Stomaco: anatomia e funzioni in sintesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma STOMACO ANATOMIA FUNZIONI SINTESI  DIGER Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLo stomaco (stomach in lingua inglese) è un organo a forma di sacco allungato, schiacciato in senso antero-posteriore, che nell’addome occupa le regioni dell’ipocondrio sinistro e dell’epigastrio; tuttavia esso presenta notevole variabilità di forma e posizione specie in funzione del suo riempimento e della posizione assunta dal soggetto.

Qual è la capacità massima dello stomaco?
A tale proposito leggi questo articolo: Capacità massima dello stomaco: si può “mangiare fino a scoppiare”?

Stomaco: cenni anatomici
Lo stomaco presenta all’osservazione una faccia anteriore e una posteriore, un margine destro concavo o piccola curvatura e un margine sinistro convesso o grande curvatura.

  • La piccola curvatura forma il margine postero-superiore dello stomaco, si estende verso destra ed inferiormente per poi risalire più dolcemente a livello dell’incisura angolare, e scendere ulteriormente terminando a livello del piloro. Su di essa si inseriscono anteriormente il legamento epato-gastrico, che connette fegato e stomaco, e che continuando nel legamento epato-duodenale costituisce il piccolo omento.
  • La grande curvatura è dalle quattro alle cinque volte più lunga della piccola curvatura circa 40 cm, origina presso l’incisura cardiale per poi risalire formando il margine cupoliforme del fondo dello stomaco, arrivando fino all’esofago, quindi, a partire dall’apice del fondo (il punto di massima convessità, appena sotto il capezzolo) si dirige inferiormente e medialmente fino a raggiungere il solco intermedio, che divide l’antro pilorico dal canale pilorico. La grande curvatura è rivestita anteriormente dal peritoneo, mentre lateralmente, più a sinistra, le due lamine peritoneali (anteriore e posteriore) si uniscono per creare il legamento gastrolienale, che connette la parete dello stomaco all’ilo splenico. Posteriormente è in rapporto con il corpo e la coda del pancreas, nonché con una porzione del lobo sinistro del fegato; sempre sulla parete della grande curvatura si viene a creare il legamento gastrocolico che espandendosi dalla grande curvatura al colon trasverso, alla flessura colica dx e al duodeno costituisce la radice anteriore del grande omento.
  • La faccia anteriore o superiore dello stomaco è rivestita dal peritoneo e contrae rapporti con il diaframma, con la milza, determinandone la faccia gastrica, con parte dei lobi sinistro e quadrato del fegato e con il colon trasverso.
  • La faccia posteriore o inferiore dello stomaco contrae rapporti con la ghiandola surrenale sinistra, con il corpo e la coda del pancreas, con l’aorta e le arterie lienali ed epatica, con la vena porta. È completamente rivestita da peritoneo tranne in prossimità del cardias dove è a contatto con il diaframma.

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Porzioni dello stomaco
Nello stomaco si riconoscono quattro porzioni principali: fondo, corpo, antro pilorico, canale pilorico.

