Camminare fa davvero dimagrire?

MEDICINA ONLINE WALKING INTO NATURE CAMMINARE PASSEGGIARE NATURA BOSCO SAND POLVERE MONTAGNA ALBERI OMBRA SOLE SPIAGGIA COMPAGNIA AMICI STILE DI VITA DIMAGRIRE CORSA RUNNER HI WELLPAPERDimagrire camminandoper quanto tempo e funziona davvero? Se avete realmente intenzione di perdere chili, il primo passo importante da fare è alzarsi dal letto e mettersi in movimento: invece di guardare la propria serie televisiva preferita o di schiacciare un pisolino di pomeriggio, conviene fare una bella passeggiata all’aria aperta, che non fa bene semplicemente al girovita, ma anche alla salute in generale, anche a quella mentale. Camminare aiuta a ridurre lo stress e a donarvi così più energie per affrontare nella maniera più giusta le difficoltà del quotidiano. Questo significa che camminare fa bene a chi vuole dimagrire e a tutti coloro che desiderano trovare un po’ di serenità, staccando la spina da lavoro e problemi.
Non inventate mille scuse per non uscire di casa e fare qualche passo, ma imparate a ritagliarvi sempre almeno mezz’ora al giorno per fare una passeggiata. Dimagrire camminando si può! Se invece, per motivi che solo voi conoscete, non potete proprio mettere la testa fuori casa, vi consiglio di compare la cyclette o il tapis roulant che, se usati con costanza e abbinati a uno stile alimentare per dimagrire velocemente, vi daranno dei grossi risultati.

Non è impossibile dimagrire camminando sul tapis roulant, dunque, ma non svolge lo stesso effetto rilassante di quando si cammina all’aperto (fate attenzione quando il sole è troppo caldo): stare rinchiusi nelle quattro mura non vi permetterà realmente di prendere del tempo per la cura di voi stessi. Se non avete un tapis roulant o avete seguito questo mio consiglio – quello di uscire di casa e camminare per dimagrire -, allora non dovete mai rinunciare a scarpe comode, a una borraccia con acqua fresca (mai fredda), a dei polsini per il sudore e a un cappellino se il sole batte forte sulla testa.

Ma per quanto tempo bisogna camminare per dimagrire? Il tempo ideale, per chi vuole perdere veramente peso e rendere più toniche e belle le gambe, è di 60 minuti: si può davvero dimagrire camminando un’ora al giorno. L’importante è essere costanti e non mangiare troppo per recuperare le energie perse. Molti si affidano ad app gratis per dimagrire camminando, ma con i consigli che troverete qui di seguito, capirete che perdere peso in poco tempo non è impossibile.

Dimagrire camminando 1 ora al giorno

Se il vostro intento è quello di tenere sotto controllo il peso, allora bastano 30 minuti circa di camminata, ma se invece volete dimagrire camminando dovete passeggiare e correre (alternando le due attività) per un’ora al giorno. Non bisogna strafare: non serve a niente. Dimagrire camminando 1 ora al giorno è possibile e, appena più in basso, scoprirete cosa fare per perdere chili con una semplice passeggiata unita a una corsetta benefica:

  1. Prima di tutto, bisogna camminare lentamente, a passo normale, per 5 minuti, in modo tale da mettere in funzione i muscoli delle gambe;
  2. Accelerate e andate a passo spedito per 15 minuti;
  3. Dopo venti minuti di attività, correrete piano, molto piano: ricordate che non dovete allenarvi per conquistare l’oro olimpico!;
  4. Terminati i 10 minuti di corsa leggera, camminate molto lentamente per 5 minuti;
  5. Fate un pausa di 5 minuti camminando sempre molto lentamente: approfittate di questa occasione per bere;
  6. Altri dieci minuti di camminata veloce;
  7. Cinque minuti di corsetta;
  8. Infine camminate lentamente e recuperate;
  9. Dedicate dieci minuti del vostro tempo allo stretching;
  10. Fate una doccia con acqua fresca per recuperare più in fretta le energie e tonificare gambe e braccia.

Solitamente, chi segue questi consigli per dimagrire camminando un’ora al giorno, brucia intorno alle 400 calorie, massimo 700. Si può seguire questo programma di allenamento anche cinque volte a settimana, lasciando come giorni di riposo il mercoledì e il sabato o la domenica.

Dimagrire camminado sul tapis roulant

Si può anche dimagrire camminando col tapis roulant, ovviamente: potete alternare, proprio come la camminata all’aperto, la passeggiata con la corsetta e scegliere di inclinare il nastro per rendere ancora più duro l’esercizio oppure aumentare il livello di velocità. Vi conviene non eccedere con la corsa sul tapis roulant per dimagrire, soprattutto se è la prima volta che lo utilizzate: bastano 10 minuti al giorno di camminata lenta, massimo 20 se lo avete usato per più volte. Per dimagrire davvero, dovete associare la camminata ad altri esercizi che coinvolgano altre parti del corpo. Sono presenti in Italia anche delle palestre che offrono dei particolari esercizi sul tapis roulant per dimagrire realizzati da personal trainer esperti.

