Radioterapia stereotassica (Gamma Knife): cos’è e quando si usa?

MEDICINA ONLINE CURA STEREOTATTICA STEREOTASSICA RADIOCHIRURGIA RADIOTERAPIA SISTEMICA REGIONALE LOCALE CHIRURGIA FARMACO FA PIU MALE CHEMIOTERAPIA RAGGI X RADIOGRAFIA TAC FA MORIRE TUMORE CANCRO.jpgLa radioterapia stereotassica (anche chiamata radiochirurgia) è una tecnica radioterapica non invasiva che permette di inviare una elevata dose di radiazioni direttamente sul volume tumorale con estrema accuratezza e precisione, provocandone la morte cellulare (necrosi). E’ in pratica un intervento chirurgico che però, al posto del bisturi, utilizza radiazioni per ottenere la distruzione di aree selezionate di tessuto.

L’indicazione al trattamento viene data dagli specialisti in oncologia e radioterapia dopo un consulto con il paziente durante il quale vengono effettuate: la raccolta della storia clinica del paziente, la valutazione del quadro clinico e degli esami strumentali (TACRMNPET) e la valutazione di rischi e benefici dell’eventuale trattamento.

Radioterapia stereotattica

Viene usata anche nella cura di patologie cerebrali (radioterapia stereotattica o SRS). La parola “stereotattica” si riferisce ad un sistema di coordinate tridimensionale che consente una correlazione accurata di un obiettivo virtuale con la posizione effettiva del paziente. Questo avviene prendendo a riferimento precedenti immagini diagnostiche del paziente. Quando usata al di fuori del SNC può essere chiamata terapia radioterapia stereotassica (SBRT) o radioterapia ablativa stereotattica (SABR).

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Come viene effettuata la radioterapia stereotassica?

La radioterapia stereotassica viene eseguita in regime ambulatoriale e non richiede alcun tipo di anestesia, il paziente non è in nessun momento radioattivo e può proseguire la sua normale vita familiare. Viene effettuata una seduta quotidiana, indolore. Generalmente un ciclo è composto da 1 a 6 sedute.

1. La fase pre-trattamento prevede:

  • la preparazione di un sistema di immobilizzazione esterno (maschera termoplastica, cuscino personalizzato ad aria compressa) della parte del corpo interessata molto ben tollerabile, senza l’uso di metodiche invasive
  • l’effettuazione di una TAC e/o PET o RMN di simulazione, cioè del paziente in posizione di trattamento, durante la quale vengono acquisite le immagini per l’elaborazione del piano di cura personalizzato

2. La fase di trattamento prevede una seduta quotidiana di radiochirurgia per un massimo di 6 sedute, indolori e della durata effettiva di pochi minuti. Potrà essere valutata dal medico una medicazione quotidiana con farmaci per ridurre gli effetti infiammatori sul tessuto irradiato durante e dopo il trattamento.

Per quali patologie è indicata? 

Come altre forme di radioterapia, la radiochirurgia viene usata solitamente per il trattamento dei tumori, ma non esclusivamente: un approccio simile lo si ha anche per lesioni non tumorali come nel caso delle Malformazioni Vascolari Cerebrali (MAV), utilizzando l’effetto sclerotizzante e occludente delle radiazioni ionizzanti sui vasi sanguigni. La radiochirurgia stereotassica si usa frequentemente per la cura di:

  • tumori primitivi e metastasi del polmone;
  • tumori primitivi e metastasi del fegato;
  • tumori del pancreas;
  • tumori della prostata;
  • metastasi dei linfonodi dell’addome o della pelvi;
  • trombi neoplastici vascolari.

