Dispnea ansiosa, notturna e cardiaca: sintomi, diagnosi e cura

MEDICINA ONLINE SONNO UOMO DIVANO DORMIRE INSONNIA STANCHEZZA STRESS ASTENIA ABBIOCCO SONNELLINO PISOLINO.La dispnea o fame d’aria, (in inglese dyspnea o shortness of breath) è un sintomo caratterizzato da respirazione difficoltosa. La dispnea può essere fisiologica (cioè normale) quando si manifesta nel compiere uno sforzo pesante, specie in soggetti non particolarmente allenati allo sforzo. La dispnea è patologica (cioè indicare la presenza di una patologia) se si verifica in situazioni in cui il corpo non viene sottoposto a sforzo (a riposo) o quando viene sottoposto a sforzi molto lievi. Le cause più comuni sono: asma bronchiale, polmonite, ischemia cardiaca, malattia polmonare interstiziale, insufficienza cardiaca congestizia, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), stenosi laringo-tracheale o cause psicogene. I fattori di rischio includono l’età avanzata, la vita sedentaria, l’obesità, il fumo (attivo, passivo e terziario), l’ipertensione, l’iperlipidemia, il diabete e l’inquinamento ambientale.

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Dispnea ansiosa o da stati depressivi

La dispnea ansiosa è un disturbo che, negli ultimi anni, sembra colpire un numero sempre maggiore di persone, crescita che va di pari passo con l’aumentare delle persone affette da stati d’ansia (più o meno gravi), crisi di panico e altri disturbi di questo genere ma comunque afferenti la dimensione psicologica. La prima cosa da fare in caso si sospetti dispnea ansiosa è assicurarsi che il disturbo non sia in realtà il sintomo di un’altra patologia a carico del cuore o dei polmoni; una volta escluse motivazioni più gravi è piuttosto comune constatare che la dispnea sia di tipo ansioso, dipenda quindi da uno stato d’ansia, da un problema psicologico che, una volta risolto, permetterà di superare anche la dispnea. Come intuibile, la diagnosi di dispnea ansiosa si fa per esclusione, cioè escludendo cause organiche di dispnea. La dispnea ansiosa può essere curata in maniera efficace prima di tutto grazie ad un sostegno psicologico teso a identificare le ragioni scatenanti dell’ansia e all’affrontare queste ragioni: un aiuto psicoterapico è certamente il più consigliato.

Sintomi legati alla dispnea ansiosa

La dispnea ansiosa ha una sintomatologia abbastanza facile da identificare, oltre ovviamente al sintomo principe della dispnea, cioè la “fame d’aria” dovuta alla difficoltà a respirare, quella di tipo ansioso risulta accompagnata da frequenti stati d’ansia o comunque da un diffuso malessere di tipo psicologico (caratterizzato da stress eccessivo, attacchi di panico, etc) tale che è lo stesso paziente, in condizioni normali, a ricondurre le ragioni della dispnea a motivazioni di carattere psicologico. La dispnea ansiosa, oltre all’ansia, può essere accompagnata da sintomi quali:

  • dolore: frequentemente i pazienti con dispnea ansiosa riferiscono di una sensazione di dolore o comunque “oppressione” a livello toracico;
  • aritmia: questo tipo di sintomo è quello che causa più preoccupazioni ai pazienti, l’aritmia, frequentemente accompagnata da palpitazioni, associata alla fame d’aria tipica della dispnea può indurre i pazienti ad ipotizzare problemi di tipo cardiaco quando in realtà si tratta di sintomi abbastanza tipici di un forte stato d’ansia;
  • iperidrosi: la sudorazione eccessiva è un altro sintomo che accompagna un forte stato d’ansia, compare quindi frequentemente nei pazienti con problemi di dispnea ansiosa.

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Dispnea notturna e di origine cardiaca

La “dispnea parossistica notturna” (anche chiamata “asma cardiaco“) è l’improvvisa comparsa di difficoltà respiratoria nel corso della notte che tende a presentarsi quando il soggetto permane per un certo periodo di tempo in posizione coricata (clinostatismo) a causa del riposo notturno. La causa di questo tipo di dispnea è risiede nell’incapacità del cuore a garantire la sua normale funzione contrattile (funzione di pompa), situazione questa che configura il quadro dell’insufficienza cardiaca del ventricolo sinistro. Su questa, l’aumento dell’afflusso di sangue al cuore in posizione coricata (aumento del ritorno venoso) rappresenta la concausa che scompensa acutamente il precario compenso cardiaco. Come conseguenza di tale deficit funzionale cardiaco, il sangue tende a ristagnare all’interno dei capillari polmonari (microscopici vasi sanguigni polmonari che rendono possibili gli scambi dei gas respiratori ossigeno e anidride carbonica nei polmoni) determinando in tale sede un aumento della pressione che rende più difficoltoso lo scambio dei gas respiratori (edema interstiziale) e provoca la concomitante stimolazione meccanica dei recettori di tosse presenti nel torace e la compressione dei bronchioli con aumento delle resistenze delle vie aeree (di qui il termine asma cardiaco). Questa situazione si può verificare occasionalmente anche di giorno.

Quali sono i sintomi della dispnea parossistica notturna?