Come avrete avuto modo di constatare, non è difficile dimagrire camminandofunziona davvero e, se affiancate questa attività a tutti i consigli che trovate nella sezione per perdere peso, scoprirete che è molto più semplice di quanto pensiate avere un bel fisico e soprattutto rimanere in salute. Pazienza e costanza sono le parole d’ordine per chi intende veramente migliorarsi!

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Eutirox per dimagrire: come si usa?

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACIA AEROSOL ASMA PHARMACIST PHOTO PIC IMAGE PHOTO PICTURE HI COMPRESSE INIEZIONE SUPPOSTA PER OS INTRAMUSCOLO PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA FARMACOLOGICA EFFETTI COLLATERALI CONTROINDICAZIONIAttenzione: questo articolo rappresenta soltanto uno sguardo divulgativo sul mondo dei farmaci, non vuole assolutamente incitarne l’uso. Consultate il vostro medico prima di assumere i farmaci citati in questo articolo.

Prima di comprendere in che modo si possa utilizzare l’Eutirox per dimagrire, ricordiamo come questo farmaco abbia gradualmente sostituito le vecchie tecniche terapeutiche per l’ipotiroidismo, presentando infatti notevoli vantaggi non solamente nei confronti della “vecchia” polvere di tiroide essiccata, quanto anche nei confronti dell’ormone tiroideo di sintesi T3, o triidotoritina. Gli analoghi di questo ormone hanno infatti un’emivita di sole 24 ore, mentre gli analoghi del T4 come l’Eutirox possono arrivare anche a 8 giorni, garantendo un miglior livello di efficacia sui pazienti (è sufficiente una sola assunzione giornaliera). Per queste e altre caratteristiche, l’Eutirox è divenuto un punto di riferimento nella tearpia dell’ipotiroidismo, poichè mira a normalizzare i livelli di TSH, ormone ipofisario che stimola la tiroide a produrre gli ormoni T3 e T4. Dunque, se la ghiandola funziona troppo l’organismo compenserà diminuendo la secrezione di TSH, mentre se la ghiandola funzione poco, come nell’ipotiroidismo, vi saranno valori ematici molto alti di TSH. L’assunzione di una dose eccessiva di Eutirox comporta una discesa del TSH al di sotto dei valori fisiologici. Ne deriva la necessità di personalizzare la terapia e, di conseguenza, una vasta scala di dosaggi.

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Eutirox per dimagrire, è possibile?

Da quanto sopra dovrebbe essere chiaro che l’Eutirox NON è un farmaco per dimagrire, ma può comunque permettere di arrivare a tale risultato. Il perché è molto semplice: la somministrazione di ormoni tiroidei può infatti stimolare in maniera significativa il metabolismo del nostro corpo, incrementando il dispendio di energie. È per questo motivo che alcuni sintomi tipici dell’ipotiroidismo sono una cospicua sudorazione, un rapido dimagrimento e una scarsa tolleranza alle alte temperature. Dunque, la somministrazione di Eutirox potrebbe realmente portare a una perdita di parte del peso corporeo.

Eutirox per dimagrire, attenzione ai rischi

Naturalmente, l’assunzione di Eutirox per dimagrire non è priva di rischi, anzi: dosi eccessive sono infatti in grado di condurre a tachicardie, dolori angiosi, tremori, crampi della muscolatura, vampate di calore, diarrea, nausea, aritmie, insonnia. Inoltre, l’utilizzo costante ed eccessivo del farmaco potrebbe compromettere la regolare funzionalità della tiroide, trasformando pertanto una persona sana in una persona malata. Tra gli altri effetti collaterali, per fortuna più rari, vi sono l’infarto miocardico, l’angina pectoris, la miocardite, l’insufficienza cardiaca con tachicardia, e così via. Ricordate pertanto che l’utilizzo dell’Eutirox per dimagire non è certo quello più congruo. Nell’ipotesi in cui decidiate comunque di assumerlo per la finalità del dimagrimento, è necessario tendere conto del fatto che non sarà mai possibile eliminare gli effetti collaterali di cui sopra, ma al limite solamente attenuarli attraverso il rispetto delle dosi consigliate, l’avvio del ciclo terapeutico con dosaggi molto bassi, l’aumento del dosaggio stesso con particolare gradualità. Inoltre, ricordate che il trattamento non deve essere protratto mai oltre il mese e non deve essere mai interrotto bruscamente. Parlatene con il vostro medico per saperne di più.