Gamma Knife

L’apparecchio utilizzato è in grado di produrre una radiazione talmente precisa e  concentrata, che la metodica viene anche chiamata Gamma Knife, cioè “coltello ai raggi gamma”. Oltre alla Gamma Knife si utilizza anche un sistema che su un acceleratore lineare impiega un apparecchio di collimazione multilamellare dinamico, mentre le più recenti evoluzioni hanno portato alla radioterapia robotica. La radiochirurgia stereotassica viene talvolta confusa con la radioterapia intraoperatoria. La scelta del tipo appropriato di radiazioni e dispositivo (Gamma Knife, Linac o Cyber Knife) dipende da molti fattori tra cui il tipo di lesione, la dimensione e la posizione in relazione alle strutture critiche. I dati suggeriscono che risultati clinici simili sono possibili con tutte le diverse tecniche. Più importante del dispositivo utilizzato sono le questioni relative a indicazioni per il trattamento, la dose totale consegnata, la frazionamento e la conformità del piano di trattamento.

I vantaggi della radiochirurgia

La metodica radiochirurgica stereotassica, rispetto alla radioterapia “standard” ha lo scopo di limitare il danno ai tessuti limitrofi e di ridurre al minimo gli effetti collaterali. In alcuni casi si attua dopo la radioterapia esterna oppure per il trattamento di tumori poco voluminosi che non possono essere rimossi chirurgicamente (sostitutiva alla chirurgia).

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Morire di dolore dopo la perdita del coniuge: ecco perché accade

Depressed elderly womanDopo molti anni di matrimonio vissuti uno al fianco dell’altra, è estremamente duro andare avanti da soli. La casa così grande e silenziosa, il letto vuoto e freddo e nessuno che ti sorride al mattino. Così, molto spesso quando un’anziano muore, poco tempo si verifica il decesso anche dell’altro coniuge. Una storia tanto triste che ora però, grazie a un nuovo studio dell’Università di Birmingham, acquista anche delle ragioni scientifiche. La ricerca, pubblicata sulla rivista Immunity and Ageing sostiene che con la vecchiaia si altera il modo in cui il nostro sistema immunitario reagisce al dolore e al lutto. Sembra infatti che il dolore possa influenzare il nostro sistema immunitario tramite gli ormoni dello stress.

I ricercatori sono partiti dalla constatazione che i giovani sono più resistenti al dolore, mentre le persone anziane si ammalano più facilmente. Così hanno studiato le reazioni di 41 persone di circa 30 anni e di 52 settantacinquenni. Alcuni di loro avevano provato un grande dolore altri invece no. Gli scienziati hanno misurato l’effetto del lutto sulla funzione dei neutrofili (un tipo di globuli bianchi fondamentali per combattere le infezioni ) sul cortisolo, il cosiddetto ‘ormone dello stress’ e sul deidroepiandrosterone solfato (DHEAS), un ormone maschile chiamato ‘ormone della giovinezza’.

Le analisi hanno mostrato che i partecipanti anziani che avevano vissuto un lutto, avevano una bassissima funzione immunitaria, alti livelli di ormone dello stress e la funzione dei neutrofili più debole rispetto al gruppo dei giovani. Questo si traduce nel fatto che gli anziani che hanno vissuto un grande dolore hanno maggiori probabilità di avere un sistema immunitario compromesso. “La ragione è che gli anziani hanno già un sistema immunitario invecchiato e quindi meno in grado di rispondere a nuovi patogeni” spiega l’autore dello studio Anna Phillips, ricercatore in medicina comportamentale presso l’Università di Birmingham. “Abbiamo bisogno di ormoni bilanciati per mantenere il nostro sistema immunitario sotto controllo, ma dopo i 30 anni la quantità di DHEAS che produciamo inizia a diminuire. Gli anziani che hanno partecipato allo studio avevano infatti il 20% di DHEAS in meno rispetto alla quantità che avevano in gioventù” afferma Phillips.

Lo studio rivela infine che l’interazione tra dolore e ormoni dello stress sul sistema immunitario potrebbe spiegare la morte a breve distanza del partner che rimane da solo. “Tutti conosciamo storie di qualche anziano che muore e l’altro coniuge, perfettamente sano, se ne va poco dopo. Con lo stress da lutto i neutrofili smettono di funzionare bene, e può succedere che se l’anziano vive un trauma (come una caduta o una broncopolmonite) diventi più sensibile a nuove infezioni”.

