I bambini italiani sono i più grassi d’Europa

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PIOGGIA NATURA BAMBINOIl dott. Michele Carruba, del Centro studi e ricerche sull’obesità dell’università degli studi di Milano, oggi all’Expo, ha dichiarato: In Italia abbiamo il triste primato di avere i bambini più grassi d’Europa, con il 24% sovrappeso e il 12% obeso (e siamo secondi al mondo dopo gli Stati Uniti). Questo perché stiamo perdendo la nostra tradizione alimentare mediterranea. Con l’industrializzazione e la tecnologia le persone continuano a mangiare la stessa quantità di cibo da un punto di vista quantitativo, ma non si muovono più e quindi non bruciano energia”. In Italia è obeso il 10% della popolazione, cui si deve aggiungere un altro 46% di persone in sovrappeso. L’obesità è un importante fattore di rischio per il diabete e le malattie cardiavascolari, principali causa di morte nei Paesi occidentali.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Attenti al pisolino: oltre i 40 minuti aumenta rischio diabete

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DORMIRE LETTO DIVANO PIGIAMA RIPOSO RELAX (2)Concedersi un pisolino troppo lungo può aumentare moltiplicare il rischio di diabete di tipo 2. E’ ciò che si desume da uno studio presentato al Congresso dell’Associazione europea per lo studio di diabete (Easd), Stoccolma. Se il pisolino supera la durata di un’ora il pericolo di ammalarsi aumenta del 46%. La cosa migliore è dormire al massimo 40 minuti: solo superando questa soglia il pericolo di diabete cresce. La ricerca è stata condotta dal giapponese Tomohide Yamada dell’università di Tokyo ed è in realtà una meta-analisi di oltre 680 studi sul tema pubblicati fino al novembre 2014 e inseriti nei database di Medline, Cochrane Library e Web of Sciences condotti tra Europa, Asia e Usa, coinvolgevano complessivamente più di 260 mila persone. Le ragioni di questo legame sono ancora sconosciute.

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Dietoterapia: le diete per il diabete, l’ipertensione ed altre patologie

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO PENTOLA PADELLA CUCINA DIETA CIBO MANGIARE OLIVEI soggetti affetti da patologie, per ottenere uno stato di salute ottimale, devono porre estrema attenzione alla loro dieta, molto di più di quando già debba farlo un soggetto sano. E’ qui che entra in gioco la dietoterapia, ovvero quella branca della dietetica che si occupa della nutrizione in condizioni patologiche. Varie sono le patologie che possono essere affrontate non solo dal punto di vista farmacologico o chirurgico, ma anche grazie a determinate “diete in condizioni patologiche”.

Diabete

Il diabete è una patologia caratterizzata da un aumento della concentrazione di glucosio nel sangue a causa di un difetto assoluto o relativo di insulina, ormone secreto dal pancreas ed indispensabile per il metabolismo degli zuccheri. Un valore di glicemia è considerato normale fino al valore di 110 mg/dl. La diagnosi di diabete è certa con un valore superiore a 200 mg/dl, rilevato in qualunque momento della giornata o due ore dopo un carico di glucosio. Valori di glicemia compresi fra 140 a 200 dopo un carico di glucosio definiscono invece la ridotta tolleranza al glucosio che può evolvere nel tempo verso un Diabete conclamato.
Il diabete può determinare complicanze acute o croniche. Le complicanze acute sono più frequenti nel diabete tipo 1 e sono in relazione alla carenza pressoché totale di insulina.
Nel diabete tipo 2 le complicanze acute sono piuttosto rare, mentre sono molto frequenti le complicanze croniche che riguardano diversi organi e tessuti, tra cui gli occhi, i reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici.
La terapia della malattia diabetica ha come cardine l’attuazione di uno stile di vita adeguato.
La dieta del soggetto diabetico ha l’obiettivo di ridurre il rischio di complicanze attraverso il mantenimento di valori di glucosio, lipidi plasmatici e pressione arteriosa il più possibile vicini alla norma.

  • Diabete tipo 1: Riguarda circa il 10% delle persone con diabete e in genere insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. Nel diabete tipo 1 il sistema immunitario attacca le cellule che producono insulina. Per questo motivo, il diabete di tipo 1 viene classificato tra le malattie cosiddette “autoimmuni”, cioè dovute a una reazione immunitaria diretta contro l’organismo stesso.
  • Diabete tipo 2: È la forma più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia. La causa è ancora ignota, anche se è certo che il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono poi a utilizzarla. In genere, la malattia si manifesta dopo i 30-40 anni e numerosi fattori di rischio sono stati riconosciuti associarsi alla sua insorgenza. Tra questi: la familiarità per diabete, lo scarso esercizio fisico, il sovrappeso e l’appartenenza ad alcune etnie. Il rischio di sviluppare la malattia aumenta con l’età, con la presenza di obesità e con la mancanza di attività fisica: questa osservazione consente di prevedere strategie di prevenzione “primaria”, cioè interventi in grado di prevenire l’insorgenza della malattia e che hanno il loro cardine nell’applicazione di uno stile di vita adeguato, che comprenda gli aspetti nutrizionali e l’esercizio fisico.

Ipertensione

L’ipertensione è una patologia caratterizzata da un aumento considerevole della pressione sanguigna con valori oltre la norma. Un individuo viene definito iperteso quando la sua pressione arteriosa sistolica o massima è superiore a 140 mmHg e quella diastolica o minima è superiore a 95 mmHg.
Esistono due tipologie d’ipertensione, quella primaria o essenziale e quella secondaria. Nella primaria si ha un incremento della pressione sanguigna causato da fattori non identificabili. Nell’ipertensione secondaria è invece possibile associare tale rialzo ad una causa ben precisa come l’insufficienza renale, le malattie vascolari renali, la sindrome di Cushing, l’iperaldosteronismo, l’uso del contraccettivo orale, l’obesità. Una diminuzione del peso corporeo medio tra i 5 e i 7 Kg può ridurre la pressione arteriosa mediamente di circa 10 – 20 mmHg, sia per la diastolica che per la sistolica, in soggetti con un peso superiore al 10% del peso ideale.