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Palestra: ad obiettivi diversi corrisponde una diversa alimentazione

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Obiettivo crescita e definizione muscolare

Più i muscoli sono sviluppati, meno probabilità ci sono di subire infortuni. Inoltre, per l’effetto post combustione, i muscoli continuano a bruciare calorie anche dopo l’allenamento e più sono sviluppati, più calorie si bruciano per via del metabolismo più elevato. Per crescere i muscoli hanno bisogno di proteine: quando l’obiettivo è l’aumento di massa muscolare è necessario seguire una dieta ricca di proteine per evitare di vanificare gli sforzi e perdere massa muscolare invece di costruirla. È importante consumare proteine sia prima che dopo l’allenamento per massimizzare le performance. Se si tratta di allenamenti di durata inferiore ai 90 minuti non è necessario mangiare anche durante ma solo prima (un piccolo snack è sufficiente). Meglio evitare alimenti grassi e ricchi di fibre perché difficili da digerire. Alcuni muscoli sembrano non esistere perché nascosti sotto uno strato di grasso: per farli uscire allo scoperto bisogna eliminare il grasso in eccesso e mantenere la muscolatura assumendo in particolare questi alimenti:

  • Acqua
    I tessuti muscolari sono costituiti d’acqua e hanno bisogno di un apporto continuo di liquidi. L’acqua è contenuta in insalata o altre verdure.
  • Uova
    Le uova contengono proteine e tutti gli amminoacidi essenziali che servono per costruire i muscoli.
  • Legumi
    Fagioli o lenticchie contengono proteine e lo zinco, elemento senza il quale non avviene costruzione muscolare. Si sconsiglia di assumere legumi prima di un allenamento perché ricchi anche di fibre.
  • Frutti di bosco
    Grazie agli antiossidanti e alle vitamine di cui sono ricchi.
  • Carne e pesce
    Sono i fornitori numero uno di proteine e dopo un allenamento intenso reintegrano tutte le risorse.
  • Noci
    Noci e mandorle, oltre che proteine, contengono acidi grassi. Anche i grassi vegetali sono importanti per la costruzione muscolare. Nessuna dieta dovrebbe escludere i grassi polinsaturi di noci, olive e olio di canola.

Obiettivo perdita di peso

Il concetto principale, da tenere sempre a mente se siete sovrappeso e volete dimagrire, è che il numero di calorie assunte deve essere inferiore a quelle consumate (equilibrio calorico negativo), il che significa che è necessario seguire una dieta ipocalorica o alzare le calorie consumate facendo maggiore attività fisica o alzando il metabolismo innalzando la % di massa muscolare. L’ideale è fare tre pasti al giorno a intervalli di 4 o 5 ore per dare al corpo la possibilità di bruciare grassi e anche evitare gli snack ricchi di carboidrati tra un pasto e l’altro. Per chiarire, i carboidrati non vanno eliminati completamente dal proprio regime alimentare, forniscono l’energia necessaria per svolgere un esercizio fisico e facilitano l’assorbimento dei minerali. Se però è presente abbastanza zucchero al momento di iniziare l’attività fisica, il corpo smette di bruciare grassi. Per questo piuttosto che eliminare i carboidrati bisogna sceglierli con attenzione e consumarli in porzioni da 30 g in associazione con le proteine, dopo l’allenamento: meglio preferire riso bruno, pasta integrale e quinoa per esempio.

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Il diabetico può mangiare le carote? Quanti carboidrati e calorie hanno?

MEDICINA ONLINE MANGIARE TIPI DI ZUCCHERO CAROTE CANNA FRUTTA MAGRA DIABETE CALORIE GLICEMIA RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO LONTANO DAI PASTI WALLPAPER.jpgPer molto tempo le carote sono state un alimento ingiustamente escluso, o perlomeno limitato, dall’alimentazione del diabetico; il tutto a causa dei primi studi condotti sull’indice glicemico degli alimenti, che attribuendo alle carote un valore di 92, di fatto le rilegarono tra quelli a più alto indice glicemico. Fortunatamente, gli studi successivi, inclusi i più recenti, hanno praticamente ribaltato questa evidenza, reinserendo le carote tra i cibi ad indice glicemico medio basso (39 ± 7). Le carote possiedono 41 calorie e 9 grammi di carboidrati per 100 grammi.

Antidiabete
Le carote potrebbero addirittura avere un ruolo preventivo sullo sviluppo del diabete e dell’insulino-resistenza: è quanto suggeriscono alcuni studi secondo i quali un elevato livello di carotenoidi nel sangue esplicherebbe un effetto protettivo anche contro le suddette alterazioni del metabolismo glucidico. Queste sostanze antiossidanti precorritrici della vitamina A sono particolarmente abbondanti nelle carote (da cui il nome carotenoidi), alle quali conferiscono il tipico colorito arancione.

