Quanto rimangono le anfetamine in urine, sangue e capelli

MEDICINA ONLINE PRELIEVO DONAZIONE SANGUE ANALISI BLOOD LABORATORY VES FORMULA LEUCOCITARIA PLASMA FERESI SIERO FIBRINA FIBRINOGENO COAGULAZIONE GLOBULI ROSSI BIANCHI PIASTRINE WALLPAPER HI RES PIC PICTURE PHOTOAnfetamine nelle urine

Con test del sangue specifici si è positivi tra 1 e 3 giorni dall’ultima assunzione.

Anfetamine nel sangue

Con test delle urine specifici si è positivi entro 24 ore dall’ultima assunzione.

Test antidroga da fare a casa

Nel caso in cui abbiate bisogno di ottenere rapidamente il risultato positivo o negativo del vostro test, potete usare uno di questi test antidroga da fare a casa, acquistabili online, ritirabili anche nei punti di ritiro, facili da fare e dai risultati attendibili. Tutti i prodotti sono stati accuratamente selezionati dal nostro Staff di esperti:

  • test antidroga con strisce per rilevare cocaina nell’urina: http://amzn.to/2Aql3CX
  • test antidroga con strisce per rilevare cocaina nell’urina: http://amzn.to/2jTALjN
  • test antidroga con strisce per rilevare marijuana (THC) nell’urina: http://amzn.to/2jUiGC2
  • test antidroga 25ng/ml per marijuana (THC) nell’urina: http://amzn.to/2ArBzml
  • test antidroga 50ng/ml per marijuana (THC): http://amzn.to/2Anhhu1
  • Test antidroga per metanfetamine nell’urina: http://amzn.to/2AH6PSd
  • Test antidroga tramite saliva multiplo per 6 droghe contemporaneamente – amfetamine, oppiacei, cocaina, metadone, metamfetamine, THC cannabinoidi: http://amzn.to/2Cksjlg
  • Test antidroga tramite urina per 11 droghe contemporaneamente – anfetamina – arbiturici, buprenorfina, benzodiazepine, cocaina, ecstasy, metanfetamine, oppiacei/morfina, metadone, antidepressivi triciclici, annabinoidi (marijuana/hashish/cannabis): http://amzn.to/2AHsjP7

Anfetamine nei capelli

Con test del capello si è positivi entro 4 mesi dall’ultima assunzione.

Dobbiamo ricordarvi che le variabili in gioco affinché il vostro test risulti negativo, sono molteplici e soprattutto sono assolutamente soggettive. Soprattutto c’è da tenere in considerazione l’uso che fate della sostanza: le quantità, da quanto tempo l’assumente, come l’assumete, la qualità, la vostra corporatura, la contemporanea assunzione di altre droghe, la vostra funzionalità epatica e renale, il vostro metabolismo, ed altri fattori assolutamente imprevedibili.

Il consiglio che noi riteniamo essere l’unico efficace per evitare la positività ai test, è smettere di assumere la sostanza. Solo in questo modo potrete avere la certezza di essere puliti e risultare negativi: la vostra salute vi ringrazierà per sempre.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Pornografia, masturbazione e dopamina: le droghe che distruggono il cervello

MEDICINA ONLINE MASTURBAZIONE CRONICA COMPULSIVA OSSESSIVA VIDEO COOLIDGE PORNO WEB INTERNET ONLINE PORNOGRAFIA PORNOGRAFICO SEX SESSO SESSUALITA DISTURBO RIPETUTO EIACULAZIONE SPERMA TESTOSTERONE CERVELLO ORMONI UOMO DONNEIn questo articolo si cercherà di rispondere a due domande fondamentali:

  • la pornografia e la masturbazione compulsiva sono abitudini o vere e proprie tossicodipendenze da una sostanza chiamata dopamina?
  • se sono tossicodipendenze, il cervello viene o no modificato permanentemente dalla fruizione cronica di pornografia e dalla masturbazione compulsiva?

Questo articolo è molto lungo, ma vi consiglio di leggerlo attentamente dall’inizio alla fine, per meglio comprendere la trappola in cui molti uomini – senza accorgersene – si stanno pian piano autorelegando. E’ importante premettere che in questo articolo non si vuole demonizzare la masturbazione in sé, che – se saltuaria – è addirittura protettiva nei confronti del cancro alla prostata, ma solo avvertire il lettore dei potenziali danni che può determinare alla lunga la masturbazione se portata avanti in modo compulsivo, varie volte al giorno per lunghi periodi. E’ importante anche ricordare che, seppur l’articolo sia rivolto per praticità agli uomini eterosessuali, in realtà la masturbazione compulsiva è un problema anche riferibile agli uomini omosessuali ed alle donne, sia etero che omosessuali, quindi le stesse identiche considerazioni presenti nell’articolo sono rivolte non solo agli uomini etero ma anche agli uomini omosessuali ed alle donne.

La storia della falena zingara

Iniziamo con un’apparente digressione. Nel 1869, la falena zingara (Lymantria dispar) è stata importata in America con l’intenzione di dare vita all’industria della seta. Raramente si sono viste buone intenzioni andate a finire così male a causa dell’imprevisto appetito della falena per alberi come le querce, gli aceri, gli olmi fino a devastare le foreste per centocinquant’anni. Numerosi tentativi sono stati fatti per distruggere questa peste, ma un importante passo in avanti giunse nel 1960, quando gli scienziati hanno osservato che la falena zingara maschio seguiva la femmina tramite il suo odore per accoppiarsi. Questo profumo è chiamato feromone, ed è estremamente attraente per il maschio. Nel 1971, è stato pubblicato un articolo dalla rivista Nature in cui era descritto come i feromoni sono stati utilizzati per evitare che le tarme si accoppiassero. Gli scienziati hanno prodotto feromone in grandi quantità e ne hanno permeato l’ambiente in cui vivevano le falene. Questo profumo innaturalmente forte ha sopraffatto la naturale capacità delle femmine di attrarre i maschi, e i maschi, confusi, non sono riusciti a trovare le femmine. Un documento supplementare ha descritto come il controllo della popolazione delle falene sia stato raggiunto «impedendo alle falene zingare maschio di trovare le loro compagne». La falena zingara è stato il primo insetto ad essere controllato mediante l’uso di feromoni, i quali operano in due modi:

  • metodo della confusione: un aereo sparge un numero insignificante, dal punto di vista dell’ambiente, di palline di plastica imbevute di essenza di feromone: il maschio rimane stordito e non sa in quale direzione cercare la femmina, oppure diventa insensibile ai naturali livelli di feromone prodotti dalla femmina e non ha alcun incentivo ad accoppiarsi con essa;
  • metodo della cattura: vengono preparate trappole di feromone dalle quali le falene non possono sfuggire ed a quel punto, la falena maschio va in cerca della femmina, ma trova solo un sostituto fatale.

Due errori

Cosa ha a che fare tutto ciò con la pornografia? Quest’ultimo è un “feromone visivo”, una potente droga cerebrale da cento miliardi di dollari l’anno, che sta cambiando la sessualità umana «inibendo l’orientamento» (riferito al succitato esempio del feromone) e «interrompendo la comunicazione pre-accoppiamento tra i sessi», soprattutto attraverso internet. Credo che attualmente stiamo combattendo una guerra contro la pornografia perché molte persone continuano a credere a tre cose totalmente false:

  • che la pornografia e la masturbazione compulsiva non possano diventare una droga;
  • che la pornografia e la masturbazione compulsiva non possano determinare una vera e propria dipendenza;
  • che la pornografia e la masturbazione compulsiva non possano determinare disfunzione erettile e calo della libido nei confronti delle donne “reali”.

Queste affermazioni sono totalmente false perché la pornografia e la masturbazione compulsiva conducono cronicamente alla dipendenza dalla dopamina, neurotrasmettitore prodotto dal nostro organismo quando proviamo piacere sessuale. Il masturbatore cronico ottiene talmente tanta dopamina tramite la pornografia che arriva un momento in cui non si sentirà più attratto dalle donne “reali” perché il sesso “vero” gli apparirà meno “interessante” di quello che vede nei video pornografici e gli darà meno dopamina della masturbazione.

