La crosticina della carne alla griglia fa male al tuo cuore

MEDICINA ONLINE MANGIARE DIETA CIBO DIMAGRIRE PROTEINE CARNE SALUMIAlla fine è sempre così: le cose più buone spesso fanno male. Questa volta sotto osservazione ci va a finire addirittura la crosticina che si forma sulla carne quando viene cucinata alla griglia. Perché? E’ colpa degli AGE, gli Advanced Glication End products o “prodotti avanzati della glicazione”: un acronimo che dovremo purtroppo imparare a conoscere, se i dati raccolti da alcuni ricercatori americani saranno confermati come pare probabile. La responsabile dello studio in questione è Karen Chapman-Novakofski, una nutrizionista dell’Università dell’Illinois a Urbana; la dottoressa ha analizzato dieta e rischio cardiovascolare di 65 persone, sia messicani che bianchi, scoprendo che all’aumentare dell’introito di AGE cresce la probabilità di eventi cardiovascolari (per ogni “unità” arbitraria di AGE in più il rischio quadruplica quasi).

Chapman-Novakofski ha affermato: «Mangiare meno grassi saturi e più frutta, verdura e fibre in generale è sicuramente fondamentale per i diabetici, ma questi dati indicano che conta molto anche il modo in cui prepariamo i cibi. Per anni i nutrizionisti hanno raccomandato ai diabetici di cuocere gli alimenti al forno o alla griglia, senza friggerli; i nostri dati indicano che questo è vero, ma che con la griglia bisogna fare attenzione perché gli AGE si formano proprio durante la cottura “asciutta” ad alte temperature. E gli AGE, è noto, si associano a un incremento della formazione di placche aterosclerotiche».

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Creata in laboratorio la super cipolla che non fa piangere e fa bene al cuore

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CIPOLLA VERDURA CUCINA CIBO (2)Una super cipolla che “non fa piangere” è stata creata in laboratorio dagli scienziati del New Zealand Institute for Plant and Food Research Limited, che hanno escluso dal loro esperimento la proteina responsabile del processo chimico che porta la lacrimazione, per arricchirlo invece di un composto simile allo zolfo, che è utile per la salute del cuore.

Per approfondire: Benefici e proprietà della cipolla: protegge il cuore, depura e ci difende dai tumori

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Le malattie cardiache si stanno globalizzando

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MONDO SPAZIO TERRA PIANETA ASTRONAUTALa “globalizzazione” delle malattie cardiovascolari è una realtà: si stanno diffondendo sempre più nei Paesi in via di sviluppo a causa dell’aumento dei fumatori e dell’effetto imitativo rispetto a errati stili di vita dei popoli ricchi, in particolare a livello di alimentazione. Secondo il Global adult tobacco survey, più del 40% degli uomini fa regolarmente uso di tabacco in 8 dei 14 Paesi a reddito medio-basso analizzati. I livelli medi di pressione sanguigna misurati in Africa sono fra i più alti al mondo e, al contrario dei Paesi sviluppati, si registra un costante aumento sia tra gli uomini sia tra le donne sin dagli anni Novanta. E poi in Africa del Nord e in Medio Oriente la misura del giro vita è fra le più grandi al mondo e l’aumento nell’assunzione di grassi e di cibi “spazzatura” occidentali sta causando un aumento del rischio. Inoltre in alcuni Paesi, il rapido sviluppo economico sta causando un ingente degrado ambientale, oltre all’inquinamento dell’aria e acustico.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Sindrome del cuore infranto: il falso infarto di chi ha il “cuore spezzato”

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO RAGAZZA TRISTE DONNA DEPRESSIONE STANCA PAURA FOBIA PENSIERI SUICIDIO FIUMA PONTECerte malattie sembrano essere quasi “romantiche”, almeno nel nome: è il caso di una patologia poco conosciuta, la cosiddetta “Sindrome del cuore infranto” anche chiamata Sindrome tako-tsubo ed anche conosciuta come cardiomiopatia da stress, che si manifesta con sintomi simili a quelli dell’infarto (questa patologia è appunto conosciuta come “falso infarto“), ma senza che vi siano ostruzioni a livello delle coronarie.

Quanto è frequente?

La sindrome tako-tsubo è un evento abbastanza raro: l’incidenza nella popolazione generale è di 1:36.000. Su 100 pazienti che, in seguito a un dolore toracico, vengono sottoposti a coronarografia, solo uno o due sono riconosciuti affetti. La tipologia più frequente di paziente è una donna in post-menopausa, senza significativi fattori di rischio cardiovascolare. Il rapporto maschi/femmine è di circa 1:3. La frequente associazione della sindrome con il calo degli estrogeni fa ipotizzare che alla sua base vi sia un danno dell’endotelio, soprattutto dei vasi subepicardici.