Carote permesse
Nell’alimentazione del diabetico, quindi, le carote ed il loro succo NON zuccherato (indice glicemico 45 ± 4) possono – secondo le preferenze individuali – ricoprire un ruolo importante, senza comunque esagerare con il loro consumo (molte altre verdure hanno, a parità di peso consumato, indice e carico glicemico inferiori).
Nelle carote abbondano anche le fibre solubili, che aiutano a mitigarne il carico glicemico ed esplicano un effetto protettivo sulla mucosa gastrica ed intestinale, regolarizzandone le funzioni sia in caso di stitichezza (da consumarsi con abbondante acqua) che in caso di diarrea.

I migliori prodotti per diabetici
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, estremamente utili per aiutare il diabetico ed il pre-diabetico a mantenere i giusti livelli di glicemia, perdere peso e migliorare la propria salute. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Il diabetico può mangiare il riso integrale?

MEDICINA ONLINE MANGIARE RISO INTEGRALE DIABETE NOCI CALORIE SEMI GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO PASTO LONTANO DAI PASTIIl riso integrale al posto di quello bianco potrebbe essere incluso nella categoria dei cibi per diabetici secondo uno studio americano, ovvero dei cibi che non solo sono adatti ai diabetici ma riducono l’incremento della malattia.

Lo ha scoperto uno studio dell’Università di Harvard, il quale afferma che mangiare riso integrale riduce il rischio di diabete, lo tiene sotto controllo e sostituito a quello bianco è tra i cibi per diabetici ammessi nella dieta. facendo una ricerca su oltre duecentomila soggetti della popolazione americana i ricercatori hanno scoperto che chi mangiava riso bianco (quindi raffinato) aveva il 17 per cento di probabilità in più di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi ne faceva un uso più raro.

Traslando i risultati in Italia è molto probabile che se gli italiani mangiassero pasta e pane integrali al posto degli stessi cibi raffinati, tenendo conto che la nostra dieta mediterranea dà un ampio spazio al consumo di carboidrati, le percentuali di persone malate di diabete dimunuirebbero come nello studio americano.

Ma perché il riso integrale può essere uno dei cibi per diabetici più adatti? Innanzitutto, spiegano gli esperti, il consumo di cibi integrali è maggiore nelle persone che hanno scelto un’alimentazione più sana, quindi si può dire che indirettamente chi mangia il cibo integrale fa già una scelta salutistica. I ricercatori di Harvard pensano che l’incremento del diabete negli ultimi anni sia legato a fattori ambientali, quali l’alimentazione e lo stile di vita.

Il riso integrale per la sua presenza di fibra coadiuva la digestione e riduce l’assorbimento di zuccheri e grassi, come tutti i cibi integrali, che possono essere assunti a cibi per diabetici proprio perchè più salutari rispetto ai cibi raffinati, più ricchi di vitamine e nutrienti. Inoltre il consumo di alimenti integrali induce più facilmente il senso di sazietà, e quindi chi lo mangia ne consuma naturalmente di meno rispetto a chi mangia pane, pasta e riso raffinato, che, ricordiamo, sono alimenti che il diabetico deve assumere con massima moderazione.

Questo vuol dire che i cibi integrali potrebbero essere inclusi nei cibi per diabetici e in una dieta del paziente diabetico con più facilità rispetto a quelli raffinati, e che, inducendo il senso di sazietà e favorendo un apporto di fibre, essi contrastino altre due piaghe della vita moderna come l’obesità e i disturbi intestinali, compresi il cancro del colon.

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Differenza tra caffeina e guaranà

MEDICINA ONLINE CAFFE CAFFEINA THE TE TEINA ECCITANTE ASTINENZA GINSENG LUNGO CORTO ORZO MACCHIATO CALDO FREDDO TAZZA GRANDE VETRO DIFFERENZE COFFE ESPRESSO AMERICANO WALLPAPER PIC PICTURE HI RES PHOTO.jpgLa differenza tra il guaranà e caffeina è che il primo è un tipo di pianta, e l’ultimo è un composto chimico. Caffeina è uno dei molti composti chimici presenti naturalmente nelle piante guaranà. Questo ingrediente è prima chiamata guaranina sulle etichette degli ingredienti di prodotti contenenti guaranà. E ‘spesso usato in integratori alimentari per migliorare le energie come alternativa al caffè.

Questa pianta è originaria del Sud America ed è stato utilizzato dagli indigeni brasiliani per molti secoli per scopi medicinali. Si tratta di una pianta rampicante della famiglia acero e produce grappoli di fiori bianchi e frutti scuri di colore variabile dal marrone al rosso intenso. Questi frutti contengono il doppio di caffeina fa naturalmente chicco di caffè.

Guarana e caffeina sono stati originariamente commercializzati come due ingredienti singoli separati e unici. Bevande e gli alimenti che contengono caffeina spesso elencano questo ingrediente chimico in etichetta, come il cioccolato, caffè, tè e bevande analcoliche. Energia e integratori alimentari che conteneva guaranà, tra l’altro, il guaranina sostanza chimica sull’etichetta in luogo dello stesso, ei produttori hanno affermato come un metodo alternativo più naturale e complementare per la caffeina per migliorare le funzioni metaboliche. In seguito gli scienziati hanno scoperto che guaranina è la stessa sostanza come caffeina e guaranà prodotti sono ora contrassegnati come tali.