Leggi anche: Masturbazione compulsiva e dipendenza da pornografia causano impotenza anche nei giovani: colpa dell’effetto Coolidge

«Erba adrenalina»

In primo luogo, vorrei condividere un’esperienza della nostra famiglia di qualche anno fa nel corso di un safari in Africa. Durante una corsa lungo il fiume Zambesi, il nostro ranger ci parlò dell’adrenaline grass, un’erba che cresce lungo le rive del fiume. Gli chiesi perché avesse usato la parola «adrenalina», e lui iniziò a guidare lentamente attraverso l’erba. Improvvisamente fermò il veicolo e disse: «Ecco! Lo vedi»? «Vedere cosa?», gli chiesi. Si avvicinò, e da quella posizione cambiò anche l’angolo di esposizione della luce. Poi capii. Un leone stava nascosto tra l’erba a scrutare il fiume, forse in attesa di qualche preda, oppure di bere dell’acqua. Eravamo seduti su di una Land Rover decappottabile senza porte ne finestrini. Appena ho sentito battermi forte il cuore, ho capito perché questa vegetazione viene chiamata «erba adrenalina». La mia corteccia cerebrale ha visto e definito il pericolo e lo ha registrato nella parte autonoma del mio sistema nervoso. Il cervello, che è un laboratorio farmaceutico molto efficiente, ha prodotto chimicamente l’adrenalina, inducendo il mio cuore a battere e a correre in preparazione della sopravvivenza. Ero pronto a correre, se necessario (non che avessi buone probabilità con il leone).

Leggi anche: Un mese senza guardare porno, ecco com’è andata e cosa ho imparato

Una droga è una droga: la dopamina lo può diventare

È interessante notare che l’adrenalina (chiamata anche “epinefrina“, i due termini sono sinonimi) è un farmaco che noi medici usiano in chirurgia e in situazioni di emergenza per stimolare il cuore di un paziente quando batte molto lentamente o addirittura si ferma. Quindi, ecco la questione: l’epinefrina non è considerata un farmaco se il nostro corpo la produce in modo autonomo (epinefrina endogena), ma “diventa” un farmaco se la stessa identica epinefrina viene somministrata da un medico (epinefrina esogena). A questo punto prendiamo in esame la dopamina. Questo prodotto chimico è un cugino stretto dell’adrenalina; entrambe sono neurotrasmettitori eccitatori che dicono al cervello: «Vai!». La dopamina è importante per le parti del nostro cervello che ci permettono di muoverci e quando le parti del cervello che producono dopamina vengono danneggiate il risultato è il morbo di Parkinson. Per curare il Parkinson i medici prescrivono la dopamina come farmaco ed essa aiuta il paziente a muoversi nuovamente. Quindi, la dopamina è un farmaco soltanto se il laboratorio farmaceutico la produce, e non se il cervello produce la stessa sostanza chimica per lo stesso scopo? Certamente, entrambi sono farmaci nel vero senso della parola, indipendentemente da dove vengono prodotti. A riguardo del tema trattato, possiamo affermare che ambedue questi farmaci del cervello sono molto importanti per la sessualità umana, sia per la pornografia che per la dipendenza sessuale. La dopamina, oltre al suo ruolo nel movimento, è un neurotrasmettitore integrale, ma è anche una droga cerebrale nel sistema di piacere/ricompensa del nostro cervello.

Leggi anche: Quali sono le funzioni della Dopamina?

Disturbo della dopamina

Rivediamo alcuni dei più importanti componenti del sistema di ricompensa del cervello. All’esterno vi è la corteccia cerebrale, uno strato di cellule nervose in cui risiede la coscienza, il pensiero volitivo. Nella parte anteriore, sopra gli occhi, vi sono i lobi frontali. Queste aree sono importanti per il giudizio, e se il cervello fosse una macchina, i lobi frontali sarebbero i freni. Questi lobi hanno importanti collegamenti con le vie del piacere, in modo da poterlo controllare. Al centro del cervello vi è il nucleus accumbens. Questa zona a forma di mandorla è la chiave del sistema piacere-ricompensa, e quando viene attivato dalla dopamina e da altri neurotrasmettitori, ci fà valutare e desiderare il piacere della ricompensa.

La dopamina è essenziale per gli esseri umani per desiderare e valutare un piacere appropriato per la loro vita. Senza di essa, non saremmo così incentivati a procreare, a mangiare o anche cercare di vincere una partita: tutte queste cose fanno produrre al nostro corpo la dopamina e la dopamina dice al nostro cervello che “quelle cose ci fanno stare bene”. L’uso eccessivo di questo sistema di ricompensa della dopamina, può provocare dipendenza. Quando queste vie vengono usate in modo compulsivo, si verifica una retrocessione che riduce in modo effettivo la quantità di dopamina nelle aree di piacere disponibili per l’uso, e le stesse cellule dopaminergiche iniziano ad atrofizzarsi e a ridursi. Le cellule ricompensa nel nucleus accumbens sono affamate di dopamina e vivono in uno stato di desiderio; allo stesso tempo, si verifica un declassamento dei recettori della dopamina sulle cellule del piacere.

Il ripristino del «termostato del piacere» produce una «nuova normalità». In questo stato di cose, la persona deve agire secondo la dipendenza, ossia aumentando la dose di dopamina fino a livelli sufficienti per sentirsi non in ansia, così come un eroinomane deve aumentare la dose di eroina nel tempo. Poiché avviene una desensibilizzazione dei circuiti di ricompensa, stimoli più forti e ancora più forti sono necessari per aumentare le dosi di dopamina. Nel caso di dipendenza da stupefacenti, la persona dipendente deve aumentare la quantità di droga per ottenere il medesimo picco, mentre nella dipendenza da pornografia, immagini e/o video e/o comportamenti sempre più scioccanti (o illegali!) sono necessari per avere la propria dose di dopamina e quindi di piacere.

Leggi anche:

Danno del lobo frontale

Come una sorta di feedback, anche i lobi frontali possono atrofizzarsi o ridursi. Pensate all’esempio dell’usura delle pastiglie dei freni. Questo declino fisico e funzionale del centro del giudizio del cervello causa nella persona una compromissione della sua capacità di elaborare le mosse per poter uscire dalla dipendenza. Gli scienziati che studiano le dipendenze hanno chiamato questa condizione «ipofrontalità», e hanno notato una certa somiglianza tra il comportamento delle persone dipendenti (da sostanze, ad esempio gli eroinomani, o da comportamenti, ad esempio i giocatori d’azzardo patologici o i cleptomani) ed il comportamento dei pazienti con danno cerebrale frontale.

I neurochirurghi trattano spesso pazienti con danni al lobo frontale. In un incidente automobilistico, ad esempio, il cervello del conducente spesso decelera nel retro della sua fronte all’interno del cranio, danneggiando i lobi frontali. I pazienti con danno del lobo frontale mostrano una quantità di comportamenti che noi chiamiamo «sindrome del lobo frontale», caratterizzato dai seguenti comportamenti stereotipati:

  • in primo luogo, questi pazienti dopo l’incidente diventano impulsivi, in quanto si impegnano sconsideratamente in attività senza pensarci su, di impulso;
  • in secondo luogo, essi diventano compulsivi, cioè si fissano o si concentrano nei riguardi di determinati oggetti o comportamenti e devono averli in modo ripetitivo e “per forza”, non importa a quale prezzo;
  • in terzo luogo, questi soggetti diventano emotivamente labili ed hanno sbalzi d’umore improvvisi e imprevedibili;
  • in quarto luogo, essi dimostrano scarsa capacità di giudizio ed in questo modo si vanno a cacciare in situazioni assurde, anche pericolose o illegali, senza badare alle conseguenze.

In questo modo l’ipofrontalità corticale, o il restringimento dei lobi frontali, causa di questi quattro comportamenti, può derivare da un incidente automobilistico ma anche da una tossicodipendenza. Ad esempio uno studio sulla dipendenza da cocaina, pubblicato nel 2002, mostra una perdita di volume o restringimento in diverse aree del cervello, in particolare delle aree di controllo frontale. Un studio del 2004 mostra risultati molto simili per la metamfetamina. Ma siamo di fronte a droghe che possono danneggiare il cervello, per cui in realtà questi studi non ci sorprendono. Si consideri, tuttavia, una dipendenza naturale, come l’eccesso di cibo che porta all’obesità. Potreste essere molto sorpresi nell’apprendere che uno studio pubblicato nel 2006 ha mostrato il restringimento dei lobi frontali in una condizione di obesità molto simile a quella trovata negli studi sulla cocaina e sulla metamfetamina. E uno studio pubblicato nel 2007 in persone che mostravano una forte dipendenza sessuale ha prodotto risultati quasi identici alla metamfetamina, alla cocaina e agli studi sugli obesi. Così abbiamo quattro studi, due sui farmaci e due sulla dipendenza naturale, effettuati in differenti istituti accademici da gruppi di ricerca diversi, e pubblicato in un lasso di tempo di cinque anni in quattro diverse riviste scientifiche. E tutti e quattro gli studi dimostrano che la dipendenza da una sostanza e la dipendenza da un comportamento influenzano i lobi frontali del cervello, come un trauma che comporta danni ai lobi frontali.

