Clistere: quanto tempo va trattenuto affinché agisca?

MEDICINA ONLINE DIARREA VIAGGIATORE VACANZA VIAGGIO CIBO ESOTICO INFEZIONI CIBI CONTAMINATI ACQUA INTESTINO DOLORE FECI LIQUIDEIl clistere è una tecnica che permette l’iniezione di un liquido nell’ano con lo scopo principale di stimolare l’evacuazione, ma anche utile in caso di irregolarità intestinali e irritazioni della mucosa intestinale, preparazione ad intervento chirurgico o procedura d’indagine, fecalomi.

Quanto tempo va trattenuto affinché agisca?

Il clistere evacuativo fa effetto in tempi molto variabili, che dipendono ovviamente dalla variabilità individuale, dalla patologia/condizione del paziente e dalla tipologia di liquido usato. Il clistere può fare effetto dopo alcuni secondi come anche trenta minuti dopo aver tolto la sonda, anche se generalmente tende a fare effetto entro circa 5 minuti. Ricordiamo che dopo aver tolto la sonda dall’ano, il soggetto dovrà rimanere disteso per almeno 10-15 minuti, per rendere efficace il clistere, in alcuni casi più gravi, i tempi si allungano fino anche a mezz’ora.

I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere del vostro apparato digerente, in grado di combattere stipsi, fecalomi, meteorismo, gonfiore addominale, acidità di stomaco, reflusso, cattiva digestione ed alitosi:

Per approfondire:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra dolore acuto, cronico, persistente ed episodico con esempi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MAL DI SCHIENA LOMBALGIA ESERCIZI DOLORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari An PeneEsistono diversi modi per classificare il dolore. Uno di questi consiste nel differenziarlo base alla sua durata e alla sua ripetibilità. Prendiamo ad esempio un tipico dolore molto diffuso e conosciuto nella popolazione generale: la lombalgia.

La lombagia può essere definita:

  • acuta quando dura da meno di sette giorni;
  • subacuta nel periodo che va da sette giorni a sette settimane dopo l’insorgenza;
  • sub-cronica nel periodo che va da sette settimane a tre mesi dopo l’insorgenza;
  • cronica quando dura da più di tre mesi.

Ecco alcune caratteristiche ed esempi di alcuni tipi di dolore:

  • Dolore acuto – Il dolore acuto solitamente si presenta all’improvviso ed ha una durata limitata. Spesso è causato da un danno tissutale a carico di ossa, muscoli od organi, e l’insorgenza è spesso accompagnata da ansia o stress emotivo.  E’ acuto il dolore nocicettivo, di breve durata, nel quale, di solito, è ben evidente il rapporto di causa/effetto. Questo dolore si esaurisce quando cessa l’applicazione dello stimolo o ripara il danno che l’ha prodotto. Esempi sono il dolore post-operatorio, le coliche viscerali (renale, biliare, eccetera) ed il dolore traumatico. Una caratteristica fondamentale del dolore acuto è quello di rispondere ad adeguate misure antinocicettive: questa caratteristica è condivisa dal dolore persistente ma non dal dolore cronico. Qualunque sia l’origine, il dolore acuto produce frequentemente reazioni di difesa e di protezione che comprendono:
    • alterazioni dell’umore (depressione, ansia, paura)
    • modifiche del sistema nervoso autonomo (alterazione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, nausea, vomito, sudorazione)
    • atteggiamenti di modifica della postura.
  • Dolore cronico – Il dolore cronico ha una durata maggiore rispetto al dolore acuto ed è generalmente alquanto resistente al trattamento medico. Di solito è associato ad una malattia a lungo termine, come l’osteoartrite. In alcuni casi, come per esempio in presenza di fibromialgia, rappresenta uno degli aspetti che caratterizzano la malattia. Il dolore cronico può essere una conseguenza di un danno tessutale, ma molto spesso è attribuibile a un danno nervoso. Circa il 70% delle persone che soffrono di dolore cronico trattato mediante l’assunzione di antidolorifici sperimenta episodi di ciò che viene definito dolore episodico intenso. Le cause più comuni di dolore cronico sono: lombalgia cronica, mal di testa, fibromialgia e neuropatia (malattia che coinvolge i nervi periferici). Il dolore cronico è molto comune e si ritrova in circa l’11% della popolazione adulta.
  • Dolore persistente. E’ persistente il dolore dovuto alla permanenza dello stimolo nocicettivo o della disnocicezione. Questo tipo di dolore è stato definito anche come “ongoing acute pain”, a sottolineare che conserva le caratteristiche del dolore acuto e va distinto dal dolore cronico. Un esempio è il dolore da coxartrosi, dove la persistenza della lesione anatomica giustifica il ripresentarsi del dolore ad ogni movimento dell’articolazione dell’anca. Un altro esempio è il dolore associato alle malattie neoplastiche, dove la causa del dolore continua ad essere operante. Anche in questi casi, come nel dolore acuto, si ha di solito una buona risposta agli analgesici ed alle misure antinocicettive come i blocchi anestetici e gli interventi neurolesivi.
  • Il dolore episodico intenso si riferisce a episodi di dolore che si verificano quando l’antidolorifico, ad esempio un FANS (antinfiammatorio non steroideo) viene impiegato regolarmente. A volte può essere spontaneo o insorgere dopo un evento apparentemente insignificante, come cadere dal letto. Talvolta può insorgere in concomitanza con la fine dell’effetto antidolorifico del farmaco prima dell’orario previsto per assumere la dose successiva.