Il principale sintomo della dispnea parossistica notturna è ovviamente la dispnea (fame d’aria da difficoltà respiratoria) la quale, avendo come principale caratteristica quella di comparire in clinostatismo (posizione coricata) e tendendo a risolversi nel momento in cui il paziente assume la posizione eretta (ortostatismo), viene indicata con il termine ortopnea (cioè quella dispnea che insorge da sdraiati ed obbliga all’ortostatismo per non farla verificare). All’ortopnea si possono associare:

  • tosse secca e insistente;
  • sibili espiratori;
  • tachicardia;
  • ansietà;
  • tendenza del paziente a ricercare sollievo, oltre che con l’assunzione della posizione seduta, respirando anche a bocca aperta ed a volume maggiore o aprendo una finestra per respirare aria fresca.

Cura della dispnea notturna e cardiaca

La dispnea parossistica notturna può essere risolta migliorando il labile compenso funzionale cardiaco che ne è alla base e riducendo l’eccessivo afflusso di sangue alla regione toracica favorito, nel corso della notte, dalla posizione coricata. Un semplice accorgimento preventivo può essere rappresentato dall’aumentare il numero e lo spessore dei cuscini o nel mantenere una posizione semi-assisa nel corso del riposo notturno. Nel caso in cui si presenti un episodio acuto notturno, lo stesso tenderà a risolversi tanto più rapidamente quanto più prontamente il paziente sarà in grado di assumere una posizione seduta nel letto mantenendo le gambe a penzoloni o, meglio ancora, ponendosi addirittura in piedi in quanto la rapidità con la quale il sangue tenderà a portarsi verso le regioni più declivi del corpo consentirà di ridurre più velocemente la congestione di sangue al torace ed a risolvere lo scompenso clinico.

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Quando e come misurare la pressione arteriosa?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma differenza pressione arteriosa venosa Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneQuando misurare la pressione arteriosa durante il giorno?
Salvo diverse indicazioni del medico curante, consiglio di rilevare la pressione due volte al giorno:

  • la mattina, prima di colazione e prima di assumere le vostre medicine;
  • la sera, prima di andare a letto.

Modalità
Sia la mattina che la sera ripetete il procedimento tre volte di seguito, ad intervalli di uno o due minuti, per evitare misurazioni errate. Può essere utile scrivere il risultato su un taccuino in una tabella e portare i risultati al proprio medico curante.

Precauzioni per una corretta rilevazione
Per una corretta rilevazione dei valori sistolici e diastolici (massima e minima), è opportuno seguire queste indicazioni:

  • attendere 1 ora dalla fine dei pasti, della pausa caffè o tè o dopo uno sforzo fisico più o meno intenso;
  • evitare di fumare sigarette nella mezz’ora precedente la misurazione: la nicotina può aumentare per vari minuti sia la vostra frequenza cardiaca che la pressione sanguigna;
  • possibilmente sedersi e rilassarsi nei 5 minuti precedenti la misurazione;
  • evitare di indossare indumenti stretti intorno al braccio su cui è effettuata la misurazione;
  • appoggiare comodamente il braccio su un ripiano e infilare, all’altezza del cuore, tra l’ascella e la piega del gomito, il bracciale di gomma;
  • per persone molto magre o molto robuste utilizzare bracciali di proporzioni minori o maggiori di quelle standard;
  • evitare di parlare durante la misurazione;
  • cercare di ripetere la misurazione sempre alla stessa ora;
  • in caso di valori fuori norma, ripetere la rilevazione varie volte, ad intervalli di uno/due minuti;
  • non importa quale braccio si usa per la rilevazione, tuttavia è importante sapere che in alcuni soggetti è possibile riscontrare differenze anche sensibili tra le due braccia nei valori rilevati. In tali casi, è consigliabile effettuare la misurazione sul braccio con la pressione più elevata.

I migliori strumenti per rilevare la pressione arteriosa a casa, li potete trovare in questi articoli:

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Differenza tra anemia mediterranea e falciforme

MEDICINA ONLINE LABORATORIO BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE FECI URINE GLICEMIA ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MLe anemie sono un gruppo di patologie caratterizzate dalla diminuzione di livelli di emoglobina. Un tipo di anemia è quella emolitica, che trova la sua origine in una emolisi (distruzione di massa dei globuli rossi) che si ripete a intervalli talmente ravvicinati da non essere controbilanciata dalla produzione di nuovi globuli rossi, da parte del midollo osseo. L’attacco agli eritrociti spesso è compiuto da anticorpi, prodotti dallo stesso organismo, che pongono fine in modo precoce alla vita degli eritrociti. Oltre a malattie autoimmuni e ad alcune patologie ematologiche, le anemie emolitiche possono essere provocate da certe sostanze aggressive, come quelle contenute in determinati preparati deputati alla cura di infezioni. Tra le principali anemie emolitiche, ricordiamo l’anemia falciforme e le talassemie: in quest’ultimo gruppo trova posto l’anemia mediterranea.