Dislipidemie

La dislipidemia è una condizione clinica caratterizzata da un incremento dei grassi circolanti nel sangue (colesterolo e trigliceridi).
I lipidi o grassi sono sostanze fondamentali per il nostro organismo, così come lo sono le proteine e gli zuccheri perché rappresentano una fonte di energia diretta (dopo gli zuccheri e le proteine) e soprattutto una forma di accumulo della energia stessa. Essi non rappresentano un pericolo per la salute dell’uomo finché la loro concentrazione non supera un valore limite nel qual caso, vuoi per un apporto superiore alle necessità dell’organismo, vuoi per una predisposizione genetica, può verificarsi un loro accumulo in alcuni organi come il fegato e nei vasi sanguigni. L’accumulo dei grassi nelle arterie predispone all’infarto ed in generale alla malattia coronarica. La dislipidemia va tenuta sotto controllo in primis con la dieta e, qualora questa non sia sufficiente, con la prescrizione di integratori e farmaci appropriati.

Epatopatie

Per malattia epatica (o epatopatia) si intende una patologia che comprometta la funzionalità dell’organo epatico. Le possiamo distinguere in epatopatia:
  • da infezione, conseguente ad epatite
  • da steatosi, (causata da infiltrazioni di grasso nel fegato)
  • da alcool

Le epatopatie possono compromettere la funzionalità di tutti i principali sistemi del corpo umano e in particolare del:

  • sistema nervoso (neuropatia)
  • sistema circolatorio (disfunzioni del circolo portale)

Ogni epatopatia presenta una fase acuta ed una fase subacuta, che a volte può diventare cronica (come la cirrosi epatica). La dieta in tali casi deve essere equilibrata nei vari nutrienti, ricca di proteine e di vitamine del gruppo B e K. Sono consigliati più pasti leggeri nella giornata, preferendo alimenti semplici e con elevato potere nutritivo evitando gli alcoolici e limitando i grassi specialmente quelli fritti. L’apporto di amidi e zuccheri è fondamentale per preservare le riserve di glicogeno epatico.

Anemia

Si definisce anemia una condizione caratterizzata dalla carenza di emoglobina totale presente nel circolo ematico. L’emoglobina è la proteina, contenuta nei globuli rossi, che trasporta l’ossigeno ai vari tessuti dell’organismo.
E’ possibile distinguere vari tipi di anemia:

  • Da carenza di ferro
    Per produrre la giusta quantità di emoglobina il midollo osseo ha bisogno di ferro che si introduce tramite l’alimentazione: un livello basso di questo minerale causa anemia.
  • Anemia da deficit vitaminico
    Altro elemento importante per la produzione di globuli rossi sani è la presenza di acido folico e di vitamina B12. Anche qui si tratta di avere una dieta ricca per consentire all’organismo di assorbirne la quantità necessaria. In alcuni casi può essere presente una difficoltà di assorbimento di questo tipo di nutrienti, specie in presenza di anemia perniciosa.
  • Anemia da malattie croniche
    E’ difficile che si presenti nei bambini ed è causata da infiammazioni croniche (epatite, problemi renali, cancro e Aids). Può essere causata anche da malattie intestinali, che provocano un malassorbimento delle sostanze nutritive, come ad esempio in caso di celiachia (intolleranza al glutine)
  • Anemia emolitica
    E’ caratterizzata dalla distruzione veloce dei globuli rossi tanto da non permettere al midollo di rimpiazzarli. Poco comune nei bambini.
  • Anemia aplastica
    E’ la più grave ed è causata dalla limitata capacità del midollo di produrre i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Fortunatamente è poco comune, ma può essere scatenata anche dalla reazione ad alcuni tipi di farmaci.
  • Anemia mediterranea o talassemia
    E’ una malattia congenita ereditaria molto comune nel nostro paese caratterizzata da una produzione irregolare di emoglobina. Esistono due tipi di talassemia: la ´minor´ (si è portatori sani, non ci sono sintomi e non costituisce alcun rischio se non quando si decide di avere un figlio: nel caso si trovi un partner anch’egli portatore sano, le probabilità di avere un bambino malato è del 50%) e la ´maior´ (la malattia è conclamata e non esiste altra forma di cura se non trasfusioni di sangue e trapianto di midollo; è una malattia che può essere ormai facilmente diagnosticabile anche in fase prenatale).

Intolleranza al glutine: celiachia

La celiachia detta anche malattia celiaca è un’intolleranza permanente alla gliadina. La gliadina è la componente alcool-solubile del glutine, un insieme di proteine contenute nel frumento, nell’orzo, nella segale, nel farro e nel kamut. L’avena sembra essere tollerata in piccole quantità dalla maggior parte dei soggetti affetti. Pertanto, tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali o contenenti glutine in seguito a contaminazione devono essere considerati tossici per i pazienti affetti da questa malattia. Sebbene la malattia non abbia una trasmissione genetica mendeliana, è comunque caratterizzata da un certo grado di familiarità, dovuta a geni non del tutto identificati. L’intolleranza al glutine causa gravi lesioni alla mucosa dell’intestino tenue, che regrediscono eliminando il glutine dalla dieta. La reversibilità della patologia è strettamente legata alla non assunzione da parte del soggetto celiaco di alimenti contenenti glutine o comunque da esso contaminati. La malattia celiaca non guarisce: il soggetto celiaco rimarrà tale per tutta la sua vita, l’unica cura consiste nell’adozione di una dieta rigorosamente priva di glutine.