Per approfondire, leggi: Pornografia e masturbazione compulsiva danneggiano il cervello: la Sindrome frontale

Dipendenza da sostanza, dipendenza da comportamento

Abbiamo visto come i sistemi della dopamina non funzionino in modo normale nelle dipendenze da sostanza o da comportamento, e che possono essere danneggiati. Questo danno – come pure i danni a carico del lobo frontale – può essere evidenziato con scansioni del cervello tramite risonanza magnetica funzionale, PET (tomografia ad emissione di positroni) e SPECT (tomografia computerizzata a emissione di fotoni singoli). Recenti studi, compiuti utilizzando scansioni del cervello, non solo hanno dimostrato anormalità nei casi di dipendenza da cocaina, ma anche nei casi di gioco d’azzardo patologico o di cleptomania o di eccesso di cibo che porta all’obesità. Quindi, non biasimate la scienza che ci dice che una dipendenza è tale non solo quando si dipende da una sostanza (alcol, cocaina, nicotina, eroina…) ma anche quando si dipende da un comportamento e che quel comportamento viene portato avanti a tutti i costi, spesso in modo distruttivo per la vita sociale e professionale di una persona. Come indicato nella rivista Science, «per quanto riguarda il cervello, un premio è una ricompensa, indipendentemente dal fatto che provenga dalla chimica o dall’esperienza». Cos’hanno in comune la pornografia e la dipendenza sessuale? Il Dr. Eric Nestler, responsabile della ricerca in neuroscienze al Mount Ceder Sinai di New York, e uno degli scienziati più rispettati a livello mondiale per quanto riguarda le dipendenze, ha pubblicato nel 2005 un articolo sulla rivista Nature Neuroscience intitolato Is There a Common Pathway for Addiction? («C’è un percorso comune per la dipendenza»?). In questo documento, egli afferma che i sistemi di ricompensa della dopamina mediano non soltanto la dipendenza da droghe, ma anche le dipendenze comportamentali (ossia il consumo compulsivo di ricompense naturali), come l’eccessiva assunzione patologica di cibo, il gioco d’azzardo patologico e le dipendenze sessuali. La prestigiosa Royal Society di Londra, fondata nel 1660, pubblica la rivista scientifica più longeva al mondo, la Philosophical Transactions of the Royal Society. Un recente numero ha dedicato diciassette articoli incentrati sulle dipendenze ed è interessante notare che due degli articoli sono stati espressamente dedicati alle dipendenze “naturali”, meglio definite come “dipendenze comportamentali”: al gioco d’azzardo ed all’eccessiva assunzione di cibo.

Apprendimento frenetico

I due studiosi Robert Malenka e Julie Kauer, in un articolo di riferimento pubblicato su Nature del 2007 sui meccanismi che regolano i cambiamenti fisici e chimici che avvengono nelle cellule del cervello nelle persone tossicodipendenti, hanno affermato: «La dipendenza rappresenta una forma patologica di apprendimento e di memoria». Oggi, questi cambiamenti nelle cellule cerebrali vengono definiti «potenziamento a lungo termine» e «depressione a lungo termine», e si parla di plasticità del cervello o del soggetto che cambia o si ricollega. Il Dr. Norman Doidge, neurologo presso la Columbia University, nel sul libro The Brain That Changes Itself («Il cervello che modifica sé stesso»), descrive come la pornografia «resetti» i circuiti neurali. Egli ha osservato in uno studio su alcuni uomini che consumano pornografia su internet che i soggetti sembravano «inquietanti» come i topi che spingevano le leve per ricevere la cocaina nelle famose scatole da sperimentazione di Skinner. Come quei i topi tossicodipendenti, gli uomini erano alla disperata ricerca della prossima dose, cliccando con il mouse sul nuovo e più eccitante video pornografico, proprio come i topi spingevano le leve. La dipendenza da pornografia è un apprendimento “frenetico” ed è forse per questo che molti di coloro che hanno lottato con più dipendenze riportano che questa è stata la più difficile da superare. La tossicodipendenza, seppur potente, è più passiva in una sorta di «pensiero di passaggio», mentre la pornografia visiva, specialmente quella su internet, è un processo neurologico molto più attivo. La costante ricerca e valutazione di ogni immagine o videoclip, grazie alla sua potenza ed al suo effetto, è un esercizio di apprendimento neuronale limitato soltanto dal cervello progressivamente gratificato. La curiosità è quindi fusa nella compulsione, e la necessità di un flusso più ampio di dopamina può guidare la persona in un percorso teso all’aumentare la dose di dopamina dal softcore all’hardcore, fino ad arrivare a comportamenti sessuali illegali (pedo-pornografia, atti osceni in luogo pubblico, violenza sessuale…), in un circolo vizioso distruttivo, esattamente come un eroinomane vuole sempre più dose ed è disposto a commettere anche atti illegali o che mai avrebbero voluto compiere (ad esempio rubare o prostituirsi) per ottenere la propria dose.

Sessualità disumanizzata ed ego straniero

Oltre all’ipofrontalità corticale e al declassamento dei sistemi dopaminergico e mesolimbico, un terzo elemento sembra essere importante per la pornografia e la dipendenza sessuale. L’ossitocina e la vasopressina sono importanti ormoni nel cervello in riferimento alla sessualità. Gli studi dimostrano che l’ossitocina è anche importante nell’aumentare la fiducia negli esseri umani, nel legame emotivo tra partner sessuali, e nel legame con i genitori. È una buona cosa quando questo legame si verifica all’interno di un rapporto con altri esseri umani, ma c’è un lato oscuro: quando la gratificazione sessuale si verifica cronicamente ed abbondantemente nel contesto della masturbazione compulsiva durante la fruizione di materiale pornografico, può portare ad una sorta di «amante virtuale», che si arriva ad amare ben più di qualsiasi amante reale. Il Dr. Victor Cline, nel suo saggio Pornography’s Effects on Adult and Child («Gli effetti della pornografia su adulti e bambini»), descrive questo processo con le seguenti parole: «Nella mia esperienza di terapeuta sessuale, ho appurato che qualsiasi persona che si masturba regolarmente con l’ausilio di pornografia rischia di diventare, nel tempo, un tossicodipendente sessuale, condizionando sé stesso ad assumere una devianza sessuale e/o a turbare un rapporto consolidato con il coniuge o con la fidanzata. Un effetto collaterale frequente è che si riduce drasticamente la loro capacità di amare (ad esempio, ne risulta una dissociazione del sesso dall’amicizia, dall’affetto, dalla cura e da altre emozioni sane e caratteristiche che aiutano i rapporti coniugali). Il loro lato sessuale diventa in un certo senso disumanizzato. Molti di loro sviluppano “un ego straniero” (o lato oscuro), il cui nucleo è una lussuria antisociale priva della maggior parte dei valori. Nel frattempo, l’aumento di masturbazione ottenuto mediante il consumo di pornografia diventa più invadente nelle relazioni della vita reale. Il processo di condizionamento masturbatorio è inesorabile e non regredisce spontaneamente, anzi tende a peggiorare, come tutte le dipendenze, almeno finché il circolo vizioso non viene ad essere spezzato. Il decorso di questa malattia può essere lento ed è quasi sempre nascosto alla vista degli altri. Di solito, è una parte segreta della vita dell’uomo, e come un cancro continua a crescere e a diffondersi. Raramente è reversibile, ed è anche molto difficile da trattare e guarire. La negazione da parte del tossicodipendente di sesso maschile ed il rifiuto di affrontare il problema sono tipici e prevedibili, e questo quasi sempre porta alla disarmonia di coppia e coniugale, a volte il divorzio e – nei casi più gravi – a comportamenti illegali».