Anemia mediterranea

Anemia mediterranea è il termine più comune per riferirsi alla “microcitemia”, anche detta “beta-talassemia”. La malattia de quo, di tipo ereditario e non infettiva, è diffusa particolarmente nelle zone ove si assisteva ad epidemie di malaria (come nella zona del delta del fiume Po), proprio perché i soggetti colpiti da microcitemia riuscivano a sopravvivere più facilmente agli attacchi del c.d. “plasmodium”, l’agente infettivo della malaria. Si tratta di un’anemia emolitica caratterizzata dalla produzione di globuli rossi di dimensioni più ridotte della norma (come è evidenziato dall’espressione “microcitemia”) e dalla vita più breve. Ciò spinge il midollo osseo a produrne in quantità maggiori e con una frequenza più sostenuta; uno sforzo altrettanto gravoso incombe sulla milza, organo deputato alla distruzione dei globuli rossi “invecchiati” o danneggiati. A seguito di tale iperattività, spesso il paziente affetto da microcitemia risente di un rigonfiamento e un ingrossamento del midollo di alcune ossa e/o della milza. Quando l’ipertrofia della milza è particolarmente significativa, non di rado è necessario asportarla. A parte quest’ultime problematiche e le dimensioni ridotte dei globuli rossi, i sintomi dell’anemia mediterranea non sono molto evidenti, tanto che di regola viene diagnosticata tramite esami di laboratorio di piccole porzioni di sangue (spesso mediante la c.d. “morfologia emazie”). Ove il paziente malato di anemia mediterranea risenta di sintomi derivanti dalla difficoltà dei globuli rossi (più piccoli della norma) di assolvere alle loro funzioni, spesso sarà necessario procedere a delle periodiche trasfusioni di sangue (in genere ogni quindici-venti giorni), alle quali di regola andranno associate delle iniezioni sottocutanee di un farmaco atto a scongiurare il rischio di pericolose intossicazioni del sangue, derivanti da un eccesso di ferro. Quando i sintomi sono lievi, com’è per la maggior parte dei casi, è consigliabile tutt’al più, l’assunzione, nei periodi di affaticamento o di convalescenza da altre malattie, di preparati medicinali contenenti, a seconda delle necessità, acido folico, vitamina B-12 o ferro.

Anemia falciforme

Un’altra forma di anemia emolitica che merita un cenno a parte è l’anemia falciforme. Si tratta di una grave malattia incurabile, anch’essa di origine ereditaria, particolarmente diffusa in Africa e nelle altre Regioni del Mediterraneo. Il nome deriva dal particolare aspetto “a falcetto” dei globuli rossi, i quali hanno una vita media inferiore alla norma, come avviene tipicamente nei malati affetti da una delle anemie emolitiche. Salvo quanto si è detto per quest’ultime e per l’anemia in generale, spesso l’anemia falciforme presenta dei sintomi peculiari, anche se la loro manifestazione e la loro intensità è assai variabile da soggetto a soggetto e da periodo a periodo. In seno a tali sintomi, sono degni di nota, in primis, gli improvvisi dolori alle mani, ai piedi e in qualunque parte del corpo, a causa della rottura dei capillari della zona colpita dal fastidio o dalla vera e propria fitta. Le conseguenze più temibili, inoltre, sono lo sviluppo incontrollato di infezioni (soprattutto per l’affaticamento della milza, come si è già detto poc’anzi in via generale), la sindrome polmonare acuta (almeno negli effetti, simile a una polmonite) e l’ictus, che può portare anche alla morte (per occlusione dei capillari che alimentano il cervello). Pur non essendo stata ancora trovata una soluzione in grado di sconfiggere le anemie ereditarie e, in particolare, l’anemia falciforme, esistono terapie in grado di alleviarne i sintomi e scongiurare il pericolo di complicazioni. A tal proposito, spesso vengono prescritti antidolorifici, da assumere sia per via orale che intravenosa, trasfusioni di sangue e antibiotici o farmaci come “Droxia” o “Hydrea” (a base di un agente detto “hydroxyurea”). Nonostante la somministrazione di quest’ultima sostanza abbia finora determinato una diminuzione dei dolori e una riduzione del rischio di complicanze, gli effetti collaterali che la stessa potrebbe provocare sono ancora in fase di studio. In presenza di anemie emolitiche in generale, può essere utile assumere vari tipi di medicinali aventi il potere di inibire l’azione del sistema immunitario, il quale potrebbe essere la fonte di produzione degli anticorpi che aggrediscono i globuli rossi. In certi casi, infine, è utile procedere in modo drastico, tramite il trapianto di midollo osseo.

Per approfondire le singole anemie, leggi anche:

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Emoglobina bassa, alta, cause e valori normali

MEDICINA ONLINE BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MEDITERRANEA EMOGLOBINAL’emoglobina una proteina solubile di colore rosso che troviamo nei globuli rossi del sangue; la sua funzione è quella di trasporto dell’ossigeno in tutti i tessuti dell’organismo.

A volte viene indicata con il simbolo Hb e, quando deposita l’ossigeno richiesto in una cellula, diventa in grado di prelevare l’anidride carbonica di scarto per riportarla ai polmoni e permetterne l’eliminazione.

Quando l’idratazione del paziente è normale, il valore rilevato è pari a circa un terzo del valore di ematocrito.