  • Fondo: è una porzione ghiandolare, che si appoggia posteriormente al diaframma, distinguibile tracciando un’immaginaria linea orizzontale a partire dall’incisura cardiale. Corrisponde radiologicamente alla bolla gastrica, ossia alla parte dello stomaco piena d’aria e pertanto radiotrasparente, in quanto non raggiunta dal contrasto radiologico. La sua proiezione sulla parete toracica prende il nome di spazio semilunare di Traube, delimitato inferiormente dal margine inferiore della 9ª cartilagine costale e dal processo xifoideo dello sterno, superiormente dalla 5ª-6ª costa, lateralmente a sinistra dall’arco costale e a destra dal margine anteriore del fegato. La mucosa del fondo dello stomaco possiede pieghe temporanee che scompaiono del tutto quando è disteso.
  • Corpo: è la porzione più ampia, di forma ghiandolare ad asse verticale, leggermente inclinato a destra, e ristretta in basso. È compreso tra la base del fondo dello stomaco e l’incisura angolare. La mucosa del corpo dello stomaco presenta pieghe gastriche permanenti, diffuse in particolare nelle regioni postero-mediale, mediale e antero-mediale, cioè nella zona prossimale alla piccola curvatura. Le pareti interne della grande curvatura possiedono pieghe dai motivi più contorti e sempre più definite ed in rilievo man mano che ci si sposta dal fondo dello stomaco al confine con l’antro pilorico. Ciò rallenta il passaggio dei liquidi e del bolo alimentare. Si ipotizza che i liquidi possano transitare più velocemente lungo la piccola curvatura rispetto alla grande curvatura, per questo le pieghe della prima formano insieme quella che viene chiamata “via gastrica breve”.
  • Antro pilorico: è una porzione di forma cilindrica, che si dirige lateralmente e superiormente rispetto al corpo. È compresa tra l’incisura angolare e il solco intermedio. La sua mucosa interna è per la maggior parte liscia, ma in stato di contrazione si possono notare pieghe rilevanti al confine con il canale pilorico; si tratta di pieghe longitudinali, più simili a quelle della via gastrica breve che non a quelle della grande curvatura.
  • Canale pilorico: è una porzione di forma emisferica, compresa tra il solco intermedio e il piloro, si dirige inferiormente e lateralmente rispetto all’antro pilorico.

Orifizi dello stomaco
Nello stomaco si riconoscono due orifizi: cardias e piloro.

  • Cardias: rappresenta l’orifizio che collega stomaco ed esofago, esternamente questa giunzione non è ricoperta da peritoneo e non presenta alcun ispessimento della tonaca muscolare. Il cardias permette il passaggio del cibo imbevuto di saliva (bolo alimentare) in una sola direzione, dall’alto verso il basso, e ne impedisce il reflusso nell’esofago grazie ad una serie di meccanismi quali il mantenimento di un certo tono muscolare e fibre oblique della tonaca muscolare interna dello stomaco che costituiscono una valvola virtuale che occlude il lume. La demarcazione tra l’esofago e lo stomaco è rappresentata dalla linea Z, costituita da una parte di mucosa gastrica che si approfonda per qualche centimetro all’interno del lume esofageo per poi terminare con un profilo zigzagato e dalla struttura squamosa o colonnare. La mucosa del cardias si solleva in rilievi caratteristici dette “rosette mucose”, le quali contribuiscono ad impedire il reflusso gastroesofageo.
  • Piloro: è uno sfintere muscolare che collega lo stomaco al duodeno, la cui posizione è determinabile in base al restringimento del canale pilorico. È formato da fibrocellule muscolari circolari lisce ispessite intrecciate con alcune fibre muscolari oblique.

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Funzioni dello stomaco
Lo stomaco ha varie funzioni, tra cui:

  • immagazzinamento del cibo ingerito in attesa della sua digestione;
  • rimescolamento del cibo al suo interno tramite i suoi movimenti;
  • trasformazione del cibo ingerito in chimo grazie al succo gastrico;
  • assorbimento: nello stomaco vengono assorbiti un quantità minima di acqua e alcuni acidi grassi di catena corta;
  • spostamento del cibo gradualmente sotto forma di chimo nel duodeno e quindi nel resto dell’apparato digerente.

Cosa accade al cibo dopo averlo ingerito?
A tale proposito leggi questo articolo: Cosa succede al cibo nello stomaco dopo averlo ingerito?