Preferire la masturbazione ad un vero partner

Chi vende pornografia, promette un piacere sano ed una liberazione dalla tensione sessuale, ma quello che in realtà spesso offre è la dipendenza e – cronicamente – un calo del piacere con partner reale; come chi vende alcol, nicotina ed eroina promette piacere ma in realtà vende dipendenza e calo dei piaceri ricavabili dalla vita vera. Nel libro Pornified («Pornificato»), Pamela Paul fornisce numerosi esempi di questo atteggiamento, e descrive una persona che ha deciso di limitare il suo uso di pornografia non per questioni morali o religiosi o ancora per il senso di colpa, ma per rivivere il piacere di reali rapporti fisici con le donne. “L’impotenza da porno” nella quale l’uomo sperimenta sessualmente la preferenza del porno piuttosto che di una donna è un fenomeno reale ed in fortissima crescita: l’uomo – con masturbazione e pornografia – ha scariche di dopamina enormi e sempre maggiori, tanto che nessuna donna (moglie o fidanzata) può “competere con essa”. Il sesso con la propria partner appare, al masturbatore compulsivo, una sorta di “minestra riscaldata”, molto meno eccitante delle decine e decine di partner virtuali che può trovare ogni giorno sul proprio smartphone o sul pc. Quando la pulsione sessuale dell’uomo viene deviata in questa direzione, rispetto alla preferenza della sua partner, il Dr. Cline scrive che la moglie può sentirsi molto sola e rifiutata. Un articolo pubblicato sul Journal of Sex and Marital Therapy, ha descritto uno studio che mostra come molte donne vedano le attività pornografiche del loro partner come «una forma di infedeltà»: il tema che attraversa le loro lettere è che l’uomo ha preso l’aspetto più intimo della relazione, la sessualità, che dovrebbe esprimere il legame d’amore tra la coppia ed essere limitata esclusivamente alla relazione, condividendolo invece con innumerevoli donne di fantasia dei video porno. La stragrande maggioranza delle donne in questo studio ha utilizzato la parola «tradimento» per descrivere ciò che il loro partner provava nei confronti della pornografia.

Un triplice amo che porta nel circolo vizioso

La pornografia è un triplice gancio, al pari di un amo usato nella pesca, composto dalla ipofrontalità corticale, dalla retrocessione dopaminergica e dal coinvolgimento dell’ossitocina e della vasopressina. Ognuno di questi ami è potente, ed agisce in modo sinergico con gli altri due, innestandosi nella vita del soggetto, che spesso è scarsa di soddisfazioni personali, sia professionali che sessuali. La pornografia piazza i suoi ami molto rapidamente e profondamente, e mano a mano che la dipendenza progredisce, si stringe rapidamente il nodo della dopamina finché non esiste più via di fuga. La persona è sempre più stretta nel circolo vizioso di ansia -> masturbazione compulsiva -> visione di filmati pornografici sempre più estremi -> maggiore dopamina -> maggiore ansia. Il dipendente sessuale dipende dalla reazione orgasmica che gli procura la dopamina ma, una volta finito l’effetto di quest’ultima, il soggetto ricade nell’ansia che riesce a “curare” solo con una nuova masturbazione.

Leggi anche:

Disastro demografico

Perché è così essenziale comprendere la natura della pornografia come qualcosa che può dare dipendenza? Il motivo è che se la consideriamo semplicemente come una cattiva abitudine (esattamente come una volta il fumare sigarette era considerata solo una brutta abitudine e non una dipendenza dalla nicotina) e non troviamo il pieno supporto necessario per superare ogni vera dipendenza, continueremo ad essere in balia del circolo vizioso, sia come individui che come società. La pornografia è il tessuto utilizzato per tessere un arazzo di permissivismo sessuale, che mina le fondamenta stesse della società. Biologicamente parlando, essa distrugge la capacità di una popolazione di sostenersi. Si tratta di una vera e propria catastrofe demografica. Lo scrittore Tom Wolfe su questo tema ha affermato: «Più la pornografia diventa grande, minore è il tasso di natalità». Questa affermazione ha una una validità? Nel 1950, ogni Paese dell’attuale Unione Europea aveva un tasso di fecondità superiore al 2.1, necessario a sostenere una popolazione. Ai nostri giorni, nessuno di questi Paesi arriva a questo tasso, e molti di essi sono in prossimità dell’1.3, definito «il più basso tasso di fertilità», dal quale è virtualmente impossibile risollevarsi. È stato alla fine degli anni ’60 ed ai primi ’70 che questo declino è iniziato, e questo periodo corrisponde proprio all’avvento della rivoluzione sessuale ed alla pornografia su larga scala. Esiste una correlazione diretta tra il crescente dominio culturale della rivoluzione sessuale ed il tasso di natalità in diminuzione, e mentre un nesso di casualità non può essere provato, si può fortemente temere che ciò sia stato – almeno in parte – indotto dall’effetto “feromonico” della pornografia. Naturalmente, il declino demografico è multi-fattoriale e non dipende solo dall’aumento di pornografia e masturbazione compulsiva: l’urbanizzazione, la crisi economica, le donne sul posto di lavoro, l’adattamento del ruolo e le aspettative di vita sempre maggiori sono fattori importanti nell’inversione della piramide della popolazione degli ultimi anni. Ma i fattori primordiali o biologici della sessualità umana e la stabilità della famiglia sono primari e, a mio parere, non sono stati adeguatamente ponderati. Nel 1934, l’antropologo di Cambridge J. D. Unwin pubblicò il libro Sex and Culture («Sesso e Cultura»). In esso, Unwin ha esaminato ottantasei culture abbracciando 5.000 anni per quanto riguarda gli effetti della promiscuità sessuale e della selettività sessuale. La sua prospettiva è rigorosamente laica, e le sue conclusioni non risiedono certo nel dogma moralistico o nella religione. Egli ha dimostrato, senza eccezioni, che le culture che hanno praticato una monogamia stretta in vincoli coniugali hanno saputo tirar fuori quelle che lui chiama le «energie creative sociali», e hanno raggiunto lo zenit della produttività. Al contrario, le culture che non avevano alcun sistema di controllo sulla sessualità, sono state, senza eccezione, deteriorate dalla mediocrità e dal caos. In Houposia, The Sexual and Economic Foundation of a New Society, pubblicato postumo, Unwin sintetizza il suo pensiero in queste parole: «Nella storia umana, non c’è un solo esempio di società che abbia conservato le sue energie dopo una generazione completamente nuova che ha ereditato la tradizione di non insistere nella continenza pre e post-nuziale […]. La prova è che in passato una classe sociale che aveva raggiunto una posizione di predominio politico a causa della sua grande energia e che, nel periodo della sua crescita, aveva regole sessuali molto severe. Mantenendo la sua energia, essa ha dominato la società nella misura in cui ha mantenuto la continenza pre e post-matrimoniale». Non conosco eccezioni a queste regole.

Leggi anche: Le confessioni di un mio paziente masturbatore cronico

La pornografia come un lanciafiamme

L’antropologo J. D. Unwin ha anche descritto ciò che può essere chiamato la «distrazione dopaminergica», nella quale domina la ricerca del piacere e la produttività viene diminuita. Will Durant (1885-1981), in The Lessons of History («Le lezioni di Storia»), ha scritto che «il sesso è un fiume di fuoco che dev’essere deviato e raffreddato da un centinaio di restrizioni, altrimenti porta al caos sia l’individuo che il gruppo». Se «il sesso è un fiume di fuoco», la dopamina e le altre droghe sono il carburante del cervello. Come degli astronauti siamo in grado di cavalcare questa energia fino ai cieli, oppure esserne consumati fino all’esaurimento, a seconda che siamo sopra i motori nel modulo di comando o sotto di essi, essendo esposti al calore.

Il dr. Henry A. Bowman ha affermato: «Nessuna persona davvero intelligente brucerà una cattedrale per friggere un uovo, anche solo per soddisfare un appetito vorace». Eppure, oggi il lanciafiamme della pornografia sta incendiando molte cattedrali d’amore coniugale e familiare. Plaudo gli sforzi in corso per rafforzare le leggi, ma nel nostro ambiente giuridico e sociale non possiamo dipendere dal governo della moderazione. Dobbiamo affrontare la realtà secondo cui in un modo o nell’altra la pornografia finirà per colpire praticamente ogni famiglia o rapporto. Il dr. Jason Carroll e i suoi colleghi hanno pubblicato un documento ampiamente citato nel Journal of Adolescent Research che mette in luce la portata di questo problema. Secondo questo documento, che ha esaminato i dati provenienti da cinque Università, l’87% dei maschi e il 31% delle femmine consuma pornografia. Questo dato supera tutte le barriere religiose, educative e sociali.

Per la maggior parte della nuova generazione, la pornografia è diventata il normale punto di riferimento per l’educazione sessuale, come un negozio di caramelle in internet, che insegna che il sesso è fisicamente ed emotivamente innocuo, privo di conseguenze negative. Uomini e donne sono soltanto droghe visive da utilizzare e gettare, e il sesso solo un piacere personale: basta un pc o uno smartphone per chiudersi in camera per giorni e masturbarsi con un numero illimitato di donne/uomini e video porno. La verità, naturalmente, è che coloro che effettivamente recitano nella pornografia vengono spremuti e buttati dagli stessi pornografi, sono la «gente usa e getta», come li ha definiti il dr. Charles Everett Koop.