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Dolore e psiche
Sia il dolore acuto che il dolore cronico possono essere debilitanti ed entrambi possono influenzare ed essere influenzati dallo stato mentale dell’individuo. Ma la natura del dolore cronico, ovvero il fatto che in alcuni casi sembra essere costante, rende il soggetto che lo sperimenta più suscettibile a conseguenze di stampo psicologico, come depressione e ansia. Al tempo stesso, lo stress psicologico può amplificare il dolore.

Un dolore acuto può diventare cronico?
Certamente è possibile. Un dolore acuto in un corpo con scarse difese oppure trascurato, o ancora, mal curato, può via via diventare dolore cronico (ad esempio un colpo di frusta cervicale che determina dolore acuto, può causare se non curato, un’artrosi cervicale e relativo dolore cronico).

Il comportamento del malato
Per spiegare il procedimento che può trasformare un dolore acuto in dolore cronico, in medicina si è formulato il modello concettuale del dolore, “pain behaviour” (comportamento dovuto al dolore) e il modello clinico  della malattia, “illness behaviour” (comportamento da malato).  Vediamo un esempio di questi modelli applicati ad uno dei dolori più diffusi in assoluto: il mal di schiena.
Quando il soggetto in fase acuta gestisce il dolore con un atteggiamento positivo, il mal di schiena, anche se è forte, diminuisce in fretta e non restano quasi mai conseguenze negative. Se, invece, il soggetto in fase acuta subisce il dolore, si scoraggia, ha paura che provochi ulteriori danni, si affida solo a terapie passive e assume un atteggiamento da malato, soffre di più, soffre più a lungo,  si indebolisce, è soggetto a continue ricadute, rischia di avere una lombalgia cronica e diventare disabile a causa del mal di schiena.
Pertanto, il dolore cronico può essere la conseguenza di un comportamento inadeguato in fase acuta. Di conseguenza, se il comportamento dovuto al dolore (pain behaviour) non è adeguato, può provocare un comportamento da malato (illness behaviour) e un dolore cronico.

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Calcolare la distanza di un temporale con il tempo tra lampo e tuono

MEDICINA ONLINE TUONO LAMPO FULMINE SAETTA DIFFERENZA NEVE GRANDINE PIOGGIA NEVISCHIO GHIACCIO TEMPORALE ROVESCIO TEMPESTA NEVE ARTIFICIALE TECNICA NATURALE TORNADO TROMBA D'ARIA URAGANOUn fulmine è composto da due fasi: il lampo (la luce che si vede partire dalla nuvola fino ad arrivare a terra) ed il tuono (il caratteristico suono). Si può calcolare quanto il temporale è distante da noi, grazie ad una semplice tecnica:

  1. rimanete in osservazione del punto in cui si sta verificando il temporale;
  2. nel momento in cui appare il lampo, iniziate a contare i secondi;
  3. contate i secondi fino a che non ascoltate l’inizio del tuono;
  4. moltiplicate il numero di secondi ottenuto per 340;

Il risultato della moltiplicazione, espresso in metri, è la distanza che vi separa da un temporale

Ad esempio, se il tuono ed il lampo sono separati da 3 secondi, allora il temporale è distante da voi 3 x 240 = 1020 metri, cioè poco più di un chilometro.