Leggi anche: Morte psicogena, l’apatia che può farti morire: come uscirne

Cause e fattori di rischio della Sindrome del cuore infranto

La sindrome oggetto dell’articolo si presenta tipicamente in seguito a eventi emozionanti (separazioni, lutti, licenziamenti…) o periodi fortemente stressanti (super-lavoro, problemi in famiglia, malattie croniche…) e colpisce, come detto precedentemente, soprattutto le donne in post-menopausa. Fattori di rischio importanti sono sicuramente l’ipertensione arteriosa e la presenza di patologie particolarmente invalidanti del sistema nervoso centrale, quali ictus ischemico, emorragia cerebrale ed epilessia: esse sembrerebbero in grado di scatenare la cardiopatia da stress in pazienti predisposti.

Un caso a cui ho assistito personalmente

La Sindrome del cuore infranto è un evento molto raro, tuttavia quando facevo l’internato per l’abilitazione al Policlinico Umberto I, nel reparto di geriatria, ho assistito proprio al verificarsi di questa sindrome. Un paziente anziano, ma globalmente in salute, è arrivato in reparto per una improvvisa insufficienza respiratoria. In serata era parò stabile, respirava bene, mi raccontava di quanto fosse addolorato per la morte di sua moglie avvenuta neanche una settimana prima. Il giorno dopo venni a sapere che il paziente era deceduto nella notte, probabilmente a causa della Sindrome del cuore infranto.

I meccanismi della sindrome del cuore infranto

Le cause di questa sindrome non sono ancora chiare. Tuttavia molti medici concordano sui possibili meccanismi attraverso cui alcune alterazioni ormonali e certe patologie neurologiche sarebbero in grado di scatenare tale sindrome. In particolare, il danno di specifiche aree cerebrali indurrebbe un’eccessiva attivazione del sistema simpatico. Attivazione che, a sua volta, causerebbe un aumento della produzione dei neurotrasmettitori catecolamine, che sarebbe in grado di alterare la normale funzione cardiaca e di determinare i sintomi tipici della cardiomiopatia da stress. Ciò suggerisce che in pazienti con gravi disturbi neurologici sarebbe opportuno attuare misure preventive volte a limitare le conseguenze sul piano cardiologico sia del danno neurologico sia delle terapie di supporto spesso utilizzate in questa tipologia di pazienti. Ridurre il rischio di cardiomiopatia da stress contribuirebbe a migliorare gli outcome riabilitativi e la qualità di vita in pazienti con importanti malattie neurologiche.

Leggi anche: Pressione alta (ipertensione arteriosa): sintomi, cause, valori e cure

Sintomi della sindrome del cuore infranto

Come dicevo all’inizio dell’articolo, i sintomi della cardiomiopatia da stress sono molto simili a quelli dell’infarto: non è raro che bravi cardiologi o internisti la scambino proprio per un infarto del miocardio. La sindrome si manifesta con un tipico dolore anginoso, spesso prolungato, che può insorgere durante uno sforzo o, nel 40% dei casi, anche a riposo. L’elettrocardiogramma mostra un sopraslivellamento del tratto ST in numerose derivazioni, mentre la coronarografia non evidenzia stenosi significative. Gli esami di laboratorio rivelano un’alterazione degli indici di necrosi miocardica, ma i valori non raggiungono mai livelli molto elevati. Quello che fa sospettare la sindrome è la discrepanza tra il grado severo di disfunzione del ventricolo sinistro e i modesti livelli sierici degli enzimi.

Differenze tra sindrome del cuore infranto ed infarto del miocardio

Come abbiamo visto i sintomi del falso infarto e dell’infarto del miocardio, sono molto simili. Le differenze sono soprattutto a livello eziologico. Nell’infarto del miocardio si verifica una ostruzione parziale o totale (da aterosclerosi, trombi, emboli) di una o più arterie coronarie, le quali hanno il compito di rifornire d’ossigeno il muscolo cardiaco. La mancanza d’ossigeno conduce alla necrosi (cioè morte) il miocardio interessato e, con la morte di parte del muscolo cardiaco, si ha una riduzione delle capacità contrattili del cuore. Nella Sindrome del cuore infranto invece non c’è ostruzione delle coronarie. Il danno si verifica probabilmente a causa di una alterazione quantitativa di adrenalina e noradrenalina. La variazione di questi ormoni legati allo stress sembra modificare anatomia e funzionalità del tessuto muscolare che costituisce il ventricolo sinistro. Quindi, pur portando a simili sintomi, gli effetti della cardiomiopatia di tako-tsubo non sono legati a restringimenti interni delle arterie coronarie, né tanto meno a processi di necrosi del miocardio. Del resto, possono essere interessate anche persone del tutto sane dal punto di vista cardiaco.