Leggi anche:

Aiuto per la guarigione

La descrizione del dr. John Mark Chaney riguardante la dipendenza da pornografia, mette l’accento sulla difficoltà di cura: «A volte perfino i professionisti della salute  come psichiatri e psicoterapeuti non riescono a capire il potere della compulsione che la gioventù si trova a dover affrontare, e non è raro che la scuola, la religione o i professionisti del settore privato sostengano un semplice piano di trattamento basato unicamente sulla forza di volontà o sul carattere morale. Dal momento che la pornografia e la masturbazione compulsiva possono essere considerate una dipendenza comportamentale, certi approcci come “basta dire no” o – per i religiosi “Dio non vuole che tu ti masturbi”, rischiano di creare soltanto più frustrazione e una controproducente immaginazione […]. Le modalità di intervento e il trattamento devono riconoscere il problema come una dipendenza completa, e trattarlo con le stesse considerazioni riservate alle sostanze chimiche come alcol, cocaina ed eroina». Per quanto riguarda la guarigione, il dr. Victor Cline sostiene: «Ho scoperto che ci sono quattro fattori principali che devono essere presi in considerazione per il successo nel recupero. In primo luogo, l’individuo deve essere personalmente motivato ad essere liberato dalla sua dipendenza e possedere una certa volontà per fare tutto il necessario per raggiungere il successo. Non si può mai costringere una persona a guarire se essa non lo vuole […]. In secondo luogo, è necessario creare un ambiente sicuro, che riduca drasticamente l’accesso alla pornografia o ad altro materiale connesso ad essa […]. In terzo luogo, egli dovrebbe affiliarsi ad un gruppo di supporto delle dodici tappe […]. In quarto luogo, l’individuo deve necessariamente contattare un consulente/terapeuta che ha avuto una formazione specifica e di successo nel trattamento della dipendenza sessuale». E’ importante, per l’intera società, cercare di mostrare comprensione per quelli già «catturati», che vivono nella vergogna e nel segreto: svergognarli non li guarirà mai. Jeffrey R. Holland, quando era presidente della Brigham Young University, ha affermato: «Quando un malconcio nuotatore tenta coraggiosamente di tornare a riva, dopo aver combattuto forti venti e onde altissime che non ha mai affrontato prima, quelli che di noi avrebbero maggior giudizio, o forse maggior fortuna, non dovrebbero certo andare verso di lui, percuoterlo con i remi e spingere la sua testa sott’acqua». Allo stesso modo un dipendente comportamentale sessuale andrebbe capito ed aiutato e non certo deriso o allontanato.

La masturbazione compulsiva e l’abuso di materiale pornografico sono droghe che producono una trappola neurochimica di dipendenza comportamentale, imprigionando la persona in un circolo vizioso difficile da spezzare da soli. Se credi di avere un problema di dipendenza da porno online e masturbazione compulsiva, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PRENOTA UNA VISITA CONTATTI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano Pene

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Le 10 fasi (più una) che accomunano tutti i fumatori: seconda parte

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO FUMA SIGARETTA NICOTINA TABAGISMO TOSSICODIPENDENZA UOMOPer scoprire le prime quattro fasi, vi invito a leggere questo articolo: Le 10 fasi (più una) che accomunano tutti i fumatori: prima parte

5) Fase “Sono un fumatore, lo ammetto”
In un certo momento della sua vita da fumatore, il soggetto non può più nascondersi dietro il “ne fumo poche”: ammette pubblicamente di fumare in maniera abituale. Anche se non lo ammetterà mai a se stesso ed agli altri, il suo orgoglio è ferito perché aveva detto a tutti che lui era troppo sveglio per diventare un vero fumatore, Di solito ai parenti e agli amici, preoccupati per lui, minimizza dicendo che “come ha iniziato a fumare lui può smettere quando vuole, ma non ora che la sua vita è così stressante, quindi aspetterà il momento propizio per diminuire le sigarette ed infine smettere del tutto”.

Leggi anche:

6) Fase  “Mi piace fumare”
Il soggetto ormai capisce pienamente che fumare fa male alla salute propria e del proprio portafoglio, ma a lui “piace” troppo fumare. La sua vita è bella così e senza sigaretta una giornata gli appare nervosa e noiosa; anzi non gli appare proprio: non riesce a concepire come possibile una giornata senza sigarette esattamente come chiunque non concepisce come possibile una giornata senza respirare aria. Non crede che sia difficile smettere: non vuole proprio smettere! Fuma e riconosce solo i (presunti) effetti positivi del gesto. Nessuno può convincerlo che il fumo ha un brutto sapore e che in realtà è un tossico-dipendente al pari di un cocainomane. Si sente anche in forma! Non sa che se smettesse di fumare sarebbe doppiamente in forma di quanto si sente attualmente. Il lato economico poi è tragicomico. Quando andavo all’università potevo perdere dieci minuti della mia vita a scegliere se nella pausa pranzo comprarmi, il panino da 3 euro o quello da 2 euro per risparmiare qualche soldo, ma quando si trattava di tirare fuori quasi 5 euro per le Marlboro non battevo ciglio: per un fumatore qualsiasi spesa può essere messa in discussione tranne quella per le sigarette. A pensarci ora, da ex fumatore, questa fase potrei chiamarla “MI SONO COMPLETAMENTE RINCRETINITO”. Dopo quasi un anno senza fumare ho risparmiato circa 2000 euro e al bar dell’Umberto I non ho più problemi a scegliere il panino più costoso!

7) Fase “E se smettessi di fumare? Valutiamo i pro e i contro” e  “Ma forse è il momento sbagliato per smettere”
Anche i fumatori più incalliti ad un certo punto si pongono il problema di smettere di fumare. Io per vari anni me lo sono ripetuto. Di solito in questa fase si valutano i pro ed i contro del fumare (senza rendersi conto che in realtà fumare non ha NESSUN PRO). Un “contro” classico è “se smetto di fumare ingrasso”. Se è questa la tua paura leggi qui. Uno dei problemi principali che si pone il fumatore che vuole smettere, è il momento propizio per smettere. Cari amici, ve lo dico con il cuore: il momento migliore per smettere di fumare è ORA, SUBITO, ADESSO! Perché il tanto fantomatico momento propizio, che secondo voi aumenterà le possibilità di smettere con successo, non arriverà mai, semplicemente perché la nostra vita è un insieme di preoccupazioni che si susseguono e di responsabilità che aumentano giorno dopo giorno. La cosa che dico sempre ai miei pazienti è che il momento migliore per smettere in realtà non è oggi: ma IERI! Un mio amico all’università di Medicina diceva che smettere col nervosismo dei nostri difficili esami universitari era impossibile, diceva che avrebbe smesso quando avrebbe finito tutti gli esami. Ma poi finiti gli esami c’era lo stress della laurea: avrebbe smesso dopo la laurea. Ma dopo la laurea c’è l’abilitazione, poi c’è il concorso per la specializzazione, poi quello per il dottorato, poi quello per entrare all’ospedale. Poi ci si sposa, non ci sono i soldi per pagare le bollette, i figli vanno male a scuola, la suocera invecchiando diventa sempre più insopportabile e quel rubinetto continua a perdere acqua anche se hai pagato cento euro all’ultimo idraulico per ripararlo: il momento rilassante sembra non arrivare mai! E quando poi arriva, magari durante una meritatissima vacanza al mare, ci si vuole “godere” il momento, quindi perché rovinarlo con lo stress di smettere? Tutto questo per dire che se siamo stressati non vogliamo smettere perché sotto stress ci appare più difficile smettere, se invece siamo rilassati non vogliamo smettere perché non vogliamo rovinarci il relax con lo stress di smettere. E’ un po’ quello che avviene con il gioco d’azzardo: quando si vince non si vuole smettere perché si sta vincendo e quando si perde si vuole continuare a giocare per riprendersi i soldi persi; il paragone è perfetto perché si tratta in entrambi i casi di una dipendenza, un circolo vizioso difficile da spezzare.
Morale della favola? Il mio collega di medicina non ha mai smesso di fumare e quando riceve i pazienti gli dice che LORO devono smettere di fumare e glielo dice mentre il SUO camice puzza come un posacenere sporco.