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Come e dove è meglio conservare i preservativi? Per quanto tempo?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Dimagrire profilattico come si mette AIDS HIVCome e dove conservare i profilattici?
Ecco una breve lista di 5 cose da non fare assolutamente per conservare un preservativo in modo efficace.

  1. Evita di lasciarlo esposto alla luce del sole o a fonti dirette di calore. Banditi quindi dalla lista dei posti sicuri: il cruscotto della macchina o dello scooter, soprattutto in estate (le alte temperature potrebbero rovinare il profilattico). Preferite piuttosto luoghi freschi e asciutti, come per esempio il cassetto della vostra scrivania, o il vostro armadio o la borsa.
  2. Evita di conservali in luoghi in cui frizione e sfregamento sono elevati, come la tasca dei pantaloni o il portafogli a meno che tu non sia sicuro di usarlo di lì a qualche ora: a causa dei continui sfregamenti, infatti, potrebbe facilmente logorarsi e deteriorarsi.
  3. Se lo conservi in borsa o nel borsello, fa’ in modo che  non vi siano forbicine, lamette per unghie, pinzette per sopracciglie o altri arnesi appuntiti per la manicure, forbici o coltelli (ma a meno che tu non sia un serial killer, non badare a queste due ultime indicazioni). Magari lasciali nella loro confezione originale in cartone oppure in una di quelle scatolette portapreservativi in latta, comode e discrete.
  4. Da evitare anche la scrivania della tua cameretta o il bagno di casa, non vorrai mica rischiare che lo trovi tua madre! Che poi, pensandoci, avere un preservativo non è né illegale né immorale, anzi, denota un’elevato grado di maturità e senso di responsabilità. Nulla di cui vergognarsi, insomma.
  5. Non pensare di conservare i preservativi nel freezer del frigorifero di casa: non funziona come per il pane o le mozzarelle. I preservativi se congelati si rovinano e diventano inutilizzabili.

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In definitiva meglio un luogo sicuro, fresco e asciutto, come per esempio il cassetto della tua scrivania magari chiuso a chiave, giusto per stare più tranquilli e tenerlo lontano da occhi indiscreti. Va bene tenerli: nel portaocchiali, nella scatole delle caramelle ovviamente dopo che le avrete mangiate tutte o nel taschino interno della borsa. Se proprio non sapete dove metterli, potete acquistare il pratico ed economico portapreservativo.

Per quanto tempo si conservano i preservativi?
La risposta non può che essere unica: non oltre la data di scadenza che trovi impressa sul retro della confezione del profilattico, a patto ovviamente che il profilattico sia stato tenuto in luogo idoneo. Non usarne mai uno scaduto, potrebbe essersi così asciutto da rompersi durante lo sfregamento.

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Trasforma la noia in una tua alleata

MEDICINA ONLINE FELICITA HAPPINES GIRL WOMAN CUTE YOUNG BIKE BICICLE FLOWERS WOODS NATURA NATURE BICICLETTA DONNA FIDUCIA CORAGGIO SUCCESSO SPORT VITA ALLEGRIAA tutti sarà capitato di sentirsi annoiati di tanto intanto, di essere vittime della noia. Lo si inizia a sperimentare da subito, fin da bambini. Si tende a far derivare la noia dalla mancanza di stimoli, dall’ambiente circostante, o comunque da qualcosa di esterno a noi. Aimè purtroppo, la noia, spesso, non è dovuta ad una causa esterna, ma nasce dentro di noi.

Dove attecchisce la noia
La noia è un fenomeno studiato da diversi lustri. Lo si è osservato da diverse prospettive sottolineandone diverse sfumature, ma una cosa sembra unire tutti i risultati e cioè che ci si sente annoiati principalmente quando si è sconnessi dal momento presente, dal mondo circostante, da se stessi. Questo rimanda ad una capacità fondamentale nell’essere umano: la capacità di auto-intrattenimento. Cioè, non si risolve quel particolare stato di insoddisfazione, chiamato noia, cercando nel mondo esterno qualche novità o stimolo, ma cercando dentro se stessi, diventando noi stessi parti attive. Chiunque dovrebbe essere capace di stare seduto in silenzio, come chi medita, senza annoiarsi, essendo in contatto con sé, con la vita che scorre, con la crescita di se stessi. Perché è proprio da quei momenti di vuoto, apparentemente improduttivo, che si aprono le porte alla creatività, alla capacità di risolvere i problemi, all’intuizione, alla bellezza.