Valori Normali

  • Uomini: 14.0-17.5 (media 15.7) g/dl
  • Donne: 12.3-15.3 (media 13.8) g/dl
  • Bambini
    • Nascita: media 16.5 g/dl
    • 1-3 giorni: media 18.5 g/dl
    • Prima settimana: media 17.5 g/dl
    • Seconda settimana: media 16.5 g/dl
    • 1 mese: media 14.0 g/dl
    • 2 mesi: media 11.5 g/dl
    • 3-6 mesi: media 11.5 g/dl
    • 0.5-2 anni: media 12.0 g/dl
    • 2-6 anni: media 12.5 g/dl
    • 6-12 anni: media 13.5 g/dl
    • 12-18 anni donna: media 14.0 g/dl
    • 12-18 anni uomo: media 14.5 g/dl

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Interpretazione

Nella pratica clinica piccole variazioni dai valori di riferimento sono molto comuni (soprattutto verso il basso) e sono di norma del tutto insignificanti e quindi trascurabili; variazioni più importanti devono invece essere approfondite.

Valori bassi (anemia) sono comuni a molte malattie, quello che le accomuna è di norma il fatto che il corpo produca meno globuli rossi oppure li distrugga più velocemente di quanto possano essere prodotti, od ancora se si verificano perdite di sangue. Le cause possono quindi quidi essere varie:

  • carenza di ferro,
  • carenza di vitamina B12,
  • carenza di folati,
  • sanguinamento,
  • tumori che colpiscono il midollo osseo, come la leucemia,
  • malattie renali,
  • malattie del fegato,
  • ipotiroidismo,
  • talassemia (una malattia genetica che provoca bassi valori di emoglobina e globuli rossi).

Se c’è già stata in passato diagnosi di anemia, un risultato inferiore al normale indica la necessità di modificare il piano di trattamento.

Se i valori sono più alti del normale, situazione più rara, le cause possono essere di varia origine:

  • La produzione di globuli rossi aumenta per compensare bassi livelli di ossigeno nel sangue, provocati da difficoltà cardiache, polmonari od ambientali (per esempio ad alta quota).
  • Disfunzione del midollo osseo, che si traduce in un aumento della produzione di globuli rossi (di solito policitemia).
  • Vizio del fumo.
  • Sono stati assunti farmaci o ormoni, spesso eritropoietina (EPO), che stimolano la produzione di globuli rossi.

,Ricordiamo poi ulteriori condizioni che possono spiegare alterazioni verso l’alto dei livelli di emoglobina:

  • disidratazione,
  • ustioni,
  • vomito ripetuto,
  • eccessivo esercizio fisico.

Nel caso di una passata diagnosi di policitemia è invece indice della necessità di un adeguamento della terapia.

Valori Bassi
(Anemia)

  • Anemia
  • Carenza di vitamina B
  • Cirrosi
  • Eccesso di idratazione
  • Emorragia
  • Endocardite
  • Febbre reumatica
  • Gravidanza
  • Infezione
  • Ipotirodidismo
  • Leucemia
  • Linfoma
  • Lupus Erimatoso Sistemico
  • Malattie renali
  • Malnutrizione
  • Mieloma multiplo
  • Morbo di Addison
  • Soppressione del midollo osseo
  • Tumore di Hodgkin

Valori Alti

  • Cisti renale
  • Difetto congenito al cuore
  • Disidratazione
  • Malattie cardiovascolari
  • Malattie polmonari
  • Policitemia
  • Shock
  • Sindrome di Cushing
  • Tumore al fegato
  • Ustioni

(Attenzione, elenco non esaustivo. Si sottolinea inoltre che spesso piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono non avere significato clinico.)

Fattori che influenzano l’esame

  • Alterata idratazione (bere troppo o troppo poco, che causa rispettivamente anemia ed eccesso di emoglobina),
  • Sesso,
  • Età,
  • Altitudine,
  • Abitudine al fumo.

Le donne in età fertile tendono ad avere livelli di emoglobina più bassi rispetto agli uomini a causa della perdita di ferro e di sangue durante il periodo mestruale, mentre registrano un aumentato fabbisogno di ferro durante la gravidanza.

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Quando viene richiesto l’esame

Il test può essere richiesto per diverse ragioni:

  • Per una valutazione di routine: Il medico richiedere l’esame come parte di uno screening generale.
  • Per la diagnosi di una condizione medica: Il medico può suggerire il test dell’emoglobina in caso di disturbi come debolezza, affaticamento, mancanza di respiro o vertigini.
  • Per monitorare una condizione medica: In caso di diagnosi di anemia o policitemia il medico può avvalersi dell’esame per monitorare la condizione e gli effetti del trattamento.

Preparazione richiesta

Non è necessaria alcuna preparazione specifica.

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Altre informazioni

Sintomi anemia

  • Aumento eccessivo del normale battito cardiaco durante l’esercizio fisico,
  • fatica,
  • sensazione di fiato corto,
  • mancanza di energia durante le attività quotidiane,
  • pelle e gengive pallide.

Sintomi policitemia

  • Disturbi della vista,
  • ingrossamento della milza e/o del fegato,
  • vertigini,
  • mal di testa,
  • rossore della pelle.

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MCHC alto, basso, valori normali ed interpretazione

MEDICINA ONLINE LABORATORIO BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE ANALISI CLINICHE GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI LEUCOCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MEDITERRANEA EL’ MCHC è l’acronimo inglese per mean corpuscolar (o cell) hemoglobin concentration, ed indica la concentrazione media dell’emoglobina in tutti i corpuscoli (o cellule) del sangue, ovvero nei globuli rossi. MCHC, MCV e MCH sono i cosiddetti indici corpuscolari, cioè riguardano la valutazione delle singole cellule e sono usati per stabilire quale tipo di anemia sia presente in un paziente. Accanto a questi, si usano i valori di concentrazione di emoglobina e dell’ematocrito per stabilire la gravità di tale anemia. L’MCHC viene calcolato a partire da un prelievo di sangue venoso e per l’esame non serve alcuna preparazione.