Leggi anche:

8) Fase “Gomme, libri, diminuisco le siga, internet, elettroniche”
Il fumatore decide che è il momento di smettere, ma questa volta seriamente: non solo esamina fermamente la possibilità di non fumare ma passa all’azione, attivandosi nel ricercare un aiuto medico o psicologico, oppure decide che inizierà un periodo in cui fumerà sempre meno fino allo smettere di fumare. Di solito in questo periodo si passa parecchio tempo a cercare su internet informazioni sullo smettere (quindi se siete qui a leggere molto probabilmente siete in questa fase!). Alcuni usano i più vari rimedi: io ho provato (senza successo) con le gomme alla nicotina, alcuni usano i cerotti, altri, come il Verdone di “Compagni di scuola”, prova a smettere con una sigaretta finta per mantenere la gestualità. Un classico per smettere è comprare il libro “E’ facile smettere di fumare se sai come farlo” di Carr Allen. La nuova moda come ben sapete è quella di smettere con la sigaretta elettronica. A conti fatti non c’è un metodo giusto o sbagliato per smettere: il metodo migliore per me può essere inutile per te e viceversa, ognuno deve trovare la sua strada che però purtroppo a volte conduce al…

9) Fase “Fallimento”
Ben pochi purtroppo riescono a smettere di fumare al primo tentativo quindi purtroppo ci si ritrova sconsolati in questa fase. Io ho provato a smettere non so quante volte e fallivo sempre. L’importante, in questa fase, è non perdere la fiducia in se stessi ma cercare di imparare dai propri errori. La domanda da farsi è “dove ho sbagliato?” in modo da non rifare gli stessi errori quando si riproverà nuovamente a smettere. Se io avessi smesso di provare a farla finita con le sigarette all’ennesimo tentativo fallito, ora non sarei qui a dirvi che sono riuscito a smettere! Insomma: fiducia e RIPROVATE!

10) Fase “Ho smesso”
Dopo vari tentativi il fumatore può realmente smettere. In questa fase, a cui aspirano quasi tutti i fumatori prima o poi,  inserisco i tabagisti che sono astinenti da più di sei mesi. Il fumatore si sente finalmente ex fumatore e continua a non fumare. Io ho smesso di fumare da 10 mesi e sono attualmente in questa fase. Attenzione: ho scritto “EX fumatore” invece di “NON fumatore” (che io riferisco a chi non ha MAI fumato una sigaretta). Chi ha smesso di fumare rimarrà un EX fumatore a vita (e non un “NON fumatore”), ciò significa che sarà per sempre molto più a rischio di riaccendersi una sigaretta rispetto a chi non ha mai fumato in vita sua. A questo proposito in tale periodo la parola d’ordine è “non abbassare mai la guardia“. L’errore classico è “siccome ormai ho smesso da tantissimo tempo posso fumarmi una sola sigaretta, che male c’è”. Ed invece basta solo un tiro per ritornare nel circolo vizioso. Conosco gente che ha smesso per anni per poi riprendere a fumare come e più di prima solo per essersi concesso qualche tiro quando pensava di essere ormai fuori dal tunnel e al sicuro. A tal proposito vi consiglio di leggere il libro gratuito di  Joel Spitzer: Non fare piu nemmeno un tiro

Leggi anche:

11) Fase di “ricaduta”
Una ulteriore fase, in cui il sottoscritto si impegna ogni giorno per non ritrovarsi, è la fase di ricaduta: questa fase fortunatamente non è sempre presente, anche se frequente. Il fumatore ricade nella dipendenza dal fumo e possono succedere due cose: o torna alla fase 6 e si rassegna alla falsa convinzione che gli piace troppo fumare per poter smettere, oppure torna alla fase 8 e cerca nuovi sistemi più efficaci per riprovare a smettere.

I migliori prodotti per il fumatore che vuole smettere di fumare
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, pensati per il fumatore che vuole smettere di fumare o che ha smesso da poco. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

Effetti della cocaina sul comportamento sessuale e l’orgasmo

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma EFFETTI COCAINA SESSO SESSUALE ORGASMO   Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa cocaina è una sostanza estratta dalle foglie della pianta sudamericana della coca. Si presenta sotto forma di polvere bianca cristallina dal gusto amaro. La cocaina o il crack, così come le amfetamine o il caffè, appartengono alle sostanze stimolanti perché in grado di velocizzare la complessiva attività del sistema nervoso sia centralmente che perifericamente. Il piacere intenso prodotto dalla cocaina è dovuto alla potente capacità di bloccare il reuptake della dopamina, quindi di aumentarne la concentrazione e di prolungarne il tempo di azione; tutto viene intensificato in maniera non naturale.
La cocaina si può “sniffare”, assumere per endovena, per inalazione dei vapori (crack) o masticando le foglie; può essere anche applicata sui genitali. Spesso la cocaina viene utilizzata assieme ad altre sostanze; con l’eroina (speed ball), metadone, benzodiazepine o alcol; con quest’ultimo si forma cocaetilene, una pericolosissima sostanza causa di frequenti decessi.

Generalmente l’utilizzo di cocaina viene utilizzata per aumentare la libido e la potenza sessuale.
Tuttavia, gli effetti sul comportamento sessuale, osservati nei consumatori, variano in relazione alla dose, alla personalità del consumatore e alle circostanze dell’uso ed al sesso: le donne sono infatti più suscettibili all’effetto stimolante.
Una dose medio-bassa di cocaina (25-150 mg), produce euforia, un senso di aumentata forza fisica e mentale, un aumento delle percezioni sensoriali e di conseguenza, un aumento del piacere sessuale. Dopo l’iniziale fase euforica (che può durare generalmente qualche ora) può seguire un’indifferenza sessuale.

Alti livelli di cocaina possono determinare stati di allucinazioni, psicosi e stati di ipersessualismo che possono sfociare in maratone di sesso o masturbazione compulsiva.
L’utilizzo della cocaina è molto legata al “setting” in quanto viene frequentemente consumata in ambienti ricreativi quali pub, discoteche, party. L’azione afrodisiaca (aumento del desiderio sessuale) è sfruttata dalla donne dipendenti da crack, dedite alla prostituzione praticata nei locali,e dai clienti stessi, per migliorare le performance sessuali.
Negli uomini l’utilizzo di cocaina, oltre ad aumentare il desiderio, riduce la sensibilità (la cocaina è anche un anestetico locale) rendendo difficile l’eiaculazione e ritardando pertanto l’orgasmo.

Un utilizzo cronico, soprattutto ad alte dosi, si accompagna ad una diminuzione della potenza sessuale sino ad arrivare ad una fase di anedonia sessuale. Il calo dell’attività sessuale si esplica attraverso un abbassamento del desiderio sessuale correlato probabilmente ad un’iperprolattinemia nella donna e ad una diminuzione del testosterone nel maschio.

Da un’indagine conoscitiva condotta nel 2000, dal Ser.T di Padova, su un campione di 250 soggetti emerge come un soggetto su cinque fra quelli intervistati riferisca di far uso di sostanze esplicitamente a scopo sessuale. Tra i consumatori “finalizzati” la sostanza viene assunta in previsione di un rapporto sessuale per sentirsi più seducenti, più desiderabili e per far fronte ad una presunta “incompetenza sessuale”. Quella che viene maggiormente salvaguardata è l’immagine del buon amante agli occhi del partner non tanto la soddisfazione condivisa dell’atto sessuale.
Dalle testimonianze infatti emerge come gli effetti derivanti dalla cocaina comprendano un aumentato livello di eccitazione sessuale in contrasto con una riduzione della capacità di raggiungere l’orgasmo. Una sorta di piacere anelato ma raggiunto, purtroppo, con enorme difficoltà.

Un altro fattore associato all’utilizzo di cocaina in contesti ricreativi-sessuali, comprende una struttura personologica caratterizzata dall’impulsività e da una continua ricerca di forti emozioni, denominata “sensation seeking” . In tal modo, le sensazioni percepite durante le attività sessuali verrebbero amplificate e l’impulsività del soggetto, sotto l’effetto di sostanze, aumenterebbe esponendolo ad un numero maggiore di rapporti ed alla mancanza di opportuni metodi contraccettivi.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

Marijuana, cocaina, LSD e altre droghe: come cambiano il tuo sperma?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MARIJUANA COCAINA LSD DROGHE SESSO SPERMA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgTutto ciò che mangiamo e beviamo, influisce su quantità, densità, colore, odore e sapore dello sperma, come abbiamo visto in questo articolo. Ma non solo cibo e bevande: anche le droghe influiscono sulle caratteristiche dell’eiacultato, ognuna in modo diverso. Vediamolo oggi.

Marijuana

Secondo il National Study on Drug Use and Health realizzato negli USA nel 2009, la marijuana è la sostanza illegale più utilizzata dagli americani. I cannabinoidi da cui è composta la marijuana vengono sintetizzati dal nostro corpo, quindi le nostre cellule sono naturalmente dotate di recettori per questa sostanza. Proprio per tale ragione se i cannabinoidi attaccano i testicoli e quindi lo sperma, si verificano alcuni effetti indesiderati. Più o meno il 33 percento dei consumatori abituali di marijuana ha una bassa conta di spermatozoi. Si è anche dimostrato che il legame tra i componenti attivi e i metaboliti della marjuana e i ricettori dello sperma può causare una diminuzione della motilità degli spermatozoi. Non è invece ancora ben chiaro quali siano gli effetti di un utilizzo saltuario della sostanza: non sono stati ancora condotti studi approfonditi, ma l’idea predominante è che nonostante questi uomini possano recuperare facilmente le loro funzionalità riproduttive interrompendo l’utilizzo, non dovrebbero fare uso di marijuana nel momento in cui decidessero di avere un figlio.