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Non usare Facebook per 7 giorni e sarai più felice e soddisfatto della tua vita

MEDICINA ONLINE FACEBOOK SOCIAL NETWORK INTERNET WEB WWW PC TABLET SMARTPHONE CELLULARE TABLET SCHERMO INSTAGRAM TWITTER MEDIA PROFILO FOLLOWER FOLLOW WALLPAPER USER.jpgPrendi il tuo smartphone, il tuo tablet ed il tuo pc ed elimina completamente Facebook per almeno una settimana: la tua esistenza sarà più felice e positiva e sarai più soddisfatto della tua vita. E’ questo il risultato a cui è giunta una ricerca in cui sono stati coinvolti 1095 individui, di cui una parte doveva astenersi dall’uso del social per 7 giorni di seguito. Lo studio è stato diretto da Morten Tromholt dell’Università di Copenhagen e pubblicato sulla rivista ‘Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking’, e suggerisce che l’uso di questo social network (specie se troppo frequente) ha effetti negativi sul benessere e l’umore. I risultati di questo studio potrebbero estendersi anche ad altri popolari social, come Twitter ed Instagram.

L’esperimento

Nell’esperimento una parte dei partecipanti si è astenuto per una settimana dall’uso del social. Il loro livello di benessere, soddisfazione e umore sono stati misurati all’inizio e alla fine dell’esperimento. Confrontando i due gruppi (chi doveva chiudere Facebook e chi poteva continuare a usarlo a piacere) è emerso che la pausa dal social ha effetti estremamente positivi sulle due dimensioni principali del benessere, ovvero l’umore e la soddisfazione per la nostra vita. Probabilmente ciò accade perché tutti tendono a mostrare sui social solo gli aspetti più belli della loro vita e quindi la nostra vita vera coi suoi problemi, se confrontata con quella apparentemente perfetta degli altri utenti, può apparire peggiore di quella che è realmente.

Pausa dal social

Spiega Tromholt: “Ormai gran parte delle persone usa Facebook tutti i giorni ma pochi sono consapevoli delle conseguenze di ciò. Ho chiesto ai partecipanti di valutare il proprio livello di felicità e soddisfazione nella vita, il loro livello di autostima e le loro emozioni (positive e negative). E’ emerso che chi aveva fatto una pausa dal social presentava un aumento del livello di soddisfazione per la propria vita e delle emozioni positive. I risultati sono molto evidenti soprattutto per coloro che usano Facebook tantissimo o che lo usano solo passivamente, cioè senza mai fare azioni (postare contenuti o commenti) ma solo seguendo l’attività altrui”. E voi, riuscireste a far a meno dei vostri social per almeno una settimana? Lo studio dice che ne vale la pena!

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Dipendenza da gioco d’azzardo: cosa fare per smettere di scommettere e di giocare

MEDICINA ONLINE JACKPOT SCOMMESSE GAMBLE GAMBLER GAMING GAME CAVALLI SOCCER HORSE CASINO CARTE POKER SOLDI PERSI LOST SLOT MACHINE LAS VEGAS BELLAGIO.jpgIl gioco d’azzardo, che riguardi il calcio, i cavalli, il poker, le slot machine o qualsiasi altro sistema di scommesse online o dal vivo, a dispetto del nome, non è quasi mai né un gioco, né un vizio, bensì una vera e propria tossicodipendenza dalla dopamina, sostanza che il nostro corpo produce in molte situazioni, tra cui quella del “brivido del gioco” (a tal proposito, leggi anche: Quali sono le funzioni della Dopammina?). Sia chiaro: giocare d’azzardo “ogni tanto” non rappresenta un problema, tuttavia questo articolo si riferisce a quello che nel DSM-5 (la quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) viene descritto come disturbo da gioco d’azzardo (da cui l’acronimo DGA), inserito nel capitolo sui disturbi correlati a sostanze e da addiction. Il DGA è stato definito “dipendenza senza sostanza“ perché, esattamente come un tossicodipendente dipende da una data sostanza, nel disturbo da gioco d’azzardo il giocatore è dipendente da un comportamento.