Il succo gastrico
La digestione proteica è svolta dagli enzimi litici, chimosina chiamata anche rennina o labfermento in quanto specifica per la caseina del latte, dalla presenza di una leggera Lipasi gastrica e dalla pepsina (le proteine vengono scomposte in catene più piccole, dette polipeptidi). Inoltre vi è l’assorbimento dell’acqua, di alcuni ioni e composti liposolubili quali l’alcol, l’acido acetilsalicilico, la caffeina e non meno importante la sterilizzazione del cibo ingerito sempre da parte dell’acido cloridrico. La pepsina lavora solamente in ambiente a basso pH. Questo viene garantito sempre dalla presenza dell’acido cloridrico. L’insieme di tutti questi elementi è detto succo gastrico, che viene azionato anche solo se pensiamo di mangiare (infatti viene “l’acquolina”, cioè viene stimolata la salivazione). Le pareti dello stomaco, in assenza di fattori protettivi, verrebbero danneggiate per colpa dell’acidità intrinseca del succo gastrico, ma lo stomaco secerne una sostanza, la mucina, che evita questo problema. La spessa muscolatura garantisce infine i movimenti di rimescolamento degli alimenti, che durante la permanenza nello stomaco, che può variare da una a tre ore, si trasformano in chimo.

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Esofago e trachea: zona, anatomia, rapporti e differenze

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ESOFAGO TRACHEA ZONA ANATOMIA DIFFERENZE RAPPORTI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgLa trachea e l’esofago sono strutture anatomiche che decorrono verticalmente e parallelamente partendo entrambe dalla faringe con la trachea posizionata anteriormente all’esofago. Durante la deglutizione, una parte della laringe chiamata epiglottide Continua a leggere

Esofago: anatomia e funzioni in sintesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ESOFAGO ANATOMIA E FUNZIONI SINTESI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’esofago (esophagus o oesophagus in lingua inglese) è un tubo fibromuscolare attraverso il quale il cibo, dopo essere stato masticato, prosegue il suo cammino lungo l’apparato digerente, aiutato da contrazioni peristaltiche. Durante la deglutizione, l’epiglottide si inclina all’indietro per evitare che il cibo vada verso la laringe, la trachea ed i polmoni.

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Dove si trova l’esofago?
L’esofago parte dalla faringe, si estende dietro la trachea ed il cuore, passa attraverso il diaframma e sfocia nella regione superiore dello stomaco. Decorre rettilineo dall’alto verso il basso e leggermente da destra verso sinistra, dalla 6ª vertebra cervicale fino alla 11ª toracica, facendo seguito alla faringe e andando a terminare nello stomaco attraverso un orifizio chiamato cardias.

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Quanto è lungo l’esofago?
L’esofago è lungo circa 25–30 cm e con una larghezza di 2–3 cm negli individui adulti.

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Com’è fatta la parete dell’esofago
Le pareti dell’esofago sono formate da strati, o tonache, sovrapposte:

  • mucosa,
  • sottomucosa,
  • tonaca muscolare
  • tonaca avventizia.

La mucosa esofagea è uno strato spesso, di colore grigio-rosato o rossastro nella giunzione gastro-esofagea; a riposo presenta numerosi solchi e creste, tali da occluderne il lume. Si tratta però di modificazioni temporanee della mucosa esofagea che scompaiono quando questa è distesa, per esempio durante il passaggio del bolo alimentare. In sezione trasversale, il lume esofageo appare stellato in stato di deplezione. L’epitelio della mucosa esofagea è pavimentoso pluristratificato, non cheratinizzato.

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Una cavità virtuale
Il lume esofageo è una cavità virtuale, infatti a riposo presenta una forma stellata per la presenza di pliche longitudinali, ossia sollevamenti della tonaca mucosa e della sottostante sottomucosa. Il lume diventa reale al passaggio del bolo alimentare.

Le curvature dell’esofago
L’esofago presenta lungo il suo decorso tre curvature, di cui una sul piano sagittale e due su quello frontale. Fino alla 4ª vertebra toracica l’esofago segue la convessità anteriore del rachide, discendendo addossato a quest’ultimo e spostandosi lievemente a sinistra rispetto all’asse mediano. A questo punto si distacca dalla colonna, descrivendo una curvatura a convessità posteriore poi, incrociando l’arco aortico, viene deviato più descrivendo prima una leggera curva a concavità destra e immediatamente al di sotto di esso, una seconda più decisa curvatura a sinistra.