L’effetto della caffeina e guaranà, stimolare la componente principale del corpo sia del sistema nervoso e sistema cardiovascolare del corpo. Un’ora dopo l’ingestione, i livelli di questa sostanza chimica sembra essere più alta nel sangue, ei loro effetti possono persistere per diverse ore dopo. Gli individui che hanno preso la caffeina tendono a trovare il loro aumento della frequenza cardiaca, aumento della loro circolazione, e migliorato il loro metabolismo. Questo può creare una sensazione generale di risveglio in combinazione con una maggiore umore e più attenzione.

Alcuni alimenti e bevande che contengono caffeina e guaranà sono attribuiti alle abilità di perdita di peso, e si ritiene che essere un effetto collaterale afrodisiaco-like. Queste affermazioni sono generalmente prive di fondamento e hanno poco o nessun fondamento nella ricerca scientifica. L’aumento del metabolismo generale del corpo dopo l’ingestione di caffeina può causare a bruciare più calorie di quanto sarebbe altrimenti, e in grado di creare la sensazione di un miglioramento dello stato d’animo. Questi effetti collaterali, tuttavia, sono di interazione chimica con il cuore e il sistema cardiovascolare e non a seguito di una influenza ormonale sul corpo da caffeina.

  •  Bevande energetiche contengono caffeina e guaranà.
  •  Alcuni tè hanno caffeina in loro.
  •  La caffeina è una sostanza chimica che si trova naturalmente nelle bacche di guaranà.
  •  Il caffè contiene caffeina.
  •  La caffeina e guaranà sono entrambi stimolanti.

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Le 7 fasi della deglutizione (volontarie ed involontarie)

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ESOFAGO ANATOMIA E FUNZIONI SINTESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLa deglutizione (in inglese “swallowing“) è l’atto fisiologico che consente la progressione del bolo alimentare dalla cavità orale allo stomaco, grazie alla coordinazione della muscolatura orofaringea, laringea ed esofagea. In generale, la deglutizione può essere divisa in:

  • volontaria (fase 1);
  • faringea, involontaria (fasi da 2 a 6);
  • esofagea, involontaria (fase 7).

Le sette fasi della deglutizione

Fase 1

Quando il cibo è pronto per essere deglutito, viene volontariamente compresso e mescolato con la saliva, al fine di formare il bolo, nella faringe attraverso la pressione esercitata dalla lingua contro il palato, mediante un movimento con andamento postero-superiore. Questa è l’unica fase volontaria della deglutizione: da qui in poi la deglutizione procede interamente in maniera automatica e normalmente non può essere interrotta.

Fase 2

Il palato molle viene spinto superiormente per chiudere le narici posteriori e quindi prevenire il reflusso di cibo nelle cavità nasali. Questa fase, come tutte quelle che seguono, è involontaria.

Fase 3

Le pliche palatofaringee da ogni lato della faringe vengono portate medialmente e quindi avvicinate le une alle altre. in questo modo, queste pliche formano una doccia sagittale attraverso la quale il cibo è obbligato a passare. Questa doccia svolge un’azione selettiva, permettendo solo al cibo che è stato sufficientemente masticato di passare con facilità. Giacché questa fase della deglutizione dura meno di un secondo, ogni componente del cibo presente in bocca le cui dimensioni siano troppo grandi risentirà di un impedimento al passaggio nell’esofago, quindi verrà masticato nuovamente.

Leggi anche: Quando deglutire è doloroso: sintomi, cause, trattamento e pericoli

Fase 4

Le corde vocali della laringe vengono avvicinate severamente, e la laringe viene spinta in direzione antero-superiore dai muscoli del collo. Queste azioni, combinate con la presenza di legamenti che prevengono il movimento verso l’alto dell’epiglottide, causano in quest’ultima un’oscillazione in senso posteriore sopra l’apertura della laringe. Tutti questi effetti agiscono insieme al fine di prevenire il passaggio di cibo nel naso e nella trachea. La distruzione delle corde vocali o dei muscoli che tendono ad avvicinarle può causare strangolamento e soffocamento da cibo.

Fase 5

Il movimento verso l’alto della laringe inoltre solleva e allarga l’apertura dell’esofago. Allo stesso tempo, i primi tre o quattro centimetri della parete muscolare prossimale dell’esofago, chiamati sfintere esofageo superiore (o sfintere faringoesofageo) si rilassano, Quindi, il bolo si muove facilmente e liberamente dalla faringe posteriore all’esofago prossimale. Tra due atti deglutitori, questo sfintere rimane fortemente contratto, impedendo quindi l’influsso di aria nell’esofago durante la respirazione. Il movimento verso l’alto della laringe inoltre solleva la glottide fuori dal flusso principale di cibo, in modo tale che il bolo passi principalmente ai lati dell’epiglottide piuttosto che sopra di essa; questo è un altro meccanismo protettivo contro l’entrata di cibo nella trachea.