Intolleranza al lattosio

Si definisce intolleranza al lattosio  una sindrome caratterizzata da disturbi gastroenterici che insorgono dopo l’ingestione di alimenti contenenti questo zucchero, generata dal deficit di produzione da parte delle cellule intestinali del duodeno dell’enzima lattasi deputato alla scissione del lattosio in glucosio e galattosio che sotto questa forma possono essere assorbiti.
Le persone con tale intolleranza non posseggono l’enzima necessario alla digestione del lattosio, lo zucchero del latte. Infatti il lattosio che non viene digerito nello stomaco, arriva all’intestino crasso dove viene digerito dai batteri intestinali. L’enzima che catalizza la degradazione del lattosio, la lattasi, viene prodotta solitamente dai mammiferi nei primi stadi di vita e una volta adulti smettono di produrla. Solo gli uomini possono continuare la sua sintesi. Si stima che il 30% degli uomini, conserva la capacità di digerire il lattosio. I sintomi più comuni sono gastrointestinali: dolore addominale non specifico e non focale, crampi addominali diffusi, gonfiore e tensione intestinale, aumento della peristalsi con movimenti talora palpabili, meteorismo, flatulenza e diarrea con feci poltacee, acquose, acide, che insorgono da 1 a poche ore dopo l’ingestione di alimenti contenenti lattosio. Tuttavia tali sintomi non sono specifici: altri disordini come la ipersensibilità alle proteine del latte, reazioni allergiche ad altri cibi, o intolleranze ad altri glicidi possono causare sintomi simili. Si stima che occorrano più di 240 ml di latte al giorno (12 grammi di lattosio) per causare sintomi in soggetti con carenza di lattasi. L’insorgenza della sintomatologia è anche dipendente dal cibo associato, in quanto è legata alla velocità di svuotamento gastrico: se il lattosio si sposta rapidamente dallo stomaco ad un intestino con bassa attività lattasica, i sintomi saranno più evidenti. Quindi se il lattosio viene ingerito insieme a carboidrati (specie i carboidrati semplici), che aumentano la velocità di svuotamento gastrico,  i sintomi sono più probabili o più intensi, mentre se viene ingerito insieme a grassi, che riducono la velocità di svuotamento gastrico, i sintomi possono essere molto ridotti o addirittura assenti. Il Breath test al lattosio è una metodica rapida, semplice, riproducibile ed economica per diagnosticare l’intolleranza al lattosio. Il principio della metodica si basa sul fatto che normalmente, in presenza di lattasi, il lattosio (un disaccaride, formato cioè da due molecole di zuccheri unite insieme) viene scisso nell’intestino tenue in glucosio e galattosio, due monosaccaridi (zuccheri semplici) che vengono rapidamente assorbiti dalla mucosa intestinale, senza produzione significativa di idrogeno. Quando esiste un deficit di lattasi, il lattosio arriva indigerito nel colon dove la flora batterica intestinale lo sottopone a reazioni di fermentazione con produzione significativa di idrogeno, metano ed anidride carbonica. Questi gas vengono assorbiti nel sangue ed una parte viene espirata dai polmoni. Il Breath test al lattosio misura proprio la quantità di idrogeno che viene espirata prima e dopo la somministrazione di lattosio permettendo quindi di evidenziare la carenza di lattasi responsabile dell’intolleranza.
Il Breath Test al Lattosio viene eseguito generalmente al mattino, dopo un digiuno di almeno 8 ore. Per sottoporsi al test, inoltre,  è necessario non assumere antibiotici, fermenti lattici e lassativi nei 7 giorni prima dell’esame e cenare la sera prima con riso bollito con olio e carne o pesce ai ferri o bolliti.
Il paziente deve inizialmente soffiare un palloncino e subito dopo deve bere 20 g. di lattosio sciolti in un bicchiere d’acqua. Da questo momento, ogni 30 minuti il paziente dovrà soffiare nel palloncino per altre 6 volte. Quindi il test dura in tutto 3 ore.

FONTE 1

FONTE 2

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Cosa può e non può mangiare il diabetico

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PESCE CIBO SALMONE CUCINA DIETA OMEGA 3Non c’è una dieta specifica nella terapia per il diabete. Per la maggior parte delle persone che soffrono di diabete (anche se lieve e non insulino dipendente), una dieta sana è costituita per il 40% – 60% di calorie da carboidrati, per il 20% da proteine e per il 30% o meno da grassi. L’alimentazione dei diabetici dovrebbe essere a basso contenuto di colesterolo (soprattutto per gli obesi), con poco sale e zuccheri aggiunti. Circa il 10/20% degli anziani soffre di diabete. L’anziano spesso ha altri disturbi che devono influenzare la dieta (per esempio una cardiopatia o una nefropatia). Il dietologo deve tenere conto di tutte le malattie senili prima di preparare la dieta.

Si può mangiare qualsiasi tipo di zucchero?

Si. Negli ultimi anni, i medici hanno visto che mangiare un po’ di zuccheri non causa problemi per la maggior parte delle persone con il diabete, se questi cibi fanno parte di una dieta equilibrata. L’importante è essere attenti a quanto zucchero si mangia e cercare di non aggiungere zucchero ai cibi. Un medico può aiutarvi a decidere meglio come bilanciare la dieta con carboidrati, proteine e grassi.

Linee guida generali

  • La quantità di ogni tipo di cibo che si dovrebbe mangiare dipende dalla dieta, dal peso, da quanta attività fisica si svolge e dagli altri rischi per la salute.
  • Ognuno ha esigenze individuali, motivo per cui si dovrebbe lavorare con il medico e il dietista per sviluppare un piano alimentare personalizzato.
  • La piramide alimentare del diabete divide i cibi in sei gruppi. Nella piramide alimentare del diabete, i gruppi di cibi sono basati sul contenuto di carboidrati e proteine invece che sul tipo di classificazione del cibo. Una persona con diabete di tipo 1 o di tipo 2 deve mangiare più cibi nella parte inferiore della piramide (cereali, fagioli, verdure) rispetto a quelli sulla parte superiore (grassi e dolci). Questa dieta aiuta a mantenere sano il cuore e i sistemi del corpo.

Leggi anche: Diabete: che mangiare a colazione per controllare la glicemia

CEREALI, FAGIOLI E ORTAGGI A BASE DI AMIDI
(6 o più porzioni al giorno)
Cibi come pane integrale , cereali, fagioli, riso integrale, pasta integrale e ortaggi a base di amidi sono nella parte inferiore della piramide perché son la parte più importante della dieta.
Come gruppo, questi alimenti sono ricchi di vitamine, minerali, fibre e carboidrati sani.
È importante, tuttavia, di mangiare cibi con molta fibra.
Scegliere cibi integrali come il pane integrale, tortillas, cereali di crusca, riso integrale o fagioli. Utilizzare farine integrali in cucina e nella cottura. Scegliere pane a basso contenuto di grassi, come tortillas, English Muffin e la pita.

VERDURE E FUNGHI
(3 – 5 porzioni al giorno)
Scegliere le verdure fresche o surgelate senza aggiunte di salse, grassi o sale. Si dovrebbe optare per quelle verde scuro o giallo intenso come spinaci, broccoli, carote e peperoni.

FRUTTI
(4 porzioni al giorno)
Scegliere la frutta più spesso che i succhi di frutta perché la frutta ha più fibre. Gli agrumi, come arance, pompelmi e mandarini sono i migliori. Bere succhi di frutta che non hanno dolcificanti o sciroppi aggiunti.

LATTE
(2 – 3 porzioni al giorno)
Scegliere latte a basso contenuto di grassi o senza grassi oppure lo yogurt. Lo yogurt contiene zucchero naturalmente, ma può contenere anche zuccheri o dolcificanti artificiali aggiunti. Lo Yogurt senza dolcificanti artificiali ha meno calorie di quello con aggiunta di zuccheri.

CARNE E PESCE
(2 porzioni al giorno)
Mangiare più spesso pesce e pollame. Rimuovere la pelle dal pollo e dal tacchino. Selezionare carne magra di manzo, vitello, maiale o selvaggina. Tagliare tutto il grasso visibile dalla carne. Bollire, arrostire o cuocere alla griglia invece di friggere.