Restringimenti dell’esofago
Nella sua lunghezza l’esofago presenta quattro restringimenti:

  • Il primo è in corrispondenza della sua origine dalla faringe e presso la cartilagine cricoide (cricoideo)
  • il secondo nella porzione dove incrocia posteriormente l’arco aortico (aortico)
  • il terzo presso il bronco sinistro (bronchiale)
  • il quarto nella sua porzione interna al diaframma (diaframmatico).2

Negli intervalli tra ciascun restringimento sono presenti dei segmenti dilatati, che prendono il nome di “fuso cricoaortico”, “fuso broncodiaframmatico” ed “imbuto precardiale”.
L’esofago è divisibile topograficamente, lungo il suo percorso, in un tratto cervicale (4–5 cm), uno toracico (16 cm), uno diaframmatico (1–2 cm) ed uno addominale (3 cm).

Vasi e nervi dell’esofago

  • Arterie: la parte cervicale dell’esofago è vascolarizzata dai rami esofagei dell’arteria tiroidea inferiore sinistra e destra, che distaccatisi dal ramo principale decorrono anteriormente ed inferiormente all’esofago, nello spazio compreso tra questo e la trachea, dove si anastomizzano. La parte toracica è vascolarizzata dai rami bronchiali dell’aorta toracica, che si dipartono dall’aorta subito al di sotto dell’arco aortico, dirigendosi anteriormente alla trachea ed anteriormente all’esofago, e dai rami esofagei dell’aorta, che si dipartono obliquamente tendendo ad abbracciare l’organo. La parte diaframmatica e addominale è vascolarizzata da rami esofagei dell’arteria gastrica sinistra e frenica sinistra, che attraversano il diaframma e si portano anteriormente all’esofago.
  • Vene: il sangue è drenato nella tonaca sottomucosa dell’esofago e poi in plesso periesofageo tributario che dà origine alle vene esofagee, che confluiscono nella vena azygos, la quale decorre verticalmente a destra lungo l’esofago. Alcune vene esofagee drenano nella vena emiazygos, che segue la direzione dell’azygos ma è posta a sinistra, nell’emiazygos accessoria e nelle vene intercostali anteriori e posteriori (rami laterali dell’emiazygos e dell’azygos) che seguono l’andamento delle coste. Le vene della parte cervicale dell’esofago confluiscono nella vena tiroidea inferiore, ramo della vena cava superiore. Le vene esofagee addominali confluiscono nella vena gastrica sinistra a livello dell’apertura esofagea inferiore, poi drenano nella vena porta.
  • Linfatici: drenano ai linfonodi cervicali profondi, paratracheali, mediastinici posteriori e gastrici superiori.
  • Nervi: l’innervazione è costituita da plessi nervosi autonomi metasimpatici localizzati nello strato sottomucoso (plesso di Meissner) e in quello muscolare (plesso di Auerbach). L’innervazione parasimpatica è fornita dal nervo vago e dai nervi laringei ricorrenti. L’innervazione ortosimpatica è data dai gangli cervicali e toracici del ganglio celiaco.

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Quali sono le funzioni dell’esofago?
Le funzioni principali dell’esofago sono permettere il passaggio del cibo ed impedire che esso inverta direzione e refluisca dallo stomaco

1) Passaggio del cibo
Il cibo viene ingerito attraverso la bocca per poi passare, quando ingerito, prima nella faringe e poi nell’esofago. L’esofago è quindi uno dei primi componenti dell’apparato digerente e del tratto gastrointestinale. Dopo averlo attraversato, il cibo arriva dentro lo stomaco. Quando il cibo viene ingerito, l’epiglottide si muove all’indietro allo scopo di coprire la laringe, impedendo così che il cibo possa entrare nella trachea. Allo stesso tempo, lo sfintere esofageo superiore si rilassa, permettendogli di entrare. Le contrazioni peristaltiche del muscolo esofageo spingono il bolo alimentare verso il basso dell’esofago. Queste contrazioni ritmiche si verificano, sia come risposta riflessa al cibo che è in bocca, ma anche come risposta alla sensazione di cibo all’interno dell’esofago stesso. Insieme con la peristalsi, anche lo sfintere esofageo inferiore si rilassa.