Leggi anche: Sensazione di nodo alla gola in medicina: cause, sintomi, diagnosi, cure

Fase 6

Una volta che la laringe è stata sollevata e lo sfintere faringoesofageo rilassato, l’intera parete muscolare della faringe si contrae, con polarità cranio-caudale, spingendo il cibo mediante peristalsi nell’esofago.

Fase 7

L’esofago normalmente esibisce due tipi di movimenti peristaltici: la peristalsi primaria e la peristalsi secondaria. La peristalsi primaria è la semplice continuazione dell’onda peristaltica che inizia nella faringe e propagatasi nell’esofago durante la fase faringea della deglutizione. Questa onda passa direttamente dalla faringe allo stomaco in circa 8-10 secondi. Il bolo deglutito da una persona in posizione eretta viene normalmente trasmesso alla terminazione distale dell’esofago ancor più rapidamente dell’onda peristaltica stessa, coprendo la distanza in circa 5-8 secondi, a causa dell’effetto addizionale della gravità sul bolo.
Se l’onda peristaltica primaria fallisce nel portare allo stomaco tutto il contenuto esofageo, un’onda peristaltica secondaria viene generata dalla distensione dell’esofago stesso causata dalla ritenzione di cibo; queste onde continuano finché tutto il bolo non si è svuotato nello stomaco. Le onde peristaltiche secondarie vengono iniziate da circuiti neurali intrinseci nel sistema nervoso mienterico e in parte da riflessi che iniziano nella faringe e vengono poi trasmessi attraverso le fibre afferenti vagali al bulbo e da qui all’esofago tramite fibre efferenti vagali e glossofaringee.
Quando l’onda peristaltica esofagea approccia lo stomaco, un’onda di rilassamento, trasmessa attraverso i neuroni inibitori mienterici, precede la peristalsi. Quindi, l’intero stomaco e, in minor misura, il duodeno vengono rilassati appena questa onda raggiunge la terminazione distale dell’esofago e quindi vengono preparati in anticipo a ricevere il cibo propulso nell’esofago durante l’atto deglutitorio.

Disfagia

Con il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie. Per approfondire, leggi: Differenza tra disfagia ai liquidi e ai solidi

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Incontinenza feci e gas intestinali: cause, sintomi, rimedi e dieta

MEDICINA ONLINE INTESTINO COLON TENUE CRASSO APPENDICE TRASVERSO ASCENDENTE DISCENDENTE RETTO ANO COLECISTI STOMACO DUODENO ILEO PARALITICO ADINAMICO MECCANICO OSTRUZIONE OCCLUSIONE SUBOL’incontinenza delle feci o “incontinenza fecale” è un disturbo caratterizzato dalla perdita involontaria di feci e gas intestinali. Chi ne soffre non riesce a controllare, del tutto o in parte, la defecazione e lo sfintere anale, l’anello muscolare. Generalmente è legata alla perdita di elasticità dei muscoli del retto, talvolta a danni del sistema nervoso o a esiti di interventi chirurgici. È più frequente in chi soffre di stipsi o diarrea cronica/acuta. È un disturbo altamente invalidante, che ha un pesante impatto sulla qualità della vita di chi ne è affetto e ne limita i rapporti sociali.

L’incontinenza fecale, la fuoriuscita incontrollata di feci e gas, è un disturbo che colpisce l’1-2% della popolazione. Si manifesta a vari livelli di gravitàcon perdite modeste o con un’incapacità totale di controllare la defecazione. Il disturbo è più frequente nelle donne, per una maggiore lassità dei muscoli pelvici e addominali, complicati da eventuali problemi durante il parto. Un altro fattore di rischio è l’età: dopo i 40 anni il rischio di incontinenza fecale è più alto.

Leggi anche:

Quali sono le cause dell’incontinenza fecale?

Le cause dell’incontinenza fecale sono numerose e diverse. Esse includono:

  • Prolasso rettale, caratterizzato dalla lassità dei tessuti del retto che sporgono al di fuori dell’ano o attraverso la vagina (rettocele).
  • Stipsi, diarrea cronica e acuta, condizioni che possono alterare la resistenza dei muscoli del retto oppure creare danni ai nervi coinvolti nel controllo della defecazione. Anche l’abuso di lassativi per la cura della stipsi può incidere sul controllo dello sfintere anale.
  • Incontinenza urinaria, spesso il disturbo precede l’incontinenza fecale.
  • Sindrome dell’intestino irritabile e malattia infiammatoria intestinale
  • Interventi chirurgici
  • Emorroidi gravi
  • Stress
  • Malattie croniche come sclerosi multipla e diabete
  • Traumi del pavimento pelvico durante il parto
  • Infezioni
  • Intolleranze alimentari.