GRASSI, ALCOOL E DOLCI
In generale, è consigliabile limitare l’assunzione di cibi grassi, soprattutto quelli ad alto contenuto di grassi saturi, come hamburger, formaggio, pancetta e burro. Se si sceglie di bere alcol, limitare la quantità ed accontentarsi di bere durante i pasti. I dolci sono ad alto contenuto di grassi e zucchero, quindi bisogna mangiare porzioni piccole. Altri consigli per evitare di mangiare troppi dolci:

  • Chiedere al cameriere forchette o cucchiai extra per dividere il dessert con gli altri.
  • Mangiare dolci che sono senza zucchero.
  • Chiedere sempre la porzione piccola.
  • Si dovrebbe sapere anche come leggere le etichette degli alimenti e consultarli per le decisioni alimentari.

Leggi anche: Glicemia alta o bassa: valori normali, che patologie indica e come si controlla nei diabetici

Dieta per i bambini diabetici

I bambini con il diabete devono bilanciare l’assunzione di carboidrati con l’insulina. I carboidrati e gli zuccheri che mangiano (ad es. il pane e la pasta) aumentano la glicemia. I grassi e gli altri cibi ipercalorici hanno un impatto sulla glicemia in base alla velocità con cui il corpo assorbe i nutrienti mangiati. Pertanto, è particolarmente importante limitare gli alimenti ad alto contenuto di grassi o calorie. Ogni bambino, con o senza diabete, dovrebbe mangiare tre pasti principali e due o tre spuntini al giorno. È importante che il bambino eviti i dolci e altri cibi “proibiti”, deve capire che mangiare determinati alimenti modifica i livelli di insulina nel corpo.

Mantenersi attivo

Oltre a una dieta sana, i bambini con il diabete dovrebbero concentrarsi sull’attività fisica ogni giorno. Questo è importante per conservare e mantenere sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue. Se il bambino prende l’insulina, potrebbe essere necessario ridurre la dose di insulina se esegue molta attività fisica perché così abbassa la glicemia. Bisogna assicurarsi di dare carboidrati extra al bambino prima di fare sport per ridurre il rischio di abbassare troppo velocemente il livello di zucchero nel sangue. Le tabelle sulla crescita e sul peso possono aiutare a determinare se un bambino con diabete di tipo 1 mangia abbastanza. Le modifiche delle abitudini alimentari e l’attività fisica aiutano a migliorare il controllo della glicemia. I bambini con diabete devono stare attenti nelle occasioni speciali (come i compleanni o altre feste) perché si mangiano più dolci. Si può consentire al bambino di mangiare alimenti zuccherati, ma poi bisogna ridurre i carboidrati durante gli altri pasti del giorno.
Ad esempio, se il bambino mangia la torta di compleanno o altri dolci, dovrebbe mangiare una minor quantità di patate, pasta o riso integrale rispetto agli altri giorni. Questa sostituzione aiuta a mantenere calorie e carboidrati in equilibrio.

Diabete gestazionale

Se il diabete colpisce la donna in gravidanza si devono seguire alcuni consigli generali, per esempio:

  1. Non bisogna esagerare con i grassi e le proteine.
  2. Bisogna mangiare delle quantità limitate di carboidrati nei seguenti alimenti: frutta, verdura e carboidrati complessi (come pane, cereali, pasta e riso integrale ).
  3. Evitare cibo e bevande che contengono molto zucchero, come bibite, succhi di frutta e dolci.
  4. Bisogna mangiare tre piccoli pasti al giorno e uno/due spuntini. Non saltare i pasti e gli spuntini.

Leggi anche: Diabete mellito: conseguenze e complicanze a lungo termine

Dieta vegetariana e vegana per diabetici

Oggi, molte persone scelgono di seguire una dieta vegetariana. Le persone che seguono una dieta vegetariana non mangiano la carne (cioè la carne rossa, pollame, pesce o prodotti realizzati con questi alimenti). Questa dieta è un’opzione sana da considerare, ma dovrebbe essere ben pianificata. Se si sceglie di seguire una dieta vegetariana, bisogna essere sicuri di mangiare un mix di verdure, frutta, legumi, cereali integrali, noci e prodotti lattiero-caseari a basso contenuto di grassi (se si sceglie di includere prodotti lattiero-caseari).

Ci sono molti tipi diversi di diete vegetariane. I tipi più comuni sono:

  • Vegana, questo gruppo non mangia carne, uova o latticini.
  • Vegetariana con latte, questo gruppo non mangia carne o uova. Tuttavia, mangiano prodotti lattiero-caseari.
  • Vegetariana con latte e uova, questo gruppo non mangia tutte le proteine animali, tuttavia, si alimentano con uova e latticini.

Una persona con diabete può seguire una dieta vegetariana?

Sì! Una dieta vegetariana è una scelta sana, anche per chi ha il diabete. La ricerca sostiene che questo tipo di dieta può aiutare a prevenire e gestire il diabete. Infatti, le ricerche sulle diete vegane hanno mostrato che la riduzione di carboidrati e calorie non erano necessarie, inoltre hanno favorito la perdita di peso. Le diete vegane hanno una quantità di fibre più alta, meno grassi saturi e colesterolo rispetto ad una dieta tradizionale. La fibra in questa dieta può aiutare a sentirsi sazi per un tempo più lungo dopo aver mangiato e può aiutare a mangiare di meno. Quando l’apporto di fibra è maggiore di 50 grammi al giorno, può favorire livelli di glucosio più bassi.

La dieta vegana

La dieta vegana è chiamata anche dieta vegetariana pura o totale. Coloro che seguono una dieta vegana non mangiano carne o cibi realizzati con prodotti di carne. Le persone con diabete possono scegliere di seguire anche questo tipo di dieta. La dieta vegana comprende molti alimenti a base di vegetali: mangiare prodotti di soia e un mix di verdure, frutta, fagioli e cereali integrali dà abbastanza proteine e altri nutrienti importanti. La carenza principale per questo gruppo può essere la vitamina B12, quindi è possibile prendere un supplemento o un multi-vitaminico. I carboidrati hanno un grande impatto sul livello di zucchero nel sangue, più di grassi e proteine, ma non si possono evitare. Basta scegliere i tipi di carboidrati giusti: in generale, si consiglia di limitare i carboidrati raffinati come pane bianco, pasta e riso, così come soda, caramelle e snack; concentrarsi invece sui carboidrati complessi ricchi di fibra, con buon indice glicemico, noti anche come carboidrati a lento rilascio. Questo tipo di carboidrati aiuta a mantenere il corretto livello di zucchero nel sangue perché sono digeriti più lentamente, impedendo così al corpo di produrre troppa insulina. Danno anche energia e una sensazione di sazietà più a lungo termine.