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Generazioni a confronto
Oggi come oggi, i nostri bambini sono pieni di attività, di intrattenimenti, di cose da fare, tanto che non hanno il tempo di annoiarsi, di sperimentare il vuoto di cui prima. Conosco mamme che passano i pomeriggi dopo scuola a scarrozzare i loro figli da una parte all’altra della città. Questi bimbi, spesso, hanno agende piene di impegni. Forniamo ai nostri bimbi grandi quantità di intrattenimento, sotto forma di tablet, computer, iphone, ipad, attività extra scolastiche, ecc., tanto al punto che gli impediamo di sviluppare le difese naturali contro la noia.
Vi ricordate i pomeriggi di noia mortale che si passava noi da piccoli? “Godevamo così di un accesso illimitato alle sterminate miniere della noia, sperimentate lungamente in una gamma praticamente infinita di variabili. La noia scolastica, la noia pomeridiana, la noia dei viaggi in macchina… E quella potentissima, quasi metafisica noia domenicale, che forse è l’incubatrice di tutti i destini individuali, di tutti i caratteri” così scrive E. Trevi sul Corriere della sera. Questo accadeva non perché i nostri genitori ci amavano meno di quelli di oggi, ma perché semplicemente non ci vedevano niente di male ad annoiarsi un po’. La soluzione, comunque, non è abbandonando i figli a se stessi per fargli vivere a tutti i costi i nostri pomeriggi di noia mortale, né quella di iper-stimolarli. La soluzione sta nell’insegnarli a leggere la realtà, a farli entrare in contatto con se stessi, con le proprie emozioni e risorse.

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Noia e droga
Ci sono diverse ricerche che confermano questo connubio. Le persone che non sanno capire i propri sentimenti e quelle che si lasciano dominare dalle emozioni si annoiano più facilmente. E’ proprio per fuggire dalla noia, alla ricerca di nuove emozioni, che le persone entrano in contatto con la droga, il tabacco, l’alcool, il gioco d’azzardo. È paradossale pensare che spesso questo avviene nel tempo libero, cioè quando una persona dovrebbe impegnarsi in una qualche attività piacevole, e invece, non essendo in contatto con se stessa, pensa bene di allontanarsene ancora di più.

Quando senti la noia, chiediti dove sei
La noia ci spinge a fuggire, a cercare nuovi bisogni da soddisfare. Il problema è che, a volte, tendiamo a soddisfare i bisogni sbagliati. La noia, in senso positivo ed esistenziale, rappresenta uno stato nel quale sono stati raggiunti tutti i nostri obiettivi principali e il loro superamento ci provoca la necessità di perseguire nuovi progetti e nuovi risultati. Ma per non sbagliare strada occorre iniziare a chiedersi da dove partiamo, e per farlo bisogna sapere dove ci si trova in quel preciso momento.piramide maslow
Ci sarebbero tante mappe da utilizzare per sapere a che punto del nostro viaggio ci troviamo. Intanto, per iniziare, vi consiglio di guardare a quella postulata da Maslow (scienziato, psicologo americano): la piramide dei bisogni. Guardando la piramide potremmo chiederci: su quale scalino mi trovo? A quale prossimo gradino mi avvicino?
Per salire ogni gradino c’è uno sforzo da fare, delle energie da attivare, così come per superare la noia.

Riconoscere che “mi sto annoiando”
Fintanto che tentiamo di fuggire dalla noia rimaniamo ad essa legati, la nostra mente cercherà sempre più nuovi stimoli, effimeri (e in quantità sempre maggiore). È una battaglia persa in partenza. L’unica soluzione è entrare nella noia, con grado, fino ad arrivare giù in fondo. Riconoscere che “mi sto annoiando”. Attivare i cinque sensi e chiedersi: cosa mi sta accadendo? quello che sto facendo mi corrisponde, mi appartiene? C’è qualcosa da cui sto fuggendo? C’è qualcosa da modificare? Sono stanco?
Entrare in contatto con la noia in modo sano ci riporta al centro di noi stessi e ci aiuta a capire in che direzione spiegare le vele per continuare il nostro viaggio.

