto precedenti mestruazioni supera i 3 mesi (almeno tre mestruazioni saltate).
  • Oligo-amenorrea: quando si alternano cicli molto lunghi ad assenza di ciclo per più di 3 mesi.

Sintomi correlati alla mancanza di mestruazioni
Contemporaneamente all’assenza di mestruazioni potrebbero essere presenti altri segni o sintomi, come ad esempio:

  • acne;
  • osteopenia;
  • dolore pelvico;
  • infezioni;
  • disturbi visivi;
  • perdita di capelli;
  • secrezione lattea dal capezzolo;
  • mal di testa;
  • eccesso di peli sul viso.

Leggi anche: Perché viene la diarrea prima e durante il ciclo mestruale e cure

Cause di oligomenorrea ed amenorrea nelle atlete
Studi recenti su atlete specializzate nella corsa di resistenza hanno evidenziato come circa un terzo di esse andasse incontro ad amenorrea durante il periodo di allenamento e la stagione agonistica; uno dei motivi principale è stato riconosciuto nella scarsa percentuale di grasso corporeo. La donna, infatti, è stata “progettata” dalla natura in maniera funzionale alle necessità del parto: in presenza di un livello troppo basso di grasso corporeo, la vita della eventuale madre e di suo figlio potrebbe essere in pericolo e così l’organismo blocca le mestruazioni a “scopo preventivo”.

A che percentuale di grasso corporeo si possono verificare alterazioni del ciclo?
Le alterazioni tendono a comparire scendendo ad una percentuale di grasso corporeo vicina alla sola quota di grasso essenziale o poco più: tra le mie pazienti mediamente una body fat percentage del 15% tende a dare oligomenorrea od amenorrea. A tale proposito ti consiglio di leggere anche: Percentuale di grasso corporeo normale per uomo e donna

Maggiore allenamento e maggior rischio di alterazioni del ciclo
Un fattore che può concorrere all’amenorrea e all’oligomenorrea è l’intensità dell’allenamento: uno studio ha permesso di evidenziare come l’incidenza dell’amenorrea sia correlata alla distanza percorsa settimanalmente da atlete di mezzofondo o alla quantità di allenamento in sala pesi.

Altre condizioni che aumentano il rischio di alterazioni del ciclo
Parallelamente all’eccessivo esercizio fisico, vi sono altre condizioni che possono aumentare il rischio di alterazioni del ciclo mestruale, come ad esempio:

  • Condizione di stress mentale. Un periodo caratterizzato da particolare stress emotivo può alterare temporaneamente il funzionamento dell’ipotalamo, cioè quella parte del cervello deputato al controllo ormonale che regola il ciclo mestruale. Di conseguenza può verificarsi una sospensione dell’ovulazione e delle mestruazioni. In genere, se la condizione di stress viene a mancare o si riduce, i cicli mestruali riprendono regolarmente. Lo stress in eccesso potrebbe essere ricondotto anche alla Sindrome da sovrallenamento, a tal proposito leggi anche: Sempre stanco dopo la palestra? E’ la Sindrome da sovrallenamento. Ecco gli errori ed i rimedi.
  • La Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) può provocare livelli relativamente elevati e prolungati di ormoni. Può essere geneticamente determinata ma può anche essere come si è detto sopra, provocata dallo stress, in una forma che in questo caso sarà facilmente reversibile una volta sospesa la causa.
  • Ipertiroidismo, cioè l’iperattività della tiroide o ipotiroidismo (scarsa attività) possono essere causa di irregolarità mestruali, tra cui amenorrea.
  • Storia familiare. Se in famiglia altre donne hanno avuto a che fare con l’amenorrea, è possibile una predisposizione al problema.
  • Peso corporeo eccessivamente basso. Essere al disotto del peso normale può influire sulle funzioni ormonali dell’organismo e sull’ovulazione, anche in donne che non esagerano nell’allenamento in palestra o nella corsa. Ciò è particolarmente evidente nelle donne che soffrono di disturbi alimentari come anoressia e bulimia, che sono soggette all’assenza di mestruazioni.

Esistono moltissime altre cause che possono portare ad alterazioni del ciclo mestruale, se vuoi conoscerle tutte ti consiglio di leggere anche questo mio articolo: Perché ho un ritardo del ciclo? Quanti giorni devono passare prima di preoccuparmi? A chi chiedere aiuto e come mi devo comportare?

Alterazioni del ciclo da troppo allenamento: cosa fare?
Da assiduo frequentatore di palestra, so quanto è difficile rinunciare ad allenarsi nella maniera preferita, ma la salute viene prima di qualsiasi passione: il mio primo consiglio è ovviamente quello di alleggerire il carico dell’allenamento o di rinuciarvi per un dato periodo: tra le mie pazienti questa accortezza ha funzionato l’80% delle volte. Se – nonostante lo stop – le alterazioni del ciclo dovessero continuare, recatevi dal vostro medico che, tramite visita, esami di laboratorio (prolattina, TSH, FSH…) e di immagine (ecografia o altre metodiche), indagherà sulle cause dell’alterazione. Se l’amenorrea è causata da problemi con l’ipofisi o con la tiroide, il trattamento potrà essere farmacologico. Nei casi in cui l’assenza di mestruo dipenda da un tumore o comunque da un impedimento organico, potrà essere necessario ricorrere alla chirurgia.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!