Leggi anche:

Evitare questi alimenti

  • Riso bianco
  • Patate bianche (tra cui patatine fritte e purè di patate)
  • Pasta normale
  • Pane bianco
  • Cereali zuccherati
  • Farina d’avena istantanea
  • Croissant o pasticceria

Sostituire gli alimenti sopra elencati, con questi:

  • Riso integrale o riso selvatico,
  • Patate dolci, zucche, purè di cavolfiore,
  • Pasta integrale,
  • Pane integrale,
  • Cereali ricchi di fibre (cereali freddi che non si scaldano prima di essere mangiati),
  • Noccioli di avena o avena arrotolata,
  • Muffin di crusca.

Quali cibi sono a lento rilascio?

Diversi strumenti sono stati progettati per aiutare a rispondere a questa domanda. L’indice glicemico dice in quanto tempo un cibo si trasforma in zucchero nel sangue e quindi aumenta la glicemia. Il carico glicemico è un parametro che indica l’impatto sulla glicemia di un pasto in base all’indice glicemico e alla quantità di carboidrati contenuti. Alimenti con un alto indice glicemico fanno impennare la glicemia rapidamente, mentre i cibi con un basso indice glicemico hanno un effetto minimo. Lo chef australiano Michael Moore ha escogitato un modo più semplice per regolare i carboidrati che si mangiano. Egli classifica gli alimenti in tre ampie categorie: fuoco, acqua e carbone. Più il corpo ha bisogno di lavorare per digerire il cibo, meglio è. Gli alimenti del fuoco hanno un indice glicemico elevato e sono a basso contenuto di fibre e proteine. Tra questi ci sono “gli alimenti bianchi” (riso, pasta e pane bianco, patate, prodotti da forno ecc.), dolci, patatine e molti alimenti trasformati. Questi cibi dovrebbero essere limitati nella dieta. Gli alimenti dell’acqua sono alimenti liberi, significa che si possono mangiare quanto si vuole. Questa categoria comprende tutte le verdure e la maggior parte dei tipi di frutta (attenzione: succo di frutta, frutta secca e la frutta sciroppata confezionata impennano rapidamente la glicemia e non sono considerati alimenti dell’acqua). Gli alimenti del carbone hanno un basso indice glicemico e un alto contenuto di fibre e proteine. In questa categoria ci sono noci e semi, carni magre, pesce, cereali integrali e fagioli.
Fanno parte degli alimenti del carbone anche gli alimenti sostitutivi del “cibo bianco” come il riso integrale, pane integrale e pasta integrale.

I consigli per mangiare con un basso indice glicemico

  1. Mangiare molti ortaggi non a base di amido, per esempio fagioli, funghi e frutta come mele, pere, pesche e frutti di bosco.
    La frutta tropicale come banane, mango e papaia tende ad avere un indice glicemico più basso dei dolci.
  2. Mangiare cereali nello stato meno elaborato possibile: “non raffinati” come pane, riso e orzo integrale oltre al miglio.
  3. Si possono mangiare i cibi tradizionalmente elaborati come il pane macinato, noccioli di avena e i cereali muesli per la colazione.
  4. Limitare le patate bianche e i cereali raffinati come pane bianco e pasta bianca.
  5. Limitare i dolci concentrati, compresi gli alimenti ad alto contenuto calorico con un basso indice glicemico, come il gelato.
  6. Ridurre il succo di frutta a non più di una tazza al giorno.
  7. Eliminare completamente le bevande dolcificate con lo zucchero.
  8. Mangiare un tipo di proteina sano nella maggior parte dei pasti come fagioli, pesce o pollo senza pelle.
  9. Scegliere i cibi con grassi salutari come l’olio d’oliva, frutta col guscio (mandorle, noci) e avocado.
  10. Limitare i grassi saturi da prodotti lattiero-caseari e altri prodotti di origine animale.
  11. Eliminare completamente i grassi parzialmente idrogenati (grassi trans) che sono nei fast food e in molti alimenti confezionati.
  12. Fare tre pasti e uno o due spuntini ogni giorno, non saltare la prima colazione.
  13. Mangiare lentamente e interrompersi quando si è sazi.

Leggi anche: Piede diabetico: gradi di rischio, sintomi, diagnosi e terapia

I dolci per diabetici

L’alimentazione per il diabete non prevede l’eliminazione dello zucchero. Chi ha il diabete può ancora mangiare una piccola porzione del dolce preferito. La chiave è la moderazione. La buona notizia è che le voglie passano e cambiano le preferenze. Come le abitudini alimentari diventano più sane, gli alimenti che piacciono molto possono essere troppo dolci e si possono trovare opzioni più sane. Come inserire i dolci in una dieta per il diabete:

  • Se si desiderano i dolci, rinunciare al pane, al riso o alla pasta. Mangiare dolci durante un pasto aggiunge carboidrati extra. Per questo motivo è meglio eliminare i cibi contenenti carboidrati nello stesso pasto.
  • Aggiungere alcuni grassi sani al dessert. Può sembrare controintuitivo passare da un dolce con pochi grassi a uno con un maggior contenuto di grassi, ma il grasso rallenta il processo digestivo, quindi la glicemia non si impenna rapidamente. Bisogna mangiare i grassi sani, come il burro di arachidi, lo yogurt o le mandorle.
  • Mangiare dolci durante un pasto, piuttosto che in uno spuntino isolato. Quando si mangiano i dolci e i dessert, si verifica un picco di glicemia. Ma se si mangiano insieme ad altri cibi sani, la glicemia non sale più rapidamente.

Leggi anche: Il diabetico può mangiare il gelato?

Trucchi per ridurre gli zuccheri:

  • Ridurre il consumo di bibite, soda e succo. Un recente studio ha dimostrato che il consumo quotidiano di una lattina di una bevanda zuccherata aumenta il rischio di diabete di circa il 15%.
  • Ridurre la quantità di dolcificanti che si aggiungono al tè e al caffè.
  • Ridurre la quantità di zucchero nelle ricette da ¼ a ⅓. Se una ricetta richiede 1 cucchiaio di zucchero, ad esempio, utilizzare ⅔ o ¾ di cucchiaio. È inoltre possibile aumentare la dolcezza con la cannella, la noce moscata o l’estratto di vaniglia.
  • Si possono trovare modi sani per soddisfare la golosità.
    Invece del gelato, si può fare la crema con le banane congelate, oppure si può mangiare un piccolo pezzo di cioccolato fondente piuttosto che al latte. Si dovrebbe mangiare solo la metà del dolce e poi sostituzione l’altra metà con la frutta.
  • Procedere con cautela quando si tratta di alcool. È facile sottovalutare la quantità di calorie e carboidrati di bevande alcoliche, compresa la birra e il vino. Il cocktail miscelato con la soda e il succo sono ricchi di zucchero. Chi ha intenzione di bere deve farlo con moderazione (non più di 1 bevanda al giorno per le donne; 2 per gli uomini).