Il calcolo viene effettuato da un contatore elettronico ma si può anche eseguire manualmente, dividendo il valore dell’emoglobina (per ogni decilitro di sangue) per l’ ematocrito. il valore dell’ematocrito è la percentuale di globuli rossi nel sangue.

Da un prelievo di sangue a cui viene aggiunto anticoagulante e poi centrifugato, si ottiene nella provetta la separazione dei suoi componenti. La porzione più leggera e abbondante è il plasma, che forma lo strato superiore e corrisponde circa al 55% del totale. Lo strato centrale è formato da globuli bianchi e piastrine, che costituiscono meno dell’1% del totale, mentre il sedimento che sta più in basso è formato dai globuli rossi, che sono circa il 45% del totale. In questo caso, si dice che l’ ematocrito è del 45%.

MCHC: i valori normali

Il valore normale dell’MCHC è compreso fra il 32-33% e il 36%. Il parametro non cambia fra uomini e donne, mentre ci possono essere delle differenze dovute all’età.

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Perché è importante il valore dell’MCHC

L’MCHC è un ottimo parametro per individuare alcuni tipi di anemie, come quelle che comportano ipocromia. Mentre l’MCH misura la quantità di emoglobina per ogni globulo rosso, dando quindi un valore assoluto che però non viene messo in relazione alla dimensione del globulo rosso, l’MCHC misura la percentuale di emoglobina all’interno del globulo rosso, facendo capire chiaramente, qualsiasi sia la dimensione del globulo rosso, se questo è ricco o povero di emoglobina. Per fare un esempio, un globulo rosso con una quantità di emoglobina normale ma una grande dimensione, risulterà più pallido: mentre con l’ MCH la quantità di emoglobina risulterà normale, l’MCHC segnalerà che invece la percentuale di emoglobina nel globulo rosso è troppo bassa.

MCHC: valori anormali e loro possibile significato

Se la percentuale di emoglobina nei globuli rossi è superiore o inferiore alla media, ciò può essere un segnale di diverse situazioni patologiche. Spesso, per ottenere una diagnosi certa si valuta non solo l’ MCHC ma anche altri parametri. Un valore troppo basso dell’MCHC sta ad indicare che il livello di emoglobina nei globuli rossi è troppo basso e ciò può essere causato da scarsa produzione di emoglobina o da una produzione di una quantità normale di emoglobina che però si associa a globuli rossi troppo grandi, in cui l’ emoglobina si “disperde”, dando globuli rossi dall’aspetto pallido (da qui il pallore di alcuni anemici). Viceversa, un livello troppo alto dell’MCHC può indicare che viene prodotta troppa emoglobina o che ne viene prodotta una quantità normale ma abbinata a globuli rossi troppo piccoli, in cui essa si concentra molto. Ecco gli esempi principali.

MCHC basso

Anemia sideropenica o anemia da carenza di ferro: è il tipo di anemia più diffuso in età pediatrica. Il fabbisogno di ferro varia durante la vita e vi sono diversi fattori che possono causare una sua carenza all’interno dell’organismo. Le donne sono più soggette ad anemia da carenza di ferro a causa del ciclo mestruale. Una causa abbastanza comune di emorragie da carenza di ferro è l’emorragia, ma per una descrizione approfondita si veda la voce “Carenza di ferro”, più avanti. Per una descrizione specifica dell’emorragia si rimanda alla voce successiva.

Emorragia: un’emorragia è una perdita di sangue. Solitamente, il sanguinamento avviene a seguito di un trauma, ad esempio quando ci si taglia: in questo caso la perdita di sangue è evidente perché col al di fuori del corpo. Altre volte l’emorragia è meno evidente perché il versamento di sangue è all’interno del corpo.

Le emorragie interne possono essere causate da traumi, come a seguito di un incidente stradale, o essere conseguenze di un intervento chirurgico o possono essere causate da una lesione interna di altra origine. Le ulcere allo stomaco possono causare sanguinamento all’interno dello stomaco stesso: in questo caso la persona colpita se ne accorge perché le feci sono nere, segno che contengono del sangue che è stato attaccato dai succhi gastrici.

Altre volte l’emorragia può avvenire nell’intestino, come nel caso del cancro al colon. In questo caso il sangue nelle feci è di colore rosso vivo. Un’emorragia interna può anche essere causata dall’assunzione di alcuni farmaci come l’aspirina o l’ibuprofene, che possono causare un sanguinamento dello stomaco.

Carenza di ferro: la carenza di ferro è la carenza alimentare più diffusa al  mondo. Tale carenza, se molto grave o prolungata, può causare anemia, poiché il ferro è un componente fondamentale dell’emoglobina e in mancanza di ferro si ha una produzione scarsa di emoglobina o la produzione di un’ emoglobina che non assolve correttamente alle sue funzioni.