Diagnosi della Sindrome del cuore infranto

La diagnosi di sindrome tako-tsubo viene fatta in pratica per esclusione, solo dopo aver eliminato il dubbio della presenza di tutte le altre patologie che causano sintomi simili, tra queste ricordiamo: infarto miocardico acuto, miocardite, pericardite, dissezione aortica, miocardiopatia secondaria a emorragia subaracnoidea. Gli strumenti usati per la diagnosi differenziale sono principalmente le indagini di laboratorio (CK-MB, CK totali, GOT, LDH…) l’elettrocardiogramma, l’ecocolordoppler, l’RX Torace, la tomografia computerizzata con mezzo di contrasto. In alcuni casi si possono documentare rallentamenti del flusso coronarico a livello epicardico. La scintigrafia miocardica con 99mTc può mostrare una diminuita captazione del radionuclide a livello del ventricolo sinistro.

Trattamento e prognosi

Un’attenzione particolare deve essere posta nel rassicurare il paziente sulla prognosi sostanzialmente favorevole della sindrome, questo perché le alterazioni della morfologia del ventricolo non si accompagnano a occlusioni coronariche. La sopravvivenza a 7 anni dall’episodio è del 98% circa. Il trattamento consiste nel riposo e nella terapia di supporto, che deve basarsi sulla somministrazione di beta-bloccanti, ACE-inibitori, acido acetilsalicilico e diuretici. Il recupero è solitamente spontaneo e la normale funzione miocardica si ripristina nel giro di alcune settimane.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Da quanto pesi si può prevedere il tuo rischio di sviluppare malattie cardiache

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DIMAGRIRE GRASSO DIETA DIETOLOGIA CALORIE IPOCALORICA OBESO OBESITA SOVRAPPESO KG BILANCIA (2)Dalla misurazione dell’indice di massa corporea e del girovita delle persone in sovrappeso si può, secondo una recente ricerca di scienziati olandesi, prevedere con una certa precisione il rischio di malattie cardiache. Uno studio ad ampio raggio, quello condotto dall’equipe di ricercatori della Heart Foundation olandese, e pubblicato su European Journal of Cardiovascular Prevention and Rehabilitation, che ha preso in considerazione un cospicuo campione di popolazione, 20.500 tra uomini e donne, cui, dal 1993 al 1997 sono stati registrati sia l’indice di massa corporea che il girovita. Comparando i dati raccolti con quelli dei registri ospedalieri in un intervallo di tempo di dieci anni, i ricercatori hanno appurato che più della metà (53%) di tutti i casi mortali dovuti a disturbi cardiaci e circa un quarto (dal 25 al 30%) di tutti i casi non mortali registrati erano occorsi in persone obese e sovrappeso.

L’indice di massa corporea ed il girovita insomma, oltre ad essere già stati individuati come fattori di rischio per le malattie cardiovascolari potrebbero, secondo i ricercatori olandesi, aiutare effettivamente nel prevedere il rischio di sviluppare o di morire di malattie cardiache. Ciò che questo studio dimostra, sostengono i ricercatori, è l’effetto sostanziale che sovrappeso e obesità hanno nei confronti delle malattie cardiovascolari, siano esse mortali o meno. Un motivo in più per evidenziare la necessità di politiche sociali ed interventi di sanità pubblica per prevenire il diffondersi dell’obesità.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Il farmaco per la pressione che aiuta a curare il cancro

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Dieta Peso Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaSmettere fumare Obesità Pressione CancroIl Losartan è un farmaco comunemente usato per curare la pressione alta. Uno studio pubblicato su Nature Communications sostiene che grazie alla sua azione sui vasi sanguigni il Losartan sia in grado di ridurre la formazione di tumori nei topi e di aumentare la sopravvivenza dei malati. I vasi sanguigni forniscono alle cellule tumorali le sostanze nutrienti e sono anche i responsabili della distribuzione di agenti anti-tumorali. Ma vi sono sollecitazioni fisiche alle quali i vasi sono sottoposti che possono limitare il flusso di sangue e ridurre la capacità di chemioterapici di penetrare nei tumori. Questo ne ostacola ovviamente la cura. Rakesh Jain e colleghi del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, negli Usa, hanno scoperto che il trattamento con l’antagonista dell’angiotensina II (un ormone che aumenta la frequenza dei battiti cardiaci), il Losartan appunto, ampiamente usato per trattare l’ipertensione, riduce la produzione di proteine e zuccheri complessi che comprimono i vasi sanguigni tumorali.