Sono un giocatore d’azzardo patologico o no?

Per capire se siete o non siete dipendenti dal gioco d’azzardo, vi invitiamo a leggere i seguenti nove punti: se vi ritrovate in almeno quattro tra i seguenti nove sintomi, allora probabilmente siete affetti da disturbo da gioco d’azzardo (anche se ovviamente la valutazione dovrà essere effettuata da un medico).

  1. ho preoccupazione per il gioco d’azzardo (pensieri persistenti sul gioco). Il giocatore è assorbito dal gioco durante tutta la sua giornata, anche quando non gioca. Per esempio è continuamente intento a rivivere esperienze trascorse di gioco, a pianificare la prossima impresa di gioco, a trovare nuove tecniche e sistemi per aumentare le possibilità di vincita e ad escogitare modi per procurarsi denaro per giocare;
  2. ho necessità di giocare sempre più soldi per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato (tolleranza). Esattamente come un tossicodipendente ha bisogno di dosi di sostanza sempre crescenti per provare il piacere che aveva con le prime dosi, allo stesso modo un giocatore patologico ha bisogno di aumentare i soldi giocati per avere lo stesso “brivido” che provava con le prime giocate;
  3. ho praticato vari tentativi di ridurre il gioco o di smettere, senza riuscirci. Il giocatore patologico, negli attimi di lucidità, si rende conto di avere un problema e tenta di ridurre, controllare o interrompere il gioco d’azzardo, tuttavia o non ci riesce affatto, oppure ha successo ma dopo breve tempo ha una ricaduta e torna a scommettere;
  4. ho irrequietezza e/o irritabilità quando non è possibile giocare d’azzardo. Nei momenti in cui per qualche motivo non può giocare (ad esempio se è a lavoro oppure se non ha soldi per giocare o ancora se sta provando a smettere), il giocatore si sente nervoso e nulla può farlo tornare tranquillo se non il tornare a giocare;
  5. gioco d’azzardo per evitare il malumore e non affrontare i problemi. Il giocatore d’azzardo patologico gioca per sfuggire ai propri problemi (ad esempio licenziamento, lutto, litigi con il proprio partner) o per alleviare un umore disforico (ad esempio tristezza, senso di impotenza, senso di colpa, ansia, depressione);
  6. ritorno spesso a giocare nel tentativo di rivincere il danaro precedentemente perso. Nella maggioranza dei casi tutti i giocatori d’azzardo patologici tendono a perdere somme di denaro via via maggiori e ciò li porterà a tornare a giocare sempre più soldi nel tentativo di “rifarsi delle perdite”. Ovviamente questo comportamento è un vero e proprio circolo vizioso che può portare il giocatore alla bancarotta;
  7. mento agli altri circa l’entità del problema. Tipicamente il giocatore dice bugie o minimizza l’entità del proprio problema con le altre persone, tra cui famigliari, amici e perfino terapeuti e medici. Ad esempio può riferire di giocare 10 minuti al giorno mentre in realtà passa varie ore nel gioco, oppure di spendere pochi euro al giorno mentre in realtà ne brucia centinaia;
  8. ho perso una relazione o un’opportunità significativa a causa del gioco d’azzardo. Il giocatore patologico può ad esempio aver divorziato, o perso il lavoro, o perso opportunità scolastiche o di carriera a causa del gioco d’azzardo;
  9. altre persone hanno dovuto farsi carico dei miei problemi finanziari conseguenti al gioco d’azzardo (operazione di salvataggio). Capita spesso che il giocatore arrivi a spendere non solo i propri soldi, ma anche a contrarre pesanti debiti o vendere oggetti importanti (ad esempio automobile o casa). In questi casi altre persone (famigliari, amici…) devono farsi carico di questi problemi, ad esempio con prestiti.