Un mancato introito di ferro in quantità sufficiente con l’alimentazione, porta il corpo ad esaurire le scorte del minerale e a causare anemia. Oltre ad una corretta assunzione di ferro tramite gli alimenti, per evitare la carenza è bene integrare la dieta con alimenti ricchi di vitamina C, che ne facilita l’assorbimento, vitamina B12 e folati.

Le cause della carenza di ferro, oltre ad un apporto dietetico insufficiente possono essere:

  • assunzione di farmaci chelanti
  • aumentato fabbisogno di ferro
  • flusso mestruale abbondante
  • mancata assunzione di vitamina C in quantità sufficiente
  • malassorbimento nel tratto gastrointestinale

Gli effetti della carenza di ferro sono:

  • spossatezza
  • debolezza
  • fiato corto
  • sindrome da gambe senza riposo
  • pallore delle mucose (visibile nelle gengive)
  • mal di testa
  • capogiro
  • svenimento
  • sonnolenza
  • ingrossamento della milza
  • irregolarità del battito cardiaco
  • lingua ulcerata
  • sensazione di freddo

Per aumentare e migliorare l’assorbimento del ferro sono utili i seguenti alimenti e sostanze:

  • vitamina C
  • betacarotene
  • integratori di ferro

Le sostanze che invece diminuiscono l’assorbimento del ferro sono:

  • il calcio e gli integratori di calcio
  • i farmaci e le sostanze antiacide
  • i polifenoli (presenti ad esempio nel caffè e nel cacao)
  • gli ossalati (presenti in alcuni vegetali)
  • le uova

Ulcere o tumori del tratto gastrointestinale: queste condizioni possono casare una continua emorragia non visibile poiché il sangue viene riversato all’interno del corpo. Si veda il paragrafo emorragia, poco sopra.

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MCHC basso e MCH basso

Anemie ipocromiche: in questo caso, l’ emoglobina è bassa sia in percentuale sia in valore assoluto.

Anemie macrocitiche: i sintomi di queste anemie includono mal di testa, diarrea, affaticamento, atassia, lingua gonfia, problemi con i riflessi dei tendini profondi, tachicardia, dispnea. Sono anemie la cui caratteristica è la presenza di globuli rossi di dimensioni medie più grandi del normale.

MCHC alto

Sferocitosi: è una malattia ereditaria rara. Nel Nord Europa colpisce circa una persona ogni 15 mila e causa emolisi, cioè un’aumentata distruzione delle cellule del sangue. Poiché i sintomi della sferocitosi sono particolarmente gravi nel primo anno di nascita, nella maggior parte dei casi viene diagnosticata molto precocemente. Statisticamente, è presente nel 50% dei bambini che nascono con ittero.

I sintomi sono infatti un colorito giallastro della pelle che ad esami approfonditi mostra anemia in 6/7 pazienti su 10, e splenomegalia, ovvero un ingrossamento della milza (presente anche in altri tipi di anemie).

Carenza di acido folico: sono vitamine del gruppo B e vengono indicate col nome di B9. È essenziale per la prevenzione di alcune malformazioni del feto. Le anemie da carenza di folati sono solitamente causate da uno scarso consumo di frutta e verdura o da un malassorbimento intestinale, come nel caso della celiachia e della malattia di Crohn.

Può anche presentarsi durante la gravidanza, per l’aumentato fabbisogno di folati o nel caso di malattie autoimmuni. Infine può essere la conseguenza di assunzione di alcuni farmaci o di un eccesso di bevande alcoliche.

Carenza di vitamina B12: nei casi di carenza di vitamina B12, le anemie sono molto lente nel mostrare i loro sintomi e può esserci la presenza di subittero (tipico colore giallo delle mucose, si nota a livello della sclera dell’occhio). Possono anche derivare da problemi nella digestione.

Malattie al fegato: diverse malattie che colpiscono il fegato hanno come conseguenza l’insorgenza della cosiddetta anemia aplastica.

Ustioni gravi: le ustioni possono danneggiare i globuli rossi e causare anemia.

MCHC normale

Tratto talassemico: questa condizione è la seconda causa in Italia di anemia in età pediatrica. Si tratta della situazione di portatore sano della talassemia, che non presenta sintomi chiari e che non sviluppa la malattia vera e propria, ma che può trasmettere il proprio tratto ai figli. È una caratteristica ereditaria e indica che almeno uno dei due genitori ha almeno un tratto talassemico.

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Globuli bianchi (leucociti) alti, bassi, valori normali ed interpretazione

MEDICINA ONLINE LABORATORIO BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE FECI URINE GLICEMIA ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MI leucociti, conosciuti anche con il nome di globuli bianchi, sono cellule presenti nel sangue la cui funzione principale è proteggere l’organismo attraverso l’attuazione di meccanismi di difesa contro microorganismi di varia natura (virus, batteri, miceti, parassiti) e contro corpi estranei penetrati nell’organismo in qualche modo nel corpo; rappresentanto di fatto uno dei fattori più importanti costituenti il nostro sistema immunitario.

Si possono contare diverti tipi di globuli bianchi (tra parentesi un’indicazione della percentuale rispetto al totale):

  • granulociti neutrofili (40-75%),
  • granulociti eosinofili (1-6%),
  • granulociti basofili (0,1-2%),
  • linfociti (20-50%),
  • monociti o macrofagi (2-8%).

Contare quanti leucociti sono presenti nel sangue e la loro suddivisione percentuale (conta leucocitaria) ci permette quindi di avere informazioni sullo stato di salute dell’organismo.