Quali sono i sintomi dell’incontinenza fecale?

I sintomi sono la perdita involontaria di gas intestinali e feci. Gli episodi di perdita di feci devono ripetersi più volte a distanza di poco tempo. Episodi isolati non vanno tenuti in considerazione, perché potrebbero essere legati a disfunzioni isolate. Chi soffre di incontinenza fecale non riesce a controllare o rinviare l’impulso a defecare, talvolta non lo avverte. Generalmente si presentano flatulenza, gonfiore addominale, ulcere anali, prurito anale e genitale.
Ai sintomi diretti del disturbo, bisogna affiancare quelli secondari: irritazione e infezioni della pelle, del retto e delle vie urinarie; stress psicologico, causato dalla pesante ripercussione sulla vita sociale.

Come prevenire l’incontinenza fecale?

La prevenzione dell’incontinenza fecale si ottiene facendo attenzione ad alcune condizioni che possono favorirla: in caso di stipsi, aggiungendo all’alimentazione fibre e un adeguato consumo di acqua, più di due litri al giorno; in caso di diarrea cronica, evitando alimenti come alcolici, caffeina, spezie, cibi piccanti e affumicati che possono favorire l’infiammazione dei visceri. È necessario seguire un’alimentazione varia e fare attività fisica regolare e moderata, curare con attenzione l’igiene intima e ricorrere a cure tempestive in caso di infezioni dell’area pelvica e perineale.

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Cura dell’incontinenza fecale

Non esiste una cura universale per combattere l’incontinenza fecale perché il disturbo presenta un’origine multifattoriale. Infatti, mentre alcuni pazienti necessitano di un intervento chirurgico, per altri è sufficiente modificare le abitudini alimentari e seguire una cura esclusivamente farmacologica.

Cura farmacologica

Anche la cura farmacologica contro l’incontinenza fecale non è uguale per tutti i pazienti. Come abbiamo visto, infatti, questo disturbo della defecazione può dipendere da problematiche del tutto differenti o perfino opposte (es. stipsi cronica o diarrea cronica).

  • incontinenza fecale dipendente da stipsi cronica/fecaloma. Il disagio può essere debellato mediante la specifica assunzione di lassativi. Il farmaco più utilizzato a tale scopo è il lattulosio, un principio attivo lassativo osmotico estremamente delicato, in grado di richiamare acqua nel lume intestinale, ammorbidendo le feci e stimolando la peristalsi intestinale. Anche le supposte di glicerina o di bisacodyl (es. Dulcolax) possono apportare beneficio in presenza d’incontinenza fecale correlata a stipsi.
  • incontinenza fecale dipendente da diarrea cronica. Il disturbo va chiaramente trattato con farmaci antidiarroici: il principio Loperamide (es. Imodium), si rivela particolarmente indicato per alleviare la diarrea, migliorando di riflesso il disturbo dell’incontinenza fecale. La Loperamide aumenta il tono dello sfintere anale, riducendo nel contempo i movimenti dell’intestino (contrazioni peristaltiche) e la frequenza d’evacuazione. Anticolinergici (es. Atropina, Belladonna): indicati per ridurre le secrezioni intestinali e regolare i movimenti dei visceri. Oppioidi (es. codeina): oltre che per il trattamento della tosse, alcuni oppioidi come la codeina vengono utilizzati come inibitori della motilità intestinale. È comunque bene sottolineare che questi farmaci, rispetto ai precedenti, sono molto meno utilizzati per il trattamento dell’incontinenza fecale a causa degli importanti effetti collaterali ad essi correlati. Carbone attivo: principio attivo indicato per ridurre il contenuto di acqua nelle feci.