Un circolo vizioso

Se sei qui è perché probabilmente sei un giocatore “problematico” (o lo è un tuo caro) e non riesci a mantenere lucidità e consapevolezza nel momento di puntare. Devi sapere che, anche se sei sicuro del contrario, non lo fai per divertimento e neanche per noia, ma lo fai per avere la tua dose di dopamina ed avere quelle emozioni tra la tua puntata e l’esito del tuo azzardo che ti hanno portato in un circolo vizioso che in realtà è una malattia, una “dipendenza comportamentale”. Questo circolo vizioso non si fermerà mai da solo, perché si autoalimenta, almeno finché ci sono soldi da giocare:

  • finché vinci, non riesci a smettere perché credi che sia il “momento buono” quindi continui a giocare;
  • quando inizi a perdere, giochi sempre di più per recuperare le perdite;
  • quando sei in un periodo in cui sei “in pari”, continui a giocare aspettando la “grossa vincita” che aspetti da tempo.

Tutte queste situazioni – se non controllate, e quasi mai lo sono – portano, statisticamente, quasi sempre, a perdere tutto, momento in cui se va bene si smette di giocare (ma la famiglia è sul lastrico) e se va male si cercano soldi da strozzini o rubando.

Voglia di vincere o paura di perdere?

In tutte le situazioni prima elencate, la voglia di giocare dipende non dalla volontà di vincere soldi (come pensa il giocatore), bensì dalla volontà di provare di nuovo “il brivido” della scommessa, che è essenzialmente alimentato non dalla speranza di vincere, bensì dalla paura di perdere. Un giocatore che si ritrovasse in un casinò dove vince sempre sarebbe inizialmente contento, per poi annoiarsi, in assenza di quel “brivido”, che è correlato ad alti picchi di adrenalina e dopamina: il giocatore si sente vivo e prova piacere finché rischia di perdere, ma senza la paura di perdere si annoierebbe velocemente. Il gioco smette di essere quindi un modo di divertirsi, ma diventa un mezzo per raggiungere la propria dose giornaliera di dopamina, come lo è una dose di eroina per un eroinomane.

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Il circolo vizioso si può spezzare?

E’ dura, ma si può! Vediamo oggi alcuni consigli per spezzare il circolo vizioso della dipendenza da gioco d’azzardo compulsivo e patologico. Ti anticipo che – soprattutto se sei un giocatore accanito da molto tempo – questo non sarà un processo semplice e senza possibili ricadute, ma già il fatto che sei qui oggi significa che hai ammesso di avere un problema di gioco eccessivo, quindi – ti assicuro – sei già un passo avanti! Cominciamo:

1) Prendi un foglio e scrivi i motivi per cui vuoi smettere di giocare. Ecco qui qualche esempio in cui forse ti ritroverai:

  • Perché vuoi smettere di perdere soldi inutilmente.
  • Perché vuoi smettere di chiedere prestiti a genitori, amici, strozzini e banche per continuare a giocare.
  • Perché vuoi ricominciare ad avere relazioni sane con i tuoi amici, con la tua compagna e con la tua famiglia, anziché passare la giornata nelle bische o davanti ad un pc.
  • Perché vuoi essere in grado di vivere il presente piuttosto che stare di fronte allo schermo del tuo computer.
  • Perché non vuoi essere uno schiavo delle tue dipendenze.
  • Perché stai perdendo il sonno, dimenticando di mangiare e ti senti sempre stanco e nervoso a causa del tuo problema.
  • Perché senti di aver perso il rispetto per te stesso, la tua dignità e “il controllo sulla tua vita”.
  • Perché scommettere sta cominciando a compromettere la tua vita (famiglia, lavoro, salute…).
  • Perché vuoi tornare a provare piacere con le vere piccole gioie della vita, e non con il brivido della scommessa.
  • Perché l’energia che usi per scommettere, la vuoi invece usare per fare un lavoro normale.
  • Perché scommettere in modo compulsivo alla lunga può danneggiare il tuo cervello.