Leggi anche:

Cocaina

La cocaina è la leggendaria “killer dell’erezione,” perché causa vasocostrizione (ossia la riduzione del calibro dei vasi sanguigni), che è una delle cause della disfunzione erettile. È difficile stabilire cos’altro provochi perché tutti gli studi condotti su esseri umani sono complicati dal fatto che la cocaina ti fa venire semplicemente venire voglia di divertirti di più. Perché non abbiamo più informazioni sugli effetti della cocaina? I test che sono stati fatti sui consumatori non sono mai puri perché nella maggior parte dei casi la cocaina si assume con l’alcol, con le sigarette o anche con altre droghe ed è rarissimo imbattersi in persone che usano solo cocaina. Non si può ovviamente chiedere forzatamente ad un gruppo di persone di farsi di cocaina e poi cercare di accoppiarsi. Gli studi condotti sugli animali invece hanno dimostrato che nei testicoli e nello sperma esistono alcuni recettori della cocaina. I tessuti testicolari registrano un’anatomia anormale. C’è la degenerazione di un buon numero di cellule. Questi studi condotti sugli animali hanno rivelato che ci potrebbe essere una sorta di trasmissione della cocaina dallo sperma maschile all’ovulo femminile. Gli effetti di questo fenomeno non sono ancora noti, ma potrebbero portare a un aborto spontaneo.

Leggi anche:

Oppiacei

Tanto per essere chiari, quando parlo di oppiacei mi riferisco all’eroina, all’ossicodone, ecc. Un utilizzo di oppiacei a lungo termine può comportare problemi al sistema riproduttivo a causa di una soppressione dell’ormone GnRH che è normalmente secreto nell’ipotalamo (l’organo che controlla la ghiandola pituitaria). Ciò significa che la ghiandola pituitaria produce meno LH (ormone luteinizzante) e FSH (ormone follicolo-stimolante), che è semplicemente un modo più fantasioso di dire che il corpo non produce abbastanza sperma per fare un bambino. È stato inoltre studiato che la dipendenza da oppiacei produce una frammentazione del DNA all’interno dello sperma, che può ridurre la fertilità e causare aborti spontanei.

Metanfetamine

Trovo superfluo dire che se fai uso di metanfetamine forse avere un figlio non rientra proprio nelle tue priorità. Se nonostante ciò vuoi comunque avere figli allora aspettati dei danni ai tubuli seminiferi che sono parte dell’apparato riproduttore maschile. Anche in questo caso il problema è sempre lo stesso: bassa produzione di testosterone. Inoltre lo sperma potrebbe incorrere in problemi di vasocostrizione e circolazione del sangue. Il problema principale in materia di anfetamine e loro derivati è il rischio che nel bambino si sviluppino malformazioni cardiache.

LSD (dietilammide-25 dell’acido lisergico), funghi allucinogeni e ketamina

Probabilmente concepire un figlio sotto acido non è un’idea grandiosa, ma la verità è che nessuno può dirlo con assoluta certezza. La maggior parte degli studi effettuati non ha mostrato effetti diretti dell’LSD sullo sperma. Tutte le ricerche che sono state fatte per capire se l’utilizzo di acidi (inclusi funghi e ketamina) può modificare le cellule del DNA negli spermatozoi sono state assolutamente inconcludenti.

MDMA/Ecstasy

Anche se avete la fortuna di trovare della vera MDMA e non semplicemente quella porcheria che circola nei vari locali, sappiate che il vostro sperma avrà comunque dei problemi. La ricerca su queste droghe non è moltissima, tuttavia è sicuro che l’MDMA può danneggiare la produzione di testosterone, come tutte le altre sostanze che sono su questa lista del resto. Può determinare danni al DNA spermatico o degenerazioni delle cellule nel tessuto testicolare. La motilità degli spermatozoi si mantiene intatta ma il numero diminuisce drasticamente. Diciamo che l’effetto è simile a quello della cocaina, con l’unica differenza che nel caso della cocaina anche la motilità subisce danni, mentre qui è solo la conta degli spermatozoi, cioè la produzione di sperma, a risentirne. Sostanzialmente lo sperma c’è ancora, ma le possibilità che si possa mettere incinta una donna diminuiscono notevolmente. Inoltre, come nel caso delle metanfetamine, anche la MDMA può causare malformazioni cardiache nel bambino.
Se avete letto attentamente queste informazioni e non volete comunque rinunciare alle vostre abitudini ma, al tempo stesso, volete dare al vostro partner dello sperma di qualità, astenetevi da qualsiasi droga per almeno 3/4 settimane prima di avere un rapporto sessuale.

Per la stesura di questo pezzo ci siamo basati anche sullo studio del 2012 “The Insults of Illicit Drug Use in Male Fertility”, realizzato dall’American Society of Andrology e apparso sul Journal of Andrology. Se siete curiosi di saperne di più potete trovarlo qui.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

 

Le 20 droghe più potenti e pericolose al mondo

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma LE DROGHE PIU POTENTI PERICOLOSE MONDO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.gifDanno alla salute, livello di dipendenza e danno sociale. E’ questa la triade su cui si basa la classifica delle 20 droghe più pericolose al mondo emersa da uno studio condotto dal prof. David Nutt dell’università di Bristol e pubblicata sulla prestigiosa rivista “The Lancet”. Il risultato, ottenuto mediante un’inchiesta tra intervistati qualificati, stravolge decisamente le graduatorie governative delle sostanze più pericolose e proibite.

In 18° posizione troviamo la droga da discoteca per antonomasia: l’MDMA meglio conosciuta come ecstasy. Caratterizzata da un elevata psicotossicità, presenta forti analogie con la mescalina ed i suoi precursori sono sostanze presenti in piccole quantità nelle myristicacae (come la noce moscata ad esempio). L’MDMA agisce aumentando il rilascio di serotonina e induce distorsioni percettive con euforia, affabilità, caduta delle barriere inibitorie e aumento della libido, riduzione dell’ansia e della paura. C’è da dire che molti degli effetti della molecola sono strettamente connessi al setting e alle condizioni psicologiche dell’individuo che l’assume. L’azione di attivazione del sistema simpatico spiega gli effetti collaterali e breve termine quali la tachicardia,la secchezza della fauci, la sudorazione, i crampi addominali, la nausea e il vomito. L’ abuso cronico di ecstasy ha conseguenze molto pericolose e includono la comparsa di uno  stato d’ansia, attacchi di panico, turbe della memoria, irritabilità e fenomeni di flashback.

Posizione 17 per il GHB anche noto come “droga dello stupro” che negli anni novanta ha creato non poche rogne alle autorità statunitensi. Il γ-idrossibutirrato viene utilizzato in Italia a bassi dosaggi come presidio per il trattamento dell’alcolismo ma il suo impiego come sostanza d’ abuso è da ricollegare agli effetti psicostimolanti che determinano uno stato di euforia , aumento della sensazione tattile e del desiderio sessuale. I postumi saranno simili a quelli di una sbronza e sebbene i decessi conseguenti all’assunzione di questa sostanza siano molto rari, dosi elevate di questa sostanza possono causare vomito, nausea, sonnolenza, vertigini, disturbi respiratori, convulsioni e coma. Il GHB preso regolarmente induce dipendenza fisica e in alcuni casi psicologica.

Leggi anche:

Il tetracannabinolo si colloca in posizione 11, due posti dietro il tabacco. Gli effetti della cannabis  sono molteplici: da uno stato euforico sognante, con senso di distacco dalla realtà, a una sensazione di coscienza doppia, da un aumento della capacità introspettiva a una sensazione di rallentamento della dimensione temporale. L’assunzione cronica  può indurre l’insorgenza di psicosi, difficoltà nell’articolare un discorso, disattenzione e soprattutto uno stato di demotivazione nel corso del quale si è portati ad anteporre la ricerca di una nuova dose a tutte le attività cardine della vita quotidiana incluso la propria igiene e l’interesse per il proprio aspetto fisico.