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Integratori: quando assumerli per potenziarne gli effetti?

integratori proteine dieta Dukan iperproteica fa male bene dimagrire muscoliIntegratori; quando prenderli per aumentare le prestazioni muscolari; in questo articolo, viene spiegata la tempistica corretta dell’integrazione per massimizzare i risultati dell’allenamentoQuando si tratta di integratori , il tempismo è tutto. È possibile assumere integratori finché non si è blu in faccia, ma se non vengono presi nel modo e nel tempo giusto, avrete solo sprecato soldi. I tempi giusti per un’integrazione adeguata è un fattore essenziale per massimizzare i guadagni di massa muscolare e prestazioni. Quante volte avete sentito la seguente affermazione: l’integratore X non ha funzionato su di me, oppure non ho ottenuto nulla assumendolo.

Volete sapere un segreto?

La maggior parte dei bodybuilder professioninsti utilizzano questi stessi integratori di base, e li utilizzano per un motivo. Qual’è la ragione? Questi integratori funzionano! Quindi usano questi integratori e li trovano efficaci, essi amplificano i risultati degli sforzi fatti, ma non sono pillole magiche! Se non avviene una sinergia tra vari fattori, spesso il progresso che dovrebbero dare gli integratori è uguale a zero . Anche se si prendono tutti i migliori integratori al mondo, non potranno colmare uno scarso allenamento, una dieta inadeguata ed uno scarso riposo. Ora, tornando al punto di questo articolo… i tempi per integrare. La maggior parte delle etichette degli integratori dicono sulle quantità da assumere, ma in genere non dicono quando prenderli esattamente. Inoltre, gli integratori vengono utilizzati per scopi diversi, e possono essere consigliati in momenti diversi della giornata in base alle proprie esigenze. Questo articolo si concentra su un bisogno, che basta per la costruzione del muscolo.

Per massimizzare i guadagni muscolari, utilizzate i seguenti consigli sul tempo di assunzione degli integratori.

Integratori Pre-Workout

Per ottenere i migliori risultati, non mandate giù un integratore per il pre-allenamento immediatamente prima dell’inizio dell’allenamento. La maggior parte dei pre-allenamento hanno bisogno di almeno 15-30 minuti per essere digerite completamente. Quindi tempismo e poi entrate in palestra pronti per il rock infernale!

Integratori post-allenamento

A differenza degli integratori pre-allenamento, si dovrebbe prendere e bere un integratore post-allenamento subito dopo aver terminato la sessione di allenamento. Potrebbe essere una buona idea prendere l’abitudine di portarsi dietro due diverse contenitori shaker – uno per le bevande pre-allenamento e intra-allenamento, e una per i vostri integratori post-allenamento. Gli Integratori post-allenamento sono studiati per dare al corpo ciò di cui ha bisogno al più presto dopo un duro allenamento.

Creatina

Nei giorni di allenamento è consigliabile prendere la creatina anche pre e post-allenamento. Assunzione di alcuni grammi di creatina pre-allenamento aiuta ad aumentare i livelli di fosfato del corpo, consentendo più energia, forza ed una maggiore intensità di allenamento.
Post-allenamento la creatina agisce per ricostituire i livelli di fosfato corporei persi durante gli allenamenti intensi. Quando si fanno ricarichi di creatina, sarebbe da prendere anche altre varie volte durante il giorno.

Glutammina

La glutammina costituisce circa il 60% degli aminoacidi liberi nel muscolo scheletrico. Ci sono indicazioni che una saturazione superiore di glutammina muscolare contribuisce a migliorare la sintesi proteica, e può aiutare a massimizzare i potenziali guadagni di massa muscolare. Si raccomanda di prendere glutammina pre e post-allenamento.

Proteine del Siero di latte

Le Proteine ​​del siero di latte sono una fonte proteica a digestione ed assimilazione veloce che è perfetta nei momenti della giornata in cui il corpo è in uno stato elevato di sintesi proteica, come ad esempio durante un allenamento, post-allenamento o dopo un periodo di digiuno (dopo il risveglio).

Carboidrati – Amido di mais ceroso, WMS (dall’inglese Waxy maize starch)

I carboidrati a digestione veloce hanno una funzione anti-catabolica. Essi aiutano a combattere la perdita muscolare, e sono particolarmente indicati nel pre e post-allenamento. Il mais ceroso è un integratore popolare nel bodybuilding. Si tratta di una fonte di carboidrati a digestione veloce ed indice glicemico basso, e può essere sorseggiato durante un allenamento e post-allenamento.