2) Riduzione del reflusso gastrico
Lo stomaco produce succo gastrico, una miscela fortemente acida costituita da acido cloridrico (HCl) e sali di potassio e di sodio, che consente la digestione del cibo. La costrizione degli sfinteri esofagei superiore e inferiore aiutano a prevenire il reflusso del contenuto gastrico e dell’acido verso l’esofago, proteggendo la sua mucosa. Inoltre, l’angolo acuto di His e la crura inferiore del diaframma aiutano questa azione sfinterica.

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Omero: anatomia dell’osso del braccio

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma OMERO ANATOMIA OSSO BRACCIO SCHELETRO OS Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.gifL’omero (pronuncia: òmero, per distinguerlo da Oméro, il poeta greco autore dell’Iliade e dell’Odissea) è un osso lungo, pari e simmetrico, che forma lo scheletro del braccio. L’omero è l’UNICO osso del braccio. Si articola superiormente con la scapola e (articolazione scapolo-omoerale) e inferiormente con le due ossa dell’avambraccio, radio e ulna (articolazione del gomito).

Da quali parti è composto l’omero?

  1. Epifisi prossimale. La testa dell’omero è costituita da una grossa superficie emisferica liscia e rivestita da cartilagine, diretta medialmente ed in rapporto con la cavità glenoidea della scapola; la testa è delimitata inferiormente dal collo anatomico dell’osso. Inferiormente al collo anatomico, nella parte frontale dell’osso, si trova un rilievo diretto in avanti noto come tubercolo minore (o trochine), inserzione del muscolo sottoscapolare; superiormente e lateralmente rispetto a quello minore si trova il tubercolo maggiore (trochite o trochitere), che con le sue tre facce dà inserzione agli altri muscoli della cuffia dei rotatori: il sopraspinato, il sottospinato e il piccolo rotondo. Tra i due tubercoli si trova il solco bicipitale (o intertubercolare), delimitato verso la diafisi da due creste che scendono dai rispettivi tubercoli (creste del tubercolo minore e maggiore); in questo solco scorre il tendine del capo lungo del bicipite brachiale. Medialmente e lateralmente al solco bicipitale si inseriscono rispettivamente il muscolo grande rotondo e grande pettorale.
  2. Diafisi. Il punto di passaggio convenzionale tra l’estremità prossimale e il corpo dell’omero è il collo chirurgico. La diafisi dell’omero è in sezione abbastanza circolare prossimalmente, mentre distalmente è triangolare. Ha quindi tre facce e tre margini. Il margine anteriore origina dal tubercolo minore, quello laterale dalla cresta epicondiloidea laterale e quello mediale dalla cresta epicondiloidea mediale. Sulla faccia antero-laterale, poco più in alto del centro, si trova la tuberosità deltoidea che rappresenta il punto di inserzione del muscolo deltoide. Al di sotto di questa si può intravedere invece il solco del nervo radiale, che dalla faccia posteriore si porta in quella antero-laterale. Sulla faccia anteromediale si trova invece il foro nutritizio dell’osso.
  3. Epifisi distale. L’estremità distale presenta una zona articolare e una zona non articolare: quella articolare è definita lateralmente dal condilo e medialmente dalla troclea dell’omero, che ha la forma di una puleggia. Il condilo si articola con la testa del radio, mentre la troclea con l’incisura trocleare o semilunare dell’olecrano dell’ulna. La porzione non articolare dell’estremità distale è data dall’epicondilo laterale (poco sviluppato) e dall’epicondilo mediale, o epitroclea (molto più sviluppato), al di sotto del quale si trova un solco che accoglie il nervo ulnare. Dai due epicondili si originano verso la diafisi la cresta sopracondiloidea mediale e la cresta sopracondiloidea laterale. Anteriormente, al di sopra del condilo, c’è la fossetta radiale che accoglie la testa del radio durante la flessione dell’avambraccio sul braccio, sopra la troclea c’è la fossetta coronoidea che accoglie il processo coronoideo dell’ulna sempre nella flessione dell’avambraccio sul braccio e posteriormente, al di sopra della troclea, è presente la fossa olecranica per accogliere l’olecrano dell’ulna nell’estensione dell’avambraccio.