2) Rendi difficile l’accesso ai siti di scommesse. Molte persone passano la maggior parte delle loro giornate davanti a un computer per motivi di studio o di lavoro, quindi la tentazione di fare una capatina in qualche sito di scommesse è alta. Esistono però modi per rendere più complicato l’accesso ad essi.

  • Se il tuo lavoro lo concede, evita di navigare in internet il più possibile.
  • Esistono dei software che impediscono l’accesso ai siti di scommesse.
  • Se puoi, disattiva la connessione a internet quando non ti serve. Crea un rituale elaborato che ti renda più difficile riattivarlo. Scegli una password lunga e complessa.
  • Fai in modo di non ritrovarti mai con un computer (o un tablet/pc) da solo.
  • Metti delle foto della tua famiglia sulla scrivania dove tieni il computer. Delle foto sorridenti delle persone che ami, magari di tuo fratello da piccolo, potrebbero aiutarti a non tenere atteggiamenti che non approverebbero.
  • Per lo stesso motivo usa foto della tua famiglia come sfondo del tuo desktop, tablet e smartphone.
  • Pianifica l’uso del tuo pc: lo potrai accendere solo in alcuni orari e lo dovrai tenere spento il resto del tempo.

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3) Non smettere di scommettere del tutto. Anche se il metodo migliore per disintossicarti è quello di smettere del tutto nello stesso momento, per alcuni è davvero difficile smettere del tutto dall’oggi al domani, in questo caso potrebbe essere utile un periodo di diminuzione graduale:

  • Impegnati per limitare ogni giorno di più la quantità di tempo che passi a scommettere e di soldi: datti dei limiti temporali ed economici.
  • Limita il numero di volte al giorno in cui scommetti.
  • Limita la quantità di soldi che scommetti abitualmente.

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4) Ricompensati per il tuo buon comportamento. Pianifica dei premi per ogni successo raggiunto, ad esempio se riesci a stare un giorno senza scommettere, mangia il tuo dolce preferito o fatti un piccolo regalo, come un paio di scarpe che volevi a tutti i costi. Evita solo di “mettere in palio” una “giocata”: ciò tende a mitizzare ancor di più un comportamento che invece devi imparare a dimenticare.

5) Mantieniti impegnato. La tua dipendenza dalle scommesse può essere nata perché ti sentivi solo, annoiato e non riuscivi a pensare a niente di meglio da fare. Adesso è il momento di prendere la vita nelle tue mani creando una routine significativa che ridurrà al minimo il tempo a tua disposizione per giocare. Ecco come:

  • Allenati. Inizia ad amare la corsa, l’escursionismo o gli sport di squadra. Fare attività fisica ti terrà lontano dal computer e dalle sale scommesse e ti farà bene alla salute.
  • Fai esercizio ogni pomeriggio, così di sera sarai stanco e preferirai andare a dormire, piuttosto che a giocare alle slot.
  • Sviluppa degli hobby che ti tengano lontano dalle scommesse. Dipingi all’aperto, segui un corso di fotografia, ascolta musica, o passa del tempo a leggere nel parco. Fai tutto quello che puoi per allontanarti dal computer.

6) Capisci i motivi alla base. La dipendenza dal gioco d’azzardo spesso è il sintomi di un disturbo d’ansia che non deve essere sottovalutato. Spesso il desiderio di scommettere interviene in un momento in cui ci si sente tristi ed il brivido del gioco è un modo per evitare di pensare ai motivi per cui ci si sente così. Chiediti quali sono questi motivi, anche grazie all’aiuto di un medico e di uno psicoterapeuta.

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7) Sviluppa una relazione importante. Passare del tempo con amici intimi o un partner ti farà sentire più sicuro di te e ti terrà lontano dal gioco d’azzardo.

8) Determina piccole mete personali graduali. A esempio comincia cercando di non scommettere per un giorno, poi per tre giorni consecutivi.