Leggi anche: Diabete: quale verdura e legumi preferire per controllare la glicemia

I grassi nella dieta per diabetici

I grassi possono essere utili o dannosi nella dieta. Le persone con diabete sono a più alto rischio di malattie cardiache, quindi è ancora più importante essere attenti sui grassi.
I cibi ricchi di lipidi favoriscono l’obesità, quindi è importante limitare la quantità nell’alimentazione anche per prevenire il diabete. Alcuni grassi sono malsani, mentre altri possono dare ottimi benefici. Tutti i grassi hanno tante calorie, quindi si dovrebbero sempre controllare le porzioni.

  • Grassi “insalubri”: i due grassi più dannosi sono i grassi saturi e i grassi trans. I grassi saturi si trovano principalmente nei prodotti di origine animale come la carne rossa, uova e prodotti lattiero-caseari di latte intero.
    I grassi trans, chiamati anche oli parzialmente idrogenati, si producono aggiungendo idrogeno a un olio vegetale liquido per renderlo più solido.
  • Grassi “sani”: i grassi migliori sono quelli insaturi che provengono da fonti vegetali e pesci, si trovano liquidi a temperatura ambiente. Le fonti primarie sono: olio di oliva, olio di canola, noci e avocado. Bisogna anche concentrarsi sugli acidi grassi omega-3 che combattono l’infiammazione e favoriscono la salute del cervello e cuore. Le fonti di Omega-3 sono salmone, tonno e semi di lino.

Modi per ridurre i grassi malsani e aggiungere i grassi sani:

  • Cucinare con olio di oliva anziché burro o olio vegetale.
  • Togliere i grassi visibili sulla carne prima della cottura, sbucciare la pelle prima della cottura del pollo e del tacchino.
  • Invece di patatine o cracker, assaggiare le noci o le arachidi.
  • Si possono aggiungere ai cereali al mattino oppure prendere una piccola manciata per uno spuntino lontano dai pasti.
  • Il dado al burro è un altro alimento pieno di grassi sani.
  • Invece di friggere, è meglio cuocere alla griglia o saltare in padella.
  • Servire il pesce 2 o 3 volte alla settimana invece della carne rossa.
  • Aggiungere avocado ai panini al posto del formaggio, così si mantiene la consistenza cremosa, ma migliora la salute.
  • Quando si cuoce il pane, utilizzare olio di colza o salsa di mele invece del burro.
  • Piuttosto che usare la crema che è pesante, è meglio rendere cremose le zuppe aggiungendo latte addensato e farina, purè di patate o panna a ridotto contenuto di grassi.

Fare pasti regolari

  • È meglio mangiare con regolarità a degli orari ben precisi: il corpo riesce a regolare meglio i livelli di zucchero nel sangue e il peso corporeo quando si mantengono regolari gli orari dei pasti.
  • Cercare di mangiare porzioni moderate durante ogni pasto o spuntino.
  • Non saltare la colazione. Bisogna iniziare la giornata con una buona colazione. Fare la colazione ogni giorno aiuta ad avere energia e a mantenere costanti i livelli di zucchero nel sangue.
  • Mangiare piccoli pasti regolari, fino a 6 al giorno. Le persone tendono a mangiare porzioni più grandi quando sono eccessivamente affamate, mentre mangiare regolarmente aiuta a mantenere le porzioni adeguate.
  • Mantenere lo stesso apporto calorico. Regolare la quantità di calorie che si mangia su una base quotidiana ha un impatto sulla regolarità dei livelli di zucchero nel sangue. Provare a mangiare più o meno la stessa quantità di calorie ogni giorno, piuttosto che esagerare un giorno o in un singolo pasto e poi limitarsi su quello successivo.

I migliori prodotti per diabetici

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, estremamente utili per aiutare il diabetico ed il pre-diabetico a mantenere i giusti livelli di glicemia, perdere peso e migliorare la propria salute:

I migliori glucometri per misurare la glicemia

I migliori apparecchi di ultima generazione per l’automonitoraggio della glicemia, selezionati, consigliati ed usati dal nostro Staff, sono i seguenti:

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Fa più ingrassare la pasta o il riso? Quale scegliere per dimagrire?

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Le frecce indicano il valore che risulta più elevato nel confronto

Tra pasta e riso, qual è quello con le migliori caratteristiche nutrizionali e con meno calorie? Quale scegliere per la nostra dieta, per dimagrire senza rinunciare al gusto?

La pasta ha più calorie del riso

La prima considerazione che va fatta è che la pasta ha un contenuto calorico leggermente superiore rispetto al riso, è più ricca di lipidi, proteine e fibre mentre è più povera di acqua e carboidrati, come possiamo notare osservando la tabella comparativa qui in basso. Il riso, pur avendo un contenuto proteico inferiore alla pasta, ha un indice chimico superiore che lo rende sotto questo punto di vista equivalente, se non addirittura superiore alla pasta. L’indice chimico è un valore che si ricava dal rapporto tra la quantità di un dato aminoacido in un grammo della proteina in esame e la quantità dello stesso aminoacido in un grammo della proteina di riferimento biologica (dell’uovo). Più è alto questo indice e maggiore sarà la percentuale di aminoacidi essenziali.

Leggi anche: Glicemia alta o bassa: valori normali, che patologie indica e come si controlla nei diabetici

Il riso è più digeribile della pasta

Il riso è anche più digeribile poiché l’amido di riso è composto da granuli di dimensioni inferiori ed è povero di amilosio (necessita solamente di 1 o 2 ore di attività gastrica contro le 3 o 4 ore della pasta). Il suo peso aumenta notevolmente durante la cottura, basti pensare che da 1 etto di riso crudo si ottengono circa 320 grammi di riso cotto. Per questo motivo ha un indice di sazietà superiore alla pasta.

Leggi anche: Cosa succede al tuo corpo quando smetti di mangiare pasta e pane

Usato dai celiaci

Il riso parboiled così come quello integrale, conserva intatte gran parte delle vitamine contenute nel chicco. Infine può essere utilizzato anche dai celiaci, poiché contiene poca prolammina, una sostanza che partecipa alla formazione del glutine.
Insomma, sebbene i due alimenti siano simili dal punto di vista nutrizionale, il riso vanta alcune caratteristiche che lo rendono, anche se di poco, migliore e più leggero della pasta. A me piacciono tantissimo entrambi, e voi quale preferite?