  • Corpo. Il corpo ha una forma quasi cilindrica in alto e prismatica triangolare in basso. Presenta una faccia antero-mediale, una faccia antero-laterale e una faccia posteriore che sono divise da tre margini: anteriore, mediale e laterale.
  • Faccia antero-mediale. La faccia antero-mediale ha nella sua parte di mezzo il foro nutritizio al di sopra del quale è visibile un’impronta per l’inserzione del muscolo coracobrachiale; nella parte alta di questa faccia si trova il prolungamento inferiore del solco bicipitale.
  • Faccia antero-laterale. La faccia antero-laterale presenta, nel suo terzo medio, una parte rugosa, a forma di V, la tuberosità deltoidea, sulla quale si inserisce il muscolo deltoide.
  • Faccia posteriore. La faccia posteriore è percorsa dal solco del nervo radiale, una scanalatura elicoidale che ha inizio in alto presso il margine mediale e si porta in basso e in fuori, dividendo la faccia stessa in due parti, una al di sopra del solco, da cui origina il capo laterale del muscolo tricipite e una, sotto il solco, da cui nasce il capo mediale dello stesso muscolo.
  • Margine mediale. Il margine mediale percorre tutto il corpo dall’alto in basso terminando all’epitroclea.
  • Margine laterale. Il margine laterale, che è interrotto dal solco del nervo radiale, termina nell’epicondilo.
  • Margine anteriore. Il margine anteriore si biforca in basso delimitando la fossa coronoidea.
  • Estremità prossimale. L’estremità prossimale è ingrossata e fa seguito al corpo in corrispondenza del collo chirurgico. Presenta un’ampia superficie articolare quasi emisferica, rivestita di cartilagine, la testa dell’omero. La testa è delimitata, sul suo contorno, da un leggero restringimento, il collo anatomico, che la individua rispetto a due rilievi situati nelle sue vicinanze; questi sono la grande tuberosità e la piccola tuberosità.
  • Estremità distale. L’estremità distale è slargata e appiattita dall’avanti in dietro. Su ciascuno dei lati di questa estremità si trovano due rilievi rugosi; quello mediale è detto epitroclea e quello laterale è detto epicondilo. Sulla faccia anteriore dell’estremità distale si trova la fossa coronoidea nella quale, durante la flessione dell’avambraccio sul braccio, si pone il processo coronoideo dell’ulna. Sulla faccia posteriore della stessa estremità si trova la fossa olecranica che accoglie l’olecrano ulnare durante l’estensione dell’avambraccio.

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Sistole e diastole nel ciclo cardiaco: fasi durata e spiegazione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CICLO CARDIACO CUORE FASI DURATA SPIEGO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCos’è il ciclo cardiaco? Da quali fasi è composto? A che serve? Vediamolo insieme.
Per tutta la nostra vita il cuore sano, per svolgere la sua funzione di pompa del sangue, alterna in modo altamente preciso due fasi:

  • Fase di diastole: è la fase dove avviene il rilasciamento del miocardio (il muscolo cardiaco);
  • Fase di sistole: è la fase dove avviene la contrazione del miocardio (il muscolo cardiaco).