Multivitaminico

E ‘abbastanza comune per un multivitaminico essere assunto come prima cosa al mattino. Per le vitamine e i minerali, il momento migliore per prenderli è con un pasto – ogni pasto. Prendete l’abitudine di assumere un multivitaminico al vostro pasto più importante della giornata. In questo modo, vi assicurerete che vierrà digerito ed assimilato correttamente e in modo efficiente. La maggior parte delle vitamine vengono assorbite meglio se assunte con gli alimenti integrali. Se fate un’ottima colazione con cereali integrali e frutta, anche questo è un buon momento per assumere un multivitaminico-minerale

Olio di pesce

Come la maggior parte dei culturisti, probabilmente state assumendo olio di pesce in capsule gel ogni giorno. Invece di prendere l’intera dose giornaliera di olio di pesce tutti in una sola seduta, dividete l’assunzione nel corso della giornata, prendendo alcune capsule ad ogni pasto se possibile.

Amminoacidi

Il termine ” amminoacidi “copre un ampio spettro di prodotti integratori. In questo caso, stiamo parlando di integratori di aminoacidi per la massa che contengono numerosi aminoacidi essenziali. Come per l’olio di pesce, consigliamo di dividere la vostra assunzione di aminoacidi dirante il giorno. E ‘anche molto importante prendere gli amminoacidi nel post-allenamento, e devono essere la prima cosa al mattino. In tali evenienze il corpo è in un elevato stato di sintesi proteica, e può beneficiare di un dosaggio aminoacido maggiore.

BCAA

Branch Chain Amino Acids ( BCAA ) forniscono dal 15 al 30% del totale dell’nergia durante gli allenamenti intensi. I BCAA aiutano anche la sintesi proteica. Pertanto, è meglio prendere i BCAA prima, durante e dopo l’allenamento. L’ assunzione di 3-5 grammi pre e post-workout aiutano a combattere il catabolismo indotto dall’allenamento (disgregazione muscolare), oltre che a massimizzare il recupero muscolare e la nuova crescita muscolare.

Vitamina C

Dividere vitamina C in piccole dosi nel corso della giornata.

Articolazioni e Salute

Gli integratori per la salute delle articolazionihanno maggior efficacia presi prima di dormire ed al mattino presto.

Brucia grassi

Molti integratori per la perdita di grasso vanno assunti due volte al giorno. E’ consigliato assumere la prima dose al mattino presto, e la seconda entro le ore 17 nel pomeriggio. Siccome questi integratori per la perdita di grasso spesso contengono stimolanti e / o caffeina, è meglio non prendere in serata o prima di andare a letto.

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Schema per il tempo di assunzione degli integratori

Utilizzate il seguente schema campione per la temporizzazione degli iintegratori come modello per aiutarvi nell’approccio personalizzato con tempi di integrazione:

1° pasto – ore 07:00

Proteine del Siero di latte
Olio di pesce –
Amino Acidi
Vitamina C
Integratori per la Salute delle Articolazioni (joint repair)
Brucia Grassi

2° Pasto – ore 9: 30

Olio di pesce –
Amino Acidi
Vitamina C

3° Pasto – Mezzogiorno

Olio di pesce –
Amino Acidi
Vitamina C

4° Pasto – ore 14:30

Olio di pesce –
Amino Acidi
Vitamina C
Brucia Grassi

Pre-allenamento – 30 minuti prima dell’allenamento

Integratori Pre-Workout (Mix pre-allenamento con integratori per aumentare l’ossido nitrico, ecc)
Creatina
Glutammina
BCAA –

Durante l’allenamento

Proteine del Siero di latte
Waxy Maize Mais Ceroso
BCAA

Post-Workout – Subito dopo l’allenamento

Drink Post-Workout
Proteine del Siero di latte
Creatina –
Glutammina –
Waxy Maize Mais Ceroso
Amino Acidi
BCAA –

5° Pasto – ore 17:30

Multivitaminico (Assumendo il vostro pasto più grande della giornata nel post-allenamento)
Olio di pesce
Amino Acidi
Vitamina C

6° Pasto – ore 20

Olio di pesce
Amino Acidi
Vitamina C

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Rigor mortis (rigidità cadaverica): perché avviene e dopo quanto tempo dalla morte?