Valori Normali

  • Leucociti totali: 4.00-11.0 x 109/l
  • Neutrofili: 2.5–7.5 x 109/l
  • Linfociti: 1.5–3.5 x 109/l
  • Monociti: 0.2–0.8 x 109/l
  • Eosinofili: 0.04-0.4 x 109/l
  • Basofili: 0.01-0.1 x 109/l

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Interpretazione

Leucopenia

Un basso numero di globuli bianchi, o leucopenia, è una diminuzione del numero di delle cellule che combattono le malattie (leucociti) che circolano nel sangue.

La soglia può variare leggermente da un laboratorio all’altro, ma è bene sapere che alcune persone perfettamente sane vivono con un valore di leucociti che più basso di quello di riferimento.

Da un punto di vista generale le cause possono essere numerose:

  • infezioni virali che interferiscono temporaneamente con la funzione del midollo osseo,
  • patologie congenite caratterizzate da ridotta funzionalità del midollo osseo,
  • cancro o altre malattie che colpiscono il midollo osseo,
  • malattie autoimmuni in grado di distruggere i leucotici o le cellule del midollo osseo,
  • infezioni molto severe che consumano i globuli bianchi del sangue più velocemente di quanto possano essere prodotti,
  • farmaci.

Qualunque sia la causa un valore cronicamente molto basso  rende vulnerabili alle infezioni, è quindi importante valutare con il medico come proteggersi, per esempio è utile:

  • lavarsi sempre le mani accuratamente,
  • indossare una mascherina su bocca e naso,
  • evitarere chiunque sia colpito da una malattia da raffreddamento od altro.

La situazione più frequente prevede la diminuzione del numero di neutrofili (neutropenia).

Leucocitosi

Un alto valore di globuli bianchi nel sangue prende il nome di leucocitosi, ma la soglia può variare da un laboratorio all’altro.

Le cause principali sono:

  • un aumento della produzione di globuli bianchi per combattere una infezione in corso,
  • una reazione allergica,
  • la somministrazione di un farmaco che aumenta la produzione di globuli bianchi,
  • una malattia del midollo osseo,
  • una malattia del sistema immunitario che aumenta la produzione di globuli bianchi.

Ricordiamo poi alcune forme di leucemia che possono causare un aumento della conta leucocitaria.

A seconda del tipo di globuli bianchi colpiti è possibile fare diverse considerazioni sulle cause del problema.

Neutrofili alti (neutrofilia)

  • Infezioni batteriche acute,
  • Infarto, ustioni, lesioni da schiacciamento.

Eosinofili alti (eosinofilia)

  • Disturbi allergici come asma e febbre da fieno,
  • Infezioni parassitarie,
  • Reazioni a farmaci.

Basofili alti (basofilia)

  • Rare reazioni allergiche (IgE mediate).

Monociti alti (monocitosi)

  • Infezioni croniche come la tubercolosi,
  • Endocardite batterica,
  • Rickettsiosi,
  • Malaria,
  • Malattie infiammatorie intestinali.

Linfociti alti (linfocitosi)

  • Associazione alla monocitosi,
  • Infezioni virali come epatite A, citomegalovirus (CMV), virus di Epstein-Barr (mononucleosi),
  • Pertosse.

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Basofili alti, bassi, valori normali ed interpretazione

MEDICINA ONLINE LABORATORIO BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE FECI URINE GLICEMIA ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MI granulociti basofili sono dei globuli bianchi, ossia cellule deputate alla difesa dell’organismo e, insieme ai mastociti, alle risposte allergiche. Vengono prodotti dal midollo osseo partendo da cellule staminali  comuni agli altri globuli bianchi, rossi e piastrine. La loro funzione prevede per esempio il rilascio di istamina, bradichinina, serotonina in caso di  infortunio od infezione: queste sostanze sono importanti per il processo infiammatorio poiché aumentano la permeabilità capillare e quindi aumentano il flusso di sangue nella zona interessata. Sono anche importanti intermediari nella produzione di reazioni allergiche, inoltre sono in grado di secernere eparina, una sostanza anticoagulante naturale coinvolta in numerosi e delicati equilibri di coagulazione.

Valori Normali

  • 0.01-0.1 x 109/l

Rappresentano solo lo 0,5 -1% dei leucociti.

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Interpretazione

Per basofilia in campo medico, si intende una elevata concentrazione dei basofili nel sangue; valori elevati senza ulteriori anomalie negli esami del sangue sono rari, mentre molto più spesso rappresenta uno dei valori alterati in patologie come la leucemia, le infezioni virali, la colite ulcerosa ed alcune forme di reazione allergica.

La basopenia è invece una rilevazione di valori bassi ed una delle cause più comuni è l’orticaria; curioso segnalare che sia stato proposto come indicatore di ovulazione.

Valori Bassi
(Basopenia)

  • Gravidanza
  • Infezione
  • Morbo di Grave
  • Shock
  • Stress

Valori Alti
(Basofilia)

  • Colite ulcerosa
  • Leucemia
  • Malattie della pelle
  • Malattie mieloproliferative
  • Mixedema
  • Morbillo
  • Post-splenectomia
  • Sinusite
  • Vaiolo
  • Varicella

(Attenzione, elenco non esaustivo. Si sottolinea inoltre che spesso piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono non avere significato clinico.)