Durante la diastole, le cavità cardiache – cioè gli atri (cavità superiori) ed i ventricoli (cavità inferiori) – si allargano e si riempiono di sangue.
Durante la sistole, invece, le stesse cavità si contraggono e si svuotano di sangue.
L’alternanza tra diastole e sistole prende il nome appunto di ciclo cardiaco.

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La sistole può dividersi in due momenti: la sistole atriale, che corrisponde alla contrazione dei soli atri e serve a travasare il sangue nei ventricoli, e la sistole ventricolare, che corrisponde alla contrazione dei soli ventricoli e serve a pompare il sangue nei vasi sanguigni.

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Come la sistole, anche la diastole consta di due momenti: la diastole atriale, che è la riespansione degli atri prima di una nuova sistole atriale, e la diastole ventricolare, che è la riespansione dei ventricoli prima di una nuova sistole ventricolare. Pertanto sistole e diastole si accavallano nel tempo, iniziando quando una ha già avuto parziale svolgimento.

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Che differenza c’è tra sistole e diastole?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA TRA SISTOLE E DIASTOLE CUORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa parola “sistole” indica la contrazione di un organo. Nel ciclo cardiaco si alternano sistole e diastole. La parola sistole, pur usata quasi sempre in ambito cardiaco tanto che è diventata sinonimo di contrazione del miocardio, è usata anche in riferimento ad altri organi: per esempio la “sistole caliciale” identifica la fase di contrazione dei calici renali per spremere le piramidi e aiutare il deflusso di urina.

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La sistole nel ciclo cardiaco

  • Nella sistole atriale si ha la contrazione del miocardio (il muscolo cardiaco) degli atri (le camere superiori del cuore) ed il sangue in essi contenuti – grazie a tale contrazione – passa nei ventricoli, in seguito agli impulsi generati dal nodo senoatriale. Nell’elettrocardiogramma, la sistole atriale inizia poco dopo la rilevazione dell’onda P.
  • Nella sistole ventricolare, la contrazione dei ventricoli (le camere inferiori del cuore) genera una pressione che fa fluire il sangue verso i polmoni e verso l’aorta (complesso QRS dell’elettrocardiogramma). Il volume di sangue che rimane nel ventricolo dopo la contrazione è detto Volume Telesistolico. L’incisura dicrotica corrisponde a un piccolo aumento della pressione aortica che si ha subito dopo il termine della sistole cardiaca, in corrispondenza della chiusura della valvola semilunare aortica.

La parola “diastole” indica invece il rilassamento del muscolo cardiaco, che avviene subito dopo la contrazione (sistole).

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La diastole nel ciclo cardiaco

  • Nella diastole atriale, gli atri si rilasciano e la pressione al loro interno decresce.
  • Nella diastole ventricolare, la pressione nei ventricoli decresce dai valori del picco raggiunti durante la sistole e nel momento in cui la pressione del ventricolo sinistro va al di sotto della pressione dell’atrio sinistro, la valvola mitrale si apre e il sangue fluisce dall’atrio accumulandosi nel ventricolo (volume telediastolico).

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Alveoli polmonari: cosa sono e che funzioni svolgono?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ALVEOLO POLMONARE COSA SONO FUNZIONI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.pngGli alveoli sono delle piccole cavità polmonari che fanno parte del parenchima polmonare. Nell’albero respiratorio si trovano in posizione terminale, dopo i bronchioli polmonari, coi quali costituisce l’elemento base dell’architettura del polmone, il lobulo polmonare.

La funzione principale degli alveoli polmonari è quella di creare un ambiente anatomico idoneo a permettere gli scambi di gas tra sangue e atmosfera. A tale scopo gli alveoli presentano un’estesa superficie parietale, molto elastica, che serve loro ad aumentare l’area per gli scambi gassosi. All’interno degli alveoli il sangue si arricchisce dell’ossigeno contenuto nell’aria inspirata e si “libera” dell’anidride carbonica prodotta dai tessuti.