MEDICINA ONLINE RIGOR MORTIS RIGIDITA CADAVERE MORTE TEMPO.jpgCon la locuzione latina “rigor mortis” (chiamata anche “rigidità cadaverica”) si intende una particolare rigidità muscolare che acquista un cadavere dopo un certo periodo dalla morte ed è uno dei segni riconoscibili di quest’ultima. È una condizione peculiare della muscolatura (striata e liscia) consistente in uno stato di retrazione e di compattezza che suben­tra (fase d’insorgenza) gradualmente nel cadavere. Il rigor mortis può essere accelerato in alcune condizioni, come in cadaveri di persone morte con ipertermia anche se la temperatura ambientale può essere normale, come può accadere nelle morti per overdose da cocaina, da PCP o da metamfetamine.

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Dopo quanto tempo dopo la morte si osserva rigor mortis?

Dopo la morte del soggetto, interviene una fase di flaccidezza a cui segue, dopo circa 3 ore, all’inizio dello sviluppo del rigor. La rigidezza completa impiega circa 10-12 ore per svilupparsi in un adulto medio quando la temperatura ambientale è 20-25 °C. Il corpo rimarrà apparentemente rigido per 24-36 ore (fase di stabilizzazione) a questa stessa temperatura prima che la decomposizione inizi a dissolvere i muscoli e li induca a rilasciarsi, nello stesso ordine in cui si sono irrigiditi. Se la rigidità è in via di instaurazione potrà essere modificata facilmente e riformarsi nella nuova posizione; se si è già instaurata una volta risolta non si potrà più riformare. La rigidità cadaverica è influenzata dalla temperatura ambientale: le temperature elevate accelerano la comparsa e la scomparsa del rigor. In un cadavere lasciato all’aperto, il rigor si manifesterà prima e passerà più rapidamente, se la temperatura ambientale è alta, che in un giorno di inverno freddo; se un corpo non è nel rigor completo ed è messo in refrigerazione il processo rallenta e può arrestarsi. Il periodo di risoluzione (fase di risoluzione) è anch’esso graduale, anzi è più lento di quello d’invasione. Di solito la scomparsa completa di rigor ha luogo a distanza di 3 o 4 giorni dal decesso; la risoluzione della rigidità cadaverica coincide di solito con il sopravvenire dei processi putrefattivi (in cui si ha distruzione autolitica dei ponti gelificati di acto-miosina).

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Meccanismo del rigor mortis

La contrattura cadaverica si esprimerebbe alla stessa stregua della contrazione vitale, cioè attraverso la formazione di legami tra filamenti di actina e filamenti di miosina, sì da dare origine ad acto-miosina. Affinché i filamenti di actina e miosina si stacchino è necessaria ATP; la sua mancanza, a causa della morte, provoca il rigor.
In tal senso il rapido instaurarsi del rigor in soggetti colti dalla morte durante un’intensa attività fisica è motivato dall’abbondante trasformazione dell’ATP in ADP.
A seguito del rigor mortis la rigidità delle articolazioni fa sì che le stesse assumano una posizione tale da rispettare quella in cui si trovano subito dopo il decesso; ciò è utile per poter verificare la congruità della posizione cadaverica rispetto alla posizione nell’ambiente.
Un caso particolare è quello della così detta rigidità catalettica: è un raro evento in seguito al quale la rigidità compare istantaneamente subito dopo il decesso.

Leggi anche: Elmer McCurdy: l’incredibile storia della statua di cera che in realtà era un cadavere

Legge di Nysten

Il rigor suole colpire inizialmente le palpebre, quindi i muscoli masseteri (perciò si chiudono presto le palpebre e la bocca in un soggetto deceduto), i muscoli del viso, del collo, del tronco, degli arti superiori ed, infine, quelli degli arti inferiori. Anche la risoluzione del fenomeno segue il medesimo ordine: la rigidità scompare prima ai masseteri, al volto, al collo e, da ultimo, agli arti inferiori. Questa sequenza che va sotto la denominazione di legge di Nysten, non ha d’altra parte valore assolutamente costante in quanto appare influenzata da molte­plici fattori.