Interventi alternativi

Per tutti quei casi d’incontinenza fecale parziale (di lieve entità), è stata messa a punto una nuova metodica terapeutico-riabilitativa – nota come biofeedback – utilissima per rilevare l’attività sfinterica del soggetto. Si tratta di una strategia d’intervento indicata per i pazienti che accusano una riduzione della sensibilità rettale, ma che presentano un’attività sfinteriale ancora marcata. Il biofeedback è una speciale tecnica riabilitativa volta a rafforzare i muscoli del pavimento pelvico: in questa sede, il paziente viene “educato” a contrarre e rilasciare i muscoli nella sede anale al fine di resistere allo stimolo della defecazione in momenti inopportuni (per approfondimenti: leggi esercizi di Kegel).
Il trattamento di biofeedback, sempre eseguito in sede ambulatoriale, prevede l’introduzione di una piccola sonda nel canale anale e in una parte dell’ampolla rettale del paziente. Tale sonda, che registra le pressioni esercitate sulle pareti del canale anale, è collegata ad un computer che elabora i dati e li trasforma in impulsi e barre colorate. I differenti colori delle barre indicano il grado di contrazione e di rilasciamento dei muscoli interessati. Dopo aver ottenuto le giuste indicazioni dal medico sulla corretta modalità di esecuzione degli esercizi del pavimento pelvico, sarà lo stesso paziente a valutare come li esegue attraverso l’osservazione e lo studio delle bande colorate registrate dal monitor.
Non è raro che, come supporto al biofeedback, il paziente venga sottoposto anche ad una ginnastica passiva, nota come elettroterapia: questo trattamento consiste nella stimolazione delle fibre dei muscoli anali attraverso l’inserimento di un elettrodo nel canale anale. I benefici derivati dall’elettroterapia sono comunque incerti; pertanto non sempre ne viene giustificata la messa in atto.
Alcuni pazienti affetti da incontinenza fecale possono beneficiare dell’applicazione dei cosiddetti tamponi anali: si tratta di veri e propri tappi che vengono inseriti nell’ano per ostacolare l’involontaria perdita di materiale fecale.

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Interventi chirurgici

Quando né l’azione dei farmaci né le strategie riabilitative sono sufficienti per combattere l’incontinenza fecale, il paziente è costretto a sottoporsi ad un intervento di chirurgia. Molto spesso, gli interventi chirurgici sono necessari quando l’incontinenza fecale è correlata a prolasso rettale o a lesioni da parto. In base alla causa scatenante, tra i trattamenti chirurgici più eseguiti si annoverano:

  • Correzione chirurgica di prolasso rettale, emorroidi, rettocele.
  • Sfinteroplastica: indicata per riparare uno sfintere anale laddove sia presente una lesione traumatica dei muscoli coinvolti nella defecazione.
  • Ripristino del tono muscolare dello sfintere anale (gracileplastica): in alcuni casi, è possibile riparare lo sfintere anale avvolgendo su di esso un muscolo prelevato dalla coscia dello stesso paziente. La metodica, assai delicata, consiste precisamente nella trasposizione con elettrostimolazione del muscolo gracile (muscolo adduttore che occupa la porzione mediale della coscia) all’ano.
  • Sfintere anale artificiale: intervento chirurgico indicato per i gravi casi d’incontinenza fecale correlata a danneggiamenti dello sfintere anale. A livello del canale anale viene impiantata una sorta di anello gonfiabile in grado di controllare la perdita di materiale fecale. Quando è gonfio, il dispositivo impedisce allo sfintere anale di rilasciarsi (dunque non si assiste a perdita di feci); viceversa, quando si desidera defecare, è possibile sgonfiare questo anello speciale mediante una pompetta esterna, attivando così la normale attività intestinale.
  • Colostomia: è indubbiamente una scelta chirurgica drastica, eseguita come ultima spiaggia al paziente affetto da una grave forma d’incontinenza fecale. Durante questo intervento viene creata una nuova comunicazione artificiale che mette in collegamento il colon con la parete addominale attraverso un’apertura nell’addome. Uno speciale sacchettino viene collegato a quest’apertura per raccogliere il materiale fecale.

Dieta per l’incontinenza fecale

I cambiamenti delle abitudini alimentari possono senza dubbio migliorare considerevolmente il disturbo dell’incontinenza fecale (e perfino prevenirne la ricomparsa). Il primo accorgimento è l’eliminazione totale di alcolici e la limitazione di caffeina nella dieta: quando assunte in eccesso, queste due sostanze (alcol e caffeina) possono infatti indurre diarrea ed incontinenza fecale.
Quando il disturbo della defecazione dipende strettamente dalla diarrea, il paziente dovrebbe preferire alimenti in grado di compattare il materiale intestinale. A tale scopo, la raccomandazione è quella di aumentare la quantità di fibra alimentare – proveniente ad esempio da crusca ed alimenti integrali – e di limitare l’assunzione di tutti quegli alimenti in grado di indurre un effetto lassativo. Anche le spezie, gli alimenti piccanti, i cibi affumicati, i dolcificanti artificiali dovrebbero essere evitati o per lo meno limitati nei pazienti soggetti a diarrea (vedi: dieta e diarrea).
Alcune persone intolleranti al lattosio tendono a sviluppare non solo diarrea ma anche incontinenza fecale: per questa ragione, l’eliminazione dalla dieta degli alimenti contenenti questo zucchero si rivela un accorgimento alimentare importante per prevenire diarrea ed incontinenza fecale.
I pazienti affetti da stipsi cronica dovrebbero invece porre particolare attenzione alla corretta assunzione sia di fibre che di liquidi (bere almeno 2 litri di acqua al giorno), due componenti essenziali per ammorbidire il contenuto intestinale, facilitare l’evacuazione, dunque prevenire l’incontinenza fecale.

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