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MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARI RAMIFICAZIONI LOBI ANATOMIA FUNZIONI

Circondati da pareti elastiche, gli alveoli sono separati l’uno dall’altro dai cosiddetti setti alveolari; queste strutture divisorie sono fondamentali, perché amplificano enormemente la superficie per gli scambi gassosi, consentendo una miglior ossigenazione sanguigna.
Un insieme di alveoli forma il cosiddetto acino polmonare; l’acino polmonare, o più semplicemente acino, risiede all’estremità di un bronchiolo terminale; i bronchioli terminali sono le ramificazioni ultime delle vie aeree inferiori, le quali iniziano dalla trachea e proseguono con i bronchi primari, i bronchi secondari, i bronchi terziari, i bronchioli e, appunto, i bronchioli terminali.
Un gruppo di più acini polmonari e di più bronchioli terminali costituisce la più piccola struttura polmonare visibile a occhio nudo: il lobulo. Nel lobulo polmonare, si possono riconoscere acini più interni, detti centrali, e acini periferici, detti distali.

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Fossette di Venere: perché sono sexy e come fare ad averle?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FOSSETTE DI VENERE PERCHE SEXY AVERLE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgAvete mai notato sulla zona lombare della vostra schiena – o quella di qualcun altro – due piccole fossette? Vi siete mai chiesti cosa sono o cosa indicano?

Fossette di Venere

Queste piccole fossette – più frequenti nelle donne che negli uomini – hanno un nome romantico “fossette di Venere” o anche “buchi di Venere” mentre quello medico è “rientranze lombari laterali” e si trovano tra il punto di congiunzione delle due ossa del bacino. Le fossette o buchi di Venere non devono essere confuse con i cosiddetti “occhi di Venere”, che sono invece le fossette che si creano sulle guance quando sorridiamo. In entrambi i casi si tratta di caratteristiche congenite e non dipendono, come erroneamente alcuni credono, dal fatto che una donna sia più morbida o più magra, ma semplicemente dalla conformazione fisica scritta nel DNA di ciascuno di noi sin dalla nascita.

Perché le fossette di Venere sono considerate sexy?

Se abbiamo le fossette di Venere, possiamo dirci fortunati: la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne trova sexy la loro presenza nell’altro sesso. Specialmente sulla MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FOSSETTE DI VENERE PERCHE SEXY banner Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano Peneschiena di una donna sono considerate un’arma di seduzione. Anche gli uomini possono avere le fossette di Venere, e in genere anche le donne le trovano sessualmente attraenti. Il motivo per cui rappresentano una attrazione sessuale così forte non è ancora del tutto chiara ma sembrerebbe essere legato al concetto di simmetria, così importante per indicare la salute di un soggetto (un corpo simmetrico è un corpo sano) e quindi la sua capacità riproduttiva. Inoltre la presenza di queste fossette sembra indicare giovinezza e tensione della cute, oltre ad un adeguato tono della muscolatura dorsale e lombare, condizioni legate anch’esse ad una superiore capacità riproduttiva.

Come faccio ad avere le fossette di Venere?

Purtroppo, essendo le fossette di Venere una caratteristica congenita, non è possibile ottenerle. Tuttavia ci sono dei casi in cui sono esse sono presenti ma poco o per niente visibili: in tale evenienza la dimensione delle fossette e la loro forma è condizionata dal peso corporeo e da quanto siamo in forma. Se non vedi sulla tua schiena le fossette di Venere e vuoi scoprire se in realtà le possiedi, devi sapere che è possibile evidenziarle con:

  • il raggiungimento del tuo peso peso forma;
  • l’esercizio continuato della muscolatura dei glutei e della schiena, specie in zona lombare.

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