Posto numero 8, un attimo prima del tabacco delle sigarette, per l’anfetamina, che è un farmaco con proprietà anoressizzanti e psicostimolanti. Nel suo uso illegale la forma più diffusa oggi è lo speed (dall’inglese “velocità”). Lo speed può essere formato da anfetamine, sostanze metanfetaminiche, anfetamino-simili come l’efedrina. Il suo colore varia dal bianco, al giallo, al rosa, al marrone chiaro e dipende soprattutto dalle impurità contenute nei solventi usati nel processo chimico di realizzazione della sostanza. L’abuso dell’amfetamina causa una grave dipendenza fisica e psicologica, provoca inoltre un esaurimento fisico e malnutrizione/denutrizione estrema fino alla cachessia e alla morte.

Alla posizione numero 6, sorprendentemente alle spalle dell’alcool che detiene il 5 posto, troviamo la chetamina, anestetico generale che agisce sulla trasmissione glutammatergica e sul sistema simpatico, il cui impiego  in medicina è stato notevolmente ridimensionato. La chetamina ha  effetti molto caratteristici che la differenziano dagli altri anestetici e ne giustificano l’impiego come sostanza d’abuso. Conosciuta anche come special K o superacido, rientra nelle così dette “club drugs” per la sua capacita di indurre una condizione di delirio con alterata percezione della realtà, esperienze extracorporee ed allucinazioni.  Gli effetti si esauriscono nel giro di circa mezz’ora tuttavia gliutilizzatori cronici di chetamina manifestano una forma di dipendenza simile a quella da cocaina e pare che l’abuso di questa sostanza possa avere un ruolo rilevante nello sviluppo della schizofrenia.

Ed al primo posto della classifica, cosa troviamo? A detenere il primato in questa non certo onorevole classifica è l’eroina. Si tratta di un oppiaceo ottenuto dalla morfina e la cui azione è riconducibile a una riduzione dell’eccitabilità neuronale e della liberazione dei neurotrasmettitori. Gli effetti dell’eroina comprendono un senso di benessere e di pace accompagnato da un distacco dagli stress fisici e psichici; in molti si sono spinti a definire le sensazioni indotte dalla sostanza, simili a un orgasmo. Decisamente meno piacevoli le conseguenze sul sistema cardiovascolare con bradicardia e ipotensione, sulla cute con rush e prurito e sull’apparato respiratorio con importante depressione  e broncospasmo. Il tutto si esaurisce nel giro di 4-6 ore in caso di iniezione, mentre dura un po’ meno se la droga viene fumata o sniffata. Le crisi d’ astinenza da eroina compaiono dopo appena 6-8 ore dall’ultima assunzione e comprendono tremore, febbre, ansia, crampi addominali, vomito, sudorazione intensa inducendo il soggetto alla disperata ricerca di una nuova dose.

Non inserita nella classifica del prof. Nutt una nuova sostanza che si sta diffondendo ultimamente tra le nuove generazioni: si chiama Krokodil e viene dalle fredde terre della Russia ma si sta pericolosamente diffondendo in Europa occidentale. La scelta del nome è dovuta a uno degli effetti collaterali di questa droga che consiste nella comparsa sulla pelle di vaste macchie verdastri e squamose. Anche le autorità italiane sono allertate da questa nuova droga killer che è un surrogato fatto in casa dell’eroina con effetti, incredibile a dirsi, ancora più devastanti.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Sesso di gruppo ed ecstasy: muore giovane bodybuilder

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SESSO GRUPPO ECSTASY MUORE Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina Glutei AnoUna serata di pura trasgressione assumendo MDMA, era quella che voleva passare Jordan Gratwick, un bodybuilder 26enne originario di Hartley Wintney (Inghilterra) e morto per una dose eccessiva di droga. Aveva conosciuto Laima Sinka e Brandon Hersey, una coppia di fidanzati, nel locale Moo Moo e, dopo qualche drink, aveva deciso di invitarli nella sua villa per guardarli mentre i due facevano sesso: la coppia ha accettato. Arrivati a casa, Jordan ha però provato a baciare Laima e Brandon si è arrabbiato al punto da mettersi a litigare violentemente con il padrone di casa che, nel frattempo, aveva assunto una dose molto alta di MDMA. Jordan cade a terra e muore. Brandon ha ammesso:  “Lui mi aveva messo le mani intorno al collo, si era agitato molto. Ad un tratto è caduto a terra, per lui non c’è stato nulla da fare”. 

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Vuoi smettere di fumare? Attenzione al ciclo mestruale

MEDICINA ONLINE SIGARETTA ELETTRONICA FUMARE NICOTINA FUMO SMETTEREL’ho sempre detto: il momento migliore per smettere è ora! O, ancora meglio, era ieri! Non esiste un momento migliore per smettere di fumare. O forse non è esattamente così? Secondo una nuova ricerca esiste, almeno per donne che fumano che vogliono diventare ex-fumatrici, un piccolo accorgimento che potrebbe essere di grande aiuto: programmare il momento in cui si abbandoneranno le sigarette in funzione del proprio ciclo mestruale.

Come il ciclo mestruale influenza la voglia di fumare

Il ciclo mestruale sembrerebbe infatti avere effetti considerevoli sull’astinenza da nicotina delle fumatrici mentre cercano di smettere; lo ha scoperto un nuovo studio guidato da Adrianna Mendrek dell’Università di Montreal, insieme a un team di ricerca dell’Institut universitaire en santé mentale. «I nostri dati ci hanno mostrato come l’incontrollabile necessità di fumare sia molto più forte all’inizio della fase follicolare che inizia dopo la mestruazione. Il calo ormonale di estrogeno e progesterone potrebbe aggravare i sintomi dell’astinenza e aumentare l’attività dei circuiti neurali che sono associati con il desiderio», spiegano i ricercatori.

Differenze di genere

Ed è per questo motivo che secondo Mendrek potrebbe essere molto più facile per una donna provare a smettere di fumare verso la metà della fase luteale, quando si forma il corpo luteo e vengono prodotti livelli molto elevati sia di progesterone sia di estrogeno (in preparazione a un’eventuale gravidanza). La differenza tra maschi e femmine in questi ambiti è piuttosto spiccata, considerazione che è emersa sia da studi sugli esseri umani che da studi su modelli animali. Meno di una ex-fumatrice su dieci riesce a non ricominciare dopo un anno o in periodi comunque relativamente brevi, e per le donne smettere si è dimostrato più difficile che per gli uomini (anche a parità del numero di sigarette fumate). Negli studi sui topi, per vagliare gli effetti della nicotina e di altre sostanze, i ricercatori hanno osservato che «i ratti femmina sviluppano la dipendenza più rapidamente e sono disponibili a impegnarsi molto di più anche per ottenere la stessa dose della sostanza», spiega Mendrek. Indagini che l’hanno portata a concludere che le donne sono probabilmente più a rischio di diventare dipendenti e gli ormoni sessuali potrebbero esserne la motivazione. Ed è per questo che di fronte alla decisione di smettere potrebbe essere opportuno prendere in considerazione il proprio ciclo mestruale.

Lo studio

Lavorando con 34 persone tra uomini e donne, ognuno dei quali fumava più di 15 sigarette al giorno, i ricercatori hanno fatto compilare un questionario e sottoposto tutti i partecipanti a risonanza magnetica (MRI) mentre guardavano fotografie neutrali o immagini appositamente pensate per far loro venire voglia di fumare. Tutte le donne hanno partecipato all’esperimento due volte, la prima all’inizio della fase follicolare del ciclo mestruale e la seconda verso la metà della fase luteale. In parallelo sono stati misurati a tutte i livelli di progesterone ed estrogeno.
Una delle difficoltà principali, spiega Mendrek, è il fatto che tra topi e umani c’è una differenza sostanziale quando si tratta di comprendere i meccanismi della dipendenza. Ogni fumatore o fumatrice è unico nel suo utilizzo del tabacco ma anche nella sua storia personale, situazione sociale e nell’ambiente in cui vive. Fattori come l’ansia, lo stress ed eventuali condizioni psicologiche andrebbero considerate in modo molto più soggettivo. Dall’analisi dei risultati è emerso che non ci sono differenze significative tra uomini e donne per quanto riguarda i circuiti neurali coinvolti nel fenomeno della dipendenza. D’altra parte però i meccanismi di attivazione variavano molto nelle donne in base alla fase del ciclo mestruale in cui si trovavano durante la scansione. Alcune aree della corteccia frontale, temporale e parietale mostravano attivazione  corticale molto più forte in fase follicolare, mentre nell’ippocampo si trattava di un’attività limitata durante tutta la fase luteale.

I limiti dello studio

Ci sono comunque alcuni limiti nello studio pubblicato su Psychiatry Journal, come sottolinea la stessa autrice: in primis i fattori psicologici e sociali, determinati dal fatto che le donne prese in considerazione per la ricerca hanno detto loro stesse in quale fase del ciclo mestruale si trovavano in quel momento.  Inoltre il gruppo di soggetti studiati era limitato.

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!