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9) Parlane con un amico o col partner. Anche se i tuoi amici non saranno in grado di aiutarti a trovare un modo di uscirne, parlarne semplicemente con qualcuno ti farà sentire meno solo, anche perché probabilmente – vista la diffusione del fenomeno –  forse anche lui potrebbe avere lo stesso problema, ed uscirne in due è più facili che da soli.

10) Cancella tutti i conti che hai. Elimina tutti i conti che hai presso siti di scommesse e sale di scommesse.

11) Cerca informazioni e parlane col medico e con lo psicoterapeuta. Se hai cercato di smettere di scommettere da solo e non sei stato in grado di farlo, potresti aver bisogno di chiedere aiuto.

  • Trova aiuto su internet. Cerca l’argomento e leggi i consigli delle altre persone che soffrono di problemi simili su forum autorevoli. Tuttavia, se passare tempo su internet scatena la tua dipendenza, riduci al minimo il tempo che passi online o fallo con un amico.
  • Parlane col medico e lo psicoterapeuta. Potranno consigliarti le giuste terapie, come quella farmacologica e quella cognitivo-comportamentale.

Se credi di avere un problema di dipendenza da gioco d’azzardo, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.

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Dormire col proprio cane fa riposare meglio

MEDICINA ONLINE SLEEPING DOG CANE CANI DORMIRE INSONNIA STUDIO SICUREZZA CAMERA DA LETTO TAPPETO ANIMALI CAGNOLINO CUTE ANIMALS WALLPAPER.jpgUna ricerca del Centre for Sleep Medicine della Mayo Clinic’s Arizona campus, pubblicato sulla rivista Mayo Clinic Proceedings, regala buone notizie a tutti i possessori ed amanti dei cani: dormire con il proprio cane fa riposare meglio, perché offre conforto e senso di sicurezza. Bisogna fare una precisazione: il cane può stare nella stanza dove si dorme, ma non NEL letto, perché la qualità del riposo in questo caso è invece sacrificata.

Gli studiosi hanno preso in esame 40 persone che avevano un cane, sottoposte a una valutazione del sonno con il cane in camera da letto per cinque mesi. Sia i partecipanti allo studio che i loro cani hanno indossato per una settimana appositi device per tracciare con esattezza le loro attività. I risultati hanno rivelato che, indipendentemente dalla razza del cane, il riposo era migliore se lo si aveva accanto.

Spiega Lois Krahn, una delle autrici dello studio: “Oggi, molti proprietari di animali domestici sono lontani da loro per gran parte del giorno, e così vogliono massimizzare il tempo trascorso insieme quando sono a casa, averli in camera da letto durante la notte è un modo semplice per farlo. Godendo del comfort e sapendo che questo non avrà un impatto negativo sul sonno”.

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Le maratone di serie tv peggiorano il sonno e causano insonnia

MEDICINA ONLINE TABLET SMARTPHONE CELLULARE TELEVISIONE SERIE TV NETFLIX MARATONA FILM COMMEDIA DRAMMATICO LETTO DORMIRE DIVANO INSONNIA CERVELLO LUMINOSITAUna ricerca dell’Università di Leuven (Belgio) e di quella Michigan (USA) è arrivata a concludere che guardare in modo compulsivo le serie tv danneggia il sonno, lo rende peggiore come qualità, aumenta il senso di affaticamento e l’insonnia, ciò a causa del senso di allerta cognitiva provocato dalle maratone televisive, al fatto cioè che il cervello rimane attivo troppo a lungo. Per giungere a tali conclusioni i ricercatori hanno preso in esame 423 giovani, di età compresa tra 18 e 25 anni, il 74% per cento dei quali erano studenti. È stato chiesto loro di rispondere a un questionario online, e dai risultati è emerso che oltre l’80% dei partecipanti si sono identificati come spettatori compulsivi di serie tv, con il 20,2% che affermava di esserlo stato almeno un paio di volte alla settimana nel mese precedente.