Viene così alleviata la costrizione dei vasi sanguigni e questo aiuta la consegna del farmaco chemioterapico 5-flurouracile per curare i tumori in questi topi. Quando i topi affetti da tumore al pancreas o al seno sono stati trattati in combinazione con Losartan e 5-fluorouracile, la crescita del tumore è stata significativamente ritardata e il tempo medio di sopravvivenza è aumentata rispetto alla somministrazione del solo 5-fluoruracile. I risultati suggeriscono che questo farmaco, poco costoso e usato da decenni in tutta sicurezza, potrebbe in futuro rivelarsi utile per il trattamento dei tumori anche nell’uomo. Non dimenticando però che gli effetti del Losartan sulla pressione sanguigna potrebbero renderlo controindicato per alcune categorie di pazienti.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

La dieta per chi soffre di pressione alta

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CUORE PRESSIONE SANGUE IPERTENSIONE ARTERIOSA SFIGMOMANOMETRO FONENDOSCOPIOLa dieta per chi soffre di pressione alta (ipertensione) dovrà essere studiata appositamente per cercare di combattere questo disturbo. L’ipertensione arteriosa infatti può essere migliorata con una dieta sana, ipocalorica e assolutamente iposodica. Non sottovalutate mai la pressione alta, che può avere una predisposizione genetico-familiare ma che nella maggior parte dei casi viene aggravata da uno stile di vita inappropriato. Da evitare il sovrappeso e l’obesità, la sedentarietà e una dieta sbilanciata, ricca di sodio e con poco potassio, magnesio e acidi grassi omega3.

Esempio di dieta per chi soffre di pressione alta

E’ ovvio che una dieta deve essere sempre realizzata visitando prima il paziente e facendo delle attente misurazioni e considerazioni. Io non do mai ai miei pazienti una dieta generica, tuttavia in questa sede voglio fare una eccezione fornendovi una dieta “guida” che può fornirvi una idea generale su quello che vi taaende. A colazione potrete consumare mezzo bicchiere di succo d’arancia, una tazza di fiocchi d’avena, una tazza di latte scremato, due fette biscottate integrali, un cucchiaino di margarina, un cucchiaino di zucchero e una banana. Per pranzo 90 g di spaghetti integrali con salsa marinara, 200 g di insalata verde accompagnata da 2 cucchiai di condimento a basso contenuto di sodio, una mela, un bicchiere di succo d’uva e per cena 75 g di pollo alla griglia con 100 g di zucchine grigliate, 80 g di insalata di pasta con del condimento leggero, un panino di grano integrale, un cucchiaino di margarina a basso contenuto di sodio, 80 g di torta alle pesche, mezza tazza di latte scremato e mezzo bicchiere di succo di mirtillo. Si tratta di un menu equilibrato che fornisce 1914 calorie con 1027 mg di sodio e 3755 mg di potassio.

Cibi consigliati e da evitare per chi soffre di pressione alta

Da mangiare in quantità troviamo le carni magre, il pollame, il pesce, i crostacei, la carne magra di maiale non salata, ovviamente la frutta e la verdura, da consumare fresche e di stagione, il tonno a basso contenuto di sale, il salmone in scatola senza sale aggiunto, noci e semi non salati, il burro di arachidi a basso contenuto di sodio, i piselli secchi, i fagioli, le lenticchie, il brodo a basso contenuto di sodio, il pepe, le spezie con basso contenuto di sale, l’aceto, il succo di limone, il ketchup a basso contenuto di sodio, i sottaceti a basso contenuto di sodio, le salse a basso contenuto di sodio e la salsa al peperoncino. Andrebbero invece evitati i cibi come i salumi, i formaggi stagionati, gli insaccati, le carni affumicate, gli hot dog, le salsicce, la pancetta, lo speck canadese, senape e ketchup, di burro e di margarina, gli snack salati, i cibi fritti e, da abolire quasi completamente, il sale da cucina. In generale, come potrete intuire dal nostro elenco, andrebbero evitati tutti i cibi troppo pesanti e con troppe calorie, ma anche ricchi di grassi saturi poco salutari.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Combattere l’ipertensione quando i farmaci non funzionano più: la tecnica della denervazione renale

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Combattere l’ipertensione farmaci non funzionano tecnica della denervazione renaleUna particolare tecnologia, la denervazione renale, sembra offrire una possibilità terapeutica per i pazienti ipertesi i cui valori pressori non possono essere controllati dalle terapie farmacologiche attualmente disponibili. «Sono un miliardo nel mondo i pazienti ipertesi e, nonostante i progressi nel campo delle terapie, il 22% di loro non ha un buon controllo pressorio – ricorda Silvio Bertoli, direttore della U.O. Nefrologia e Dialisi, IRCCS Multimedica, Sesto San Giovanni (MI) -. In questo gruppo bisogna considerare coloro che non assumono correttamente le terapie, ma esiste un numero di pazienti la cui ipertensione è resistente nonostante una terapia adeguata». Sono questi i potenziali candidati alla procedura.

Continua la lettura su https://www.corriere.it/salute/cardiologia/13_luglio_14/denervazione-renale_b89f2aa6-8b21-11e2-b7df-bc394f2fb2ae.shtml

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!