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I trucchi per dimezzare le calorie del tuo panino, senza perdere il suo buon sapore

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MANGIARE PANINO DIETA CUCINARE DIMAGRIREQuante calorie contiene mediamente un panino con prosciutto crudo e un filo di manionese? Circa 350! Oggi cerchiamo di capire come fare a mangiare un panino che sia altrettanto buono ma che abbia la metà delle calorie. Continuate la lettura! Spesso non è una scelta, ma l’unico modo possibile per risolvere la pausa pranzo quando si è a lavoro o si va di corsa: il panino. Prima di tutto, lo si trova con facilità e ovunque, è veloce da consumare e si può anche preparare a casa da portare in ufficio. Insomma, il panino è un vero jolly per chi lavora, a patto di “comporlo” nel modo corretto. Vediamo allora come evitare ogni rischio, per avere un panino che sia il meno possibile calorico ma il più possibile gustoso! La prima cosa da fare è scegliere il pane giusto: ovviamente, quelli che hanno meno calorie non contengono grassi, e sono il cosiddetto pane comune, le michette (o rosette), la baguette, il francesino e la ciabatta, che apportano tra le 260 e 290 calorie l’etto. Meglio ancora sarebbe optare per il pane integrale: è più ricco di fibre e meno calorico. È anche più saporito, e questo aiuta a non esagerare con gli ingredienti e i grassi del ripieno. Alcune persone però hanno una spiccata preferenza per i panini più morbidi: quelli all’olio, ad esempio, apportano circa 300 calorie per etto, e lo stesso vale per il pane al latte. E quello in cassetta? Due fette di questo pane, per nulla saziante, ammontano a circa 250-260 calorie, a fronte di un ridotto indice di sazietà.

Continua la lettura su https://www.riza.it/dieta-e-salute/dimagrire/3371/dimezza-le-calorie-del-tuo-sandwich.html

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Quante calorie ha la pasta cruda e cotta? I 15 consigli per mangiarla senza ingrassare

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Cosa contiene la pasta?

Le definizioni  “pasta di semola di grano duro e pasta di semolato di grano duro” sono contenute nel DPR 187/01. Clicca questo link per consultarlo: DPR187_01

Il DPR 187/01, all’articolo 6, recita:

Sono denominati “pasta di semola di grano duro” e “pasta di semolato di grano duro” i prodotti ottenuti dalla trafilazione, laminazione e conseguente essiccamento di impasti preparati rispettivamente ed esclusivamente:

  • a) con semola di grano duro ed acqua;
  • b) con semolato di grano duro ed acqua.

Gli unici ingredienti ammessi per legge la produzione della pasta di semola e di semolati di grano duro in Italia sono quindi la semola o i semolati e l’acqua, con l’eccezione per le paste speciali come ad esempio la pasta all’uovo o la pasta con ripieno. E’ consentita l’aggiunta di sale (cloruro di sodio) fino ad un massimo del 4% sul prodotto secco.

Quante calorie contiene?

Dal momento che esistono regole così rigide, anche prendendo marche diverse le calorie di questo tipo di pasta sono praticamente sempre uguali e corrispondono a circa 353 kcal per 100 grammi (1476 kj). Ovviamente a queste calorie serve aggiungere quelle del condimento: la stessa pasta cotta con un filo d’olio e parmigiano contiene ad esempio molte meno calorie di un’amatriciana.

Pasta cruda

100 grammi di pasta di semola semola di grano duro (cruda) contengono:

  • 353 kcal
  • 11 g di acqua
  • 11 g di proteine
  • 1,4 g di lipidi
  • 79 g di carboidrati
  • 68 g di amido
  • 4 g di zuccheri
  • 2,7 g di fibre
  • 4 mg di sodio.

Le 353 kcal per 100 grammi di pasta di semola di grano duro, sono così “composte”:

  • da carboidrati 296,80 kcal (84,08%)
  • da grassi 12,60 Kcal (3,57%)
  • da proteine 43,60 Kcal (12,35%).

I 100 grammi di pasta, contengono quindi:

  • 84 grammi di carboidrati;
  • 3 grammi di grassi;
  • 12 grammi di proteine (di basso valore biologico, quindi non certo paragonabili per esempio a 12 grammi di proteine ottenuti dalla carne).

Pasta cotta

È importante infine ricordare che la pasta raddoppia il proprio peso in cottura: 100 grammi di pasta di semola di grano duro cruda diventano 200 grammi da cotta. La densità calorica viene dimezzata: la pasta passa infatti da 353 kcal per 100 grammi (cruda) a 353 kcal per 200 grammi (cotta), quindi 176 kcal per 100 grammi di pasta di semola di grano duro cotta. Ricapitolando:

  • pasta cruda: 353 kcal per 100 grammi;
  • pasta cotta: 176 kcal per 100 grammi.

Nelle diete, generalmente, la quantità di pasta è indicata a crudo. Se sono indicati 80 grammi di pasta, voi dovrete pesare 80 grammi di pasta cruda, che diventeranno circa 160 grammi da cotta.

Consigli per mangiare pasta senza ingrassare

La pasta non va assolutamente da una dieta ipocalorica, ma bisogna comunque tenere a mente alcune regole:

  1. non eccedere mai con le quantità;
  2. non eccedere mai con condimenti ipercalorici;
  3. preferirei una pasta di qualità;
  4. preferire la qualità alla quantità;
  5. evitare l’uso di condimenti ricchi di grassi animali saturi (sughi alla panna, alla besciamella…);
  6. preferire i grassi vegetali insaturi (usare olio extravergine di oliva di qualità aggiunto a freddo, senza comunque esagerare);
  7. abbinare la pasta a grandi quantità di verdure di stagione;
  8. abbinare la pasta ai legumi;
  9. abbinare la pasta al pesce;
  10. abbinare la pasta a spezie molto saporite;
  11. evitare la “spolverata” di formaggio;
  12. preferire la pasta integrale, che ha un più basso indice glicemico, previene il diabete e la stipsi;
  13. preferire una cottura al dente;
  14. abbinare un secondo leggero;
  15. evitare di assumere la frutta a fine pasto.

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Per dimagrire è meglio eliminare carboidrati o i grassi? L’esperimento dei due gemelli

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Alexander e Chris Van Tulleken, 35 anni, sono un vero e proprio laboratorio scientifico vivente. Tanto per cominciare sono gemelli monozigoti, ossia identici. E tutti e due medici (Alexander, detto Xand, ha uno studio medico a New York e pratica medicina tradizionale, Chris lavora a Londra e ha un approccio più alternativo).