Fattori che influenzano l’esame

In gravidanza si potrebbe osservare una leggera diminuzione.

Quando viene richiesto l’esame

Viene in genere richiesto nel contesto della conta leucocitaria, quindi come parte dell’emocromo, un test di laboratorio effettuato sul sangue che serve a determinare la quantità delle principali cellule circolanti (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) e a determinare i livelli dell’ematocrito (HTC) e dell’emoglobina (Hb), nonché diversi altri paramentri del sangue.

Può essere richiesto per varie ragioni:

  • Diagnosi per una vasta gamma di malattie,
  • Contributo nella determinazione di un’infezione, ma anche per individuare la presenza di altre malattie che colpiscono i globuli bianchi, come le allergie, leucemia, malattie autoimmuni, …
  • Monitorare l’evoluzione delle malattie descritte o la risposta dell’organismo alla terapia somministrata.

Preparazione richiesta

Non è necessaria alcuna preparazione.

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Differenza tra attacco di cuore (infarto del miocardio) ed arresto cardiaco

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONECos’è un arresto cardiaco?

L’arresto cardiaco è un improvviso deficit delle funzionalità del cuore, che cessa improvvisamente di battere in modo efficace e di conseguenza interrompe la sua azione di pompaggio del sangue in tutto il corpo. I tessuti corporei e cerebrali non sono più perfusi da sangue ed ossigeno: questo comporta una veloce perdita di coscienza e delle capacità respiratorie.
Un arresto cardiaco è così grave che, se non si interviene immediatamente con la rianimazione cardiopolmonare e con un defibrillatore, nel giro di pochissimi minuti provoca dei danni permanenti al cervello e la morte della persona colpita.

Cos’è un infarto?

Con infarto del miocardio, o attacco di cuore, o più semplicemente “infarto”,  si intende la morte (necrosi) di una parte del muscolo cardiaco a seguito dell’ostruzione di una delle coronarie, le arterie che portano sangue ricco di ossigeno e nutrimenti al cuore. Questo provoca una ischemia, cioè un blocco del flusso sanguigno e di ossigeno che dovrebbero arrivare fino al cuore: il blocco dev’essere trattato immediatamente, poiché nel giro di un tempo estremamente ridotto può provocare deficit irreversibili in varie parti del muscolo cardiaco e la morte del paziente.

Due eventi di diversa natura

  • All’origine dell’arresto cardiaco c’è quasi sempre una disfunzione dell’impulso elettrico del cuore – caratterizzata da fibrillazione ventricolare – in cui la frequenza cardiaca è talmente scoordinata che il cuore non più è in grado di generare una contrazione efficiente: il cuore, di fatto, si ferma.
  • All’origine dell’infarto del miocardio, detto anche attacco di cuore, invece, c’è un’interruzione del flusso di sangue diretto al muscolo del cuore, il miocardio.

Il legame tra le due patologie risiede nel fatto che l’arresto cardiaco può verificarsi in molte condizioni (patologie, traumi…) tra cui anche appunto l’infarto del miocardio. L’infarto del miocardio non provoca necessariamente un’arresto cardiaco, così come un arresto cardiaco non provoca necessariamente un infarto del miocardio.

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I sintomi di arresto cardiaco e di infarto coincidono?

Questi due eventi cardiaci differiscono anche per quanto riguarda la sintomatologia. Ecco alcuni sintomi che li distinguono maggiormente:

  • Presenza o assenza di coscienza: le persone che hanno un infarto non perdono conoscenza nemmeno per un momento, a differenza invece di chi è colto da arresto cardiaco.
  • Presenza o assenza di respiro: in caso di infarto, la persona continua a respirare, anche se in modo affannato e difficoltoso. L’arresto cardiaco invece è caratterizzato da un’assenza di respiro. Questo perché la funzione respiratoria è strettamente legata a quella cardio-circolatoria e alla cessazione di una delle due, come nel caso dell’arresto cardiaco, fa rapidamente seguito l’arresto dell’altra.
  • Presenza o assenza di battito cardiaco: durante un infarto, il cuore del paziente continua a battere, con un ritmo accelerato, rallentato o irregolare. In caso di arresto cardiaco invece il cuore della persona smette improvvisamente di battere e si può constatare l’assenza del polso centrale (carotideo).

Cosa fare in caso di arresto cardiaco? Cosa fare in caso di infarto?

  • In caso di arresto cardiaco è fondamentale intervenire il più tempestivamente possibile tramite il massaggio cardiaco e l’utilizzo immediato di un defibrillatore.
  • In caso di infarto, all’arrivo in Pronto soccorso, l’intervento più efficace è la cosiddetta angioplastica, che prevede la riapertura del vaso cardiaco chiuso.

Può un infarto essere seguito da un arresto cardiaco?

Abbiamo intervistato la dott.ssa Daniela Aschieri, responsabile di Progetto Vita Piacenza: “Un infarto può complicarsi con un arresto cardiaco facendo precipitare la situazione in pochissimi minuti”.

Quale dei due eventi è più frequente in Italia?

  • I dati sull’arresto cardiaco sono di 60.000 ogni anno in Italia
  • Nel 2004 (ultimi dati disponibili) le dimissioni ospedaliere per infarto miocardico acuto sono state 121.125.

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