Leggi anche: Fenomeni cadaverici: cosa succede al tuo corpo subito dopo la morte

Fattori che influenzano il rigor mortis

La rigidità cadaverica può essere influenzata da diversi fattori che possono essere distinti in:

  • Fattori intrinseci: trofismo muscolare e intensità dell’affaticamento dei singoli muscoli al momento del decesso.
  • Fattori estrinseci: temperatura esterna.

Il fenomeno è più appari­scente nei cadaveri di individui muscolosi, ma, a parità di massa muscolare, si manifesta con maggiore intensità se all’atto del decesso esisteva una condizione di fatica. Ciò si verifica in modo spiccato nelle morti improvvise avvenute nel corso di un intenso lavoro muscolare, in seguito ad infezione tetanica, ad avvelenamento da stricnina, a malattie convulsive in genere. Per contro i muscoli atonici per malattie esaurienti, tanto più se affetti da eventi degenerativi, si irrigidiscono debol­mente e per breve tempo.
La tempera­tura elevata accelera la manifestazione della rigidità, che è invece rallentata dalle bas­se temperature.

Per approfondire: Differenza tra inumazione, tumulazione, cremazione, imbalsamazione e mummificazione

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Parto naturale: dopo quanto si possono avere rapporti sessuali?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO MAMMA GRAVIDANZA PARTO PORTA BAMBINO FIGLIO BIMBO NEONATO IN PASSEGGINO (8)Una delle domande tipiche delle neo-mamme e dei neo-papà in caso di parto naturale è:

quando potremo tornare ad avere dei rapporti sessuali con penetrazione vaginale?

La risposta è ovviamente condizionata da moltissimi fattori soggettivi, come ad esempio il fatto se sia stata praticata o no l’episiotomia, cioè l’operazione chirurgica che consiste nell’incisione chirurgica del perineo lateralmente alla vagina, usata per allargare il canale del parto – cioè la vagina stessa – e che viene saltuariamente attuata per la sua presunta capacità di ridurre le lacerazioni, e la possibile incontinenza fecale e urinaria dovute al parto. Altro fattore importante è il grado di lacerazione dei tessuti e rispettiva cicatrizzazione. Da non dimenticare infine l’aspetto psicologico che può condizionare sia la donna che l’uomo, posticipando a volte più delle cause organiche, la ripresa dell’intimità.

Entro i primi giorni

Nei giorni immediatamente successivi al parto, è necessario evitare i rapporti con penetrazione vaginale. In ogni caso saranno gli stessi ormoni a non favorire il desiderio sessuale femminile perché la mamma, secondo natura, sarà occupata ad allattare il neonato ed il suo fisico sarà completamente preso per produrre sostanze nutrienti per il piccolo. Ma vediamo per quanto tempo si resterà senza far l’amore e perché.

Vedi  anche: foto di un parto naturale

Entro il primo mese

Durante il primo mese dopo il parto fare l’amore è quasi impossibile, la donna avrà partorito e il fisico dovrà riprendersi alla perfezione prima di provare un desiderio naturale di fare l’amore. Innanzitutto dal punto di vista medico ed igienico, fare l’amore non è solitamente consigliato, la donna avrà delle perdite di sangue che dureranno circa un mese, il collo dell’utero dovrà tornare alla normalità e vagina e perineo dovranno superare lo ‘stress’ dovuto al parto.

Leggi anche: Perché un neonato piange sempre? 8 sistemi per calmarlo

Allattamento

Durante l’allattamento la donna subirà un grande cambiamento ormonale e ne produrrà in particolare uno in abbondanza, la prolattina, un ormone che favorisce l’allattamento e che solitamente è nell’organismo in piccolissime dosi. La prolattina oltre a favorire la produzione di latte si dice che aiuti a mantenere la donna ‘morbida’, infatti non si dimagrirà subito dopo il parto ma piano piano durante l’allattamento, inoltre quando la prolattina è presente nel corpo della donna in grandi quantità proprio come quando si è in allattamento la donna tende alla frigidità. E’ una questione fisica e naturale che non deve essere contrastata.

Quando si può riprendere?

Salvo consigli specifici del vostro medico, potrete riprendere la vostra attività sessuale dopo il parto dopo una quarantina di giorni, ma ci possono volere anche diversi mesi, infatti come vi dicevo il desiderio sessuale è strettamente legato al periodo dell’allattamento.

Per approfondire:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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