Uno ha eliminato i carboidrati, l’altro i grassi
Il fatto di condividere Dna e professione li ha spinti a un esperimento singolare: mettersi entrambi a dieta scegliendo però due diversi regimi alimentari per vedere quale era meglio. Alexander per un mese ha rinunciato a zuccheri e carboidrati, Chris ha dato addio ai grassi. Sulla loro duplice dieta la Bbc ha mandato in onda un documentario con discussione finale tra esperti. I due, peraltro, hanno anche un sito, dove si scopre che, tra un paziente e l’altro, passano il tempo a inventarsi esperimenti e spedizioni per il mondo, purché stravaganti. Avvicinandosi ai 40 anni, hanno deciso che perdere peso sarebbe stata la loro missione più urgente. Soprattutto per Xand, che superava i 90 kg per 1 metro e 80, con una percentuale di grasso del 26,7 per cento. Chris era un po’ sopra gli 80 kg, e la sua percentuale di grasso era del 22,6 per cento.

Leggi anche: Cosa succede al tuo corpo quando smetti di mangiare pasta e pane

Vite identiche a parte i cibi
Xand al Daily Mail ha raccontato:”Potevamo mangiare quanto volevamo, tranne che io non dovevo toccare carboidrati e zuccheri, e Chris ha eliminato i grassi“. “Per ogni altro aspetto, stile di vita e sport, le nostre vite erano uguali. Quindi ogni cambiamento fisico sarebbe stato riconducibile alla dieta”. Un modo per vivere in prima persona uno dei tormentoni alimentari del momento: cosa fa peggio, i grassi o gli zuccheri? Oltretutto, era anche un duello Stati Uniti (dove demonizzano gli zuccheri) contro Inghilterra (dove a essere presi di mira sono i grassi). Così, mentre a Xand era consentito inserire formaggi, carne, pesce, latticini, burro, con il divieto per dolci e pasta, Chris poteva consumare pasta, riso, pane, cereali, frutta, verdura, dessert, eliminando grassi di origine animale (niente carne, formaggi e latticini, e proteine solo da legumi). Due diete alquanto tristi, ammette Xand: “Io ero più fortunato: potevo mangiare carne, pesce, uova. Ma leva i carboidrati e la gioia se ne va dal tuo pasto”.

Insulina e colesterolo
La logica di azzerare carboidrati e zuccheri deriva dal fatto che aumentano i livelli di glucosio nel sangue e stimolano l’organismo a produrre più insulina; a lungo andare, questo può portare all’insulino-resistenza (l’ormone che il corpo usa per abbassare i livelli di glucosio in circolo): l’anticamera del diabete di tipo 2. E i grassi saturi (margarina, lardo, burro, alcuni oli) di cosa sarebbero colpevoli? Principalmente, di aumentare i livelli di colesterolo mettendo in pericolo il cuore. A dir la verità, il loro ruolo è stato appena rivalutato da uno studio del Croydon University Hospital di Londra: “L’idea che siano dannosi non ha fondamento” scrive il cardiologo Aseem Malhotra.

Leggi anche: Differenza tra dietista, dietologo e nutrizionista: quali titoli servono?

Non esistono diete risolutive
Ma tant’è, il dibattito grassi o zuccheri non si è placato. E dunque, i menu divergenti dei gemelli cosa hanno dimostrato? Intanto, che le diete risolutive non esistono, e che le cose non sono mai così semplici (in medicina, poi, è la regola). “Consumando poca frutta e verdura, perché hanno carboidrati, ero spesso stitico” ha raccontato Xand. “Mi sentivo stanco, poco brillante, e avevo un alito terribile. Chris invece, privandosi dei grassi non era mai sazio e mangiava spesso fuori pasto”.

I risultati
Dopo un mese Xand ha perso 3 chili e 50, Chris uno. Però: di quei tre chili e mezzo, 1 e mezzo era composto di grasso, 2 di muscoli, risultato meno apprezzabile. E del chilo eliminato di Chris, metà era grasso, metà muscolo. Prima e dopo l’esperimento, ai gemelli era stato misurato, tra i vari parametri, anche il colesterolo. Ci si aspettava che Xand, con la sua dieta ricca di grassi, avesse alla fine livelli più alti. Ma in entrambi è rimasto invariato. Che i grassi, in fondo, non siano così pericolosi? L’organismo di Chris, d’altro canto, dopo un mese di carboidrati ha aumentato la sua produzione di insulina; la conferma che, a lungo andare, un regime di questo tipo potrebbe portarlo verso problemi metabolici. Entrambe le diete, in fondo, si sono dimostrate abbastanza inutili: qualche chilo perso, massa muscolare ridotta, nessun cambiamento nel colesterolo, variazioni poco salutari nell’insulina.”

La domanda è mal posta
“La cosa più interessante che abbiamo scoperto è che la domanda ‘Sono peggio i carboidrati o gli zuccheri?’ è mal posta” è la conclusione dei due medici. “Dovremmo piuttosto domandarci quali sono i cibi che ci fanno ingrassare e perché”. Non è tanto un singolo ingrediente, zuccheri o carboidrati, a risultare dannoso, bensì la loro combinazione nello stesso alimento, che spinge a cercare sempre questo sapore mixato. Lo zucchero da solo non dà assuefazione (nessuno si nutre di zuccherini), così come non la danno i grassi in sé (e nessuno mangia panetti di burro). «Danno dipendenza, piuttosto, i cibi industriali come gelati, cioccolata al latte, patatine fritte, nei quali grassi e zuccheri sono uniti. Alzano i livelli di dopamina, neurotrasmettitore legato al circuito del piacere. Se volete perdere peso riducete i cibi preconfezionati a favore di quelli da cucinare. Fissarsi sui grassi piuttosto che sui carboidrati renderà la vostra dieta monotona, senza gusto e, alla lunga, insostenibile”.

La mia opinione sul modo migliore per dimagrire
La mia opinione è che se volete dimagrire davvero in modo sano e duraturo, non dovete eliminare proprio nulla del tutto dalla vostra dieta, specie se siete frequentatori di palestra (eliminare i carboidrati è una eresia). Si può sicuramente seguire un regime alimentare lievemente ipocalorico ipolipidico, ma il vero segreto è fare molta attività fisica, aumentare la vostra massa magra (specie con i pesi, la zumba da sola è quasi inutile allo scopo) e quindi aumentare il vostro metabolismo basale: questo è il più grande investimento che possiate fare per la vostra linea e – soprattutto – la vostra salute.

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