Per capire meglio quale può essere il menu adatto per questo tipo di alimentazione, dobbiamo provare a comprendere meglio che cosa sono i glucidi. Forse non tutti lo sanno, ma si tratta semplicemente degli zuccheri, che in genere sono contenuti nei carboidrati. Questo tipo di dieta, quindi, si basa sulla riduzione dell’apporto degli zuccheri e delle calorie da essi determinate. Proprio per questo motivo il regime alimentare in questione può essere utile per i diabetici, perché si configura anche come una dieta ipoglicemica oltre ad essere generalmente anche ipolipidica ed ipocalorica.
Che cos’è
La dieta ipoglucidica è un tipo di alimentazione che prevede l’apporto ridotto degli alimenti che contengono zuccheri. Questi ultimi sicuramente svolgono un ruolo fondamentale nel nostro organismo, perché sono in grado di fornire delle riserve di energia da spendere in maniera immediata per tutte le funzioni corporee e mentali che attuiamo nel corso della giornata. Allo stesso tempo, comunque, non si deve esagerare con l’apporto delle sostanze zuccherine, perché esse forniscono un numero elevato di calorie e quindi, insieme ai grassi, sono le principali responsabili del sovrappeso e dell’obesità, condizioni che sono collegate a varie malattie, tutte da prevenire con un’alimentazione equilibrata. In questo senso una dieta ipoglucidica può essere veramente utile.
Cosa mangiare
Nell’ambito di questo tipo di dieta, si deve avere cura non di eliminare completamente i carboidrati, ma di ridurli. Soprattutto sarebbe importante scegliere quei cibi che contengono carboidrati a basso indice glicemico. Se poi al tutto si abbina un buon apporto di fibre, possiamo agire veramente in modo salutare. Può essere utile scegliere la pasta e il pane integrali, mentre, invece, sarebbero da evitare i dolci ricchi di zucchero e le bevande gassate. Sono consentiti, invece, altri cibi specifici. Fra questi la carne, soprattutto quella bianca, di pollo, di tacchino e di coniglio, e il pesce. Nello specifico quello magro può andare benissimo. In questo modo possiamo stare attenti agli errori da evitare nella dieta.
Menù ipoglucidico
Per quanto riguarda i formaggi, possono essere mangiati magari anche una o due volte la settimana, però si deve avere cura di scegliere quelli magri; da evitare, invece, gli insaccati e i latticini interi. Il tipico menu per una dieta ipoglucidica potrebbe essere costituito da latte scremato, tè senza zucchero e una fetta biscottata integrale a colazione, pollo grigliato e verdure crude come contorno per il pranzo e dentice al forno con verdure cotte al vapore per la cena. Per lo spuntino di metà mattina e del pomeriggio va bene uno yogurt magro. E’ stato dimostrato, proprio in termini di dieta, che lo yogurt e le nocciole aiutano a dimagrire.
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Lo staff di Medicina OnLine
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L’aglio ha moltissimi benefici per la nostra salute: oltre ad essere uno dei migliori antibiotici naturali, il suo consumo regolare ci aiuta a prevenire numerose malattie. Dal punto di vista nutrizionale l’aglio ha 41 kcal ogni 100 grammi. Inoltre è ricco di vitamine, come la vitamina A, C, E e le vitamine del gruppo B, e minerali come ferro, fosforo, calcio, sodio ed è estremamente ricco di potassio, circa 450 mg in 100 grammi di prodotto. Visti i suoi valori nutrizionali e le sue proprietà l’utilizzo dell’aglio viene consigliato anche a coloro che seguono diete dimagranti, infatti sembra che questo possa favorire la lipolisi, cioè favorisce lo scioglimento delle cellule adipose. L’azione dimagrante dell’aglio sarebbe da collegarsi anche alla sua capacità di stimolare il metabolismo, ed inoltre come vedremo in seguito, alle sue proprietà diuretiche. La quantità giornaliera di aglio da assumere è stimata intorno ai 4 g e può essere assunto ogni giorno salvo controindicazioni. L’assunzione può avvenire sia attraverso il consumo del bulbo fresco o secco, sia attraverso l’assunzione di compresse o sciroppi. E’ possibile anche assumere l’aglio sotto forma di tintura madre, 50 gocce tre volte al giorno. Esistono diversi tipi di aglio ed ognuno di essi ha specifiche caratteristiche.
Durante la fase di allattamento del neonato è opportuno fare attenzione alla tipologia dei cibi che fanno parte della dieta della madre, poiché le sostanze che essi contengono, così come il loro sapore, passano attraverso il latte e quindi vengono assimilati dal bambino.
Quando si scelgono mete esotiche per le proprie vacanze, occorre mettere in conto il rischio di diarrea. Perché, cambiando clima e alimentazione, il primo a risentirne è proprio il nostro intestino.
Dieta zero grano: cos’è?
Lo stomaco può essere considerato come una dilatazione del tubo digerente, della cui porzione sottodiaframmatica rappresenta la prima parte. Situato nella parte alta dell’addome, ha forma a pera o a cornamusa. L’estremità più grossa è rivolta in alto a sinistra, quella più piccola in basso a destra. Possiede due margini, detti curvature, e due orifizi, il cardias e il piloro. Il cardias mette in comunicazione lo stomaco con l’esofago, mentre il piloro collega lo stomaco con la prima parte dell’intestino, il duodeno.
Cerchiamo di fare chiarezza sull’argomento dato che spesso si sente dire che il pepe fa male e dovrebbe essere ridotto nella dieta mentre altri sostengono che faccia bene, dunque il dubbio sembra persistere. Si tratta di una spezia che sin dall’antichità è stata utilizzata sia per scopi culinari che curativi. Oggi il pepe viene usato in vaste parti del mondo ed è divenuto uno delle spezie principali anche nei paesi occidentali, tanto da trovarlo servito a tavola accanto all’olio e l’aceto, come condimenti basilari delle nostre pietanze. Vediamo dunque quali sono le sue proprietà benefiche, dato che il suo caratteristico sapore è ormai più che conosciuto e apprezzato largamente.
Meccanismi di secrezione acida