Stanchezza diurna ed insonnia

Gli amanti delle maratone televisive – specie su smartphone e tablet – hanno riportato più stanchezza durante il giorno e sintomi di insonnia, scarsa qualità del sonno e un maggior senso di allerta prima di andare a dormire. Ulteriori analisi hanno evidenziato che avevano anche un 98% in più di probabilità di avere una qualità del sonno peggiore rispetto a chi la tv la guardava moderatamente. Ai fanatici delle serie, i ricercatori consigliano di ridurrne la visione e di effettuare tecniche di rilassamento per ridurre il senso di allerta del cervello prima di andare a letto. Inoltre suggeriscono che i servizi in streaming come Netflix dovrebbero consentire ai telespettatori di pre-selezionare una durata massima di visione, oltre la quale non andare.

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Insonnia e apnee notturne: rischio di incidenti stradali triplicato

MEDICINA ONLINE SONNO DORMIRE RIPOSARE RIPOSINO PISOLINO RUSSARE CUSCINO LETTO NOTTE POMERIGGIOL’insonnia e la Sindrome da apnea notturna, possono triplicare il rischio di incidenti stradali durante il giorno, ma non solo: chi riposa male presenta una maggiore prevalenza di malattie cardiovascolari, diabete, depressione e disturbi respiratori.

Lo rivela uno studio, pubblicato su Plos One, ideato e coordinato dal neurologo Sergio Garbarino del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Salute dello stesso ateneo e del docente di Medicina del Lavoro Nicola Magnavita dell’Istituto di Salute Pubblica dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma.

Lo studio fa parte del “Progetto CNH Iveco Industrial Check-Stop“, un’azione internazionale per la sicurezza stradale, sostenuta dall’Autorità Ue per la sicurezza stradale e dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT).

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Minor rischio di depressione post partum con nascite in inverno e primavera

MEDICINA ONLINE PARTO DEPRESSIONE POST PARTUM BABY BLUE NEWBORN GRAVIDANZA INCINTA ACQUA LATTE MATERNO SENO MAMMA FIGLIO BAMBINO BIMBO NEONATO PERICOLOSO BAMBINA IN TERAPIA INTENSIVA BIRTH WATER PICTURE WALLPAPER PICS HD.jpgMese del parto, durata della gravidanza e anestesia influiscono sul rischio di avere la depressione post partum. Le probabilità di soffrirne sono minori infatti per le donne che partoriscono in inverno o primavera, che arrivano alla fine della durata prevista della gravidanza e se gli viene somministrata l’anestesia, come l’epidurale, durante il travaglio. Lo suggerisce uno studio del Brigham & Women’s Hospital di Boston presentato al Congresso in corso della Società americana di anestesiologia. In particolare, in inverno e primavera si attiverebbe nella madre un meccanismo protettivo per il piacere di fare attività dentro casa con il proprio piccolo. Quando invece non si riceve l’analgesia, spiegano i ricercatori, c’è il rischio di vivere un travaglio traumatico, oppure, ipotizzano, è possibile che chi rifiuta l’anestesia abbia delle caratteristiche personali che la rendono più vulnerabile a questo tipo di disturbo.

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Il rischio di depressione post partum è inoltre più alto per chi ha un maggior indice di massa corporea, che può influire sull’aspetto e l’atteggiamento dopo il parto, mentre è minore per le donne di razza caucasica, forse per fattori socioeconomici. Infine, se il bimbo non nasce prematuro, la madre è meno stressata mentalmente al parto. “Volevamo vedere se c’erano alcuni fattori che possono influire sul rischio di sviluppare la depressione post partum e possono quindi essere prevenuti”, commenta Jie Zhou, coordinatore dello studio. Almeno il 10% delle donne soffre di ansia e problemi depressivi dopo il parto. I sintomi sono tristezza, irrequietezza, agitazione, minore concentrazione. Nello studio sono stati analizzati i dati medici di oltre 20mila donne che avevano partorito tra giugno 2015 e agosto 2017 nell’ospedale: di queste, 817, pari al 4,1%, avevano sofferto di depressione post partum.

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